Tre giorni di grazia e preghiera per la Diocesi

Il primo di maggio monsignor Tardelli celebrerà la Messa dal Santuario di Valdibrana per l’apertura del mese tradizionalmente dedicato alla Vergine Maria. Al termine della celebrazione il vescovo affiderà la diocesi di Pistoia alla protezione della Madonna delle Grazie di Valdibrana. La Messa sarà in diretta su Tvl (canale 11) alle ore 18. Un’occasione di preghiera in cui rivolgere un pensiero particolare anche al mondo del lavoro del territorio diocesano, duramente segnato dalla pandemia.

Il giorno seguente, sabato 2 maggio, ricorre invece l’anniversario di ordinazione episcopale di monsignor Tardelli, consacrato vescovo nel 2004 dall’allora presule di Lucca Bruno Tommasi nella basilica di San Frediano di Lucca. Dei suoi sedici anni di episcopato Tardelli ne ha trascorsi dieci nella diocesi di San Miniato. L’8 ottobre del 2014 è stato nominato da papa Francesco vescovo di Pistoia. Per la ricorrenza la Chiesa di Pistoia, grata al Signore, è invitata a sostenere e accompagnare il vescovo con la preghiera.

Domenica 3 maggio alle 18, invece, nella Cattedrale di San Zeno di Pistoia riceverà il ministero del lettorato Maximilien Baldi della comunità del Seminario di Pistoia. Il lettorato, conferito nella 57a Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, segna un’ulteriore tappa di avvicinamento al sacerdozio per Maximilien (35 anni), arrivato in seminario dopo un passato da imbianchino e una bella storia di conversione. Iscritto al quarto anno della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale svolge il suo servizio presso la parrocchia della Vergine a Pistoia. Anche questa Messa, celebrata a porte chiuse e senza popolo, sarà presieduta dal vescovo Tardelli e trasmessa in diretta su Tvl.

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Fase 2: il comunicato della CET

I Vescovi della Toscana si uniscono alla Conferenza Episcopale Italiana nell’esprimere l’esigenza di poter riprendere l’azione pastorale e l’attività di culto della Chiesa, nel rispetto delle misure necessarie per il controllo del contagio, ma nella pienezza della propria autonomia.

In queste settimane anche le Chiese della Toscana non solo hanno accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni assunte per far fronte all’emergenza sanitaria, ma le hanno accolte e vissute nell’orizzonte del bene comune. Lo hanno fatto però nella consapevolezza che, come ha affermato Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica in Santa Marta lo scorso 17 aprile, “questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile”. “L’ideale della Chiesa – ci ha ricordato il Santo Padre – è sempre con il popolo e con i Sacramenti. Sempre”.

Le Diocesi toscane quindi si dicono pronte a recepire tutte le indicazioni che potranno essere fornite da specifici protocolli di sicurezza, analogamente a quanto stabilito per altri luoghi e attività, nella certezza che le ragioni economiche, culturali e sociali, in base alle quali vengono o verranno presto riaperti fabbriche, negozi e musei, parchi, ville e giardini pubblici, non possono avere una prevalenza rispetto all’esercizio della libertà religiosa, che è tra i principi fondamentali della Costituzione (come sanciscono gli artt. 2, 7 e 19) e definita dal Concordato tra Stato e Chiesa (si vedano gli artt. 1 e 2 dell’Accordo di revisione del Concordato tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede del 18 febbraio 1984).

I Vescovi toscani ricordano che, come in tutta Italia, anche nella nostra Regione la Chiesa è stata in questo tempo difficile vicina alle persone, sia con l’assistenza spirituale resa possibile dai mezzi di comunicazione, sia fornendo attraverso le parrocchie, le Caritas, le associazioni, il volontariato organizzato una serie di servizi socialmente importanti.

Ritengono però che adesso, con l’apertura di una nuova fase, sia necessario consentire una più ampia partecipazione dei fedeli alla vita sacramentale che sta alla base della prossimità caritativa, assicurando la massima disponibilità, come dimostrato finora, ad attenersi con rigore alle indicazioni che saranno date perché questo possa avvenire con il massimo controllo possibile. In questo ci si fa voce anche di tante persone sole, per le quali l’espressione comunitaria della fede è urgenza esistenziale.

