La Toscana da San Francesco

I prossimi 3 e 4 ottobre le diocesi toscane si danno appuntamento ad Assisi
per un pellegrinaggio regionale. Parrocchie, associazioni, movimenti della
nostra diocesi sono chiamati a partecipare a questo importante momento ecclesiale.

 «Francesco
và, ripara la mia casa» (Fonte Francescane 1411): è l’ invito che Gesù aveva
fatto al giovane Francesco dal crocifisso della chiesetta di San Damiano allora
in rovina.

Da qui si è
accesa la fiamma dell’amore di questo giovane per Dio, per il creato e per la
vita stessa. La sua esistenza, avendo come fonte il Vangelo, l’umiltà e la
povertà fu interamente trasformata e capace di affascinare non soltanto l’
Italia, ma il mondo intero.

In segno di
omaggio da parte di tutte le regioni italiane, ormai da 80 anni è accesa ogni
anno una lampada votiva davanti alla tomba del santo. Per il nuovo anno pastorale
2019 – 2020 tocca alla Toscana accendere e alimentare la fiamma della lampada:
lampada di pace che arde con la fiamma del nostro amore per il Signore. Questa
stessa fiamma d’amore ha illuminato e continua ad illuminare il pontificato di Papa
Francesco, che proprio nel nome, in senso programmatico, ha inteso agganciarsi
al poverello di Assisi. Gesù – oggi come allora- continua a parlare, invitando uomini
e donne di oggi ad accendersi di questa fiamma d’amore; possiamo immaginare che
ai popoli toscani si rivolga con queste stesse parole:«Toscana vai, ripara la
mia casa che è in rovina». Ecco allora il motivo per cui i vescovi toscani invitano
a partecipare a questo pellegrinaggio in maniera significativa.

Come si
organizza la Diocesi di Pistoia per questo grande evento?

Al momento, con il coordinamento di don Gianni Gasperini, responsabile dell’ Ufficio Pellegrinaggi diocesano, ogni vicariato è invitato a prenotare un pullman per il giorno 4 ottobre. I vicari foranei sono chiamati ad impegnarsi personalmente sia per fissare il mezzo di trasporto, sia per organizzare al meglio la giornata. L’ultimo giorno previsto per le iscrizioni dei fedeli è il 31 agosto.

Quanti intendono partecipare a questo pellegrinaggio sono invitati a rivolgersi ai loro parroci per le prenotazioni appena possibile perché i posti sono limitati: per motivi logistici non sarà possibile organizzare più di un pullman per vicariato. I posti assegnati per la nostra diocesi, infatti, sono 504 tra sacerdoti e fedeli. Quanti intendano partecipare due giorni: cioè il 3 e il 4 ottobre, sono invitati a prendere contatto direttamente con il delegato diocesano don Petre Iancu, il quale è a disposizione anche per qualsiasi altra informazione relativa al pellegrinaggio regionale (tel. 0573 904639).

Il 3 e il 4
ottobre sono soltanto l’ inizio di un anno particolarmente dedicato allla
figura di san Francesco; durante l’anno pastorale 2019-2020 ogni comunità potrà
organizzarsi con il suo parroco privatamente e fare un’esperienza di
spiritualità francescana.

Don Petre Iancu




Messaggio alla città per la festa di San Jacopo

Le parole del vescovo Tardelli per la solennità del santo patrono di Pistoia e della Diocesi

«In occasione delle tradizionali feste di San Jacopo, nostro celeste patrono, intendo rivolgere un breve saluto alla città, rappresentata dalle autorità civili e militari, dalle realtà economiche e sociali del territorio, dalle associazioni storiche e culturali, come dai cittadini tutti.

Avere al centro della città le reliquie del santo apostolo che fu compagno di Gesù, evangelizzatore e martire; averle poi da così tanti secoli, racchiuse in scrigni di affascinante bellezza come un tesoro prezioso, è un fatto che merita attenzione. Significa che la nostra città non è un agglomerato informe di case e costruzioni, di vicoli e vie senza nesso, affidate al caso e abitate da un insieme occasionale di individui. Essa è invece una città, una “civitas”, una comunità cioè di uomini e donne liberi che si riconoscono fratelli diversi l’uno dall’altro, ma con gli stessi diritti e gli stessi doveri, rispettosi della dignità di ognuno; persone che interagiscono tra di loro, sentendosi un popolo, con una storia e un destino. La nostra città ha dunque un suo centro urbanistico e simbolico a un tempo; ben rappresentato dalla nostra meravigliosa piazza del duomo. Non è però un centro del potere, come spesso si interpreta e come a prima vista potrebbe sembrare. Il vero centro infatti è dato dalla reliquia dell’apostolo Giacomo e cioè dalla testimonianza di un uomo che ha dato la vita per restare fedele alla sua coscienza, consumando la sua esistenza nel servizio degli altri e dal cui culto si sono affermati nei secoli i valori del pellegrinaggio e dell’accoglienza. Da questa testimonianza di dedizione e di servizio, trovano senso anche i “poteri” che sulla piazza si affacciano.

