Linguaggi del divino 2018: “Rinascere dall’alto”

Ai nastri di partenza la rassegna teologica della diocesi di Pistoia arrivata alla 31ª edizione. Una riflessione profonda sul tema della spiritualità e delle sue tante sfaccettature, in rapporto con la società contemporanea. A fine ottobre una tavola rotonda sul tema del lavoro e impegno dei cattolici. Tra i relatori anche l’ex premier Letta e il Vescovo di Taranto, mons. Santoro.

PISTOIA – Ripiegati sul proprio smartphone o incastrati nel mondo dei consumi abbiamo ancora interesse per le cose del cielo? C’è ancora spazio per la spiritualità oggi? Saranno le grandi domande dell’uomo di fronte ai drammi della modernità e l’antico – e mai come ora attuale – rapporto con l’assoluto i protagonisti dell’edizione dei Linguaggi del Divino 2018, intitolato “Rinascere dall’alto”.

Otto incontri, più tre eventi straordinari si dipaneranno in tutto il mese di ottobre (5 -22) in alcuni dei luoghi più significativi della nostra città, come il convento di San Francesco, il convento di San Domenico e il Battistero di San Giovanni in corte, offrendo uno spazio libero, aperto e in dialogo con tutti.

Padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato a Firenze, aprirà la rassegna teologica riflettendo sul tema della spiritualità in una prospettiva dialogica con le “cose della terra”, cioè la complessità del reale, accompagnati dalla suggestione in bianco e nero delle fotografie di Mariangela Montanari. Con padre Guidalberto Bormolini, riascolteremo le grandi domande dell’uomo di fronte alla morte e le proposte delle diverse tradizioni spirituali e religiose.

Il noto biblista Ermes Ronchi ci ricorderà le nude domande del Vangelo che continuano a provocare la nostra esistenza, mentre con Gaetano Piccolo, gesuita e metafisico, intraprenderemo un viaggio sorprendente attraverso noi stessi alla luce del discernimento cristiano. Il professor Andrea Monda, docente di religione, scrittore e autore assieme a un gruppo di studenti dei testi dell’ultima via Crucis col Papa al Colosseo, protagonista del format “Buongiorno professore” (TV2000), ci aiuterà a scoprire quale spiritualità è diffusa oggi tra i giovani.

Proveremo a a riflettere sul tema del “silenzio” e dell’ascolto nell’esperienza radicale degli eremiti con Antonella Lumini, affiancata nel racconto dal vaticanista di “Repubblica” Paolo Rodari, ma anche grazie al documentario “Voci del silenzio” diretto da Joshua Wahlen e Alessandro Seidita. Il loro racconto proporrà un percorso a ritroso verso le radici dell’esistenza, lo stimolo concreto a riequilibrare il nostro modo di stare al mondo.

Goffredo Boselli, monaco di Bose, ci aiuterà a scoprire come la liturgia ci introduce nello spazio in cui opera l’assoluto e l’umano si apre al divino. Basilio Petrà, teologo e preside della Facoltà Teologica dell’Italia centrale indicherà gli orizzonti della vita nello Spirito donata a chi “rinasce dall’alto”.

La conclusione di questa nuova edizione è affidata ad una tavola rotonda di grande livello sull’impegno dei cristiani sul tema economia e del lavoro, curata dell’Ufficio per la Pastorale sociale, con la presenza di Enrico Letta, economista ed ex premier, Enrico Giovannini, economista ex presidente dell’Istat, mons. Filippo Santoro, vescovo di Taranto.

Un appuntamento da non perdere per pensare, interrogarsi e lasciarsi stimolare sulle domande decisive dell’esistenza.

Per informazioni

Pagina fb:  @ilinguaggideldivino – @diocesipistoia

Twitter: diocesi di Pistoia

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Programma completo + biografie

 




«Preti di montagna»: quando la cultura arrivava dal Pievano

Sabato 25 agosto a Cutigliano la presentazione del nuovo libro di Maria Valbonesi “Preti di montagna”. L’Appuntamento in piazzetta Ferrucci alle ore 17.30; interverrà il vescovo di Pistoia Mons. Tardelli.

