Una riflessione di Sorella Elisabetta, eremita a Montalbiolo per l’inizio dell’Avvento. È online anche il sussidio liturgico della CEI.
Prendersi cura di Dio
L’avvento è tempo di veglia.
Veglia perché “viene il figlio dell’uomo” (Mt.24,44).
La parola “veglia” significa: “restare svegli nella notte”.
Ma significa anche “proteggere, prendersi cura”.
Avvento è tempo per prendersi cura di Dio.
Dedicandogli tempo, spazio, amore.
Per questo è tempo per ricominciare a mettere la preghiera nel cuore delle nostre giornate.
È tempo per incominciare a proteggere Dio in noi affinché nulla ce lo possa portare via.
È tempo per mettersi in un ascolto profondo della Parola.
Ascolto che possa trasformare il cuore in casa di Dio.
È tempo santo perché è attesa e cura del Dio veniente.
Prendersi cura di Dio come una madre ha cura del suo bambino,
come una sposa ha cura del suo sposo.
Prendersi cura di Dio in noi e di Dio tra noi.
Avvento è tempo di veglia affinché il prendersi cura di Dio diventi uno stile di vita,
un’identità profonda, un sigillo del nostro essere.
È anche restare svegli nella notte.
Nella notte del mondo. Nella notte dei cuori.
Restare svegli nell’amore affinché la luce della fede non si spenga.
Come la sposa ha cura dello sposo, così la Chiesa ha cura di Dio.
Come Maria lo tiene stretto al cuore, e da Lui si lascia plasmare.
Da Maria impariamo a prenderci cura di Dio,
del Dio che viene perché è già venuto e ritornerà.
Avvento è tempo di cura e di custodia,
che scava in noi attesa, desiderio, invocazione.
Che scava in noi lo spazio affinché il Figlio di Dio, sempre, possa tornare.
Sorella Elisabetta (Eremo di Montalbiolo)
La sapienza della Chiesa ha predisposto i giorni dell’Avvento come singolare tempo di grazia scandito da figure profetiche, da gesti e parole, che ci consentono di entrare, a poco a poco, nel mistero della salvezza. Un succedersi di giorni che – con un crescendo di intensità – ci predispongono ad accogliere il Dono, a noi fatto nel tempo, della nascita del Figlio di Dio fatto uomo.
«L’Avvento è tempo di attesa, di conversione, di speranza:
– attesa-memoria della prima, umile venuta del Salvatore nella nostra carne mortale; attesa-supplica dell’ultima, gloriosa venuta di Cristo, Signore della storia e Giudice universale;
– conversione, alla quale spesso la Liturgia di questo tempo invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2);
– speranza gioiosa che la salvezza già operata da Cristo (cfr. Rm 8,24-25) e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza, per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e “noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è” (1 Gv 3,2)»1 . (Direttorio su Pietà popolare e liturgia, n. 96)
Inizia con i Primi vespri della I Domenica di Avvento e termina prima dei Primi vespri di Natale.
La CEI mette a disposizione «Quando venne la pienezza del Tempo …» : il tradizionale sussidio liturgico rivolto a parrocchie, comunità, associazioni per aiutare a cogliere i temi salienti delle celebrazioni, le fondamentali dimensioni rituali e le opportune attenzioni relative al modo di vivere la liturgia.
(fonte: CEI)