Sette giorni in cammino verso la Pentecoste

Disponibile il Sussidio di preghiera per prepararsi all’apertura del Sinodo diocesano di Sabato 4 giugno

Per “sintonizzare” le realtà diocesane all’evento di apertura del Sinodo, ma anche per aprire comunità e cuori all’azione dello Spirito, l’Ufficio liturgico della Diocesi di Pistoia ha preparato un sussidio per vivere in preghiera l’ultima Settimana del tempo di Pasqua e prepararsi alla Solennità della Pentecoste.

Il sussidio può essere utilizzato nelle parrocchie, ma anche in famiglia o personalmente.

Per la preghiera parrocchiale, spiega l’Ufficio Liturgico, «ogni giorno (dal lunedì al sabato) vengono proposte una “introduzione”, una intenzione per la Preghiera Universale, il Canto (o la recita) dell’Inno o della Sequenza di Pentecoste, alcune invocazioni allo Spirito e una preghiera finale, il tutto da potersi utilizzare all’inizio, durante e al termine della Messa quotidiana o di una Liturgia della Parola o anche di incontri pastorali e di catechesi».

«Ogni giorno viene suggerito anche un breve schema di Adorazione Eucaristica che può essere utilizzato comunitariamente oppure lasciato in Chiesa a disposizione dei Fedeli che si raccolgono personalmente in preghiera di fronte al Tabernacolo».

«Ogni momento di preghiera e ogni incontro — ha raccomandato infatti il vescovo Tardelli — sia comunque sempre accompagnato dall’Inno, recitato o cantato, del Veni Creator o dalla Sequenza di Pentecoste».

Per chi prega individualmente o intende farlo in famiglia, sono proposti due schemi per la preghiera e la riflessione per le Domeniche dell’Ascensione e di Pentecoste: «vengono riportati anche alcuni brani della Liturgia della Parola ascoltata in chiesa con una breve spiegazione. Per gli altri giorni delle settimana (dal lunedì al sabato) la traccia quotidiana proposta può essere utilizzata all’inizio, durante e al termine della preghiera personale di ognuno e/o della Famiglia riunita».

Il sussidio è il modo migliore per prepararsi alla Veglia e alla messa di apertura del Sinodo diocesano in piazza del Duomo sabato 4 giugno alle 21.

 

 




Amministrative 2022: una lettera aperta ai candidati

In un documento della Pastorale sociale e del lavoro e Caritas, scritto in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali e cultura, la diocesi intavola un dialogo con i candidati sindaco. Sul piatto le emergenze del territorio una prospettiva diversa all’approccio politico: quella del Vangelo.

PISTOIA – 19 maggio 2022. Una lettera aperta a tutti i candidati per rappresentare il pensiero e il contributo della comunità diocesana nella contesa elettorale. È questa l’iniziativa dell’ufficio della pastorale sociale e del lavoro, pensata per portare ai candidati una lettura della realtà del territorio da un punto di vista alternativo.

Economia in crisi

«Questa tornata elettorale amministrativa coinvolgerà circa 140.000 residenti, oltre la metà di coloro che abitano nella Diocesi di Pistoia – si legge nel testo – e rappresenta un momento alto di democrazia interessando l’istituzione più prossima ai cittadini. Stiamo attraversando un periodo complesso, che stenta a trovare una via significativa di rigenerazione e nutriamo aspettative per il ruolo che le amministrazioni svolgono, quale collante per una ricomposizione nello smarrimento e nella frammentazione che la comunità intera sta attraversando. L’economia – si afferma – è in cronica stagnazione, se non addirittura in decrescita e registra un tasso disoccupazione fra i più bassi della Toscana (10%): un dato che è raddoppiato in 15 anni. La disoccupazione giovanile è arrivata a toccare il 44%, ben al di sopra delle medie regionali (22,9%) e nazionali (32,9%); il tasso di inattività rasenta il 30%. Abbiamo un esercito di pensionati (circa 85.000); sono 2.000 le imprese in meno rispetto a 15 anni fa e il tasso di crescita imprenditoriale è sceso a 0 (zero). In altre parole i cittadini che non lavorano stanno superando il numero dei cittadini che lavorano.

Le marginalità e l’emergenza demografica

Una disamina di dati che lascia dietro di sé le difficoltà delle famiglie e le nuove marginalità: «Le situazioni si sono ampliate e approfondite: a vecchie criticità se ne aggiungono nuove che colpiscono e in taluni casi affondano gli anziani, i giovani e le famiglie. I dati dei Dossier Caritas ce lo dicono con chiarezza. Esiste poi un’emergenza demografica imponente – si legge ancora nel documento – che riguarda in particolare la montagna ma estende i suoi effetti anche in città. L’indice di vecchiaia (quello che si calcola moltiplicando per 100 il numero dei residenti over 65 per poi dividere il risultato per il numero dei giovani under 14) raggiunge una cifra stratosferica: 432,6. Più del doppio rispetto all’indice di vecchiaia dell’intera Provincia di Pistoia che, con 47 anni di media, è già uno fra i più alti in una Regione, che a sua volta è una fra le più vecchie in Italia».