Dopo Rusticane di montagna (2014), Maria Valbonesi dedica alla montagna pistoiese una nuova fatica, – “Preti di montagna” – frutto della ricerca sui preti, anzi, sui rettori delle pievi, che per molti secoli hanno costituito il fondamentale riferimento religioso, sociale e culturale per la gente che viveva nei borghi, tra i boschi e i pascoli dell’Appennino.

Cosa è possibile rintracciare negli archivi? Cosa ha scoperto sulla storia dei pievani della montagna?

Per quanto riguarda la loro specifica funzione di ecclesiastici, negli archivi è molto più facile trovare attestazioni sulle carenze, infrazioni e trasgressioni dei pievani piuttosto che i loro normali svolgimenti, generalmente sottintesi proprio per la loro ripetitiva normalità. Risulta invece sufficientemente documentata l’attività culturale con cui, al di là delle tradizioni e improvvisazioni popolari, i pievani – e praticamente soltanto loro – hanno aperto alla gente della montagna gli orizzonti della bellezza, della conoscenza e della memoria storica.

È questo che li distingue dai loro colleghi della pianura e delle città?

Almeno fino alla metà del XVIII secolo direi proprio di sì. Ed è soprattutto sotto questo aspetto che li ho presi in considerazione. Ovviamente non tutti, ma solo alcuni che meglio si prestano a rappresentare comportamenti più o meno comuni: provvedere al decoro della propria chiesa e delle celebrazioni religiose, insegnare a leggere e scrivere ai ragazzi del paese, ricordarne gli eventi nei registri parrocchiali e in eventuali relazioni, lettere, cronache e diari. Perché questa è, appunto, la conclusione emersa dai dati documentari: che, almeno sulla montagna pistoiese e fino alla metà del XVIII secolo, depositari della cultura sono stati soltanto, o quasi, i pievani.

Ma non c’erano in montagna uomini di cultura, oltre ai pievani?

Certo che c’erano, sia ecclesiastici che laici, ma, per bravi e capaci che fossero, alla montagna non ne veniva niente perché andavano a fare carriera altrove: a Firenze, a Roma e anche più lontano; e se tornavano, era soltanto per qualche breve visita o, ormai vecchi, per morire. Mentre invece i pievani restavano.

E chi sono quelli dei quali più specificamente si parla in “Preti di montagna”?

Sono tre: Girolamo Magni di Popiglio, che nel ‘500 per quarant’anni lavorò al restauro, riordinamento e abbellimento della sua pieve, facendone un sensibile esempio di ordine e di armonia che, attraverso i sensi, avviasse la sua gente alla religiosa dimensione spirituale di questi valori.
Andrea Busoni di Cutigliano, che nella prima metà del ‘600 si dedicò ad un insegnamento di alto livello letterario, scientifico e teologico, aperto anche alle donne.
Jacopo Lori di San Marcello, che verso le metà del ‘700 ha “salvato” gli usi e costumi e il linguaggio popolare in un gran numero di composizioni poetiche riunite sotto il titolo di “Tangheri della Montagna”.

Il volume è disponibile presso la libreria S. Jacopo di Pistoia.

Daniela Raspollini




Due dipinti per capire la città: san Jacopo e sant’Atto

Due opere da recuperare per custodire la memoria della nostra identità cittadina

di Daniela Raspollini

Anche quest’anno, nell’imminenza della festa patronale di San Iacopo, abbiamo voluto rivolgerci alla concittadina Lucia Gai, nota studiosa del culto iacopeo, per chiederle se per l’occasione vi siano in progetto iniziative da realizzare, oltre quelle consuete per celebrare la ricorrenza.

Possiamo dire che buona parte della sua attività di studiosa pistoiese si sia svolta per valorizzare e far conoscere il tema così interessante e importante per la nostra città che riguarda il culto di San Iacopo e l’intera civiltà del pellegrinaggio. Attualmente si prepara qualche novità in proposito?

