Disposizione del vescovo: pregare il rosario per la Chiesa

Disposizione del vescovo di Pistoia

Rispondendo all’appello del Santo Padre Francesco chiedo alle parrocchie e comunità cristiane della diocesi come pure ai singoli fedeli, che ogni giorno, durante tutto il mese mariano di ottobre si reciti a gruppi o singolarmente il Santo Rosario con l’intenzione data dallo stesso Papa: “chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi.”

Al termine del Santo rosario, recitato in gruppo o singolarmente, sempre su suggerimento di Papa Francesco, si aggiungano le preghiere “Sub tuum praesidium” rivolta alla Vergine Santa e “Sancte Michael Archangele” rivolta a San Michele.

Sub tuum praesidium

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e Benedetta.

Sancte Michael Archangele

San Michele Arcangelo, difendici nella lotta: sii il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e Tu, Principe della Milizia Celeste, con il potere che ti viene da Dio, incatena nell’inferno satana e gli spiriti maligni, che si aggirano per il mondo per far perdere le anime. Amen.

Pistoia, 29 settembre 2018

+Fausto Tardelli




Pastorale giovanile …in cantiere!

All’inizio del nuovo anno pastorale l’equipe di pastorale giovanile diocesana si dispone all’ascolto.
Per costruire il programma di pastorale giovanile di quest’anno, infatti, vogliamo incontrare e ascoltare le varie realtà giovanili della Diocesi. Per questo vi proponiamo un incontro il cui invito è rivolto ai responsabili dei gruppi giovanili (dai 17 ai 30 anni): lunedì 8 ottobre alle ore 21.00 in Seminario a Pistoia.

Vogliamo dedicare del tempo per ascoltarci in modo tale da progettare insieme questo nuovo anno.
Grazie per la vostra presenza e collaborazione.

L’equipe di pastorale giovanile diocesana




Linguaggi del divino 2018: un vocabolario ‘originario’

Rinascere dall’alto. Sono le parole che Gesù, in un colloquio notturno dettato dalla curiosità e un certo timore, rivolge a Nicodemo. Un dialogo dove l’inquietudine di quest’uomo pio e ormai un po’ invecchiato nelle proprie certezze fatica a entrare nella proposta di Cristo. Eppure, con i suoi tentennamenti, le sue paure, ma anche per la sua apertura e il suo desiderio sincero di verità, la figura di Nicodemo resta simpatica. Alla morte di Gesù lo ritroviamo pronto a recuperare e onorarne il corpo: una delicatezza dietro cui la sua figura sparisce, non sappiamo se ormai pienamente ‘convertita’, ancora incredula o in cammino. A Nicodemo, protagonista ‘della soglia’, Gesù consegna un vocabolario fondamentale. Un vocabolario fatto di parole ‘originarie’, che stanno dentro la vicenda dell’uomo, ma che – allo stesso tempo – assumono una densità sempre sorprendente.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di scoprire la densità di queste parole originarie che ridicono l’uomo all’uomo e, allo stesso tempo, aprono al ‘di più’ che invoca l’esistenza umana. Il recente Instrumentum Laboris del sinodo dei Giovani, è un’osservatorio significativo sull’atteggiamento odierno riguardo queste parole originarie. Lo rappresenta perché sintetizza le testimonianze di giovani di tutto il mondo, raccolte attraverso questionari scritti e online, ma anche discusse insieme dai giovani in un pre-sinodo svoltosi nel marzo scorso. Un’inchiesta planetaria che supera i confini della chiesa cattolica, aperta alle altre confessioni cristiane, ma anche a giovani non credenti o non inquadrabili nelle categorie tradizionali. I giovani – vi si legge – «in generale si dichiarano aperti alla spiritualità, anche se il sacro risulta spesso separato dalla vita quotidiana. Molti ritengono la religione una questione privata e si considerano spirituali ma non religiosi (nel senso di appartenenti a una confessione religiosa). La religione non è più vista come la via di accesso privilegiata al senso della vita, ed è affiancata e talvolta rimpiazzata da ideologie e altre correnti di pensiero, o dal successo personale o professionale» (n. 29).

Lo scollamento significativo – e drammatico- tra spiritualità e vita, tra religione e ricerca di senso sono passaggi emblematici su cui vale la pena riflettere. Così come l’appiattimento orizzontale delle risposte, spesso fragili e dal fiato corto, chiuse in una prospettiva privata se non individualistica. È il segno che si è perso di vista il vocabolario ‘base’ per la ricucire le attese e le aperture del cuore, come della mente, alla proposta spirituale.

