Ordinazione presbiterale di fra Antonio Sorrentino (6 gennaio 2020)

EPIFANIA 2020

Ordinazione presbiterale di fra Antonio Sorrentino (6 gennaio 2020 – San Bartolomeo in Pantano)

 

Come i re magi, anche tu carissimo Antonio Benedetto hai camminato nella tua vita alla ricerca della luce. Hai viaggiato per terreni accidentati, cercando come a tentoni un segno che chiarisse i tuoi desideri profondi, le tue attese, il senso del tuo essere al mondo. Hai camminato e cercato, senza sapere bene Chi stavi veramente cercando e forse confondendo a volte una cosa con l’altra.

Come i re magi, sei partito da terre lontane dell’anima; hai domandato, chiesto, provato ad imboccare strade diverse. Finché poi Lui, il Signore stesso, la luce che è venuta ad illuminare ogni uomo, non ti è venuto a cercare…. E ti ha trovato, inaspettatamente, meravigliosamente. Da quel momento, come dietro ad una stella cometa hai cominciato a viaggiare con una luce nel cuore. Ti sei lasciato guidare e prima ti ha condotto a una famiglia di fratelli e di sorelle che il Signore ha messo insieme per essere lievito di speranza dentro le città degli uomini, attraverso la gioia della fede, la comunione dei cuori, l’annuncio lieto del Vangelo dell’amore di Dio. E da questa fraternità oggi eccoti qua come i magi davanti al bambino Gesù, che stende verso di te le sue manine perché tu lo abbracci definitivamente e lo porti sempre con te per donarlo poi agli altri.

Chiamato dalla chiesa attraverso il ministero del vescovo, divieni presbitero della Chiesa, ministro sacro dei misteri di Dio, annunciatore della Buna notizia di Gesù Crocifisso e risorto.

Sarai dunque configurato a Cristo sommo ed eterno sacerdote al servizio del popolo di Dio. Diventerai predicatore del vangelo, pastore del popolo di Dio e presiederai le azioni di culto, in specie l’Eucaristia, cooperando col vescovo a edificare il corpo di Cristo che è la Chiesa, in popolo di Dio, tempio santo dello Spirito.

Eserciterai il ministero della sacra dottrina, partecipando alla missione di Cristo, unico maestro; nutrendo con la parola di Dio il suo popolo e guidandolo con il profumo della tua vita di discepolo innamorato di Cristo. Continuerai l’opera santificatrice di Cristo, in particolar modo unendo al sacrificio di Cristo il sacrificio spirituale dei fedeli nel sacramento dell’Eucaristia e facendo di te stesso un sacrificio spirituale gradito a Dio. Attraverso i sacramenti, prolungherai nel tempo l’azione di Cristo e ti fari voce del popolo di Dio e dell’umanità con una intensa vita di preghiera. Lavorerai e faticherai infine, in comunione filiale col vescovo, per unire i fedeli in un’unica famiglia e condurli al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.

A motivo di tutto questo, dovrai preoccuparti soltanto di piacere a Dio e non a te stesso, avendo sempre danti agli occhi l’esempio di Gesù Buon Pastore.

Tu, carissimo fra’ Antonio benedetto, diventi presbitero, nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Epifania del Signore, la sua manifestazione al mondo; l’apparire della misericordia di Dio nella storia. Durante il tempo natalizio, quando più dolce e tenero appare l’amore misericordioso di Dio per l’umanità, quando il Figlio di Dio ha preso carne nel piccolo bambino di Betlemme. Che questo ti insegni e insegni a tutti noi che condividiamo l’ordine sacro, a vivere il ministero come un segno e una testimonianza di misericordia e di tenerezza, attraverso quel farsi piccoli, nella povertà e semplicità di vita che è la strada maestra scelta da Dio per salvare l’umanità.

Come durante tutto il tempo natalizio, anche oggi inoltre, la liturgia ci parla di Luce e di tenebre. L’abbiamo ascoltato dal libro del profeta Isaia: noi oggi celebriamo la luce del Signore che brilla sopra l’umanità e di essa siamo chiamati a rivestirci, nonostante che la tenebra ricopra la terra e nebbia fitta avvolga i popoli.  – E quanto sono vere queste parole proprio oggi, quando dense e nere nubi di tempesta attraversano il cielo del mondo e siamo tutti atterriti da ciò che potrebbe accadere di terribile per le sorti dell’umanità da un momento all’altro. – La parola di Dio ci richiama tutti, noi chiesa del Signore, e noi ministri del Vangelo e tu caro Antonio a non farci mai vincere dalle tenebre ma a sperare e lottare perché trionfi la luce di Cristo e del suo amore sempre. Siamo certi che le tenebre non possono vincere la luce, ma sappiamo anche quanto sia necessario dare testimonianza alla luce con l’impegno di tutti i giorni e la fatica della coerenza. Che il tuo e il nostro ministero, carissimo Fra Antonio Benedetto, sia dunque un continuo accendere luci nel cuore delle persone, o riaccenderle se il vento o la pioggia le avessero spente; anche se saranno piccole fiammelle, non ha importanza. L’importante è che non ci stanchiamo di accenderle e riaccenderle ogni giorno e tutto facciamo perché la luce di Cristo risplenda in noi e nelle persone che il Signore ci fa incontrare. Così la luce nel mondo si espanderà e le tenebre saranno spazzate via.

In questo giorno della Epifania, si celebra infine anche la vocazione di ogni uomo e di ogni popolo alla luce di Cristo; a formare cioè un’unica famiglia di fratelli e sorelle. Di chiamata di tutte le genti alla salvezza, ci ha parlato San Paolo scrivendo agli efesini, mentre il vangelo, raccontandoci la vicenda dei re magi, ci ha simbolicamente fatto vedere questa destinazione di ogni popolo, cultura, nazione, di ogni tempo e ogni latitudine della terra all’amore che unisce in Cristo ogni uomo.

Diventar preti in questo giorno, significa allora sentirsi parte particolarmente operosa di questo disegno grande di Dio. Si è preti mai per un piccolo gruppo, per una piccola famiglia, per un piccolo luogo. Si è preti invece per tutta la chiesa; per tutta una chiesa diocesana; per la chiesa intera sparsa nel mondo, per tutta intera l’umanità. Perché da preti e come preti si è resi participi in un  modo tutto particolare, del cuore largo di Cristo che ama ogni uomo e vuole ogni uomo partecipe del suo corpo. Per cui, anche se un presbitero è legato a un territorio e a una precisa comunità ecclesiale, egli deve avere il respiro del mondo e l’anelito di Cristo che vuole ogni uomo salvo e deve perciò viere e pregare per il compimento ovunque del Regno di Dio. Cosa oggi più che mai importante, quando popoli e genti si mescolano e il mondo ormai si è fatto un unico villaggio globale.

Termino, invitando tutti alla lode di Dio onnipotente e misericordioso e alla profonda gratitudine nei suoi confronti, Lui che mostra la sua tenerezza verso di noi, povera chiesa di Pistoia, concedendoci stasera in dono un nuovo presbitero. In questo caso, si invertono le parti: è il Signore stesso infatti che apre i suoi scrigni e dona a noi, davvero poverelli e indegni suoi figli, non oro, incenso e mirra, bensì un uomo che da ora in avanti sarà per noi e in mezzo a noi immagine viva e concreta del Buon Pastore.