I migranti

«Nell’elenco delle problematiche di questo territorio c’è da annoverare anche il problema dei migranti. Le crisi internazionali hanno spostato l’attenzione sui flussi migratori dall’Ucraina, ma la pressione migratoria sulle rotte marittime è ancora altissima. Chi amministrerà i comuni si troverà nuovamente ad affrontare questa emergenza cronica, con strumenti amministrativi ed economici certamente limitati e che senz’altro costringeranno a fare appello anche all’umanità e alla coscienza di ciascuno.

Nuovi scenari

A fianco dell’analisi dei dossier più problematici, il documento pone anche le basi per suggerire un metodo nuovo perché «non è più il tempo di consolarsi con rendite di posizione che imprigionano opportunità. Se vogliamo uscire da questa situazione è impellente fare i conti con la realtà, mettendo in discussione, e anche mutare quei paradigmi di sviluppo che fino ad ora ci hanno accompagnato e ai quali siamo affezionati. Vorremmo quindi pensare che le prossime amministrazioni comunali possano trarre ispirazione da quel documento, ovvero considerino importante attivare politiche significative all’insegna della solidarietà, della sussidiarietà e della cura del creato, in grado di rimettere in moto quella essenziale generatività che è vera ricchezza e motore di crescita per le comunità amministrate».

Le priorità

Il lavoro: «stabile, dignitoso, creativo deve impegnare gli amministratori come priorità. Il dramma delle morti bianche, inoltre, è una ferita anche nei nostri comuni».

La sostenibilità: «un altro tema centrale che si ramifica in molti degli snodi del nostro ragionamento e che prende le mosse dal presupposto che “tutto è connesso”. Agire sulla sostenibilità significa ripensare gli stili di vita e le abitudini, soprattutto lavorare per una politica che rimetta al centro l’uomo, i suoi bisogni.

La cura: «che non si riferisce soltanto ai significati sanitari o ambientali, che pure sono primari, ma fa riferimento anche al tema della relazioni nelle comunità: tra istituzioni, ambienti, famiglie, generazioni, culture».

Impegno contro lo scarto, ovvero: «la lotta alla cultura dello scarto. Questo impegno significa un cambio radicale di prospettiva, una svolta educativa, che parla in modo diverso delle persone, del creato, delle fasi e degli accadimenti della vita».

Una serie di propositi e scelte «faticose, a volte impopolari e non prive di rischi per chi amministra. Ma lo scatto che vi è richiesto è proprio questo: che siate donne e uomini di un futuro che rimetta al centro le persone, meno arido e divisivo, sicuramente più fraterno».

Scarica la lettera integrale




Sabato 4 giugno l’apertura del cammino sinodale diocesano

Con una celebrazione all’aperto in Piazza del Duomo il vescovo Tardelli inaugurerà il primo sinodo diocesano dopo il Concilio Vaticano II. Un evento storico che coinvolgerà tutte le componenti della Chiesa diocesana.

 

PISTOIA (13 maggio 2022). La Chiesa di Pistoia si dà appuntamento per un momento storico. Sabato 4 giugno alle 21, in Piazza del Duomo a Pistoia il vescovo Fausto Tardelli aprirà solennemente il cammino sinodale della Chiesa diocesana. In occasione della Veglia e della Messa di Pentecoste tutta la Chiesa locale, a partire dalle parrocchie, fino ad arrivare ad ogni altra realtà, si metterà come gli apostoli nel cenacolo, ad invocare lo Spirito Santo per avviare il prossimo Sinodo diocesano della Chiesa di Pistoia.

 

L’apertura del Cammino sinodale

La volontà di convocare un Sinodo diocesano era già stata espressa dal vescovo Tardelli nel 2019, ma la pandemia ha interrotto i lavori e costretto a rimandare e ripensare la celebrazione del Sinodo. In questi anni molto è cambiato, nella vita pastorale come nell’orizzonte sociale e culturale, al punto che è necessario acquisire nuovi codici di lettura di una realtà in trasformazione. «Riprendere il cammino verso il Sinodo — spiega don Cristiano D’Angelo, vicario generale della Diocesi di Pistoia – significa mettersi insieme per cercare di capire cosa il Signore sta dicendo alla Chiesa e al mondo in questo tempo, per diventare la Chiesa che Lui ha pensato».