Ogni anno, ogni volta che ci troviamo tutti insieme per celebrare la festa dell’apostolo Giacomo di Zebedeo, il “nostro” San Iacopo, mi capita di fare un bilancio di un percorso annuale intrapreso, per valutarne i risultati raggiunti e i traguardi ancora da realizzare. Il mio lungo impegno come studiosa si è costantemente completato con quello attuato nel Comitato di San Iacopo: l’associazione laicale di volontariato culturale (che si affianca e collabora con l’attività della chiesa cattedrale pistoiese) fondata negli anni ottanta del Novecento dal compianto monsignor Mario Leporatti e attualmente inserita fra gli organismi di cultura storica riconosciuti in ambito diocesano. Ultimamente, il Comitato di San Iacopo si muove per valorizzare sempre meglio la grande ricchezza del patrimonio di memorie storiche e artistiche religiose conservate in vari luoghi di Pistoia. In particolare, si sta attivando per il recupero dei due grandi emblemi lignei dipinti, d’inizio Seicento, che raffigurano rispettivamente San Iacopo patrono di Pistoia e il Santo vescovo Atto.

 

Non mi pare di aver mai visto queste opere. Potrebbe fornirci qualche altra informazione su questi dipinti? Dove si trovano?

Si tratta di due grandi emblemi dipinti a olio su pannelli sagomati in legno, conservati attualmente nei Depositi del Museo Civico di Pistoia. Entro ricche incorniciature a ‘cartiglio’, tipiche del Seicento, eseguite contemporaneamente e da uno stesso artista, per ora ignoto ma di notevole qualità, sono raffigurati due dei principali ‘protagonisti’ della storia pistoiese della prima metà del XII secolo: l’apostolo Giacomo “il Maggiore” e il vescovo vallombrosano Atto (1133- 1153).

Egli nel 1145 istituì ufficialmente il culto iacopeo a Pistoia, mediante una reliquia del corpo apostolico arrivata da Santiago di Compostella, dove per antichissima tradizione si ritiene riposino le spoglie dell’apostolo: che è lo stesso santo protettore del pellegrinaggio compostellano, sia nei tempi passati che anche oggi, dato che anche attualmente molte sono le persone che vogliono ripetere questa profonda e significativa esperienza, percorrendo in Spagna il “Camino de Santiago” fino a Compostella.

I due emblemi dipinti vennero presumibilmente realizzati dall’Opera di San Iacopo, l’istituzione comunale addetta alla tutela e all’organizzazione del culto iacopeo cittadino, in occasione della canonizzazione del vescovo Atto nel gennaio del 1605. È possibile che essi fossero già stati approntati per portarli nella solenne processione organizzata per celebrare l’evento, che veniva a confermare un culto cittadino per il vescovo Atto già in essere nella seconda metà del secolo XII.

Quello che è sicuro è che i due emblemi lignei dipinti arredavano riccamente la sala dell’udienza dell’Opera di San Iacopo, nella nuova sede realizzata nel secolo XVII in testa all’attuale piazza dello Spirito Santo.

Dopo le soppressioni ecclesiastiche di fine Settecento, e in seguito ad una serie di passaggi, i due dipinti furono acquisiti dal Museo civico di Pistoia, ma non furono esposti perché bisognosi di restauro per il supporto ligneo, che ha sofferto per l’umidità.

 

Perché i due emblemi sono così importanti?

Per due ragioni, principalmente. Innanzi tutto perché sono la testimonianza concreta del momento storico in cui è nata l’esigenza di raccogliere le memorie cittadine, da parte di tanti studiosi ed eruditi locali, per lo più appartenenti al clero e al patriziato. La “Storia di Pistoia” nacque anche come “Storia del culto iacopeo” e, insieme, come raccolta, specialmente fra Sei e Settecento, di “Biografie” del vescovo Atto: continuate lungo l’Otto e Novecento, fino ad oggi. Le due immagini dipinte segnano, anche visivamente, questo momento di maturazione della coscienza civica, quando ha avuto bisogno di appoggiarsi sia alle immagini emblematiche che alla “Storia”. La seconda ragione per cui sono importanti è che nel modo di raffigurare questi soggetti si rivela una precisa mentalità, una concezione dei rapporti fra società e valori ideali e religiosi. In entrambi gli emblemi viene espresso il concetto che una comunità ha bisogno, per vivere i valori della civiltà cui appartiene, di elementi unificanti e condivisi, ma anche di una fede precisa circa il proprio destino: cui deve, essa stessa per prima, credere. È quel ‘vincolo di carità’ che lega tutti noi ed era l’antico ideale dei monaci Vallombrosani, in accordo con la Chiesa universale. Questa idea è espressa sia nell’immagine di Sant’Atto, colto nel momento in cui sostiene, e offre ai cittadini di Pistoia, la cassetta della reliquia iacopea, come un dono ricco di futuro, sia nell’altra immagine dell’apostolo San Iacopo, che tiene fra le mani l’intera città di cui è patrono, così com’è patrono del pellegrinaggio compostellano (cui rimanda il “bordone” o bastone su cui i devoti viandanti si appoggiavano nel loro cammino, che egli regge con la sinistra).