Fu la fede cristiana a motivare la collocazione della reliquia del santo nel cuore della città e a suscitare tante imprese d’arte e d’ingegno, insieme ad operose iniziative di carità. Essa ha ancora da dire qualcosa all’uomo di oggi e alla città di Pistoia. Può ancora alimentare creatività, opere di generosità e di bellezza. Occorre però che non ci si accontenti di celebrazioni esteriori. Non serve mostrare o esibire simboli cristiani o fare qualche rievocazione storica: la fede cristiana dovrebbe tornare ad essere orizzonte luminoso di senso e vita vissuta nell’esistenza quotidiana. Ciò non vuol dire sminuire l’importanza e il valore di altri orizzonti di pensiero e di azione, di cultura e religione, che sono i benvenuti in mezzo a noi e coi quali la fede cristiana vuole solo dialogare e confrontarsi.  

Mentre dunque invoco la protezione di San Jacopo su Pistoia e su tutti i suoi abitanti, auspico che le feste iacobee, nei cristiani di questa città, risveglino la fede dei padri e la gioia di professarla; nei non cristiani o non credenti, siano invece occasione per godere dei frutti di bellezza che la fede cristiana ha prodotto nei secoli. A tutti dunque, buona Festa!»

+ Fausto Tardelli




La processione di San Jacopo: un appuntamento da non perdere

Mercoledì 24 luglio, alle ore 21, tutti i fedeli sono invitati a partecipare alla processione in onore del santo patrono. Il percorso avrà inizio dalla chiesa parrocchiale di san Francesco e si chiuderà nella basilica cattedrale di san Zeno

Leggiamo nella Costituzione
conciliare Sacrosanctum Concilium
sulla divina Liturgia: «La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i santi e
tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei
santi infatti proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai
fedeli opportuni esempi da imitare» (n.111).

Tutti sanno che il corpo di San
Giacono (Jacopo, per i pistoiesi), primo tra gli Apostoli a subire il martirio,
venne – secondo la tradizione – traslato dopo la morte in Spagna e ritrovato
molti secoli più tardi in una remota località della Galizia, grazie alla
miracolosa indicazione di una stella. Da qui il nome acquisito da quel luogo, “Campus
Stellae”
divenuto Compostella, meta di pellegrinaggio (per
molti “il Pellegrinaggio”) da ogni parte del mondo.

Finalmente nel 1144, grazie al Santo
Vescovo Atto che riesce ad  ottenere una
parte del suo corpo per intercessione di Ranieri (un ecclesiastico pistoiese
trasferitosi nella città galiziana), una reliquia dell’Apostolo approda tra
noi, a Pistoia, a santificare, corroborare, consacrare e confermare la Fede
della nostra città. Il culto al santo apostolo ha preso forma nel tempo in
diversi riti e devozioni, in particolare attraverso la celebrazione di una
solenne processione per le vie della città.

La tradizione della Processione in
onore di  San Jacopo (anche se per alcuni
periodi in maniera “latente”) nei secoli è rimasta sentita dai Pistoiesi.
Addirittura le leggi comunali di primo Trecento ne indicavano con precisione
modalità e organizzazione. La preparazione, per delega del Comune, era affidata
agli Operai di San Jacopo. Questi, dovendo organizzare la partecipazione
dell’intera cittadinanza alla processione patronale (obbligatoria per tutti i
membri della comunità urbana salvo i bambini piccoli, i vecchi inabili e i
malati), si facevano aiutare da cittadini eletti fra gli abitanti di ciascuno
dei quattro quartieri di Pistoia, chiamati ‘festaioli’.

Ecco il fondamento storico per cui mons. Fausto Tardelli – attuale Vescovo di Pistoia – ha voluto recuperare la tradizione della Processione/Pellegrinaggio in onore di San Jacopo, che anche quest’anno si snoderà a partire dalle ore 21:00 di mercoledì 24 luglio dalla chiesa parrocchiale di san Francesco verso la basilica cattedrale di san Zeno.

Ma che valore spirituale ed
ecclesiale (ma anche antropologico universale) ricopre la processione di San
Jacopo a Pistoia?

Possiamo tentare qualche
interpretazione.

Innanzi tutto onoriamo e portiamo in
processione le Reliquie di un Santo Apostolo Martire. Quindi la Processione del
24 luglio è, prima di tutto, una spinta alla riflessione interna alla Comunità
Cristiana pistoiese: il cristianesimo si è affermato non quando ha cercato di
andar d’accordo con gli araldi della menzogna, i profeti del nulla, gli
adoratori dei vari idoli del mondo delle varie epoche, ma quando ha saputo
essere se stesso fino a esigere il sacrificio della vita. Senza dimenticare
l’omaggio ai tanti cristiani perseguitati 
per la fede anche nel nostro tempo.

Il martire di
ogni tempo, da San Giacomo in poi, ci insegna che non tutto è contrattabile,
che esistono valori che non hanno prezzo e che non possono essere oggetto di
scambio e di trattative.

Il martire ci
orienta a capire cosa significa essere veramente liberi: seguire la verità e
solo la verità. Il martire viene ucciso perché rifiuta di assoggettarsi ad un
potere diverso da quello della coscienza morale.

