Veglia pasquale
Sabato Santo 20 aprile 2019
Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto.
Come abbiamo sentito nel vangelo, con queste parole gli angeli annunciarono la risurrezione di Gesù alle donne impaurite che si erano recate al sepolcro, il giorno dopo il sabato, per terminare i riti della sepoltura.
Gli angeli, rappresentati dal diacono che ha proclamato il vangelo dal bordo dell’ambone, una specie di sepolcro vuoto, quelle stesse parole stasera le hanno dette a noi. Sono per noi, sono rivolte a noi: “Perché fratelli e sorelle, cerchiamo tra i morti Colui che è risorto?”. Domandiamocelo. Questa domanda ci scuota stanotte e ci rinnovi profondamente: “Perché cerchiamo tra i morti Colui che è vivo?”.
In effetti, a ben pensarci, riflettendo con attenzione, è vero: noi e il nostro mondo, cerchiamo spesso la vita nei sepolcri, laddove cioè c’è morte, non vita. Noi desideriamo la vita non c’è dubbio, e la vorremmo piena, gioiosa, ricca, soddisfacente; vorremmo star ben, da tutti i punti di vista. È un’aspirazione profonda che ci muove, ci spinge, determina le nostre scelte. Abbiamo sete di vita, bramiamo la vita.
Ma cosa accade però spesso? Pensiamoci un attimo. Accade che la vita la andiamo a cercare nei posti sbagliati: la si cerca nel malaffare, nella corruzione, negli imbrogli, nelle menzogne, nella disonestà, nella dipendenza dal gioco, da sostanze, dal sesso; oppure nel dominio e nello sfruttamento degli altri, nell’essere “qualcuno” sopra gli altri; nei piccoli o grandi poteri e, più di ogni altra cosa, nel denaro.
Ma tutte queste cose, nelle quali il mondo pensa di trovare la vita, in realtà, sono dei veri e propri sepolcri pieni di morte. Vi troviamo la peggiore morte, quella dell’anima, ma anche la morte della nostra coscienza e della nostra umanità. La disumana violenza che infesta il mondo e la distruzione del creato sono l’amaro prezzo che si paga inseguendo queste cose, lasciandosi prendere dall’illusione che attraverso di esse, la nostra vita possa essere davvero piena e felice. Quando si ripone la nostra speranza in esse, si finisce però sempre per restare delusi. Il risultato è una società senza più speranza, senza prospettive vere, dove, inevitabilmente, aumentano le paure. Ogni cosa finisce per farci ombra, per metterci in ansia; addirittura finisce per terrorizzarci, spingendoci alla difensiva, pronti a colpire, perché gli altri diventano tutti dei potenziali nemici. Le speranze deluse generano facilmente rabbia, risentimento, rancore, a volte un terribile gioco al massacro.
E allora? Allora, carissimi amici, diamo piuttosto retta agli angeli di cui ci ha parlato il Vangelo stanotte: non cerchiamo la vita tra i sepolcri; non cerchiamo la vita in ciò che è morto e dà la morte.
Dove trovarla allora? È possibile trovarla ed esserne riempiti? Si, è possibile. La vita vera non è un oggetto, non è una cosa, non un’idea, un concetto; non è verità astratta, né una sensazione, un’emozione; non è nemmeno una scarica di adrenalina o il piacere di un momento. No, la vita vera è una persona. È la persona del Risorto. Una persona concreta, che ha il volto di un uomo concreto, Gesù Cristo, il quale ha vissuto una vita d’uomo in una terra precisa, insieme a persone che lo hanno amato o odiato; un uomo che fu appeso ad un legno, ma che il terzo giorno è risorto perché era Dio con noi. Una persona che molti hanno incontrato vivente, al punto di decidere di giocare, di scommettere tutta la propria vita su di Lui.
Carissimi amici, a Pasqua non celebriamo la risurrezione come un evento del passato, relegato in un angolo della storia. Noi celebriamo “il Risorto”, vivo e vero, presente in mezzo a noi. Si, qui in mezzo a noi! Si, perché se mi dite, ma dove mai possiamo incontrare questo Cristo risorto, pienezza di vita, datore di vita, io vi rispondo con molta semplicità ma con la convinzione più profonda del cuore, che Egli è qui. Non occorre andarlo a cercare chissà dove: è in mezzo a noi, stasera; più vivo che mai. È qui con noi, ci parla e ci conforta, ci invita a non temere per la nostra vita, se l’affidiamo a lui e la doniamo con Lui; ci fa capire che dobbiamo smetterla di cercare tra i morti la vita per abbracciare invece Lui, via, verità e vita; ascoltare la sua parola che è viva ed efficace; mangiare il suo corpo che è pane della vita eterna; bere il suo sangue che è bevanda di vita eterna. Il Risorto non è lontano da noi. Lo possiamo incontrare, oggi, stanotte e lo possiamo accogliere nella nostra vita. Egli ci dice inoltre che è presente nel volto dei nostri fratelli più poveri e bisognosi e che se vogliamo trovare la vita vera, non dobbiamo cercarla nei sepolcri dei nostri egoismi, bensì aprendo le braccia dell’amicizia agli altri, senza distinzioni di lingua o nazione, di estrazione sociale o di religione.
La vita va cercata, carissimi amici, nella sequela di Gesù, nel vivere con lui da risorti. Ponendo la nostra vita nella sua, noi diamo fondamento certo alla nostra speranza, perché colui che ha vinto la morte e insieme ha vinto la cattiveria degli uomini, è l’unico che può dare compimento alle nostre aspettative più profonde. Lui ci offre le garanzie più solide di poter vincere anche noi il male e la morte e giungere così alla felicità dell’amore donato e ricevuto.
E a voi, carissimi, che stanotte diventate cristiani; che sarete sepolti nella morte di Cristo per risorgere con Lui a vita nuova attraverso le acque del Battesimo, dico: abbracciate Cristo con tutta l’anima, con tutto il cuore, con tutto voi stessi; abbracciatelo come l’unica speranza che non delude; abbracciatelo con gioia, rinunciando al peccato e decidetevi di seguirlo per tutta la vostra vita, percorrendo quella via dell’amore per Dio e per il prossimo che Lui ci ha insegnato. Noi qui presenti, chiesa di Pistoia, mentre rinnoviamo le promesse del nostro battesimo, preghiamo per voi e invochiamo su di voi il dono dello Spirito perché non vi sentiate mai soli ma parte viva della Chiesa e siate fedeli ogni giorno al dono ricevuto.