 

Potrà essere fatto qualcosa per poter restaurare queste opere, perché tornino ad essere esposte in modo opportuno?

A quanto ne so, un preventivo di spesa era stato fatto dalla Soprintendenza fiorentina e la cifra dovrebbe essere non eccessiva. Tuttavia in questi attuali tempi di crisi, ogni ente pubblico deve stare attento alle spese: in questo caso, si tratta dell’Amministrazione Comunale, che deve tener conto delle sue priorità.

Si potrebbe tuttavia intervenire, per evitare che vadano via via disperse tante testimonianze importanti della nostra identità, con uno sforzo economico da condividere. L’alternativa è la silenziosa, irreparabile perdita, senza che alcuno levi una voce per chiedere che almeno si pensi a cosa si perde, e a quanto resti alla generalizzata solitudine tecnologico-informatica dei nostri giovani, schiacciati su un ‘presente’ insignificante e ‘liquido’.




Aurora Wake up 2018! A Pistoia il festival di musica cristiana

Sul palco del centro Giovanni Paolo II alla Vergine tante band di Christian music

Torna Aurora Wake Up! Presso la parrocchia della Vergine di Pistoia venerdì 15 Giugno 2018 alle ore 21.00 prenderà il via la IX rassegna musicale “Aurora Wake up” Christian multifestival, I° Memorial Roberto Bignoli, compianto storico cantautore cattolico scomparso recentemente. Già molte le adesioni ancora in via di definizione da parte di numerosi artisti cristiani provenienti dalla Toscana e anche da più lontano, fra cui il Sicomoro, Mario Costanzi, Remy Varone, Voci del Cielo e tanti altri.

Fabio Logli, storico organizzatore della rassegna assieme ai suoi collaboratori, per quest’anno ha deciso di spostare la location del Multifestival a Pistoia e si è dichiarato soddisfatto delle adesioni e dell’accoglienza ottenuta fino ad oggi. La manifestazione sarà inoltre trasmessa in diretta web su Radio Golpe!

Un’occasione per trascorrere insieme una serata spensierata, ma non banale, fra musica e parole. L’ingresso è gratuito, pertanto tutti siamo invitati a partecipare. L’appuntamento è alle ore 21 nel Centro Giovanni Paolo, presso la Chiesa della Vergine di Pistoia

Per info: Fabio 347 8033756.

David Ducceschi




INTERVENTO DI TUTELA E RESTAURO DEL PULPITO DI GIOVANNI PISANO

PISTOIA – Sono apparse recentemente su alcuni blog notizie sulle allarmanti condizioni del pulpito di Giovanni Pisano conservato nella chiesa di Sant’Andrea di Pistoia.

In realtà dalla costante attività di monitoraggio delle condizioni del pulpito, condotta in tutti questi anni dalla Soprintendenza di Firenze, non si rilevano motivi per grida così preoccupate.

Le lesioni sono presenti e ben visibili da tempo e proprio negli ultimi mesi la Soprintendenza è intervenuta sulla Sibilla del secondo ordine, situata sull’angolo in corrispondenza della colonna posta sulla figura di Adamo. Il pernio in ferro su cui era fissata la figura si era ossidato rompendo il blocco di marmo. Nell’intervento, realizzato da Alberto Casciani, tra i più esperti restauratori di materiali lapidei, si è tolto il pernio arrugginito, sostituendolo con uno in vetroresina e garantendo la sicurezza della parte.