Sabato 4 giugno sarà l’occasione di vivere nella preghiera una indimenticabile esperienza di Chiesa. «Invocheremo tutti insieme lo Spirito Santo — spiega il vescovo Tardelli — perchè ci illumini e ci guidi nel cammino sinodale, per essere Chiesa unita, attenta alle attese di Vangelo presenti negli uomini e nelle donne dei nostri territori e protesa alla testimonianza e alla missione apostolica».

Tutti sono invitati a partecipare: dai parroci e dai fedeli delle 152 parrocchie, distribuite sulle province di Pistoia, Prato e Firenze, alle associazione e aggregazioni ecclesiali presenti sul territorio (Azione Cattolica, Agesci, Cammino Neocatecumenale, Rinnovamento nello Spirito Santo, Unitalsi, etc..). Per favorire la partecipazione la Messa si svolgerà all’aperto in piazza del Duomo con il coordinamento e l’aiuto di numerosi volontari.

La settimana precedente la Veglia ogni Vicariato si preparerà all’evento con incontri e momenti di preghiera, poi ad ogni parrocchia sarà consegnata un lampada ad olio che resterà accesa durante tutto il tempo dello svolgimento del Sinodo, per invitare alla preghiera e significare la comunione tra tutte le realtà diocesane.

 

Cos’è un sinodo diocesano?

Il Sinodo diocesano, in generale e in poche parole, è la riunione del vescovo con i sacerdoti, i consacrati e i laici della Diocesi per prendere in esame la pastorale locale, nel suo insieme o in alcuni aspetti rilevanti, e stabilire orientamenti e norme comuni.

«Parlare di Sinodo e di sinodalità — ha affermato il Vescovo — può risultare incomprensibile ai più. È bene dunque chiarire subito che Sinodo è una parola antica per dire ” cammino fatto insieme” ed è, fin dal tempo degli apostoli, il modo di procedere della comunità cristiana nella storia, perché è il modo dell’amore».

 

La via maestra del sinodo è l’ascolto. Un ascolto reciproco e onesto, che coinvolge tutte le realtà ecclesiali attraverso la costituzioni di gruppi sinodali nelle parrocchie e nelle associazioni. Un ascolto attento e importante perché servirà a individuare le linee guida del lavoro a cui si dedicheranno, nei primi mesi del 2023, i padri e le madri sinodali riuniti in assemblea.

Il Sinodo però non è una sorta di parlamento, bensì l’occasione per condividere, confrontarsi, discernere e di farlo alla luce della preghiera e della conoscenza della rivelazione.

 

Di cosa si occuperà il prossimo sinodo diocesano?

Il tema proposto dal vescovo per il Sinodo, dopo essersi confrontato con il consiglio presbiterale, con l’assemblea del clero e con i vari organismi di partecipazione diocesani, è quello delle “attese di Vangelo”. I lavori si concentreranno cioè, su come essere sempre più una Chiesa missionaria, capace di testimoniare e annunciare il Vangelo, interpretando le inquietudini e le attese della gente, impegnandosi in una sempre più autentica comunione.

 

Il Sinodo nella storia della Chiesa locale

Il prossimo Sinodo è il primo dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965). L’ultimo fu convocato infatti nel 1937 dal vescovo Giuseppe Debernardi (vescovo di Pistoia del 1933 al 1953), secondo un’impostazione e un criterio molto diversi. Si può affermare che la storia moderna di Pistoia è segnata dalla celebrazione dei Sinodi: quello convocato dal vescovo Scipione de’ Ricci nel 1786 è entrato a pieno titolo nella storia della Chiesa, non solo per alcune proposizioni poi ritenute eretiche, ma anche per aver profondamente cambiato il volto della Diocesi e del territorio, promuovendo anche intuizioni estremamente anticipatrici, come l’insistenza sulla pastorale parrocchiale e l’uso della lingua italiana nella liturgia.

Oggi la convocazione del Sinodo è l’occasione di vivere più pienamente la stessa identità ecclesiale. Non si tratta di “inventare” qualche soluzione pratica o di cambiare la “dottrina” e la disciplina della vita della Chiesa, quanto di “capire” il cammino che Dio continua a rivelare ai credenti nella storia tramite il suo Spirito.

Resta il fatto però, che il Concilio Vaticano II e recentemente il magistero di Papa Francesco, insistono molto, anche a riguardo della celebrazione del Sinodo, sulla necessità di valorizzare la partecipazione dei laici, di sottolineare la comune identità di figli di Dio illuminati  e sorretti dalla grazia del Battesimo. In questo senso, afferma il vescovo Tardelli, «è venuto il tempo ormai, dopo tante tergiversazioni, che la grazia del Battesimo si esprima nella partecipazione plurale e gioiosa di tutto il popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa».




