La visita del vescovo all’ospedale san Jacopo

Lunedì 17 dicembre mons. Tardelli ha incontrato i degenti dell’ospedale e i volontari della Cappellania ospedaliera.

 

«Sto alla Porta!» (Ap 3,20) È alla luce di questa parola del libro dell’Apocalisse che abbiamo vissuto la visita del nostro vescovo in ospedale; una visita sempre attesa, gradita e significativa.

Prima di recarsi dagli ammalati il vescovo ha salutato il personale ospedaliero e i volontari della Cappellania esortandoli ad essere pronti e disponibili al prossimo sofferente che “bussa” alla porta del nostro cuore.

Mons. vescovo ha insistito sull’atteggiamento di “umanità” verso il malato, il sofferente, la persona anziana: anche i più sofisticati strumenti tecnologici non riusciranno mai a comunicare quel calore umano che il prossimo bisognoso attende! Cristo, d’altra parte, si è sempre accostato alle persone con parole e gesti di tenerezza. Nella preghiera celebrata insieme abbiamo riflettuto sulla lettera indirizzata alla chiesa di Laodicea (Ap  3,14-22): una chiesa, «nè fredda, nè calda», bisognosa quindi di essere scossa e risvegliata: «sii zelante e convertiti, ecco sto alla porta e busso…».

Papa Francesco insiste tanto sulla necessità di una chiesa in “uscita”, non ripiegata su se stessa, non asfittica! Il Natale ci ricorda che Dio è uscito da se stesso, dal suo paradiso per farsi incontro alla nostra umanità. «Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi: e dunque vieni sempre, Signore!» (D. M. Turoldo)

Il vescovo, recandosi in alcuni reparti dell’ospedale, ha portato una parola di conforto, un sorriso, una carezza, una benedizione ai pazienti, lasciando loro la bella immagine della “Madonna dell’Umiltà”, con l’augurio di sentirla sempre vicina come Madre tenerissima.

Cappellania Ospedaliera di San Jacopo – Padre Natale Re




Un anno dedicato alla prevenzione delle dipendenze

Mercoledì 19 dicembre alle ore 15.30 sarà presentato il Dossier del Centro Famiglia Sant’Anna

Il Centro famiglia Sant’Anna è un consultorio con servizi di consulenza familiare, psicopedagogica e legale, che offre anche servizi per giovani e un centro di documentazione.

Vi operano a titolo di volontariato professionisti di esperienza pluriennale, stagisti dell’Università degli Studi di Firenze e di scuole di psicoterapia offrendo un servizio gratuito.

La rete di relazioni interne tra i diversi servizi, insieme all’aiuto di esperti e ai contatti con le diverse realtà del territorio, sia religiose che laiche, permette di orientare chi si rivolge al Centro verso le soluzioni più adeguate.

Il Centro famiglia Sant’Anna ha dedicato il 2018 al benessere come stato di equilibrio interno e di buona relazione con il mondo. Il tema delle dipendenze, già oggetto della formazione regionale dei Consultori di indirizzo cattolico, è stato oggetto di un convegno «Agio e disagio dei nostri figli tra libertà e dipendenze» (13 aprile 2018, Seminario Vescovile Pistoia). Ha partecipato fattivamente alla realizzazione del convegno l’Associazione Civile dei Diritti della Famiglia, composta da una équipe di giovani giuristi e avvocati che offrono consulenze legali gratuite a tutti coloro che ne necessitano o sono seguiti per motivi vari dal Centro Famiglia S. Anna. Il convegno, infatti, è stato moderato dal Presidente responsabile della stessa associazione, Avv. Massimo Chiossi, ed ha visto la partecipazione, in qualità di relatore, dell’Avv. Lorenzo Pratesi.

Il benessere individuale e familiare, cardine per la prevenzione delle dipendenze, è sempre stato una delle finalità del nostro lavoro di counseling e di orientamento. A questo affianchiamo azioni con funzione formativa, preventiva e di accompagnamento: incontri con adolescenti, corsi per genitori, corsi di preparazione al matrimonio, incontri per anziani, incontri di spiritualità, tenuti al centro stesso o presso parrocchie, scuole e varie istituzioni che ne fanno richiesta. Promuoviamo il benessere familiare attraverso gruppi dedicati ai genitori e alla terza età finalizzati alla comunicazione ed elaborazione positiva di esperienze. Queste proposte hanno la funzione fondamentale di sostenere la famiglia in tutte le sue età e in molte situazioni di fragilità.

