“Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme.”
L’invito di Isaia squarcia il cielo e scuote la terra, riempie questa cattedrale e la inonda di gioia. Da stanotte, tutta la liturgia del Natale ci invita a esultare. Il canto festoso della nostra assemblea si unisce al coro degli angeli che annunciano gloria in cielo a Dio e in terra pace agli uomini che egli ama, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme.
Domandiamoci però, fratelli e amici, “come” il Signore ha consolato il suo popolo e ha riscattato Gerusalemme, simbolo in questo caso del mondo intero. Se non ce lo domandassimo e non lo chiarissimo, rischieremmo di non cogliere la verità profonda del Natale e l’invito a cantare di gioia, alla fine suonerebbe posticcio, artefatto, in fondo falso.
Ascoltiamo allora il Vangelo di stamani, il magnifico prologo del Vangelo di san Giovanni. Il Verbo, la Parola eterna di Dio, la seconda persona della SS. Trinità, il Figlio Unigenito, consustanziale col Padre, si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Il prologo del vangelo di Giovanni aggiunge che in Lui era la vita e che la vita era la luce degli uomini. La vita fatta luce entra nel mondo come una novità assoluta. E’ questa la novità del Natale. Nel Verbo incarnato entra nel mondo la vita che è luce che illumina ogni uomo. E’ dunque proprio in questo venire a noi della vita fatta luce nella persona di Gesù che consiste la consolazione del popolo e il riscatto di Gerusalemme.
Ma se è così, è perchè, senza Cristo il mondo è senza vita, è morto, rimane prigioniero delle tenebre, assolutamente incapace di respirare, come immerso in una cappa di smog ben peggiore, ben più velenosa di quella che purtroppo in questi giorni affligge le grandi città. Del resto non ci vuol molto a rendersi conto di quella che è la situazione del mondo, quando – ci dicono i mezzi di comunicazione – almeno 5 bimbi muoiono ogni giorno soltanto per attraversare il mare Egeo, e moltissimi altri muoiono per fame, per la violenza, l’oppressione o nel seno di una madre che non li vuole. Le tenebre del mondo sono spesse, se pensiamo ancora a quello che è successo a Parigi e accade con il terrorismo, con la guerra in tanta parte del mondo. Senza parlare poi delle gravi ingiustizie sociali che impoveriscono sempre di più la gente e arricchiscono pochi. Non possiamo poi dimenticare i numerosi nostri fratelli cristiani, cacciati dalle loro case, depredati, perseguitati, uccisi, che quest’anno non possono celebrare il Natale.…. Potremmo continuare ancora a lungo, in una li sta interminabile di nefandezze che mostrano le tenebre in cui è avvolto il mondo, con la morte che sembra avvolgere ogni cosa.
In questa situazione del mondo, di oggi e di allora, il Natale del Signore si pone come luce che sconfigge le tenebre, come vita che trionfa sulla morte, come novità di un mondo nuovo. Ecco dunque la risposta alla domanda che ci siamo fatti all’inizio: come il Signore ha consolato il suo popolo e ha riscattato Gerusalemme? Ebbene, si, l’ha fatto nascendo in mezzo a noi, nascendo nella grotta di Betlemme, adagiato in una mangiatoia. L’ha fatto attorniato da poveri pa-stori che dormivano all’addiaccio per custodire le greggi. L’ha fatto nascendo da una semplice ragazza di Galilea, Maria di Nazareth.
Siamo sinceri, carissimi amici e fratelli, il modo scelto da Dio appare alquanto originale, sconcertante e diciamocelo pure, ad una logica puramente umana, anche un po’ inconcludente. Chi se ne accorse allora di quella luce che nasceva? Chi si accorse che la vita veniva nel mondo? Quasi nessuno. Secondo il nostro modo di ragionare, parrebbe che per sconfiggere le tenebre del mondo, ci sarebbe voluto ben altro che questa nascita così insignificante! E in effetti verrebbe da dire, ad uno sguardo superficiale, che cosa cambiò nel mondo dopo quella notte di Betlemme? E, a dirla tutta, che cosa è cambiato anche oggi, se siamo qui a constatare una situazione come quella che ho sommariamente descritta?
Carissimi amici e fratelli, per superare lo scandalo dovuto all’apparente inefficacia del Natale e capire che la gioia del Natale è vera gioia, incontenibile gioia, occorre fare ancora una riflessione. Occorre cioè comprendere con la fede che l’entrata della vita e della luce nel mondo con Gesù Cristo è amore, nient’altro che amore, purissimo amore che si riversa sul mondo, un fiume in piena di amore che inonda la terra e si spande in mille rivoli, penetra nel tessuto umano e feconda la terra, avviandosi così la lenta gestazione del mondo nuovo. Col Natale entra nel mondo l’antidoto decisivo contro il veleno del mondo. Ci vuol tempo perché faccia il suo effetto. Occorrono cure e attenzione. Ma l’antidoto è ormai presente nella storia del mondo e abita la nostra terra. Niente e nessuno lo può più eliminare.
E l’antidoto ha un nome: Gesù di Nazareth, Figlio di Dio fatto uomo per cercare l’uomo che si era perduto. Lui che passò nel mondo beneficando tutti, morì però crocifisso continuando ad amare persino i suoi carnefici e vincendo così la morte stessa. Lui è amore senza limiti che non si arrende e non viene meno, nonostante tutto. E’ amore che si china sulle nostre ferite e miserie, sulle ferite dell’uomo e le cura senza pretendere niente in cambio. Lui è amore che perdona i peccati, che toglie i peccati del mondo, che offre riscatto e vita nuova a tutti e dice a ogni uomo, anche col cuore cattivo e di pietra: Dio ha fiducia in te, ti ama, ti vuole felice, puoi cambiare, puoi imparare ad amare, puoi vincere l’odio e la morte; Dio ti è accanto in questo cammino, non ti abbandona, cammina con te, lotta con te, muore anche con te, per risorgere però immortale perché l’amore vince ogni cosa.
Ecco dunque, col Natale del Signore è entrato definitivamente nella storia questo Dio d’amore e di misericordia. La storia di Gesù possiamo riviverla anche noi. Ce ne è data la possibilità. E’ una strada in salita, quella che ci è proposta; certamente faticosa ma liberante e chi l’accoglie è passato dalle tenebre alla luce.
A noi, carissimi, è chiesto oggi da che parte stare, se tra coloro che accolgono Gesù e accettano di essere guariti dal suo amore; che camminano sulla strada dell’amore generoso e disinteressato e seguono le orme del Figlio di Dio fatto uomo per amore, morto e risorto per noi; tra coloro che cercano di vivere da figli di Dio e fratelli amorevoli degli altri, dandosi da fare ogni giorno per rinnovare il mondo; oppure tra coloro che, pieni di sé, non hanno bisogno di Dio, preferiscono le tenebre perché lì si fanno meglio li affari, chiudono occhi, orecchi e cuore alle necessità del fratelli, al grido della loro dignità offesa e pensano a salvare solo se stessi. Ci è chiesto di scegliere.
I miei auguri di Buon Natale per me e per voi e che sappiamo scegliere di stare dalla parte giusta. Dalla parte di Maria e Giuseppe, dei pastori e di tutti quegli uomini e quelle donne che lungo i secoli hanno seguito il Signore.
+ Fausto Tardelli