Preghiamo per la Pace

Sua Ecc.za Mons. Fausto Tardelli invita a pregare per la pace

Parrocchie, associazioni, comunità religiose sono invitati a pregare per la fine del conflitto in Ucraina. Di seguito sono infatti disponibili alcune intenzioni di preghiera “per la pace nel mondo e in Ucraina” da poter recitare nelle messe domenicali.

INTENZIONI PER LA PREGHIERA DEI FEDELI (file pdf)

INTENZIONI PER LA PREGHIERA DEI FEDELI (file.doc)

 

 




Una sintesi della sinodalità da cui vogliamo ripartire

Nei punti emersi nei lavori per il Sinodo dei vescovi le difficoltà di comunicazione, l’importanza dell’ascolto e la valorizzazione dei laici

 

Una prima, positiva, occasione di incontro in cui vivere «la gioia del ritrovarsi, la “grazia” di condividere momenti di dialogo, di maturare percorsi di riflessione comune ». L’elaborazione del documento di sintesi redatto dalla Diocesi di Pistoia in vista del cammino sinodale della chiesa italiana e del prossimo sinodo dei vescovi (il documento è il risultato della -“fase diocesana”) si è concentrato su due interrogativi di ampio respiro:

1) Come si realizza oggi nella propria realtà ecclesiale di appartenenza quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata?

2) Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?

Dalla prima domanda sono emerse luci e ombre, sia di orizzonte più generale che diocesano. La complessità del contesto socio culturale odierno appare segnata, infatti, da «un avanzato processo di secolarizzazione » che indebolisce le principali realtà formative (scuola, chiesa, famiglia) e vede crescere «una generazione di adolescenti e di giovani adulti in gran parte indifferente alla dimensione di fede». Tra le ombre più propriamente locali emerge «una mancata conoscenza e armonia tra le varie realtà ecclesiali, e una carente attenzione ai “segni” e ai bisogni espressi dal contesto sociale, economico, culturale», punti che, significativamente, «sono percepiti come una mancanza di fedeltà alla natura della Chiesa».

C’è poi «la fatica del camminare insieme all’interno delle realtà parrocchiali». «Sul piano concreto si è segnalato come non in ogni realtà siano stati costituiti consigli pastorali, consigli economici, organi di partecipazione e che, laddove siano presenti, non sempre risultino luogo effettivo di dibattito, di confronto, di proposta».

Un dato che è spia del «disagio», registrato da più voci, «nel rapporto tra parroci e fedeli». Qui emergono le differenze tra le diverse anime consultate: i laici, da un lato, lamentano le «difficoltà di occasioni di vero ascolto» da parte dei parroci, spesso deboli «nella capacità di suscitare e coinvolgere l’impegno dei laici»; i presbiteri, dall’altro lato, evidenziano il problema «della mancanza di laici formati e responsabili ». A questo quadro va infine aggiunta «la marcata autoreferenzialità di gruppi religiosi e di preghiera diversi» che spesso non comunicano nemmeno tra loro. In definitiva «appare chiaro che la sinodalità è percepita come un valore, ma non è adeguatamente realizzata nello stile, nel metodo e nei contenuti della pastorale e della vita ecclesiale di oggi».

Accanto alla lettura della realtà la seconda domanda invitata a pensare anche passi concreti per crescere nella sinodalità. Le risposte si sono indirizzate sull’esigenza di ascolto, a partire dalla Parola di Dio, ma anche «tra le diverse realtà operanti nella comunità; ascolto tra parrocchie diverse, tra gruppi interparrocchiali, e anche tra uffici pastorali di diverse diocesi», come ascolto dei lontani e di quanti si sentono emarginati.

E ancora, le proposte si indirizzano verso la «necessità di una maggiore formazione spirituale, culturale, teologica, pastorale», «la necessità di rilanciare il valore della cultura e l’attitudine al pensiero», magari incentivando la frequenza alla Scuola diocesana di teologia». «Sempre più urgente appare la necessità di una revisione dell’iniziazione cristiana, da ripensare con coraggio coinvolgendo le famiglie. «la necessità di riconoscere maggiormente il ruolo dei laici» e in particolare «il carisma e il ruolo della donna nella Chiesa». Un ultimo aspetto, avvertito con maggior forza dopo gli anni della pandemia è l’attenzione «alla centralità della liturgia, perché si riscopra «il gusto e la gioia della partecipazione », «perché si ritraducano parole, segni, azioni in linguaggi accessibili all’umanità contemporanea».

