VI° venerdì di Quaresima 2017 anno A
San Paolo
Come dicevamo venerdì scorso, dal testo evangelico appare del tutto evidente che il contrasto fondamentale da cui nasce la decisione di eliminare Gesù, verte sul fatto che egli, pur essendo un uomo si fa Dio. “Non ti lapidiamo per un’opera buona – dicono i giudei ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”. La stessa risposta di Gesù si rifà a tale questione.
Il Signore Gesù dunque viene messo a morte perché, pur essendo uomo, si è fatto Dio. A ben vedere, il motivo non è campato in aria. Non è falso. In effetti l’uomo Gesù si è fatto Dio, anzi, di più, si è rivelato come Figlio di Dio; Dio lui stesso. L’accusa coglie dunque nel segno. Ciò che risulta insopportabile per gli accusatori di Gesù, è la pura e semplice verità. Sta qui la motivazione del rifiuto: che un uomo possa essere Dio. Ecco lo scandalo per i giudei e la stoltezza per i pagani dice San Paolo ai Corinti. E’ proprio così: il Verbo si è fatto uomo ma è rimasto Dio. L’umanità con Lui è diventata “capace” di Dio. Dio è in quell’uomo; è quell’uomo. Non solo. Ciò per cui Cristo è stato consacrato e mandato dal Padre ha a che vedere proprio con il fatto che l’uomo sia Dio: essere presente in un uomo così che l’uomo possa ricongiungersi con Dio. Comprendiamo allora quale sia in verità la missione del Figlio, il perché dell’incarnazione, come della sua morte e risurrezione: condurre gli uomini a Dio, riappacificarli con Lui, farli diventare Dio. E’ questa la sua missione nel mondo, la redenzione dell’uomo. E’ questa l’opera del Padre che Egli compie sulla terra. Ad essa si può rispondere solo con la fede, come ci ricorda ancora il vangelo al termine, quando si annota che molti credettero in Lui.
Il Signore Gesù Cristo è venuto in mezzo a noi per far si che l’uomo diventasse Dio. Perché le porte della comunione piena con Dio finalmente si aprissero. A tal fine Egli ha predicato e compiuto i segni del Regno; ha accettato passione e croce; è risorto il terzo giorno e si è assiso alla destra del Padre; per questo è stato effuso lo Spirito Santo. Conseguentemente, si delinea con molta precisione anche la missione della chiesa nel mondo: aiutare gli uomini a diventare Dio; ad aprirsi alla grazia dello Spirito Santo che guarisce, trasforma ed eleva la nostra umanità alla vita divina nella piena comunione con Dio.
Nell’avvicinarsi ormai prossimo alla Pasqua, credo non ci faccia per niente male richiamare questa verità fondamentale che svela il senso della Missione del Verbo e della sua Chiesa. Anche il cammino compiuto attraverso le stazioni quaresimali, cammino che avevamo aperto – vi ricordate – con l’invito del Signore a superare la giustizia degli scribi e dei farisei e che è poi proseguito facendoci comprendere che questa giustizia “superiore” è quella dell’amore pieno, di cui Gesù ci ha dato l’esempio, ebbene anche questo cammino mira dritto a farci vivere di Dio e in Dio, perchè l’amore è la vita il Dio: Dio è amore, ci dice l’apostolo San Giovanni e chi abita nell’amore, abita in Dio. E la nostra conversione punta esattamente qui.
Ecco dunque che abbiamo da renderci conto che il nostro destino, la nostra chiamata, il nostro compito e la nostra missione è di diventare Dio, essere assorbiti in Lui, trasfigurati nel suo amore, per cui si possa dire con San Paolo, non son più io che vivo ma è Cristo che vive in me. Ed è questa l’opera dello Spirito Santo: renderci conformi al Figlio unigenito in modo da poter partecipare al suo amore per il Padre e all’amore del Padre per il Figlio.