Nel 2018 abbiamo organizzato incontri per i giovani sul tema dell’affettività in undici classi dell’istituto superiore F. Pacini di Pistoia.

Sul ruolo dei genitori abbiamo promosso un incontro per le famiglie dei bambini che iniziano la frequenza presso la scuola dell’infanzia di Via Cino a Quarrata e cinque incontri presso la Parrocchia di Sant’Agostino a cura dalla Pastorale per la famiglia.

Il Centro Famiglia Sant’Anna ha anche collaborato con il Centro S. Lorenzo di Quarrata rivolto alla terza età, con sei incontri sul pensiero creativo.

Molte famiglie si sono rivolte al Centro Sant’Anna: sono aumentate le richieste di mediazione familiare, le coppie genitoriali che chiedono aiuto per i figli in caso di separazione e le consulenze relative al rapporto educativo in presenza di ansia da parte di uno dei genitori che si sente poco supportato dall’altro oppure insicuro ed incapace.

Anche gli adolescenti si rivolgono a noi, talvolta in modo autonomo; molto spesso dietro consiglio dei genitori.

Numerose anche le richieste di aiuto provenienti da famiglie di origine non italiana che oltre a problemi di organizzazione lavorativa si trovano ad affrontare quelli legati alla relazione in un contesto culturale nuovo.

Il 2019 trova il Centro attivo e rafforzato, per la formazione degli operatori e l’acquisto di strumenti aggiornati di lavoro, ma soprattutto per la capacità di fare rete con il territorio e di offrire una varietà di servizi che coprono i bisogni della famiglia per tutto l’arco della vita.

 

Mercoledì 19 dicembre

Incontro con il vescovo Fausto Tardelli

organizzato da:

Centro Famiglia Sant’Anna – Pastorale della Terza età – Convegni culturali di Maria Cristina di Savoia

Programma

Salone del Centro Famiglia Sant’Anna

ore 15.00: Presentazione del Dossier Centro Famiglia

ore 16.00: Meditazione di Mons. vescovo sul tema: “La nascita di Gesù”

 Chiesa di Santo Stefano (Clarisse)

ore 17.00: Santa Messa presieduta dal vescovo Tardelli

Al termine, buffet natalizio con scambio degli auguri.




Natale 2018 : le celebrazioni con il vescovo Tardelli

La memoria annuale della nascita del Salvatore e delle sue prime manifestazioni costituisce per la Chiesa, dopo la rievocazione del mistero pasquale, la celebrazione liturgica più importante e come tale esige un’intensa e consapevole partecipazione dell’intera comunità cristiana.

Particolare significato assumono le celebrazioni presiedute dal vescovo il quale, unito ai fedeli nella liturgia, simboleggia l’unità nella carità del Corpo Mistico che è la Chiesa.

Ricordiamo che il S.E. Mons. Fausto Tardelli celebrerà:

Lunedì 24 dicembre 2018

ore 23.30 : Veglia e Messa della Notte di Natale

Martedì 25 dicembre 2018

ore 10.30 :  Messa Pontificale presieduta nel Giorno del Natale del Signore; Benedizione Papale con Indulgenza Plenaria

 

Ricordiamo anche le seguenti celebrazioni di tempo di Natale in Cattedrale:

Lunedì 31 dicembre 2018

ore 18.00 : Messa presieduta da Mons. Vescovo nella Solennità di Maria Madre di Dio – Canto del Te Deum di ringraziamento al termine dell’anno civile.

Martedì 1 gennaio 2019

ore 18:00 : Messa nella Giornata Mondiale della Pace presieduta da Mons. Vescovo

Domenica 6 gennaio 2019

ore 10.30 :  Messa Pontificale presieduta da Mons. Vescovo nella Solennità della Epifania del Signore

Domenica 13 gennaio 2019

ore: 18.00 : Messa Pontificale presieduta da Mons. Vescovo con Rito di ordinazione diaconale di Alessio Bartolini, Eusebiu Farcas del Seminario Vescovile di Pistoia e fratel Antonio Benedetto Sorrentino della Fraternità Apostolica di Gerusalemme.

 




Bonaventura Bonaccorsi, chi era costui?

Breve profilo di un beato pistoiese a cura di Maria Valbonesi

A cura di Daniela Raspollini

Nella sua lettera pastorale “l’anno della comunità fraterna e missionaria” il vescovo Tardelli invita la diocesi a «riscoprire, ricordare e celebrare adeguatamente i santi del “Proprio diocesano”, portando a conoscenza della comunità la loro testimonianza evangelica». Venerdì 14 la chiesa pistoiese ricorda il Beato Bonaventura Bonaccorsi, una figura ignota a molti pistoiesi che merita invece di essere conosciuta e approfondita. Ci ha aiuta a farlo Maria Valbonesi, con un breve, ma significativo profilo biografico.