Leggi il documento completo: Contributo Sinodo Diocesi Pistoia 30 4 2022

d. Ugo Feraci




Concluso il secondo lotto di restauro della Chiesa di San Leone

Sabato 7 maggio presentazione del secondo lotto dei lavori di restauro. Il primo lotto, inaugurato nel 2017, diede spunto per la storica mostra de “La Visitazione” in occasione di Pistoia Capitale della Cultura.

PISTOIA 05/05/2022 – San Leone prosegue rapidamente verso il suo completo recupero ponendosi nel prossimo futuro come uno dei principali luoghi della cultura, protagonista nella città di Pistoia e non solo. Dopo una prima fase di restauri portati a termine nell’estate del 2017, sabato 7 maggio alle ore 11 verrà presentato il secondo lotto di lavori di recupero del complesso della Chiesa di San Leone che ha visto collaborare gli stessi enti ed istituzioni del territorio già protagonisti cinque anni fa.

Anche per questa seconda tranche di interventi – promossa dalla Diocesi di Pistoia, Chiesa Cattedrale di San Zeno e dalla Soprintendenza Archeologica per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato – è stato determinante il finanziamento di Conad Nord Ovest e della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Il progetto, del valore di 250.000 euro per il solo secondo lotto, è stato curato dall’architetto Simone Martini, con il supporto dell’architetto Valerio Tesi, precedentemente responsabile SABAP della Provincia di Pistoia e della dr.ssa Cristina Masdea, anche con la supervisione del sovrintendente, dr. Andrea Pessina.

«Questo ulteriore passo verso il recupero del patrimonio culturale ecclesiastico della Chiesa di Pistoia è davvero importante per la città e la nostra diocesi – spiega il Vescovo Tardelli -. L’impegno dei partner di questo progetto e la loro dedizione significa voler bene a questa città e soprattutto lavorare per promuoverla e farla conoscere al mondo. Una connotazione di città di arte e cultura che è ormai chiara e che rappresenta il frutto di anni di lavoro e di sforzo comune. La Chiesa – continua Tardelli – si fa promotrice di queste iniziative e sostiene l’avvicinamento alla bellezza e alla verità».

«Il lavori di recupero di questo gioiello delle chiese di Pistoia – afferma don Luca Carlesi, arciprete della Cattedrale – affondano le radici in un lungo percorso che parte dai lavori effettuati dalla Cattedrale sul tetto della chiesa, all’epoca ridotta in un cattivo stato di cura e manutenzione. Nel corso degli anni, con l’interessamento del Fai e con l’instancabile lavoro dei collaboratori della Chiesa Cattedrale, San Leone torna al suo splendore grazie al fondamentale contributo dei nostri finanziatori e di tutti i tecnici che hanno contribuito alla riuscita di questo bellissimo progetto».

«La Fondazione è stata protagonista, sin dalle prime fasi, dell’importante progetto di recupero e valorizzazione della chiesa di San Leone – sottolinea il presidente di Fondazione Caript Lorenzo Zogheri – investendo, nelle due tappe dell’intervento, 350mila euro. Si tratta di un progetto per riconsegnare alla comunità pistoiese un luogo straordinario per la presenza di opere d’arte e per la bellezza che trasmette a chiunque lo frequenti. Le potenzialità di questo spazio si sono sperimentate appieno nell’anno di Pistoia capitale italiana della cultura, quando vi è stata esposta La Visitazione di Luca Della Robbia in una mostra che è stata visitata da decine di migliaia di persone. Recuperiamo, dunque, un luogo significativo non solo dal punto di vista storico, artistico e culturale ma anche in grado di fare da magnifica cornice a iniziative che contribuiscano a far conoscere il nostro territorio, dando impulso al suo sviluppo. Con la convenzione sottoscritta per attuare il progetto di restauro, la Fondazione ha anche l’opportunità di promuovere proprie iniziative in San Leone e, sicuramente, non mancherà anche da questo punto di vista il nostro impegno per valorizzare un vero scrigno di bellezza».