Questa nostra processione del Santo
Patrono è inoltre nella sua forma genuina una delle più belle manifestazioni
della religiosità popolare. I popoli sono infatti dei “soggetti collettivi”, i
quali creano la propria cultura e sono protagonisti della propria storia, anche
dal punto di vista religioso. Anche noi, come figli di questo popolo e, a
nostra volta, padri delle generazioni future, dobbiamo trasmettere, alle
giovani generazioni la nostra fede e la nostra pietà popolare, consapevoli
delle nuove sfide del nostro tempo e del nostra contesto territoriale.

Celebrare la festa del Patrono tutti
insieme, percorrendo le vie della Città – 
portare”, quindi, un messaggio, non “lanciarlo da fermi”
attendendo che altri lo raccolgano – significa rileggere, con umile fierezza,
la storia della nostra città e riscoprire le radici  della nostra identità e della nostra fede che San
Jacopo ha confessato con fortezza (il Signore Gesù addirittura aveva
soprannominato lui ed il fratello Giovanni “i figli del tuono” tanto erano di
carattere impetuoso e irruento).

Non manca perciò un richiamo al
dovere personale di tutti a fare la propria parte per la costruzione di un
mondo pacifico e civile, partendo dal servizio alla propria città, nella
giustizia, nella legalità e nel diritto.

Procedere a piedi insieme è un segno della condizione della Chiesa, popolo di Dio in cammino che, con Cristo e dietro a Cristo, si è messa in marcia per annunciare per le strade del mondo il Vangelo della salvezza. E marciare per le vie della città terrena verso la Gerusalemme celeste, uniti, volti all’unica meta, ci rende capaci di scoprirci solidali gli uni con gli altri, impegnati insieme a concretizzare nel cammino della vita gli esempi del Beato Apostolo San Giacomo, nostro Patrono.

Federico Coppini – Ufficio liturgico diocesano




Con Bernadette sulle vie della santità

Dal 30 luglio al 2 agosto una reliquia di santa
Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes sarà ospitata presso la parrocchia
di Santa Maria Assunta a Badia a Pacciana. Padre Oronzo Stella, parroco di
Badia, presenta il valore e la novità di questo evento.

Cosa significa accogliere questo evento per
la sua parrocchia?

Accogliere
significa ricevere un dono, disporre un ambiente per “ospitare” chi
ci viene incontro. Il primo passo per accogliere veramente è fare spazio dentro
di noi, un avvicinarci deciso e delicato all’altro che percepiamo come un dono.
La venuta delle reliquie di santa Bernadette ci stimola innanzitutto a farci
vicini, per condividere, facendole nostre, le sue virtù eroiche: l’umiltà e la
povertà. Il dono delle reliquie è un evento che ci spinge ad aprirci ad un
straordinario segno della tenerezza di Dio che nella sua misericordia innalza
gli umili e li ricolma di ogni bene, come Maria canta nel suo inno di lode, il
Magnificat.

Bernadette è
stata “toccata dal Cielo”, che in Maria ha la sua più bella e fulgida
stella: Lei, «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile ed alta più che
creatura» (Dante, Paradiso XXXIII).

E per vivere
in profondità questo evento, Maria e Bernadette ci invitano ad aprire, ad
allargare i paletti della nostra tenda, del nostro cuore, con la consapevolezza
che il riconoscimento della nostra povertà e pochezza è la porta che apre l’ingresso
di Dio nella nostra vita come è avvenuto in maniera sublime ed unica per Maria,
ragazza di Nazareth e per Bernadette, ragazza di Lourdes, testimoni delle cose
grandi che l’Onnipotente compie per coloro che lo amano.

Bernadette, povera e illetterata, si rivela
a noi in tutta la sua umiltà; quale messaggio ci porta?

Bernadette è
una figura che ci stimola a prendere sul serio la nostra chiamata alla santità.
Lei ci ricorda che nel Battesimo siamo stati resi “santi e immacolati
dinnanzi a Dio”. Da lei siamo richiamati a vivere la santità, compiendo
ogni giorno la volontà di Dio, che ci ama così come siamo, piccoli e poveri,
perchè Egli vuole innalzarci allo splendore della sua gloria. A chi le chiedeva
perché Maria avesse scelto lei Bernadette rispondeva: «volete che non sappia
che se la Madonna mi ha scelta è perché ero la più ignorante? Se ne avesse
trovata una più ignorante di me avrebbe preso lei». E a chi le chiedeva: «di
che cosa sei stata più felice: della prima comunione (sacramento che lei
desiderava molto, ma che non le veniva dato a motivo della sua ignoranza del
catechismo) o delle apparizioni?», lei rispondeva: «sono due cose che stanno
insieme, ma che non si possono paragonare. Sono stata pienamente felice
nell’una e nell’altra». E scegliendo la vita religiosa nelle suore della carità
di Dio prese questo proposito: «non vivrò un solo istante senza passarlo
amando». Non male come programma e sempre attuale anche per noi.

Segno della santità di Bernadette è il suo
corpo incorrotto custodito a Nevers; ma qual è la reliquia che arriverà a Pistoia?

