ASSEMBLEA SINODALE: CONTRIBUTI SCRITTI

INTERVENTI E CONTRIBUTI AL DIBATTITO

don Alessandro Carmignani

Testo intervento 20.11.15 assemblea sinodale 

La chiesa, come abbiamo avuto modo di vedere stasera, è la bellezza di molte espressioni dell’unico volto del Cristo povero, crocifisso e risorto. Di queste espressioni il vescovo per primo ha il dovere della sintesi, del mettere in sintonia come un maestro del coro. Il dovere non di fare scelte che eliminano ma piuttosto di essere motivo per nuove aperture, anche di percorsi sperimentali, soprattutto verso le novantanove pecore fuori dal recinto.

Grazie al vescovo per un momento di comunione che tutti speriamo possa trasformarsi in una prassi costante per la nostra chiesa.

Forse la sorpresa del vescovo per la ricchezza della chiesa di Pistoia che viene da una storia che non può essere né sbiadita né a maggior ragione cancellata. Una ricchezza delle periferie della chiesa.
Come mancava la figura del vescovo nelle discussioni di quest’assemblea, è mancato il centro diocesi nelle riflessioni dei gruppi. Allora l’attenzione sulla sinodalità come il papa continuamente ci ricorda.

Il papa, una ventata di aria nuova, che ringiovanisce, rivitalizza, una chiesa chiamata a essere davvero estroversa secondo il dettame evangelico e che invece è spesso ancora vittima di se stessa. Una figura, quella di Francesco, che prende il nome dal santo a cui è intitolata questa bellissima chiesa, una figura che segna un una svolta definitiva.

Non rimaniamo vittime dei nostri fantasmi e delle nostre paure, di una devozione piena di tutto tranne che del Signore, col rischio della chiusura in uno spiritualismo che non sa toccare la carne ferita di Cristo. Siamo chiamati a essere veri seppur qualche volta pensiamo per opportunismo sia migliore tacere o peggio ancora non parlare apertamente.

Vediamo talvolta gesti che non corrispondono alle parole come forse in questa chiesa, questa sera, dove il Vangelo, il libro del Vangelo ha dovuto cedere il passo nel presbiterio, nel momento riservato agli interventi, a segni come la mitra, il pastorale e una sedia che sembra più un trono, e che invece sono rimasti in una posizione forse troppo centrale, segni di un potere certo non di origine evangelica.

La sinodalità, ricordando un famoso cantautore che invece la riferiva alla libertà, è partecipazione. Sinodalità è partecipazione, è corresponsabilità vera, effettiva, come tutti, soprattutto laici, hanno gridato in queste due serate.

Nell’attesa di luoghi dove anche certe scelte, che come è stato detto devono essere fatte, possano essere davvero condivise. L’assemblea sinodale non può non rimandare, come preparazione, ad un sinodo vero e proprio che speriamo lo Spirito di Dio possa presto suggerire al vescovo della nostra chiesa.

Intanto attendiamo con fiducia e speranza la sintesi di questa due giorni nel programma pastorale che ci verrà presto affidato.

  

Giuseppe Totaro

Parrocchia di S. Alessio

 Il nuovo ambiente mediatico come occasione di evangelizzazione

Senza ansia dobbiamo prendere coscienza che la nostra vita personale e sociale, e dunque anche la vita della chiesa, a livello di diocesi, parrocchie e gruppi di vario genere, si svolge in un ambiente digitale caratterizzato dal crescente uso dei cellulari, della posta elettronica, di internet, ecc..

Al convegno ecclesiale di Firenze il prof. Magatti ha invitato la Chiesa che si sente in cammino, popolo e vicina al popolo, che sa pensarsi in termini di fraternità, a capire che questo nuovo ambiente digitale è un’occasione straordinaria per rendere concreta la sua indole sinodale. Esso può favorire il senso del cammino comune, in una ricerca circolare e plurale, capace di usare linguaggi diversi, indispensabili per coinvolgere i giovani ed accogliere il loro irrinunciabile contributo.

Si tratta di utilizzare questi strumenti non solo per una informazione di tipo pratico, ma per una comunicazione circolare di interscambio permanente e dinamicamente approfondito, ad esempio con le modalità della chat o dei social network, abituali forme di comunicazione dei più giovani. Tale uso dell’ambiente mediatico può dar luogo ad una riflessione a livelli diversi e variabili, ad esempio in vista e a seguito delle letture della liturgia domenicale.

Quando il nostro Vescovo ne fece cenno nella sua prima lettera pastorale, io ho provato a fare un esperimento per il periodo quaresimale il cui risultato, all’inizio assolutamente imprevedibile, è stato sorprendente. Questo sollecita una riflessione per promuovere un vero e proprio servizio specifico a livello diocesano e di comunità locale, individuando, con il contributo attivo dei più giovani, modalità, figure di coordinamento, campi di intervento. Si tratta di un processo da avviare con un’iniziativa specifica come frutto di questa nostra assemblea

 

Ugo de Marco

AGESC

Ho fatto parte del gruppo “E” , in questo gruppo di lavoro abbiamo sottolineato il valore della missionarietà della parrocchia, che nel riepilogo finale non è stato in alcun modo riportato, salvo una citazione molto lapidaria.

Ho cercato di sottolineare questo aspetto così importante, specialmente il fatto che nelle nostre realtà parrocchiali la frequenza alla liturgia domenicale sia notevolmente calata rispetto alla densità degli abitanti.

Quindi, raccogliendo l’esortazione di Papa Francesco, facciamo nostro il progetto di andare verso la gente e non sempre e solo aspettare in mezzo alle quattro mura della nostra chiesa.

Diamoci modi e linguaggi consoni alle persone che incontriamo non restiamo ingessati alla consuetudine. Privilegiamo forme di accoglienza come gli oratori in cui ragazzi e le famiglie trovano una parrocchia viva. Diamo impulso alle attività associative parrocchiali e ecclesiali, che nella nostra diocesi ha presente importanti .

La vita associativa offre la possibilità di seguire percorsi strutturati per vivere esperienze importanti.

Quello che ho detto non sono solo parole, sono disponibile a collaborare affinché non diventino chiacchiere!

Pietro Villa

Laboratorio o scuola di discernimento

Credo che occorra in diocesi, affiancato alla scuola di teologia, un laboratorio o una scuola, tipo counseling pastorale e spirituale. E questo per due motivi:

  1. aiutare a discernere. Discernimento che abbracci vocazioni sacerdotali e alla vita religiosa, ai ministeri – catechisti, lettori, accoliti, diaconi permanenti -, e impegno dei laici  nella vita sociale, educativa e politica, caritativa e di volontariato dentro le comunità. Si è chiamati sempre di più ad essere Chiesa ministeriale. Non è più il tempo di improvvisare delle persone per determinati servizi e ministeri nella Chiesa e nella società: occorre saper valutare la loro idoneità per costruire delle vere comunità cristiane ed evitare sofferenze e frustrazioni. Nel movimento dei Cursillos di Cristianidad si parla di individuare le vertebre che possono trasformare l’ambiente e contagiare i cuori.
  2. accompagnare e formare. Siamo in un mondo di fragilità che richiede di saper fare accompagnamento sia formativo che spirituale delle persone investite di un ministero e di un servizio perché siano autentiche e per sostenerle nel loro cammino rafforzandole sia interiormente che come persone.

Abbiamo bisogno di criteri per valutare vocazioni, ministeri, nuove forme di presenza e di responsabilità. Quali criteri? Ne elenco alcuni che mi sembrano importanti:

  1. persona di fede, che ha un vissuto forte di fede e conosca ciò che deve trasmettere e abbia il senso della Chiesa e della comunione;
  2. una persona che goda la simpatia e la stima del suo popolo. ;
  3. una persona che abbia gioia ed entusiasmo. Non si può mettere uno stanco o un depresso in certe responsabilità per aiutarlo a uscire dalla sua situazione; occorrono persone che sappiano sostenere, non essere sostenute;
  4. uno che sappia amare. E quando dico amare penso a quello che il mio fondatore riteneva parlando di amore: non amore come sentimento ( il sentimento è un po’ come i ramoscelli che si adoperano per accendere il fuoco. Questo è l’innamoramento ); ma amore come volontà, fortezza, intelligenza, fedeltà, costanza e perseveranza, delicatezza, accettazione e sopportazione delle difficoltà e delle incomprensioni, determinazione;
  5. uno che abbia equilibrio. Non si può pensare a uno che è instabile e volubile; o che, peggio abbia bisogno continuamente del consenso e della conferma degli altri. Occorre una persona che abbia la capacità di prendersi cura e di avere a cuore la comunità e le persone in modo disinteressato e gratuito con il senso del “sono servo inutile”;
  6. uno che sia capace di collaborazione, di coesione – stare insieme agli altri, vivere con gli altri e non da solo -, di condivisione e di solidarietà, che partecipa alle gioie e ai dolori, ai fallimenti e ai successi di tutti e che non operi in un senso individualistico; che abbia stima dei carismi e dei doni degli altri, siano i carismi dei sacerdoti, o delle religiose e dei religiosi, o dei movimenti o aggregazioni laicali o di quelle persone – uomini e donne – che sono disponibili per i piccoli o grandi servizi quotidiani.

Per questo andrebbero individuate e messe in campo tutte le competenze e le esperienze che abbiamo in diocesi sia tra i sacerdoti, che tra le religiose e i religiosi, nei movimenti e  tra i laici a livello spirituale, caritativo, formativo, pedagogico, educativo, psicologico, ecc.

Capisco la paura e le difficoltà. Ma è necessario se vogliamo una Chiesa sempre più missionaria e aperta nella carità. Abbiamo bisogno di santi, ma che non siano quelli di cui S. Teresa pregava: liberaci, Signore, dalle sciocche devozioni dei santi dalla faccia triste.

La Presidente Prov.le Paola Innocenti / La Vice Presidente Prov.le Silvana Guiducci  

Associazione Genitori Scuole Cattoliche (AGESC)

Sede Prov.le di Pistoia c/o Istituto Angeli Custodi, Agliana (PT)

In quanto genitori appartenenti all’Agesc vogliamo portare a conoscenza dell’Assemblea Sinodale che nella Diocesi è presente la nostra associazione, che ha lo scopo di promuovere la scuola cattolica, la famiglia luogo primario di educazione e la libertà di scelta educativa .

Le scuole cattoliche di Pistoia sono tutte paritarie e fanno a pieno titolo parte integrante del Sistema Pubblico di Istruzione; i genitori che le scelgono ritengono che esse rispondano alle proprie scelte valoriali educative.

Sappiamo tutti che le scuole cattoliche sono in difficoltà e che in tutta Italia alcune di esse sono costrette a chiudere i battenti rinunciando a svolgere il loro ruolo, limitando ancora di più la possibilità di scelta educativa dei genitori.

Desideriamo dire che vorremmo che questa presenza continuasse ad esistere anche se richiede ancora uno sforzo economico che non tutti possono permettersi: l’Agesc, tramite i suoi rappresentanti a livello nazionale, ha rimarcato più volte che c’è uno squilibrio economico tra i genitori che scelgono la scuola statale e quelli che scelgono la paritaria (pubbliche ambedue) pur essendo i secondi cittadini che pagano le imposte come tutti gli altri. L’Agesc in una ricerca, ha evidenziato anche il fatto che a parità di condizioni economiche molti più genitori di quanti ora se lo possano permettere sceglierebbero per i propri figli la scuola paritaria.

