Il messaggio conclusivo del Vicario generale della diocesi di Pistoia sul XX Sinodo
Al termine della Messa di sabato 29 giugno, in occasione della chiusura solenne del Sinodo diocesano, il vicario generale ha rivolto al vescovo e ai fedeli presenti l’allocuzione finale del Sinodo che qui pubblichiamo per intero.
Con la celebrazione di stasera diamo compimento al cammino sinodale iniziato due anni fa grazie all’intuizione di monsignor Fausto Tardelli. In questa felice circostanza consegniamo al Vescovo il libro delle proposizioni sinodali, frutto del lavoro della seconda sessione del Sinodo, quella in cui ci siamo interrogati sulle scelte che il Signore ci chiede di fare per rispondere alle “attese di Vangelo” dell’umanità e della Chiesa di oggi.
Il XX Sinodo diocesano giunge a compimento dopo un lungo cammino che ha visto protagonisti oltre trecento madri e padri sinodali, uomini e donne, diaconi e presbiteri, religiosi e religiose di tutta la diocesi. A conclusione del Sinodo possiamo dire di aver vissuto un’esperienza di grazia che ci ha permesso di sperimentare la gioia del condividere insieme la fede per il bene degli uomini. Un’esperienza di grazia perché ci ha insegnato l’arte dell’ascolto.
Non so cosa rimarrà del Sinodo tra 50 anni, ma certo non andrà perso l’esercizio di ascolto tra noi.
Il nostro è un tempo dove tutti parlano e pochi ascoltano, dove si cerca più il consenso che la partecipazione, il potere e non il servizio. “Ascolto” è uno dei sinonimi di Sinodo, perché quando si ascolta si apre il cuore all’altro, se ne riconoscono il valore e le ragioni e si comincia a pensarci insieme all’altro e non senza o contro l’altro. Da questo punto di vista quanto abbiamo vissuto non andrà perso e certamente porterà frutti a suo tempo (Sal 1,3).
Un’esperienza di grazia, perché nonostante le diversità tra noi, di formazione, di pastorale, di età e provenienze, ci siamo riconosciuti nella fede comune che ci ha permesso di ascoltarci e interrogarci insieme. Quando si guarda al mondo e alla Chiesa con gli occhi di Dio, avendo nel cuore il Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, quando ci facciamo guidare dallo Spirito che ci spinge a cercare la verità, la giustizia, la misericordia, la pace (Mt 6,33; Rm 14,17), è più importante cercare la volontà di Dio e il bene comune che non affermare o difendere le nostre posizioni e convinzioni.
Perché un Sinodo, è importante ricordarcelo, non è un sondaggio sulle opinioni dei cristiani, ma un tentativo umile di ricerca della volontà di Dio.
Il Sinodo è stato un’esperienza di Grazia che ci ha permesso di renderci conto del dono di esserci come Chiesa, come comunità fatta di relazioni umane e di amicizia fondate sul Vangelo e sostenute dallo Spirito.
In un mondo come il nostro, dove siamo sempre più connessi ma isolati, vicini ma indifferenti, l’esperienza delle nostre comunità cristiane è come quella della lampada nella notte che tiene accesa la speranza, indica la via, prepara un porto per gli uomini e le donne del nostro tempo (Mt 5,13-16). Il Sinodo ci ha fatto riscoprire la grande responsabilità che ci è affidata come Chiesa e come credenti, quella di essere il seme buono del Vangelo, la voce che annuncia la Vita eterna e la resurrezione, il seno e la culla dove accogliere e far germogliare il bene che c’è in ogni uomo, l’oasi dove si possono trovare l’acqua fresca di relazioni umane autentiche, la casa dove tutti possano sentirsi riconosciuti e amati.
Lo sappiamo: non è facile! Ma sappiamo che questo dobbiamo essere; e non è un caso che la prima e l’ultima attesa che abbiamo individuato nei nostri lavori è stata quella di Vangelo e quella di una Chiesa “nuova”. L’esperienza sinodale ci ha aiutato a maturare la consapevolezza che custodendo il dono della fede in noi possiamo essere persone capaci di fiducia, speranza e carità; che vivendo tra noi rapporti nuovi per il mondo.
Questa consapevolezza ci ha permesso di riconoscere nel mondo i segni di una nuova stagione, perché è vero che il nostro è un tempo segnato da conflitti, radicalizzazioni, indifferenze, ingiustizie e diseguaglianze profonde, ma proprio questo contesto è per noi l’appello principale che Dio ci fa ad essere portatori di speranza.
Da questo Sinodo ci portiamo dietro il primato della Parola di Dio, perché ogni forma di catechesi, di annuncio ed evangelizzazione formi cuori capaci di amare, anime ardenti capaci di donarsi, intelligenze generose a servizio del bene, donne e uomini che sanno condividere, nella Chiesa e nel mondo.
Molte altre sono le strade indicate dal Sinodo che non starò ad elencare tutte, ma certo la famiglia come luogo dove si impara a vivere, amare e credere; la donna, come un dono che deve ancora vedere completamente riconosciuto la sua dignità e originalità; i giovani e i migranti, i poveri e gli esclusi; queste sono urgenze che chiedono tutta la nostra attenzione e impegno. Come tradurre nella pratica queste attese sarà la prossima sfida che ci attende, ma sono certo che lo stile sinodale che abbiamo cominciato a sperimentare, ci aiuterà a trovare insieme il modo di viverle.
È con gioia pertanto, che a nome di tutti i Sinodali e della Diocesi, le consegno Eccellenza, il libro delle proposizioni sinodali, perché il suo discernimento di vescovo e successore degli apostoli ci aiuti a riconoscere quanto in esso viene da Dio ed è utile per il bene a cui Egli ci chiama.
Don Cristiano D’Angelo, vicario generale