Ho avuto modo
di passare a Nevers dove viene custodito il suo corpo incorrotto e sono rimasto
colpito dal vedere il suo volto splendente e sorridente. Lei che “nella
Bella Signora” come chiamava la Madonna, aveva visto il Paradiso e ha
cercato sempre, nonostante le sofferenze, di non perdere la gioia di quello
sguardo che la faceva sentire amata perché la «Bella Signora la faceva sentire
a suo agio» e la «guardava come una persona che parla ad un’altra persona». La
reliquia che giungerà da noi a Santa Maria Assunta a Badia di Pacciana e che
sta percorrendo una “Peregrinatio” per l’Italia è un frammento di una
costola, che di solito è custodita nella cripta sotto la basilica
dell’Immacolata Concezione di Lourdes. Attorno ad essa la diocesi di Pistoia e
le chiese vicine si stringeranno con devozione, rinnovando  l’impegno di essere, come il nostro vescovo
ci chiede, una “comunità fraterna e missionaria”.

In vista
dell’arrivo delle reliquie invito a contattarmi parrocchie, gruppi,
associazioni e movimenti che intendessero condividere l’esperienza di preghiera
e di meditazione, garantendo la presenza ed un servizio di guida e animazione
di una o più ore durante la permanenza delle reliquie. Possono farlo
chiamandomi al 340 5500420 o scrivendo a: padreoronzostella@gmail.com .

Daniela Raspollini




Un ricordo di Suor Maria Bernardina

Giovedì 4 luglio, alle ore 2.30, la nostra sorella Suor Maria Bernardina ha raggiunto la pienezza della vita nel Signore Risorto.

Era nata ad Alonte (Vicenza) il 19 agosto 1919. Aveva fatto la vestizione religiosa tra le Clarisse il 2 luglio 1958 e la prima professione il 12 agosto 1959.

Donna molto intelligente e molto tenace si distinse per la fedeltà alla preghiera, l’amore e la devozione alla Vergine Santissima. Amava leggere e pregava molto. Ha trascorso gli ultimi dieci anni di vita nell’infermeria, ma è sempre stata presente e lucida ed è spirata serenamente.

Mentre la affidiamo al Signore chiediamo una preghiera.

Le sorelle clarisse di Pistoia




Se Maria si commuove per noi

Mercoledì 17 luglio la Chiesa pistoiese festeggia la Madonna dell’Umiltà, compatrona della Diocesi. Per la solennità saranno celebrate due messe: una alle 10.30, l’altra presieduta dal vescovo Tardelli alle ore 21.00. La santa messa sarà preceduta dal rosario meditato e seguita dall’adorazione eucaristica.

A cura di
Daniela Raspollini

In prossimità della festa della Madonna dell’Umiltà abbiamo voluto rivolgere qualche domanda a Maria Valbonesi, autrice del libro Madonne miracolose nel cuore di Pistoia, che fu pubblicato cinque anni fa per iniziativa del vescovo Mansueto Bianchi.

Fra tutti i miracoli delle Madonne
pistoiesi, il “sudore” della Madonna dell’Umiltà è l’unico riconosciuto
ufficialmente dalla Chiesa?

Proprio così.
Nel centro storico di Pistoia si trovano non poche immagini della Madonna –
delle Porrine, del Letto, del Rastrello, del Giglio ecc.—alle quali in tempi
diversi sono stati attribuiti manifestazioni e interventi miracolosi, ma la
Chiesa, pur senza contrastare gli slanci della fede e la devozione popolare,
non si è mai pronunciata in merito e ha ufficialmente riconosciuto il miracolo
soltanto nel caso della Madonna dell’Umiltà e soltanto dopo un processo in
piena regola

Nel suo libro sottolinea che è importante
poter rileggerne ancora oggi le autentiche testimonianze trascritte nei
documenti.

È importante
perché dopo cinquanta o cento anni – figurarsi dopo cinquecento – il miracolo
di cui tutta la città era stata concordemente testimone, per forza di cose e di
tempo, da certezza indiscutibile si sarebbe ridotto a un “si dice” o “così
dicevano”; mentre invece i verbali del processo, che sono forse il tipo di
documento più immediato che esista, conservano intatta l’attualità di quella
testimonianza fino ai giorni nostri e, ovviamente, anche oltre.

Cosa avvenne storicamente dopo il miracolo?

L’entusiasmo e
la profonda commozione religiosa che il miracolo suscitò a livello collettivo
trovarono immediata corrispondenza nelle autorità non, come ci si aspetterebbe,
ecclesiastiche, ma civili. Fu infatti il più importante organo civile di
Pistoia, il Consiglio del Popolo, a deliberare fin dall’autunno del 1490 la
costruzione di un “magnifico Tempio” in onore della Madonna dell’Umiltà.

E solo nel
1549, quando il Tempio – a parte la cupola – era ormai costruito, dopo aver
verificata l’attendibilità e udita la concorde versione di otto testimoni
oculari – la stessa che tuttora si può leggere nei verbali del processo – un
tribunale ecclesiastico presieduto dal vescovo riconobbe l’autenticità del
miracolo.

