Nuove nomine per parrocchie e uffici

La Cancelleria vescovile rende noto che Monsignor Vescovo ha nominato:

In data 1 settembre 2020, Padre Simone Panzeri direttore dell’ufficio della Pastorale Giovanile;

In data 26 settembre 2020

il dottor Nicola Luongo membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Sant’Atto,

la dott.ssa Chiara Gherardeschi membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Sant’Atto;

in data 29 settembre 2020 don Cristoforo Mielnik parroco della parrocchia di Santa Maria a Chiazzano;

in data 3 ottobre 2020 Don Alessio Bartolini parroco di Valdibure trasferendolo dal servizio di Vicario parrocchiale di Quarrata.  Nello stesso tempo ha nominato vicario parrocchiale di Santa Maria Assunta in Quarrata don Florien Kazubwenge, trasferendolo dalla parrocchia di San Pietro a Casalguidi.




Il cammino dell’anno è alla luce dell’Esodo

Il vescovo suggerisce alla Diocesi la lettura dell’Esodo. Il libro biblico sarà il testo di riferimento per i gruppi di ascolto del Vangelo, una lettura che aiuta a «fondare sulla roccia» la vita di fede personale e comunitaria

 

Il nuovo anno pastorale, che avrà il suo centro nella celebrazione dell’anno santo iacobeo, chiama a riflettere sul tema del cammino, non solo quello dei pellegrini iacobei, dei viandanti dello Spirito e degli appassionati di turismo religioso, ma anche – e soprattutto – sul cammino fondante della fede, di Israele prima e della fede cristiana poi, narrato nel libro dell’Esodo. Nella sua lettera pastorale «Alla scuola dell’apostolo San Jacopo», il vescovo invita tutti a leggere e meditare i primi 15 capitoli di questo libro biblico.

Anche quest’anno l’Ufficio catechistico ha realizzato un nuovo sussidio che accompagna la lettura e suggerisce spunti di riflessione. Nel libretto però, alle pagine dell’Esodo è premessa un’altra icona biblica, il brano evangelico dedicato alla “casa costruita sulla roccia” che monsignor Tardelli ha inserito e proposto come spunto di riflessione nella sua lettera pastorale. «Il brano di Vangelo (Mt 7,21–29) — scrive don Cristiano D’Angelo in apertura del sussidio — fa ben da introduzione alla lettura del libro dell’Esodo che narra come Dio ha «costruito» la casa della sua relazione con il popolo, per renderla solida. Si può infatti leggere la storia dell’Esodo, senza eccessive forzature, come la storia dell’impegno di Dio a fare della casa del suo popolo, una casa stabile e sicura».

«La parola “esodo” — scrive don Cristiano — significa “uscita”, e il libro narra l’uscita di Israele dall’Egitto, la liberazione da una situazione di schiavitù. L’evento fondante della fede di Israele non è un’idea di Dio o una formula teologica, ma un fatto, un’azione di Dio nella storia». «Dio — continua don D’Angelo – non è un principio astratto, Dio è una persona, un nome, quello che Egli rivela a Mosè nel rovento ardente “Io sono colui che sono”. Così Dio si serve di Mosè per parlare, sostenere, lottare con il suo popolo e accompagnarlo nel faticoso e mai scontato cammino di liberazione». «Nella prima parte del libro dell’Esodo Dio opera per liberare Israele dal potere dell’Egitto (Es 1,1– 1,21), nella seconda (Es 15,22–18,27) per liberare Israele dalle sue catene interiori, quelle che lo porterebbero a desiderare di tornare indietro, di nuovo schiavo, pur di avere un po’ di sicurezza e di tranquillità. Il cammino verso la terra promessa rivela la fragilità del cuore dell’uomo mettendolo in condizione di purificarlo tramite la parola di Dio che Egli ora dona sul Sinai come luce e sapienza per il cammino, per imparare a rimanere liberi (Es 19–40). Infine l’Esodo narra la costruzione del santuario mobile, una tenda che si sposta con Israele nel deserto (Es 25– 31; Es 35–40), dove sono custodite le tavole della legge e dove Dio scende per incontrare Mosè. Dio accompagna sempre il suo popolo; il suo nome è anche il suo programma di vita, “essere con”. È questo il senso complessivo del libro dell’Esodo e che aiuta a comprendere la trama del libro di cui quest’anno leggeremo i primi quindici capitoli».

 

Scarica il sussidio!

(u.f.)




Riparte la Scuola di Teologia

Riprendono martedì 22 settembre i corsi della scuola diocesana di teologia. Martedì l’appuntamento è per gli iscritti dello scorso anno, che potranno recuperare le lezioni interrotte a causa del Covid. Il primo mese di attività dunque, sarà occupato dalle lezioni di teologia dello scorso anno, mentre il nuovo anno accademico avrà inizio martedì 20 ottobre con la prolusione del prof. Marco Vannini, direttore della rivista ”Mistica e Filosofia”, con una relazione dal titolo: “L’anima e Dio sono una cosa sola” (M. Eckhart) La divinizzazione nella mistica.

Per informazioni o iscrizioni è possibile contattare la scuola al seguente indirizzo mail: scuolateologia@diocesipistoia.it. I corsi avranno luogo, come da tradizione, nel Seminario di Pistoia (Via N. Puccini, 36 – 51100 Pistoia) il martedì dalle ore 21,00 alle ore 22,30.

