Covid: nota sull’uso dei guanti e dpi per celebrazione matrimoni

Riprendiamo dal portale Ceinews la seguenti indicazioni che derogano all’uso dei guanti e delle mascherine per gli sposi

 

Con nota del 17 giugno u.s. dell’E.V. sono state rappresentate una serie di questioni relative al possibile superamento di alcune delle disposizioni contenute nel Protocollo in oggetto.

In particolare, sono state avanzate le richieste in ordine al “derogare all’obbligo dei guanti al momento della distribuzione della Comunione” ed alla “obbligatorietà della mascherina, riguardo alla celebrazione dei matrimoni” per gli sposi.

A seguito della richiesta pervenuta da parte della E.V., questo Dipartimento ha quindi sottoposto all’attenzione del CTS i quesiti sopra citati.

Nella riunione del 23 giugno u.s., il Comitato ha preso in esame la questione e nello stralcio del verbale n. 91, che ad ogni buon fine si allega, viene rappresentato quanto segue:

“Anche sulla base degli attuali indici epidemiologici, il CTS raccomanda che l’officiante, al termine della fase relativa alla consacrazione delle ostie, dopo aver partecipato l’Eucarestia ma prima della distribuzione delle ostie consacrate ai fedeli, proceda ad una scrupolosa detersione delle proprie mani con soluzioni idroalcoliche. Il CTS raccomanda altresì che, in assenza di dispositivi di distribuzione, le ostie dovranno essere depositate nelle mani dei fedeli evitando qualsiasi contatto tra le mani dell’officiante e le mani dei fedeli medesimi. In caso di contatto, dovrà essere ripetuta la procedura di detersione delle mani dell’officiante prima di riprendere la distribuzione della Comunione. Il CTS ritiene auspicabile che la medesima procedura di detersione delle mani venga osservata anche dai fedeli prima di ricevere l’ostia consacrata. Rimane la raccomandazione di evitare la distribuzione delle ostie consacrate portate dall’officiante direttamente alla bocca dei fedeli”.

Quanto alla ulteriore questione posta da codesta Conferenza episcopale, “in relazione al quesito concernente l’obbligatorietà dell’uso dei dispositivi di protezione delle vie aeree da parte degli sposi durante le ‘celebrazioni dei matrimoni, il CTS osserva che, non potendo certamente essere considerati estranei tra loro, i coniugi possano evitare di indossare le mascherine, con l’accortezza che l’officiante mantenga l’uso del dispositivo di protezione delle vie respiratorie e rispetti il distanziamento fisico di almeno i metro. Il CTS ritiene che tale raccomandazione possa estendersi anche alla celebrazione del matrimonio secondo il rito civile o secondo le liturgie delle altre confessioni religiose”.

Di tanto, si trasmette all’E.V. perché siano scrupolosamente osservate le prescrizioni sopra riportate.

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Stralcio Verbale n. 91 della riunione tenuta, presso il Dipartimento della Protezione Civile, il giorno 23 giugno 2020

-omissis-

QUESITI DEL MINISTERO DELL’INTERNO — DIPARTIMENTO PER LE LIBERTÀ CIVILI E L’IMMIGRAZIONE SULL’IMPIEGO DEI GUANTI DA PARTE DEGLI OFFICIANTI DURANTE LE CERIMONIE RELIGIOSE E SULL’IMPIEGO DI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE AEREE DURANTE LE CELEBRAZIONI DEI MATRIMONI

Il CTS acquisisce il documento proveniente dal Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione (allegati) nel quale si fa riferimento al “Protocollo per le celebrazioni con il popolo” sottoscritto dalla Conferenza Episcopale Italiana.

In riferimento alla possibilità di derogare all’obbligo dell’uso dei guanti dell’officiante al momento della distribuzione della Comunione, il CTS esprime le seguenti osservazioni:

Il momento liturgico dell’Eucarestia che l’officiante volge dapprima a se stesso e successivamente distribuisce ai fedeli rappresenta una delle fasi più critiche per la possibilità di diffusione interumana del virus SARS-CoV-2;

L’uso non corretto dei guanti può, altresì, infondere una falsa sensazione di sicurezza che può rappresentare una delle cause di diffusione del virus.
In considerazione delle osservazioni espresse, anche sulla base degli attuali indici epidemiologici, il CTS raccomanda che l’officiante, al termine della fase relativa alla consacrazione delle ostie, dopo aver partecipato l’Eucarestia ma prima della distribuzione delle ostie consacrate ai fedeli, proceda ad una scrupolosa detersione delle proprie mani con soluzioni idroalcoliche. Il CTS raccomanda altresì che, in assenza di dispositivi di distribuzione, le ostie dovranno essere depositate nelle mani dei fedeli evitando qualsiasi contatto tra le mani dell’officiante e le mani dei fedeli medesimi.