«In alcune parti del mondo vi è una spontanea apertura alla trascendenza; in altre, dominate da un “umanesimo esclusivo”, la richiesta alla Chiesa è di essere mistica, capace di aprire spiragli di trascendenza nella vita di uomini e donne. Per questo alcuni vedono la liturgia come occasione di profezia. Infine, è forte la richiesta di radicalità» (n. 72). «In un tempo di confusione molti giovani si rendono conto che solo la preghiera, il silenzio e la contemplazione offrono il giusto “orizzonte di trascendenza” entro cui poter maturare scelte autentiche» (n. 183). Forse aveva proprio ragione Karl Rahner, celebre teologo gesuita, quando affermava che «il cristiano del futuro o sarà mistico o non sarà neppure cristiano» (Nuovi saggi, Roma 1968, p. 24). E il futuro, ci pare, lo ritroviamo anche nel ‘vocabolario’ che Gesù consegna a Nicodemo.

«Rinascere». «Come può nascere un uomo quando è vecchio?» (Gv 3, 4). Quale tensione si agita dentro il desiderio di ‘rinascere’?

«Alto». «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). Cosa cerca il nostro sguardo oltre l’orizzonte di questo mondo?

«Cielo». Incatenato alla terra, l’uomo sente che il cuore cerca il cielo. «Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?» (Gv 3,12). Quale meraviglia che ‘supera’ l’uomo può ancora sorprenderci?

«Luce». «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3,19). Quale ‘luce’ rischiara la vita?

«Spirito». «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5).

«Carne». Ecco un’altra parola chiave. «Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito» (Gv 3,6). Carne che indica il limite e la materialità irriducibile dell’uomo, che ha fame, sete, sonno, sessualità, sensibilità.

«Sentire/voce». «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,8). C’è un sentire che non può essere svalutato, un ascolto che va in profondità e che pure si affaccia sul mistero.

L’edizione dei linguaggi del divino 2018 intende prendere sul serio questo vocabolario. Sarà possibile ripercorrerlo attraverso la voce di personalità significative del pensiero e della spiritualità di oggi.  Otto incontri, più tre eventi straordinari si dipaneranno in tutto il mese di ottobre (5 -22).

L’apertura, venerdì 5 ottobre alle ore 17.30 presso il Battistero di San Giovanni in Corte, sarà affidata a padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte (Firenze), testimone significativo di una spiritualità che dialoga con le “cose della terra” e conosce bene il cuore dell’uomo. Seguirà, alle 21, la presentazione del libro fotografico di Mariangela Montanari “Ubi amor, ibi oculus”: un suggestivo racconto per immagini in cui lo sguardo riesce a cogliere l’oltre dentro la realtà. La prima settimana si chiude con domenica 7 ottobre ore 17.30 presso la Sala Capitolare del Convento San Francesco con Guidalberto Bormolini che affronterà l’affascinante e drammatico sguardo dell’uomo di fronte alla morte, tra desiderio di rinascita e spiritualità. Solo l’inizio di un denso e affascinante percorso.

U. F.

PER INFORMAZIONI

Pagina fb:  @ilinguaggideldivino – @diocesipistoia

Twitter: diocesi di Pistoia

ilinguaggideldivino@diocesipistoia.it




L’apertura dell’anno pastorale a Valdibrana

Tantissimi fedeli per l’apertura dell’anno pastorale nella nuova aula liturgica di Valdibrana

Nella festa di San Matteo si è aperto, per la nostra diocesi, il nuovo anno pastorale con il pellegrinaggio alla Madonna di Valdibrana, durante il quale il Vescovo ha inaugurato la nuova aula liturgica del santuario.

La serata è iniziata con il pellegrinaggio a piedi per le strade del paese, fino alla chiesa di San Romano e poi alla nuova aula liturgica accanto al Santuario diocesano, dove è stata celebrata l’Eucarestia, con una importante presenza di fedeli di ogni età provenienti da tutta la diocesi.

