Esequie di don Leonildo Toni (19 settembre 2022)

Esequie di don Leonildo Toni
PISTOIA, CHIESA CATTEDRALE DI SAN ZENO (9 APRILE 2022)

 

LETTURE: Gal 6,14-18; Sal Cfr Gal 2; Fil 1; Lc 9, 23-26

 

Ho scelto le letture che abbiamo ascoltato per un motivo ben preciso: sono le letture della memoria liturgica delle sacre stimmate di San Francesco, che si celebra il 17 di settembre, giorno in cui San Francesco le ricevette.
Non credo al caso. Il 17 settembre è proprio il giorno in cui don Leonildo ha terminato il suo cammino terreno.
Mi è parso che queste letture e la memoria stessa delle stimmate, fossero significative e che illuminassero questa morte che tutti ci addolora; me personalmente, l’intero presbiterio, la diocesi, ma anche tante persone che hanno conosciuto e apprezzato don Leonildo, come l’intera città di Pistoia, direi.

Don Leonildo, da quando gli fu diagnosticato il male, ha vissuto un lento ma progressivo calvario, faticoso, debilitante, frustrante che lo ha costretto a venir via dalla sua amata chiesa e a rimanere a letto.
Le parole di Paolo nella lettera ai Galati ben si addicono alla vicenda di don Leonildo. Anch’egli oggi può dire: “D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stimmate di Gesù nel mio corpo. Possiamo davvero ben dire che le stimmate di Gesù crocifisso si sono piano piano stampate in lui, nella sua carne, in quel suo corpo fattosi ogni giorno di più, più sottile e diafano.
Ha vissuto con grande fede il sentiero di questa sua via crucis. Vorrei dire anzi, nonostante il disagio e la fatica, con leggerezza. Non gli è infatti mai venuta meno quella leggerezza che gli faceva parlare con lucidità e serenità del suo male. Una leggerezza, animata da una fede profonda che gli faceva sopportare – direi con letizia francescana – la sua non facile condizione di vita.
Davvero ha portato le stimmate di Gesù nel suo corpo. Si sono formate piano piano e in quel letto della sua cameretta in seminario, ha concluso la sua configurazione a Cristo crocifisso e risorto. Quel Gesù che lo aveva affascinato e chiamato a seguirlo per farlo pescatore di uomini.

Ci mancherà don Leonildo. La sua presenza nel cuore della città era significativa, amorevole, originale, simpatica. Intelligente ed arguto, dietro una patina di ironia pronta alla battuta colorata e quasi scanzonata, celava una fede solida, una calda umanità, il gusto dell’amicizia, un affettuoso attaccamento alle persone che anche io ho potuto sperimentare personalmente. Ci mancheranno anche i suoi brontolii che ogni tanto venivano fuori ma che non si faceva fatica a riconoscerne la matrice in una grande bontà d’animo.

Oggi però non siamo qui per fare degli elogi funebri. Con il realismo della fede cristiana, sappiamo che ognuno di noi ha da farsi perdonare dal buon Dio tante mancanze. Per questo preghiamo oggi per il nostro fratello Leonildo, affidandolo appunto alla misericordia di Dio, perché ogni sua eventuale mancanza gli sia perdonata e possa contemplare da subito la gloria di Dio.
Siamo consapevoli delle nostre fragilità perché la misura della nostra vita è alta. Ci dobbiamo misurare infatti tutti quanti con le parole del vangelo che abbiamo ascoltato. Esse ci indicano quale è il nostro impegno e la responsabilità; quel cammino che don Leonildo ha cercato di percorre nella sua vita e che ha compiuto pienamente in questi suoi ultimi mesi. Dice Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, renda la sua croce ogni giorno e mi segua”.
Questa è la strada. Questo è il percorso, questa è la via della pienezza della vita!

È la strada dell’amore autentico, dell’attenzione e del servizio agli altri,; è la strada degli operatori di pace, dei misericordiosi; di coloro che hanno fame e sete di giustizia; di coloro che come poveri si affidano a Dio.
È la strada che, davanti alle spoglie mortali del nostro fratello Leonildo, noi sentiamo di dover percorrere, così che anche noi possiamo essere pienamente configurati a Cristo crocifisso e risorto e godere in terno la beatitudine dei santi.