In caso di contatto, dovrà essere ripetuta la procedura di detersione delle mani dell’officiante prima di riprendere la distribuzione della Comunione. Il CTS ritiene auspicabile che la medesima procedura di detersione delle mani venga osservata anche dai fedeli prima di ricevere l’ostia consacrata.

Rimane la raccomandazione di evitare la distribuzione delle ostie consacrate portate dall’officiante direttamente alla bocca dei fedeli.

In relazione al quesito concernente l’obbligatorietà dell’uso dei dispositivi di protezione delle vie aeree da parte degli sposi durante le “celebrazioni dei matrimoni”, il CTS osserva che, non potendo certamente essere considerati estranei tra loro,

i coniugi possano evitare di indossare le mascherine, con l’accortezza che l’officiante mantenga l’uso del dispositivo di protezione delle vie respiratorie e rispetti il distanziamento fisico di almeno 1 metro.

Il CTS ritiene che tale raccomandazione possa estendersi anche alla celebrazione del matrimonio secondo il rito civile o secondo le liturgie delle altre confessioni religiose.

Ministero – CEI, Nota 26 giugno 2020 (PDF)




La ripartenza delle Chiese toscane

Il grazie dei vescovi ai parroci, le prospettive future

La Conferenza Episcopale Toscana si è riunita lunedì 8 giugno: i lavori si sono svolti in video conferenza. In apertura il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze e Presidente della CET, ha ripercorso le fasi attraversate in questi mesi, e la graduale ripresa della vita liturgica fino alla possibilità di tornare alle celebrazioni in presenza del popolo, con l’osservanza delle norme per il contenimento del contagio, secondo il protocollo concordato con il Governo e le indicazioni della CEI.

I Vescovi hanno sentito il bisogno di esprimere tutta la loro gratitudine ai sacerdoti, per quanto hanno fatto e stanno facendo, e alle comunità parrocchiali che hanno reso possibili tutte le operazioni necessarie per svolgere in sicurezza le celebrazioni liturgiche, con un coinvolgimento numericamente importante di volontari che hanno dimostrato disponibilità, generosità e senso di responsabilità. Grazie a tutti loro, i fedeli sono potuti tornare a condividere la mensa eucaristica. La ripresa della vita liturgica comunitaria ha potuto contare sullo zelo già dimostrato nei mesi scorsi, sia nel servizio della carità, sia nell’impegno a portare avanti, secondo i modi possibili in questo tempo di pandemia, le attività pastorali. In alcune diocesi in particolare, sarà motivo di ulteriore premura l’imminente stagione turistica, almeno per assicurare debitamente le messe festive.

Le prospettive destano adesso qualche preoccupazione circa la ripresa di momenti importanti della vita parrocchiale e diocesana, quale la celebrazione in forma comunitaria dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi (Prime Comunioni e Cresime), per i quali si ribadisce comunque il rinvio al prossimo autunno e la necessità di dover pensare, probabilmente, a forme di presenza contingentate. Sarà un’occasione per cogliere l’essenziale valore spirituale di questi momenti. Sin da ora si sta comunque pensando a come riavviare gli itinerari di catechesi dei fanciulli e dei ragazzi. È emersa in proposito l’importanza di far tesoro di quanto si è fatto anche in questi tempi di lockdown attraverso i mezzi di comunicazione oggi disponibili.

La programmazione di possibili attività estive con i ragazzi è ora al centro della riflessione ecclesiale. Se è complicato pensare ad attività residenziali come i campi scuola, ci sono maggiori possibilità per l’organizzazione di Grest, oratori estivi e altre attività che coinvolgano bambini e ragazzi durante il giorno. In questo senso organizzazioni come Anspi o Csi possono dare un supporto progettuale e tecnico molto importante.