Recupero anno 2019-2020

MARTEDÌ DALLE ORE 21,00 ALLE 22,30

I anno

22 settembre

Introduzione alla morale
Mons. Fausto Tardelli

 

29 settembre/6-13 ottobre
Introduzione alla Sacra Scrittura
Prof. Andrea Vaccaro

II anno
22 settembre

Ecclesiologia
Prof.ssa Francesca Ricci

 

29 settembre/6-13 ottobre

Storia della Chiesa/2
Prof.ssa Mariangela Maraviglia

 

Per informazioni sui corsi e l’ordinamento della scuola:

libretto scuola 2020-2021 (pdf)

depliant Corsi anno accademico 2020-2021 (PDF)




La catechesi riprende con la famiglia accanto

Per la diocesi parte un cammino unitario che accompagnerà verso l’Anno Santo Iacobeo

di Daniela Raspollini

Riprende il cammino pastorale per questo anno 2020–2021, dopo un anno del tutto straordinario: «Nessuno ha vissuto il lockdown in modo positivo – afferma suor Giovanna Cheli, direttrice dell’ufficio catechistico – tuttavia questa sosta forzata per le famiglie, i catechisti e le nostre realtà ecclesiali in genere, ha suscitato una spinta creativa e una caterva di domande sul nostro modo di trasmettere la fede. Come non mai siamo consapevoli che l’annuncio della fede ha certamente bisogno della presenza, ma che comunque questa può essere potenziata da quella virtuale. Così i catechisti – continua – hanno scoperto che l’incontro a distanza somiglia tantissimo al primo tentativo dell’apostolo Paolo di scrivere alle sue comunità, così da affidare la sua “presenza spirituale” alle varie lettere che scriveva».

Una situazione nuova, che però ha fatto scoprire nuove strade di evangelizzazione: «In primo luogo – continua suor Giovanna – è stato chiaro a tutti che l’annuncio ha bisogno sempre di più del rapporto reale con gli altri. Molte famiglie e catechisti hanno vissuto questa esperienza con buoni risultati, promettendosi una frequentazione diversa in tempi di ripresa. Su questo dovremo richiamare l’attenzione delle famiglie, che se da una parte non possono essere sovraccaricate di iniziative a cui rispondere, dall’altro devono sapere che possiamo camminare insieme ai loro figli aiutandoci e facendo un’esperienza di vita davvero bella. Per questo, nell’anno che viene l’ufficio catechistico vorrebbe valorizzare lo slancio dei genitori che vorranno sostenere la catechesi dei loro figli. È importante ripensare ad una trasmissione di fede generazionale». «In questo tempo – afferma ancora la religiosa – siamo spinti da una parte ad assumere ad un atteggiamento più missionario e dall’altra siamo invitati ad eliminare completamente l’atteggiamento di chi va in parrocchia a “prendere” un sacramento. Il Signore viene nelle nostre case, possiamo incontrarlo nel nostro quotidiano. Quanto è vero che una fede trasmessa come una dottrina non riempie il cuore e invece quella raccontata come un’esperienza di vita, un parlarsi tra amici, corrisponde alla presenza attuale del Signore risorto.

Così, anche la celebrazione eucaristica non è l’assolvimento di un dovere, ma un punto di partenza e di arrivo di tutta la vita di fede ed ecclesiale: è Gesù che nutre con la sua parola e il suo corpo. Per questo vogliamo offrire, nell’anno che inizia, per tutti i gruppi di catechismo, un cammino unitario sulla liturgia della parola delle domeniche. Sarà il segno del legame di tutta la catechesi con l’Eucarestia. Un itinerario di ascolto della parola intitolato “Chiesa e casa, cammino e pellegrinaggio”: parole care alla diocesi che, nel pieno della celebrazione del giubileo di san Giacomo, rifletterà sull’Esodo con i gruppi di ascolto e terrà stretta l’icona della casa costruita sulla roccia, perché dopo il cammino c’è sempre una soglia da varcare, un luogo dove abitare».

La sfida riparte da educatori e animatori e indicazioni per la ripresa e del progetto unitario diocesano per quest’anno saranno oggetto di alcuni incontri diocesani pensati per i catechisti: «Rammento solo i primi due di una serie – afferma suor Giovanna Cheli, direttrice dell’Ufficio catechistico – il primo rivolto a tutti i catechisti, in programma lunedì 14 settembre 2020 alle 21.15 nell’aula liturgica di Valdibrana, durante il quale sarà presentato l’anno catechistico 2020–2021 (dalle norme ai contenuti, al metodo di lavoro).

Il secondo incontro, lunedì 21 settembre alle 21.15  sempre a Valdibrana, sarà invece per i catechisti e gli animatori dei gruppi di ascolto e avrà come tema “La casa sulla roccia e il cammino dell’Esodo: rifondare la nostra fede condividendola”. «C’è molto da fare – conclude la direttrice – ma sarà possibile solo se in noi matura la voglia e la gioia di essere un po’ più e meglio discepoli del Signore che ci fa strada».

(da “La Vita” del 6 settembre 2020)




Novità e proposte per la Scuola di teologia

L’offerta formativa della scuola diocesana raddoppia e accanto al triennio lancia un secondo ciclo di studi più avanzati

La Scuola di formazione teologica della Diocesi di Pistoia, dall’anno accademico 2020–21, raddoppia la sua offerta formativa. Al tradizionale ciclo di studi triennale, aggiunge infatti un ciclo di studi superiore, articolato in sei anni, ripristinando inoltre, dopo un anno di interruzione, il tradizionale corso monotematico di approfondimento del lunedì.

Il nuovo ciclo di studi superiori è concepito principalmente per offrire una adeguata base teologica a coloro che sono impegnati in qualche forma di ministero nella chiesa, ma ovviamente è aperto a tutti coloro che voglio semplicemente vivere la propria fede con un grado maggiore di consapevolezza e approfondimento.

Il ciclo triennale, oltre ad essere vivamente consigliato per tutti coloro che svolgono il servizio di catechista nelle proprie parrocchie, è un’occasione di approfondimento per chiunque abbia desiderio o curiosità di essere introdotto alla disciplina teologica. E si rivolge, poi, a coloro che sono incerti nella fede, in ricerca o nel sentiero del dubbio, per un confronto aperto e sincero.

La Scuola rilascia i rispettivi titoli finali, previo superamento degli esami di valutazione da parte degli iscritti, esami che, tuttavia, non sono obbligatori.

