Maria Matteini
Moderatrice del gruppo “Il primato dello Spirito”
Inizialmente ho dato la mia disponibilità a partecipare al Sinodo Diocesano come coordinatore del gruppo di lavoro “Il primato dello Spirito”, più per “senso del dovere” che per autentico entusiasmo cristiano. Credevo, infatti, che questa esperienza si sarebbe risolta come tante riunioni ecclesiali alle quali in passato ho partecipato: tante belle parole, nobili propositi destinati a rimanere progetti di carta.
E, invece, lo Spirito di Dio mi ha sorpresa. Appena mi sono seduta in cerchio nel mio gruppo di lavoro ed ho guardato negli occhi i miei compagni di strada –pochi noti, molti sconosciuti – mi sono sentita partecipe di un Disegno grande, un progetto di Chiesa non di parole, ma di persone in carne ed ossa con la speranza di dare un contributo importante per il discernimento pastorale del presente e del futuro.
L’esperienza sinodale è stata una tappa necessaria della mia storia spirituale, perché mi ha fatto dialogare con la mente e con il cuore con la Chiesa pistoiese, costringendomi ad abbandonare l’abito mentale individuale ed autoreferenziale. Ho toccato con mano il carattere comunitario della Chiesa: mi sono specchiata nei problemi comuni, ho attinto all’entusiasmo di alcuni membri, sono stata illuminata su alcune questioni valoriali/spirituali della vita cristiana.
In particolare ho conosciute storie e percorsi personali di crescita cristiana diversi dal mio, ma stimolanti ed arricchenti perché fondati sulla stessa radice, cioè Cristo.
Ho conosciuto una signora argentina della Diocesi di Buenos Aires con un entusiasmo e una determinazione nel voler vivere e testimoniare il Vangelo che ha stupito tutti quanti e, personalmente, mi ha fatto riflettere sul contrasto fra la stanchezza senile della Chiesa europea e il vigore spirituale della Chiesa latino-americana. Quest’incontro è stato una felice novità, perché mi ha stimolata ad abbandonare l’abito da lutto del cristiano che non vede un futuro nella e per la Chiesa, che si diletta a parlare di nichilismo e relativismo, che partecipa alla vita della Chiesa solo per “senso del dovere”.
Alla fine del nostro lavoro di gruppo tutti eravamo motivati a “vivere” e testimoniare la Parola senza compromessi, giustificazioni, tiepidi sentimenti, perché chi crede veramente nell’Amore di Cristo non può fare a meno di essere nella gioia contagiosa del Vangelo.
La gioia del cristiano viene dal dialogo costante con Cristo nella preghiera, soprattutto nell’Eucarestia. Per questo vorrei concludere con una delle proposte emerse dal nostro dibattito di gruppo: “impegniamoci a fare delle nostre Parrocchie scuole di preghiera”. Purtroppo questa proposta non è stata recepita nella sintesi letta la seconda serata.
Patrizia Beacci
Moderatrice del Gruppo “Ruolo Dei Laici nella Chiesa e nel Mondo“
- Clima Generale
È stato positivamente impressionante entrare in San Francesco e vedere tanta gente, motivata e preparata a dare un contributo.
È stato però motivo di riflessione personale constatare che fra noi non ci conosciamo, pur facendo parte di una diocesi relativamente piccola. Evidentemente la “chiesa del noi” è un obiettivo su cui lavorare, abituati come siamo a coltivare i nostri orticelli. Sarebbe necessario, pertanto, un coordinamento permanente da parte della Diocesi. - Nel Gruppo
È stata una grande soddisfazione lavorare insieme: donne, giovani, laici e sacerdoti tutti alla pari, dove ciò che conta è quello che si ha da dire. Ho percepito di appartenere al popolo di Dio, dove la mia vocazione di moglie, madre, donna che lavora, avevano dignità e significato.Ho fatto in modo che ciascuno si presentasse e con sensibilità, ma scandendo i tempi ho sollecitato tutti a partecipare. Ci siamo salutati con un abbraccio e questo è stato bello.La mia domanda per il Vescovo e gli organizzatori: cosa volete fare di questa mèsse che avete raccolto? - Cosa mi sono portata a casa? La novità: aver riscoperto che essere cristiani è essere in relazione, con tutti, ma in primo luogo con i vicini. Questa è la strada: cosa faremo adesso?
- positività: abbiamo sperimentato una metodologia nuova, ma antichissima: fare sinodo, camminare insieme, non in fila indiana, ma appaiati, senza solitari scatti in avanti, come i famosi discepoli, tutti siamo di Cristo, laici e consacrati, belli per le nostre differenze.
- problemi: emersi non nel gruppo, ma “annusati” fra le persone che ho coordinato. I preti, spodestati per un attimo del loro ruolo di “referente ultimo”, anche criticati in plenaria, ai quali tutti rivolgiamo l’invito di riscoprire l’importanza del loro ruolo di guida spirituale, amico disponibile e misericordioso. Di ragionieri e avvocati ne abbiamo fin troppi…
Ho sentito tanti commenti entusiasti, adesso aspettiamo le conclusioni.