Archivi e Biblioteche. Chiusure estive

Informiamo studiosi e interessati che la Biblioteca Leoniana, Archivio Vescovile e Diocesano resteranno chiusi fino al 5 settembre 2023.




Il Vescovo consegna alla Diocesi il Libro Sinodale

Frutto della prima sessione del Sinodo costituirà il punto di partenza della seconda sessione, dedicata a individuare nuove piste pastorali per la Chiesa di Pistoia

Un documento politico, nel senso che analizza le vicende della vita pubblica, frutto del lavoro di una platea di 400 sinodali composta per almeno il 75% da laici, proporzione che aumenta se si considerano le circa 2.000 persone coinvolte, a vario titolo, in tutte le parrocchie della diocesi di Pistoia.

Il 25 luglio, giorno di San Jacopo, nella Messa pontificale per il Santo Patrono, il Vescovo Tardelli ha presentato e consegnato alla Diocesi la prima parte del “Libro sinodale”, testo contenente le proposizioni generate nelle varie assemblee territoriali.

«Il Sinodo – sottolinea il Vicario, don Cristiano d’Angelo – ha rappresentato e rappresenta uno dei pochi momenti di ritrovo e di confronto dell’intera comunità dei nostri territori. Vedere la partecipazione attiva di oltre 2000 persone sintetizzata nelle proposizioni emerse dei 400 sinodali direttamente partecipanti ai lavori di assemblea, ha portato alla stesura di un documento che è politico nel senso che realmente analizza e indaga le vicende della vita pubblica. Emerge nelle pagine una forte necessità di essere ascoltati, di trovare un luogo dove potersi raccontare, dinamica ormai quasi del tutto scomparsa negli ultimi decenni nei nostri territori».

Un momento storico, a distanza di quasi 90 anni dall’ultimo Sinodo Diocesano, significativamente inserito nella solennità del Santo patrono della città e della Diocesi di Pistoia. La consegna del Libro sinodale è accompagnata da un breve video che riporta le testimonianze di alcuni membri dei cinque i circoli minori, cercando di riassumere le quasi 400 voci dei sinodali intervenuti nei lavori di questa prima sessione in poco più di 120 secondi.

La promulgazione del Libro Sinodale è un atto solenne con cui, alla luce del suo discernimento di Vescovo, Mons. Tardelli condivide e ripropone alla Chiesa di Pistoia, con tutta l’autorevolezza del suo ministero episcopale, le proposizioni elaborate nei lavori della prima sessione del Sinodo.

Un cammino che viene da lontano

«L’idea della celebrazione di un Sinodo diocesano – sottolinea il Vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli, nel suo Decreto di Promulgazione in apertura del Libro sinodale – aveva cominciato a farsi strada sin dalla prima assemblea a carattere sinodale celebrata in San Francesco nel 2015, da cui scaturì il percorso pastorale della nostra Diocesi andato sotto il nome di “Sulle ali dello Spirito”. Successivamente, dietro anche all’impulso dato da Papa Francesco che ha indetto il prossimo sinodo dei vescovi proprio sul tema della sinodalità, sono stati coinvolti dapprima il Consiglio pastorale diocesano, il consiglio presbiterale e la Consulta delle aggregazioni laicali. Si è poi aperta una fase di ampia consultazione del popolo di Dio e anche di realtà non ecclesiali: un vero discernimento comunitario che si è intensificato con il lavoro svolto negli ultimi 13 mesi».

Il cammino che ci attende

In questa prima sessione del Sinodo diocesano, aperta il 4 giugno 2022 e chiusa il 24 giugno 2023, si trattava – afferma il Vescovo Tardelli nel decreto di promulgazione del libro sinodale «di ascoltare e condividere nello Spirito Santo le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne con cui condividiamo la vita nei nostri territori e che ci interpellano, riconoscendo in esse la voce del Signore».

Le dichiarazioni sinodali raccolte nella prima parte del Libro Sinodale, dovranno essere ben conosciute e assimilate da tutte le componenti del popolo di Dio che vive nella diocesi di Pistoia, in modo particolare dai presbiteri e diaconi. Esse costituiscono la base della nuova consultazione diocesana che condurrà alla individuazione delle risposte concrete alle sfide evidenziate.

Con la solennità di San Jacopo, infatti, si apre la seconda sessione che si concluderà il prossimo anno, nella quale la Chiesa di Pistoia sarà chiamata a individuare «quanto lo Spirito Santo ci chiede di operare per essere autentici testimoni ed annunciatori della gioia del Vangelo che è il Signore Gesù».

 

Le attese di Vangelo

Le circa 80 pagine del Libro proseguono poi con l’individuazione delle principali attese: dall’attesa di Vangelo, buona notizia volta a colmare i vuoti generati dal malessere diffuso e dalle difficoltà dei tempi che viviamo, all’attesa delle relazioni umane significative, di una fraternità reale, fatta di incontro autentico e non solo mediale tra persone, relazioni da persona a persona perché la solitudine sembra un rischio concretissimo, in tutte le generazioni. E poi l’attenzione alla donna, nella Chiesa e nella società, spesso non accolta in tutto il suo valore e in tutte le sue potenzialità di umanizzazione del mondo.

Questi i titoli delle nove proposizione emerse dai lavori del Sinodo:

  • L’attesa di Vangelo e di nuovi percorsi educativi
  • Il tempo che stiamo vivendo
  • L’attesa di relazioni umane significative
  • L’attesa di fraternità
  • Le attese della famiglia
  • La donna. Dono e corresponsabilità
  • Le attese dei giovani e degli anziani: ascolto, cura e intergenerazionalità
  • Le attese dei migranti
  • L’attesa di una Chiesa “nuova”

 

Il video

Per cercare di sintetizzare il grande lavoro svolto dalle assemblee, generali e territoriali, la Diocesi di Pistoia ha realizzato un breve video di 130 secondi con i volti e le voci di alcuni dei protagonisti delle varie riunioni di lavoro. Cinque sinodali, uno per ogni “circolo minore”, che hanno riportato la loro attesa: Alessandra Corti (circolo Pistoia città), Alessandro Gori (circolo Casalguidi), Valentina Brachi (circolo Fornacelle), Letizia Vannucchi (circolo Capostrada) e Franco Pacini (circolo Poggio a Caiano).




Festeggiamenti iacobei 2023

Martedì 25 luglio il Vescovo consegnerà la prima parte del Libro Sinodale e avvierà la Seconda Sessione.

 

Con il mese di Luglio la Diocesi di Pistoia si apre ai festeggiamenti iacobei che quest’anno vedranno importanti novità.

 

Una tappa fondamentale del Sinodo Diocesano

La Chiesa di Pistoia aprirà infatti la seconda sessione del Sinodo Diocesano proprio in occasione della Solennità di San Giacomo apostolo, con la consegna e la promulgazione della prima parte del Libro Sinodale, il testo che raccoglie il lavoro emerso in questo primo anno di ascolto e condivisione, dedicato alla lettura delle attese presenti fuori e dentro la Chiesa locale.