Auspichiamo che la risorsa della scuola cattolica, anche attraverso questa Assemblea Sinodale, possa essere riconosciuta e valorizzata e che tutti i genitori che lo desiderano possano iscrivervi i loro figli. Auspichiamo anche che possano essere intraprese azioni che promuovano e sostengano la scuola cattolica paritaria della nostra Diocesi.

 

Associazione Madonna dell’Umiltà

Per quanto riguarda il cammino Diocesano dei prossimi anni più che dare indicazioni pratiche, rappresentando piccole realtà, darei alcuni suggerimenti per il “tono” da dare a qualsiasi attività liturgica, formativa, evangelizzatrice, sociale che verrà svolta nei prossimi anni.

Individuerei tre punti fondamentali:

  1. centralità Dio
  2. preghiera
  3. formazione

Centralità di Dio è indispensabile.

La fede non è un sentimento, ma una scelta della volontà. Io voglio credere e in quanto credo amo Dio e voglio fare la Sua volontà. Conoscere i dieci comandamenti e non mettere al primo posto Dio è come avere in mano le chiavi e la planimetria di una villa e abitare in un monolocale. I dieci comandamenti sono il “libretto di istruzioni” per amare Dio. Nella riforma della nostra vita credo sia necessario partire proprio da qui. Questo è fondamentale anche perchè sappiamo annunciare.

Premetto questa lunga citazione da «CRISTIANESIMO VISSUTO» di François-de-Sales Pollien, edizioni Kolbe, 2015. Disponibile presso Eremo di Minucciano (LU) essenziale per l’inquadramento del problema:

Tu sei fatto per Dio: se t’ha dato la vita, è per lui che te l’ha data. Perciò tutta la tua vita deve essere indirizzata a lui e alla sua gloria. Egli avrebbe potuto non crearti, ma creandoti, non poteva assegnarti altro scopo essenziale. Dico “essenziale”.

Non è essenziale che tu sia, ma dal momento che sei, è essenziale che tu sia per Dio. Anzitutto ti ha creato, senza esservi obbligato. Poi ti ha creato per la felicità, ed anche creandoti, non era obbligato a crearti così. Guarda un po’ se gli esseri al disotto di te, sono come te fatti per una felicità eterna.

In terzo luogo, ti ha creato per una felicità soprannaturale; ed anche creandoti per la felicità, non era obbligato a chiamarti ad una felicità infinitamente al disopra della tua natura. Ecco dunque il triplice amore di Dio, che per amore ti ha creato: ti ha creato.

La felicità! sai che cosa è?

Dio ti diede delle facoltà, che hanno delle attitudini e dei bisogni. Fintanto che il bisogno non è soddisfatto dalla presenza dell’oggetto che risponde alla tua inclinazione e alla tua facoltà, tu senti in te qualcosa d’incompleto; provi un vuoto ed un malessere, ti manca qualche cosa; e questa mancanza che senti, cagiona la sofferenza. Quando al contrario le tue facoltà, servendosi delle loro naturali inclinazioni, trovano l’oggetto che loro conviene, gli si uniscono, e quest’oggetto le riempie e le soddisfa; e questa pienezza per l’appunto è la felicità. Perciò la felicità è il riposo delle tue facoltà nell’oggetto che le soddisfa e le riempie. Tu sei fatto per essere riempito e contentato, e il tuo incoercibile bisogno di felicità te lo dice in un modo molto evidente. È la pienezza che ti occorre, la pienezza della vita. Non sarai mai contento, se non vivi che d’una vita solo per metà cristiana.

Di che cosa sono strumenti le creature? Della gloria di Dio prima di tutto; tale è la loro utilità essenziale. Tu pensi a te e a tutte le cose per te: non saprai una volta pensare a lui, e a te e a tutte le cose per lui?

Anche le cose soprannaturali, a quale stregua le giudichi? Vai dicendo: che bel discorso! Che bella cerimonia! Che buona Comunione! Perché? Perché tu ci hai provato una viva soddisfazione nella tua sensibilità. Il tuo piacere ti dà il valore perfino delle Comunioni che fai. Nella religione, quello che vedi di più elevato, è la tua salvezza. La tua salvezza, la tua suprema felicità, sei ancora tu, è ancora il tuo interesse.

Nella religione vedi un mezzo di salvezza, e questo è forse il più alto concetto che ne hai. Ma non arrivi fino a pensare che Dio ha dei diritti, per se stesso, perché è Dio e per la sola ragione che è Dio. Se non ci fosse di mezzo la tua salvezza, penseresti molto a Dio? Il punto culminante della tua religione consiste dunque nel veder te stesso per primo. Anche le tue idee sulla religione sono dunque completamente sbagliate. Credi in Dio? Chi dev’essere il primo, lui o tu? Ma insomma non bisogna più che io pensi alla mia salvezza? – Ah! certo, bisogna pensarci e non ci penserai mai abbastanza. Ma perché farla passare davanti alla gloria di Dio? Non è questo l’ordine. – Ma se io mi  salvo, glorifico Dio. – Per conto mio penso che sia vero il contrario: se tu glorifichi Dio, otterrai in compenso la salvezza, ma devi separare la gloria dalla tua salvezza, la al di sopra di essa; perché Dio dev’essere il primo e tu il secondo, perché i suoi diritti passano avanti alle tue speranze, perché lui è Dio e tu sei uomo.

Amare è voler bene. Se vuoi il bene di Dio, che è la sua gloria, tu ami Dio. Se vuoi il tuo bene, tu ami te stesso. Quando amerai il bene di Dio prima del tuo? il suo onore più della tua felicità? Sai che la carità è superiore alla speranza, e che, senza la carità la speranza non è nulla. La speranza è per te; la carità è per Dio”

Questa linea sarà specificata nei punti che seguono.

EVANGELIZZAZIONE

A)

Non si può evangelizzare senza iniziare a riformare se stessi. Quando evangelizziamo portiamo Dio innanzitutto attraverso i nostri gesti, i nostri comportamenti. Quanto detto al punto precedente riguardo alla centralità di Dio è indispensabile. La nuova evangelizzazione comincia nel confessionale. L’occasione del Giubileo è una grazia che non deve esser lasciata cadere. Bisogna riscoprire la forza evangelizzatrice del confessionale.

Non è testimonianza diretta ma in chi si confessa si riconoscono tre cose:

  • Mi considero umile peccatore, uomo che può sbagliare perché solo uomo e non superuomo!
  • Riconosco certi comportamenti come cattivi e quindi li giudico moralmente.
  • Mi abbandono alla misericordia di Dio. Testimonio che Gesù ci ha amati fino alla morte di Croce e la mia piccolezza è guarita dal Suo Sangue.

Può sembrare un fatto privato ma nella nostra esperienza è evidente che la confessione frequente anche se avviene nell’intimo del confessionale ha ricadute sociali perché la persona è trasformata. Un ambiente dove la maggior parte delle persone si confessa frequentemente è diverso da un ambiente dove non ci si confessa.

B)

Se uno agisce per gloria di Dio anche nelle occupazioni più umili già dà testimonianza. Non solo: la sua preoccupazione principale è l’evangelizzazione e sarà una preoccupazione disinteressata. Negli ambienti che frequenta saprà, anche con poche parole e argomentazioni, in modo spontaneo e disinteressato, condurre gli altri per “attrazione” a scoprire il Vangelo.

In ambienti “caldi” come scuola, cultura, politica vi sono già più insidie e due rischi:

  • Scendere a compromessi e “infiocchettare” il messaggio evangelico
  • Proporre sé stessi e non Dio

Nella evangelizzazione tramite azioni di apostolato più organizzate (come militanza in associazioni e movimenti, opere di carità, ecc…) vi è inoltre, ad ogni livello, l’insidia di quello che papa Francesco chiama la mondanità spirituale. Agire per soddisfazione personale, per gratificarsi e non per amore di Dio. Cercare consolazione nel fare apostolato non è fare apostolato!

Per questo, a mio parere, il presupposto della centralità di Dio deve essere essenziale e primo scopo della formazione dal catechismo dei fanciulli a ogni forma di catechesi.

C)

La preghiera.  Come possiamo mettere Dio per primo se non ci “intratteniamo” mai con Dio?

È essenziale iniziare la giornata meditando i misteri di Dio. La meditazione deve essere una pratica consigliata fin dal catechismo. Ad imitazione di Maria, che “meditava queste cose nel suo cuore”, il nostro apostolato ha come fondamento il “ruminare” i misteri applicandoli alle nostre scelte personali e al nostro operato nella famiglia, nella società civile e nella politica.

L’apostolato, per non essere mera ricerca di consolazione o mondanità spirituale, non è che il traboccare dell’amore che abbiamo per Dio sul nostro prossimo e questo amore si alimenta  attraverso la preghiera (Sul tema «L’anima di ogni apostolato» di Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard).

Anche la recita del Rosario quotidiano deve essere incoraggiata in quanto unisce contemplazione dei misteri e devozione mariana. Maria è esempio di apostolato: ha risposto sì alla chiamata e ha subito messo in atto l’amore (dall’Annunciazione si passa alla Visitazione)

Inoltre indirizzando ogni nostra azione a Dio preghiamo in ogni opera quotidiana. (Come «pregare sempre». Principi e pratica dell’unione con Dio, Plus Raoul S., SugarCo).

È con la preghiera che si progredisce nelle virtù. Questo è essenziale. Maldicenze, sensualità, scorrettezze, irascibilità, orgoglio non solo tengono lontani da Dio ma sono i peggiori nemici dell’evangelizzazione perché

1) ci limitano nei rapporti con gli altri e con Dio

2) diamo il cattivo esempio in un mondo dove non viene mai risparmiato il pettegolezzo e il disprezzo degli altri specialmente se credenti. Quando cadiamo non cadiamo mai solo come singoli ma cadiamo anche come cattolici, come “quelli che vanno a Messa”! Quindi: Se la diffidenza di noi stessi, la confidenza in Dio e l’esercizio in questo combattimento sono tanto necessari quanto fin qui si è dimostrato, soprattutto è necessaria l’orazione (che è la quarta cosa e la quarta arma proposte all’inizio), con la quale non solo possiamo conseguire da Dio Signore nostro le cose dette, ma ogni altro bene. Infatti l’orazione è strumento per ottenere tutte le grazie, che da quel fonte divino di bontà e di amore piovono sopra di noi.

Se te ne servirai bene, con l’orazione porrai la spada in mano a Dio perché combatta e vinca per te. E per servirtene bene, c’è bisogno che tu sia abituata o che ti sforzi di esserlo nelle seguenti cose. Nel nome del Signore comincerai a combattere con le armi della diffidenza di te stessa e della confidenza in Dio, con l’orazione e con l’esercizio chiamando a battaglia quel nemico e quella tua inclinazione che, secondo l’ordine suddetto, ti sei risoluta di vincere ora con la resistenza, ora con l’odio e ora con gli atti della virtù contraria ferendoli più e più volte a morte per far piacere al tuo Signore, che con tutta la chiesa trionfante sta a vedere il tuo combattimento ( IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI edizioni Amicizia Cristiana).

