Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

«Ci trattarono con gentilezza»

Quest’anno il materiale della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stato preparato dalle chiese cristiane di Malta e di Gozo. Il 10 Febbraio a Malta molti cristiani celebrano la festa del naufragio dell’apostolo Paolo. Il brano degli atti degli apostoli proclamato in occasione della festa è lo stesso che è stato scelto come tema della settimana stessa «ci trattarono con gentilezza» (Atti 28,2).

L’episodio ripropone il dramma dell’umanità di fronte alla potenza degli elementi della natura. I passeggeri della barca sono alla mercé del mare violento e della tempesta che infuria intorno a loro.

Sulla barca ci sono 276 persone suddivise in gruppi molto diversi fra loro, ma l’apostolo Paolo si erge come faro di pace nel tumulto. Egli sa che la sua vita non è «in balia delle onde» ma nelle mani di Dio. Grazie alla sua fede tutti sono incoraggiati. È questo il principale tema del brano di Atti: la divina provvidenza.

Così persona, molto diverse tra loro e in disaccordo, approdano insieme a terra sani e salvi. La provvidenza di Dio si rende concreta nell’accoglienza degli uomini e donne del posto che «li trattarono con gentilezza» (Atti 28,2). L’ospitalità è una virtù altamente necessaria nella ricerca dell’unità dei cristiani. È una condotta che ci spinge ad una maggiore generosità verso coloro che sono nel bisogno.

La nostra stessa unità dei cristiani sarà svelata non soltanto attraverso l’ospitalità degli uni verso gli altri, ma anche mediante l’incontro amorevole con coloro che non condividono la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra fede.

Nei tempestosi viaggi e nei fortuiti incontri della vita, la volontà di Dio per la sua chiesa e per tutta l’umanità raggiunge il suo compimento; come Paolo proclamerà a Roma, la salvezza dio Dio è per tutti (Atti 28,28).

Dall’introduzione teologico-pastorale del sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

 

Ecumenismo a Pistoia

Il programma della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

 

Anche la Diocesi di Pistoia propone alcuni importanti appuntamenti di preghiera, incontro e riflessione in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Questo il programma:

 

Sabato 18 ore 21.00: Veglia sulla Pace

Chiesa di S. Stefano del Monastero delle Clarisse – Piazzetta S. Stefano, 1

 

Domenica 19 ore 12.30: Grande Benedizione delle acque in occasione dell’Epifania ortodossa

Chiesa Ortodossa russa di Santa Maria in Ripalta – Via di Ripalta, 2

 

Mercoledi 22 ore 21.00: Incontro ecumenico

Chiesa della Parrocchia della Vergine – Piazza della Vergine, 2.

Partecipano: Don Roberto Breschi, Igumeno Andrea, Pastora Letizia Tomassone

 

Giovedi 23 ore 21.00: Celebrazione ecumenica

Chiesa Cristiana Battista – Via Porta S. Marco, 11

Pastore Mario Affuso

 

Sabato 25 ore 17.00: Veglia di preghiera

Chiesa Ortodossa rumena – Via S. Bartolomeo, 14

 

 




Il segno del presepe: la misericordia che nasce dalla tenerezza

Intervista esclusiva a padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi

a cura di Daniela Raspollini

Di recente la diocesi di Pistoia ha partecipato al grande pellegrinaggio della Toscana verso Assisi nel quale le diocesi hanno offerto l’olio che arde sulla tomba di San Francesco; questo atto di devozione al Santo ha consolidato l’unione tra Assisi e la Toscana. Come proseguirà nel corso dell’anno il legame tra la città di Francesco e la chiese toscane?

Il rapporto tra le nostre due realtà è molto intenso, anche grazie ai tanti luoghi francescani presenti nella vostra regione: La Verna, dove «da Cristo prese l’ultimo sigillo», Arezzo, dove Francesco scacciò i demoni «con la potenza della sua parola», ma anche Cortona, Siena, Firenze, l’Amiata, Poggibonsi… Partiremo dalla valorizzazione di questi posti “simbolo”. Di certo non mancherà alla diocesi la fantasia e la creatività per nuove proposte, che saremo pronti ad abbracciare.