Il Corso di approfondimento affronta ogni anno un tema appartenente a uno dei quattro ambiti fondamentali della teologia: storico, biblico, sistematico, morale. Il corso è aperto a tutti, senza necessità di essere iscritti ad alcun ciclo di studi, ma la frequenza di almeno un corso di approfondimento è requisito necessario per coloro che intendono conseguire il diploma superiore in sei anni. Quest’anno il corso di approfondimento sarà dedicato alla “divinizzazione cristiana”, prendendo spunto dal libro postumo di Giordano Frosini, dedicato alla riflessione sulla grazia a partire dalla teologia dei Padri della Chiesa.

Il corso sarà aperto da una relazione del vescovo Tardelli il 26 ottobre, le altre lezioni saranno invece ogni volta a cura di un diverso docente. La Scuola intende riscoprire i fondamenti della fede e armonizzarli con le tendenze teologiche più recenti e proporre un aggiornamento sui temi della teologia contemporanea. Non manca di promuovere occasioni di approfondimento teologico extra–curriculari e di produrre materiali didattici e di ricerca. La Scuola intende anche proporre un valido aiuto alla vita pastorale della Diocesi attraverso la possibilità di realizzare corsi in collaborazione con l’Ufficio catechistico ed è disponibile a proporre incontri tematici presso le comunità diocesane in accordo con i parroci.

Le lezioni di quest’anno riprenderanno nel mese di ottobre e saranno precedute da una prolusione di Marco Vannini, filosofo ed esperto di mistica con una relazione dal titolo «“L’anima e Dio sono una cosa sola” (M. Eckhart). La divinizzazione nella mistica» prevista per il 20 ottobre.

A partire dal 22 settembre si svolgeranno invece le lezioni sospese a causa del lockdown per recuperare i corsi interrotti o non realizzati a causa della pandemia.

Le lezioni dei due cicli di studi si tengono nelle sede del Seminario Vescovile di Pistoia (via Puccini, 36) nel giorno di martedì, dalle 20.45 alle 22.15. Ricordiamo anche che le lezioni del corso di approfondimento si svolgono nella stessa sede e con lo stesso orario nel giorno di lunedì.

Le lezioni del ciclo superiore

La Scuola di formazione teologica rinnova la propria offerta formativa. Le novità più rilevanti riguardano il curriculum degli studi del ciclo superiore per cui sono previsti due bienni.

Anno A: Elementi di ebraico, Teologia sacramentaria, Liturgia, Diritto canonico, Mariologia, Sacra Scrittura – Antico Testamento.

Anno B: Elementi di greco, Origini del Cristianesimo e filosofia greca, Teologia trinitaria, Dottrina sociale della Chiesa, Fenomenologia delle religioni, Sacra Scrittura – Nuovo Testamento.

Anno C: Teologia spirituale, Teologia della Grazia, Categorie filosofiche fondamentali per la teologia, Storia del Concilio Vaticano II, Ecumenismo, Bioetica.

Per info: scuolateologia@diocesipistoia.it

(da: La Vita del 30 agosto 2020)




L’eredità viva di Giordano Frosini

Mercoledì 2 settembre un evento in Seminario per ricordare una figura chiave della Chiesa pistoiese. A un anno dalla scomparsa una messa celebrata dal vescovo e diverse iniziative per proseguirne l’opera.

Un anno fa ci lasciava monsignor Giordano Frosini. Teologo, per molti anni vicario generale, docente allo Studio Teologico Fiorentino (oggi Facoltà teologica dell’Italia Centrale), storico direttore del settimanale La Vita, Frosini ha lasciato una traccia indelebile nella storia della Chiesa pistoiese; non è neppure facile mettere in fila tutte le iniziative e le opere che hanno accompagnato il suo ministero.

A distanza di un anno, il prossimo 2 settembre, la Diocesi lo ricorderà in Seminario. Il programma prevede la celebrazione di una messa in suffragio celebrata dal vescovo Tardelli cui seguirà l’illustrazione di tre speciali iniziative.

La prima prevede la presentazione dell’ultimo libro di Frosini. L’ultima opera a cui si è dedicato è infatti una riflessione profonda sul concetto cristiano di “divinizzazione”, un’opera ingente, rimasta incompiuta, per così dire, a poche pagine dall’arrivo. Questo libro (Admirabile commercium. La divinizzazione nei padri della Chiesa, Le Lettere, Firenze 2020), che l’autore stava compiendo con Andrea Vaccaro, vede adesso la luce, proprio nel primo anniversario della sua nascita al cielo.

La seconda iniziativa intende tenere viva la memoria di Frosini nell’ambito dell’approfondimento teologico che don Giordano ha coltivato con l’insegnamento presso la Scuola di formazione teologica diocesana e con l’organizzazione della Settimana teologiche. Don Frosini, nei primi anni ‘80, insieme ad Andrea Amadori e ad Alessandro Suppressa, allora giovani universitari, fondò in città la Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). Nel corso degli anni, la Fuci pistoiese attrasse poco più di una decina di universitari a cui don Frosini donò tempo e un’indimenticabile formazione umana, oltre che teologica e culturale. Come piccolo segno di riconoscenza per quanto ricevuto, alcuni di questi “ex–fucini” si sono impegnati per indire una Borsa di studio “Don Frosini” che premi la tesi di dottorato in Teologia distintasi per il contributo all’aggiornamento teologico, l’aspetto che, probabilmente, don Frosini aveva più a cuore.

La terza iniziativa è frutto dell’impegno e della fatica dei nipoti di don Frosini, Giovanni e Giovanna, e di Lucia Cecchi, bibliotecaria della Leoniana. Il ricco patrimonio librario posseduto da don Giordano non solo non sarà disperso, ma sarà consultabile al pubblico. I numerosissimi testi, che vanno dai libri di testo degli anni ‘30–40 (su cui si formò, giovane seminarista) a quelli di argomento teologico che hanno nei decenni nutrito le sue riflessioni, hanno infatti trovato posto nel piano soppalcato della biblioteca del Seminario. A breve, segnala la dottoressa Cecchi, responsabile della Biblioteca, sarà iniziato il lavoro di catalogazione nell’ambito della rete documentaria provinciale che permetterà di esplorare l’intero fondo con ricerche online.