D)

Formazione

Mentre la centralità di Dio, il progresso nella virtù e la preghiera sono sempre imprescindibili per qualunque forma di evangelizzazione e di apostolato, in materia di formazione devono farsi delle distinzioni. È facile sul punto disperdere le forze.

Lo scopo non è formare dei “tuttologi”! È chiaro che ci deve essere un nucleo forte di cose su cui formarsi riguardo alla dottrina e alla spiritualità. Ma poi ci deve essere una specificazione a seconda dei doveri di stato e di apostolato del singolo fedele.

Il catechismo dei bambini e degli adulti deve essere impostato anche con valenza missionaria. Come abbiamo detto, l’anima dell’apostolato è l’amore che abbiamo per Dio. Quando il marito parla della moglie amata è lei al centro dei suoi discorsi e gli si illuminano gli occhi parlando di lei.

L’impostazione necessaria per cui cresca nei cristiani la consapevolezza che la missione non è un’appendice o una parte della vita cristiana né il compito di qualche specialista della pastorale ma di tutti i battezzati è appunto risvegliare l’amore per Dio attraverso la preghiera e la riforma di vita, ma anche attraverso un’adeguata formazione culturale.

E)

La fede cattolica è anche cultura.

Se un cattolico fa le stesse identiche cose delle altre persone non evangelizza. – La formazione base deve essere lo strumento per capire che essere cristiani comporta una determinata visione del mondo che va dal modo di vestirsi all’idea di Dio. Questo anche in contrapposizione a certe visioni del mondo di moda. Un cattolico sa che al centro della vita umana c’è Dio, che la persona è composta da anima e corpo. Non è accettabile perciò  nessuna visione del mondo che riduca tutto alla materia o ai rapporti economici né che prescinda dalla corporeità e dalle necessità materiali e che si basi tutto su quello che il singolo “pensa” o su il “mi piace”.

Attraverso mass media e la scuola vengono infatti proposti modelli di stampo marxista o libertario dove o viene spiegata qualsiasi necessità umana in termini economici o di profitto, oppure non si tiene conto della carità e del dono.

Contro questi modelli bisogna creare “ambienti” sani, diffondere la buona stampa, concentrarsi sulla preghiera condivisa (Rosario nei gruppi e nelle famiglie, Adorazione Eucaristica). Questa nuova sensibilità cattolica è incentivo diretto (tramite l’apostolato e il rendere ragione della fede) e indiretto (l’esempio) per la missione.

Soprattutto la formazione si deve incentrare su i Novissimi e sulla bellezza della vita cristiana. La vita conforme alle Beatitudini incomincia fin da ora su questa terra. Fare leggere I ritratti di santi di Antonio Sicari, Jaca Book.

– Ad un livello superiore vi deve essere una formazione diversificata a seconda dello stato della persona.

Per i sacerdoti è importante una formazione forte in ogni ambito, ma sicuramente su certi aspetti non saranno loro a dare il primo annuncio, ma chi è lontano troverà un laico e il laico dovrà essere preparato. Qui occorre impostare specialmente il catechismo per gli adulti in uscita.

Occorre fare una considerazione su un’insidia. Il cattolicesimo non è una gnosi. Il sapere non salva! Salva la fede. Un contadino del XIV secolo non studiava certo la Dottrina sociale della Chiesa o apologetica, ma conosceva i Misteri accettati per fede, e agiva con amore di Dio e del prossimo, facendo i suoi doveri di stato.

Così come i primi martiri amavano Gesù perché sapevano che era morto per loro e risorto. Oggi viviamo in una società dove c’è più interazione e comunicazione, quindi occorre di più rendere ragione della nostra fede ed è bene informarsi correttamente. Anche la nostra Diocesi dovrebbe perciò facilitare tale informazione, cercando anche di prevenire le insidie del mondo.

L’amore di Dio deve comunque essere al centro e più che sapere è necessario pregare e testimoniare con l’esempio di vita a seconda del proprio stato.

Le ideologie vanno avanti perché spinte da tendenze disordinate. Se il cattolico elimina tali tendenze disordinate dalla sua vita contribuisce ad eliminarle anche in chi gli sta intorno. Questa è la peggiore sconfitta che può subire un’ideologia.

La formazione, a mio parere, deve essere fatta in questa prospettiva: l’eliminazione delle tendenze disordinate. Se è solo una “registrazione” che il cattolicesimo è una cosa buona e che il mondo non è più cattolico non è formazione ma salotto. Non lo dico per polemica, anzi sono favorevole a fare un certo tipo di salotto: leggendo autori cattolici, vite dei santi, musica buona, guardando opere d’arte di epoche in cui si facevano per la gloria di Dio. Insomma ben venga anche il salotto purché si incentivi una sensibilità contraria alle tendenze disordinate che vanno molto di moda oggi anche negli atti del parlamento e nelle sentenze dei giudici.

Il catechismo per gli adulti dovrebbe essere su due piani: spiegazioni di elementi essenziali e formare la sensibilità con senso dato sopra. Poi dovrebbe avere una parte generale che certamente serve a tutti, una parte specifica simile a un “mandato” nel mondo professionale, culturale, politico dove il laico opera.

Un medico per esempio dovrà avere gli strumenti per declinare nella sua professione e nel suo ambiente la fede cristiana. Una persona che frequenta ambienti culturali (ricordiamo che la nostra Diocesi pullula di associazioni e iniziative culturali laiche in senso stretto se non laiciste) dovrà soprattutto approfondire la apologetica (molte volte ho visto cattolici piegare la testa quando si contesta che  la Chiesa avrebbe bruciato un numero di streghe pari al numero degli abitanti in Europa a quei tempi…).

Bisognerebbe dare un minimo di nozioni storiche agli insegnanti di religione e ai catechisti a supporto di dimenticanze, “falsi” o scorrettezze che si trovano talvolta anche in certi libri di testo scolastici. Libro base è “La formazione della Cristianità Occidentale” di Christopher Dawson, D’Ettoris editore.

Oggi viviamo in un mondo pieno di informazioni. Occorrerebbe nelle varie parrocchie segnalare siti internet sicuri da cui trarre le notizie.

– Ma oltre ai libri e a internet occorre considerare che la fede si trasmette.

Il mondo si allontana da Dio soprattutto perchè a certa gente non viene trasmessa la fede cattolica. Soprattutto non è stata trasmessa alla generazione dagli anni ottanta ad oggi. Non è la televisione o la scuola che danno la fede, anzi talvolta trasmettono una visione del mondo contraria.

Questo per dire che la prima evangelizzazione è in famiglia. Se i genitori non insegnamo a pregare ai figli, i figli non pregano. Se i genitori non mettono Dio al primo posto non lo faranno neppure i figli. La Nuova evangelizzazione parte quindi dalla famiglia. È una trasmissione “orale” ma soprattutto tramite azioni: certi gesti, certe rinunce, il modo di vestire, la modestia, il modo di parlare (su cui si sta poco attenti), la castità secondo il proprio stato, la mancanza di invidia, gelosia, maldicenze.

Poi occorre saper render ragione della fede: a questo soccorre la conoscenza delle Scritture e del Catechismo della Chiesa Cattolica. E talvolta anche un po’ di apologetica. La proposta è quindi di fare catechismo per gli adulti in vista dell’evangelizzazione nell’ambiente familiare, lavorativo e culturale in cui opera il laico.

Inoltre in alcuni casi fare gruppi più ristretti di specializzazione in apostolato riguardante la bioetica, la famiglia, l’apologetica, l’ambiente, il lavoro, la cultura, ecc… o secondo la missione specifica dei singoli: per marito e moglie, catechista, insegnante di religione.

Servirebbe anche formare alcuni sacerdoti e laici facendoli specializzare su certi argomenti e fare alcune catechesi mirate nei vari gruppi parrocchiali, movimenti, associazioni, professori di religione, parroci, ecc… Queste catechesi non devono essere meri incontri formativi, ma istruzioni “in uscita”, come detto soprattutto nel campo della sensibilità contro le tendenze disordinate.

Per inciso: la scristianizzazione della società è avvenuta attraverso le società di pensiero illuministe che agivano sulle élites, prima che con filosofie o ideologie, attraverso una sensibilità e delle tendenze favorevoli a tali filosofie e ideologie e sfavorevoli a una vita cristiana. Una volta entrate tendenze contrarie al cristianesimo, questo piano piano scompare dalla vita prima del singolo poi della società. Una volta condotte le élites a questo stato anche il popolo a poco a poco seguirà questa tendenza.

Consideriamo che a Pistoia vi sono molte iniziative culturali. Formare queste élites a una sensibilità cattolica e eliminando le tendenze disordinate, non accontentandosi di un’adesione nominale e “privata” al cattolicesimo, è essenziale per l’evangelizzazione nella Diocesi.

– Dare nozioni base, indicazioni su buona stampa.

– Soprattutto sarebbe bene formare i formatori con corsi più intensi.

DIREZIONE SPIRITUALE

Molte persone non hanno un direttore spirituale. Questo comporta la poca capacità e la  superficialità nel fare scelte di vita, una vita spirituale disordinata, il mancato progresso nelle virtù, lassismo o scrupoli eccessivi, confessioni prese come pretesto per confidenze e lamentele sugli altri e sul proprio stato.

Non può essere feconda una comunità dove la maggior parte delle persone si trova in questa condizione, specialmente in una società dove Dio viene messo alla porta.

La catechesi degli adulti è certamente necessaria ma rischia di essere vanificata se poi i laici vengono lasciati a se stessi. Il ruolo principale del sacerdote è la cura di anime.

VIRILITÀ E MATERNITÀ

Negli ultimi decenni c’è molta confusione sui ruoli di uomo e donna. Senza entrare in tante spiegazioni scientifiche penso che una corretta catechesi debba parlare anche di questo. L’uomo vive in società e una società è come un organo dove ognuno ha la sua funzione. La prima società è la famiglia ed elemento imprescindibile dei ruoli marito-moglie e genitori-figli è la differenza e complementarietà sessuale.

Certe ideologie hanno cercato di svuotare tali differenze creando un “senso di colpa” riguardo alla virilità, dal ‘68 che ha svalutato il ruolo del padre. Recuperare l’identità maschile e femminile è essenziale perché l’uomo non esiste in astratto, ma esiste come maschio o femmina. La differenza sessuale è il primo dato sociale, la società parte da lì.

La Dottrina sociale della Chiesa ha quindi come presupposto la differenza sessuale, il primo rapporto da regolare è quello fra uomo e donna.

Se un uomo non ha padronanza di sé, se una donna non ha desiderio di maternità come possiamo contrastare il dilagare della mentalità anticoncezionale e abortista? Se un uomo non ha virilità, disposizione al sacrificio, anche della vita, per la moglie e i figli, se la donna non accoglie, non custodisce, come possiamo contrastare la piaga del divorzio e della crisi della famiglia?

E cosa dire della corretta educazione dei figli? «La madre insegna a vivere; il padre insegna a morire, dopo aver dato uno scopo alla propria vita» Roberto Marchesini, Quello che gli uomini non dicono. La crisi della virilità (Sugarco, 2011, prefazione di Claudio Risè).