Il vescovo Tardelli, con una circolare rivolta ai parroci, ha ribadito l’importanza del 25 luglio: «la festa di San Jacopo non può essere passata sotto silenzio dall’intera Diocesi, da Serravalle a Montemurlo, dall’Abetone a Capraia Fiorentina. Tutt’altro. È infatti la festa di tutta la Chiesa particolare che trova nella testimonianza apostolica di Giacomo il maggiore, il suo punto di riferimento, lo stimolo all’impegno missionario, la forza della propria coesione comunitaria. Particolarmente in questo tempo di cammino sinodale».

Proprio nell’intento di valorizzare la celebrazione di San Jacopo in tutto il territorio diocesano il vescovo Tardelli ha dichiarato Il giorno 25 luglio “Solennità” in tutta la Diocesi. «Pertanto, — ha affermato — si celebrerà la Santa Messa di San Jacopo con il Gloria e il Credo».

 

La Vestizione di San Jacopo e la Festa della Madonna dell’Umiltà

I festeggiamenti avranno un preambolo già sabato 15 luglio con il Forum Natura, convegno organizzato dall’Arciconfraternita Parte Guelfa e dedicato ai temi della salvaguardia ambientale che si svolgerà nella mattina (ore 10.30-13) nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas e che sarà preceduta dalla marcia per l’ambiente tra Serravalle e Pistoia.

Domenica 16 le solennità iacobee si incrociano con la festa della Madonna dell’Umiltà, compatrona della Chiesa e della Diocesi di Pistoia.

Domenica 16 il programma prevede alle 17.30 i Vespri Vigiliari della festa della Madonna dell’Umiltà e alle 18 la Messa presieduta dall’arciprete della Cattedrale don Luca Carlesi. Al termine della Messa prenderà il via la processione in costume storico verso la Cattedrale per la cerimonia di vestizione di San Jacopo. Dalla Basilica della Madonna, infatti, l’arciprete porterà alla Cattedrale il mantello con cui – grazie all’aiuto dei Vigili del Fuoco – sarà rivestita la statua di San Giacomo. L’evento sarà trasmesso in diretta da Tvl a partire dalle 19 circa.

Il giorno della Solennità, lunedì 17 luglio, il programma prevede alle 9 la preghiera delle lodi, alle 10 il Rosario e alle 10.30 la Messa presieduta da S. E. Mons. Tardelli e concelebrata dai preti del Centro Storico.

 

La settimana Iacobea

Da lunedì 17 prende il via la Novena iacobea, che coinvolgerà tutta la Diocesi. Dal 17 al 21 luglio sono infatti previsti i pellegrinaggi delle parrocchie in Cattedrale, dove alle ore 21 i fedeli parteciperanno alla Messa concelebrata dai loro parroci. I pellegrinaggi saranno organizzati per “zone sinodali”, cioè sulla base di quel gruppo di vicariati che si sono riuniti insieme nello stesso luogo durante i circoli minori durante il Sinodo.

Il calendario delle celebrazioni è il seguente: Lunedì 17 luglio, ore 21: Zona sinodale di Poggio a Caiano (vicariati di Poggio-Carmignano, Quarrata, Vignole, Limite sull’Arno); martedì 18 luglio, ore 21: Zona sinodale di Capostrada (Capostrada, Gello, Montagna); Mercoledì 19 luglio, ore 21: Zona sinodale di Fornacelle (Montemurlo, Montale-Agliana); Giovedì 20 luglio, ore 21: Zona sinodale di Casalguidi (Casalguidi, Vincio, Lamporecchio, Bottegone); Venerdì 21 luglio, ore 21: Zona sinodale di Pistoia (Centro storico, Suburbio est, Suburbio ovest).

 

La Vigilia e il giorno della Solennità

La vigilia della festa, lunedì 24 luglio è prevista la processione di San Jacopo che prenderà il via alle 21.30 dalla chiesa di San Francesco. La processione attraverserà le vie del Centro per raggiungere Piazza del Duomo dove il Vescovo impartirà la benedizione solenne con la Reliquia di San Jacopo. Interverrà la Banda di Montemurlo diretta da Liana Lascialfari che eseguirà l’Inno di San Jacopo.

Martedì 25 luglio alle 9.30 prende il via la tradizionale processione dei Ceri con i figuranti in costumi storici. Alle 11 il Vescovo Tardelli presiederà la Messa pontificale. Sono invitati tutti i presbiteri, i diaconi e una rappresentanza di laici da ogni vicariato a cui il vescovo consegnerà una copia del libro sinodale. Nella celebrazione sarà anche benedetto lo stendardo del Palio.

Nel pomeriggio, alle 17.30 i secondi Vespri della Solennità e alle 18 la Messa solenne presieduta dall’Arciprete don Luca Carlesi.

 

Visite in Cattedrale

A complemento della Festa ricordiamo anche due appuntamenti per conoscere la Cattedrale e approfondire il culto iacobeo a cura di don Luca Carlesi:

Sabato 22 luglio alle 21: “Il simbolismo del tempio cristiano”, visita guidata alla Cattedrale di San Zeno; Domenica 23 luglio: “La Gloria di Dio è l’uomo vivente”, visita guidata all’altare argenteo di San Jacopo.

 

Per informazioni sulle celebrazioni: cattedraledipistoia.2@gmail.com




Sinodo Diocesano: nuove vie per il Vangelo

Un bilancio della prima tappa del cammino sinodale che si è chiusa sabato 24 giugno

Il Sinodo diocesano ha chiuso ufficialmente la sua prima sessione sabato 24 giugno, con la concelebrazione in Cattedrale presieduta dal Vescovo e la votazione del testo emerso dai lavori.

Iniziata la Messa, dopo la lettura del Vangelo, il Vicario generale don Cristiano D’Angelo ha rivolto al vescovo un discorso per accompagnare la chiusura della prima sessione e la consegna del testo approvato dall’assemblea. In primo luogo il Vicario ha espresso, a nome di tutti i Sinodali e della comunità diocesana, i ringraziamenti al Vescovo per aver convocato il Sinodo diocesano. «Grazie — ha detto don D’Angelo — per averci spinto in un cammino, quello sinodale, che ci ha fatto sperimentare la gioia e la responsabilità di ascoltare e di ascoltarsi. Soprattutto ci ha dato l’occasione di sentirci partecipi come non mai della missione che il Signore Gesù ha affidato ai suoi prima di salire al cielo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19)».

L’avventura del Sinodo ha chiesto alla Chiesa di Pistoia di mettersi in ascolto dello Spirito: «La realtà, “l’umana esperienza”, insieme al Vangelo e alla Tradizione vivente della Chiesa, — ha ricordato don D’Angelo — sono le grandi scuole attraverso le quali lo Spirito ci parla e ci rivela la volontà di Dio. Troppe volte ci siamo contentati di un Vangelo ripetuto meccanicamente o della sicurezza della Tradizione, senza il coraggio di lasciarsi interpellare dal nostro tempo, dagli uomini e dalle donne concrete, quelle che, con le loro gioie e le loro fatiche, incontriamo ogni giorno».