Durante la Messa il Vescovo ha benedetto l’altare e i locali della nuova aula liturgica, augurandosi che diventi per tutti noi un luogo di incontro e di preghiera, dove crescere insieme nella carità, nella fede e nella speranza.
Nel corso della celebrazione il Vescovo ha affidato anche a catechisti e operatori pastorali il mandato per questo nuovo anno che, secondo le indicazioni per l’attuazione degli orientamenti pastorali, sarà dedicato alla comunità fraterna e missionaria, invitandoci a non sottovalutare le solitudini che purtroppo, nei nostri giorni, sempre più affliggono molte persone a noi vicine. Solitudini che spesso sono causa di molti mali e che possiamo vincere con gesti di accoglienza verso il prossimo e con la costruzione di relazioni autentiche.

La celebrazione si è conclusa con un atto molto semplice, ma significativo, di affidamento di tutta la diocesi, di tutte le parrocchie e di noi stessi, alla Vergine Madre e Mediatrice di Grazie con una preghiera composta da Mons. Mansueto Bianchi.

Claudia Marconi




Istituto Musicale Diocesano: iscrizioni aperte!

L’Istituto Musicale Diocesano “Don Lodovico Giustini” ha come scopo fondamentale la preparazione di musicisti disponibili per il servizio liturgico, specialmente per la Messa.

Lo struttura didattica è, comunque, quella di una normale scuola di musica. Si comincia con l’apprendimento della teoria musicale (il cosiddetto “solfeggio”) e si prosegue, anche in contemporanea, se chi si iscrive ha sufficienti cognizioni, con uno strumento o con il canto.

I corsi già funzionanti sono, oltre al solfeggio, quelli di organo, pianoforte, clavicembalo, flauto diritto, flauto traverso, canto. Se vi saranno almeno 3 iscritti, apriremo anche le classi di violino e di violoncello. La stessa modalità è prevista per il corso di canto gregoriano.

L’iscrizione può essere effettuata inviando per e-mail ( info@istitutogiustini.it ) alla scuola la propria richiesta, contenente le necessarie informazioni; nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono e corso scelto (ci si può iscrivere anche a più corsi).

I corsi si terranno dal lunedì 22 ottobre 2018 al venerdì 14 giugno 2019, interrotti dalle vacanze di Natale di Pasqua e dalle altre festività. Essi hanno luogo dal lunedì al venerdì, in genere nel pomeriggio, ma con possibilità di concordare altro orario.

Mons. Umberto Pineschi

 

Visita il sito e iscriviti!
www.istitutogiustini.it

CORSI INDIVIDUALI (1 ora settimanale)

Armonia e contrappunto
Clavicembalo
Organo
Pianoforte
Flauto
Violino
Violoncello
Canto

CORSI COLLETTIVI (1 ora settimanale)

Teoria musicale e solfeggio
Armonia
Canto gregoriano

Quote associative

CORSI INDIVIDUALI: € 70 ogni 4 lezioni
CORSI COLLETTIVI: € 25 ogni 4 lezioni




Custodia del creato: il 30 settembre la giornata diocesana

In questo settembre la Chiesa Italiana celebra la 13° Giornata per la Custodia del Creato: è infatti dal 2006 che la Conferenza Episcopale Italiana indice per il 1° settembre di ogni anno la celebrazione della “Giornata per la custodia del Creato”, un’iniziativa voluta in sintonia con le altre comunità ecclesiali europee che ha lo scopo di dedicare una giornata a riaffermare l’importanza della cura per l’ambiente con tutte le sue implicazioni etiche e sociali.

È in questa cornice che in Italia la stessa Conferenza Episcopale ha affidato alla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e alla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, il compito di individuare, per ogni anno, il tema specifico di approfondimento, lasciando alle singole diocesi l’iniziativa di sviluppare attività a livello locale durante tutto il mese. Quest’anno il tema è “Coltivare l’alleanza con la terra” ed è stato illustrato  in un messaggio della conferenza episcopale italiana.

Nel messaggio che accompagna il tema indicato dalla CEI per il presente anno ci viene proposta «una sfida che non interessa solo l’economia e la politica: c’è anche una prospettiva pastorale da ritrovare, nella presa in carico solidale delle fragilità ambientali di fronte agli impatti del mutamento, in una prospettiva di cura integrale. Occorre ritrovare il legame tra la cura dei territori e quella del popolo, anche per orientare a nuovi stili di vita e di consumo responsabile, così come a scelte lungimiranti da parte delle comunità».

