Rendiamo noto il comunicato dei vescovi Toscani su come organizzare la liturgia della Settimana Santa. A partire da queste indicazioni condivise anche il vescovo Tardelli fornirà a breve gli orientamenti per la Diocesi di Pistoia.
Con la Domenica delle Palme si aprirà fra pochi giorni la Settimana Santa, vertice dell’anno liturgico, in cui si celebrano gli eventi la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù.
I Vescovi della Toscana, sulla base degli Orientamenti per la Settimana Santa 2021 che la Presidenza della C.E.I. ha pubblicato lo scorso 23 febbraio, hanno ritenuto opportuno intervenire al fine di favorirne la concreta attuazione nelle Chiese della regione.
A differenza di quando abbiamo dovuto accettare, con sofferenza, un anno fa, quest’anno potremo avere la gioia di vivere in maniera comunitaria le celebrazioni liturgiche. Il perdurare della pandemia ci costringe però ancora al rispetto di norme e misure precauzionali: le Chiese della Toscana sono pronte, come hanno saputo mostrare in questi mesi, a rispettare tutte le attenzioni necessarie, con senso di responsabilità, grazie all’impegno del clero e all’apporto generoso dei volontari che operano nelle parrocchie, ricordando che ogni atteggiamento utile a contenere i contagi è prima di tutto una forma di carità verso le persone più fragili. Allo stesso tempo, i Vescovi si augurano che proprio il rispetto di tutte le misure di prevenzione consenta alle persone di poter partecipare in libertà e sicurezza ai riti liturgici pasquali, che costituiscono il cuore della fede cristiana, e ai quali la popolazione toscana è molto legata per fede, devozione e tradizione.
Nella Domenica delle Palme il rito della “Commemorazione dell’Ingresso del Signore in Gerusalemme” si attui di norma in tutte le Sante Messe celebrate quel giorno o nel pomeriggio della vigilia. Il rito si svolga all’interno della chiesa (o dello spazio adibito alla celebrazione), nella “seconda forma: ingresso solenne” prevista dal Messale Romano, evitando che i fedeli si muovano dal loro posto e limitando la processione, dall’ingresso al presbiterio, ai soli celebranti e ministranti; qualora ciò non sia possibile, per la conformazione del luogo sacro o altre ragioni oggettive, si utilizzi la “terza forma: ingresso semplice”; non è permesso l’uso della “prima forma: processione”, che comporta un tragitto a partire dall’esterno dell’edificio sacro. Ogni fedele potrà portare con sé il rametto di ulivo o di palma, oppure lo troverà già disposto dagli inservienti in ciascuna seduta, previa opportuna igienizzazione, oppure gli sarà distribuito singolarmente all’ingresso da volontari, muniti di guanti, che nel consegnarlo eviteranno di entrare in contatto con le mani dei fedeli; è da escludere che nella chiesa, o fuori di essa, si lascino rametti che possano essere presi personalmente dai fedeli, non essendo possibile garantire che non si verifichino assembramenti e non ci siano contatti da mani non igienizzate.
Per la Messa Crismale, si rinvia a quanto indicato dalla C.E.I., che prevede che essa «sia celebrata la mattina del Giovedì Santo o, secondo la consuetudine di alcune diocesi, il mercoledì pomeriggio. Qualora fosse impedita “una significativa rappresentanza di pastori, ministri e fedeli”, il Vescovo diocesano valuti la possibilità di spostarla in un altro giorno, entro il tempo di Pasqua». La partecipazione dei sacerdoti e dei diaconi è garantita, mediante autocertificazione, in quanto attività inerente alla loro funzione; la partecipazione dei fedeli va limitata in base alla facoltà o meno di spostamento tra comuni a seconda della “zona” sanitaria, oltre che in base alla capienza della chiesa secondo le regole del distanziamento.
Il Giovedì Santo, dove si prevede un’affluenza notevole di fedeli rispetto al luogo liturgico a disposizione, il sacerdote potrà concordare con l’Ordinario diocesano la possibilità di celebrare un’ulteriore Messa della “Cena del Signore”. In tutte le celebrazioni venga omessa la lavanda dei piedi. Al termine del rito l’Eucaristia potrà essere portata all’altare della Reposizione per l’adorazione, ma si avrà cura di mettere termine all’adorazione e di chiudere la chiesa per tempo affinché i presenti possano rientrare nelle proprie case prima dell’inizio del coprifuoco. I fedeli che intendono pregare in adorazione davanti all’altare della Reposizione lo facciano sostando in una sola chiesa, evitando di passare, secondo diffusa tradizione, da una chiesa all’altra.