La stagione di cambiamenti in cui si inserisce l’appuntamento del Sinodo chiede il coraggio di intraprendere strade inedite:

«Il nostro è il tempo di “nuove Vie” per il Vangelo, nuove soprattutto nello stile e nel metodo (…). “Nuova” è stata l’esperienza di questa prima sessione del Sinodo che ci ha “obbligati” ad imparare un modo nuovo di lavoro e di ascolto. “Nuovo” è anche uno degli aggettivi più significativi di queste Proposizioni, dove emerge il desiderio di una nuova stagione ecclesiale, di una nuova fioritura dell’annuncio, di una nuova freschezza nelle relazioni umane e nella pastorale».

Confrontarsi con la novità, andare oltre i rassicuranti steccati del “si è sempre fatto così” non è scontato: «A volte, come gli otri vecchi della parabola evangelica (Mc 2,22), — aggiungeva don D’Angelo — abbiamo sperimentato anche noi la fatica della novità, quella che fa scricchiolare le sicurezze personali, che mette in discussione le proprie visioni pastorali, che domanda l’attenzione paziente per capirsi e riconoscersi nella diversità. In questa fatica, che certo ci domanda di migliorare e di capire come far funzionare sempre meglio il cammino del Sinodo e del lavoro comune, in questa fatica c’è la novità a cui lo Spirito chiama la Chiesa del nostro millennio».

In ultimo il Vicario si è riferito al Vescovo come principio di unità della Chiesa locale: «La sua presenza e il suo ministero in mezzo a noi — ha concluso — sono fondamentali perché ci richiamano agli argini del Vangelo, tengono vivo lo sguardo sull’orizzonte comune del Regno di Dio, ricuciono le differenze che a volte ci abitano, alimentano la consapevolezza dell’unità che nasce dalla Fede e dalla Carità, e di cui l’Eucarestia è fondamento e nutrimento. In questi argini abbiamo camminato e vogliamo camminare, consegnandole il testo delle proposizioni sinodali. Un lavoro che forse nessuno di noi avrebbe scritto così come glielo offriamo, ma che proprio perché di tutti ha il sapore della famiglia e la forza della comunione. Sta a lei adesso discernere se e come questo testo possa aiutare la nostra Chiesa a camminare da discepola, dietro il Signore Gesù, crescendo nella disponibilità a farsi strumento del suo Amore nel mondo».

Un testo, quello consegnato al Vescovo Tardelli sabato scorso che rappresenta un punto fermo, pur nella consapevolezza di non aver realizzato una sintesi perfetta: «siamo agli inizi, e molte sono ancora le cose su cui possiamo migliorare, molte forse anche le urgenze e i bisogni del nostro tempo che magari non abbiamo saputo ascoltare o riconoscere. Ne siamo consapevoli. Però dobbiamo prendere atto che la gioia che ha accompagnato questo nostro riunirsi insieme costituisce un prezioso patrimonio di esperienza condivisa nella fede su cui possiamo costruire un futuro nuovo per la nostra Chiesa e per il nostro tempo».




Anniversari sacerdotali

Giovedì 29 giugno, nella Solennità dei SS. Pietro e Paolo, il vescovo Tardelli ha invitato tutto il clero a celebrare gli anniversari sacerdotali in una Messa all’aperto nel giardino del palazzo episcopale. La concelebrazione, prevista per le ore 18, sarà seguita da un momento di convivialità e di augurio per i festeggiati di quest’anno.

Accanto ai presbiteri che celebrano i loro giubilei sacerdotali, don Cristoforo Dabrowski (25 anni) parroco di Fognano e Tobbiana, don Vincenzo Moro (50 anni) parroco di Santa Maria Assunta in Gora o chiesa nuova, don Piero Sabatini (parrocchia di San Rocco) e padre Mario Franchi (60 anni), parroco di S. Stefano a Campiglio di Quarrata.

Il vescovo ricorderà anche gli “ultimi arrivati”: don Maximilien Baldi e don Alessio Biagioni, ordinati presbiteri poco meno di un anno fa, attualmente parroci rispettivamente a San Marcello e ad Avaglio, Calamecca, Crespole e Lanciole.

 




Sinodo Diocesano: prossima tappa il 25 luglio

Sinodo diocesano. Il Vescovo Tardelli: «Lo stile sinodale caratterizzi d’ora in poi tutta la nostra Chiesa». Il 25 luglio, per la solennità di San Jacopo, la promulgazione dei risultati della prima sessione.

La festa del santo patrono aprirà la seconda sessione del Sinodo diocesano per rispondere alle attese e alle sfide individuate finora. La promulgazione dei risultati della prima sessione del XX Sinodo della Chiesa di Pistoia – che raccoglie le proposizioni frutto del lavoro svolto nelle parrocchie e dei circa 400 sinodali – avverrà nel giorno di San Jacopo, il santo patrono della città e della Diocesi, il prossimo 25 luglio. In quel giorno avvierà la seconda sessione del Sinodo dedicata a elaborare concrete risposte ai contenuti emersi finora.

Questi, in sintesi, i prossimi passaggi del XX Sinodo della Chiesa di Pistoia annunciati dal Vescovo, Monsignor Fausto Tardelli, in occasione della concelebrazione eucaristica per la chiusura della prima sessione che si è svolta sabato 24 giugno in Cattedrale.

«Ho chiesto a tutta la diocesi, convocandola in Sinodo – ha affermato il Vescovo Tardelli – di imparare ad assumere lo sguardo di Cristo sull’umanità e sul mondo. Quello sguardo pieno di misericordia e di tenerezza che commuove il cuore di Cristo e lo spinge alla missione di salvezza».

Nell’omelia pronunciata sabato 24 luglio il vescovo ha fatto ricordato alcuni punti importanti del lavoro svolto dal Sinodo: «Abbiamo sperimentato di essere Chiesa, popolo santo di Dio, pur con tutti i nostri limiti»; «Insieme abbiamo cercato di ascoltare le attese di Vangelo presenti nella nostra vita e in quella delle persone che vivono nei nostri territori. Abbiamo individuato quindi alcune sfide che lo Spirito del Signore ci mette davanti e alle quali occorrerà rispondere con generosità e fantasia». «L’esperienza che abbiamo fatto insieme e che ripeteremo ancora – ha aggiunto – non passerà facilmente nel dimenticatoio della nostra Chiesa. Rimarrà anzi come una pietra miliare che l’ha segnata in un passaggio storico decisivo ed epocale.

Nella sua omelia il vescovo è stato perentorio: «è l’ora veramente di finirla di andare avanti ognuno per conto suo, come se fossimo un organismo sezionato in mille pezzi. Pensiamo forse di poter vivere, staccandosi e non relazionandosi con gli altri? La morte dell’organismo è il destino di un organismo sezionato e disperso! L’esperienza sinodale che stiamo facendo è illuminante in proposito: conta il camminare insieme. Conta il mettersi insieme in ascolto dello Spirito che parla a noi in tanti modi, anche nella storia, nella vita dei nostri fratelli e di noi stessi, come nella chiesa universale guidata dal santo Padre».

