Alla scuola dell’apostolo San Jacopo

Nella lettera pastorale del vescovo Tardelli un invito a «pregare, ripensare e continuare ad amare» dopo la pandemia

«Alla scuola dell’apostolo Jacopo». Questo il titolo della lettera pastorale consegnata alla Diocesi al termine della messa pontificale del 25 luglio. Titolo accompagnato da tre verbi significativi che nascono tutti dalle vicende di questi ultimi mesi: «pregare, ripensare e continuare ad amare».

Il prossimo anno pastorale sarò particolarmente segnato dall’anno santo iacobeo 2021. Come sarà «ancora non è semplice dirlo — scrive Tardelli nella sua lettera —, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione dei pellegrinaggi alla santa reliquia. «Una cosa però ve la posso dire: l’apostolo San Giacomo sarà il nostro punto di riferimento. Lo sarà il suo essere stato alla scuola di Gesù, vicinissimo a Lui, l’essere stato inviato in missione, la sua testimonianza fino al martirio, il suo legame con la nostra città e diocesi».

Pregare

Il tempo difficile che stiamo attraversando ci dice che c’è urgenza di conversione, di radicamento sull’essenziale. Monsignor Tardelli invita a farlo fin dal primo punto della lettera intitolato «pregare», indicando le parole di Gesù che parlano di una «casa fondata sulla roccia». l brani da meditare si recuperano nel Vangelo di Matteo (7, 24-29) e in quello di Luca (6,46-49) e sono accompagnati da piste di lettura e indicazioni per la vita spirituale e che possono essere un buon esercizio da svolgere in questo tempo estivo. Una lettura non proprio da ombrellone, ma senz’altro “orante”, cioè nella preghiera. Preghiera che permea la relazione con la parola di Dio e che trova forma ed espressione nella liturgia, in particolare in quella eucaristica. Di Messa e di Messe ne abbiamo parlato e sentito parlare a lungo in questi mesi: ne abbiamo capito l’importanza e la centralità? Tardelli invita a pensarci per superare la Messa fatta di «abitudine» per riscoprirla «momento vivo del convenire di una comunità attorno a Cristo, nella lode del Padre». Ci aiuterà anche la prossima uscita della nuova edizione del Messale Romano, quella che prevede la nuova formulazione del Padre Nostro.

Ripensare

Pregare, dunque, e poi «ripensare», tornare cioè alle difficoltà di questi mesi, provando a rileggerle alla luce di Dio. Tempo di crisi ma anche di opportunità —afferma il vescovo – che prova a elencarne alcune, dal «vivere il tempo diversamente» al «fare “meno” ma fare “meglio”», ma anche «l’importanza della Chiesa domestica» e «quanto sia importante stare uniti, come presbiterio, col vescovo, coi parrocchiani». Qualcosa c’è pure da ripensare: il sinodo diocesano ad esempio, necessariamente rimandato a data da destinarsi, ma anche da aggiornare «prendendo in seria considerazione ciò che è accaduto in questo tempo», ma anche l’importanza e il ruolo della famiglia nella comunità cristiana a cui Tardelli dedica uno dei passaggi più forti della lettera pastorale. Un compito e un dono, quello di essere “Chiesa domestica” che chiede di essere compreso e accordato con la vita parrocchiale. C’è da ripensare anche l’iniziazione cristiana, non soltanto attraverso delle indicazioni più generali relative alla modalità della ripresa, da portare avanti «tutti insieme su una base comune e condivisa», ma anche con l’illustrazione delle norme per la celebrazione di comunioni e cresime. Sacramenti molto attesi dalle famiglie, ma da svolgere con le opportune misure di sicurezza: in piccoli gruppi, magari scaglionati di domenica in domenica e anche in modalità un po’ diverse, visto che ai parroci, per esempio, sarà conferita la delega per amministrare la cresima nelle rispettive parrocchie. Pure queste sono da ripensare — appunta il vescovo — secondo differenti «modalità strutturali di presenza e di testimonianza della Chiesa nei nostri territori», anche «con soluzioni innovative e coraggiose», pure, — aggiunge — «con una certa urgenza».

Continuare ad amare

Pregare, ripensare e «continuare ad amare» suggerisce il vescovo nell’ultima parte della lettera. «Continuare» perché molto si fa nell’ordinario e ancora di più è stato fatto in questi mesi. La pandemia ha aperto nuovi fronti: «sul piano psichico, sollevando paure, senso di importenza, incertezze sul futuro», fragilità e inquietudini con cui dovremmo imparare a confrontarci e che segnalano anche nuovi ambiti di missione per la Chiesa di oggi.

u.f.

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