Il Beato Bonaventura Bonaccorsi

Fra tutti i santi e beati della Chiesa pistoiese Buonaventura Bonaccorsi è quello che dispone della più ampia rappresentazione iconografica: una sequenza di ben venti lunette affrescate da pittori diversi con la storia della sua vita nel chiostro della Santissima Annunziata. La prima lunetta ce lo mostra in atteggiamento autoritario e marziale, in mezzo al tumulto della guerra civile che insanguina le vie di Pistoia. Infatti Buonaventura apparteneva a un’antica e ricca famiglia ghibellina e ben presto cominciò a distinguersi negli scontri fra le fazioni, fino a diventare «capo e gran fomentatore» di quella ghibellina, anzi, secondo un contemporaneo, particolarmente crudele e sanguinario, «peggiore di tutti gli altri». Ma nel maggio del 1276, dopo aver sentito predicare fra Filippo Benizzi, il Generale dell’ordine dei servi di Maria Annunziata che da poco si era stabilito anche a Pistoia, improvvisamente Buonaventura decise di cambiare vita.

La conversione, specialmente se improvvisa, è sempre un mistero perché comporta l’intervento della Grazia divina; e tanto più in questo caso, perché della predica di fra Filippo sappiamo soltanto che cercava di placare l’ira delle fazioni e di quello che sia avvenuto nell’animo di Buonaventura non sappiamo nulla. Certo è che fra Filippo gli permise di seguirlo e di vestire l’abito dei Servi solo a condizione che prima chiedesse pubblicamente perdono ai suoi nemici. Come si può vedere nelle seguenti lunette di Cecco Bravo: «ritrovati ad uno ad uno singolarmente tutti i suoi nemici in qual si voglia luogo, in casa o in piazza, o soli o accompagnati che gli trovassi, con una humiltà indicibile e con un fonte di lacrime che gli piovevano dagli occhi, a tutti chiese perdono».

Da quel momento, dopo un anno di duro noviziato nel convento di Monte Senario, per quasi quarant’anni fra Buonaventura Bonaccorsi fu al servizio del suo Ordine, come predicatore e come priore dei conventi di Orvieto, Montepulciano, Bologna, poi di nuovo Montepulciano, nel 1307 Pistoia, dove costituì la compagnia delle sorelle dell’Addolorata, e infine ancora una volta Orvieto, dove morì nel 1315. Ma soprattutto fu in continua missione di pace, quella pace a cui fra Filippo Benizzi l’aveva convertito, persuadendolo che non c’è bene maggiore che si possa fare agli uomini su questa terra.

E forse proprio la vittoria della pace sulla guerra vollero significare i frati dell’Annunziata quando nel corso del XVII secolo fecero decorare da quattro valenti pittori (Cecco Bravo, Giovanni Martinelli, Alessio Gimignani e il Leoncini) ben venti lunette del loro chiostro con le storie del beato Buonaventura Bonaccorsi – beato fin da vivo, secondo la voce popolare- ma ufficialmente per la Chiesa solo dal 1822.

Maria Valbonesi




Verso la GMG 2019: veglia dei giovani a Valdibrana

Venerdì 14 dicembre una veglia di preghiera per i giovani guidata dal vescovo

Dal 22 al 27 gennaio 2019 si svolgerà a Panama la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Se la distanza e soprattutto la data – non felice per noi italiani, ma la migliore per il clima equatoriale di Panama – forse non facilitano la partecipazione, i giovani cattolici del mondo saranno comunque “sintonizzati” con Papa Francesco. Anzi, è già tempo di camminare con il Papa e con tanti altri giovani per accogliere e meditare le parole che il Signore, attraverso il santo Padre, vuole rivolgere alle nuove generazioni! Parole che invitano al servizio, ad una fede che diventa vita, che si apre alle grandi piste d’azione della Dottrina Sociale della Chiesa, ma che soprattutto impara a scoprire la propria strada contemplando Maria. La Madre di Dio è infatti al centro del messaggio della prossima Giornata Mondiale della Gioventù: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

L’ufficio per la pastorale Giovanile della Diocesi di Pistoia si inserisce in questo planetario cammino dei giovani con una veglia di preghiera che avrà luogo venerdì 14 dicembre alle ore 21.00 presso l’aula liturgica del nuovo Centro Mariano del Santuario della Madonna di Valdibrana.