La Chiesa ha dimostrato di saper rispettare, anche quando questo è costato pesanti rinunce, le ragioni della scienza e della politica chiamate a dare indicazioni di carattere sanitario e sociale su come contenere il contagio. Anche chi ha responsabilità scientifiche e politiche però deve dimostrare adesso di saper rispettare le ragioni della fede e riconoscere la capacità della Chiesa di agire con matura responsabili.

27 aprile 2020

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I vescovi delle Diocesi della Toscana




La comunità si ritrova sul web

Con la Pasqua le parrocchie sono sbarcate online: proposte inedite per pregare insieme

Nei momenti più difficili è sempre bello scovare nuovi germogli di speranza.
È così che, dopo le numerose restrizioni dello scorso 8 marzo, causate dalla diffusione pandemica del virus Covid-19, tante parrocchie si sono mosse, grazie a quanto offerto dai moderni mezzi di comunicazione. Dalle soluzioni più semplici a quelle più professionali ognuno ha dimostrato tenacia e tanta voglia di mettersi a disposizione gratuitamente per la propria comunità. Con un cellulare, con un computer, grazie all’utilizzo di camere professionali, l’importante è stato mantenere la connessione – mai come in questo momento! – con le case di ognuno di noi.
Il triduo Pasquale, le Sante Messe della domenica, il Santo Rosario, l’Angelus, momenti di preghiera e riflessione, sono stati vissuti, ma prima di tutto desiderati, da tanti fedeli.

Le testimonianze sono numerose:
San Michele Arcangelo – Casermette a Pistoia, (canale YouTube)
San Francesco a Pistoia (Facebook – online sul sito: www.betharram.it e su Radio diffusione Pistoia FM 92.1 e 95.0),
San Michele Arcangelo a Vignole (Facebook),
San Benedetto e San Vitale a Pistoia (canale YouTube),
la Vergine a Pistoia (sito web),
le parrocchie di Violina e Valenzatico (Facebook),
quella della Ferruccia e Barba (Facebook),
le parrocchie di Tobbiana e Fognano (YouTube),
di san Francesco a Bonistallo (Facebook) ora fornita anche di ampio sito web ,
dalla parrocchia di Oste (Facebook),
a quella di Montale (Facebook),
da quella di Santa Maria Assunta a Quarrata (Facebook),
san Pietro a Casalguidi (sito web),
san Michele Arcangelo a Bottegone (Facebook),
santo Stefano a Capraia Fiorentina (sito Web + Facebook) dalle tre parrocchie di Canapale, Badia a Pacciana e S. Sebastiano (Facebook),
alle tre parrocchie della Val di Forfora (Facebook) e quella di San Michele Arcangelo in Avaglio (Facebook).

Dal centro città, verso le colline, sino alla montagna, in ogni luogo del vasto territorio Diocesano si possono trovare magnifici esempi.
Mai come in questo momento è possibile scoprire quanto di positivo i canali social e le attuali tecnologie possono offrire a tante famiglie che vivono questo difficile momento. La passione e la fantasia di tanti parroci, gruppi giovani e fedeli alimentano una dimensione spirituale di cui tanto si sente la mancanza.

Dalla parrocchia delle Casermette oltre alla Santa Messa della domenica (diretta alle ore 9:00, poi sempre a disposizione in differita) arriva una bella testimonianza dal gruppo giovani “Ohana”: la condivisione serale dei riti del triduo Pasquale tramite video chiamate Skype, l’adorazione condivisa e la stesura delle preghiere dei fedeli per le celebrazioni della domenica.

La parrocchia di S. Benedetto ha invece permesso alla comunità di godere anche in questa particolare Santa Pasqua del meraviglioso coro. Ogni brano della celebrazione è stato registrato da ogni membro del coro e montato in un singolo video polifonico. I risultati sono strabilianti e facilmente condivisibili nella nostra città come in tutto il mondo.