Il Santo Padre ha aperto il tempo di Avvento con la sua visita a Greccio a cui è seguita la sua lettera apostolica Admirabile Signum. Qual è la forza dell’intuizione di Francesco d’Assisi?

La lettera di Bergoglio ha messo in luce, tra gli altri, due aspetti importanti dell’intuizione di Francesco: identità e inclusività. Fare il presepe significa affermare la propria identità, la propria fede nel Figlio di Dio, l’adesione a Cristo. È il segno che il Natale, la “festa delle feste” (come veniva chiamato da san Francesco), è vivo dentro di noi. Allo stesso tempo, il presepe implica apertura verso gli altri. La grotta in cui nasce Gesù, infatti, non ha una porta chiusa, è aperta a tutti. Proprio i Magi venuti dall’Oriente ci dicono che è luogo d’incontro, di accoglienza, di relazioni non solo tra culture diverse, ma tra poveri e ricchi, tra santi e peccatori e soprattutto tra chi sogna e cerca un mondo a misura di Vangelo, a misura d’uomo.

È bello rileggere ciò che ci hanno tramandato le Fonti Francescane sull’origine del presepe. In particolare sottolineare il rapporto con l’Eucarestia: ce lo può spiegare meglio?

In quella scena, San Francesco – per citare la Vita Prima di Tommaso da Celano – ha  onorato la semplicità, esaltato la povertà, lodato l’umiltà. Francesco ha dato vita a un luogo in cui venisse saziata la fame. Il presepe, in questo senso, è un luogo che sfama i bisogni insiti nel cuore di ognuno. Così, nel presepe, Greccio diviene la nuova Betlemme. Nella stalla si rivive la povertà di Cristo, il suo farsi uomo, così come, nell’eucarestia riviviamo il suo farsi carne, farsi cibo per noi. Ed è per tutti motivo di gratitudine, di eucarestia.

Il Papa ci invita a riprendere la bella tradizione di preparare nei giorni precedenti il Natale il presepe nelle nostre famiglie. Perché, secondo lei, papa Francesco ha voluto concentrarsi proprio sull’importanza del presepe?

Per ricordare la logica della misericordia che nasce dalla tenerezza di Dio. Gesù viene al mondo come ogni altro bambino, è piccolo e indifeso, patisce la fame e il freddo: un’immagine incredibile, che ci sorprende e che, come ha detto papa Francesco «ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio», amata da Dio.

«Il Mirabile segno del presepe suscita sempre stupore e commozione – afferma Papa Francesco – pregando ai piedi del presepe si può vedere una luce di speranza nella tragedia del nostro tempo». È davvero così?

È proprio così. Mi permetto di aggiungere una testimonianza contemporanea: quegli alberi abbattuti lo scorso anno dalla tempesta Vaia, in Veneto, sono diventati non il segno della disperazione dell’uomo, ma la possibilità di ricominciare. Infatti quel legno è diventato scultura, è diventato artigianato, è diventato un presepe, che siamo onorati di ospitare qui ad Assisi, in piazza Inferiore.

La lettera passa in rassegna i vari paesaggi e segni del presepe: il cielo stellato nel buio, gli angeli, i pastori, i Re Magi… Ciascuno di questi elementi porta con sé un significato ed è un messaggio per tutti noi. Qual è il suo personaggio preferito?

Il mio personaggio preferito è il fornaio. Il Papa lo cita perché, nonostante sembri «non avere alcuna relazione con i racconti evangelici», in realtà «rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni». È bellissima la capacità di saper attendere del fornaio: oggi questa virtù manca, vogliamo tutto, subito e a nostra immagine e somiglianza.

Il papa ci invita a sostare in contemplazione davanti al presepe. Può essere considerato anche un aiuto alla preghiera?

Decisamente sì. Francesco d’Assisi davanti al presepe chiede e vive una delle più importanti virtù umane: «Intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato (quel Bambino) per la mancanza delle cose necessarie a un neonato».

E voi frati che presepe realizzerete ad Assisi?

Il presepe che abbiamo allestito quest’anno ci è stato donato dalla regione Veneto, proviene dalle zone devastate dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018. Il legno è proprio quello degli alberi – abeti rossi – abbattuti dalla furia del vento: il nostro Natale è dedicato alla cura e alla salvaguardia del Creato, per ricordare che tutti siamo responsabili di Sora Madre Terra. Siamo chiamati a proteggerla, siamo chiamati a comprendere che un cristianesimo non incarnato è solo teoria. Il presepe ci ricorda che il messaggio cristiano è evento nella storia dell’uomo, nel cuore dell’uomo.