La veglia sarà guidata dal vescovo di Pistoia mons. Fausto Tardelli. La serata, animata dal gruppo musicale di pastorale giovanile diocesana, prevede un saluto del vescovo sul tema della prossima GMG, le testimonianze di quattro giovani che vivono esperienze di volontariato, di servizio, di cammino verso il sacerdozio, di studio. Seguirà un tempo di preghiera condivisa.

Un appuntamento da non perdere rivolto in particolare ai gruppi dopocresima e gruppi giovani della Diocesi.

Per l’occasione sarà anche presentato il programma di incontri organizzato dalla pastorale giovanile diocesana per il 2019: un anno ricco di proposte e appuntamenti che culminerà con il pellegrinaggio dei giovani in Terra Santa con il vescovo Fausto.

Ecco il testo della preghiera ufficiale della prossima GMG di Panama:

Padre Misericordioso, tu ci chiami a vivere la nostra vita come un cammino di salvezza: aiutaci a guardare al passato con gratitudine, a far nostro il presente con coraggio, a costruire il futuro con speranza. Signore Gesù, amico e fratello, grazie perché ci guardi con amore. Fa’ che ascoltiamo la tua voce, che risuona nel cuore di ognuno con la forza e la luce dello Spirito Santo. Concedici la grazia di essere Chiesa in uscita, annunciando con fede viva e con volto giovane la gioia del Vangelo, per lavorare alla costruzione della società più giusta e fraterna che tutti noi sogniamo.
Te lo chiediamo per il Papa e i vescovi; per i sacerdoti e i diaconi; per la vita consacrata e per i volontari; per i giovani, per tutti coloro che parteciperanno alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Panama e per coloro che si preparano ad accoglierli. Santa Maria La Antigua, Patrona di Panama, fa’ che possiamo pregare e vivere con la tua stessa generosità: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Amen.

Di seguito l’inno della GMG 2019: «Hágase en mí, según tu palabra»




La Grande Guerra di Arturo Stanghellini

Domenica 9 dicembre  il prof. Giovanni Capecchi presenta «Introduzione alla vita mediocre», uno dei più importanti libri italiani nati dalla prima guerra mondiale.

La ristampa del libro di Arturo Stanghellini, Introduzione alla vita mediocre (Tarka 2018) sarà presentata domenica 9 dicembre alle ore 16.30 presso la Saletta del Sale del Museo Diocesano-Palazzo Rospigliosi (Ripa del Sale, 3).
L’evento, organizzato dall’Ufficio Comunicazioni Sociali e Cultura della Diocesi di Pistoia, prevede una presentazione dell’opera e dalla vita di Arturo Stanghellini a cura del prof. Giovanni Capecchi, intercalata da letture tratte dal volume.

A seguire: «al museo …con Arturo Stanghellini», apertura straordinaria e visita guidata gratuita del
Museo Diocesano – Palazzo Rospigliosi.


Pubblichiamo di seguito l’articolo di Giovanni Capecchi dedicato alla ristampa del volume e pubblicato sull’ultimo numero del settimanale “La Vita”.

Nella biografia e nell’opera di Arturo Stanghellini (nato a Pistoia il 2 marzo 1887) i tre anni trascorsi sul Carso, dal 6 luglio 1916 al 4 novembre 1918, seguiti dall’attesa del congedo arrivato solo il 28 luglio 1919, corrispondono a una violenta e insanabile cesura. Un vero e proprio abisso separa la vita di prima dalla vita di dopo. Ha scritto in un profilo autobiografico steso intorno al 1930: «Appartengo alla generazione che è stata tagliata in due dalla guerra, e proprio nel fiore della giovinezza. Bisogna comprendermi. Di là è rimasta la quieta passione per l’arte e gli studi, di qua un adattamento forzato alla vita dai posti numerati, che qualche volta dà al mio spirito languori di convalescenza».