Lorenzo Marianeschi

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Catechesi: con i discepoli incontro al Risorto

Nuove schede interattive per la catechesi, la preghiera personale e in famiglia

Cari catechisti, famiglie e ragazzi,
Eccoci ancora insieme per condividere la nostra fede e celebrare con tutta la chiesa un fatto importantissimo: il Signore è Risorto! Questo fatto non fu semplice da accettare, da parte dei primi testimoni che faticarono un po’ a credere e a rendersi conto che non stavano sognando ad occhi aperti.

In questa e nelle prossime domeniche seguiremo le loro esperienze di incontro con il Risorto, cercando di riviverle con loro; la nostra ricerca e conoscenza di Gesù infatti non vuole essere una ricerca morta, da libro di storia passata, che insegna sì qualcosa di lontano da noi. Vogliamo cercare una persona viva e che ci parla!

Scarica e diffondi le schede per questa domenica disponibili sulla pagina dell’Ufficio o qui sotto.

Suor Giovanna Cheli, per l’Ufficio Catechistico

 

Per provare a incontrare il Signore e lasciarci parlare da Lui sono disponibili le seguenti proposte:

(D’) ISTANTI VICINI! Terza domenica di Pasqua. L’introduzione a cura di Sr. Giovanna con un’attività per questa domenica di Pasqua per i bambini del catechismo

Una pagina interattiva sul Vangelo della Terza domenica di Pasqua dedicata ai bambini

Una pagina interattiva per la terza Domenica di Pasqua da vivere insieme in famiglia, adatta anche ai ragazzi della cresima

Una pagina interattiva con le letture commentate per la Terza domenica di Pasqua per la preghiera personale

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«Auguri ai cercatori di vita». Una lettera per i ragazzi del Catechismo

Cari ragazzi, Gesù è davvero risorto, buona Pasqua!

Che cosa vuol dire questo augurio? Avete il diritto a fare questa domanda. Provo a rispondere non con un discorso che chiarisce tutti i dubbi, ma con l’invito a risorgere anche noi, non solo da questo tempo un po’ buio e dall’isolamento di questi giorni, ma dentro il nostro cuore. Sì, impariamo a sentire nel profondo del nostro cuore l’amore che fa vivere tutte le cose e soprattutto la gioia di vivere e di essere vivi.

Non ci poteva essere periodo più adatto per comprendere cosa significhi risorgere! Ci mancano gli amici, ci manca poter giocare alla lotta, darci uno spintone, rincorrerci, salutarci con un abbraccio o una pacca sulle spalle e quel vuoto svela in modo potente il valore di tutte queste piccole cose nascoste in ogni incontro. Oggi, sappiamo molto meglio di ieri cosa significa avere degli amici continua il messaggio. Questa consapevolezza già una bella resurrezione, una rinascita.

Tornando a Gesù, la sua resurrezione è un invito a tutti i noi a farne già da ora esperienza, preparando la piena manifestazione del senso della nostra vita, di cui temiamo sempre la fine mentre, stoltamente, ne cogliamo così poco il fine. Gesù, fece esperienza della morte e poi perseguendo il fine della sua vita, l’amore e l’amare fino alla fine, sperimentò anche la vittoria sulla morte, cioè la sua resurrezione. Essa fu come una fioritura imponente di tutto quello che era stato seminato nel tempo: alcune cose finirono altre no, e tutti le poterono vedere con chiarezza. L’amore di Gesù era vivo, forte, presente, persona che parlava e mangiava con quei poveri discepoli che stentavano a credere ai loro occhi.

La Resurrezione di Gesù rivela tutto il progetto della nostra vita: siamo fatti per non morire mai; la morte è solo una porta, oltre la quale tutto giunge a pienezza. Anche noi come i discepoli ci sentiamo scaldare il cuore, anzi lo sentiamo esplodere, perchè l’amico che credevamo perduto più vivo che mai e dopo questa scoperta, viene voglia è proprio come fecero loro di riavvolgere il nastro, tornare in Galilea (noi alla nostra vita quotidiana) e ricominciare tutto da capo.

Dopo la rivelazione di questi giorni non perderemo tempo a rincorrere cose morte, saremo invece cercatori di persone da amare e di vita da vivere.