La serata, compresa la celebrazione eucaristica, si svolgerà nell’aula magna del Seminario di Pistoia a partire dalle 17 di mercoledì 2 settembre.

(da “La Vita” di Domenica 30 agosto 2020)




Il vescovo Scatizzi: un pastore accanto alla gente

Nel decimo anniversario della morte le testimonianze di chi lo ha accompagnato nell’amicizia e nel suo lungo servizio alla Chiesa di Pistoia

Guidò la diocesi dal 1981 al 2006. Uomo di gran cuore, si occupò sempre delle sfide culturali, dei drammi dei poveri e delle famiglie.

 

a cura di Daniela Raspollini

Giovedì 27 agosto il vescovo Tardelli ha presieduto in Cattedrale un messa in suffragio del vescovo Scatizzi a 10 anni dalla sua scomparsa.

«Sarebbe un grave torto al Signore, trascurare la preghiera per chi ha servito e amato la Diocesi di Pistoia», ha ricordato mons. Tardelli nell’omelia per il decennale della morte del vescovo Scatizzi.

L’esigenza di ricordare nella preghiera i vescovi della chiesa di Pistoia e il valore della successione apostolica – il segno del legame diretto con Gesù e la chiesa di oggi – sono i due punti su cui si è soffermato mons. Vescovo nell’omelia, lasciando a don Patrizio Fabbri, vicario generale, un ricordo del vescovo Scatizzi al termine della celebrazione.

La commemorazione di Mons. Patrizio Fabbri, vicario generale

La forte vicinanza nelle vicende delle famiglie frantumate, e la sofferenza sperimentata nella condizione della malattia e della disabilità (OAMI) furono ricordate da monsignor Betori nel giorno delle sue esequie e costituiscono i tratti più conosciuti di Simone Scatizzi vescovo.

L’attenzione alle nuove povertà lo rese sollecito nel cercare soluzioni coraggiose ed innovative nell’ambito dei servizi sociali lasciando una serie di opere e centri operativi che ancora oggi riconosciamo come valida testimonianza di una Chiesa pistoiese profondamente radicata nel tessuto della società.

Non possiamo neppure dimenticare il suo incessante lavoro nel promuovere forme di nuova evangelizzazione valorizzando i ministeri laicali e come appassionato formatore e promotore del diaconato permanente.

Il rischio che corriamo in questo anniversario è quello di elencare le numerose cose da lui iniziate col pericolo di dimenticarne qualcuna.

Credo invece sia per tutti noi motivo di attenta riflessione l’eredità che ci ha lasciato Mons. Scatizzi. Dobbiamo ammetterlo: a volte fatichiamo a portarla avanti o a farla fruttificare in modo che diventi patrimonio di tutti.

Le tante opere nell’ambito caritativo più che un peso sono un continuo stimolo per rimanere attenti alle nuove e vecchie povertà; una sfida per non accontentarsi del compimento del semplice dovere ma sempre svegli e attenti ai segni dei tempi che ci inquietano e che ci spingono a trovare risposte di condivisione e di prossimità.

Il riconoscimento di cittadino onorario deliberato dal Consiglio Comunale di Pistoia nel maggio 2001 attesta questo impegno di collaborazione che Mons. Scatizzi seppe costruire nel rispetto e nel dialogo tra le istituzioni.

Due esempi tratti dalla sua vita accanto alle persone.

Il vescovo Scatizzi diceva spesso: «un proverbio africano ricorda che per crescere un figlio occorre un villaggio, ma io aggiungo che per crescere un figlio occorre una famiglia. La Chiesa ha difficoltà a capire questo e impegna tante forze per educare i giovani in età catechetica, ma non spende molte energie per la famiglia che è alle radici di questa educazione». Prima di morire il suo messaggio è stato «non abbandonate le famiglie. La Chiesa non se ne accorge, ma ha tanto bisogno dei coniugi e della “piccola chiesa” che solo per mezzo di loro può vivere».

Vorrei anche lasciare un piccolo ricordo personale. Averlo conosciuto come il Vescovo che mi ha odinato e mi ha affidato i primi incarichi nel ministero conserva sempre un certo fascino e anche un rapporto di figlio e padre nella fede.

Quando era ricoverato in ospedale poche settimane prima di morire, Milena, la moglie di Adolfo (il suo segretario) organizzò dei turni di assistenza e chiamando anche noi preti, una notte toccò a me. Lui era sempre lucido e nel pieno possesso delle sue capacità mentali.

Ebbi la forza di ringraziarlo per un fatto lontano del mio cammino. In un tempo in cui la mia ricerca vocazionale faceva fatica a procedere e mostrava delle lacune lui ebbe tanta pazienza con me. Incoraggiandomi e sostenendomi seppe aspettare tempi migliori che poi arrivarono come approdo nella scelta di entrare in Seminario.

Volli ringraziarlo per la pazienza che aveva avuto in un tempo in cui forse non la meritavo. Mons Scatizzi sapeva fermarsi accanto alle persone nei loro momenti bui, comunicando fiducia nel Signore che non abbandona.

Attraverso di lui, come è stato per tanti altri, posso dire di aver sperimentato la verità del salmo: «Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi ha sostenuto, la tua bontà mi ha fatto crescere» (Salmo 18,36-37).

L’eredità e la memoria del vescovo Simone

Tanti ricordi per rileggere un lungo e fecondo episcopato

 

È incredibile come il tempo abbia una doppia valenza: è lungo sulle brevi distanze, è breve sulle lunghe distanze. Un’ora, una giornata sembra non passare mai. Poi uno si volge indietro e ha l’impressione che 10 anni siano passati in un soffio. È sempre viva nella memoria quella notte in cui don Simone si è abbandonato nel tenero abbraccio del Padre, del suo Amato. «… Stai certo: non mi stancherò di morire, stanco come sono di vivere lontano da Te, MIO AMATO». Questo recita una strofa di una poesia del suo libro: Abitare la vita. Abitare l’amore.