Sul Carso, tra il fango e il fetore dei cadaveri, Stanghellini, come molti altri della sua generazione, consuma la giovinezza, brucia le tappe dell’esistenza avendo la forte sensazione, una volta rientrato nelle comodità della vita di pace, di aver raggiunto il culmine della propria esperienza umana proprio in quei giorni terribili ed eroici. La guerra “di talpe” ha fatto convivere per mesi e mesi con la morte, ha rivelato la fragilità dell’uomo, ha fatto scendere nell’inferno dell’orrore, tra rumori assordanti di artiglierie, morti inutili per conquistare cime dai nomi sconosciuti e silenzi abissali; ma questa guerra, non desiderata e non vissuta come festa, affrontata con paura ma anche con orgoglio (l’orgoglio di chi, nonostante l’attaccamento alla vita, non fugge di fronte al destino che lo mette costantemente al cospetto della morte), attraversata con altri uomini che il pericolo rende fratelli, finisce per rappresentare il momento fondamentale della propria vita, la stagione alla quale – come afferma Paolo Monelli in uno dei “classici” della letteratura di guerra, Le scarpe al sole – il combattente resterà «avvinto» per sempre.

Rientrato a casa alla fine di luglio del 1919, il tenente appena congedato trova finalmente la quiete necessaria per scrivere, riutilizzando anche gli appunti presi su un taccuino nei giorni della trincea. E – tra l’agosto e il dicembre di quell’anno – compone il suo libro più intenso, l’Introduzione alla vita mediocre, frutto dell’esperienza tragica vissuta tra il 1916 e il 1918, ma anche dell’amarezza provata dal reduce che aveva riposto ben altre aspettative nella rinnovata pace. Un’amarezza evidenziata dal titolo stesso del libro, preferito all’iniziale Memorie di un intervenuto.

L’Introduzione alla vita mediocre, che era stato ristampato nel 2007 dalle edizioni pistoiesi della Libreria dell’Orso e che in questo 2018 ha ripubblicato l’editore Tarka di Massa, è uno dei libri italiani più importanti nati dall’esperienza della guerra, attento ai fatti esterni (memorabili sono le pagine su Caporetto) ma fortemente piegato sull’interiorità dell’autore-protagonista. Con un linguaggio in molte pagine lirico, racconta il viaggio verso la trincea. Ma descrive anche il ritorno a casa dopo l’armistizio. Un ritorno tutt’altro che sereno: Stanghellini descrive infatti – facendosi portavoce di una generazione di reduci – l’impossibilità di ricominciare la vita di sempre, di riallacciare i legami (e riprendere le conversazioni) con coloro che non sanno cosa sia la guerra; narra l’itinerario verso la propria abitazione di chi sente di aver speso la giovinezza al fronte, di essere precocemente invecchiato, di non potersi riadattare alle “ore piccine” dopo gli istanti intensi della guerra, di non riuscire ad inserirsi in quella che appare ormai con chiarezza come una vita mediocre.

 




Tra vecchie e nuove povertà: il dossier Caritas 2018

Cresce la povertà economica e i problemi legati al reddito, dovuti alla mancanza di lavoro. Cresce il numero di stranieri giovani che si rivolgono ai centri d’ascolto. Sempre maggiori i problemi per la casa: il dramma del presente e del futuro è l’emergenza abitativa.

Un esercito silenzioso che vive sempre più ai margini della società, sempre più povero, che si barcamena ogni giorno tra lavoretti di fortuna, quasi sempre non in regola, nella costante ricerca di una casa, di una residenza, in una estenuante corsa ad ostacoli per la ricerca della normalità, in un paese che sembra ancora molto, molto lontano dall’aver imboccato la strada per l’abolizione della povertà. Questa, in estrema sintesi la foto scattata dai volontari e dagli operatori delle Caritas diocesane nel Dossier Caritas 2018.

Un scenario complesso e preoccupante, che racconta un «incancrenirsi o cronicizzarsi delle situazioni di povertà – secondo il vescovo Tardelli – come l’innalzarsi dell’età del disagio, l’aumento consistente dei “senza dimora”e di chi non può permettersi una casa, la diminuzione del numero di chi si rivolge ai centri, cosa che però, nel contesto, non appare una diminuzione del disagio bensì un aumento dello scoraggiamento; l’aumento infine di situazioni di solitudine e di “smarrimento” sociale».

I DATI

Gli accessi ai centri di ascolto nel primo semestre del 2018 sono stati 1664: un dato in calo nelle presenze ma non sufficiente per ipotizzare una controtendenza rispetto a quanto rilevato negli anni precedenti. «I nuovi contatti (ovvero coloro che hanno effettuato il primo accesso) nel primo semestre 2018 per i centri della Caritas Diocesana di Pistoia sono stati 241 – si legge nel rapporto – pari al 14,5% del totale delle persone accolte. Nonostante questo una buona parte di queste persone aveva già avuto rapporti e contatti con altre Caritas, infatti il 39,2% in passato si era già rivolto ad altre Caritas Diocesane della Toscana (principalmente le diocesi di Firenze, Prato e Pescia). Spesso si tratta di persone senza dimora, abituate a muoversi e spostarsi continuamente che hanno avuto accesso alla mensa don Siro Butelli arrivando principalmente dalle mense dei poveri presenti sui territori limitrofi: la mensa Baracca della Caritas Diocesana di Firenze e la mensa dell’Associazione La Pira che collabora con la Caritas Diocesana di Prato».