L’amico Gesù Risorto ci precede in Galilea, in quel quotidiano che ci manca tanto.

Auguri a tutti di resurrezione!

Sr. Giovanna Cheli, ufficio catechistico diocesano

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L’omelia di Pasqua del vescovo: «Pronti a ricostruire il mondo»

Nell’omelia del giorno di Pasqua il vescovo invita a seguire Cristo Con Lui rifiorisce ogni cosa e tutto può cambiare

«La risurrezione non è un discorso, non è una teoria, non è un bel pensiero». «La risurrezione di Cristo — ha affermato il vescovo Tardelli nella sua omelia di Pasqua — resta un atto di fede, ma fu un fatto, non un sentimento». Gesù era stato condannato a morte e la sentenza eseguita: sulla croce.

«Umanamente — ha commentato — avremmo detto che non c’era più niente da fare … Tutto dunque allora sembrava chiuso, senza alcuna prospettiva, inchiodato a un presente senza speranza». «In un contesto del genere, che assomiglia …per certi versi, anche al momento difficile che stiamo attraversando, dove l’angoscia per il presente, si unisce a una grande incertezza per il futuro, la resurrezione di Cristo la si può riscoprire in tutto il suo valore, in tutta la sua forza dirompente, in tutta la sua novità».

«Oggi — ha aggiunto il vescovo —, quando ci sentiamo fiaccati e frustrati da qualcosa di imprevisto che ci ha tolto improvvisamente tante abitudini belle, con la possibilità di incontrarci, di stringerci la mano, di abbracciarci e di guardarci negli occhi con fiducia, la buona notizia di Cristo che ha vinto la morte, che ha sconfitto il potere oscuro della morte, che ha vinto con l’amore la cattiveria del mondo, ci riempie il cuore di emozione e di gioia». «Il Cristo è davvero il

condottiero che ci può condurre oltre le secche della nostra storia di uomini, Colui che ha le chiavi del mondo e della storia, Colui nel quale e per il quale ogni cosa può rifiorire». Concludendo, monsignor Tardelli ha rivolto un invito: «riandiamo ancora, carissimi fratelli a quel mattino di Pasqua. Proviamo ad entrare nel cuore delle donne che non trovarono Gesù nel sepolcro e ascoltarono le parole misteriose degli angeli. E illuminati dalla luce del risorto, guardiamo anche al bene che sta fiorendo dovunque nel mondo». «Corriamo allora dietro a Cristo», ha concluso, «e con Lui e dietro a Lui, mettiamoci a ricostruire il nostro mondo, a farlo migliore, perché dopo la tempesta che stiamo attraversando, questo dovremo fare con tutte le nostre forze: ricostruire!».

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Vivere il triduo con i ragazzi del Catechismo

Le indicazioni dell’Ufficio Catechistico per aiutare i più giovani a vivere il Triduo Pasquale

Carissimi catechisti,
eccoci ai tre giorni centrali della nostra vita di fede, il triduo pasquale che vogliamo accompagnare con il nostro contributo, che – ripeto – ogni catechista utilizzerà nel modo più adatto ai propri destinatari.

Per quanto riguarda la preghiera in famiglia per le varie celebrazioni del triduo vi invito a diffondere i sussidi preparati dalla diocesi; tra i vari sussidi ne trovate uno sulla confessione per aiutare tutti a chiedere perdono in questo tempo di isolamento.

Per i ragazzi invece c’è un accompagnamento per ogni giornata del triduo (scarica in formato pdf), di conseguenza il sussidio è lungo e dovete valutare voi se mandare una scheda per giorno o mandarlo tutto insieme; cosa forse più opportuna se però aiutate i ragazzi ad utilizzarlo.

Il sussidio è supportato da molti video racconti, in modo da non essere troppo pesante e cervellotico. Vorrei suggerirvi questa linea:
– inviate pure il sussidio tutto intero,
– invitate a vedere i video racconti di ogni giorno in modo progressivo,
– ma poi fate lavorare i ragazzi solo sul venerdì santo, riprendendo nella settimana in albis la riflessione sul giovedì santo e sulla pasqua. In questo modo non ingolferete troppo le famiglie.