Al di là di tutte le difficoltà organizzative, i vescovi hanno ribadito l’importanza di far sentire comunque ai ragazzi e alle loro famiglie quanto stiano a cuore alla Chiesa e quanto sia l’impegno per garantire quanto possibile, nel rispetto dei protocolli di sicurezza e nella collaborazione con gli enti locali.

I Vescovi si sono interrogati anche sui criteri per impiegare bene i contributi straordinari assegnati dalla CEI, attraverso i fondi dell’8×1000, per fare fronte alle situazioni di disagio sociale causate dalla pandemia: molte parrocchie, pur trovandosi esse stesse in difficoltà economica, non hanno fatto mancare i loro sforzi per aiutare persone e famiglie bisognose, rispondendo alle richieste che in questi mesi sono aumentate notevolmente.

Una forte preoccupazione riguarda le scuole paritarie, per le quali non è stata dimostrata attenzione: i Vescovi toscani condividono quanto espresso dalla Cei, circa la necessità di sostenere questi istituti che offrono un servizio prezioso per tante famiglie e utile per lo Stato.

I Vescovi toscani hanno preso in esame la bozza degli orientamenti pastorali CEI per il prossimo quinquennio, auspicandone una profonda revisione che tenga conto di quanto abbiamo vissuto e stiamo vivendo con la pandemia, mantenendo comunque l’assunto di fondo ispirato alla Evangelii gaudium: comunicare la gioia del Vangelo.

La Conferenza Episcopale Toscana ha preso atto del buon cammino fatto anche quest’anno nella formazione dei futuri presbiteri con l’anno propedeutico all’ingresso in Seminario.

È stato dato parere favorevole all’introduzione della causa di beatificazione di don Divo Barsotti, già espresso nel 2011 e ora rinnovato dopo lo svolgimento delle fasi preparatorie all’apertura del processo (…).

Don Fabio Menghini, diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, è stato nominato giudice al Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco.

Conferenza episcopale toscana (comunicato del 13 giugno 2020)




I Vescovi contro ogni discriminazione

Omofobia, una nuova legge non è necessaria. La nota della Presidenza CEI

“Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”, sottolinea Papa Francesco, mettendo fuorigioco ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta, destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva.

Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità umana, che – in quanto tale – deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini.

Al riguardo, un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.

Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni.

Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione,

come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso.

Crediamo fermamente che, oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore, si debba innanzitutto promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona.

Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto.

Nella misura in cui tale dialogo avviene nella libertà, ne trarranno beneficio tanto il rispetto della persona quanto la democraticità del Paese.

Roma, 10 giugno 2020




Tornano le messe con il popolo. La gioia e le indicazioni della CET

LETTERA DEI VESCOVI

DELLE CHIESE DELLA TOSCANA
ALLE LORO COMUNITÀ

IN OCCASIONE DELLA RIPRESA
DELLE CELEBRAZIONI CON IL POPOLO

Cari fratelli e sorelle,
è una grande gioia, per le nostre Chiese, poter tornare a vivere con il popolo le celebrazioni liturgiche, poter riprendere la condivisione, in forma comunitaria, della Mensa Eucaristica.

Come Vescovi toscani, rinnoviamo il nostro compiacimento per l’intesa raggiunta tra Stato e Chiesa nel Protocollo firmato giovedì 7 maggio, nello spirito di reciproca collaborazione per il bene del Paese espresso dalle norme concordatarie.

Abbiamo accettate di buon grado, per senso di responsabilità e animati dalla carità verso tutti, le restrizioni dolorose di questi mesi e che ancora in parte viviamo. Ora siamo lieti che si possa aprire una nuova stagione piena di speranza.

Mentre invitiamo le nostre comunità e ciascuno ad agire con responsabilità, adottando tutti gli accorgimenti necessari per mettere in atto, nelle diverse situazioni concrete, le misure indicate nel Protocollo, vogliamo definire anche l’orizzonte pastorale entro cui si colloca questa nuova fase, che vede, nell’ottica di una prudente ripresa della vita sociale, anche la possibilità di una più ampia partecipazione dei fedeli alla vita sacramentale, sebbene a precise necessarie condizioni. Ci ispira la certezza che l’attenzione a mettere in atto quanto è necessario per la salvaguardia della salute di tutti può andare di pari passo con una vita liturgica che permetta ai credenti di poter alimentare alle sorgenti della loro fede il loro contributo alla vita civile.