Chi entra a visitare la basilica può ancora
vedere nell’affresco della Madonna il percorso della “sudorazione” avvenuta il
17 luglio 1490, mentre nella città infuriavano lotte intestine. Il miracolo è
stato rappresentato anche da pittori contemporanei?

Il miracolo
avvenne sotto forma di “sudore o liquore” – come scrive il contemporaneo Cosimo
Bracciolini – che per diversi mesi continuò a scorrere dalla fronte della
Madonna, però, in aperta violazione della legge di gravità,evitando il Bambino e fermandosi ai piedi della Madre. Non ne
esistono, ch’io sappia, rappresentazioni diverse dalla prima, ma questa fu
subito riprodotta molte volte, anche sui muri esterni della città e si trova
tuttora all’interno delle chiese, ad esempio, di S. Andrea e S. Bartolomeo.

A Pistoia la Madonna dell’Umiltà occupa una
posizione centrale e di prestigio, tuttavia inferiore a quella di sant’Jacopo.
Perché?

Questa domanda
richiederebbe un lungo discorso. Qui mi limiterò a dire che fin dall’arrivo
della sua reliquia sant’Jacopo diventò simbolo e garanzia, a un tempo religiosi
e civili, della realtà, in sé e per sé, di Pistoia. In un documento del 1490 il
miracolo della Madonna fu definito dal Consiglio del Popolo «thesoro
e dono celeste»: dono di compassione materna, cioè della partecipazione
della Madre celeste al patire di un popolo da sempre straziato dalle lotte
intestine che peraltro erano soltanto colpa sua.




Il Luglio della Chiesa pistoiese

Sulle tracce degli apostoli a Pistoia e nella Terra di Gesù

Il luglio della diocesi di Pistoia ripropone alla città il suo legame identitario con San Giacomo Apostolo. La figura di san Jacopo, a cominciare dall’arrivo della sua reliquia nel XII secolo, accompagna infatti lo sviluppo delle istituzioni civiche e della vocazione cittadina ad essere luogo di sosta e accoglienza, porta per il settentrione e l’Europa. San Jacopo è infatti il santo pellegrino di Compostela, il modello e l’amico dei viaggiatori di ieri e di oggi, emblema dell’uomo che parte alla ricerca di se stesso e di Dio, del senso della vita e della salvezza. Però San Jacopo, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni evangelista, è soprattutto un apostolo, il primo a morire martire per la fede in Cristo. San Giacomo dunque, riconduce alla viva esperienza del Vangelo, all’incontro che cambia e che vale la vita.

Pellegrino e apostolo: sono i due tratti che distinguono la figura di Jacopo e che accompagneranno anche il luglio della Chiesa Pistoiese; accanto ai tradizionali festeggiamenti jacopei, infatti, proprio il giorno successivo alla Festa, il 26 luglio, avrà inizio un pellegrinaggio diocesano per la Terra Santa. Un viaggio guidato dal vescovo Tardelli che accompagnerà, sulle tracce di Gesù e degli apostoli, 90 giovani pellegrini. Un gruppo consistente di giovani e giovanissimi, in gran parte volontari dell’Associazione Maria Madre Nostra che opera presso il Centro Maic di Pistoia, ma anche alcuni giovani disabili che frequentano il Centro, accompagnati dai loro amici, i seminaristi della Diocesi e altri giovani in discernimento vocazionale.

I festeggiamenti, invece, si apriranno martedì 16 luglio con la tradizionale vestizione della statua di San Jacopo sulla facciata della cattedrale e l’inizio della novena al Santo Apostolo in Cattedrale che prevede, al termine della messa quotidiana delle ore 18, la preghiera dinanzi alla reliquia.

Martedì 16, al termine della messa delle 18, l’arciprete della Cattedrale presiederà il rito della vestizione della statua di San Jacopo, ammantata dal tradizionale mantello rosso con la collaborazione dei Vigili del Fuoco di Pistoia. Quest’anno, per la prima volta, la vestizione sarà accompagnatadalla benedizione del cavalli dei quattro rioni cittadini che si sfideranno la sera del 25 luglio nella Giostra dell’Orso.

A conclusione della giornata, sempre in Cattedrale, alle ore 21.15 è previsto un Concerto in onore del Santo Patrono. Il concerto sarà a cura dell’Ensemble Barocco dell’Accademia Giuseppe Gherardeschi (Bianca Barsanti, soprano; Sergio Fulvio Tommasini, violino barocco; Michele Salotti, clavicembalo). Saranno proposte musiche di Monteverdi, Gherardeschi, Carissimi, Bach, Telemann e Purcell.

La novena scandirà la preparazione della solennità di San Jacopo e culminerà martedì 24 luglio nella preghiera dei primi vespri e alle 17.30 e nella messa capitolare alle 18.00 presieduta dal proposto del capitolo mons. Umberto Pineschi.

La sera del 24, inoltre, si svolgerà per le vie del centro storico la processione di San Jacopo: un importante e suggestivo momento ecclesiale che è radicato nella storia religiosa della città. La Processione partirà dalla Chiesa di San Francesco alle ore 21, dove inizierà con un momento di preghiera, per dirigersi alla Cattedrale di S. Zeno.

