Vivere e respirare con l’anima in compagnia di Etty Hillesum

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“Vivere e respirare con l’anima” in compagnia di Etty Hillesum

Venerdì 23 novembre alle ore 21.00 presso l’aula magna del Seminario Vescovile, il Centro Culturale “J. Maritain” propone una serata dedicata alla presentazione del volume di Beatrice Iacopini «Etty Hillesum, Il gelsomino e la pozzanghera. Testi dal Diario e dalle Lettere», Le Lettere 2018.

Interverranno:

Beatrice Iacopini

curatrice del volume

Daniela Pancioni

della Sala di Meditazione di Ancona: meditazione, semplici canti e intima lettura dal Diario e dalle Lettere di E. Hillesum

Nella prima parte della serata, Beatrice Iacopini ricostruirà il percorso spirituale di questa “mistica” del Novecento; a seguire, Daniela Pancioni, accompagnandosi col suggestivo suono di una “shrutibox” indiana, condividerà un’intima lettura di alcuni brani tra i più belli che Etty ci ha lasciato e semplici canti ispirati ai suoi scritti, offrendoli al pubblico come itinerario di meditazione personale.

La voce dell’ebrea olandese Etty Hillesum (Deventer 1914 – Auschwitz 1943), sempre più conosciuta e amata nel nostro paese, è una delle più originali e potenti tra quelle che si sono levate dall’inferno della Shoà.
Il suo percorso spirituale, iniziato a partire da una situazione esistenziale ingarbugliata e caotica, che la rende così vicina ai nostri tempi, si fece tanto più profondo quanto più aumentavano le persecuzioni antisemite naziste e generò in lei un affidamento a Dio e un amore per il prossimo così straordinari da permetterle di affrontare la temperie con scelte inattese. Per dirla con le sue stesse parole, il gelsomino, simbolo della bellezza della vita, poté incredibilmente
continuare a fiorire indisturbato nella sua anima, nonostante le tempeste esterne che cercavano di annegarlo nelle nere pozzanghere dell’odio e della violenza. Così, la Hillesum non solo non reagì con rabbia e rancore alla follia nazista, ma addirittura rifiutò di mettersi in salvo e scelse di seguire la sorte del suo popolo nel campo di prigionia di Westerbork, dove erano convogliati tutti gli ebrei olandesi. Ufficialmente assistente sociale per conto del Consiglio Ebraico, avvertì come suo compito quello di “disseppellire Dio dai cuori devastati degli uomini”, consapevole che niente può fare del male e non si è “nelle grinfie di nessuno” quando si riposa “tra le braccia di Dio”.