La diocesi di Pistoia, su indicazione del vescovo Tardelli, ha individuato la data del 30 Settembre per celebrare la Giornata diocesana per la custodia del creato. In questa occasione ogni realtà parrocchiale è invitata a fare il possibile impegnandosi in varie forme ed iniziative per dare la giusta rilevanza a tale argomento.

Da parte dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e lavoro e del Gruppo di lavoro sugli Stili di vita, è stato predisposto un Sussidio per la preghiera e la riflessione contenente alcune brevi considerazioni utili per la riflessione ed alcune intenzioni di preghiera – con la raccomandazione di usarle nella Messa domenicale del giorno 30 Settembre – ed infine la Preghiera per la terra che chiude l’Enciclica Laudato si’ da leggere coralmente nella Messa.

Selma Ferrali, Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e lavoro

 

Scarica il Sussidio per  GIORNATA del CREATO 2018  – 30 settembre (.pdf)




La scuola, la sfida educativa, la fatica e l’importanza di essere educatori oggi

Il vescovo agli insegnanti: «mi piacerebbe aprire un dialogo con voi per realizzare una specie di “alleanza educativa” che coinvolga oltre le famiglie e la scuola, anche le altre realtà formative che hanno a cuore il bene dei nostri ragazzi».

PISTOIA – «La scuola si va facendo sempre di più un vero e proprio “ospedale da campo”, secondo l’espressione usata da Papa Francesco, e diviene cruciale quindi la sua capacità di essere inclusiva e accogliente verso i bisogni che insistono sulla vita dei nostri giovani».

Sono queste le parole del Santo Padre che il Vescovo – coadiuvato dall’equipe dell’ufficio della pastorale scolastica – ha scelto per parlare agli insegnanti e a tutto l’universo della scuola in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico. La lettera che nei prossimi giorni arriverà sulle cattedre degli insegnati pistoiesi tocca tanti temi d’attualità: dall’emergenza educativa ai problemi strutturali della scuola, dal ruolo delle famiglie al senso profondo della missione dell’insegnamento e tenta di fare luce sulle difficoltà, ma anche sulle sfide e sulle responsabilità, di chi è dietro (e davanti) a una cattedra.

Una scuola che dovrebbe essere il pilastro di una società che guarda al futuro con ottimismo, e che invece si presenta fragile: «Fragilità largamente certificate – si legge nella missiva – ma ancor più non certificate, meno evidenti, più sorde e più nascoste, che rappresentano una sfida allo sguardo attento di ogni insegnante. Sono fragilità figlie di una emergenza educativa diffusa. Sono famiglie a volte troppo vicine, con genitori che finiscono per trasformarsi nei facilitatori dei loro figli rendendoli incapaci di affrontare o sopportare in autonomia qualsiasi sfida. Oppure sono famiglie troppo distanti o del tutto assenti, così che non di rado alla Scuola tocca svolgere un vero e proprio ruolo di supplenza affettiva e formativa».

Fragilità e crepe che spesso distolgono da uno dei capisaldi della missione educativa, ovvero, per citare ancora il Santo Padre, curare lo sviluppo “umano integrale”: «Fare cultura significa educare al giudizio – afferma l’ufficio scuola – e la formazione del giudizio è una delle questioni più urgenti che appaiono oggi nel mondo giovanile, unico antidoto ad atteggiamenti gregari che tolgono alla vita sapore e prospettive. “Se uno ha imparato a imparare, questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà”, come ha affermato Papa Francesco».

«L’educatore non si rassegna mai, i suoi occhi vedono oltre, vedono la vita dove non sembra ci sia, vedono la possibilità di crescere di un alunno dove tutti gli altri vedono solo disinteresse, noia, ribellione. L’idea di fondo, quanto all’aspetto pedagogico, è la centralità della persona umana. La Scuola non si limita ad erogare dei contenuti ma deve formare un cittadino. Se la Scuola è solo la somma dei contenuti erogati allora non è più comunità educante. Essa può e deve fare di più, poiché si occupa di persone che stanno costruendo (o che devono scoprire) il proprio progetto personale. Viene da chiedersi se anche la Scuola non sia coinvolta in questo silenzioso slittamento di senso e intenzionalità che alcune esperienze formative e di ricerca hanno messo in luce per le politiche giovanili degli ultimi anni».