Leggendo i dati sul numero delle persone accolte emerge che la diminuzione delle presenze è registrata soprattutto nelle zone al di fuori della città di Pistoia, nella periferia e nei comuni limitrofi. I centri operativi della città, infatti, presentano variazioni minime rispetto ai dati del primo semestre 2017, o addirittura vedono aumentare le proprie presenze con valori percentuali anche importanti.

L’età media delle persone accolte è di 47,1 anni, la maggior parte delle persone si attesta nella fascia tra 35-44. Gli stranieri sono mediamente più giovani degli italiani, il 66,4% delle persone straniere ha meno di 45 anni, mentre il 75,9% degli italiani ha 45 o più anni. L’età media degli italiani infatti continua progressivamente ad aumentare di anno in anno.

Anche in questa edizione del rapporto si evidenzia la sostanziale parità numerica degli accessi tra italiani (47,4%) e stranieri (52,6%), che si rivolgono alle Caritas non come singoli ma sempre più come nucleo familiare. In generale la maggior parte degli stranieri proviene dal continente africano (51,9% del totale degli stranieri, il 33,4% proveniente dal Nord Africa ed il 18,5% dall’Africa Sub-Sahariana) e da quello europeo (42,4% del totale degli stranieri, il 32,6% non comunitari ed il 9,8% comunitari).

IL DRAMMA DELLA POVERTà ECONOMICA

I problemi che spingono a ricorrere ai Centri di Ascolto sono quelli di sempre: mancanza di reddito, di lavoro e di una casa, anche se il dramma emergente è «un netto e deciso aumento delle problematiche legate alla povertà economica. la quasi totalità delle persone accolte manifestino difficoltà legate alla ristrettezza del proprio reddito (addirittura il 93,9% delle persone incontrate). Le problematiche legate all’assenza di reddito superano addirittura un terzo di tutte le problematiche economiche rilevate (35,6%), nel primo semestre 2017 erano appena un quarto del totale».

La mancanza di reddito, dovuta all’assenza di lavoro, cronicizza le situazioni e incide pesantemente sulla ricerca di un’abitazione stabile:« in uno scenario di disoccupazione e irregolarità lavorativa, la casa, in entrambi i casi, diventa il problema dei problemi: per chi ce l’ha, spesso in affitto, è molto difficile mantenerla, ma per chi si trova senza è quasi impossibile ritrovarla – si afferma nel rapporto -. Le persone ci raccontano dell’impossibilità di accedere al mercato privato per reddito insufficiente, mancanza di garanzie rispetto alla possibilità di pagamento del canone e questo, ovviamene, anche per le persone che lavorano in situazione di precarietà e irregolarità. Ci sembra anche riduttivo parlare di accesso all’edilizia popolare in quanto le dimensioni del fenomeno “casa” sembrano suggerire la necessità di una revisione totale della questione, di nuove forme di abitare che naturalmente le persone, in mancanza di alternative,trovano. Le nuove forme di abitare che rileviamo riguardano la condivisione di alloggi in situazioni di sovraffollamento presso parenti e amici, occupazione di case abbandonate, affitto di posti letto o camere».

IL “PATTO MORALE”

«Con coloro che varcano la soglia dei nostri centri di ascolto, oltre che provare a dare sollievo ai loro bisogni, stipuliamo in un certo senso una sorta di patto “morale” – afferma il direttore Caritas Suppressa – nel quale ci impegniamo a portare nelle sedi opportune le loro istanze perché possano trovare accoglimento per la riflessione ma soprattutto per il loro superamento. Il dossier Caritas è una grande opportunità che abbiamo per rimanere fedeli all’impegno preso. La complessità dei fenomeni di povertà che le persone incontrano, la fatica dei loro percorsi, il protrarsi delle loro situazioni di solitudine impone un ripensamento complessivo del nostro welfare.