Invitiamo innanzitutto le comunità a mostrare – anche attraverso lo scrupoloso rispetto delle misure di sicurezza – quanto sia bello e importante poter tornare a celebrare insieme. Sarà un momento di letizia, e allo stesso tempo di vicinanza per chi ha sofferto, e soffre, per tutte le conseguenze che questa pandemia ha provocato e continua a provocare a livello sanitario, sociale, economico. Mentre riprendiamo con rinnovato slancio le celebrazioni dell’Eucaristia con il popolo, vogliamo dire che in esse continueranno a essere presenti, come lo sono stati finora, i malati; i defunti e le loro famiglie nel dolore; le persone che hanno vissuto ansia, solitudine, che si trovano in situazione di disagio o povertà; tutti coloro che si stanno spendendo per il bene comune, con particolare attenzione a medici, infermieri e altro personale sanitario, cui va una ribadita gratitudine per l’abnegazione e l’impegno professionale, nonché chi esercita responsabilità nella vita politica, amministrativa ed economica, perché, guidati dalla ricerca del bene comune, diano forma a una ripresa che non lasci indietro nessuno, famiglie, lavoratori, poveri.

Il Protocollo ci chiede, tra l’altro, che l’accesso agli spazi della celebrazione sia regolato da volontari e collaboratori: è un’opportunità che possiamo cogliere perché la presenza di queste persone serva non solo a garantire il rispetto delle misure di sicurezza, ma anche a mostrare lo spirito di gioiosa accoglienza con cui la comunità vive questo momento, sottolineando come tutti gli accorgimenti che sarà necessario tenere presenti durante la celebrazione sono nell’interesse e per il bene di tutti.

Ribadiamo l’importanza delle nostre chiese come luoghi deputati alla celebrazione liturgica, nelle quali già dal 18 maggio potremo celebrare la liturgia feriale.

Per le liturgie domenicali, potrà essere valutata, se necessario, la possibilità di utilizzare altri ambienti parrocchiali più vasti, oppure di individuare, in accordo con le autorità civili, spazi, anche all’aperto, in cui poter svolgere le celebrazioni in forma dignitosa.

Nell’invitare calorosamente tutti i fedeli a tornare a partecipare alla liturgia, ricordiamo anche che, come sempre, quanti per motivi di età o di salute sono dispensati dal precetto festivo potranno continuare a seguire le celebrazioni attraverso i mezzi di comunicazione, a cominciare dai normali canali televisivi.

Le nostre Chiese hanno fatto sentire, in questi mesi, la loro vicinanza attraverso un’intensa attività caritativa, che si è moltiplicata di fronte alle tante nuove situazioni di povertà e ha coinvolto numerosi volontari. Ma anche la vita spirituale e l’attività pastorale sono proseguite, attraverso nuovi strumenti e modalità.

Molte chiese sono sempre rimaste aperte per la preghiera personale, così come i nostri sacerdoti non hanno mai interrotto la celebrazione del culto a nome della Chiesa.

Anche quando hanno celebrato da soli o con pochissime persone, lo hanno fatto a nome di tutti, continuando a offrire per tutto il popolo il sacrificio di lode nel memoriale della passione e risurrezione del Signore.

Questo tempo difficile ci ha fatto riscoprire anche cose importanti, sulle quali sarà necessario ritornare con una riflessione più attenta.

C’è stata la scoperta di una ministerialità diffusa, la valorizzazione della famiglia come Chiesa domestica, in cui la vita di preghiera e l’ascolto della Parola di Dio hanno conosciuto una bella fioritura, la ricchezza spirituale della preghiera e della meditazione di ciascuno, in specie degli anziani. La Chiesa, nel suo insieme, non ha mai smesso in questi giorni di annunciare la buona notizia di Cristo Crocifisso e Risorto, facendo arrivare in tanti modi la sua voce.

Tutto questo non deve andare perduto, e dovrà aiutarci a ripensare per i prossimi mesi la vita ecclesiale. È fondamentale vedere in questa nuova fase della vita comunitaria, pur nel permanere dell’emergenza sanitaria, un’occasione di vero rinnovamento di tutta la vita cristiana.