Questo l’indice del testo votato e approvato definitivamente sabato scorso che sarà reso noto il 25 luglio: Introduzione. Una memoria riconoscente; Le proposizioni: 1. L’attesa di Vangelo; 2. Il tempo che stiamo vivendo; 3. L’attesa di relazioni umane significative; 4. L’attesa di comunità fraterna e missionaria; 5. L’attesa di famiglia; 6. La donna. Dono e corresponsabilità; 7. Le attese dei giovani e degli anziani: ascolto, cura e intergenerazionalità; 8. Le attese dei migranti; 9. L’attesa di una Chiesa “nuova”.

Il documento finale che verrà presentato il 25 luglio – spiega il Vicario don Cristiano D’Angelo – «non è un trattato di teologia né una legge. Le indicazioni che contiene servono ad aiutare il Vescovo nel suo lavoro di discernimento. Il testo è importante, proprio perché frutto del lavoro comune; ma non dobbiamo aspettarci che esso rifletta tutte le questioni della vita della Chiesa, né che sia espressione dell’opinione di uno o di un altro».

«Con la seconda sessione del Sinodo che si apre tra poco, il 25 di luglio – precisa Tardelli – cercheremo anche noi di fare esattamente quello che fece Gesù: rispondere cioè alle sfide, con la missione di tutta la nostra Chiesa; con una conversione missionaria».




Decifrare le sfide del presente

Le votazioni dei sinodali e le modifiche emerse nell’ultima assemblea generale straordinaria

Martedì 20 giugno i sinodali si sono ritrovati nell’aula liturgica di Valdibrana per l’assemblea generale straordinaria chiamata a ultimare la votazione delle proposizioni e delle modifiche al testo emerso dai Circoli minori.

Dopo la lettura del Vangelo che riportava il brano di Giovanni della vite e dei tralci, il Vescovo ha proposto una breve riflessione introduttiva. «Il Vangelo – ha ricordato — è una persona: Gesù Cristo. Egli è la nostra speranza, il nostro salvatore; la sua linfa vitale ci fa essere tutti membra del suo stesso corpo. Staccati dalla sua vite non c’è più Chiesa. Il cammino sinodale che nella sua prima sessione sta muovendo al termine, è un percorso di consolidamento del nostro attaccamento alla vite buona, perché possiamo portare buoni frutti, come singoli, comunità parrocchiali, Chiesa diocesana. Il Sinodo è un’occasione unica per vivere il nostro attaccamento al Signore che è il senso della nostra esistenza».

Il Vescovo ha poi voluto congratularsi con i sinodali per il lavoro svolto e, allo stesso tempo ammonirli sul valore e la serietà della votazione. Don Cristiano D’Angelo, il Vicario generale, riassumendo le modalità del voto ha subito introdotto i lavori e la votazione delle singole proposizioni. I sinodali hanno quindi passato in rassegna le proposizione rimaste fuori dalla votazione di giovedì 15 giugno (dalle 6 alla 9: la Donna. Dono e corresponsabilità; Le attese dei giovani e degli anziani: ascolto, cura e intergenerazionalità, Le attese dei migranti, L’attesa di una Chiesa “nuova”) e i paragrafi dell’introduzione al testo ( Una memoria riconoscente).

Le proposizioni erano accompagnate da 15 “modi”, proposti da 12 sinodali equamente ripartiti tra uomini (6) e donne (6). Come per i modi discussi giovedì 15 giugno, la maggior parte dei promotori era costituita da laici: soltanto 2 le proposte suggerite dai presbiteri, 2 quelle suggerite da una religiosa; segno del desiderio di partecipazione e dell’attenzione che il laicato ha dedicato ai lavori del Sinodo. Resta il fatto che il numero dei promotori dei “modi”, tenendo conto dell’ampiezza dell’assise non è stato molto ampio.

Tra i modi si rilevano posizione più inclini all’apertura verso il ruolo e il protagonismo della donna o attente all’inclusività verso realtà “imperfette”, altre più desiderose di ribadire i caratteri “propri” della Chiesa cattolica (l’Eucarestia, il matrimonio indissolubile tra uomo e donna) e la difesa della dottrina sociale (la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale). Il ruolo del laicato è emerso nelle richieste legate al protagonismo degli sposi, nel ruolo dei movimenti e delle aggregazioni laicali, nell’impegno per l’accompagnamento delle coppie come per la pastorale giovanile, in una testimonianza attiva e attenta alla lettura di una società complessa, segnata da fenomeni drammatici e violata da sistemi di potere iniqui.

La modalità delle votazione ha richiesto alla segreteria del Sinodo un complesso lavoro organizzativo su cui ha forse pesato la novità dell’esperienza sinodale. Le votazioni chiedevano il raggiungimento del quorum dei due terzi dell’assemblea per accogliere le proposizioni e i “modi” nel testo definitivo. I “modi” passati soltanto a maggioranza relativa dopo una prima votazione sotto il quorum dei due terzi non entreranno nel testo definitivo, ma saranno aggiunti in calce al documento finale, per evidenziare comunque l’orientamento dell’assemblea.

Il criterio invocato per le votazioni è stato quello della convergenza, l’invito cioè a convogliare il proprio voto verso una soluzione improntata alla comunione e all’intesa aldilà di ogni particolarismo o pretesa.

Anche martedì 20 il lavoro è stato lungo e impegnativo. L’assemblea ha svolto il proprio compito con attenzione, pur manifestando una certa, inevitabile stanchezza, nella seconda parte della serata. Prima di congedare tutti il vescovo ha ricordato all’assemblea l’appuntamento per l’ultima votazione, che ha accompagnato l’Eucarestia di sabato 24 giugno, quando il voto dei sinodali ha ratificato il testo uscito dalle ultime due assemblee generali.

«Le proposizioni – ha spiega in conclusione il vescovo – illustrano le sfide che la Chiesa di Pistoia è chiamata ad affrontare, propongono una lettura sapienziale dei segni dei tempi. La seconda sessione inviterà a formulare delle concrete proposte pastorali. Da ottobre riprenderà quindi una consultazione per individuare le risposte su larga scala».

 

Così il voto nell’ultima consultazione

Nelle votazioni di martedì 20 l’assemblea è stata chiamata a concludere la discussione delle ultime 4 proposizioni (6-9) e a decidere se accogliere i paragrafi dell’introduzione.

Proposizione 6. La Donna. Dono e corresponsabilità

I lavori sono avviati con la proposizione 6 e l’intervento di don Diego Pancaldo che ha illustrato la sua proposta riguardante l’ultimo parte del paragrafo 6.1, dedicato al diaconato femminile, sostenendo che tale argomento esula dalle facoltà decisionali del Sinodo diocesano. Il modo è stato accolto alla seconda votazione, quando è stato superato il quorum dei due terzi dei presenti. È quindi seguito l’intervento congiunto di Alessandro Galardini e Michela Cinquilli, promotori di un nuovo “modo” che armonizzava le proposte di modifica per il paragrafo 6.1 ( Corresponsabilità) già presentate separatamente, ed era orientato a sottolineare con maggiore decisione il ruolo della donna nella vita delle Comunità cristiane alla luce del magistero del Concilio. La proposta non è stata accolta.