Giovedì 25 luglio, giorno della memoria liturgica di San Jacopo, è il grande giorno della solennità. In Cattedrale alle ore 10.00 è prevista la preghiera delle lodi mattutine, alle 10.30 l’accoglienza alle porte del Duomo delle autorità cittadine e del corteo storico; alle 11.00 sarà quindi celebrata la messa pontificale presieduta da Mons. Fausto Tardelli, durante la quale il vescovo consegnerà alla diocesi anche la sua nuova lettera pastorale.

 

 




A Pistoia le reliquie di Bernadette

Una reliquia della veggente di Lourdes sarà eccezionalmente esposta alla venerazione dei fedeli presso la chiesa di Santa Maria Assunta di Badia a Pacciana

 

PISTOIA – In quest’anno speciale per Lourdes, dichiarato “anno di Bernadette” in occasione del  175° anniversario della nascita ed il 140° della morte della sua morte, il Santuario ha promosso il pellegrinaggio europeo delle reliquie di Bernadette Soubiros. Saranno 34 le diocesi italiane che le ospiteranno nel corso dell’anno dopo l’iscrizione richiesta al Santuario. Pistoia, unica diocesi toscana assieme a Volterra, ospiterà le spoglie mortali di santa Bernadette dal 30 luglio al 2 agosto prossimi, presso la chiesa parrocchiale di Badia a Pacciana.

L’evento sarà preceduto da una preparazione di preghiera e riflessione nei tre santuari mariani pistoiesi: il 17 luglio alle ore 21 con la celebrazione della festa della “Madonna dell’umiltà” – compatrona della città e della diocesi- presso la Basilica di Pistoia; il23 luglio alle 18, presso ilsantuario della Madonna del letto in piazza San Lorenzo; il 29 luglio alle ore 17,30 presso il Santuario della Madonna di Valdibrana.

Le celebrazioni solenni del 21 e del 23 luglio, presiedute dal Vescovo Tardelli saranno precedute dal rosario meditato e seguite da un momento di preghiera e adorazione eucaristica.

In diocesi giungerà la “costola” della santa veggente, abitualmente esposta alla venerazione dei fedeli nel santuario di Lourdes. Il corpo incorrotto di Bernadette, infatti, è custodito a Nevers, nel convento di Saint Gildard in cui ha vissuto ed è morta.

Le reliquie arriverannomartedì 30 luglio e saranno accolte con la messa di apertura alle ore 18 presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Badia a Pacciana.

Dal 30 luglio al 1 agosto la chiesa resterà aperta ai fedeli tutto il giorno dalle ore 7.00 alle ore 24.00 e sono previsti diversi momenti celebrativi; tra i tanti segnaliamo mercoledì 31 luglio la messa con l’amministrazione comunitaria del sacramento dell’unzione degli infermi e giovedì 1 agosto uno dei momenti più suggestivi: la processione mariana “aux flambeaux” curata dallasezione Unitalsi di Pistoia. Il 2 agosto le reliquie partiranno dalla parrocchia alla mattina, dopo la santa messe delle ore 8.30.

Parrocchie, gruppi,associazioni e movimenti ecclesiali che intendessero condividere l’esperienza di preghiera e meditazione, garantendo la presenza ed un servizio di guida e animazione di una o più ore durante la permanenza delle reliquie possono rivolgersi agli organizzatori (Amici di Lourdes:associazione@amicidilourdes.it – Fondazione Giorgio Tesi:info@fondazionegiorgiotesi.it – Parrocchia Badia:padreoronzostella@gmail.com).

L’arrivo delle reliquie e gli eventi ad esso collegati sono stati resi possibile grazie alla collaborazione traparrocchia di Badia a PaccianaFondazione Giorgio Tesi onlus e Amici di Lourdes.

Proprio quest’ultima associazione è da oltre sessant’anni il principale ponte tra la chiesa pistoiese e il santuario di Lourdes. Nata nel 1956 dall’iniziativa del diacono Luciano Bani, gli Amici di Lourdes ha cportato generazioni di pistoiesi ai piedi della grotta di Massabielle.

Lo stretto legame tra Pistoia e Lourdes  si è costantemente ampliato, sviluppando una bella quanto unica sinergia con il mondo del vivaismo. Una delle prime opere di abbellimento del Santuario a firma Pistoiese fu l’allestimento del giardino del nuovo ospedale con aree a verde, progettato in collaborazione con Lidiano Zelari, coordinatore di diversi vivaisti pistoiesi che risposero con molta generosità.