Nella “Celebrazione della Passione del Signore” del Venerdì Santo, nella “Preghiera universale”, come richiesto dalla C.E.I., si aggiunga un’ultima intenzione (o la si inserisca in sostituzione della X intenzione) per questa finalità: “Per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti”; come testo liturgico, si riprenda il formulario predisposto dalla C.E.I. lo scorso anno. Nel rito dell’“Adorazione della Santa Croce”, il gesto del bacio della Croce è riservato soltanto a chi presiede la celebrazione, mentre gli altri presenti faranno solo una genuflessione o un inchino profondo.
La Veglia pasquale può essere celebrata in tutte le sue parti. Può essere celebrata una sola Veglia e, per rispettarne il carattere che le è proprio, è bene che si concluda nella notte, terminando peraltro in un orario che permetta ai partecipanti di rientrare nelle case in tempo per il coprifuoco. I sacerdoti a cui sono affidate più parrocchie, celebrino una sola Veglia, nella chiesa più capiente. Le candele da utilizzare nel “Lucernario” e poi nella “Liturgia battesimale” potranno essere già disposte dagli inservienti in ciascuna seduta o consegnate a ciascun fedele all’ingresso, da volontari, muniti di guanti, evitando di creare contatti tra le mani. Si valuti l’opportunità di omettere il rito del fuoco, qualora esso non possa svolgersi con sicurezza nell’interno della chiesa, all’ingresso. Considerata la lunghezza della celebrazione, si veda se omettere la liturgia battesimale, limitandosi alla benedizione dell’acqua lustrale e al rinnovo delle promesse battesimali, a cui far seguire, in ambedue i casi, da parte del celebrante l’aspersione dei fedeli, che restano al loro posto.
Nel Giorno di Pasqua i sacerdoti sono esortati a celebrare un numero di Sante Messe in grado di corrispondere alla prevedibile affluenza dei fedeli nella chiesa affidata al loro ministero.
I fedeli che non possono essere presenti fisicamente alle celebrazioni siano invitati dai loro parroci a seguire le celebrazioni trasmesse in diretta dai mezzi di comunicazione sociale presiedute dal Santo Padre ed eventualmente dal Vescovo diocesano.
Le celebrazioni della Via Crucis o di altri atti di pietà che si svolgono all’interno della chiesa, o nello spazio adibito a luogo sacro, vanno organizzate in modo che i fedeli non si muovano dal posto loro assegnato, riservando eventuali movimenti al celebrante e ai ministri. Vanno evitate processioni all’esterno. Tra gli atti di religiosità popolare nel nostro territorio si annovera anche la benedizione delle uova pasquali, che potrà essere fatta al termine della Veglia Pasquale e delle Messe del Giorno di Pasqua, tenendo ciascuno con sé quanto si chiede che sia benedetto.
La Pasqua è tempo doverosamente dedicato alla Riconciliazione dei penitenti. I sacerdoti sono invitati a disporre tempi adeguati in cui essere disponibili per le confessioni individuali e a darne tempestiva comunicazione ai fedeli. Per favorire l’incontro sacramentale con il perdono divino da parte del maggior numero possibile di fedeli, i sacerdoti potranno predisporre la celebrazione del “Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale”, oppure, confrontandosi con il proprio Vescovo, valutare l’opportunità di proporre la celebrazione del “Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale” o l’esortazione a ricorrere all’atto di dolore perfetto, ricordando che in questi due ultimi casi occorre unire l’intenzione di accostarsi non appena possibile al sacramento della Penitenza nella forma della confessione individuale.
Nel dare queste indicazioni, i Vescovi incoraggiano ancora una volta alla preghiera e alla solidarietà verso i malati e le persone più deboli, invitano a fare memoria di tutte le vittime, poco meno di cinquemila in Toscana, di questo anno di pandemia, richiamano alla gratitudine verso tutti coloro che si stanno spendendo per prendersi cura e per alleviare le sofferenze delle persone. Nell’attesa che il Triduo Pasquale ci faccia fare esperienza della croce di Cristo e della Sua resurrezione, certi che “se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui”.
(15 marzo 2021)