Nella continuità di un cammino che mai si è interrotto – lo vogliamo sottolineare –

intendiamo cogliere in questo momento l’invito del Signore a compiere un passo ulteriore nella fedeltà al Vangelo, trovando modi nuovi di vivere come comunità, segnati da un desiderio di conversione autentica, da uno slancio di ritorno al Signore, con una fede arricchita anche dal sacrificio.

Sappiamo che il cammino verso una piena ripresa della vita delle nostre comunità dovrà essere graduale e progressivo: dovremo essere pronti, nei prossimi mesi, a individuare, in un proficuo dialogo con le autorità civili, le forme più idonee in cui poter riprendere anche tutte quelle attività educative e formative, rivolte in modo particolare a bambini, ragazzi e giovani, che costituiscono un prezioso servizio per tutta la società. È un’attesa viva tra noi, ma che potrà prendere forma solo in considerazione di come si svilupperà la diffusione della pandemia. L’attesa non deve tradursi in scelte affrettate, ma in paziente preparazione.

Dobbiamo essere consapevoli che per un tempo, che sarà ancora probabilmente lungo, dovremo adeguare la nostra vita alle limitazioni e alle modalità che questa emergenza ci impone, pur auspicando che tutti i momenti che caratterizzano la nostra esperienza di fede possano gradualmente aprirsi a una piena partecipazione.

In questo momento quello che più ci preme è ribadire il nostro essere profondamente lieti che le nostre comunità possano tornare a celebrare insieme l’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana.

Un segno di questa gioia sarà la celebrazione che le Chiese di Toscana faranno della Messa Crismale il 30 maggio, vigilia della Pentecoste, la Messa in cui, con la benedizione degli Oli, vengono offerti ai credenti i segni dell’amore di Dio che fa nuova la nostra vita.

Un ultimo invito.

L’“Alto Comitato per la fratellanza umana”, composto da capi di diverse religioni, ha proposto ai credenti di tutte le religioni di vivere il prossimo 14 maggio una giornata di preghiera, digiuno e opere di carità, una comune condivisione degli spiriti per implorare Dio che aiuti l’umanità a superare questa pandemia. Il Papa ci chiede di aderire a questa giornata e noi vi esortiamo a farlo, con la fiducia che i credenti ripongono nella preghiera.

Vi salutiamo, in questo tempo di Pasqua, con l’antico annuncio: “Cristo è risorto. Cristo è davvero risorto!”. Lo Spirito del Risorto, che è gioia, pace e novità di vita, sia con tutti voi.

Firenze, 8 maggio 2020
I Vescovi delle Diocesi della Toscana




Dal 18 di maggio tornano le messe con il popolo

È stato firmato questa mattina, a Palazzo Chigi, il Protocollo che permetterà la ripresa delle celebrazioni con il popolo.

Ne dà notizia l’Ufficio comunicazioni sociali della Cei. Il testo giunge a conclusione di un percorso che ha visto la collaborazione tra la Conferenza episcopale italiana, il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Interno – nello specifico delle articolazioni, il Prefetto del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, Michele di Bari, e il Capo di Gabinetto, Alessandro Goracci – e il Comitato Tecnico-Scientifico.

Nel rispetto della normativa sanitaria disposta per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, il Protocollo indica alcune misure da ottemperare con cura, concernenti l’accesso ai luoghi di culto in occasione di celebrazioni liturgiche; l’igienizzazione dei luoghi e degli oggetti; le attenzioni da osservare nelle celebrazioni liturgiche e nei sacramenti; la comunicazione da predisporre per i fedeli, nonché alcuni suggerimenti generali.

Nel predisporre il testo, precisa la nota, “si è puntato a tenere unite le esigenze di tutela della salute pubblica con indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale”.

Il Protocollo – firmato dal presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – entrerà in vigore da lunedì 18 maggio.

A breve seguiranno ulteriori indicazioni e specifiche rispetto ai punti contenuti nel protocollo.




Fase 2: il comunicato della CET

I Vescovi della Toscana si uniscono alla Conferenza Episcopale Italiana nell’esprimere l’esigenza di poter riprendere l’azione pastorale e l’attività di culto della Chiesa, nel rispetto delle misure necessarie per il controllo del contagio, ma nella pienezza della propria autonomia.