«Dalla fotografia che emerge in questo dossier Caritas c’è la necessità di dotarsi di risposte sistematiche, plurali, multitarget e animate dalla comunità – conclude Suppressa – ovvero non solo risposte nuove, ma uno stile nuovo di ascolto e di presa in carico, che interroga nel profondo l’agire di tutti gli attori presenti sui nostri territori. Uno stile diverso di approccio che consente ai poveri di dire la loro e di partecipare attivamente, come soggetti pienamente coinvolti nei percorsi di riscatto dalle situazioni di fragilità».

«Come si può ben vedere – afferma ancora mons. Tardelli – il Dossier della Caritas testimonia l’attenzione della comunità cristiana della diocesi di Pistoia, concretizzata nell’impegno di tante persone. Esso è anche un invito, un appello a tutta la società e particolarmente a chi in essa ha responsabilità istituzionali, politiche, imprenditoriali e bancarie perché si creino posti di lavoro. Non però lavoro qualsiasi dai “caporali” a 4 euro l’ora, senza contributi e senza sicurezza per la salute, bensì un lavoro “libero, creativo, partecipativo e solidale”.

Michael Cantarella

 

 




Dossier Caritas 2018: il punto sulle povertà in Diocesi

Il Dossier 2018 sulle povertà e risorse della Caritas – che verrà presentato sabato 1 dicembre alle ore 10 in Seminario – disegna uno spaccato sempre più nitido di una povertà che si cronicizza e che coinvolge interi nuclei familiari.

Oltre il 90% di chi si avvicina ai centri di ascolto dichiara di avere problemi legati all‘assenza o all’insufficienza di reddito. Sullo sfondo il dramma è l’emergenza casa.

«Un scenario complesso e preoccupante, che racconta un «incancrenirsi o cronicizzarsi delle situazioni di povertà – commenta il vescovo Tardelli – come l’innalzarsi dell’età del disagio, l’aumento consistente dei “senza dimora”e di chi non può permettersi una casa, la diminuzione del numero di chi si rivolge ai centri, cosa che però, nel contesto, non appare una diminuzione del disagio bensì un aumento dello scoraggiamento; l’aumento infine di situazioni di solitudine e di “smarrimento” sociale».

«Con coloro che varcano la soglia dei nostri centri di ascolto, oltre che provare a dare sollievo ai loro bisogni, stipuliamo in un certo senso una sorta di patto “morale” – afferma il direttore Caritas Suppressa – nel quale ci impegniamo a portare nelle sedi opportune le loro istanze perché possano trovare accoglimento per la riflessione ma soprattutto per il loro superamento. Il dossier Caritas è una grande opportunità che abbiamo per rimanere fedeli all’impegno preso.

L’appuntamento è per sabato 1 dicembre alle 10 nel seminario vescovile di Pistoia.




Insieme per amore della scuola. La gratitudine degli insegnanti al vescovo

Sono le 17 del 23 novembre. Affollata di persone, la sala del seminario. Il vescovo Fausto incontra gli insegnanti della diocesi.

È un fatto nuovo. E profuma di nuovo, di quel nuovo che “sa di buono” e di bello, anche la “lettera agli insegnanti della diocesi di Pistoia” che il Vescovo ha promulgato, elaborata con l’Ufficio per la Pastorale dell’Educazione e della Scuola, all’inizio del corrente anno scolastico. Una novità di cui c’era e c’è grande bisogno.

Le parole del Vescovo sono semplici, dirette, franche, fendono il freddo di questo piovoso pomeriggio novembrino con una doppia lama calda che penetra subito il cuore con queste due frasi: «Cari insegnanti, io vi ammiro. Grazie per quello che fate».

È il messaggio già scritto nella Lettera, e Mons.Tardelli lo ribadisce: «Ammiro l’impegno con cui vi adoperate con senso di responsabilità e amore per i ragazzi, i nostri tesori più grandi. Ma non vorrei che la mia iniziativa vi apparisse come una indebita invasione di campo». Gli risponde, tra gli altri, un dirigente, con intense e spontanee parole, che faccio mie: non solo non ci infastidisce, ma noi desideriamo questa “invasione di campo”; abbiamo bisogno di avere chi si interessi, con noi, della scuola e dei nostri ragazzi, mentre molti, troppi, preferiscono “guardare dagli spalti” la partita che si gioca nel terreno del nostro bel lavoro, e criticarne gli schemi, puntare solo il dito, attribuire responsabilità. Seguono altri interventi, gli insegnanti hanno voglia di ringraziare, per questa porta aperta dalla chiesa pistoiese al dialogo sul loro lavoro, e di condividere le loro esperienze: quello che ne emerge è un clima bellissimo di scambio autentico e libero, di arricchimento reciproco e dialogo, su un “comune denominatore” che ci coinvolge tutti: l’amore per la scuola, il pensarla e volerla comunità educante, capace di «aprire la persona a costruirsi come soggetto, come singolarità unica e irripetibile» come si legge nella Lettera, con insegnanti desiderosi di «portare i giovani alle radici e nel cuore dei problemi della nostra società e dei nostri giorni fornendo loro gli strumenti per chiavi di lettura libere e personali, per tracciati forti di riflessione capaci di scendere in profondità».