Proposizione 7. Le attese dei giovani e degli anziani

Circa la proposizione 7 il primo paragrafo (Il mondo giovanile e i suoi orizzonti) è stato accolto nella sua interezza, il secondo (I giovani e il tempo libero) vedeva una proposta di Laura Dabizzi per ribadire l’esigenza di proporre ai giovani una testimonianza attenta alla verità della fede e percorsi educativi che vadano alla “sostanza delle cose”. Il modo non è accolto. Il paragrafo 7.3 (Gli anziani, i giovani e l’intergenerazionalità) è stato votato in larga maggioranza.

Proposizione 8. Le attese dei Migranti.

La proposizione 8, dedicata alle “attese dei Migranti” vedeva una sola proposta di modifica relativa allo spostamento di un paragrafo, dalla proposizione numero 1 alla numero 8. L’intento, chiarito da Galardini, era quello di approfondire le cause che determinano le migrazioni, così da esprimerne la complessità. La proposta è stata accolta con maggioranza relativa.

Proposizione 9. L’attesa di una Chiesa “nuova”

Nella proposizione n. 9, sono confluite diverse proposte di modifica. Il paragrafo 9.1 (Una Chiesa in ascolto e accogliente) vedeva due modi con integrazioni. Il primo, a cura di Piero Pierattini e Paola Brachi proponeva di inserire un paragrafo per sottolineare l’esigenza di una più vera e viva presenza dei presbiteri nella vita della Chiesa. Il modo è stato accolto a maggioranza relativa. L’altra proposta, accolta pienamente, era a cura di Mauro Banchini e Mariangela Maraviglia i quali proponevano di inserire un riferimento alla testimonianza che scaturisce dal patrimonio culturale della Chiesa locale. Il paragrafo successivo (9.2. Una Chiesa laboratorio di fraternità e comunità) non prevedeva “modi” ed è stato approvato dall’assemblea. Il punto successivo (9.3. Il ruolo dei laici) ha visto le proposte di Andrea Mattonelli, Laura Dabizzi e Luca Biagini.

Mattonelli e Dabizzi proponevano due integrazioni, mentre Biagini intendeva sostituire l’intero paragrafo con un brano del documento I laici dopo il Concilio. Dichiarazione finale della 3° Assemblea dei Vescovi Italiani (1968), che il promotore riteneva non ancora compreso e accolto. Dabizzi proponeva di inserire una frase relativa all’impegno per la tutela della vita e della famiglia e Mattonelli un paragrafo in cui ribadire la necessaria conoscenza, teorica e kerigmatica, da parte del laicato della Dottrina sociale della Chiesa. Il voto dell’assemblea ha escluso il modo proposto da Biagini. Quello di Dabizzi è accolto in seconda votazione a maggioranza relativa, quello di Mattonelli superava i due terzi del quorum.

Nel paragrafo 9.3 un nuovo modo portato avanti da Dabizzi chiedeva di valorizzare la testimonianza e la formazione del laicato. La proposta è stata accolta con la maggioranza dei due terzi.

Nel paragrafo 9.4 (Una Chiesa ministeriale) Alessandro Gori proponeva un’integrazione legata all’inserimento nelle parrocchie di figure specializzate nella formazione dei giovani (il modo non è stato accolto).

Laura Pozzi proponeva di integrare la proposizione con un nuovo paragrafo dedicato alla valorizzazione dell’Eucarestia, perchè lo stesso cammino sinodale chiede di essere sostenuto e illuminato dall’Eucarestia. Il modo è stato accolto.

In ultima battuta i sinodali hanno votato anche l’introduzione al testo, per la quale erano state presentate tre proposte di modifica, tutte e tre respinte dai presenti.

ugo feraci

(Pubblicato sul settimanale “La Vita Pistoia Sette” inserto di Avvenire del 25 giugno 2023)




In aiuto del territorio: il rendiconto diocesano 2022

Dove sono destinati i contributi derivanti dall’8xmille nella Chiesa di Pistoia

L’8xmille non sostiene solamente la Chiesa cattolica, ma anche tanti progetti dei territori di appartenenza e l’intero tessuto socio-economico. La presentazione del rendiconto 2022 della Diocesi di Pistoia è l’occasione per approfondire i progetti e le aree finanziate direttamente ma anche per vedere gli effetti ad ampio raggio dello strumento principale per poter contribuire a tutto ciò, cioè le firme dell’8xmille in sede di dichiarazione dei redditi.

«Con l’8xmille riusciamo a sostenere tutti i progetti di carità sul territorio sottolinea l’economo diocesano, Elisabetta Fedi – ma anche la parte pastorale e strutturale che ha, anch’essa, un importante impatto sul territorio. In questa seconda voce rientrano ad esempio anche i fondi per la manutenzione e l’apertura delle chiese, per i quali non riceviamo alcun altro tipo di sostegno, ma che si rendono necessari per poter fruire del patrimonio artistico-culturale, e dunque sono fondamentali anche per sostenere il turismo».

Come sottolineato anche nella nota a sostegno del rendiconto 2022, i fondi Cei costituiscono la risorsa fondamentale per il sostentamento della Chiesa locale e la realizzazione dei progetti pastorali e caritativi. Le assegnazioni effettuate purtroppo non hanno potuto rispondere a tutte le numerose e motivate richieste pervenute in Curia, per cui nella scelta è stata privilegiata la scelta dell’alternanza e dell’urgenza.

I fondi destinati alla Diocesi di Pistoia nel 2022 sono stati: per culto e la pastorale complessivamente 645.310,16 euro e per la carità 614.056,62 euro. Nelle azioni di carità è stato privilegiato il criterio progettuale, secondo un percorso intrapreso già da anni, in particolare verso quelle realtà che intervengono a sostegno delle famiglie e dei singoli per fronteggiare il perdurare della crisi economica.

«Il numero di interventi – sottolinea la nota – sia in diocesi che nelle realtà locali parrocchiali, continua a evidenziare il perdurare delle situazioni di difficoltà descritte nel dossier Caritas annuale, per le quali il sostegno dei fondi dell’8xmille è fondamentale. Un contributo significativo è stato erogato alle associazioni che si occupano di disagio e marginalità come il recupero degli ex detenuti, il sostegno alle persone diversamente abili o con difficoltà di inserimento sociale, l’assistenza agli extracomunitari. Continua l’impegno diretto nei confronti dell’accoglienza agli immigrati, alcuni ospitati in strutture in uso alla diocesi, realizzato con il coordinamento della Caritas diocesana.

A livello di Caritas si è continuato a prestare una particolare cura a tutte le attività ormai consolidate: mensa dei poveri, centro distribuzione vestiario, Emporio solidale, centri di ascolto diocesano e zonali. È attivo un supporto sanitario, psicologico, legale. Sono stati finanziati inoltre progetti rivolti alla tutela della persona: dai minori, alle ragazze madri e al recupero delle donne vittime della tratta.