Il pulpito negli anni tra il 2007 e il 2011 è stato interessato da una serie di indagini scientifiche curate dall’Opificio delle Pietre Dure, volte ad approfondire e verificare le condizioni del capolavoro.
La necessità di completare tali indagini per avere una visione puntuale della sua situazione statica non è stata accompagnata negli ultimi anni dai necessari finanziamenti, richiesti annualmente dalla Soprintendenza fiorentina al competente Ministero, ma si spera in tempi brevi di riuscire a far partire il progetto di studio e restauro.

La Diocesi di Pistoia, consapevole dello straordinario valore del pulpito di Giovanni Pisano, monitora e presta la massima attenzione, accanto alla Soprintendenza, nei confronti di questo capolavoro.

Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pistoia




I TESORI DELLA DIOCESI SU TV2000

L’ itinerario di ‘Borghi d’Italia (Capoluoghi)’, format televisivo condotto da Mario Placidini su TV2000 sarà dedicato domenica prossima, 13 maggio, alla città di Pistoia.

«Il capoluogo dell’omonima Provincia – si legge nella presentazione della puntata – è un vero museo di arte e storia. L’itinerario religioso è senz’altro uno dei punti di forza di Pistoia. Non a caso la maestosa cattedrale di San Zeno conserva una preziosa reliquia di San Giacomo Apostolo giunta anticamente da Santiago di Compostela (…) Inoltre la cupola della Basilica della Madonna dell’Umiltà è la terza in Italia per grandezza».

Il programma contiene numerose interviste; accanto ai rappresentanti del Comune cittadino sarà possibile ascoltare il contributo del vescovo Fausto Tardelli, le parole dell’arciprete della cattedrale don Luca Carlesi, ma anche, tra le altre voci significative del territorio, il presidente della fondazione MAIC Luigi Bardelli.

Nella puntata di domenica sarà proposta una vera e propria «visita del centro storico, delle pregevoli chiese, della torre campanaria, del museo diocesano, dell’antico Spedale del Ceppo, in una gioiosa passeggiata alla scoperta delle opere dei tanti artisti del passato».

Questo e molto altro su TV2000 in Borghi d’Italia (Capoluoghi) Domenica 13 maggio alle 12.20 e in replica sabato 19 maggio alle 12.20 e domenica 20 maggio alle 06.20.

 

(redazione)




TRE VOLUMI E UN CONCERTO PER MONS. UMBERTO PINESCHI

Domenica 6 maggio alle ore 16.30 presso la Cattedrale di San Zeno, l’organista Wladimir Matesic eseguirà alcune composizioni per organo del sacerdote e musicista pistoiese recentemente pubblicate in tre volumi

Una vita spesa per la Chiesa e per la musica che vede un’importante coronamento nella pubblicazione in tre volumi delle sue opere per organo. La grande passione di Mons. Umberto Pineschi, proposto del Capitolo della Cattedrale, maestro d’organo e direttore dell’Accademia Internazionale d’organo L. Gherardeschi di Pistoia sarà illustrata domenica 6 maggio con un concerto del maestro Wladimir Matesic e dalla soprano Serena Arnò. Antonio Galanti, organista e compositore presenterà i tre volumi di Pineschi, che raccolgono composizioni di diverso genere e ispirazione. Sarà presente anche il vescovo Mons. Fausto Tardelli.

Don Umberto stesso, ci aiuta a scoprire il frutto di tanti anni di lavoro e passione per la musica.

Mons. Pineschi, come nasce questo suo lavoro cosi prezioso per la nostra chiesa?

Casualmente. Alcuni amici mi hanno chiesto via via di scrivere dei pezzi per scopi i più disparati e io ho scritto senza alcuna pretesa, certo non immaginando neppure lontanamente che potessere essere un giorno pubblicati. Un bel giorno, l’anno scorso, l’editrice VigorMusic, che ringrazio, ha deciso di pubblicare questi miei pezzi.