La raccomandazione è la stessa: per ottenere l’accoglienza di questi sussidi da parte dei nostri destinatari, famiglie e ragazzi, bisogna coltivare il rapporto con loro; per quanto sia possibile e per quello che dipende da noi.

Auguro buona Pasqua a tutti!

Sr. Giovanna Cheli – Ufficio Catechistico

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Ripartire dall’esilio. Un messaggio per gli insegnanti di religione

Armando Bartolini, direttore USD – Servizio IRC diocesano, ha indirizzato un messaggio ai docenti della disciplina. Una riflessione sulla settimana santa nell’emergenza coronavirus.

Care colleghe e cari colleghi,

siamo ancora isolati nelle nostre case. E le nostre strade sono vuote.
Mi sono venute in mente le parole di Geremia, nel drammatico evento della distruzione di Gerusalemme (587 a.C.) e la conseguente deportazione a Babilonia: «Le strade di Gerusalemme divennero un deserto e una desolazione» (Ger 44,6).

Che pensate? Il tema dell’esilio può rappresentare una chiave di lettura di quanto ormai da tempo ci sta accadendo e ci affligge? Certo, ai tempi di Geremia, si aveva una visione soprattutto ‘religiosa’ degli eventi: siamo stati infedeli, e Dio ci ha abbandonato.
Ma i discepoli del profeta sono andati ben oltre la colpevolizzazione. Hanno scoperto che Dio è «un Dio nascosto» (Is 45,15). Il tempio era stato distrutto, le lampade erano davvero spente. Bisognava cercare Dio altrove. Ma dov’era Dio?

Nelle vittime, nel «Servo sofferente» (Is 53) che ogni anno leggiamo il Venerdì santo. E le vittime, che avevano pagato per tutti la distruzione del loro paese, come hanno guardato gli eventi che non lasciavano alcuna speranza? Hanno riscoperto l’esodo. Hanno intuito che non c’è deserto più forte dell’esodo. «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,18-19). Si era aperto così un tempo in cui il popolo, nella solidarietà e nella fraternità, poteva scorgere la via della rinascita.

Come non sperare che anche oggi accada questa svolta. L’immagine forse più eloquente è quella del Papa che parla in una Piazza S. Pietro vuota.

Che da questo ‘vuoto’ si possa trovare la creatività, unita al coraggio, per ripensare la solidarietà, la globalizzazione, il sistema finanziario, la salute pubblica, i beni comuni, il lavoro.
Allora sì che la svolta sarà epocale. Anche nel 2008 abbiamo sofferto una forte crisi, certo diversa da quella attuale, e prima e dopo molte altre, ma, ancora oggi, non sembra che abbiamo imparato la lezione.

È arrivata la settimana santa con il Triduo pasquale, per un cristiano il culmine dell’anno. Sarà una settimana santa senza il ‘tempio’ … Saremo noi il tempio mistico che supera i recinti del sacro.

Il Giovedì santo. Ripercorriamo la lunga e umana strada che parte da Caino e giunge alla lavanda dei piedi, un gesto profetico quanto illogico e imprevedibile. Quest’anno, il 9 aprile, ricordiamo la morte di Bonhoeffer, teologo luterano tedesco ucciso ad Auschwitz, audace testimonianza che Dio non abita nel tempio di Caino.

Il Venerdì santo. Il giorno di Abele. Dio stesso avrebbe assunto il suo silenzio. Uno scandalo, che solo nella nuda fede ci consente di adorare un crocifisso. È qui la follia dei cristiani, incomprensibile alla ragione.

Il Sabato santo. Il giorno del silenzio, di Dio e nostro. Per non abbandonare mai una ‘speranza’ (quella della croce) che non avremmo in nessun modo saputo elaborare e proporre,e che scompagina ogni sistema di pensiero.

Infine, la Notte di tutte le notti. Certo, ci mancherà il cero pasquale al quale accendere la nostra personale ‘candelina’; ci mancherà il canto dell’Exultet. Ma nessuno potrà toglierci «dall’innesto» nel mistero del Cristo (Rm 6,5).