Queste cose è bene ribadirle proprio quando si da a volte della missione di Cristo e, conseguentemente di quella della chiesa, una visione ristretta e molto umana, troppo umana. Quasi che il Signore Gesù fosse venuto in mezzo a noi semplicemente per risolvere i nostri problemi umani, di salute, di qualità della vita, di benessere, di vita terrena insomma. La concreta vita dell’uomo entra certamente nel progetto dell’amore di Dio, perchè è l’uomo nella sua interezza di corpo e anima ad essere chiamato a diventare Dio, ma l’obiettivo di Cristo resta questo: che diventiamo per mezzo suo Dio, vivendo in Lui e con Lui; inabissandoci nelle profondità del suo amore, in modo che la nostra esistenza umana trabocchi di amore divino.
Certe volte si afferma con davvero poca attenzione che l’obiettivo di Cristo è il Regno di Dio intendendolo però come staccato da Cristo stesso, quasi fosse qualcosa di diverso da Lui e dal mistero dell’unione ipostatica della natura umana e divina in un’unica persona. Aggiungendo poi con discutibile recezione della parola di Dio, che questo Regno di Dio è qualcosa che si concretizza principalmente in una giustizia e pace intramondana, attraverso l’istituzione di sistemi politici pienamente democratici e la realizzazione di sistemi economici equi. Ancora una volta si deve dire che tutto questo rientra certamente nel progetto di trasfigurazione divina dell’uomo e della sua umanità, ma occorre sempre ricordare le parole di Gesù di fronte a Pilato: il mio regno non è di questo mondo. Nel senso che il Regno di Dio è Cristo stesso, presente mediante lo Spirito nei nostri cuori, per cui siamo “figli nel figlio”, partecipi della natura divina attraverso di Lui che è il mediatore unico di salvezza, l’accesso pieno alla divinità. Il Regno di Dio che Cristo inaugura e a cui è già fin d’ora possibile l’accesso mediante la fede, consiste nella liberazione e purificazione dal peccato e nella partecipazione alla comunione col Padre, mediante il Figlio, nello Spirito Santo. Ciò che esattamente realizzano i sacramenti della fede.
Il Figlio di Dio incarnato ci fa conoscere il Padre, ci manifesta il suo amore senza limiti, ci conduce a un rapporto filiale fatto di obbedienza e riconoscenza; ci fa entrare dentro il suo stesso rapporto col Padre attraverso il dono dello Spirito. Ci fa conoscere la fiducia che Egli nutre nei confronti del Padre e l’abbandono fiducioso di cui Egli vive, ben espresso nelle parole riportate dal profeta Geremia nella prima lettura di stasera: “il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere;…. a te ho affidato la mia causa!”.. Perché diventiamo Dio, liberi dalle pastoie dei peccati e dai lacci della morte, Egli subisce ingiurie e calunnie, torture e crocifissione ma nella risurrezione Egli ci mostra come la nostra stessa carne, la nostra stessa umanità possa essere trasfigurata, essere resa gloriosa e pienamente partecipe, come già è accaduto a Maria Santissima, della gloria di Dio, della vita divina.
A questo siamo chiamati, fratelli e sorelle carissimi; questa è la nostra santificazione; la meta piena alla nostra vocazione; questo il senso della nostra vita sulla terra. E come Chiesa del Signore, siamo invitati a lavorare e affaticarci perchè ogni uomo conosca di essere invitato al banchetto di Dio e vi entri, abbandonando l’abito vecchio del peccato e lasciando che la propria umanità sia assunta in Dio e viva di Dio.
Missione quanto mai ardua e difficile in un mondo che sembra non conoscere altro che il rumore delle armi, che sembra essere sul baratro di una guerra mondiale che il Santo Padre giustamente ha più volte detto essere già presente a pezzi. In un mondo di rabbia e violenza, di terrorismo, sopraffazioni e ingiustizie, di corruzione e varie idolatrie, annunciare e testimoniare la necessità per l’uomo, per ogni uomo, di lasciarsi conquistare dal Dio dell’amore e della verità, di riconoscere il proprio peccato per farsi riempire dalla misericordia del Padre, abbandonando le vie della menzogna per vivere in Dio come figli suoi; annunciare e testimoniare tutto, questo sembra davvero qualcosa fuori dal mondo, sembra di essere degli ingenui sognatori di un mondo assolutamente impossibile. Ma è la strada percorsa da Gesù Cristo prima di noi e che ancora Egli continua a percorrere con noi per le strade polverose e insanguinate del mondo.
+ Fausto Tardelli, vescovo