La collaborazione tra gli “Amici di Lourdes” e la Giorgio Tesi onlus va avanti dal 2014, grazie al progetto di rifacimento della Grotta e dell’area attigua, in particolare per la parte “verde” che prevedeva l’acquisto di 30 Frassini. Questo primo progetto, ovvero il “Giardino dell’ombra”, è stato inaugurato il 23 Giugno 2015, alla presenza del Vescovo Tardelli, con la deposizione di una targa in memoria di Giorgio Tesi e del diacono Luciano Bani. Nel secondo progetto che ha riguardato il “Giardino delle fontane” viene inaugurato il 20 Giugno 2017 con targa in memoria di S.E. Mons. Mansueto Bianchi (già Vescovo di Pistoia) e di Giampiero Gherardeschi, storico diacono a Badia a Pacciana prematuramente scomparso. Nel terzo progetto, il “Giardino del silenzio”, inaugurato pochi giorni fa, al termine del mese di giugno è collocato aldilà del fiume Gave, in un’area molto amata dai pellegrini per l’ottima vista sulla grotta e il santuario.




L’Apostolato di preghiera in udienza dal papa

Venerdì 28 giugno, in occasione dei 157 anni dell’Apostolato della Preghiera, era presente all’udienza con Papa Francesco anche una delegazione della diocesi di Pistoia

La commemorazione dei 175 anni dell’Apostolato della preghiera, oggi Rete mondiale di preghiera del Papa, si è svolta, nell’Aula Paolo VI, nella Città del Vaticano, con un Incontro internazionale con il Santo Padre e migliaia di persone, il 28 giugno. Intorno alle 9 del mattino, l’Aula Paolo VI della Città del Vaticano ha iniziato a riempirsi di ospiti provenienti dai cinque continenti. Il Santo Padre si è unito all’Incontro Internazionale della sua rete di preghiera, affidata alla Compagnia di Gesù, per ringraziarla per il suo lavoro e per riaffermarla nel “fondamento della sua missione: la compassione per il mondo”.

Frédéric Fornos, gesuita e direttore internazionale di questa istituzione dal 2016, si è occupato dell’apertura dell’incontro quando, verso le 10 del mattino, si è rivolto all’aula per accogliere più di 5.000 presenti. È seguito un video istituzionale della rete di preghiera del papa, in cui i rappresentanti di tutto il mondo hanno riaffermato il loro impegno a mobilitare i cattolici in tutto il mondo per la preghiera e l’azione. Subito dopo, c’è stata anche l’opportunità di presentare il Movimento eucaristico giovanile (Meg), il ramo giovanile della rete mondiale di preghiera del papa. Questo movimento internazionale di formazione cristiana per bambini e giovani, presente in molte parrocchie, partecipa attivamente alla dinamica di preghiera e servizio che caratterizza tutta la rete.

Le squadre nazionali di Stati Uniti, Italia, Paraguay, Brasile e di diversi paesi africani hanno condiviso con i presenti le loro testimonianze ed esperienze. Verso mezzogiorno circa è arrivato il momento più atteso della giornata. Dopo una breve introduzione di padre Fornos, papa Francesco si è unito alla celebrazione dei 175 anni della sua rete mondiale di preghiera. È stato accolto dal Direttore Internazionale e da padre Arturo Sosa, superiore generale della Compagnia di Gesù, al quale è affidata quest’opera pontificia. Sei partecipanti provenienti da diversi paesi hanno testimoniato al Santo Padre l’importanza per loro del cammino di preghiera e della missione di compassione per il mondo che si realizza attraverso le intenzioni che il Papa affida ogni mese.

Francesco, dopo aver ascoltato ognuno di loro, si è rivolto a tutti i presenti esprimendo la sua gioia e gratitudine per la rifondazione di questo servizio della Santa Sede. “L’Apostolato della preghiera – ha detto il papa – ricorda che il cuore della missione della chiesa è la preghiera”. Il Santo Padre è riuscito a creare nell’Aula Paolo VI un suggestivo clima di silenzio e raccoglimento, quindi ha colto l’occasione per recitare con tutti i presenti la preghiera dei 175 anni della sua rete, le sue intenzioni di preghiera, e la missione della chiesa.

La rete mondiale di preghiera del papa è un’opera pontificia, la cui missione è di mobilitare i cattolici attraverso la preghiera e l’azione di fronte alle sfide dell’umanità e della missione della chiesa. Queste sfide sono presentate sotto forma di intenzioni di preghiera affidate dal papa tutta la chiesa. Fondata nel 1844 come Apostolato della preghiera è presente in 98 paesi ed è composta da più di 35 milioni di cattolici. A questo avvenimento internazionale, la diocesi di Pistoia era presente con un gruppo di 52 persone guidate da don Roberto Breschi, direttore Adp e Annamaria Innocenti presidente Adp. Il gruppo di Pistoia ha assistito e vissuto questa giornata con gioia, commozione intensa.

Alle 19 nella Basilica di San Giovanni in Laterano, i fedeli pistoiesi hanno partecipato alla Santa Messa per la solennità di SS. Pietro e Paolo apostoli, concelebrata in tutte le lingue e anche dal nostro don Breschi, animata da vari gruppi della rete mondiale di preghiera del papa, Apostolato della preghiera di tutto il mondo.

A. I.




Nel concepito un figlio da amare

Al via la campagna “Cuore a cuore” per raccontare e testimoniare la bellezza della vita. Ne parliamo con Elisabetta Michelozzi presidente del Movimento e Centro di Aiuto alla vita di Quarrata.