«Tutti insieme abbiamo contribuito a restituire la Chiesa di San Leone alla città di Pistoia, ai suoi cittadini e ai tanti turisti: un gioiello del patrimonio artistico e culturale della Diocesi pistoiese, rimasto chiuso al pubblico per troppo tempo e sconosciuto a molti degli stessi pistoiesi – dichiara Adamo Ascari, Direttore Generale Conad Nord Ovest -. È stato un grande lavoro di squadra, di partecipazione collettiva e di condivisione di questo importante progetto, convinti e certi che il sostegno alla comunità e al territorio, alla cultura e alle tradizioni, rappresentino una responsabilità intrinseca del nostro percorso di sostenibilità, che portiamo avanti quotidianamente insieme ai nostri soci. Un lungo percorso – continua Ascari – che ci ha visto in questi anni a fianco alla Diocesi e alla Fondazione Cassa di Risparmio con l’obiettivo comune di valorizzare un eccellenza del nostro territorio e di confermare il costante e attento contributo alla crescita della nostra città e delle comunità in cui operiamo. San Leone ha già ospitato importanti eventi e mostre come “La Visitazione” di Luca della Robbia e la mostra fotografica dell’Altare Argenteo e l’impegno per il futuro è quello di continuare a valorizzare questi scrigni di bellezza indiscussi. Oggi – conclude – ufficializziamo la chiusura dei lavori di restauro conservativo della Chiesa e ne siamo orgogliosi. Vediamo finalmente concretizzarsi in maniera tangibile e visibile uno dei nostri più importati valori: essere impresa nella comunità, sostenerne la crescita e accompagnarla verso un futuro migliore.

Per noi di Conad accompagnare è un valore, reale e tangibile, racchiuso nello spirito di “Persone oltre le cose”. Siamo felici di aver dato il nostro contributo – pari a 360 mila euro – e di accompagnare i cittadini e le future generazioni in questo percorso di bellezza conservativo, che valorizzerà ancora di più la storia della nostra meravigliosa Città. Sosteniamo il futuro!».

«Questa fase di restauro – annota l’architetto Simone Martini, responsabile tecnico dei lavori – ha visto il completo recupero dell’apparato decorativo dell’aula, solo restaurata nella parte della volta nel primo lotto, gli altari, le pareti laterali, consolidato e restaurato il coro ligneo decorato assieme alla cassa dell’organo ed è stata dotata di una cancellata in linea con la struttura il portico esterno prospiciente l’ingresso. A questo si aggiunge la nuova dotazione dei servizi e l’ammodernamento degli impianti, elettrici e d’illuminazione, che consentiranno di poter usufruire della chiesa anche per ospitare mostre temporanee o eventi culturali coerenti con il valore culturale ed artistico della struttura».

La chiesa di San Leone, collocata nel cuore di Pistoia immediatamente alle spalle della Cattedrale di San Zeno, dapprima Chiesa dello Spirito Santo, è nelle proprietà della Chiesa cattedrale di Pistoia. La struttura originaria è del XIV secolo ma deve il suo aspetto attuale agli interventi realizzati nel XVII e soprattutto nel secolo successivo, che l’hanno trasformata in uno degli edifici più importanti del Settecento pistoiese. Pareti, soffitto e catino absidale sono rivestiti di una decorazione pittorica a cui si sono succeduti i più importanti protagonisti della cultura figurativa del Settecento, come Vincenzo Meucci e Giuseppe Del Moro, a cui si sono aggiunte e opere di Mauro Tesi che decorò la parte centrale della volta.

 




I giovani e un sogno chiamato Santiago

Dal cammino spirituale di San Jacopo parte il viaggio verso Compostela, attraverso un percorso di formazione che prepara il fisico ma anche lo spirito

Trentuno giovani della diocesi, provenienti da Pistoia, Casalguidi, Montemurlo, Cireglio, Catena e Tizzana, Chiazzano, Ferruccia e Barba e alcuni seminaristi con il diacono Maximilian Baldi, si stanno preparando a partire per il Cammino di Santiago a conclusione dell’anno giubilare.

I giovani, accompagnati da padre Simone Panzeri e da Quirino Trovato della Confraternita di San Jacopo, partiranno il 26 luglio e percorreranno 127 km del Cammino Portoghese sulla Costa, arrivando a Santiago il 1 agosto. In questi mesi che precedono la partenza, i giovani stanno vivendo alcuni momenti di formazione e di condivisione, accompagnati dalla vicinanza del vescovo. Nella serata di martedì 26 aprile, infatti, i giovani pellegrini hanno condiviso con il vescovo un momento di riflessione, toccando le varie tappe che permettono a un pellegrino di prepararsi per vivere al meglio un pellegrinaggio: la scelta di partire, la preparazione dello zaino, la partenza con le gioie e fatiche del cammino, i momenti di condivisione fraterna, la cura della casa comune che è il creato, la crescita spirituale che ogni cammino può offrire, l’umiltà nel riscoprire i propri limiti e le proprie capacità.