Se abbiamo qualche dubbio sulla sua presenza, la Domenica di Risurrezione è la dimostrazione più grande del Dio nascosto.
Buona Pasqua. La celebreremo nelle nostre case, che saranno Babilonia e Gerusalemme allo stesso tempo.

Armando Bartolini

Direttore USD-Servizio per l’IRC

 

L’augurio del direttore

Il direttore ha anche preparato un augurio per tutti gli insegnanti di religione cattolica. Scarica qui il pdf.

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«Ha da passà ‘a nuttata»: un tempo nuovo si apre per la scuola

«Ha da passà ‘a nuttata». Un tempo nuovo si apre per la scuola

di Edoardo Baroncelli*

Eduardo conclude con questa battuta la commedia “Napoli milionaria” riferendosi alla figlia, che potrebbe non sopravvivere alla notte. Ama’, nun saccio pecché, ma chella criatura ca sta llà dinto me fa penza’ a ‘o Paese nuosto.
Tutto dipende dall’efficacia della penicillina offerta gratuitamente – perché come vedete, chi prima e chi dopo deve, ad un certo punto, bussare alla porta dell’altro – dal ragioniere Spasiano, finito in rovina proprio a causa del mercato nero con cui si era arricchita Amalia, moglie di Gennaro, il protagonista.

Si tratta di una frase gigantesca e magnifica che apre alla speranza. Non è attesa inerte, ma il simbolo di chi inizia una severa revisione di sé e si orienta al ripensamento decisivo, attende giustizia e pace, punta lo sguardo all’arrivo dell’alba, al trionfo del bene, alla nascita del mondo nuovo.

Anche la scuola, come tutto il Paese ma più di altre realtà, ha da passà ‘a nuttata. È una notte pensosa quella che devono trascorrere Gennaro ed Amalia, mentre attendono che la medicina faccia l’effetto sperato. La scuola è in mezzo a questa notte di ricostruzione. Come Amalia Jovine è chiamata a riflettere sul suo cammino passato – Ch’è ssuccieso… ch’è ssuccieso… ripete – a immaginare e organizzare un tempo nuovo. Domani nulla potrà essere come prima nella famiglia Jovine. Quando l’alba verrà, molte cose dovranno cambiare. E si Rituccia dimane sta meglio, t’accumpagno io stesso ‘a Cumpagnia d’ ‘o Gas, e tuorne a piglia’ servizio dice Gennaro al figlio Amedeo che aveva perduto se stesso dietro facili guadagni.
Una notte di pensieri in cui la scuola, in tutte le persone che la abitano, può ritrovare se stessa e ripartire da ciò che conta.

L’emergenza in corso ha messo in una durissima prova insegnanti e dirigenti. Verso loro deve levarsi un vibrante e commosso ringraziamento da parte di tutti coloro che sanno leggere oltre la superficie delle cose. Con spirito di servizio, oltre il loro dovere, lavorando 13-14 ore al giorno, molti insegnanti e dirigenti si sono messi a scudo umano perché per i loro studenti questo non fosse soltanto un tempo di disorientamento e di noia e vuoto interiore. Hanno riempito la loro vita di contenuti, di profondità, di opportunità, di fiabe per i più piccoli. Tra loro, il ringraziamento più alto va rivolto agli insegnanti finora meno abituati alla tecnologia che, silenziosamente, senza cercare ricompensa alle loro fatiche in occasioni di visibilità collegiale, si sono messi in gioco su una piattaforma telematica o su qualsiasi altro strumento fosse utile per i loro studenti.

  • La scuola può, oggi come mai, capire che, ad un certo punto, se non ci stendiamo una mano l’uno con l’altro… O è una comunità di relazioni sincere, o muore di gruppi di potere, di valvassori e valvassini.
  • La famiglia ha l’occasione per costruire un tempo nuovo ed antico, superare una mentalità di facile critica, di superficiale opposizione, per risparmiare i propri figli dalla fatica di crescere e di imparare.
  •  Gli studenti mai come oggi possono rendersi conto che il nostro Paese ha bisogno di persone preparate e competenti, in tutte le professioni e le manualità che servono ad esempio per costruire un reparto di rianimazione, per produrre un respiratore, per saper prendere una buona decisione. Riscoprire l’importanza del sapere e comprendere che la scuola esiste, tra le altre cose, anche per insegnare.