FORZA EVANGELIZZATRICE LITURGIA

È essenziale una maggiore cura liturgica, purificando certe tendenze purtroppo troppo diffuse, quali abusi liturgici, canti inadeguati alla preghiera liturgica, la mancanza di silenzio, la confusione durante lo scambio della pace o in altri momenti, talvolta la troppa centralità dell’uomo che offusca quella di Dio. Per mettere Dio al centro della nostra vita è indispensabile che sia chiara ed evidente (attraverso segni, gesti e immagini: indispensabili per la odierna civiltà piena di immagine e che riduce il ragionamento ad un tweet) la centralità di Dio nella Liturgia.

BAMBINI

Occorre inoltre che

  1. le scuole materne paritarie siano impostate su una visione cristiana
  2. creare “ambienti” sportivi, di insegnamento per i bambini che siano cattolici non solo di etichetta ma anche come stile di vita, visione del mondo proposta.

PRIORITÀ PASTORALE GIOVANILE

Si riscontrano: mancanza di vocazioni, difficoltà a fare elezione o comunque scelte anche definitive sbagliate o superficiali, abbandono della fede da parte di molti giovani, modelli sbagliati di morale soprattutto sessuale, visione sentimentalista della fede, attrazione verso spiritualità orientali e visioni del mondo ideologiche.

L’esperienza insegna che occorre dare sfogo alla molteplicità di sensibilità, appoggiandosi a gruppi e movimenti che con i loro carismi sappiano coltivare la fede nei giovani. Vale comunque quanto detto a proposito della sensibilità cattolica in contrapposizione alle tendenze disordinate del mondo.

Il divertimento e le esperienze culturali devono comunque essere impostate non come se si fosse in qualsiasi circolo ricreativo, ma per mettere al centro Dio e fare la Sua volontà.

Suggeriamo una maggiore libertà di movimento per il laicato. Crediamo importante che le varie iniziative di movimenti, gruppi e associazioni si sviluppino anche al di là dei confini parrocchiali. Per questo è necessario formare i formatori.

Il fiorire di movimenti e gruppi sono una fonte di vocazioni, però adesso realisticamente il clero, ridotto numericamente dovrà concentrarsi soprattutto sulla cura di anime, elemento essenziale per non cadere nella “mondanità spirituale”.

Spiegandoci meglio: non bisogna aver paura di lasciare le iniziative dei giovani un po’ a se stesse (cosa realistica oggi dati i numeri) se come contrappeso c’è da una parte una forte direzione spirituale dei singoli e una sorveglianza riguardo al fatto che al centro della vita del gruppo o movimento ci sia sempre la preghiera, dall’altra dei laici formatori che abbiano una forte sensibilità cattolica non solo nella visione del mondo e di Dio ma anche nelle tendenze.

Penso che la struttura migliore delle iniziative di pastorali giovanili sia quella a livello diocesano e non parrocchiale, basato più sui carismi e inclinazioni operative. Non entro nel merito delle possibili forme di collaborazione fra responsabile della pastorale e parrocchia, dicendo solo che, secondo il mio parere, deve essere caratterizzata dalla massima elasticità, anche se con alcune regole fisse (se un gruppo o movimento ha la maggiore attività in una parrocchia è scorretto che poi non si interessi della vita parrocchiale e delle varie necessità).

Occorre che la Diocesi organizzi periodicamente un corso di Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio con il metodo del padre Francesco Da Paola Vallet, “mese ignaziano” condensato in cinque giorni quindi possibile da fare per i laici e improntato sull’elezione.

LAICI NEL MONDO

A vivere come si pensa si finisce per pensare come si è vissuto” (Paul Bourget Il demone meridiano, Salani Editori, Firenze 1956). Questo vale in ogni ambiente, nella famiglia, nella cultura, nella vita politica. Inoltre il cattolico che mette in atto certi comportamenti in contrasto con la Dottrina sociale della Chiesa inganna le persone semplici sulla fede, così come se un cattolico pubblicamente scandalizza crea danno alla Chiesa.

Elemento indispensabili perché la società sia conforme a Cristo è che ci siano cristiani. Rimando perciò a quanto detto a proposito dell’evangelizzazione: centralità di Dio, preghiera, formazione sono elementi indispensabili. Da un lato occorre una direzione spirituale in modo che il laico faccia scelte conformi alla propria chiamata, faccia insomma la volontà di Dio. Non ci deve essere timidezza nel dire no al mondo e sì a Dio. Per questo occorre la preghiera e una formazione modulata a seconda dell’ambiente e della professione del laico.

Una ulteriore forza sono gli ambienti creati dai movimenti, gruppi e associazioni che sostengono il laico, che non deve mai sentirsi isolato!, nella testimonianza quotidiana oppure anche nell’attività politica e culturale.

La missione politica in particolare non deve mai essere scissa dall’ordinare le cose temporali secondo Dio, anzi è un’occasione importante per contrastare le tendenze disordinate. Ancora più importante è partecipare alla vita culturale della città, ovviamente con prudenza e discernimento riguardo agli ambienti da frequentare.

Oltre a quanto si può fare seguendo la propria vocazione vi è l’apostolato formativo e culturale che deve essere sostenuto dalle parrocchie, in quanto da una parte le iniziative possono avere risonanza sociale, dall’altra ha valenza di primo annuncio o prima formazione, ovviamente deve esserci sempre modo che da una conferenza vengano fuori nuove persone che non siano solo contatti email, ma cattolici da formare o dubbiosi da consigliare. Occorre la promozione di conferenze sulla Dottrina sociale della Chiesa soprattutto sessualità, bioetica, famiglia, principio di sussidiarietà, rispetto della vita umana attraverso il rifiuto dell’aborto, droga, ideologia gender, divorzio e fecondazione artificiale.

Attraverso i canali parrocchiali e i media diffondere buona stampa. Cercare di formare persone che nel loro ambito di competenza intervengano nel dibattito culturale e politico cittadino.

LAICI NELLE PARROCCHIE

– Mi sembra punto fondamentale permettere al parroco di fare il curatore di anime e di lasciare ai laici le parti più tecniche della gestione della parrocchia. La tendenza materna delle donne potrà sicuramente aiutare nella parte di accoglienza e di primo ascolto, così come nel rispetto della chiesa come casa di Dio e quindi luogo di bellezza.

Punterei molto sulla “fantasia” di gruppi e movimenti nella gestione di aspetti ricreativi, formativi e culturali. In questo campo il sacerdote dovrebbe semplicemente sorvegliare.

– Le parrocchie devono essere ripensate soprattutto avendo come primo obiettivo la cura delle anime. Sia come numero sia come struttura il parroco deve trovarsi nella possibilità di aver più tempo possibile per confessare e per la direzione spirituale dei fedeli.

– Starei attento al discorso della riduzione di un presbitero per comunità. Mi domando, proprio in vista della promozione della direzione spirituale, sarebbe meglio che un sacerdote si interessasse di più alla liturgia, alla formazione e alla sorveglianza delle attività parrocchiali e uno invece più alla parte spirituale? Penso che il Vescovo dovrebbe giudicare caso per caso se alcune comunità possono avere due sacerdoti e non dare regole assolute.

– In ogni caso ridurrei al minimo la presenza dei laici nella cura della liturgia e nell’amministrazione dei sacramenti. La missione del laico è quella del punto precedente. Far gestire in uscita aspetti ricreativi e culturali ai laici restituirebbe molto tempo ai sacerdoti e diaconi. Una corretta direzione spirituale nel lungo periodo sarà fonte di vocazioni.




ASSEMBLEA SINODALE: LA SINTESI DEGLI INTERVENTI

Pubblichiamo di seguito il verbale con la sintesi degli interventi pronunciati in occasione dell’Assemblea Sinodale Diocesana il 20 novembre u.s.

1. Luca Gaggioli : avrei scelto di parlare dell’omelia perché l’Evangelii Gaudium mette ci fa riflettere su questo. L’omelia è un’occasione sprecata dalla Chiesa che in realtà è una risorsa specifica dei cattolici. Non è sfruttata a pieno. È necessario allargare ai laici la preparazione. I laici vengono tagliati fuori dalla preparazione dell’omelia. L’Omelia deve avere la capacità di nutrire la vita del Vangelo. I laici vanno valorizzati e non sprecati.

2. Vannocci: due giorni di comunione della parola. La mia riflessione è che noi laici spesso siamo molto bassi come voglia di fare: ci limitiamo solo ad ascoltare la messa e a tornare nelle nostre case. Dicono che la Chiesa sia vecchia, ma la Chiesa ha calato degli assi importanti, anche nel nostro tempo ci sono santi eccezionali che sono d’esempio per tutti noi. Sono diventati santi nonostante la società. La Chiesa siamo noi quindi diamoci una smossa.

3. Sabrina Visconti: non è stato esposto il contenuto del mio gruppo, il primato dello Spirito. Occorre fare ritorno ai sacramenti, alla preghiera e alla Parola. Le persone non vengono in Chiesa perché non si sentono accolti, ma giudicati. In questa assemblea sinodale mi è sembrato di essere in una chiesa luterana: non abbiamo parlato della Madonna, dei Santi e del Vangelo. La formazione è campo dei presbiteri, non si possono ridurre messe e confessioni. Non abbiamo parlato della Madonna e di Dio e questo è grave.

4. Federica Remersa: i gruppi di Ascolto della parola devono trasformarsi anche in gruppi di annuncio. Dobbiamo essere evangelizzatori attenti. Potenziare l’adorazione eucaristica, creare seminari di vita interiore. Si propone il metodo delle cellule parrocchiali per evangelizzazione.

5. Don Andrea Mati: Occorre pensare una pastorale non tanto dell’organizzazione, ma della relazione. Il catechista conosce la vita dei ragazzi, il sacerdote conosce le persone. I gruppi di ascolto della Parola permettono di costruire relazioni. C’è smarrimento per i numeri e la carenza dei sacerdoti: Gesù è grande e dobbiamo essere gioiosi e fiduciosi per arrivare a soluzioni nuove. Una soluzione è eliminare i “parrococentrismo”. A me piacerebbe avere in parrocchia un laico che ha interesse su un ambito pastorale e che proponga cosa fare e come.

6. Drovandi: è necessario, alla luce dei fatti di cronaca internazionale, intraprendere in diocesi un percorso di dialogo con la comunità islamica per non cadere nella xenofobia e nel razzismo. Non induriamo il nostro cuore.

7. Agresti: È giusto approfondire il fatto che i giovani devono conoscere Gesù. Le parrocchie devono essere attinenti ai tempi per aiutare i giovani. Importanti sono le associazioni e movimenti. Il giovane deve essere stimolato. Bisogna riscoprire il valore dell’amicizia e la pedagogia, favorire gli incontri e le assemblee.

8. Don Fulvio Baldi: parrocchie e vita ecclesiale. Non è più prorogabile una riorganizzazione diocesana nel territorio. A nostro avviso è bene ridurre le realtà parrocchiali per omogenizzare il territorio e per dare possibilità alle persone avere il parroco. Le parrocchie in alleanza sono essenziali. Dobbiamo lavorare ad un progetto piu condiviso. Il cambiamento non è questione di burocrazia ma deve rispondere ai segni dei tempi e ammetere che i parroci sono oberati. È tempo di scelte, tempo di osare e sperimentare.