Misericordia e Caritas in aiuto del popolo albanese

Come offrire un aiuto concreto alle popolazioni colpite dal terremoto in Albania

In aiuto alla popolazione albanese duramente colpita dal terremoto, la Misericordia di Pistoia e la Caritas Diocesana di Pistoia promuovono una raccolta di offerte sia in denaro che in prodotti di prima necessità.

Le organizzazioni sul posto interfacciate con i nostri centri italiani, chiedono in particolare prodotti per la pulizia ed igiene personale, oltre a pannolini per bambini, assorbenti e coperte da portare direttamente all’Emporio della Solidarietà in via G. Ferraris n. 7 (zona Sant’Agostino) nei giorni di apertura il lunedì e giovedì al pomeriggio ed il mercoledì al mattino.

Le offerte in denaro invece potranno essere raccolte presso gli uffici della Misericordia in via del Can Bianco n. 35 oppure con accredito sul seguente codice iban IT 21V030 6913 8301 0000 000 1541

Per la Caritas si raccolgono le somme di denaro presso la sede in Via Puccini, 36 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 12.30 oppure con accredito sul seguente codice iban IT43T0760113800000010900512

Misericordia e Caritas si faranno garanti di consegnare quanto raccolto presso le rispettive organizzazioni locali albanesi.

Caritas Diocesana Pistoia




Uscirne è vietato ai minori

Siamo davvero consapevoli dei rischi della pornografia? Un commento a margine di un importante discorso di Papa Francesco sulla tutela della dignità dei bambini nel mondo digitale

È di qualche giorno fa la pubblicazione di un’inchiesta di Claudio Capanni uscita su La Nazione dedicata al tema della pedofilia. Un articolo terribile, nel quale si racconta come funzionano le chat in cui si condividono foto e “profili” Instagram di giovanissimi e giovanissime ignari di tutto. Il social utilizzato è Telegram, strumento perfetto per chi intende mantenere l’anonimato, perché permette di chattare senza rendere noto il proprio numero di cellulare e di non custodire nulla sul proprio smartphone (ogni condivisione avviene in cloud ed è possibile inviare messaggi e foto che si “autodistruggono”, dei quali cioè, è possibile decidere l’eliminazione dopo un minuto dalla visualizzazione). Insomma, una chat pratica e veloce nella quale si annidano anche orribili insidie. Soltanto una tra le tante modalità in cui si radica e cresce l’abuso, che da “virtuale”, laddove nomi, dati, luoghi resi noti o sottratti per adescamento, rischiano di mutarsi in occasione concreta di abuso e violenza. Papa Francesco, nel suo recente discorso ai partecipanti del convegno “Child dignity in the digital world” ha toccato molti di questi temi sensibili, come la diffusione dilagante della pornografia tra i minori: un fenomeno che pure non sembra mobilitare le coscienze.

Ansa ha recentemente dedicato un approfondimento sul rapporto tra i giovani e la sessualità ripercorrendo le ricerche della giornalista Monica Lanfranco. Secondo la sua indagine, infatti, un campione piuttosto ampio di adolescenti dichiara che «la fonte unica, primaria e assoluta di insegnamento, apprendimento ed ispirazione per la propria sessualità è la pornografia attraverso il web».  Una scoperta che probabilmente non stupisce nessuno, ma che forse dovrebbe interessare, visto che il fenomeno non tocca soltanto i diciottenni inquieti, ma comincia assai presto: già attorno agli 11 anni. Un’indagine di Skuola.net (portale e testata giornalistica assai nota tra i giovani) rivela che a quell’età un ragazzo su tre possiede sul proprio smartphone materiale compromettente. «Se un quarto dei coinvolti non è in grado di definirne le caratteristiche precise, la restante parte ha fornito maggiori dettagli; in totale -si legge nella ricerca- il materiale pornografico supera il 65%». Dati che lasciano pensare e che fanno tornare in mente la chat dell’orrore (The Shoa Party) emersa qualche settimana fa sulle cronache dei giornali: un calderone di male in cui trovavano posto bestemmie, inni al nazismo, offese agli ebrei, tanta pornografia, violenze di ogni tipo..). Un caso certamente eccezionale, ma che deve far riflettere sul materiale che circola tra le mani dei più giovani. Basti pensare alla pratica, piuttosto diffusa tra gli adolescenti, di scambiarsi foto osè che rischia di metterne a repentaglio la dignità e di esporli a rischi di ricatti online.