Oltre alla preparazione spirituale, anche quella fisica è importante: sono in programma alcune camminate che permetteranno ai giovani di iniziare a mettersi alla prova in resistenza e costanza. La prima camminata sarà il 2 giugno con partenza da Casalguidi e arrivo a Serravalle. A fine giugno, i giovani pellegrini, avranno poi un altro incontro di formazione e, nella settimana precedente la festa di San Jacopo, avrà luogo la preghiera di benedizione dei pellegrini con la consegna delle credenziali. Il pomeriggio del 25 luglio, in occasione della festa patronale di San Jacopo, si incontreranno a Pistoia tutti i giovani pellegrini provenienti da varie diocesi toscane, che parteciperanno al pellegrinaggio europeo dei giovani a Santiago.

Dalla diocesi di Pistoia, oltre al pellegrinaggio dei giovani, ci sarà anche quello organizzato dall’associazione Maria Madre Nostra che coinvolge volontari e disabili della fondazione Maic. Un gruppo numeroso guidato da don Diego Pancaldo e che raccoglie, al momento, già oltre settanta partecipanti. I due gruppi si riuniranno insieme per una celebrazione comune con il vescovo all’arrivo a Santiago.

La nostra Diocesi si prepara, quindi, ad essere pellegrina e testimone di questo anno giubilare, una chiesa in uscita pronta a partire sulle orme dell’apostolo Giacomo.

Segui la pastorale giovanile su: https://www.facebook.com/pastoralegiovanilediocesipistoia

Alessandra Corti




Tardelli: Nella Pasqua la novità che cambia la storia

Nell’omelia del giorno di Pasqua il vescovo ricorda che «La Resurrezione di Gesù è il fatto che cambia le previsioni e chiede di costruire un altro mondo»

«Con la crocifissione di Gesù e la sua sepoltura, tutto sembrava davvero finito. E finito miseramente». Così il vescovo Tardelli ha iniziato la sua omelia della Santa Messa di Pasqua, tutta incentrata sui venti di guerra che soffiano sul mondo intero. «La voce del Messia che aveva predicato il Regno di Dio, un mondo nuovo di amore, era stata messa definitivamente a tacere ha affermato il vescovo -. Il gruppo dei seguaci che avevano seguito il maestro, appariva diviso e disperso. Alcuni avevano tradito e rinnegato il maestro. Tutti erano fuggiti via, terrorizzati. Tutto sembrava davvero finito. Solo gente avversa a gridare “crocifiggilo, crocifiggilo!” Il sogno di quel regno di Dio di giustizia e di pace, svanito nel nulla; sepolto insieme al corpo senza vita di Gesù, un progetto fallito. Carissimi, questo sangue sconfitto viene versato molte volte nella storia degli uomini, purtroppo. Lo vediamo terribilmente anche in questo mese e mezzo, angosciante, terribile, assurdo, orribile. Insieme al sangue vediamo le distruzioni, gli stupri, la barbarie e l’aberrazione dell’intelligenza applicata a creare strumenti di morte sempre più sofisticati».

«Di fronte a tutto questo – ha annotato ancora Tardelli – verrebbe sicuramente da scoraggiarsi, come davanti al crocifisso. Verrebbe da confermarci nell’amara constatazione che è tutto inutile, che non c’è speranza, non c’è e non ci sarà mai giustizia, che sempre e comunque prevarranno l’ingiustizia del potere, la malvagità degli uomini, il diritto del più forte. E questa amara constatazione – diciamolo subito – avrebbe dalla sua mille e mille ragioni, se non ci fosse un “ma”. Se non ci fosse un “ma” nella storia che si pone come una zeppa che blocca l’ingranaggio delle cose del mondo, che butta all’aria le previsioni troppo umane, che rompe con l’inevitabile e pone, nella storia, una reale novità, un reale mutamento di direzione, una reale inversione di tendenza. Questo “ma” è la resurrezione di Gesù di Nazaret. Questa novità è la vittoria sulla morte del Signore Gesù. La zeppa posta da Dio a bloccare l’ingranaggio mortale innescato dal maligno per rovinare l’uomo è la resurrezione di colui che è stato trafitto, del crocifisso. Da quel mattino di Pasqua, per quelle donne e per quegli uomini i problemi non vennero meno, ma nacque nei loro cuori la speranza. Da quel sabato si è immessa nella storia un’energia così potente che ha permesso a una moltitudine di uomini e di donne lungo i secoli di sperimentare il coraggio nella lotta per il bene, la gioia che conquista le profondità dell’anima, l’amore incondizionato alla vita, la libertà che vince ogni catena.