9. Don Luciano Tempestini: dobbiamo imparare tutti a saper coniugare la lettura dei segni dei tempi con una attenta lettura della storia. È cosa impegnativa e faticosa. La volontà di cambiamento c’è sempre, però abbiamo bisogno di riprendere lo studio delle cose. Occorre che il presbiterio si ricostruisca, approfondendo, riflettendo e ripensando alle strutture della Chiesa.

10. Raffaello Pratesi: Tra i vari interventi uno sollecitava a superare il consiglio Presbiterale con la partecipazione di tutti i preti. Il mio intervento è questo: si parla sempre di formazione dei laici. Chi forma alla politica? Politica come forma di carità? Nessuno forma alla politica, siamo un pò mancanti. È necessario non confondere i ruoli tra diacono, preti e laici, ognuno ha il suo ruolo.

11. Ugo de Marco: ribadisco un concetto importante, sottolineato anche dal Santo Padre. La missionarietà nel pratico consiste nell’andare fuori dalla Chiesa, bisogna andare incontro, emergere e non aspettare che entrino in Chiesa. Il nostro ruolo è essere testimoni concreti. Dobbiamo facilitare lo spirito di associazionismo.

12. Nelvio Catania: i giovani non sono vuoti, ma sono già pieni da questo nuovo monoteismo che è il sistema economico. Dobbiamo essere più vicini, disposti a perdere il nostro tempo e I nostri soldi per portare avanti la nostra testimonianza. La preghiera personale è importantissima, ma è diversa da quella pubblica e in quella pubblica non c’è niente da inventare. Il catechista è quello che accompagna la vita dei ragazzi. Dobbiamo avere il coraggio di formare sempre ad ogni età.

13. Giuseppe Totaro: Bisogna considerare il nuovo ambiente mediatico come ambiente di evangelizzazione. Il crescente uso dei social network è un’occasione straordinaria per trovare il senso di un cammino comune usando strumenti di comunicazione di massa, soprattutto per stare vicino ai giovani. Questi mezzi consentono un’informazione circolare e dinamica.

14. Fabbri: L’avvento del digitale ha cambiato l’uomo. Siamo rimasti indietro e dobbiamo adeguarci per essere vicino ai giovani. Annunciare anche attraverso i media e i social. Potenziare i laici sui temi della cultura e della comunicazione di massa.

15. Alessandro Paci. La società cambia velocemente con molteplicità e allora quale Chiesa in uscita? Quale evangelizzazione? Dobbiamo riflettere dove si è sbagliato. Educare vuol dire considerare la globalità della persona. Don Milani è un esempio di come si deve essere educatore e missionario.

16. Don Cristiano d’Angelo: una delle vie dell’evangelizzazione è riscoprire la povertà. Povertà anche spirituale e capacità di volersi bene e ascoltarsi l’uno l’altro. La pastorale va condivisa tra presbiteri e i laici. Occorre reciprocità e collaborazione. Il Vangelo ha una potenza immensa: dobbiamo essere fiduciosi.

17. Guerrini: in questa assemblea sinodale viene fuori che il cambiamento richiesto è grande. Incontrare è importante in tutte le sue forme e si unisce alla sfida delle parrocchie che collaborano. Ci sono difetti nella Chiesa e il più grosso è quello di ridurre il Vangelo ad apatia.

18. Don Diego Pancaldo: si parla di autoreferenzialità per i movimenti. Vale davvero per i movimenti? È un rischio solo per i movimenti? In realtà è necessario dar voce a tutti per una Chiesa in armonia.

19. Burchietti: Come neocatecumenali siamo disponibili ad impegnarci per la catechesi degli adulti. Siamo disponibili anche per le missioni popolari. Vogliamo mantenere l’impegno durante la Pasqua degli annunci del Vangelo nelle piazze. Ci sono pregiudizi tra noi e talvolta diventano contrapposizione. Dobbiamo pregare per l’unità della Chiesa.

20. Cioni: si sente parlare poco della centralità di Dio. Invece la sua centralità deve ispirare tutto. La spiritualità deve guidare le scelte di vita. Occorre mettere al centro la preghiera e uscire fuori.

21. Don Marius Vorga: se non celebriamo l’eucarestia non abbiamo i giovani. Il seminario per me è molto importante.

22. Laura Pozzi: adorazione eucaristica è missionarietà e intercessione. Non è un intimistico ripiegamento. Il mondo ha bisogno di una preghiera che è intercessione. L’adorazione eucaristica ha anche un carattere unificante per la Chiesa pistoiese.

23. Don Alessandro Carmignani: il vescovo deve far sintesi, non per fare scelte, ma per fare comunione e aprirsi. La Chiesa di Pistoia è ricca anche nelle periferie. Attenzione sulla sinodalità come ci dice il Papa. Siamo devoti su tutto meno che su Cristo. I gesti non corrispondono alle parole. Troppa centralità. Attendiamo con ansia la sintesi.

24. Bellezza: la gioia, dell’ascolto e della partecipazione. In questi due giorni ci siamo amati non sopportati. È un’esperienza che dobbiamo fare tutti gli anni. L’amore e la gioia sono contagiose. Gioia sempre.

25. Spano: mi chiedo quale formazione, di che tipo va fatta? Da chi?

26. Don Giordano Favillini: c’è un attesa di senso nei confronti dei giovani. Credo che come Chiesa di Pistoia dobbiamo essere più missionari.

Vescovo: non ci sono conclusioni. Avviamo dei processi e dei dinamismi. Siamo comunità e dobbiamo ricordare due sacerdoti in ospedale. È poi morto da poco il padre del mio segretario don Gildas. A loro rivolgiamo una preghiera.

Rallegriamoci. Ascoltiamoci. Accolgo quello che è stato detto e lo spirito con il quale è stato detto e con cui sono stati affrontati questi due giorni. Ci dobbiamo mantenere umili e poveri per essere un segno. Camminiamo insieme.




ASSEMBLEA SINODALE DIOCESANA: COM’È ANDATA? #2

Pubblichiamo volentieri altre testimonianza dei delegati presenti all’Assemblea Sinodale Diocesana.

Rosita Scalise
Parrocchia di San Pietro in Vincio

Quali impressioni dopo l’assemblea?

L’esperienza dell’Assemblea Sinodale è stata per me una vera novità, non avendo mai partecipato ad alcuna assemblea negli anni precedenti direi che è andata bene. Abbiamo avuto modo di confrontarci e di fermarci a riflettere sulla nostra posizione nella Chiesa.

A quale gruppo di lavoro appartenevi? In generale quali aspetti positivi e quali difficoltà hai registrato?

Appartenevo al gruppo C: la riforma e il ruolo dei presbiteri, diaconi e ministri nella Chiesa.
Tra gli aspetti positivi ho notato che nella Chiesa c’è la voglia di cambiare e di essere servi di Dio fra la gente. Un aspetto negativo purtroppo, è che sono emerse anche tante difficoltà, tanti problemi che spesso non sappiamo come affrontare.

Che cosa è emerso di significativo?

Nel nostro gruppo è emersa, intanto, la possibilità di alleggerire il ruolo dei sacerdoti, liberandoli da compiti amministrativi perché possano riacquistare il contatto umano con i fedeli, con le persone che frequentano la Chiesa e cercare coloro che non la frequentano.
La mensa Eucaristica della Domenica è un’occasione importante per incontrare Cristo tra i fratelli e permettere l’incontro del pastore con i fratelli. Poiché il Verbo si è fatto carne siamo giunti alla conclusione che l’omelia di un sacerdote non deve essere solo fondata sulla storia, ma attualizzata nella vita quotidiana delle persone proprio perché Gesù si è fatto uomo.

Che futuro avete intravisto per la Diocesi?

Sicuramente la Chiesa e la Diocesi stanno cercando di essere serve di Cristo, di quel Cristo che nell’eucarestia è pane spezzato per tutti e in cui, come dice San Paolo, anche se in molti siamo un solo corpo: “la Chiesa”.

Luca Biagini
Parrocchia SS. Annunziata (Pistoia)

Un ringraziamento particolare a Don Cristiano D’Angelo e alla sua equipe per essere riuscito a sintetizzare le proposte pervenute da tutte le realtà impegnate nell’Assemblea Sinodale.
L’impressione ricevuta prima dei lavori da parte dei presbiteri è stata quella di una pacata indifferenza, come se un evento del genere non avrebbe comunque cambiato niente.

Durante i lavori, invece, sono emerse criticità non di poco conto che evidenziano una divisione all’interno della chiesa pistoiese, dove però si sente l’esigenza di maggiore scambi di informazione e di collaborazione. Ho fatto parte, come moderatore, della commissione C, proprio quella riguardava la figura dei presbiteri e dei diaconi ed è emerso in più argomenti la necessità di maggiore formazione sia teologica, sociale che comunicativa.

Per quanto riguarda invece la presenza laicale si è notato molto entusiasmo e partecipazione critica propositiva, lo si nota anche dalle riflessioni emerse dai documenti pervenuti prima dell’Assemblea Sinodale, e confermati anche durante i lavori con la richiesta di formazione e cambiamenti.

Per gli interventi della fase finale, molto apprezzabili sono stati:
1. quello di una ragazza del gruppo SCOUT di Quarrata che ha chiesto una maggiore consapevolezza delle nuove realtà giovanili legate sempre più ad una società multietnica, puntando l’attenzione sull’importanza delle diversità nell’unità e con la priorità di una sensibilizzazione ecumenica;
2. l’intervento di un giovane della Parrocchia di Gello, che ha invitato a riflettere sulla parola “formazione”, emersa da tutte le commissioni di lavoro, lasciandoci però con una domanda specifica: da chi e come sarà fatta la formazione?
3. Interessante anche l’intervento dell’Avv. Totaro sui nuovi mezzi di comunicazione, effettivamente poco utilizzati, ma da conoscere necessariamente per entrare in sintonia con l’universo giovanile.

Ho notato personalmente la carenza dei Giovani all’Assemblea Sinodale, e qui mi voglio rifare alla lettura dell’ultima sera dell’Assemblea, quella del “buon seminatore”.
Molto probabilmente i nostri genitori sono stati dei buoni seminatori. Una dimostrazione è la nostra presenza all’Assemblea. Siamo noi, che purtroppo, non siamo stati buoni seminatori, perché se lo fossimo stati la presenza giovanile all’interno dell’Assemblea sarebbe stata molto più numerosa.
Vorrei fare allora un appello a quanti erano presenti. Nella nostra mano abbiamo dei semi ancora da gettare nel terreno chi più chi meno a seconda dell’età, facciamo sì che i semi rimasti siano gettati nel terreno buono affinchè nella prossima Assemblea Sinodale il frutto sia una maggiore partecipazione giovanile per poter tracciare un futuro che riguardi davvero loro. Certo non lo dico per me, ma per il futuro dei nostri figli o nipoti.

Per quanto riguarda la formazione suggerirei il coinvolgimento di un gruppo di persone (religiosi e laici) esterne da Pistoia, che non siano coinvolte emotivamente, che si occupano della formazione in ogni sua direzione e con il loro aiuto si riesca a recuperare tutte le risorse (Preti, Diaconi e Laici) in campo per raggiungere gli equilibri necessari per affrontare quei cambiamenti/opportunità che la società ci impone e che in questo momento non siamo in grado di accettare, per poi riuscire a svolgere quanto Sua Eccellenza proporrà il 10 di gennaio 2016.

