EPIFANIA 2018
CATTEDRALE DI S.ZENO
Dio si è fatto uomo per attrarre tutti a sé e condurre tutti nella comunione piena con Lui. Il Figlio unigenito di Dio, consostanziale con il Padre e con lo Spirito santo, ha preso un corpo umano, dimorando come uomo in mezzo a noi, rendendosi visibile a noi – perché Dio nessuno lo ha mai visto, soltanto il figlio unigenito ce lo ha rivelato – perché ogni uomo, di qualunque razza e colore, di qualunque lingua e paese della terra, lo potesse incontrare e, liberato dal peccato, avere salvezza eterna. Dalla grotta di Bethleem si irradia una luce interiore e vittoriosa sulle tenebre maligne del mondo, che attira ogni uomo e ogni popolo verso la fonte dell’amore e della vita che è Dio.
La festa liturgica della epifania ci fa rivivere esattamente questo; ce ne da consapevolezza; ci spinge alla gioia e alla gratitudine, ci invita a lasciarci guidare dalla luce di Dio che si è manifestata nella notte del Natale del Signore.
Con le parole di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura, si esprime chiaramente il senso della festa odierna, seppure come profezia. E’ Dio che parla, e si rivolge a Sion, a Gerusalemme, al suo popolo invitandolo ad alzarsi in piedi nello splendore della luce. “Alzati, rivestiti di luce”, dice Dio. Bellissimo davvero questo invito che Dio rivolge a ciascuno di noi stamani, forse ancora troppe volte ripiegati su noi stessi, a piangerci addosso, intenti a leccarci le ferite della vita oppure spenti e chiusi nel nostro tran tran quotidiano, tristi e fiacchi per le nostre miserie e per come vanno le cose del mondo. “Alzati, rivestiti di luce!”. Alzati in piedi, su, guarda lontano, respira a pieni polmoni, “rivestiti di luce”. Non solo “lasciati illuminare” ma “rivestiti” di luce. Rivestirsi di luce è una espressione, straordinaria. Difficile anche da immaginare tanto è bella: essere rivestiti di luce sta a indicare una luce che ci ricopre completamente, dando alla nostra persona una lucentezza, una luminosità che si diffonde, che rallegra, che attrae. E’ per simboleggiare questo rivestirsi di luce che l’abito del sacerdote nella liturgia splende di bellezza e luminosità, con riflessi d’oro e d’argento; come splende per il suo candore luminoso la veste bianca del battezzato, di chi rinasce a vita nuova. Come pure la veste bianca di chi nella chiesa svolge un ministero liturgico, come è per stamani di Antonio, Alessio ed Eusebio che diventeranno l’uno lettore e gli altri accoliti.
Ancora attraverso la profezia di Isaia, Dio dice al suo popolo che tutte le genti della terra sono attratte dalla luce che Egli ha portato nel mondo e di cui è stato rivestito il suo popolo. Egli ci dice: “Alza gli occhi e guarda; tutti costoro si sono radunati, vengono a te”. Per una volta almeno, carissimi fratelli e sorelle, alziamoli davvero gli occhi intorno e guardiamo: non si è forse realizzata la profezia di Isaia? La parola di Dio non si è forse attuata? Guardate, carissimi, quante persone, quanti popoli, quante lingue, nazioni e culture, lodano oggi il Signore, illuminate dalla luce del vangelo! Da ogni angolo della terra si leva il canto della lode. Migliaia e migliaia di uomini e di donne, si sono lasciate illuminare dal Signore! In ogni parte della terra è diffuso il popolo di Dio e la chiesa splende della luce di Cristo, anche attraverso il martirio, la testimonianza condotta fino al versamento del sangue. Mi direte che certo, tante sono le inadempienze, tanti i peccati dei cristiani, dei figli della chiesa; che per tanti, l’appartenenza al popolo di Dio è forse solo nominale. Ma faremmo un torto a Dio se non riconoscessimo che queste ombre non intaccano la luminosità di un fatto: che alla luce di Cristo sorta a Natale è accorsa una moltitudine immensa di genti, nel passato e ancora oggi, con testimonianze di vita santa straordinarie. Oggi possiamo e dobbiamo dire con assoluta certezza che la parola di Dio si è realizzata e che quanto la antica profezia annunciava, ha effettivamente trovato riscontro nei fatti. Siano dunque rese lodi a Dio che è fedele alle sue promesse!
San Paolo, nella seconda lettura, esprime in poche parole quello che è appunto il disegno di Dio, il suo progetto sull’umanità; quello che già era adombrato per l’appunto nelle parole profetiche di Isaia: “che le genti – tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo – sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del vangelo”.
Verità che troviamo plasticamente raccontata nel vangelo di Matteo con la vicenda dei “magi”, uomini sapienti d’oriente, scrutatori degli astri, non ebrei, rappresentanti dei popoli della terra. Essi si muovono dalle loro terre in cerca del re dei re. Una stella li guida. Camminano e camminano attratti dalla luce e giungono a Betlemme di Giuda. Lì è sorta la luce del mondo, Cristo salvatore. Offrono a lui doni mirabili, adorando il bambino. Essi devono affrontare anche le tenebre del mondo. Si imbattono nel perfido Erode, re d’Israele. Ma questi sapienti d’oriente, anche passando attraverso le tenebre della malvagità umana, raggiungono a luce e, illuminati da questa luce, tornano alle proprie terre, evitando la cattiveria di Erode.
Aldilà della storicità del racconto, riportato soltanto dall’evangelista Matteo ma presente in molti vangeli apocrifi, il significato che l’evangelista da alla vicenda è chiaro ed è insieme riconoscimento della forza attrattiva di Cristo su tutti gli uomini e invito a camminare anche noi, tra le tenebre del mondo, verso la luce di Cristo; anzi, a lasciarci illuminare da Lui nella fede, nella speranza e nella carità, facendoci addirittura rivestire di luce, per essere araldi e testimoni del suo amore nel mondo.
Carissimi fratelli e sorelle, in questa festa dell’epifania del Signore, non possiamo non raccogliere l’appello di Dio ad essere luce del mondo. Ad esserlo, mettendo al servizio di Dio la nostra vita per la diffusione del suo Regno. Ad esserlo, lasciandoci però prima di tutto invadere l’anima, la mente e il cuore, dalla grazia di Dio, dalla gloria del Signore, dal suo amore misericordioso.
Di tutto questo, danno testimonianza stamani i nostri fratelli che tra poco istituirò l’uno lettore per custodire e curare il servizio della parola di Dio contenuta nelle Scritture Sante; gli altri accoliti, per servire all’altare il mistero dell’amore di Dio che si svela in ogni eucaristia. Udita la chiamata del Signore, essi sono stati attratti dalla luce di Cristo e hanno cominciato a consegnagli la propria vita per il servizio dei fratelli. Hanno cominciato a farsi “rivestire di luce” e di questo, tutti noi siamo particolarmente felici.