Si potrebbe scrivere un libro sulla sua vita, forse non basterebbe, e chissà che un giorno non lo faremo, per descrivere la forza e la grandezza di questa persona, dare un senso alla grande eredità morale e spirituale che ci ha lasciato. Un libro che ci possa aiutare a capire il significato profondo delle sue opere e qual è stato il motore che lo ha spinto a questa assoluta attenzione per gli ultimi, gli emarginati, coloro che soffrono di qualsiasi pena sia fisica che morale. Un uomo che in qualche modo aveva incontrato Dio e lo aveva accolto dentro di sé. Ma facciamo un passo alla volta. Intanto, prossimamente, proprio in occasione di questo 10 anniversario daremo alle stampe un testo che raccoglierà otto lezioni, tenute a Giaccherino nel lontano 1989, sulla preghiera. Cassette registrate e custodite gelosamente dalle suore Clarisse che a quel tempo abitavano il convento. Le abbiamo sbobinate e trascritte, con non poca difficoltà, e ora sono pronte per essere concretizzate in un libro di grande utilità per chi vuole approfondire il significato della preghiera.

Raccogliamo volentieri alcune considerazioni spontanee e sgorgate dal cuore che vogliono ricordarci questo grande vescovo che per 25 anni ( dal 1981 al 2006 ) ha guidato la nostra diocesi e che senza alcun dubbio sotto la sua guida è stata un cantiere sempre attivo di iniziative. Basta ricordare: gli anziani, i portatori di handicap, i bambini, i poveri, il lavoro, gli immigrati, le donne giovani madri in difficoltà, le coppie separate e divorziate e sopra ogni cosa, la famiglia.

Guido e Franca Sardi

 

Monsignor Simone Scatizzi è stato nostro fratello, cognato, zio ….attento, affettuoso, si meravigliava davanti alle piccole cose e ci faceva meravigliare, sempre disponibile senza risparmio, accogliente, pronto ad ascoltare, si spendeva totalmente in quello in cui credeva dando sempre il meglio di se stesso agli altri, coerente tra quello che diceva e quello che faceva. Davvero il suo stile di vita e la sua preziosa eredità! Tutto ciò pervaso comunque dal rigore con cui sosteneva le sue verità di fede, il valore della persona, degli ultimi, della vita, della responsabilità sociale in alternativa ad una deriva egoistica; questo davvero spesso lo preoccupava! È stato un testimone anche per tutti noi familiari, con la sua scelta di povertà fino agli ultimi giorni come un discepolo e con la sua serenità di fronte alla morte.

Famiglia Scatizzi

 

Parlare di Mons. Scatizzi vuol dire per me ritornare agli anni in cui, impegnata nell’Azione Cattolica prima e nel Centro Famiglia dopo, ero da lui guidata, illuminata,stimolata. Quando arrivò a Pistoia ed ero in procinto di lasciare ogni incarico per consegnare ad altri, più giovani e più preparati, le varie mansioni fui invece da lui spinta a confermare il mio servizio alla Diocesi con consapevolezza e senso di responsabilità. Così proseguii il mio cammino.

Mons. Scatizzi era un vero Pastore, dedito alla cura quotidiana delle sue “pecore”, tralasciando (e questo era per me un atteggiamento nuovo, dati i tempi) ogni tipo di autoritarismo e di distanza perché concepiva il suo ministero come una dedizione continua agli altri e come una ricerca continua di iniziative adatte alle nuove esigenze. Per questo si aprì con intenso zelo ai problemi della famiglia, spesso non privi di criticità, per questo volle aprire un Centro dedicato, nelle diverse sfaccettature, alla situazione della vita familiare. Era sempre pronto ad aiutare la soluzione di ogni problema; nei vari interventi e negli incontri di spiritualità sapeva “tradurre” il messaggio evangelico, che pur richiederebbe “parole alte” in espressioni comprensibili a tutti. “ Il Signore è padrone anche dell’impossibile” diceva di fronte a certi scoraggiamenti e “Dio sa scrivere diritto anche sulle righe storte” se avvertiva sgomento e preoccupazione.

Indubbiamente la sua presenza a Pistoia ha segnato un nuovo stile di adesione alla vita cristiana e aperto significative prospettive di lavoro.

Tommasina Caselli Mandorli

 

Non sappiamo se Mons. Simone Scatizzi avesse letto A Study of History, la grandiosa teodicea del pensiero religioso cristiano, di Arnold J. Toynbee. Ma ne conosceva certamente la tesi fondamentale: ossia che la religione è il campo più importante di qualsiasi altro nell’intera serie della vita umana. Essa ha profondamente forgiato la civiltà occidentale, al punto che anche un filosofo laico come Benedetto Croce rivendicava a se stesso il nome di cristiano (Perché non possiamo non dirci “cristiani”). E, sulla sua scia, pensatori laici di oggi possono rivendicare come proprio valore il primato dell’essere sull’avere, dei beni spirituali in confronto ai beni materiali. Ci suggerisce questa considerazione il fatto che in un giorno di fine maggio del 1982, Mons. Simone Scatizzi prese l’iniziativa di organizzare a Villa Rospigliosi il primo di una serie d’incontri con gli uomini di cultura della città. Si rivolgeva a quel mondo, che egli supponeva pervaso dalla ricerca della verità, con lo scopo di riportare la Chiesa pistoiese al centro del dibattito culturale cittadino. Intendeva con ciò dibattere con gli intellettuali il collegamento tra fede e cultura, la connessione evidente tra le manifestazioni del pensiero di una civiltà e la sua fede, attraverso la consapevolezza della trascendenza. La volontà di Mons. Scatizzi era quella di riaffermare con forza la consonanza tra fede e ragione. Ciò testimonia la Sua lungimiranza e la Sua apertura culturale. Ma c’è un altro aspetto della complessa personalità di Monsignore che ci preme sottolineare ed è la profonda e delicata sensibilità, quella sensibilità che lo ha portato ad esprimere la fede con forza appassionata, nelle forme ispirate e commosse della poesia. Molte le citazioni dei suoi versi che potremmo fare. Ci limitiamo ad una che rappresenta tutta la passione e la forza anelante della creatura verso il suo Creatore: «Signore, mio Eterno,/mio Unico, mio Santo,/mia ricercata Salvezza/soltanto la tua parola,/ dipana la mia aggrovigliata esistenza;/ la tua sola Sapienza/può liberarmi dall’angoscia/delle mie tenebre».