In queste settimane anche le Chiese della Toscana non solo hanno accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni assunte per far fronte all’emergenza sanitaria, ma le hanno accolte e vissute nell’orizzonte del bene comune. Lo hanno fatto però nella consapevolezza che, come ha affermato Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica in Santa Marta lo scorso 17 aprile, “questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile”. “L’ideale della Chiesa – ci ha ricordato il Santo Padre – è sempre con il popolo e con i Sacramenti. Sempre”.

Le Diocesi toscane quindi si dicono pronte a recepire tutte le indicazioni che potranno essere fornite da specifici protocolli di sicurezza, analogamente a quanto stabilito per altri luoghi e attività, nella certezza che le ragioni economiche, culturali e sociali, in base alle quali vengono o verranno presto riaperti fabbriche, negozi e musei, parchi, ville e giardini pubblici, non possono avere una prevalenza rispetto all’esercizio della libertà religiosa, che è tra i principi fondamentali della Costituzione (come sanciscono gli artt. 2, 7 e 19) e definita dal Concordato tra Stato e Chiesa (si vedano gli artt. 1 e 2 dell’Accordo di revisione del Concordato tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede del 18 febbraio 1984).

I Vescovi toscani ricordano che, come in tutta Italia, anche nella nostra Regione la Chiesa è stata in questo tempo difficile vicina alle persone, sia con l’assistenza spirituale resa possibile dai mezzi di comunicazione, sia fornendo attraverso le parrocchie, le Caritas, le associazioni, il volontariato organizzato una serie di servizi socialmente importanti.

Ritengono però che adesso, con l’apertura di una nuova fase, sia necessario consentire una più ampia partecipazione dei fedeli alla vita sacramentale che sta alla base della prossimità caritativa, assicurando la massima disponibilità, come dimostrato finora, ad attenersi con rigore alle indicazioni che saranno date perché questo possa avvenire con il massimo controllo possibile. In questo ci si fa voce anche di tante persone sole, per le quali l’espressione comunitaria della fede è urgenza esistenziale.

La Chiesa ha dimostrato di saper rispettare, anche quando questo è costato pesanti rinunce, le ragioni della scienza e della politica chiamate a dare indicazioni di carattere sanitario e sociale su come contenere il contagio. Anche chi ha responsabilità scientifiche e politiche però deve dimostrare adesso di saper rispettare le ragioni della fede e riconoscere la capacità della Chiesa di agire con matura responsabili.

27 aprile 2020

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I vescovi delle Diocesi della Toscana




Comunicato CET: nuove indicazioni pastorali

Nel corso dell’ultima riunione della Conferenza episcopale toscana – i vescovi hanno continuato anche la loro riflessione in merito ad alcuni indirizzi comuni alle Chiese della Toscana, facendo seguito ai comunicati già emessi nei giorni scorsi.

Settimana Santa

Ad oggi non c’è nessuna decisione definitiva riguardo le celebrazioni della Settimana Santa. Nel comunicato i vescovi invitano «le parrocchie e le comunità religiose ad attenersi a quanto verrà indicato dalla Conferenza Episcopale Italiana, d’intesa con la Santa Sede e con il Governo Italiano».

Sospese o rinviate manifestazioni di pietà popolare

Al contrario, è stato deciso che «ogni manifestazione esterna di pietà popolare da compiersi durante la settimana santa, sia soppressa o rinviata», ovvero tutte le processioni all’aperto, le manifestazioni o rappresentazioni popolari che nelle parrocchie e nelle comunità hanno luogo nel corso della Settimana Santa. In particolare, le manifestazioni di pietà popolare vengono definite come «le diverse manifestazioni cultuali di carattere privato o comunitario che, nell’ambito della fede cristiana, si esprimono prevalentemente non con i moduli della sacra Liturgia» ma nelle forme peculiari scelte dal popolo (Via Crucis, Processioni di Gesù Morto o della Vergine Addolorata, Rosari comunitari etc..).