Riguardo il sostegno alle famiglie sono stati erogate somme importanti per far fronte all’aumento delle spese energetiche e al caro affitti». Importante il supporto di molti privati che hanno aderito con offerte continuative a sostegno dei progetti solidali proposti dalla Caritas diocesana. Una parte dei fondi disponibili sono stati destinati a enti diocesani ed una parte alle parrocchie, con particolare attenzione a quelle in difficoltà perché situate in zone economicamente disagiate o di piccola dimensione. Preoccupa, infine, il costante aumento delle parrocchie che incontrano difficoltà anche nel sostenere la gestione economica ordinaria.




Diario del Sinodo. I “modi” proposti e respinti (finora)

L’assemblea generale di giovedì 15 non ha concluso il lavoro. I sinodali sono nuovamente convocati martedì 20 alle 21.

Nell’assemblea generale di giovedì 15 giugno i sinodali erano chiamati a votare le proposizioni formulate dopo gli incontri nei circoli minori e sottoposte alle richieste di modifica (i cosiddetti “modi”) pervenute alla segreteria del Sinodo con il sostegno di almeno 20 firmatari.

Il regolamento prevede tre possibilità di voto: “placet” per accogliere la proposizione così com’è uscita dal lavoro dei circoli minori; “non placet”, per rigettarne interamente il contenuto ed eliminarla dal testo finale; “placet iuxta modum” per accoglierla con una delle modifiche proposte.

Nell’assemblea di giovedì 15, quando la maggioranza ha espresso il voto in favore del “modum” gli estensori dei “modi” sono stati chiamati a presentarlo in poche parole, senza superare i tre minuti di tempo. Le proposte sono quindi state votate dall’assemblea. Quando non si sono raggiunti i due terzi dei presenti la votazione è stata ripetuta nel desiderio di una più ampia convergenza.

Nella prossima assemblea generale di martedì 20 giugno i sinodali sono chiamati a concludere il proprio confronto sulle modifiche pervenute alla Segreteria del Sinodo. Complessivamente i “modi” presentati sono stati 37.

Alcuni prevedono delle ampie riscritture delle proposizioni, altri delle piccole integrazioni, altri ancora propongono di tagliare o sintetizzare il testo. Gli estensori sono 14, alcuni dei quali, comprensibilmente, sostenitori di più proposte. Giovedì scorso sono stati accolti 9 “modi” su 19.

Il voto di giovedì 15 giugno

Le votazioni hanno seguito l’ordine delle proposizioni. Nella prima proposizione (L’attesa di Vangelo) i modi riguardavano il paragrafo intitolato “Nuovi cammini educativi” ec presentavano da una parte il riferimento alla famiglia, evidenziando il bisogno che sia accompagnata, educata, sostenuta nel cammino della vita cristiana, durante la preparazione al sacramento ma anche dopo le nozze (Paolo Pierattini e Paola Brachi, approvata dall’assemblea con 186 placet). Si fa presente, inoltre, l’esigenza di promuovere e sostenere il valore del matrimonio sacramentale indissolubile tra uomo e donna,  per trasmetterne la bellezza e il fondamento nella Rivelazione (Laura Dabizzi; non accolta).

In merito alla proposizione 2, dedicata al “tempo che stiamo vivendo”, c’è chi richiedeva di leggere nella pandemia più che una causa dei numerosi cambiamenti in atto nella società, la spinta ad una accelerazione del cambiamento (Luca Biagini, respinta) e chi invitava a ribadire la “differenza” cristiana che si esprime nell’apertura al trascendente e alla fede (Laura Dabizzi, accolta con 172 placet). Nel paragrafo 2.2 è stata accolta invece la proposta di Alessandro Galardini che proponeva di spostare il primo paragrafo all’inizio della proposizione numero 8 (accolta con 167 placet, ma resta da verificare se nella proposizione 8 sia da accogliere o meno l’integrazione), nel paragafo 2.3 è invece stata accolta un’ulteriore proposta di Biagini che prevede una semplificazione del testo e di dare meno rilievo alla pandemia e alle crisi in atto nel mondo contemporaneo (accolta con 181 placet).

La terza proposizione, incentrata sull’attesa di relazioni umane significative, vedeva tre richieste più rivolte all’integrazione del testo che al suo cambiamento, nell’apertura alla dimensione  più spirituale, al valore della preghiera e della dimensione eucaristica nella vita dei fedeli (paragrafo 3.1, Giordano Favillini, approvata con 194 placet) come circa l’impegno dei credenti in ambito sociale (paragafo 3.2, Alessandro Galardini, accolta con 162 placet).

Circa la quarta proposizione, incentrata sul tema della fraternità, i “modi” proposti da Suor Giovanna Cheli intendevano illustrare più ampiamente il tema, valorizzandone la priorità nell’ambito della vita delle comunità cristiane (paragafo 4.1, accolta con 213 placet) come nella vita religiosa (paragrafo 4.2, accolta con 263 placet).

La quinta proposizione, dedicata a le attese della famiglia è stata oggetto del maggior numero di proposte di modifica (10). Alcuni aspetti già segnalati nelle richieste sono emersi nuovamente: dall’esigenza di una maggiore cura nell’accompagnamento al matrimonio (Alessandro Gori, accolta al paragafo 5.1 con 137 placet), alla riaffermazione del valore della famiglia fondata sul matrimonio indissolubile fra uomo e donna (Laura Dabizzi, non accolta), dalla semplificazione e traduzione più positiva del paragrafo inerente la “latitanza” delle famiglie dalla vita parrocchiale (Giovanna Cheli, accolta con 176 placet), al ruolo delle aggregazioni laicali e dei movimenti in ordine all’accoglienza delle famiglie a alla catechesi (Andrea Mattonelli, non accolta), fino ad una sostanziale riscrittura del testo nel desiderio di presentare la famiglia alla luce della relazione di coppia e del protagonismo degli sposi (Piero Pierattini e Paola Brachi, non accolta). Ulteriori proposte sono arrivate nel paragrafo che tocca le fragilità familiari: con integrazioni (Piero Pierattini – Paola Brachi, non accolta), aggiunte importanti legate al magistero di papa Francesco in Amoris Laetitia (Alessandro Gori, non accolta), all’invito a leggere segni positivi anche nelle situazioni familiari fragili o cosiddette “irregolari” (Michela Cinquilli, non accolta) ad una impegno potremmo dire più militante sulla morale familiare, nell’intento di difendere e promuovere il matrimonio sacramentale e indissolubile (Laura Dabizzi, non accolta).

Giovedì l’assemblea si è fermata alla discussione di queste proposizioni rimandando a martedì 20 la conclusione dei lavori che presentano ulteriori e importanti temi da dibattere.