Emanuele Nanni
Catechista della Parrocchia di San Sebastiano al Bottegone

Com’è andata?
L’esperienza dell’Assemblea Sinodale Diocesana è stata ottima perché ho potuto vedere una diocesi viva e tantissime persone che danno il loro impegno per portare e diffondere il messaggio di Gesù Cristo. Vedere così tanti cristiani riuniti insieme ti fa capire quanto sia importante avere una fede e questo ti rassicura perché siamo sempre più immersi tra persone che si ritengono cristiane soltanto perché hanno ricevuto i sacramenti da piccoli, ma che in realtà vivono distaccate dalla fede e soffocate dalla pigrizia, al punto da prendere enormi distanze tra loro e la Chiesa, definendola un posto che non gli appartiene.

A quale gruppo di lavoro appartenevi? In generale quali aspetti positivi e quali difficoltà hai registrato?

Io ho fatto parte del gruppo numero 5, quello legato alle parrocchie e alla vita ecclesiale. Nel gruppo ognuno di noi ha esposto il proprio pensiero sulla vita parrocchiale e, grazie anche al contributo di alcuni parroci presenti, siamo arrivati a dare delle proposte per camminare con serenità nella varie comunità parrocchiali insieme ai parroci. Il forte calo di sacerdoti all’interno della Diocesi ha costretto sempre più ad affidare diverse parrocchie a un solo parroco secondo del numero di abitanti. In alcuni casi questo porta svantaggio alle realtà parrocchiali perché il parroco è presente solo per le celebrazioni e assente nello sviluppo di un cammino all’interno di una parrocchia e nelle varie decisioni. Questo problema è dovuto anche alla distanza che esiste tra le parrocchie, per cui un parroco, a maggior ragione, è costretto a non poterci mettere lo stesso impegno rispetto a quelle che gli sono state affidate. Quindi è stato chiesto di cercare, se possibile, di dare a un parroco il controllo di chiese molto vicine, in modo da gestirle con maggior facilità.

Queste considerazioni rientrano nel pensiero comune elaborato dai vari micro-gruppi, cioè quello delle parrocchie in alleanza. L’unione, quindi dei parroci che loro per primi devono essere in sintonia e in amicizia, concordando percorsi pastorali comuni. L’alleanza, in primo luogo, deve partire da loro e poi dare le indicazioni ai vari gruppi di laici per collaborare tra loro, quindi cercare di non chiudersi nella propria realtà parrocchiale, ma aprirsi perchè è solo con l’unione che possiamo vivere il vero messaggio di fratellanza di nostro Signore Gesù. Per concludere penso che questo cammino insieme al Vescovo sia importantissimo, perché la condivisione di idee e sapere che esistono molte realtà con i tuoi stessi problemi, ti fa andare avanti cercando di dare il tuo meglio, guidato soprattutto dallo Spirito Santo dentro ognuno di noi.

Vania Pratesi
Presidente Centro Famiglia S. Anna

Può raccontare le sue impressioni?

È stato un evento bellissimo in cui si è sentita la partecipazione di tutti e la presenza di un popolo di Dio desideroso di incontrarsi e restituire in questo modo tutto ciò che il Signore ha donato a ciascuno di noi.

Quali sono stati gli aspetti positivi e, se ce ne sono stati, quelli negativi?

La parte secondo me non proprio eccellente è stata la negatività sull‘impegno dei sacerdoti riferita nella relazione sui presbiteri. Non sono assolutamente d‘accordo: il seminario e i sacerdoti hanno avuto e hanno guide degne del massimo rispetto.

 




ASSEMBLEA SINODALE DIOCESANA: COM’È ANDATA? #1

Dopo le due intense giornate dell’Assemblea Sinodale Diocesana in San Francesco abbiamo raccolto alcune testimonianze dei delegati presenti all’appuntamento.

Quali sono le tue impressioni sull’Assemblea sinodale?
L’Assemblea sinodale presenta luci e ombre che rispecchiano la differenza di sensibilità e di approcci presenti all’interno della nostra Chiesa, ma apre delle possibilità. Sicuramente quella di confrontarsi con altre realtà. Tutto si è svolto benissimo, tutti si sono messi in ascolto del prossimo e questo ha generato un clima di fraternità.

A quale gruppo di lavoro appartenevi?
Qualche giorno fa scaricando la posta balzò agli occhi l’Instrumentum laboris; in una nota all’interno c’era scritto: “Serve per prepararsi a casa prima dell’assemblea sinodale, e poi come punto di partenza dei lavori di gruppo durante l’assemblea” Ho subito pensato che il mio gruppo ideale per il mio passato, per le mie attitudini fosse “L’evangelizzazione e l’iniziazione cristiana”. Quando sono arrivata a registrarmi c’era posto in tre gruppi ed io ho scelto “Le parrocchie e la vita ecclesiale”. Guidati da Renata abbiamo tratto una conclusione che ci ha trovati unanime: le parrocchie devono essere missionarie.

Quali sono stati gli aspetti positivi e, se ne hai notati, quelli negativi?
Sicuramente uno degli aspetti negativi è stato il tempo, troppo poco per analizzare tutti i quesiti che abbiamo e inoltre trovare una sintesi in grado di unire tutte le voci. Uno degli aspetti positivi è la possibilità di far sentire la propria voce, il proprio modo di essere Chiesa. Un confronto faccia a faccia, una discussione da non temere per il bene della nostra Chiesa.

Quale futuro sta cercando la Diocesi?
Sicuramente il dopo assemblea sarà il momento più difficile, il Vescovo e i parroci dovranno delineare una strada nel cammino della fede e noi laici dovremo cercare di seguirla. Dobbiamo avere chiaro la parte progettuale per portare avanti le proposte che abbiamo formulato, rimanendo in ascolto della Comunità e collaborando.

Monia Leone
Parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù a Mastromarco

Quali sono le sue impressioni?
Per me è stata una bella esperienza, un piccolo passo per camminare insieme.

A suo avviso qual è il futuro che la Diocesi sta cercando?
Nel mio gruppo di lavoro (solidarietà, stili di vita, attenzione ai poveri) è emersa più volte la necessità di rinnovare la catechesi e di promuovere la carità. Nello specifico è stato evidenziato il desiderio di valorizzare e pubblicizzare le iniziative presenti, oltre a scuotere le parrocchie sulla parola carità.

Elena Galardini
Parrocchia di Stazione di Montale

Quali sono le sue impressioni?
Amando più “il fare”…che “il dire”, ho fatto una vera forzatura al mio carattere per seguire da vicino i mutamenti inevitabili che dovranno a mio avviso attraversare tutte le Diocesi, non solo quella di Pistoia. Il mondo Cattolico sta indubbiamente vivendo un periodo di forte crisi, solo in parte mitigata dall’avvento di Papa Francesco.

Per riprendere quindi la sua prima domanda, direi che lo scetticismo con cui mi sono avvicinato all’Assemblea si è presto dissolto, avendo notato, oltre alla buona organizzazione (non è facile coordinare più di 400 persone ), anche una partecipazione sincera e una vera voglia di cambiamenti, pur sapendo che sarebbero emerse solo delle indicazioni.

A quale gruppo apparteneva?
Appartenevo al gruppo “la solidarietà, gli stili di vita, l’attenzione ai poveri”.
Ho scelto questo gruppo perché avendo svolto attività di volontario presso la Mensa “Don Siro” della Caritas e attualmente presso la Misericordia di Casalguidi (amministrazione), ritenevo aver più argomenti di discussione.

Che cosa le è piaciuto di più? Ha notato anche qualche aspetto negativo?
In un’Assemblea come questa non ci possono essere aspetti “negativi”; ognuno ha portato avanti le proprie idee, le proprie sensazioni, che ovviamente possono essere condivise o meno, ma mai etichettate come negative.
Volendo sintetizzare riterrei quindi che il “positivo” a mio avviso é stata proprio la voglia di rimettersi e rimettere tutto in discussione, di trovare forme che avvicinino, e non facciano “fuggire”, i giovani (e non solo) dalle parrocchie.

Qual è il futuro che la Diocesi sta cercando?
In tutti i gruppi è emersa la necessità di “formazione”. Formazione che però –aggiungo-, va fatta a 360° (dai presbiteri, ai catechisti, alle famiglie…). Sono stati evidenziate anche altre esigenze: bisogna liberare i parroci da molte incombenze lasciando loro più spazio al dialogo; occorre avere attenzione alle nuove tecnologie di socializzazione (internet, ecc..); avere attenzione anche ai migranti, ai loro stili di vita, alle loro abitudini anche religiose. Al lato pratico, si prevede inevitabilmente, data la scarsità di sacerdoti, l’accorpamento di varie Parrocchie (specie le più piccole). Occorre poi, riportare la famiglia al centro della scena.
Questi sono i punti che maggiormente mi hanno colpito.
Individuare ora quale sarà esattamente il futuro che nostra Diocesi sta cercando appare molto difficile; direi che sarà modellato strada facendo, via via che alcuni cambiamenti saranno portati avanti. Ovviamente il tutto è ora nelle mani di S.E. il Vescovo Tardelli, che sicuramente terrà conto di quanto emerso dall’Assemblea nella stesura della Lettera Pastorale di inizio 2016 .

FP (Parrocchia di Casalguidi)

Come è andata quali sono le sue impressioni?
L’assemblea è stata, a mio parere, molto gradita dai partecipanti, che infatti hanno risposto molto positivamente alla chiamata del Vescovo, come è confermato anche dalla presenza di tutti i delegati (o almeno della gran parte di essi) ad entrambe le giornate, nonché dal numero di interventi liberi nell’assemblea del venerdì.

A quale gruppo apparteneva?
Al gruppo F (stili di vita)

Quali sono stati gli aspetti positivi e negativi?
Ho trovato estremamente positiva la giornata del giovedì con i lavori di gruppo. Il numero limitato dei partecipanti a ciascun gruppo ha portato ad un vero e costruttivo scambio di idee, che spero di essere riuscito a riportare (con l’aiuto della verbalizzante) nella sintesi.
Per quanto riguarda il venerdì, capisco l’esigenza di dare voce a tutti, ma così facendo la seconda parte della giornata, ovvero gli interventi liberi sono risultati troppo disomogenei; andrebbe forse ‘studiata’ una modalità di prefiltraggio degli stessi.
Inoltre, data per scontata la generale ottima riuscita e quindi la considerazione di riproporre la stessa, quanto meno al termine del periodo del prossimo programma diocesano, valuterei di concentrare tutto in un’unica giornata, con i lavori di gruppo la mattina, la sospensione per permettere alla commissione di sintetizzare i contributi e l’assemblea nel tardo pomeriggio, come questa volta.

Cosa è emerso? Qual è il futuro che la Diocesi sta cercando?
È emersa la volontà, comune al messaggio del Papa, di dare maggior ‘voce’ alla base della Chiesa pistoiese, la quale, visto il citato responso, sembra particolarmente sensibile alle sollecitazioni che le arrivano.