Un ruolo difficile quello dell’insegnante che oggi si fa sempre «più incerto, insidiato, socialmente poco compreso nella sua importanza a dir poco decisiva. Il suo lavoro è posto ogni giorno sotto esame, anche se cerca di esprimere sempre competenza e talento. Agli insegnanti si chiede sempre di più, nonostante debbano fare i conti con mancanze di risorse, classi numerose e una burocrazia fine a se stessa. La realtà pone l’insegnante al confine tra le competenze e la necessità di essere assistente sociale, psicologo, missionario; mentre il suo lavoro è altro: accogliere, includere, accompagnare, ma anche affascinare e insegnare, con gli occhi fissi sul futuro dei ragazzi e sulle sfide che la vita riserverà loro».

Carissimo insegnante, tu hai tra le tue mani ogni giorno, incarnato nei corpi dei tuoi alunni, il futuro del nostro Paese e della nostra società.

Di fronte alle tante problematiche, rimane tuttavia inalterato lo spirito dell’educatore, che guarda a tempo dell’infanzia e dell’adolescenza come «un tempo vulnerabile di attesa ma anche di nuova pienezza, quello dei ragazzi. Un’età in cui si “spera di sperare”. In essa si può provare a capire che cosa resta e da dove ripartire. È una responsabilità esigente che gli insegnanti sanno affrontare al meglio».

Emerge quindi un grande rispetto e una volontà di accompagnare chi è chiamato a questo difficile compito:«La Chiesa di Pistoia è profondamente grata agli insegnanti per una cosa in particolare: perché con la loro opera, con il loro lavoro, con la loro tenacia ricordano a tutti che i giovani e i bambini di oggi non sono peggiori di quelli delle generazioni precedenti, comprendendo bene quale sia la fatica che viene richiesta agli insegnanti e non sufficientemente riconosciuta nel suo valore e nella sua importanza sociale e vuole esprimere tutta la sua ammirazione per ogni volta che ciascuno di loro riesce a trovare un equilibrio fecondo in questa realtà così complessa».

Lettera agli insegnanti della scuola di Pistoia (pdf)

 




Centro Giovani: si ricomincia!

Il Centro Giovani diocesano riparte dopo la pausa estiva!

Martedì 25 settembre riapre il Centro Giovani, presso i locali della parrocchia di San Francesco. Come lo scorso anno, il centro si propone come spazio aperto a tutti i ragazzi dai 14 anni in su. I giorni di apertura saranno il martedì e il venerdì dalle ore 14:30 alle ore 18:30. Le attività che il Centro offre sono quelle del sostegno scolastico gratuito (in particolar modo il venerdì pomeriggio), un ampio spazio in cui poter fare i compiti, una sala ricreativa e una sala di musica dove poter cantare e suonare il pianoforte o la chitarra.

L’anima del centro è senza dubbio l’accoglienza e la possibilità per ogni ragazzo di potersi esprimere al meglio nelle proprie qualità, sentendosi sostenuto e incoraggiato. La realtà del Centro Giovani abbraccia in pieno quelli che sono i desideri e le indicazioni espresse da Papa Francesco, il quale si prepara, proprio nel mese corrente di ottobre a celebrare il Sinodo sui giovani, momento di particolare importanza, all’interno del quale il Papa vuole proprio porre al centro dell’attenzione l’ascolto verso i giovani.

Il progetto del centro giovani diocesano si delinea quindi come una porta aperta, pronta ad accogliere le necessità, le aspettative e i desideri che i ragazzi portano nel proprio cuore.




La nuova aula liturgica di Valdibrana

Uno spazio di preghiera, incontro e formazione per tutta la Diocesi

 

Venerdì 21 settembre l’inizio dell’anno pastorale avrà luogo a Valdibrana, nella nuova aula liturgica accanto al santuario della Madonna delle Grazie. Don Cesare Tognelli, rettore del santuario ci illustra il nuovo complesso.

 

Don Cesare, finalmente, dopo un’attesa lunga e travagliata, è arrivato il momento dell’inaugurazione dei nuovi locali di Valdibrana…

È davvero una gioia. I lavori sono iniziati dieci anni fa, nel 2009. Il progetto prevedeva un complesso ancora più grande. Quello attuale, realizzato dall’architetto Marco Matteini, ha mantenuto la volontà di don Severino Pagnini, allora parroco di Valdibrana, che aveva l’intenzione di rendere più agevole il santuario per i pellegrini. Egli, infatti, si auspicava di ampliare il santuario edificando dei locali attigui. Mancando i permessi delle autorità competenti don Pagnini ha pensato di fare un nuovo grande locale più vicino possibile al santuario per accogliere i numerosi devoti alla Vergine. Il progetto è stato avviato in un periodo economicamente favorevole, poi però, appena cominciati i lavori, sono aumentati i prezzi e diminuiti i pellegrini. Dopo tante difficoltà, però, siamo finalmente arrivati alla fine dei lavori. Oggi è necessario anche ampliare il nostro sguardo, non fermarsi a Valdibrana e raggiungere una dimensione diocesana per dare respiro al complesso.