Quanto tempo ha impiegato per  realizzare questi tre volumi ?

Ormai  diversi anni fa, ho infatti iniziato nel 2003, in occasione della visita alla Mabellini della principessa Sayako, figlia degli Imperatori del Giappone.

Cosa è possibile trovare in questi volumi?

I pezzi hanno, fatte poche eccezioni, un tema: o canto gregoriamo, o canti popolari (per esempio il giappopnese Sakura), o nomi di persone, per esempio quello del nostro vescovo Fausto Tardelli, su cui ho scritto un Preludio e fuga.

Con questa sua opera intende ribadire il valore della musica sacra nella liturgia?

La liturgia, in questo caso, c’entra solo marginalmente. È il mio amore per l’organo soprattutto, anche se vi sono pezzi dedicati a specifici organi di chiesa, come per esempio lo splendido organo Agati-Tronci del 1891 della chiesa della Salesiane di Pistoia.

Buona parte della sua esistenza è stata spesa nell’insegnamento. La recente apertura dell’Istituto di Musica Sacra L. Giustini intende ribadire l’importanza della musica nelle nostre assemblee liturgiche, in particolare della musica per organo..

Bisognerebbe che la chiesa cattolica italiana prendesse sul serio ciò che dice la Sacrosanctum Concilium (Costituzione Conciliare sulla Sacra liturgia), a proposito dell’organo a canne, strumento proprio della chiesa cattolica di rito latino. Ci sono molti giovani appassionati all’organo. La settimana scorsa erano qui gli studenti del conservatorio di Cosenza, oggi quelli di Cagliari, tutti giovani entusiasti!

Dove si possono acquistare i suoi tre volumi?

Chiedendo all’editrice VigorMusic, www.vigormusic.it/shop

Daniela Raspollini

 




IL “DRAMMA” DI SCOPRIRSI FRATELLI

Al Museo Diocesano Palazzo Rospigliosi la presentazione del racconto “Lo Sconosciuto” di Irène Némirovsky. Seguirà visita guidata al Museo

PISTOIA – «Io, dalla morte di quel tedesco, tutte le notti faccio lo tesso sogno: rivedo quella cantina nera, con la botola semiaperta, e so che il tedesco la solleverà per sgozzarmi. Mi dibatto, sono il più forte, uccido il tedesco; poi, quando è morto, lo prendo fra le mie braccia, lo spoglio e lo corico sul letto di mamma, il grande letto rosa dove ti avevo messo dopo la scarlattina, quando eri piccolo; poi mi chino, guardo e non so più chi sto vedendo: se te o lui..».

L’orrore della guerra manifesta il dramma più antico: quando si uccide qualcuno al fronte, senza saperlo si uccide un fratello. Irène Némirovsky lo descrive limpidamente in un breve racconto pubblicato da EDB dal titolo “Lo Sconociuto” (Lo sconosciuto, collana ‘Lampi d’autore’, EDB, Bologna 2018).

Il racconto sarà presentato martedì 24 aprile, alle ore 21 presso la saletta conferenze del Museo Diocesano Palazzo Rospigliosi, in Ripa del Sale.

Saranno presenti Roberto Alessandrini, direttore editoriale Marietti1820 e Caporedattore EDB e Giovanni Ibba che ha curato la traduzione italiana. Gli interventi saranno accompagnati dalla lettura di alcuni brani del racconto. Al termine della presentazione sarà possibile effettuare una visita guidata gratuita presso le sale del Museo Diocesano – Palazzo Rospigliosi. L’appuntamento del 24 aprile è anche l’occasione per apprezzare e far conoscere le opere esposte nelle sale del museo diocesano.

Roberto Alessandrini, docente di Antropologia all’Istituto superiore universitario di scienze psicopedagogiche e sociali affiliato all’Università pontificia salesiana di Roma ha al suo attivo numerosi titoli di storia e cultura delle religioni.

Giovanni Ibba è docente di religione presso le scuole superiori di Pistoia, insegnante di ebraico presso la Facoltà Teologica di Firenze e di discipline bibliche presso l’istituto superiore di Scienze Religiose della Toscana.