Ma come per quelle donne e quegli uomini, la resurrezione di Gesù mutò le cose, così sia anche per noi, quest’oggi, per camminare ogni giorno nella vita come uomini rinati a vita nuova, affrontando con fortezza tutte le prove della vita e provando a cambiare la società. La Pasqua del Signore è la nostra forza e la nostra speranza! Di più: è la nostra certezza. Il mio augurio allora oggi è che non disperiamo ma, rinnovando la nostra fede nel Cristo morto e risorto, ci impegniamo a costruire un mondo migliore secondo il pensiero di Dio, a partire dal nostro piccolo mondo.

I miei auguri sono anche un invito a pregare perché si disarmino le menti, i cuori e le mani. E a non dimenticarci di tutti coloro che soffrono e piangono in particolare tutte le vittime innocenti di questa maledetta guerra. La luce folgorante della resurrezione del Signore ci dà forza per camminare cercando giustizia e vera libertà, testimoniando l’amore che vince su ogni cosa».




È morto il diacono Paolo Gelli

Le esequie saranno celebrate lunedì 18 alle ore 10 a Casalguidi

 

La Diocesi esprime il suo cordoglio per la morte del diacono Paolo Gelli.

Ha lasciato questo mondo il venerdì santo, lo salutiamo nella fede, in attesa della Pasqua eterna in cielo.

Nato nel 1938 a Tizzana il 27 febbraio 1994 fu ordinato diacono per mano del vescovo Simone Scatizzi insieme ad altri 6 diaconi permanenti.

Ricordiamo il suo servizio a Casalguidi, nella parrocchia di Mastromarco e presso l’associazione di volontariato San Martino de Porres.

Il diacono Paolo è esposto presso le cappelle del commiato dell’ospedale San Iacopo di Pistoia.
I funerali saranno celebrati lunedì alle ore 10 presso la chiesa di Casalguidi.

Le più sentite condoglianze alla moglie, ai figli, ai parenti e agli amici.




La Settimana Santa con il Vescovo

Gli appuntamenti in Cattedrale con S.E. Mons. Tardelli

Dopo la fine dello stato d’emergenza e in accordo alle nuove disposizioni anti-Covid tornano finalmente in presenza le celebrazioni della Settimana Santa.

Sabato 9 aprile alle 17.30 il vescovo presiederà la liturgia della benedizione delle Palme e il ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme nella Chiesa di Sant’Ignazio. Da lì muoverà in processione fino alla Cattedrale di San Zeno dove alle 18 celebrerà la liturgia eucaristica.
Alle 21 in Cattedrale il vescovo Tardelli presiede una Veglia di Preghiera per la pace in Ucraina.

Mercoledì 13 aprile alle ore 21 avrà luogo la celebrazione della Messa crismale, nella quale il vescovo benedirà gli olii e tutti i sacerdoti rinnoveranno le loro promesse. La messa crismale vede generalmente una larga partecipazione di fedeli: è infatti l’occasione in cui la Diocesi trova la sua manifestazione visibile in tutte le sue componenti, segno dell’unità e della varietà della Chiesa raccolta attorno al suo vescovo.

Giovedì 14 alle 18.00 con la Messa in coena domini e la lavanda dei piedi inizia il Triduo pasquale.

Venerdì 15 alle 10 celebrazione comunitaria della liturgia delle ore, comprensiva di Ufficio delle letture e lodi mattutine.
Alle 21 è il momento della liturgia della Passione del Signore: una celebrazione molto suggestiva: nella chiesa, con gli altari spogli di tovaglie e di ogni croce si ricorda la morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Quest’anno nella preghiera universale, per richiesta delle Conferenza episcopale italiana sarà inserita una intenzione di preghiera per la pace.

Sabato 16 alle 10 si celebra comunitariamente la liturgia delle ore, comprensiva di Ufficio delle letture e lodi mattutine. Il Sabato santo è giorno di silenzio e preghiera che rievoca la permanenza di Cristo nel sepolcro.
Alle 22.00 inizierà la solenne Veglia pasquale scandita da quattro momenti: il fuoco, la parola, l’acqua, il convito eucaristico. Il rito si apre all’aperto, nelle tenebre, alla luce del fuoco e del cero pasquale, per poi spostarsi all’interno della Cattedrale, nell’oscurità delle grandi navate, mano a mano rischiarate dalle candele dei fedeli e dal lento riaccendersi delle luci. Le letture della veglia – il tempo della Parola – guidano attraverso la storia della salvezza, dalla creazione fino alla redenzione. Accanto al fuoco si aggiunge il segno dell’acqua, in riferimento al Battesimo e infine tutto culmina nell’eucarestia, il punto di arrivo di tutto il cammino quaresimale e della celebrazione della vigilia.

Domenica 17, giorno di Pasqua, alle ore 11.00 il vescovo celebrerà la santa Messa pontificale conclusa della benedizione Papale accompagnata dall’Indulgenza plenaria.