Nel nostro viaggio nelle parrocchie della diocesi troviamo, a Marliana, sulla montagna pistoiese, una parrocchia che già da molto tempo ha aperto le porte ai profughi e cosi anche le famiglie di quel luogo .
“Il paese di Marliana è stato il primo in tutta la provincia di Pistoia ad accogliere, più di un anno e mezzo fa, i profughi della ultima ondata, quella che viviamo dal 2014, racconta il parroco don Alessandro Carmignani .
Sono un numero molto alto, 45 ragazzi provenienti dalla Siria, dall’Eritrea ma soprattutto dai paese sub-sahariani: Mali, Ghana, Togo, Costa d’Avorio, Guinea. Anche da paesi asiatici, come il Bangladesh. Ognuno con una storia tragica diversa alle spalle.
Viste immediatamente le carenze nell’accoglienza da parte della struttura alberghiera che li ospitava, la parrocchia si è mobilitata attraverso il coinvolgimento assolutamente volontario e gratuito di molti adulti e ragazzi per raccogliere indumenti e scarpe, fare corsi di prima alfabetizzazione di italiano (primo strumento di integrazione), fare da interpreti con il medico di base del paese, dare assistenza legale attraverso il coinvolgimento di alcuni avvocati, gestire la palestra comunale che l’amministrazione ha dato in uso perché potesse essere luogo di incontro e di svago, addirittura comprare le medicine.
E poi le diffidenze e le difficoltà della stessa popolazione: un paese di poco più di 50 persone che ne accoglie quasi 50 provenienti da tutt’altre realtà e che non parlano la lingua. A queste diffidenze, grazie al contributo di molti parrocchiani, si sono sostituiti gesti di grande solidarietà come l’accoglienza nelle case dei marlianesi con nelle quali i migranti hanno avuto occasione di mangiare insieme e stringere relazioni importanti per una accoglienza che potesse diventare veramente significativa in un lento processo di integrazione. E poi una socializzazione diffusa attraverso l’organizzazione di incontri e momenti insieme: pranzi etnici, corsi di fotografia grazie anche al contributo di Legambiente, passeggiate nei sentieri delle nostre colline, piccole corse a Montecatini, partite di calcio nel campo sportivo con la squadra del paese, addirittura due giorni al mare a Vada.
Come sempre, purtroppo, abbiamo vissuto delle difficoltà proprio all’interno della nostra stessa realtà parrocchiale, dove talvolta alcuni hanno espresso un deciso rifiuto rispetto a una accoglienza che non chiede ma dà, e da realtà ecclesiali diocesane che avrebbero dovuto aiutare maggiormente la parrocchia.
Tutto questo da un anno e mezzo, dove i numeri dei migranti sono continuamente cambiati nel corso del tempo (adesso sono circa trentacinque), in cui la nostra comunità parrocchiale si è veramente arricchita: alcuni dei migranti si sono messi a disposizione come volontari per la Misericordia e per l’organizzazione della festa paesana. Ma soprattutto il capire che il mondo, soprattutto nelle sue fatiche, ha visitato e sta visitando il nostro piccolo paese fra le colline pistoiesi, che non possiamo tirarci fuori da un dramma che ci interpella fortemente. Lo stesso che il Papa ha pronunciato domenica scorsa all’Angelus in Piazza san Pietro: ogni realtà ecclesiale accolga i migranti, la chiesa dia un segno forte della sua vicinanza agli ultimi, al servizio degli ultimi e non per servirsi degli ultimi. Spero che siano tante le realtà ecclesiali che rispondano a questo appello al quale anche la nostra realtà diocesana non può sottrarsi. E laddove non ci fossero strutture per accogliere (anche Marliana non ne ha a disposizione visto che io stesso non ho la disponibilità della canonica che ha bisogno di un importante restauro strutturale per diventare di nuovo agibile) le comunità che si trovano in queste situazioni aiutino economicamente quelle parrocchie che invece possono accogliere. Tutto questo con una cosa ben chiara: i soldi che possono venire dall’accoglienza, quelli previsti nel contratto con la prefettura, siano interamente destinati ai poveri di quelle stesse comunità parrocchiali, così che i migranti possano diventare anche occasione per aiutare quei poveri presenti sul nostro territorio che già le parrocchie aiutano.
Nella speranza che questa emergenza non più emergenza possa trovare presto una risposta nel coinvolgimento serio delle varie istituzioni nazionali e internazionali; nell’impegno di noi cittadini e comunità cristiane perché impariamo a fare delle scelte che possano non impoverire ulteriormente attraverso la guerra e lo sfruttamento economico di quei paesi dai quali molti migranti vengono, la nostra piccola comunità di Marliana continua a fare il suo dovere per essere quell’operatore di pace descritto nelle beatitudini evangeliche”.