“Lo Sconosciuto” è parte di un più ampio romanzo dal titolo “Suite Francese” dedicato all’invasione tedesca in Francia del 1940 che era rimasto dimenticato in una valigia per oltre cinquant’anni. Il manoscritto, riscoperto fortuitamente dalle figlie della scrittrice e pubblicato postumo ha consegnato nuova e giustificata fama all’autrice. Irène Némirovsky (1903-1942), nata in Ucraina, di religione ebraica, convertita al cristianesimo nel 1939, è morta ad Auschwitz nel 1942.

Il racconto di Irène Némirovsky è seguito, nell’edizione EDB, da una nota di lettura di Jean-Louis Ska, gesuita belga, professore del Pontificio Istituto Biblico di Roma e considerato tra i maggiori esegeti contemporanei. Lo studioso conduce il lettore dentro la struttura letteraria del racconto ma si apre anche a considerazioni più ampie sul dramma della guerra: «in ogni battaglia, in ogni combattimento, un Caino uccide suo fratello Abele. Gli uomini sono fratelli e sono le circostanze o i discorsi ideologici che li trasformano in nemici».

Un’occasione per riflettere e ricordare alla vigilia del 25 aprile.




ANTONIO PAOLUCCI PER IL RITORNO DELLA VISITAZIONE IN SAN GIOVANNI

Venerdì 27 aprile lectio magistralis del noto storico dell’arte sul patrimonio artistico diocesano

PISTOIA – La Visitazione è tornata a casa. Dopo il grande successo dell’esposizione nella chiesa di San Leone, il capolavoro di Luca della Robbia ritrova posto nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia. Un rientro accompagnato da una novità significativa: la Visitazione sarà infatti collocata in una diversa posizione, più rispettosa della documentazione antica, in linea con quella attestata prima dello smontaggio dovuto al secondo conflitto mondiale.

Il ritorno del gruppo di Della Robbia sarà accompagnato dalla presenza e dalle parole dello storico dell’arte Antonio Paolucci. Volto notissimo, anche ai meno esperti, Paolucci ha ricoperto numerosi e prestigiosi incarichi: studioso del Rinascimento, soprintendente, ministro dei Beni Culturali, direttore dei Musei Vaticani, senza mai perdere le qualità del fine conoscitore e del grande divulgatore. I suoi contributi appaiono sulle principali riviste d’arte e su importanti quotidiani, tra cui il mensile di Avvenire “Luoghi dell’Infinito” di cui è collaboratore da tanti anni.

Venerdì 27 aprile, alle ore 17, in San Giovanni Fuorcivitas Antonio Paolucci offrirà una relazione sul patrimonio artistico della Diocesi di Pistoia. Un intervento che guiderà i presenti alla scoperta di tesori, forse ancora sconosciuti ai più, presenti nel territorio diocesano. Il suo intervento sarà preceduto da un’introduzione della Dott.ssa Maria Cristina Masdea, funzionario della Soprintendenza, già curatrice dell’esposizione in San Leone. Porterà i suoi saluti il vescovo di Pistoia Mons. Fausto Tardelli. La partecipazione è aperta all’intera cittadinanza.

LA VISITAZIONE

Il gruppo della Visitazione fu realizzato da Luca della Robbia intorno al 1445 per l’altare della Compagnia della Visitazione nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas di Pistoia ed è una delle prime opere in terracotta invetriata, tecnica di cui Luca è considerato l’inventore. L’artista per primo applicò alla scultura in terracotta una copertura in smalto stannifero che rendeva la superficie lucida e resistente, iniziando una produzione di grande successo. Il gruppo raffigura l’incontro tra Maria e Elisabetta, come è narrato nel Vangelo di Luca (Lc 1, 39-45). Maria, dopo aver ricevuto dall’angelo l’annuncio del concepimento di Gesù, va a trovare la cugina Elisabetta che, nonostante l’infertilità e l’età avanzata, è al sesto mese di gravidanza. Appena Elisabetta sente il saluto di Maria, il bambino che ha in grembo (Giovanni il Battista), sussulta di gioia. Maria risponde innalzando a Dio un canto di lode, il Magnificat.




