venerdì 5 gennaio 2024
Epifania del Signore
Ordinazione presbiterale di Andrea Torrigiani
Come i magi d’oriente, anche tu, carissimo Andrea, ad un certo punto della tua ancor giovane vita hai alzato gli occhi al cielo e hai visto una stella più luminosa delle altre. Quella stella che brillava già dentro di te ma di cui ancora non ti eri accorto.
E l’hai seguita. Così, passo dopo passo, hai incontrato il Signore. Lui ti ha conquistato e tu ti sei lasciato conquistare. Lo hai potuto stringere tra le tue braccia perché il Signore si è presentato al mondo così, come un piccolo bambino da abbracciare. Lo hai adorato. La sua gioia ha inondato la tua vita.
In quell’incontro hai trovato altri amici che erano giunti anch’essi per adorare il bambino. Sono stati i tuoi compagni di viaggio, con i quali hai condiviso la bellezza di seguire il Signore.
Poi anche tu, come i santi magi, hai offerto al Signore quello che avevi, la tua vita, quell’oro, quell’incenso e quella mirra che erano la tua vita fatta di talenti preziosi e di debolezze e incertezze, fatta di gioie ma anche di sofferenza acuta e spiazzante.
Nell’incontro col Signore hai sentito infine la sua voce che ti chiamava. Hai cercato di capire meglio: si, era proprio la sua voce, convalidata dalla Chiesa. Era Lui che ti chiedeva di diventare pescatore di uomini; di lasciare tutto per essere ministro del suo amore presso le genti; di essere suo amico e collaboratore come operaio nella sua vigna.
Quella voce ti ha fatto sentire la compassione del Signore per la moltitudine che vaga come pecore senza pastore e ti ha chiesto di condividere la sua vita donata per la salvezza del mondo. E tu hai detto si. Pur con tutte le tue incertezze e paure, con il peso dei dubbi ma confidando nel Signore, ti sei messo alla scuola del Maestro imitando gli apostoli nei tre anni della sua vita pubblica.
Adesso, come ai magi dopo aver incontrato il re del mondo, anche a te è chiesto di tornare in mezzo alla gente, di incamminarti nei sentieri del mondo per esercitare in nome di Cristo il sacro ministero e innanzitutto annunciare le meraviglie della sua Misericordia che vuole raggiungere tutti gli uomini.
Ora ti è chiesto di andare ad annunciare il Regno di Dio. Ti è chiesto di farti tutto a tutti sull’esempio del Buon Pastore; ti è chiesto di salire il calvario della croce con Lui, significato nel sacrificio eucaristico della Messa, per testimoniare a tutti la potenza della risurrezione. Ti è chiesto di essere al servizio della comunità cristiana perché sia sempre di più popolo santo di Dio, corpo di Cristo, sale e luce del mondo.
Ma bada bene: non ti è chiesto di essere un funzionario o un mestierante a tempo; non ti è chiesto di svolgere semplicemente una missione, bensì di essere tu stesso “missione”, unito a Cristo e con la forza del suo Santo Spirito.
Coltiva perciò nel tuo cuore e nella tuia mente quella convinzione forte che era in S. Paolo e che abbiamo ascoltato nella seconda lettura dalle sue parole: “che tutte le genti cioè sono chiamate in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del vangelo”. Sappi che sei stato scelto per essere uno strumento di Dio al fine di realizzare questo disegno. Un disegno di unità e di amore di cui oggi si fa fatica con gli occhi solo umani a vederne la possibilità perché, come ci ha detto il profeta Isaia, “la tenebra ricopre la terra e nebbia fitta avvolge i popoli”, ma che con gli occhi della fede se ne scoprono i segni e lo si vede pian piano realizzarsi come il granello di senape che diventa albero grande.
Tu quindi non ti scoraggiare. Fai attenzione proprio alla tentazione dello scoraggiamento. La più terribile di tutte le tentazioni. Cerca di fare in modo che le incertezze nel cammino, le varie difficoltà, l’aridità nelle risposte alla tua azione, i tuoi stessi peccati e debolezze, l’opacità di una chiesa non sempre nelle sue membra all’altezza del proprio compito di testimonianza, la stanchezza e i richiami del mondo ad una vita comoda ed individualista, la solitudine di certi momenti e il vuoto di affetti, ecco, cerca di fare in modo che tutto questo non generi mai in te scoraggiamento e ti faccia cadere le braccia preso dallo sconforto.
Anche qui la vicenda dei santi magi risulta molto istruttiva: essi, avvisati in sogno, se ne vanno via da Betlemme per altra via, evitando Erode e tutte le sue tentazioni. È l’invito anche per te a fare attenzione a tutte le tentazioni che incontrerai per la strada. È l’invito ad un cammino di conversione, a percorrere cioè non la strada larga e spaziosa del mondo ma l’altra strada, quella della conversione e della vita vera. E ti sosterrà nel cammino, stanne certo, il ricordo di quella madre che anche i magi incontrarono a Betlemme e che offrì loro il bambino perché lo adorassero. La memoria e la presenza della Madonna nella tua vita ti sarà di conforto e di concreto sostegno in ogni istante. Porta con te sempre il suo ricordo e ritroverai in ogni istante anche di smarrimento la strada di casa, quella del Signore.
E a noi tutti che questa sera attorniamo il nostro Andrea nella festa dell’Epifania che cosa dice il Signore?
Ci dice – secondo me – esattamente quanto abbiamo ascoltato all’inizio della prima lettura dal profeta Isaia: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”.
Si, carissimi fratelli e sorelle: Alziamoci – è questo l’invito autorevole e amorevole di Dio. Lasciamoci rivestire di luce, accesi al fuoco vivo del Signore. Non cediamo al lamento, non abbandoniamo l’impegno, non annacquiamo la nostra fede, non accettiamo troppo facilmente i compromessi, non giustifichiamoci per la difficoltà dei giorni che stiamo sperimentando nel mondo e nella chiesa! Rinnoviamo piuttosto la nostra fede. Adoriamo anche noi il bambino e stringiamolo con amore tra le braccia, stringendolo anche presente nei nostri fratelli e sorelle bisognosi di attenzione e di amore. Dio ci ha messo a vivere in questo mondo e in questo tempo. Egli, nella sua insondabile sapienza, ha pensato che fossimo noi a dover dare testimonianza di Lui in questo frangente della storia. Siamone orgogliosi, pur riconoscendo tutte le nostre incapacità. Cerchiamo allora di essere fedeli nel poco che ci è dato e di adempiere al meglio la nostra missione nel mondo. Il cammino sinodale che stiamo percorrendo e nel quale siamo impegnati a fondo, nella sua sostanza intende essere proprio questo: un invito pressante del Signore ad alzarci, a rivestirci della sua luce, per dare, insieme, attraverso una comunione riaffermata e vissuta fatta di condivisone e partecipazione, testimonianza della vicinanza amorevole di Dio ad ogni creatura.
E in ultimo una raccomandazione: preghiamo e continuiamo a pregare perché il Signore mandi ancora operai nella sua messe e molti giovani o meno giovani rispondano alla chiamata. Ma non per deresponsabilizzare tutti gli altri membri del popolo di Dio pagando tributo ad un’abitudine clericale dura a morire. Piuttosto per essere, nella pluralità dei doni e dei ministri, un popolo tutto quanto sacerdotale, regale e profetico.