Il voto di martedì 20 giugno

Martedì 10 il lavoro dei sinodali riprenderà a partire dalla proposizione numero 6, dal titolo “La donna. Dono e corresponsabilità”, che risulta tra quelle che hanno raccolto più proposte di modifica. Tutti d’accordo nel sottolineare il valore e l’impegno, ma diverse le prospettive: da chi chiede un più deciso riconoscimento del ruolo della donna con integrazioni (Alessandro Galardini) o importanti riscritture (Michela Cinquilli) a chi ritiene più opportuno togliere il riferimento al diaconato femminile (ancora oggetto di discussione da parte del magistero) a chi invoca l’introduzione di tematiche più inerenti il genere (Diego Pancaldo).

Soltanto una la proposta di modifica per la settima proposizione, dedicata alle attese dei giovani e degli anziani, che intende sottolineare il ruolo educativo della Chiesa (Laura Dabizzi) e per l’ottava, riguardante le attese dei migranti per la quale Alessandro Galardini chiede un’integrazione rivolta a specificare la complessità delle cause del fenomeno migratorio.

L’ultima proposizione, la nona (l’attesa di una Chiesa nuova) vede molti “modi” (8). La maggior parte prevede delle integrazioni, riguardanti il ruolo dei presbiteri (Piero Pierattini – Paola Brachi), il valore del patrimonio artistico, archivistico e culturale (Mariangela Maraviglia – Mauro Banchini), la tutela dalla vita e la morale familiare e un maggior impegno di apostolato attivo del laicato (Laura Dabizzi), la necessaria conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa (Andrea Mattonelli), l’attenzione alla pastorale giovanile con la presenza di educatori formati nelle parrocchie (Alessandro Gori), il valore della dimensione eucaristica (Laura Pozzi), la sostituzione di un intero paragrafo dedicato all’impegno dei laici è invece invocata da Luca Biagini che propone di sostituirlo con una citazione dal documento “i laici dopo il Concilio. Dichiarazione finale della Terza Assemblea dei Vescovi Italiani” (1968).




Il nuovo testo di lavoro del Sinodo

Presentato il nuovo Instrumentum laboris modificato dopo i Circoli Minori. Tutte le novità del testo rivisto dai Sinodali

Venerdì 9 giugno, all’Assemblea plenaria del Sinodo Diocesano è stato presentato il testo dello Strumento di lavoro modificato dopo il lavoro dei Circoli Minori. Si tratta di un testo non definitivo, una bozza che in occasione della prossima assise, prevista per giovedì 15 giugno, sarà sottoposta a modifiche, tagli o integrazioni.

Don Cristiano D’Angelo, vicario generale della Diocesi, ha illustrato il nuovo testo di lavoro segnalandone le novità.
I principali cambiamenti sono i seguenti: in primo luogo lo spostamento dell’ultima proposizione, quella dedicata alla “memoria grata” che è stata estratta dalle proposizioni e posta come introduzione al testo. Posta all’inizio lascia emergere il tono positivo dell’approccio al lavoro. Un altro spostamento importante è quello legato alla prima proposizione, intitolata “Attesa di Vangelo” , prima quasi al termine, ora inserita come prima proposizione, così da fare dell’Attesa di Vangelo, il punto di vista principale dell’intero lavoro.

Nella prima proposizione inoltre, sono stati esplicitati in un nuovo paragrafo “i nuovi cammini educativi” che è chiamata a proporre la Chiesa. Altro importante cambiamento è l’introduzione di una proposizione dedicata alla famiglia e l’attenzione a un tono più positivo, che abbandona il ruolo e il peso della “coda pandemica”. Altri cambiamenti prevedono alcune aggiunte o ritocchi ai paragrafi.

L’ATTESA DI VANGELO

La prima proposizione vede semplificato il titolo e aggiunta una maggiore insistenza sull’esigenza di ridire la centralità del Vangelo e di proporlo come buona notizia per tutti, nella consapevolezza che il Vangelo rende “tutti” discepoli (preti, suore, religiosi, laici…). È stata poi aggiunto un riferimento alla bellezza dell’esperienza sinodale, con l’invito a una cura più stabile della vita spirituale.

Nuovi cammini educativi

Il secondo paragrafo, dedicato ai nuovi cammini educativi presenta un’aggiunta più ampia che propone di investire in questo ambito con un ampio coinvolgimento, evidenziando la novità di uno stile di accoglienza che permetta al messaggio evangelico di poter essere più facilmente riconoscibile. L’oggetto di questi nuovi cammini è il Vangelo nel suo stretto rapporto con la vita quotidiana. Il testo richiede poi, di avere dei contenuti educativi comuni, nell’iniziazione cristiana come in altri ambiti, pur lasciando spazio alla creatività. Allo stesso tempo è stato sottolineato il tema del linguaggio, oggetto di numerose segnalazioni che spingono all’uso di un linguaggio più comprensibile e inclusivo.

IL TEMPO CHE STIAMO VIVENDO

La nuova seconda proposizione, dedicata al “Tempo che stiamo vivendo” ha ridotto il riferimento alla pandemia; il paragrafo è stato asciutto e integrato con il tema della guerra e quello della crisi energetica, della conversione ecologica, della crisi ambientale. Gli aspetti negativi individuati nel testo sono stati ritenuti presenti nella società odierna indipendentemente dalla pandemia, che semmai li ha evidenziati.

L’ATTESA DI RELAZIONI UMANE SIGNIFICATIVE

Nella terza proposizione, dedicata ai legami fondamentali, è stato aggiunto il tema della iperconnessione e il senso di solitudine e di smarrimento che si vive nel nostro tempo. Si parla di solitudine subita e isolamento voluto, cercando di mettere in risalto non soltanto gli aspetti negativi ma anche quelli positivi, cioè l’impegno a farsi prossimi agli altri. Si parla poi del prendersi cura, inteso come una grande benedizione, per chi la offre e chi la riceve. Infine il testo presenta la bellezza e la consolazione che derivano dal riconoscersi l’uno nell’altro.

L’ATTESA DI COMUNITÀ FRATERNA E MISSIONARIA

La quarta proposizione, legata all’attesa di fraternità, vede una semplificazione, cercando di limitare le parole e fare più chiarezza. Si è cercato di mettere più in risalto la vita consacrata specificandone la ricchezza delle espressioni, con l’aggiunta del tema della testimonianza.

L’ATTESA DI FAMIGLIA

La quinta proposizione è completamente nuova, ed è dedicata alla famiglia. Si valorizza il ruolo fondamentale e insostituibile della famiglia, pur tenendo conto dei grandi cambiamenti del nostro tempo. Si sottolinea la fatica o l’assenza della trasmissione della fede nelle famiglie che contrasta con il fenomeno della richiesta di sacramenti che pure non sempre corrisponde ad una crescita della fede. Emerge una certa impreparazione ad affrontare i cambiamenti nelle famiglie. Si auspica un’attenzione alle famiglia, una creatività pastorale nei confronti delle famiglie, presentate in tutta la loro varietà e complessità (coppie dello stesso sesso, separate, conviventi..).