Prime Comunioni e Cresime

Per quanto invece riguarda le celebrazioni delle Prime Comunioni e Cresime «considerato il fatto che generalmente comportano considerevoli afflussi di persone e soprattutto che i limiti posti alle attività parrocchiali in questo tempo non stanno consentendo un’adeguata preparazione dei ragazzi, i vescovi toscani hanno stabilito che vengano rinviate alla ripresa dell’anno pastorale».

Matrimoni, battesimi, funerali

La celebrazione di matrimoni, battesimi e funerali resta sospesa fino a quando non cambieranno le disposizioni governative riguardo le “cerimonie religiose e civili” attualmente in vigore, poiché tali celebrazioni comportano l’assembramento di più persone.

Leggi tutto il comunicato: Comunicato CET 25 marzo 2020




Un rosario per l’Italia

Tutti sono invitati a pregare insieme giovedì 19 marzo alle 21

«Massima diffusione» per l’invito a pregare insieme il Rosario giovedì 19 marzo. Lo chiede il vescovo Tardelli rilanciando l’appello promosso dalla Conferenza episcopale italiana. «In questo momento di emergenza sanitaria, – si legge in una nota Cei – la Chiesa italiana promuove un momento di preghiera per tutto il Paese, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario (Misteri della luce), simbolicamente uniti alla stessa ora: alle 21 di giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia. Alle finestre delle case si propone di esporre un piccolo drappo bianco o una candela accesa”.

La preghiera sarà condivisa in diretta su Tv2000. La Cei ricorda anche il testo della celebre invocazione di Leone XIII, per la preghiera personale: «A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa».

«Possiamo – dunque – pregare con fiducia il rosario  – aveva ricordato nella sua recente lettera ai fedeli della diocesi di Pistoia – perché questo morbo pestifero sia sconfitto, i malati siano guariti e la società possa essere migliore». Per tutti sarà possibile seguire insieme la preghiera attraverso un sussidio realizzato dalla Cei (pdf).

Red.

 




Coronavirus, le nuove disposizioni dei vescovi Toscani

A seguito del comunicato stampa della CEI di questa mattina, i vescovi della Toscana hanno indicano alla chiesa locale le misure precauzionali da adottare a seguito del nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, emanato in data 04/03/2020.

«I Vescovi delle Diocesi della Toscana invitano a ottemperare a quanto la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha indicato in data odierna circa la vita liturgica e pastorale delle comunità, a seguito delle misure contenute nel nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri per arginare il rischio del contagio del coronavirus, le cui norme vanno accolte come contributo al bene comune e alla serena convivenza sociale. Alle luce delle norme governative e delle indicazioni della CEI, mentre prendono atto della “possibilità di celebrare la Santa Messa, come di promuovere gli appuntamenti di preghiera che caratterizzano il tempo della Quaresima”, i Vescovi della Toscana – in una prospettiva prudenziale, in quanto nella regione al momento la situazione sanitaria non sembra presentare quei caratteri di gravità che si riscontrano in altri territori – dispongono, fino a quando rimarrà in vigore il decreto governativo, le seguenti specifiche misure precauzionali, che si aggiungono a quelle indicate nei giorni scorsi, che parroci, operatori pastorali e fedeli sono invitati a rispettare scrupolosamente:

– i riti liturgici siano celebrati attenendosi a quanto specificano le disposizioni governative circa la distanza tra le persone presenti, al fine di evitare l’affollamento, prendendo gli opportuni provvedimenti perché questo sia possibile;

– si ricorda anche che dal precetto di partecipare alla Messa festiva sono dispensati quanti ne siano impediti per grave causa, quale è la malattia e, nella presente circostanza, la condizione degli anziani che possono più facilmente subire la diffusione del virus;

– si sospendano gli incontri di catechesi fin quando rimanga in vigore quanto disposto dal decreto governativo circa la sospensione dell’attività scolastica;

– nelle attività formative, pastorali, caritative o di natura sociale, che si svolgono nelle parrocchie, negli oratori, negli istituti e nelle aggregazioni, si seguano fedelmente le disposizioni del decreto governativo circa le situazioni in cui si verifica il convenire di più persone, evitando gli affollamenti che annullano le dovute distanze tra le persone

– si invita a sospendere la benedizione delle famiglie fino alla cessazione dell’emergenza sanitaria;

– si raccomanda la massima attenzione al rispetto della distanza tra le persone e in genere delle misure igienico-sanitarie descritte nell’allegato al decreto governativo, in particolare in occasione delle Confessioni e della Comunione ai malati;

– anche negli ambienti delle attività pastorali è bene mettere a disposizione le soluzioni idroalcoliche per la pulizia delle mani;

– si invitano le parrocchie, gli istituiti religiosi e le aggregazioni laicali a limitarsi alle attività liturgiche e pastorali ordinarie, rinviando ad altri tempi quelle straordinarie; in ogni caso si ribadisce che dovranno essere attentamente osservate le disposizioni circa le distanze da mantenere fra le persone; in questo contesto si reputa doveroso sospendere anche i pellegrinaggi.