Siamo sicuri che anche i nostri ragazzi, proprio quelli che frequentano il catechismo in parrocchia ne siano estranei? Qualcuno di loro mi ha esplicitamente parlato – tra una risata e l’altra- di youtuber bestemmiatori seriali, mostrato video di giovanissimi che prendono a calci altri giovanissimi, raccontato di episodi di cyberbullismo in cui è dovuta intervenire la polizia postale.

Facile, su questi temi, chiamare in causa scuola e genitori più o meno inconsapevoli, più difficile sentire prendere posizione gli adulti sul tema della pornografia (per non parlare della stampa più diffusa, spesso incline a sdoganare e banalizzare la fruizione di contenuti per adulti in cui la dignità dell’uomo e soprattutto della donna è pienamente svilita) quasi che condannarla faccia scivolare in un moralismo bacchettone. Certamente non è con quella roba che si impara a vivere una sana affettività, fatta di pazienza, ascolto, rispetto, tenerezza. Quale rispetto della dignità della persona umana può crescere attraverso una proposta degradante e ferina della sessualità?

Ugo Feraci

 

 

 




Umiltà, disinteresse e beatitudine: le Chiese toscane ripartono da papa Francesco

Ripartire dal discorso di Papa Francesco alla chiesa ecclesiale per trovare nuove e incisive piste di lavoro, fare rete e cogliere le attese della chiese toscane. È l’intento di un convegno promosso dalla Commissione per la cultura e le comunicazioni sociali della conferenze episcopale toscana. All’evento, che si svolgerà sabato 23 novembre presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale parteciperanno alcune delegazioni delle diverse diocesi toscane, tra questa anche una pistoiese, che ha svolto un piccolo cammino di preparazione con la diocesi di Prato.

Umiltà, disinteresse e beatitudine sono le tre parole chiave intorno a cui si snoda l’evento a quattro anni dalla celebrazione del Convegno ecclesiale di Firenze. L’intento dell’iniziativa è rileggere proprio i contenuti e le indicazioni di quell’incontro, in particolare il discorso di papa Francesco, per trovare indicazioni di lavoro per le nostre Chiese a livello di impegno culturale e di lettura del nostro tempo.

Il programma dei lavori, che iniziano alle 9, prevede i saluti del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, e, alle 16,  l’intervento di David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, sul tema «Quale umanesimo per l’Europa».

«Stiamo vivendo un “cambiamento d’epoca” – afferma nel suo editoriale di questa settimana su Toscana Oggi l’arcivescovo Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo, Cortona, Sansepolcro e delegato Cet cultura e comunicazioni sociali, che porterà il suo saluto ai partecipanti in apertura di convegno, – e quanti amiamo la Chiesa siamo interessati a trovare modi e linguaggi nuovi per dialogare con la società globalizzata del nostro tempo. Vi è una sofferenza diffusa, tra i cristiani più sensibili, per l’impatto sempre meno efficace che riusciamo ad avere con la gente che ci circonda. Il Papa a Firenze, quattro anni fa, durante il V Convegno nazionale, ci ha proposto un radicale cambiamento di stile. Per avvicinarci alla gente ci vuole umiltà, condivisione, accompagnamento: vicini alle famiglie, in ascolto dei problemi degli adulti del nostro tempo. Fa più danno l’ostensione del potere e la ricchezza di alcuni uomini di Chiesa, che le fragilità umane da cui noi cristiani non siamo esentati».

Su «Cristianesimo come stile. Per un nuovo umanesimo», verterà la  relazione di Christoph Theobald sj, docente di Teologia fondamentale e dogmatica al Centro Sèvres di Parigi.

Momento centrale del convegno saranno i 9 tavoli di lavoro creati intorno ad altrettanti ambiti (politica, scuola, sanità, lavoro, giovani, famiglia, ecologia, comunicazione, arte) per riflettere sulla rilevanza attuale delle Chiese toscane nella cultura del territorio.