Nel silenzio surreale delle nostre città, la riflessione si apre e un tempo nuovo può essere costruito. Dipende da noi.

Recitavo e sentivo attorno a me un silenzio assoluto, terribile. Quando dissi l’ultima battuta, la battuta finale : “Ha da passà ’a nuttata”, e scese il pesante velario, ci fu un silenzio ancora, per otto, dieci secondi, poi scoppiò un applauso furioso, e anche un pianto irrefrenabile.

(da Settimanale “La Vita” del 5 aprile 2020)

* Direttore della Pastorale per l’Educazione, la Scuola e l’Università

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Vicofaro: soluzioni per la sicurezza e la salute di tutti

Messaggio del vescovo Tardelli «da lunedì 6 aprile primi posti disponibili per alleviare l’emergenza a Vicofaro».

Continua la ricerca di altre strutture

 

PISTOIA – 04/04/2020  «Recentemente, in un mio intervento pubblico – tenuto conto della drammatica situazione di emergenza sanitaria venutasi a creare nel nostro paese – ho preannunciato che ci si sarebbe impegnati a diminuire il numero di presenze nel centro di Vicofaro per garantire la salute degli ospiti della struttura e della popolazione vicina.

Ad oggi, e tra grandi difficoltà, posso annunciare che sono stati reperiti e approntati primi posti per lo spostamento di un primo gruppo di persone, un trentina circa, che avverrà a partire da lunedì 6 aprile. La diocesi, allo stesso tempo, continua nella ricerca di altre strutture,  volta a rendere il numero di accolti nei locali parrocchiali del tutto sostenibile. Risulta a tutti chiaro – infatti – che la situazione all’interno dei locali della parrocchia e della chiesa stessa è inconciliabile con l’emergenza sanitaria causata dall’epidemia di Covid-19 e neppure con una serena convivenza tra stessi ospiti, i parrocchiani e gli abitanti del quartiere di Vicofaro.

Ricordo a tutti che già nei mesi scorsi, negli incontri del tavolo di lavoro da me promosso, sono emerse proposte concrete volte, soprattutto, a superare lo stato di evidente difficoltà e sovraffollamento in cui si trova il centro ormai da troppo tempo. Una situazione, peraltro, costantemente denunciata dallo stesso don Massimo. L’azione della diocesi va nell’ottica, ovviamente, di garantire – per quanto possibile in questa situazione del tutto straordinaria – agli ospiti di Vicofaro un percorso d’integrazione, sicurezza e decoro, che vada di pari passo con la necessaria convivenza di vicinato. Per questo si è realizzata una rete nella quale collaborano varie associazioni e strutture specializzate nei percorsi di accoglienza e promozione di una integrazione di prim’ordine. L’intento, quindi, è quello di garantire in primo luogo la sicurezza degli ambienti scelti da tutti i punti di vista ma anche di proporre ai migranti un percorso completo d’integrazione.

In conclusione mi preme sottolineare nuovamente un fatto che dovrebbe essere di assoluta ovvietà: è necessario che ogni tipo di strumentalizzazione politica resti fuori da questa vicenda. E’ proprio fuori luogo in questo momento. Questo è l’appello che ho fatto fin da principio e che intendo ripetere, fiducioso, ancora una volta. Gli interventi in programma si rendono necessari, ancor più urgenti, proprio in nome dei fratelli migranti, in questo frangente così pericoloso per tutti e in vista di quell’accoglienza duratura, gioiosa e volta all’integrazione più volte richiamata dal Santo Padre, in un clima di serenità e reciproco arricchimento. A tutti gli attori di questa vicenda è chiesto, quindi, di usare la migliore volontà e capacità di equilibrio, per favorire un rapido ritorno a un contesto di tranquillità e fiducia».

+ Fausto Tardelli

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