A questi versi rispondiamo, in segno di omaggio, con quelli di un poeta che presenta nella sua poetica aspetti simili a quelli di Monsignore, Francis Jammes, appartenente alla luminosa pleiade degli scrittori cattolici francesi: «Eccomi. Sono soltanto un uomo. Io guardo/Sei Tu che rischiari la notte nei miei occhi/ e senza di Te ogni cosa è insana e disperata./ L’anima grida. Ha la nostalgia dei Cieli».

Giorgio e Piera Petracchi

 

Nel 1987 Mons. Scatizzi manifestò il desiderio di dare vita ad un Centro di Coordinamento dei servizi per la famiglia già esistenti in Diocesi (Consulenza familiare e Centro di aiuto alla vita) che ne organizzasse anche di nuovi in un orizzonte più ampio. Grazie alle favorevoli circostanze della disponibilità di locali delle suore Figlie della Carità, l’impegno di un gruppo di laici, l’aiuto della Cassa di Risparmio prima e della Fondazione poi, nacque il Centro Famiglia S.Anna. Luogo dove la pastorale familiare si concretizzava in una serie di uffici e iniziative per stare accanto alle famiglie in difficoltà dai vari punti di vista del vivere quotidiano: problemi di coppia, educazione dei figli, scuola e famiglia, anziani, bambini e ragazzi problematici, aiuto e sostegno alla vita, sostegno alle mamme perché potessero portare a termine maternità difficili o contestate.

Il Centro famiglia iniziò la sua attività nel maggio del 1988 grazie a persone disposte al volontariato e provviste di titoli professionali qualificati come ginecologi, psicologi, pedagogisti, consulenti familiari, avvocati , giuristi, insegnanti … persone giovani e meno giovani disposte a fornire alle famiglie un supporto concreto e scientificamente valido. In quegli anni poche Diocesi in Italia erano in grado di offrire qualcosa di simile! Era un’idea all’avanguardia e come ebbe a dire Mons. Scatizzi nel ventennale del Centro «seguendo in particolare le indicazioni che ci giungevano da Giovanni Paolo II, le intenzioni erano proprio queste, partendo dai Misteri dell’Incarnazione e della Resurrezione: rendere un servizio cristianamente ispirato a chiunque lo richiedesse o ne avesse bisogno, essere come Chiesa, inserita nella vita e nella storia, soprattutto delle persone più fragili; esprimere in armonia con i tempi e la cultura, l’Amore del Padre per ogni essere umano. L’intenzione era non tanto di fare un servizio sociale anonimo , ma un atto di carità che giungesse al cuore delle persone nella concretezza del loro vissuto».

All’inizio il Centro comprendeva la Consulenza Familiare, il servizio Psico-Pedagogico e il Centro di aiuto alla vita, nacque poi il Telefono Amico per far fronte a solitudini e disagi, e il Servizio giovani. Ogni domanda ha avuto la sua risposta, indipendentemente dal quadro culturale di appartenenza, anche indirizzando, quando necessario, alle risorse presenti sul territorio. Nel corso degli anni si è sentita l’esigenza, da parte della pastorale diocesana, di convogliare al Centro anche la sede della Pastorale familiare, della Pastorale degli Anziani, le associazioni legate alla famiglia AGe , AGESC, Associazione per l’Accoglienza, Associazione per i Diritti della Famiglia. Tutte queste associazioni hanno collaborato nel corso degli anni anche alla realizzazione dei convegni annuali promossi dal Centro su tematiche inerenti la vita e i compiti familiari. Oltre a ciò, in particolare l’Associazione per i diritti delle famiglie, ampliando i propri compiti istituzionali, ha offerto e offre, tramite i suoi soci avvocati, consulenza legale gratuita con cadenza quindicinale.

Le coppie separate e in corso di separazione, che Mons. Scatizzi aveva particolarmente a cuore, e per le quali in altra sede forniva momenti di riflessione e di spiritualità, trovano al Centro già da diversi anni un aiuto attraverso percorsi di Mediazione familiare per i genitori e Gruppi di Parola per i loro figli. Al lavoro di counseling e di orientamento il Centro affianca anche azioni con funzione formativa, preventiva e di accompagnamento: incontri con adolescenti, corsi per genitori, corsi di preparazione al matrimonio , incontri per anziani, incontri di spiritualità, tenuti al centro stesso o presso Parrocchie, Scuole e varie istituzioni che ne fanno richiesta. Queste azioni, come nelle intenzioni del fondatore, hanno la funzione fondamentale di sostenere la famiglia in tutte le sue età e manifestazioni. I Convegni, le Tavole rotonde e le Ricerche sulla famiglia, anche grazie all’attività del Centro studi sulla famiglia, (anch’esso voluto da Scatizzi), sono state promosse negli anni dal Centro S.Anna per analizzare i bisogni delle famiglie e del contesto in cui si opera, per tener vivo il dibattito e stimolare una progettualità aderente alle reali necessità.

L’ opera di Mons. Scatizzi prosegue ancora ed è ancor più necessaria perché sono aumentate le richieste di sostegno da parte di persone appartenenti a ogni categoria e status , dati i tempi in cui viviamo così complessi e contraddittori, tempi nei quali la fragilità umana è più tangibile e messa alla prova. Monsignore era stato lungimirante nella sua scelta di occuparsi della famiglia, che negli ultimi anni attraversa pericolose fasi di disgregazione, e il Centro Famiglia continuerà a rappresentare e difendere con coraggio e amore ciò che il vescovo aveva a cuore.