Nel pomeriggio saranno proiettati tre video su varie esperienze ecclesiali toscane, commentati da Adriano Fabris, docente di Filosofia morale presso l’Università degli studi di Pisa, e da Basilio Petrà, preside della Facoltà teologica dell’Italia Centrale.

Le conclusioni saranno affidate al cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze.

Le tre parole scelte come titolo, «Umiltà, disinteresse, beatitudine», tratte dal discorso tenuto a Firenze nel 2015 del Papa, intendono dunque, come affermano gli organizzatori, «suggerire una riflessione a livello soprattutto di stile di vita cristiana: la proposta è quella di rileggere il tema dell’umanesimo cristiano non tanto a livello teorico o dei principi, ma piuttosto nella sua dimensione di vita concreta, di presenza e di testimonianza, di ascolto e di condivisione, con i nostri contemporanei, delle domande e delle sfide che ci troviamo a vivere».

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Fare chiesa, fare futuro, fare unità nella diversità

I vescovi della Toscana incontrano le aggregazioni laicali

Un incontro per ascoltarsi e imparare a “fare unità”. Un impegno che sarà al centro dell’incontro tra la Conferenza Episcopale Toscana e la consulta regionale dei rappresentanti delle aggregazioni laicali e delle consulte diocesane. L’incontro, previsto alla Certosa di Firenze per la mattina di sabato 16 novembre prevede un’introduzione del vescovo di Pistoia mons. Fausto Tardelli, che è il segretario e delegato cet al laicato ed all’osservatorio giuridico-legislativo. Seguirà la relazione della segretaria generale della Consulta regionale toscana (Cral) Sandra Cavallini. Il cuore dell’incontro saranno però le testimonianza delle consulte diocesane e delle aggregazioni laicali regionali. Nei loro contributi troveranno spazio le vicende e le tante anime delle aggregazioni laicali toscane, ma anche uno sguardo differenziato su punti di forza e criticità delle nostre diocesi.

In vista dell’incontro aggregazioni e consulte diocesane hanno poi riflettuto insieme su alcuni punti “scottanti” della pastorale: come le aggregazioni laicali possono sostenere il clero locale, che cosa le aggregazioni chiedono al clero, che cosa il clero chiede alle aggregazioni. Domande di peso che invitano ad un dialogo talvolta faticoso se non del tutto assente, che segnalano anche l’importanza di far emergere le voci ecclesiali di un territorio animato da tante sensibilità, carismi e generosa disponibilità umana. L’incontro di sabato prossimo sarà dunque un’ottima occasione per avanzare nella sinodalità e nell’unità.

Rosanna Caselli

Cos’è e chi c’è nella Consulta

La Consulta regionale delle aggregazioni laicali (Cral), promossa dalla Conferenza episcopale toscana è l’espressione delle aggregazioni laicali di apostolato e lo strumento per valorizzare la comunione e la collaborazione reciproca.  La Cral è il luogo nel quale esse vivono in forma unitaria il rapporto con le chiese particolari, offrendo la ricchezza delle loro possibilità apostoliche e accogliendo fattivamente i programmi e le indicazioni pastorali dell’Episcopato.

La presidenza della consulta regionale ha per presidente il vescovo Fausto Tardelli, che è coadiuvato da quattro copresidenti – tre eletti e uno di diritto appartenente all’Azione Cattolica-, affiancati da un segretario generale e dal tesoriere.

Nella Cral sono poi raccolte tutte le aggregazioni laicali che hanno un risvolto regionale più i rappresentanti delle singole consulte diocesane. Queste sono le realtà raccolte nella Cral: Acli, Acos (associazione cattolica operatori sanitari), Agesc (associazione genitori scuole cattoliche), Aimc (maestri cattolici), Amci (medici cattolici), Azione Cattolica, Centro italiano femminile, Centro Sportivo italiano, Coldiretti Tocana, conferenza di san Vincenzo de’ Paoli, confederex (confederazione italiana ex alunni ex alunne della scuola cattolica), Fuci, federazione misericordie toscane, gruppi di preghiera di Padre Pio, Gruppi di volontariato vincenziano, Mac (movimento apostolico ciechi), Masci (movimento adulti scout cattolici Italiani), opera di Maria focolari, opera gioventù La Pira, rinnovamento nello Spirito, rinascita cristiana, Serra club, Uciim (unione cattolica italiana di insegnanti, dirigenti, educatori e formatori), Ucsi (unione cattolica stampa italiana), Unitalsi, Agesci, rete mondiale di preghiera.