Massimo Chiossi
Responsabile Civile per i diritti della Famiglia del Centro Famiglia S.Anna

Com’è andata?
Qualcuno diceva “comunque vada è un successo” ed effettivamente è stato così!
Dal punto di vista organizzativo è andato tutto molto bene in considerazione dell’elevato numero dei delegati e per il modo con cui si è costituita la comunità in Assemblea Sinodale intorno al Vescovo, a partire dall’accoglienza in Segreteria fino al termine del Dibattito.
Vorrei premettere che l’Assemblea è stata preceduta da un lavoro preparatorio nelle parrocchie, sia con la stesura di un documento, sia con la scelta delle persone delegate. E tale scelta ha provocato qualche moto di invidia da parte di qualche parrocchiano. Con questo vorrei sottolineare che l’attesa da parte dei delegati era carica di aspettative. E secondo me, buona parte delle aspettative sono state chiaramente esplicitate.
Ne accenno brevemente una e cioè la carenza di formazione, con tutte le problematiche conseguenti.
Si è parlato tanto di questo aspetto, ma a mio avviso quello che manca veramente è la carenza di “carisma”. Abbiamo dei pastori e tanti cristiani “tiepidi”. E tanti “tiepidi” non riscaldano né la pecora nel recinto, né le novantanove disperse. Non voglio dire che non si debba andare a cercare le pecore disperse, ma vorrei che si scaldassero anche le pecore nel recinto per andare insieme a ricercare la altre.

Che cosa le è piaciuto di più? Ha notato anche qualche aspetto negativo?
Nel dibattito ho collaborato al gruppo “I laici nella chiesa e nel mondo”. Collaborare con delegati di altre parrocchie, che evidenziano problemi diversi o che danno soluzioni a problemi presenti anche nella tua parrocchia, aiuta a crescere. In teoria si potrebbero ipotizzare anche delle sinergie fra le parrocchie.

Forse le sintesi finali presentate all’Assemblea non riportavano tutti i suggerimenti e le proposte avanzate, anche se in parte sono state integrate in sede di Dibattito finale con proposte precise e puntuali.
Molto positive le presenze di alcuni sacerdoti non italiani: nel mio gruppo c’era un sacerdote polacco che ha ben compreso le difficoltà di una parrocchia, soprattutto se di montagna.

A tuo avviso quale futuro sta cercando la Diocesi? 
La Diocesi è parte viva della società e ovviamente ha tutti i pregi e difetti di questa società, ormai sempre più secolarizzata.
I cristiani, la Diocesi e il Vescovo hanno un pastore con un carisma eccezionale, ed è Papa Francesco, che ha già indicato la strada e gli obiettivi da raggiungere con l’Evangelii Gaudium e Laudato Sì.
Il cammino sarà sicuramente faticoso e con molte difficoltà; basti pensare al numero esiguo di sacerdoti, al necessario accorpamento delle parrocchie, alla secolarizzazione della società, alle difficoltà economiche e spirituali, ecc.
Bisogna armarsi di tanta umiltà e mettersi a disposizione dello Spirito.

Stefano Ponsillo
Parrocchia di San Biagio (Pistoia)




ASSEMBLEA SINODALE DIOCESANA: IL COMMENTO DEI MODERATORI

Maria Matteini
Moderatrice del gruppo “Il primato dello Spirito

Inizialmente ho dato la mia disponibilità a partecipare al Sinodo Diocesano come coordinatore del gruppo di lavoro “Il primato dello Spirito”, più per “senso del dovere” che per autentico entusiasmo cristiano. Credevo, infatti, che questa esperienza si sarebbe risolta come tante riunioni ecclesiali alle quali in passato ho partecipato: tante belle parole, nobili propositi destinati a rimanere progetti di carta.

E, invece, lo Spirito di Dio mi ha sorpresa. Appena mi sono seduta in cerchio nel mio gruppo di lavoro ed ho guardato negli occhi i miei compagni di strada –pochi noti, molti sconosciuti – mi sono sentita partecipe di un Disegno grande, un progetto di Chiesa non di parole, ma di persone in carne ed ossa con la speranza di dare un contributo importante per il discernimento pastorale del presente e del futuro.

L’esperienza sinodale è stata una tappa necessaria della mia storia spirituale, perché mi ha fatto dialogare con la mente e con il cuore con la Chiesa pistoiese, costringendomi ad abbandonare l’abito mentale individuale ed autoreferenziale. Ho toccato con mano il carattere comunitario della Chiesa: mi sono specchiata nei problemi comuni, ho attinto all’entusiasmo di alcuni membri, sono stata illuminata su alcune questioni valoriali/spirituali della vita cristiana.

In particolare ho conosciute storie e percorsi personali di crescita cristiana diversi dal mio, ma stimolanti ed arricchenti perché fondati sulla stessa radice, cioè Cristo.

Ho conosciuto una signora argentina della Diocesi di Buenos Aires con un entusiasmo e una determinazione nel voler vivere e testimoniare il Vangelo che ha stupito tutti quanti e, personalmente, mi ha fatto riflettere sul contrasto fra la stanchezza senile della Chiesa europea e il vigore spirituale della Chiesa latino-americana. Quest’incontro è stato una felice novità, perché mi ha stimolata ad abbandonare l’abito da lutto del cristiano che non vede un futuro nella e per la Chiesa, che si diletta a parlare di nichilismo e relativismo, che partecipa alla vita della Chiesa solo per “senso del dovere”.

Alla fine del nostro lavoro di gruppo tutti eravamo motivati a “vivere” e testimoniare la Parola senza compromessi, giustificazioni, tiepidi sentimenti, perché chi crede veramente nell’Amore di Cristo non può fare a meno di essere nella gioia contagiosa del Vangelo.

La gioia del cristiano viene dal dialogo costante con Cristo nella preghiera, soprattutto nell’Eucarestia. Per questo vorrei concludere con una delle proposte emerse dal nostro dibattito di gruppo: “impegniamoci a fare delle nostre Parrocchie scuole di preghiera”. Purtroppo questa proposta non è stata recepita nella sintesi letta la seconda serata.

Patrizia Beacci
Moderatrice del Gruppo “Ruolo Dei Laici nella Chiesa e nel Mondo

  1. Clima Generale
    È stato positivamente impressionante entrare in San Francesco e vedere tanta gente, motivata e preparata a dare un contributo.
    È stato però motivo di riflessione personale constatare che fra noi non ci conosciamo, pur facendo parte di una diocesi relativamente piccola.  Evidentemente la “chiesa del noi” è un obiettivo su cui lavorare, abituati come siamo a coltivare i nostri orticelli. Sarebbe necessario, pertanto, un coordinamento permanente da parte della Diocesi.
  2. Nel Gruppo
    È stata una grande soddisfazione lavorare insieme: donne, giovani, laici e sacerdoti tutti alla pari, dove ciò che conta è quello che si ha da dire. Ho percepito di appartenere al popolo di Dio, dove la mia vocazione di moglie, madre, donna che lavora, avevano dignità e significato.Ho fatto in modo che ciascuno si presentasse e con sensibilità, ma scandendo i tempi ho sollecitato tutti a partecipare. Ci siamo salutati con un abbraccio e questo è stato bello.La mia domanda per il Vescovo e gli organizzatori: cosa volete fare di questa mèsse che avete raccolto?
  3. Cosa mi sono portata a casa? La novità: aver riscoperto che essere cristiani è essere in relazione, con tutti, ma in primo luogo con i vicini. Questa è la strada: cosa faremo adesso?
    • positività: abbiamo sperimentato una metodologia nuova, ma antichissima: fare sinodo, camminare insieme, non in fila indiana, ma appaiati, senza solitari scatti in avanti, come i famosi discepoli, tutti siamo di Cristo, laici e consacrati, belli per le nostre differenze.
    • problemi: emersi non nel gruppo, ma “annusati” fra le persone che ho coordinato. I preti, spodestati per un attimo del loro ruolo di “referente ultimo”, anche criticati in plenaria, ai quali tutti rivolgiamo l’invito di riscoprire l’importanza del loro ruolo di guida spirituale, amico disponibile e misericordioso. Di ragionieri e avvocati ne abbiamo fin troppi…

Ho sentito tanti commenti entusiasti, adesso aspettiamo le conclusioni.




ASSEMBLEA SINODALE: DONO E COMPITO

Si è conclusa da poco l’Assemblea Sinodale indetta dal Vescovo Fausto per la Diocesi di Pistoia e viene naturale provare a fare sintesi, raccogliere pensieri e considerazioni su quanto abbiamo vissuto e condiviso nei due giorni del suo svolgimento nella chiesa di San Francesco a Pistoia.

L’assemblea, tra delegati e componenti di diritto, ha coinvolto poco meno di 450 persone provenienti da tutte le latitudini della nostra Diocesi. Un numero decisamente significativo. Parrocchie, associazioni, movimenti ecclesiali hanno avuto modo di esprimere attraverso i delegati una traccia visibile del loro cammino ecclesiale e della loro appartenenza alla Diocesi. In effetti, come hanno ricordato sia Mons. Vescovo che don Cristiano nei loro interventi, la parola “sinodo” conteneva in sé già il programma e le finalità di questa assemblea: imparare a camminare insieme, nella diversità – di opinioni, di sensibilità, di attitudini – che sa non farsi contrapposizione, che non diventa polemica.

Una cosa, tra le altre, colpiva in particolare durante i lavori dell’assemblea sinodale: il buon clima che si percepiva tra i delegati. Molte persone hanno lo hanno colto e sottolineato esplicitamente nei loro interventi.

L’organizzazione dei due giorni di assemblea, portato avanti con puro volontariato, complessivamente ha retto alla sfida di coordinare e gestire i lavori di così tante persone. Certamente non tutto è andato alla perfezione ma siamo comunque più che soddisfatti del risultato raggiunto che ci sembra abbia consentito ai Delegati di vivere i giorni di assemblea senza particolari difficoltà. Un ringraziamento caldo ed affettuoso va rivolto alla comunità dei Frati Minori Conventuali, a Padre Dino e Padre Claudio, che ci hanno accolto con generosità e disponibilità.

Come momento centrale dell’Assemblea Sinodale erano stati previsti e preparati i lavori di gruppo, divisi su sei tematiche fedelmente ispirate alla Evangelii Gaudium di Papa Francesco. La vivacità e l’intensità della partecipazione con cui sono stati portati avanti ha raccontato più di molte parole lo slancio e direi la voglia delle persone di confrontarsi tra loro sul cammino della nostra Chiesa. Il materiale prodotto dai lavori e dal successivo dibattito è stato ampio e ben articolato, e può essere un punto di partenza significativo per riflessioni a vario livello.

Questi, in estrema sintesi i tratti salienti dell’Assemblea sinodale. Ma di fronte ad esperienze di questo genere si fa fatica a trarre delle conclusioni. Da un lato è si percepisce nitidamente la gioia di chi ha organizzato, la complessiva soddisfazione dei delegati e l’idea di fondo presente in tutti di aver partecipato a qualcosa di significativo. Dall’altro rintocca la domanda come di consueto, peraltro, alla fine di queste esperienze: ed ora?

In altre parole: cosa lascia l’Assemblea sinodale in eredità alla Diocesi? Cosa ha prodotto? Quali cambiamenti ha innescato?