Queste disposizioni si aggiungono a quelle date giorni fa ai parroci delle chiese toscane:

– tenere vuote le acquasantiere;

– omettere il gesto dello scambio della pace nelle celebrazioni liturgiche;

– distribuire la Santa Comunione esclusivamente sulla mano;

– prendere precauzioni durante le Confessioni auricolari e in contesti di contatti personali.

I Vescovi rinnovano la vicinanza a quanti, malati e persone loro prossime, soffrono a causa dell’epidemia, come pure a quanti sono impegnati a contrastarla a livello sanitario o a prendere decisioni per affrontare la situazione nella vita sociale. Smarrimento e paura non devono spingere a una sterile chiusura; questo è il tempo in cui ritrovare motivi di realismo, di fiducia e di speranza, che consentano di affrontare insieme la difficile situazione. I Vescovi rinnovano l’invito alla preghiera, per invocare dalla Misericordia divina il conforto del cuore e la liberazione dal male: «Dio onnipotente e misericordioso, guarda la nostra dolorosa condizione: conforta i tuoi figli e apri i nostri cuori alla speranza, perché sentiamo in mezzo a noi la tua presenza di Padre» (Messale Romano)».

I VESCOVI DELLA TOSCANA




Giovani, economia e spiritualità

Un laboratorio di sogni per un mondo migliore

Mobilitazione anche nella Chiesa toscana in vista dell’appuntamento mondiale, convocato da papa Francesco ad Assisi dal 26 al 28 marzo, per scrivere il patto di un nuovo sviluppo con il contributo dei giovani economisti. Un cantiere di sogni per un mondo migliore è il titolo di cinque incontri promossi dai Ricostruttori in collaborazione con le diocesi di Pistoia, Firenze, Prato e Lucca per sviluppare il confronto a livello locale con i giovani dell’associazionismo, con imprenditori e cittadini.

Il tavolo di confronto pistoiese prevede l’intervento di monsignor Fausto Tardelli, di Selma Ferrali, responsabile dell’ufficio pastorale sociale della diocesi, di Guidalberto Bormolini, monaco e coordinatore del Festival economia e spiritualità, e di Giulio Vannucci, giovane religioso. All’incontro interviene anche Giandonato Salvia, giovane economista e componente della Commissione che organizza l’appuntamento di Assisi, protagonista di una nuova frontiera della carità, quella elettronica. Ha infatti inventato Tucum, una app per dispositivi mobili che permette di redistribuire microdonazioni – da un minimo di 20 centesimi fino a 10 euro – per l’acquisto di prodotti di prima necessità in favore di chi ne ha bisogno. L’appuntamento è per sabato 29 febbraio, dalle 9.30 alle 13, nel seminario vescovile di Pistoia (via Puccini, 36) .

«Papa Francesco ha così tanta fiducia nei giovani che nel 2018 ha indetto un Sinodo su di loro definendoli l’adesso di Dio – afferma Giandonato Salvia – Oggi ha scelto nuovamente i giovani per dare un’anima all’economia di domani e fare con loro un patto. Il valore di “Economy of Francesco” è indicibile: apertura all’altro, cura del creato, attenzione agli ultimi, servizio e senso di responsabilità intergenerazionale. Tutti saremo coinvolti in questo – prosegue l’economista – soprattutto le comunità locali che avranno il delicato compito di sostenere e accompagnare i giovani impegnati in prima persona durante e dopo l’evento. Alimentare e custodire la luce di Assisi: questo il patto che i giovani firmeranno con la società ad Economy of Francesco».

Per informazioni www.iricostruttori.org | Per iscrizioni: economiaespiritualita@iricostruttori.org