Un invito alla preghiera per il vescovo di Balsas

La chiesa sorella di Balsas chiede aiuto per il suo vescovo Mons. Angelo Enemésio Lazzaris

Una richiesta di aiuto che arriva direttamente dalla diocesi di Balsas, chiesa sorella della Chiesa di Pistoia, che le ha donato per più di 30 anni il vescovo Rino Carlesi (originario di Masiano) e per 14 anni la dedizione e il lavoro pastorale e umano-sociale di don Umberto Guidotti e Nadia Vettori. Non un aiuto materiale, ma una richiesta di «preghiere doppie» come lo stesso monsignor Enemésio Lazzaris, vescovo di Balsas, ha richiesto. «Raddoppiate le preghiere per me, per il mio stato di salute e perché il Signore mi dia la forza necessaria per affrontare questa prova e la Croce che Lui stesso ha voluto mettere sulle mie spalle»: è l’accorato appello che monsignor Enemésio Lazzaris ha rivolto ai fedeli presenti alla celebrazione eucaristica di domenica 15 settembre nella Chiesa cattedrale di Balsas, in occasione di una rapida visita alla sua diocesi e prima di tornare in ospedale a Araguaina nello stato del Tocantins.

Monsignor Enemésio Angelo Lazzaris, nato a Siderópolis, nello Stato di Santa Caterina, nel Sud del Brasile il 19 dicembre 1948 è stato nominato vescovo di Balsas il 12 dicembre del 2007 da Papa Benedetto XVI e consacrato il 29 marzo 2008 nella Cattedrale di Balsas.

Nel settembre del 2017 monsignor Lazzaris è stato anche a Pistoia, dove ha incontrato il vescovo Tardelli e raccontato la propria esperienza pubblicamente, nell’ottica di rafforzare il rapporto tra la chiesa di Pistoia e quella di Balsas.

All’inizio di quest’anno però, la sua salute è andata rapidamente debilitandosi e dopo altrettanto rapidi accertamenti la diagnosi ha segnalato un tumore al pancreas. Monsignor Lazzaris è stato operato e sottoposto a sessioni di chemioterapia che però non hanno dato i risultati sperati.

Queste le ultime notizie inviate dalla curia della Diocesi di Balsas: «Abbiamo ricevuto una rapida visita di Dom Enemesio, ma le notizie non sono molto buone … è sempre piu magro ma nonostante tutta la sua fragilità, domenica 15 ha celebrato la Messa delle 6.30 nella Chiesa Cattedrale. E durante la Messa ha chiesto che si pregasse “em dobro” (il doppio) per lui». Che la Chiesa sorella di Pistoia risponda a questa richiesta, a questo appello con la generosità che sempre ha avuto verso la Chiesa di Balsas.

Nadia Vettori

 




Dalla paura al coraggio: sabato 14 torna la marcia per la giustizia

Sabato 14 settembre si svolgerà la 26° Marcia della giustizia Agliana-Quarrata

Antonio Vermigli, direttore del trimestrale InDialogo e membro della Rete Radié Resch di Quarrata ci presenta la prossima edizione della Marcia della Giustizia.

Il tema della prossima Marcia sarà “dalla paura al coraggio”: perché questa scelta?

Oggi viviamo dominati dall’ideologia della paura che congela tutte le positività che abbiamo. Seguiamo le sirene della sicurezza; vengono demonizzati gli stranieri al fine di ottenere consenso elettorale attraverso la “pancia” della gente, nascondendo tutta la nostra umanità.
Tanti credenti che non oso chiamare cristiani vivono nell’indifferenza. Il problema vero è il quasi ormai perduto senso della relazione umana, perchè si teme il futuro e ci si arrocca su sicurezze senza prospettive, chiudendosi non soltanto a un orizzonti umano, aperto al nostro tempo, ma anche a quello del Regno di Dio. Eppure sono proprio la relazione umana e il bisogno dell’altro che ci consentono di guardare verso una trasfigurazione della realtà. In ogni essere umano c’è un desiderio onesto di futuro che sogni e prepari un bene comune definitivo; altrimenti …che senso avrebbe la vita? La certezza è che viviamo in un mondo ingiusto e irragionevole, per questo urge un’esigenza di verità nella relazione umana.