LA DONNA. DONO E CORRESPONSABILITÀ

La sesta proposizione, dedicata alla donna, è una delle più discusse ed è stata riscritta in maniera piuttosto importante. Il primo cambiamento riguarda il termine di corresponsabilità, a cui i sinodali hanno preferito il termine reciprocità o complementarietà. Nel testo è poi ribadito come soltanto a partire dalla radice l’uomo e la donna sono chiamati ad avere un ruolo e un servizio nella realtà ecclesiale. Sono stati poi criticati termini come “empatia”, “capacità di ascolto”, intesi come tipicamente femminili. Molti gruppi li ritenevano superati dalla mentalità di oggi. Infine si indica una novità, la necessità di una teologia della donna, con riferimento al ruolo della donna e al diaconato femminile. Sono emerse su questo punto molte divergenze: frutto delle posizioni del clero, poco avvezzo a conoscere le donne? Frutto di considerazioni ancora sessiste?

LE ATTESE DEI GIOVANI E DEGLI ANZIANI: ASCOLTO, CURA E INTERGENERAZIONALITÀ

Nella settima proposizione si parla di giovani e anziani. Anche in questo caso sono piuttosto importanti le modifiche apportate. Si è ritenuto di dover attenuare le conseguenze della pandemia, evidenziando anche gli aspetti positivi del mondo giovanile, capace di risorse, di impegno, di creatività. È stata poi riconosciuta l’esigenza di nuovi spazi educativi e di proporre percorsi educativi per quei giovani che la società mette ai margini. In questa proposizione sono emerse due posizioni diverse tra i sinodali: quella di chi contesta e critica i social media e quella di chi ne sottolinea le possibilità. Dei giovani si evidenzia comunque il desiderio di Dio, di risposte di senso. Si ritiene che, pur all’interno di proposte dedicate, proprie di pastorale giovanile, la realtà giovanile debba essere oggetto dell’interesse di tutta la comunità. Allo stesso tempo i giovani sono stati considerati essi stessi protagonisti e non solo destinatari della proposta cristiana.

I giovani e il tempo libero

Nel paragrafo dedicato ai giovani e il tempo libero si è cercato di valorizzare il ruolo della scuola e l’esigenza di proporre percorsi abitabili da giovani e anziani.

Gli anziani, i giovani e l’intergenerazionalità

Degli anziani è stato ribadito il ruolo educativo, la ricchezza narrativa, l’importanza di creare occasioni di incontro e socialità tra generazioni diverse.

LE ATTESE DEI MIGRANTI

L’ottava proposizione, dedicata alle attese dei migranti, vede un cambiamento nel titolo dove si legge “Tutti siamo stranieri”. Nel testo si è poi passati dal fenomeno dei “migranti” al fenomeno “delle migrazioni”, per indicare un fatto epocale e non soltanto episodico o legato a certi individui. Il nuovo testo segnala alcune cause delle migrazioni per avere una lettura più completa del fenomeno, che i cristiani dovrebbero imparare a vedere in maniera diversa, impegnandosi a conoscere senza giudicare.

Altra novità riguarda il tema del dialogo religioso, ecumenico ed interreligioso, quale sfida e opportunità. È stato infine aggiunto il tema della inclusione, perché l’accoglienza cioè sia inclusiva, capace di rendere le persone partecipi a pieno titolo delle nostre comunità. Una frase intera, alla conclusione, invita a riconoscere nei migranti dei portatori di ricchezze, di conoscenza, di tradizioni.

L’ATTESA DI UNA CHIESA “NUOVA”

L’ultima proposizione vede nel testo una particolare attenzione all’attesa di una Chiesa nuova non soltanto per come dovrebbe essere per quelli che sono “fuori”, ma anche per quanti stanno “dentro”: una Chiesa cioè attenta ai suoi rapporti ad extra e ad intra.
Il paragrafo successivo parla di una Chiesa in ascolto e accogliente per spiegare meglio cosa intendere con il precedente “attenta”. Il nuovo testo sottolinea il bisogno di maggiore benevolenza tra i membri delle diverse comunità. Sono state evidenziate alcune situazioni concrete, segnalando il ruolo di movimenti, associazioni e delle realtà diverse presenti nella Chiesa. Alcuni sinodali hanno inteso un po’ ideali alcuni passaggi dello strumento di lavoro, laddove si parla della Chiesa come “laboratorio di fraternità”. Un’espressione che vuole includere però, tutto il bene che comunque si fa nelle parrocchie, indipendentemente dai limiti che in essa si vivono e da quanto si può sperimentare nel mondo. È stato poi abbreviato e sottolineato come i piccoli paesi siano per certi versi avvantaggiati nel creare occasioni di incontro tra generazioni e persone diverse, evidenziando l’importanza delle piccole realtà periferiche. È stata richiesta una maggiore unità nei cammini pastorali diocesani che potrebbe essere sanata con una maggiore sinodalità.

Una Chiesa “anima” del mondo. Il ruolo dei laici

Sono stati poi ampiamente riscritti i paragrafi dedicati ai laici, da non vedere primariamente come un aiuto al Clero. È infatti la radice battesimale che implica una vocazione missionaria dei laici, chiamati a costruire il Regno di Dio. Tra gli impegni dei laici nella costruzione del Regno è stato aggiunto l’ambito del lavoro e della cura del Creato.

Una Chiesa ministeriale

Laddove si parla di Chiesa ministeriale, si è sottolineato l’impegno dei laici all’interno della Chiesa. Si è preferito parlare di ministerialità in generale piuttosto che distinguendo tra quella maschile e femminile perché i ministeri sono indipendenti dal genere. Si è sottolineato di più il bisogno, l’attesa di comunità prive di presbiteri, evidenziando il bisogno di guide della comunità, sottolineando il bisogno di formazione per chi è chiamato a guidare una comunità (diacono, accoliti, laici) nell’intento di evitare il clericalismo, non soltanto proprio dei preti ma di chi interpreta il ministero come uno spazio di potere. Spiritualità e formazione sono proposte come rimedi.

Una Chiesa fraterna. Il servizio dei presbiteri

Infine nel paragrafo dedicato al servizio dei presbiteri si è preferito non sottolineare troppo la mancanza di preti, per evitare di leggere la ministerialità come rimedio della mancanza di clero piuttosto che come espressione di doni e carismi. Si parla, infine dell’esigenza di una maggiore condivisione e partecipazione nell’azione pastorale. È rimasta nel testo la nota relativa al fatto che l’insistenza sulla ministerialità aiuterebbe il clero a vivere meglio la propria identità.

COME PROCEDE IL LAVORO DEL SINODO

Il testo potrà essere recepito così com’è, oppure modificato secondo alcune proposte dette “modi”. Tutte le singole proposizioni saranno oggetto di votazione, ma fino a martedì 13 potranno essere presentate modifiche da parte dei sinodali comunicandole tramite mail all’indirizzo sinodo@diocesipistoia.it.
Le proposte saranno quindi condivise online per essere oggetto della discussione nella prossima assemblea generale, dove le proposte di modifiche saranno accompagnata dalla presentazione – non superiore ai tre minuti – dell’estensore.