IL CAPRICCIO DI DIO: UN NUOVO LIBRO DI EDI NATALI

Venerdì 20 aprile la presentazione del nuovo volume di Edi Natali dedicato all’opera del pensatore russo Lev Šestov.

«Può esservi forse qualcosa di comune fra Atene e Gerusalemme?» Tertulliano (115-230 d.C. circa), l’apologeta cristiano, poneva retoricamente il quesito. La risposta l’aveva già proposta qualche rigo prima contestando alla filosofia di aver offerto con la sua «saggezza mondana» forza e consistenza alle dottrine degli eretici. Da lì in poi la dialettica tra Atene e Gerusalemme è diventata un “topos” filosofico sulla relazione tra ragione e fede che ha attraversato secoli di filosofia e teologia. Edi Natali ha recentemente affrontato un capitolo poco noto di questa dialettica dedicando un volume (Il capriccio di Dio. Una ragione in bilico tra Atene e Gerusalemme, Assisi, Cittadella, 2017) all’opera del pensatore russo Lev Šestov.

Venerdì 20 aprile 2018 alle ore 21.00, nell’aula magna del Seminario di Pistoia, il Centro Culturale “J. Maritain” di Pistoia ha organizzato la presentazione del volume, introdotto da una relazione della prof.ssa Francesca Ricci.

Natalino Valentini, filosofo e grande esperto del pensiero filosofico e religioso russo del XX secolo ha dedicato un’appassionata introduzione al lavoro di Edi Natali che proponiamo di seguito.
«La cultura italiana ha avuto il privilegio nel corso degli ultimi decenni di poter accedere a gran parte dell’opera filosofica e spirituale di Lev Šestov, eppure, al pari e più ancora di quanto accaduto per la maggioranza dei pensatori religiosi russi del XX secolo, la recezione di essa è apparsa sostanzialmente marginale, nonostante la sua rilevanza teoretica e spirituale. Si potrebbe osservare che il vigore teoretico e provocatorio del suo pensiero è risultato inversamente proporzionale alla sua recettività e assimilazione, non certo per la complessità o astrusità di esso, che viceversa si distingue per chiarezza espositiva e fascinazione argomentativa, bensì soprattutto per la sua irresistibile e tormentata inquietudine.

Il pensiero di Šestov è rimasto ai margini del confronto filosofico e teologico italiano del dopoguerra perché è un pensiero scomodo, pungente, erratico, inafferrabile, che non si lascia facilmente ricondurre entro schemi o indirizzi consolidati; esso si configura come radicale messa in questione dei modelli tradizionali, cardinandone soprattutto le rassicuranti evidenze logiche dell’arrogante raziocinio. Anche per queste ragioni il presente studio di Edi Natali merita una particolare attenzione, poiché costituisce un generoso invito alla lettura dell’opera del pensatore russo, una preziosa occasione per tornare a ripensare questa eredità teoretica e spirituale nella sua sorgiva potenza che si accresce e ruota fondamentalmente attorno a un unico nucleo incandescente, ‘l’apoteosi dell’infondatezza filosofica’, come è stata acutamente definito da Sergej Bulgakov. Dunque un pensiero che si aggira incessantemente attorno al dilemmatico rapporto tra ragione e fede, al senso destinale del Revelatum per l’umana esistenza.

L’Autrice indaga con acutezza ermeneutica e vigore argomentativo alcuni snodi decisivi dell’opera di Šestov, ripercorrendone quei sentieri vertiginosi che si inoltrano lungo la linea di confine, sul crinale tra Atene e Gerusalemme, oltrepassando gli schemi interpretativi dominanti e quelle diffidenze istintive verso questo genere di argomentazione. Ella si lascia interpellare radicalmente dalle domande scomode e ribollenti di Šestov, inseguendolo nella sua sofferta lotta agonica contro la presunzione dell’evidenza logica, alla ricerca di quella libertà assoluta, non necessitata da schemi e formule logiche, fino a scorgere il senso ultimo di quel capriccio di Dio, posto a garanzia della libertà assoluta di Dio, contro cui si infrange ogni necessità o sistema di conoscenza.