Cosa dovremmo fare in merito?

Abbiamo bisogno di un risveglio di autocoscienza umana, perchè attraverso la nostra parte utopica che si rivela, possiamo riscoprire il desiderio più profondo che abbiamo nel cuore e che spesso teniamo nascosto o soffochiamo perchè abbiamo timore, paura del giudizio degli altri.

Qual è il significato di questa nuovo evento all’insegna della giustizia?

Riconoscere il senso dell’universale invito all’umanità, per chi è credente al Vangelo, significa assumere l’utopia del vivere con amore gratuito e giusto, la via della liberazione dell’esistenza personale e della convivenza nella società.

Daniela Raspollini

PROGRAMMA

26a Marcia per la giustizia Agliana-Quarrata (PT)
sabato 14 settembre 2019

don Luigi Ciotti, fondatore Gruppo Abele e Libera
Antonietta Potente, teologa domenicana
Mohamed Ba, senegalese, attore, scrittore e mediatore culturale
don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro

Ritrovo in Piazza Gramsci a Agliana ore 18, partenza ore 18.45, arrivo a Quarrata ore 21. Chi desidera può lasciare la macchina a Quarrata: dalle ore 16.30 alle 17.30 ci saranno dei bus-navetta che partiranno dalla piazza del Comune per andare a Agliana. Al termine della marcia saranno presenti i pullman per ritornare a Agliana.
info: rete@rrrquarrata.it




Adorare nella chiesa di Michelucci

Si svolgerà nella chiesa dell’Autostrada il decimo convegno delle adorazioni eucaristiche della Toscana

Sabato 14 settembre, presso la Chiesa dell’Autostrada si svolgerà il X convegno delle adorazioni eucaristiche della Toscana. Il tema di quest’anno sarà: «“Cuore di Gesù, sorgente di Misericordia”: sostare per adorare l’amore». P. Giordano Favillini, della Fraternità apostolica di Gerusalemme di Pistoia, ci presenta questa iniziativa diventata ormai tradizionale.

Il convegno regionale delle adorazioni eucaristiche è ormai diventato un appuntamento tradizionale, qual è lo scopo di questo importante evento?

Lo scopo è duplice: da una parte sostenere con questo evento comunitario gli adoratori, dall’altro far conoscere che nella nostra regione esiste un movimento che vive e promuove l’adorazione eucaristica.

L’incontro è rivolto in primo luogo a tutti gli adoratori che partecipano con un ora di adorazione la settimana a questa missione di intercessione, ma tutti possono partecipare: chiunque volesse vivere un pomeriggio di preghiera e di ascolto è accolto con grande gioia.

Quale sarà il programma dell’incontro? Può ricordare chi sarà presente?

Sarà un convegno prevalentemente di preghiera, ma ci sarà una catechesi del moderatore  di “Charis” Jean Luc Moens. “Charis” è un organismo voluto da Papa Francesco che riunisce a livello mondiale tutte le realtà cattoliche a carattere carismatico. A seguire un’adorazione comunitaria e al termine la S Messa solenne presieduta dal neo vescovo di Prato monsignor Giovanni Nerbini.

C’è un invito con cui vuole sollecitare alla partecipazione?

La nostra società ha bisogno di rimettere al centro il Signore Gesù, che di fatto è sempre più emarginato e i danni di questa emarginazione si vedono ogni giorno. L’adorazione Eucaristica è un esercizio pedagogico per ritrovare la centralità di Gesù, stabilire un rapporto con Lui, intraprendere un dialogo del cuore con Lui che è la Via la Verità la Vita. L’Eucarestia è il cuore di Gesù donato al mondo perché l’umanità abbia un luogo dove attingere amore e forza per vivere bene e nella verità l’esistenza terrena. Tutti sono invitati a riscoprire il valore e la bellezza salvifica dell’Eucaristia.