Lo stile con cui questi giorni sono andati avanti è una delle più importanti eredità dell’Assemblea. Guardando il colpo d’occhio entusiasmante della chiesa piena, veniva da pensare che quando riusciamo a stare più uniti e più umili possiamo ancora fare qualche differenza. Un dono dello Spirito che ci ha richiamato e riunito in una danza delle differenze. Un dono ma anche un compito, da portare avanti con severo impegno e con docilità, perché la mucca e l’orsa possano di nuovo pascolare assieme.

Ancora una cosa, perlomeno, i due giorni vissuti assieme lasciano in eredità: un metodo di lavoro. Convocare, ascoltare, dare modo di esprimersi in libertà, sono state le cifre dell’assemblea rappresentano un metodo che può e deve trovare spazio nella ferialità della vita della nostra chiesa diocesana e delle nostre parrocchie.

Un metodo da valorizzare e attuare più di quanto non sia stato fatto finora, a tutti i livelli.
Un seme di partecipazione, di espressione libera, piantato nel sentiero del nostro comune cammino, i cui frutti sono, almeno, i volti sorridenti ed allegri che ho visto nei capannelli conversanti dei delegati durante la cena al sacco.

Edoardo Baroncelli




ASSEMBLEA SINODALE DIOCESANA: LE SINTESI DEI GRUPPI

Sono disponibili le relazioni dei Gruppi di Lavoro dell’Assemblea Sinodale del 19-20 novembre u.s.

Scarica di Seguito le singole Sintesi (formato pdf):

Gruppo A

Gruppo B

Gruppo C

Gruppo D

Gruppo E

Gruppo F

Scarica il pdf con tutte le sintesi:

Relazioni finali




INFORMAZIONI UTILI & PROGRAMMA

L’Assemblea Sinodale Diocesana è ormai alle porte.
Di seguito indichiamo l’orario, il programma e alcune informazioni utili per lo svolgimento dell’assemblea.

INFORMAZIONI UTILI

  • GIOVEDI’ 19 Novembre 2016
    E’ importante arrivare prima dell’inizio dell’assemblea, alle 17.30, per completare l’iscrizione.
    I delegati devono passare dalla segreteria all’ingresso della chiesa, per ricevere il badge di accesso alla Chiesa, senza il quale non si può entrare.Riceverete inoltre una cartellina con i materiali (Instrumentum laboris, programma e varie).
  • OGNUNO DEVE PORTARSI DA CASA LA CENA AL SACCO, che sarà consumata nei locali della Chiesa.
  • Per il parcheggio si può usare gratuitamente quello del Seminario vescovile (circa 120 posti macchina) dove potrete lasciare la macchina per poi raggiungere la chiesa a piedi in 5-10 minuti.
    L’accesso con la macchina al parcheggio del Seminario è da Via Bindi 16, angolo Viale Petrocchi (entrare nel passo carrabile della Casa dell’Anziano e proseguire lungo la strada privata fino all’ingresso del Seminario).
    La macchina potrà essere ripresa alla fine della serata entro le ore 23, ora di chiusura del seminario vescovile.

PROGRAMMA E ORARI DELL’ASSEMBLEA DIOCESANA
Chiesa di San Francesco (Pistoia)

Giovedì 19 Novembre 2016

17.30: Arrivi
18-18.30: Preghiera e intronizzazione del Vangelo
18.40: Saluti e introduzione del Vescovo
19-19.20: Presentazione dei lavori di gruppo
19.30-21.15: Lavori di Gruppo
20.15-20.45: Cena al sacco nei gruppi
21-22.15: lavori di Gruppo

Venerdì 20 Novembre 2016

18-18.30 : Preghiera
18.40-19.30 : Riporto dei lavori dei gruppi
19.40-20.15 : Cena al sacco
20.30-22.15 : Dibattito in Assemblea




ASSEMBLEA SINODALE: LA VOCE DELLA DIOCESI NELL’INSTRUMENTUM LABORIS

L’Assemblea Sinodale diocesana è ormai alle porte.
Il prossimo 19 e 20 Novembre i sacerdoti, i diaconi e i delegati diocesani si ritroveranno insieme al Vescovo, mons. Fausto Tardelli nella bellissima Chiesa di S. Francesco a Pistoia.

Il primo giorno l’arrivo è previsto alle 17.30 per il completamento delle iscrizioni alla segreteria dove saranno consegnati il badge per poter accedere ai lavori e la cartellina con i materiali.

Il 19 e il 20 Novembre saranno sospese le messe negli orari dell’Assemblea.
Le messe dovranno perciò essere spostate in altro orario di modo da permettere la partecipazione di tutti i preti e di tutti i diaconi a tutta la durata dell’assemblea che inizierà alle ore 18 per concludersi alle ore 22.30.

Di seguito è possibile scaricare l’Instrumentum Laboris.

instrumentum

Cos’è l’instrumentum laboris?
È la raccolta dei contributi giunti dalla diocesi in risposta al questionario di verifica e di proposta mandato nei mesi scorsi alle parrocchie e alle realtà ecclesiali.

A cosa serve l’instrumentum laboris?
È una traccia di lavoro per confrontarsi e indicare le priorità pastorali per il cammino futuro della diocesi.

Come si usa l’instrumentum laboris?
Serve per prepararsi a casa prima dell’assemblea sinodale, e poi come punto di partenza dei lavori di gruppo durante l’assemblea.

d. Cristiano D’angelo




ASSEMBLEA DIOCESANA: CHI, CHE COSA, PERCHÉ?

Molto presto, il 19 e il 20 novembre p.v., la Chiesa pistoiese vivrà un momento molto importante di condivisione e progettualità. In questi due giorni numerosi rappresentanti della nostra Chiesa locale si ritroveranno in san Francesco a Pistoia per l’Assemblea Sinodale diocesana. Don Cristiano d’Angelo ci aiuta a conoscere meglio questo decisivo appuntamento ecclesiale.

Come si sta svolgendo l’organizzazione dell’assemblea?
L’Assemblea Sinodale è stata preceduta da un’ampia consultazione delle parrocchie e delle realtà ecclesiali che nei mesi scorsi hanno risposto ad un questionario di verifica e di programmazione. Al momento sono stati raccolti gli oltre 50 contributi giunti e si sta lavorando ad un testo che riunisce le valutazioni e le proposte pervenute. Questo testo, che in gergo tecnico è chiamato “instrumentum laboris” (= strumento di lavoro) sarà utilizzato durante l’assemblea sinodale nei gruppi di lavoro dove si approfondiranno alcune delle tematiche più rilevanti emerse, allo scopo di discernere le priorità future del cammino Diocesano.
L’organizzazione dell’assemblea procede, per il resto, grazie al lavoro prezioso degli uffici pastorali e di una commissione creata ad hoc fatta da laici e preti.

Come è stata accolta l’assemblea sinodale dal territorio diocesano?
Ad oggi sono iscritte quasi 350 persone, di cui circa un centinaio tra preti e religiose e tutto il resto laici. Soprattutto quest’ultimi, a giudicare dalle mail arrivate in segreteria e dalle occasione di dialogo con alcuni di loro, vivono con grande attesa e soprattutto curiosità, un evento che è per molti versi nuovo, ma che ha avuto anche un crescente interesse grazie alla grande risonanza mediatica data al Sinodo dei vescovi sulla famiglia.
Le comunità parrocchiali che hanno risposto al questionario sono circa una quarantina, a queste si aggiungono una quindicina di movimenti e associazioni. Considerato che è la prima volta che si fa una cosa del genere, e che il questionario era abbastanza lungo e impegnativo, direi che è un buon punto di partenza.

Che cosa succederà nei due giorni in san Francesco?
L’assemblea sarà anzitutto un ritrovarsi insieme come chiesa attorno al vescovo. Questa occasione ci permetterà di sperimentare la bellezza di condividere il dono della fede e del Vangelo che ci uniscono. Sarà pertanto un momento di ringraziamento, di riconoscimento della propria identità e di preghiera. Soprattutto però, sarà un momento di ascolto e confronto tra i delegati che dovranno discutere le proposte emerse dai contributi delle parrocchie. Ci saranno a questo scopo lavori a piccoli gruppi di 10-12 persone, per permettere il più possibile la partecipazione. A questi seguirà un ascolto delle sintesi dei lavori e un tempo di interventi liberi in assemblea.
Il frutto di questo lavoro dovrebbe essere un testo dove saranno raccolti i suggerimenti, le piste di lavoro, le riflessioni che saranno consegnate al vescovo per il discernimento e la scrittura del piano pastorale diocesano per i prossimi anni.

Chi partecipa all’assemblea?
All’assemblea sono invitati tutti i presbiteri, i diaconi, i rappresentanti delle comunità religiose maschili e femminili presenti in diocesi, un rappresentante di ogni movimento ed organizzazione ecclesiale diocesana, i direttori degli uffici pastorali e i membri della commissione pastorale diocesana. Infine ci saranno, e sono la parte preponderante, i delegati delle parrocchie in numero di 1 ogni circa mille abitanti.

Che contributo è arrivato dal territorio?
I contributi arrivati sono di varia natura, perché ogni comunità parrocchiale o realtà ecclesiale ha affrontato soprattutto i temi in cui è più impegnata o interessata. In generale però, si nota il desiderio di partecipare e di dare un contributo al cammino della chiesa, non solo a livello di parrocchie ma anche diocesano.

Cosa vuole proporre l’assemblea sinodale e su cosa lavorerà?
L’assemblea vuole essere una risposta concreta all’invito di Papa Francesco per una riforma in senso missionario della Chiesa. Per questo il contenuto di fondo di ogni discussione sarà ispirato dall’Evangelii Gaudium. In questo orizzonte riformatore disegnato dal Papa, discuteremo poi i vari temi giunti dalla Diocesi. Anzitutto la missionarietà: cercheremo cioè, di capire come aiutare i cristiani, come singoli e come comunità, a scoprire che l’annuncio del Vangelo è un dovere che riguarda tutti, ma soprattutto un dono, perché è proprio annunciando il Vangelo, condividendo la gioia dell’incontro con Cristo, che in noi la fede si rafforza, si rinnova. Aprendoci alla condivisione con gli altri si permette a Dio di parlarci, di sorprenderci, di condurci oltre noi stessi e di rigenerarci. Parleremo poi di Iniziazione cristiana, di diminuzione del clero e di riorganizzazione delle parrocchie in assenza di clero. In proposito ci interrogheremo su come collaborare tra parrocchie e rispondere a questa sfida che il presente ci pone valorizzando nuove ministerialità. Parleremo poi del ruolo dei laici e della carità, che è il volto misericordioso di Dio. Quel volto il cui sguardo risplende sul volto di chi crede e che, di volto in volto, siamo chiamati a portare nel mondo, perché la gioia del Vangelo diventi la gioia di tutti.

Martina Notari


schemaPensando di fare cosa gradita a tutti, raccogliendo l’invito di Mons. Vescovo formulato al n. 3 della Lettera di Convocazione ad organizzare momenti di preghiera nelle Parrocchie e nei Vicariati in preparazione all’ASSEMBLEA SINODALE del 19-20 novembre prossimi, in allegato inviamo uno schema che potrà essere utilizzato a questo scopo.

Don Luca Carlesi
Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano

SCHEMA DI PREGHIERA IN PREPARAZIONE DELL’ASSEMBLEA DIOCESANA (pdf)