Centro Famiglia Sant’Anna

 

Ricordare Monsignor Scatizzi è innanzitutto l’onore ed il privilegio di averlo conosciuto,anche se come paziente. Ed è stato però proprio grazie a questo che ho potuto conoscere l’uomo, la profondità e la forza di quell’animo che si identificava totalmente con la sua missione. Ricordo quando mi diceva senza perifrasi che affrontava con naturalezza la fine della vita perché aveva vissuto come voleva. Talvolta toglieva l’imbarazzo dalle mie labbra precedendomi con la disamina del suo stato di salute, talvolta mi parlava della bellezza, la bellezza del mondo che egli cercava di fermare nelle sue pagine scritte, quella bellezza che ci avrebbe salvato (citava Dostoevskij). Talvolta mi chiedeva, sofferente ma sempre dignitosissimo, di non agire più perché era impaziente, era curioso di vedere al di là… lui sentiva che lo aspettavano.

Grazie, Monsignor Scatizzi, di questa superba lezione di vita.

Carla Breschi

 

Prima dell’ordinazione episcopale Monsignor Scatizzi era vicario generale della Diocesi di Prato ed assistente diocesano dell’Ac. In tale veste è stato più volte invitato nel nostro gruppo, formato da nove coppie di sposi, a trattare temi di spiritualità famigliare di cui era particolarmente competente ed appassionato. L’amicizia e la stima reciproca che si è creata in quegli anni è proseguita anche durante il suo episcopato a Pistoia. A riprova di quanto sopra ricordiamo che agli incontri con il vescovo organizzava mensilmente a Giaccherino per le famiglie, la presenza dei “pratesi” era assidua e consistente.

In occasione del 25° del gruppo, arricchitosi nel frattempo di un bel numero di figli e figlie, monsignor Simone ci accolse alla Villa Rospigliosi e trascorse con noi una proficua e gioiosa giornata, accettando più che volentieri di comparire nella foto ricordo. A distanza di 10 anni dalla morte, lo ricordiamo con affetto e tanta riconoscenza.

Famiglia Gori

 

Non potremo mai dimenticare quanto Monsignor Scatizzi ha fatto per noi donne del Movimento Italiano Casalinghe di Pistoia.

Non solo ci ha seguite con attenzione ed affetto sin dalla nascita dell’associazione a Pistoia ma ci ha anche costantemente incoraggiate e aiutate nella nostra attività, fino a metterci a disposizione due sale del palazzo Rospigliosi perché potessimo allestire il museo del ricamo, centro fondamentale per valorizzare le nostre conoscenze e le nostre capacità tradizionali, attraverso corsi di ricamo, esposizioni ed occasioni di riflessione a cui è sempre stato presente, sostenendoci anche nel nostro percorso di fede.i sembra quindi prezioso per tutti trascrivere qui un breve brano tratto da una delle numerose che ci ha inviato, perché testimonia, assai meglio di quanto potrei fare io, la sua sensibilità e attenzione verso una realtà femminile assai poco valorizzata: «In questo contesto culturale, in cui la famiglia, e di conseguenza il ruolo della donna all’interno della casa, è sottovalutata se non addirittura denigrata e rifiutata da più parti, la vostra azione controcorrente è opportuna e necessaria e quindi da sostenere con tutti i mezzi convenienti. Mi auguro che la società, anche mediante la vostra azione, sappia ricuperare non solo dignità alla casalinga ma anche riconoscerne i diritti».

Anna Maria Michelon Palchetti

Fare memoria di mons. Simone Scatizzi è un dovere morale.

Per la sua fede, testimoniata con coerenza per tutta la vita, per la sua speranza, che l’ha animato anche nei momenti più difficili e complessi, per la sua carità, che gli è stata compagna nei suoi costanti incontri con i poveri e gli emarginati, con gli ultimi. Desideriamo ricordarlo, in particolare, per quanto da lui fatto per la pastorale familiare, in anni nei quali la famiglia è stata (ed è ancor più oggi) gravata di compiti e responsabilità e costituisce il patrimonio al quale la società, e spesso anche la Chiesa, attingono, dimenticando che essa non è una risorsa infinita, ma soggetta ad esaurirsi se non adeguatamente sostenuta, anche, e forse soprattutto, dal punto di vista morale e spirituale. Da questa consapevolezza è nato l’impegno di mons. Scatizzi per la pastorale dei divorziati e delle coppie lacerate da momenti di crisi, di difficoltà o da separazioni.

Partendo dalla Familiaris consortio e da tutto il magistero di San Giovanni Paolo II, mons. Scatizzi ha dato vita a più gruppi di spiritualità familiare che hanno coinvolto decine di coppie di sposi che si riunivano una volta al mese per pregare, ascoltare la sua riflessione, profonda ed avvincente, e scambiarsi, poi, le esperienze con sincerità di cuore, per concludere la serata con un momento di convivialità non meno importante degli altri, lui diceva, per creare il senso di appartenenza e rafforzare la condivisione. Chi ha partecipato ha vissuto momenti di chiesa domestica, che, per certi aspetti, come amava dire mons. Scatizzi, percorrevano la strada che aveva permesso alla Chiesa primitiva di svilupparsi, passando di casa in casa, crescendo di esperienza in esperienza.

A distanza di tempo, molte coppie oggi ricordano con commozione quei momenti, che fanno parte della loro crescita spirituale di coppia, che sono stati un intenso scambio di esperienze, che hanno permesso di conoscere meglio se stessi e il “noi” della coppia. Per la pastorale dei separati e divorziati, mons. Scatizzi desiderò costituire un gruppo di coppie, appositamente formate, che collaborasse attivamente con lui perché, diceva, le coppie in crisi o chi ha sperimentato il dolore di una separazione, ha sì bisogno di una guida spirituale per affrontare un percorso di riflessione, ma ha altresì bisogno di farlo con altre coppie per condividere e non sentirsi ai margini della Chiesa. L’esperienza raccolse subito un buon successo di persone provenienti anche da altre diocesi: gli incontri si articolavano attraverso le catechesi e le riflessioni di mons. Scatizzi, ispirate alla parola di Dio, al magistero e ai documenti della Chiesa, e poi si aprivano alla condivisione.