Il pomeriggio scorre veloce, in questo dialogare pieno di gratitudine. La gratitudine di ricevere la certezza, con la lettera del Vescovo prima, con questo incontro poi, che non siamo soli, mentre svolgiamo il nostro lavoro nella scuola, che il nostro Vescovo prega per noi e ci sostiene, ci cammina accanto in questo mestiere bellissimo, affascinante, ma faticoso, di insegnanti. Abbiamo bisogno di non essere soli. Di camminare insieme ad altri che condividano o semplicemente capiscano le nostre fatiche e le nostre gioie. Di chi ci ricordi a quale bellezza siamo chiamati a volgere lo sguardo per poterla indicare anche ai nostri ragazzi. Di vedere nello sguardo di chi ci cammina a fianco su quali orizzonti vasti far spaziare la mente e dilatare il cuore quando dovessimo esser troppo stanchi per rammentarcelo da soli. Perciò un grazie sentito al nostro Vescovo per aver creato questa preziosa occasione, che è solo l’inizio di un dialogo che resta aperto, e cerca e vuole altre occasioni ancora per viversi. Chiunque ami la scuola, abbia a cuore il prezioso lavoro dell’insegnamento, non può restare indifferente. La Chiesa e la Scuola hanno bisogno di volti in cui riconoscersi entrambe.

Prof.ssa Francesca Vannucci

Ufficio per la pastorale della Scuola, dell’Educazione, dell’Università




Come stare sui social senza spegnere il cervello

Un incontro promosso da AIART e Diocesi con Vera Gheno e Bruno Mastroianni, autori di “Tienilo acceso”

Come orientarsi nel mondo dei social network? Come usarli in maniera responsabile e, soprattutto, utile?

A queste e altre domande cercano di dare una riposta Vera Gheno e Bruno Mastroianni, autori del libro “Tienilo acceso”, edito da Longanesi. Gli autori, esperti di comunicazione digitale, presenteranno il loro lavoro a Pistoia, lunedì 3 dicembre 2018 con inizio alle ore 17.15 presso il Conservatorio di San Giovanni Battista (Corso Gramsci 37), nell’ambito di un’ iniziativa della sezione pistoiese di AIART, guidata da Renata Fabbri, e della Diocesi di Pistoia tramite l’ufficio per le comunicazioni sociali e cultura.

Nel libro (250 pagine che scorrono come l’olio) c’è anche un glossario: un glossario su una ottantina di termini che dobbiamo conoscere, in tutti i loro significati, se davvero vogliamo “abitare da adulti” il mondo della continua connessione social.

Si va da “adultescenza” (il sempre più frequente stato di una persona che non riesce a diventare del tutto adulta ma rimane incastrata in un prolungamento dell’adolescenza) a “Youtuber” (uno fra i miti di tanti ragazzini e ragazzine odierne: quei singolari personaggi assai attivi sui social, con grandissimi numeri di seguaci, che influenzano i più deboli guadagnandoci somme consistenti di denari). Nel mezzo parole, prevalentemente in lingua inglese, come “troll” e “texting”, “screenshot” e “sexting”, “hastag” e “dark web”, “blog” e “app”.

Il sottotitolo del libro (“Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello”) spiega bene il senso dell’operazione tentata con questo volume: contribuire non certo a demonizzare i nuovi media ma a conoscerli e, se possibile, a dominarli senza esserne a nostra volta dominati.

All’incontro, che sarà preceduto dal saluto del prof. Paolo Baldassarri presidente del “San Giovanni Battista”, è stato dato un titolo (“La disputa come strumento di crescita nei social e nella società”) che rimanda a un precedente, assai fortunato, libro dello stesso Bruno Mastroianni con una serie di indicazioni concrete sul come stare sui social in modo adulto: magari anche in dissenso con altri ma in ogni caso da persone civili, senza avvelenarci l’anima e il corpo attraverso leticate, offese, odio contrapposti.

L’incontro è aperto a chiunque si ritenga interessato, con particolare riferimento a insegnanti e studenti.