Programma

Ore 14.30: accoglienza e presentazione della Chiesa

Ore 15.00: Santo Rosario

Ore 16.00: Catechesi eucaristica di Jean-Luc Moens (Moderatore Charis)

Ore 16.45: adorazione eucaristica guidata da p. Giordano Favillini

Ore 18.00: Santa Messa presideuta da mons. Giovanni Nerbini, vescovo di Prato.

 

La chiesa di San Giovanni Battista, chiamata anche chiesa dell’Autostrada del Sole si raggiunge esternamente a piedi da via Limite 82 – Campi Bisenzio (FI), oppure, esternamente all’area di Servizio Firenze-Nord A1, sostando direttamente davanti alla chiesa (tel. 055 4219016, ore 9-17).

 

D.R.




Lotta alla droga: “rimettere al centro l’uomo”

Il comunicato della federazione italiana comunità terapeutiche (FICT) in occasione della giornata mondiale della lotta alla droga, celebrata il 26 giugno.

Il 26 giugno ricorre la Giornata Mondiale di lotta alla droga.
Per mobilitare le coscienze e porre all’attenzione di tutti il dramma delle dipendenza da stupefacenti, la federazione italiana comunità terapeutiche propone un comunicato stampa sul tema “Salute e giustizia”. Il comunicato è rilanciato in Diocesi dal CEIS che si occupa da decenni di chi cade nella trappola della droga.

«In Italia – si legge nel comunicato, redatto dal presidente FICT, Luciano Squillaci– il diritto alla salute è sancito dall’art. 32 della Costituzione e l’attuazione di questo principio dovrebbe avvenire attraverso il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) di cui alla L.883/78 e l’effettiva esigibilità dei livelli essenziali di assistenza (LEA) su tutto il territorio nazionale». «Nella realtà, però -afferma il Presidente F.I.C.T.- il rapporto tra lo Stato e le Regioni e di conseguenza l’esigibilità del diritto alla salute sui territori, è condizionato dalle politiche di bilancio. In 10 anni, dalle manovre finanziarie succedutesi, si sono tagliati 37 miliardi di euro nella sanità, mettendo a rischio il sistema nazionale sanitario e creando disparità regionali nell’erogazione dei servizi pubblici e privati». «Il saccheggio della politica -continua Squillaci- alla sanità per coprire altri buchi e mantenere promesse a breve termine, ha ovviamente colpito in primo luogo le fasce più deboli, ed in particolare la lotta alle dipendenze patologiche, provocando voragini nella cura, nella assistenza e nella prevenzione, minando un diritto fondamentale».

«L’articolo 3 della costituzione – ricorda il presidente F.I.C.T. – esalta il valore dell’uguaglianza nella dignità di ogni uomo, ovvero il diritto ad un’esistenza degna. Eppure non è così per tutti e non in tutte le regioni. Ad esempio, il sistema di servizi specifici per i minori con problemi di dipendenza è carente: 25mila circa i minori ed i giovani adulti in carico agli uffici del servizio sociale per i minorenni, di questi solo 2.000 vengono inviati in strutture specializzate (il 30% di ragazzi, che ne avrebbero bisogno, non trova posto).

Culturalmente e non solo, possiamo dirlo a cuore aperto, – ricorda Squillaci- le droghe sono scomode! Diventano importanti al fine di battaglie ideologiche, ma quando si parla di cura, di riabilitazione, di prevenzione e di reinserimento sociale alla fine “lo stigma” del tossicodipendente è sempre lo stesso: “uno che se l’è andata a cercare” e “tutto sommato non ha diritto di essere curato”. E quel diritto fondamentale di cura, nel caso del “drogato”, diventa una password smarrita ed è difficile cercare a quel punto il nome utente».

«Credo che sia importante – continua Squillaci- cambiare proprio la concezione di lotta alla droga. Anziché inseguire le sostanze, cosa che sappiamo bene è assolutamente fallimentare, dobbiamo tornare a prendere in carico le persone, rimettere al centro l’uomo e la sua straordinaria ed irripetibile complessità. È necessario individuare percorsi individualizzati, creando un circolo virtuoso che rimetta in collegamento, in connessione, il territorio con i servizi. Oggi infatti -conclude il Presidente F.I.C.T.- se c’è qualcosa di più emarginato e marginale, dopo le persone con problemi di dipendenza, sono i servizi che si occupano di queste persone».