Mons. Scatizzi ascoltava con attenzione, con rispetto profondo, consigliava, esortava, era partecipe ed invitava tutti all’empatia nei confronti di fratelli o sorelle lacerati da errori commessi, da ingiustizie subite, da incomprensioni, da tradimenti. Aveva sempre una parola di conforto non scontata e capace di suscitare speranza. Desideriamo ricordarlo così, profondamente uomo, ma soprattutto profondamente uomo di fede.

Paolo e Luciana Bellezza

 

Ricordo che andai a trovarlo, in ospedale, subito prima di partire per una vacanza: restammo che ci saremmo visti, per una certa cosa, a fine agosto. Ricordo le parole scambiate, in quella cameretta. Rivedersi non fu possibile.
Ricordo la corsa folle, in auto, da lontano, per poter essere a Pistoia in tempo per l’ora del funerale del vescovo Simone.
Ricordo il suo impegno nel sociale, nel politico, nel prepolitico. Ricordo la fiducia che mi dette e mantenne per la direzione dell’ufficio comunicazioni sociali.
Ricordo quella ingiusta polemica che lo investì, anche sui grandi giornali, dopo la franchezza di alcune sue parole male interpretate e forse pure male espresse.
Ricordo l’allegria mista a tristezza durante quel pranzo, su in montagna, quando finì il suo mandato. Ricordo la sua capacità di usare il linguaggio della poesia. Ricordo, e conservo, i suoi ricordi scritti su tanti parroci passati a miglior vita.
Ricordo il suo stare nella Chiesa conciliare. Ricordo certe polemiche, certe divisioni, certe situazioni difficili, certi suoi dolori che – ero fra i delegati al convegno di Verona – accelerarono l’arrivo di un nuovo vescovo, scelto con un nome emblematico per affrontare una situazione complessa.
Spesso, durante la Messa, quando il celebrante cita il nome del vescovo oggi in attività, ricordo (portato … dell’età) quando il celebrante diceva “il nostro vescovo Mario” e poi “Simone” e dopo “Mansueto”.
Mauro Banchini



Episodio razzista. Nota stampa della Diocesi

Episodio razzista Pistoia, la diocesi: «Fatto da non sottovalutare, non abbassare la guardia. Pistoia è una città accogliente e dal cuore grande».

PISTOIA – In merito al fatto di cronaca a sfondo razziale denunciato da Filcams Cgil e dalle Rsu del negozio Unicoop di Pistoia, la Diocesi esprime dispiacere per l’episodio che richiama l’attenzione sul latente clima di razzismo e xenofobia che si respira negli ultimi anni nel paese. Un episodio certamente isolato e al tempo stesso da non sottovalutare, avvenuto in un contesto di accoglienza diffusa da parte di una città e un territorio che invece hanno grande cuore. Il prossimo autunno porterà inevitabilmente con sé molte preoccupazioni, dovute agli effetti, economici, sanitari, psicologici del Covid-19, che ancora attanaglia le nostre vite. In questo quadro sarà quanto mai facile cercare dei capri espiatori nei più deboli e fragili. Teniamo dunque alta la guardia, in gioco c’è la nostra umanità.

(25 agosto 2020)

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Messa in Cattedrale per il vescovo Scatizzi

Giovedì 27 ricorrono i dieci anni dalla morte. Per 25 anni ha guidato la diocesi di Pistoia.

Il Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, e tutta la Chiesa della Diocesi, insieme ai parenti, agli amici ed a coloro che l’hanno conosciuto, faranno memoria con profondo affetto, stima e gratitudine, nel decimo anniversario del suo dies natalis, di

MONS. SIMONE ALFIERO SCATIZZI
Vescovo di Pistoia

durante la santa messa che sarà celebrata nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia giovedì 27 Agosto 2020 alle ore 18.

Nato a Prato il 26 maggio 1931 Simone Alfiero Scatizzi è stato ordinato presbitero il 29 giugno 1954. Eletto alla sede vescovile di Fiesole l’1° agosto 1977 fu ordinato vescovo l’8 settembre 1977 e trasferito a Pistoia il 27 maggio 1981. Divenuto emerito il 16 dicembre 2006 è tornato alla casa del Padre il 27 Agosto 2010.



Giovani in cammino per San Bartolomeo

La proposta: una camminata insieme da Spedaletto a Pistoia

La festa pistoiese di San Bartolomeo del 24 agosto in quest’anno di pandemia dovrà subire qualche cambiamento; non mancheranno certamente qualche bancarella e la corona di “pippi”, purtroppo però, non potremmo ricevere la tradizionale unzione nella chiesa di San Bartolomeo in Pantano.
 
La pastorale giovanile di Pistoia lancia una proposta per festeggiare in modo alternativo la festa del santo apostolo, percorrendo l’ultimo tratto del cammino di San Bartolomeo che collega Fiumalbo a Pistoia, partendo dalla frazione di Spedaletto, situata tra Pistoia e Porretta oltre il passo della Collina.
 
La devozione per San Bartolomeo nella montagna pistoiese risale all’alto Medioevo: sia il paese di Fiumalbo che quello di Cutigliano hanno una chiesa dedicata al santo e lo festeggiano il 24 agosto come patrono. Spedaletto in particolare si trovava lungo la Via Romea della Sambuca e ospitava l’importante spedale dedicato a San Bartolomeo, ricovero per i pellegrini che percorrevano la via nel Medioevo. Anche in questa località c’è una chiesa dedicata al santo che oggi presenta lo stesso perimetro di quella antica, di origine longobarda.
 
Programma
24 agosto
7.30: Ritrovo in piazza San Francesco a Pistoia per prendere il bus fino a Spedaletto (Copit linea 56 – ognuno si procuri il biglietto)
8.35: inizio del cammino di 23 km da Spedaletto (Portare pranzo al sacco)
16.30: arrivo in San Bartolomeo e benedizione dei pellegrini dai giovani
Per info: restiamoinsiemepg@gmail.com