Il Movimento e Centro di Aiuto alla vita italiano ha lanciato un’importante iniziativa dal titolo “Cuore e Cuore”: di cosa si tratta?

La campagna “Cuore a cuore” è nata da una lunga e consolidata esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita e pone la donna in prima linea nella difesa della vita nascente, perché al contrario di quanto molti vogliono farci credere le donne che riconoscono nel concepito un figlio, un essere umano a tutti gli effetti, con tutta la sua dignità sono la maggioranza. Tuttavia questa iniziativa chiede l’adesione anche degli uomini e vuole diventare una occasione per realizzare una mobilitazione generale su questo tema.
L’iniziativa è stata chiamata “Cuore a Cuore” perché questa è l’espressione che evoca quello speciale rapporto con la vita umana dal suo inizio che ogni mamma vive, quella intimità, complicità, alleanza e condivisione, proprio come quella della mamma che culla nel suo grembo il suo bambino.
Nel cuore di ogni donna c’è la conoscenza, la consapevolezza che ciascun essere umano fin dal concepimento è un figlio. Le donne però devono poter contare sulla solidarietà dell’intera società civile. In virtù di questo speciale legame con la vita tutte le donne recano in se un timbro speciale dell’amore che si manifesta nell’accoglienza e nella cura del più piccolo, iscritta nella gravidanza stessa e che è a servizio di tutta l’umanità (se non ci fossero le donne scomparirebbe la società e la storia). Si tratta di un vero e proprio privilegio femminile. È il sigillo dell’amore sulla vita umana che si pone come archetipo di ogni possibile solidarietà.

Per la campagna “cuore a cuore” deve essere ancora pensata una struttura organizzativa, tuttavia è già attiva una mail: cuoreacuore.mpv@gmail.com, a cui è possibile aderire e/o inviare testimonianze. L’adesione è in forma libera. Chi facesse fatica a scrivere una testimonianza ma intendesse aderire può semplicemente scrivere: «dichiaro che il concepito è un essere umano» oppure, «dichiaro che il concepito è un figlio».

Tra gli obiettivi che vi proponete c’è quello di sconfiggere definitivamente la “congiura contro la vita” e la cultura dello scarto; cosa si intende con queste espressioni?

Per congiura contro la vita si intende tutta quella corrente di pensiero che deliberatamente si ostina a negare quello che oggi la scienza per prima mette in assoluta evidenza, cioè che fino dal concepimento esiste un essere umano unico e irripetibile: “uno di noi”, seppure nella sua fase più fragile e debole, di cui non solo la mamma, ma tutta la società è chiamata a tutelare e prendersi responsabilmente cura.
Vorrei ricordare che nella nostra società prevale la cultura dell’efficienza, dell’apparire, del sano e del bello a tutti i costi, ma così perdiamo di vista tutta quella che è la maggioranza delle persone che non corrispondono a questi canoni, perdiamo di vista la fragilità della vita umana nei suoi momenti fondamentali del nascere e del morire, della malattia, della disabilità che inevitabilmente fanno parte della vita umana e che ne qualificano anche la ricchezza, che ci ricordano che l’uomo vale in quanto tale, che non è mai un mezzo, ma è il fine che deve guidare le nostre scelte e quelle dell’umanità.
Per spiegare meglio questo concetto della cultura dello scarto vorrei ricordare le parole del magistrato Dr. Giuseppe Anzani che parlando del figlio appena concepito scrive: «..E il figlio a volte è malato, a volte è disabile, a volte è vicino a morire; non si può certo amare la disabilità, non si può certo amare la malattia, non si può certo amare la morte, ma il figlio lo si ama com’è , lo si ama sempre». L’uomo lo si ama sempre ed è l’amore la cura migliore che gli possiamo offrire! Solo così si restituisce un volto più umano alla nostra società e sarà questa l’eredità più bella che speriamo di poter lasciare alle generazioni future!

Come sarà coinvolto il movimento per la Vita della diocesi?

Il Movimento per la Vita della Diocesi si impegna ad organizzare anche con le aggregazioni laiche della diocesi convegni e momenti di informazione e riflessione su questi temi, grazie anche alla collaborazione di Paola Bardelli di Tvl. Per il prossimo 27 Settembre alle 21, in sede da definire, è già previsto un incontro con il Professor Noia (direttore Hospice Prenatale “S.Madre Teresa di Calcutta” del Policlinico Universitario a Gemelli I.R.C.C.S. e Presidente della Fondazione “Il Cuore in una Goccia Onlus”). Il tema della serata sarà “Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente”. Paura e solitudine chiedono il soccorso di “reti d’amore” (così le ha chiamate il Papa) per essere vinte.

In questa missione il Movimento per la Vita ed i Centri di aiuto alla Vita si riconoscono, semplicemente così: una rete di amore. A questo riguardo il Movimento e il Centro di Aiuto alla Vita di Pistoia e Quarrata nel corso di tanti anni hanno aiutato centinaia di donne in difficoltà perché potessero amare ed accogliere con serenità i loro figli grazie alla vicinanza, ma anche fornendo pannolini, latte in farmacia, medicine e tutto l’occorrente per neonati.

Daniela Raspollini