Come è organizzato il nuovo complesso di Valdibrana?

Il primo piano è l’aula liturgica in senso stretto. Mentre tutto il centro mariano è intitolato a don Severino Pagnini, l’aula liturgica è dedicata a Mons. Mansueto Bianchi; vi si riporta infatti, anche un passaggio della preghiera che il vescovo Bianchi scrisse per la Madonna di Valdibrana.

Tra gli arredi dell’aula c’è un crocifisso, opera dell’artigiano locale di Valdibrana Romano Straulino. Romano custodiva in casa questa grande scultura, che aveva realizzato indipendentemente dal progetto dell’aula liturgica. Quando ho visto in casa sua il crocifisso, subito mi è apparso bello e adatto ad essere collocato nella nuovo ambiente accanto al santuario. Mi sono fatto coraggio e gli ho chiesto se poteva donarlo per questo nuovo arredo.

L’aula è anche impreziosita da una mosaico realizzato dalla mosaicista Ursula Corsi di Pietrasanta. Maria, raffigurata secondo l’iconografia del santuario di Valdibrana, è collocata in un contesto che ricorda Betlemme: si riconosce il profilo della Basilica della Natività con olivi e cipressi, gli alberi tipici della Giudea, ma anche della nostra campagna.

 C’è poi la via crucis di Ugo Fanti, artigiano pistoiese; un autodidatta che presenta nelle sue formelle in legno la passione di Gesù. A queste formelle sarà dedicato un libretto con la via crucis presto disponibile.

Il piano inferiore ha più locali, in particolare dispone di una grande sala per feste, momenti conviviali o di incontro. Ci sono poi altre stanze che possono essere valorizzate dalla presenza di gruppi e bagni attrezzati anche per i disabili. Il tutto è inserito nel verde, in un boschetto di olivi; un contesto gradevole per arrivare a fare omaggio a Maria, ma anche per una sosta di incontro e approfondimento. C’è spazio, infatti, anche per una piccola biblioteca dedicata a testi mariani.

Venerdì 21 il vescovo invita le parrocchie a portare un’offerta per sostenere le spese…

Non vorrei che questa diventasse solo l’occasione per portare offerte, ritengo però che il valore dell’ambiente sia proprio in questa possibilità di sviluppo della spiritualità mariana L’invito alle parrocchie è perché Maria possa diventare di più il nostro esempio della fede. D’altra parte il vescovo ha il desiderio di farlo diventare un centro che divulghi la devozione mariana, in un senso più in linea con il Concilio Vaticano II.

L’apertura dell’anno pastorale è una bella occasione per far conoscere il nuovo complesso…

L’apertura dell’anno pastorale a Valdibrana credo che sia importante per questa dimensione diocesana che mi auspico divenga sempre più decisa. L’inaugurazione avverrà in due momenti. L’inaugurazione ‘laica’ sarà martedì 18 settembre alle 11.30 con la presenza del vescovo Tardelli, delle autorità civili, del sindaco di Pistoia, del presidente della Fondazione CARIPT e di quanti hanno collaborato ai lavori.

L’inaugurazione ‘religiosa’ sarà il 21. Dopo il pellegrinaggio diocesano ci sarà infatti, la santa messa con la benedizione dell’altare e dei locali.

Daniela Raspollini




Al via la scuola teologica diocesana

I corsi ordinari e il quarto anno incentrato sul mistero della fede

Secondo la narrazione di Giovanni evangelista, Maria Maddalena, in un’alba non ancora conclamata della domenica più importante per i cristiani, giunge alla tomba dove è stato sepolto il corpo del Maestro e vede la pietra rimossa. Si affretta a riferire la notizia ai discepoli ed anche Pietro e Giovanni corrono, a loro volta, verso il sepolcro. Giovanni lo raggiunge per primo, non entra, ma dalla soglia già si apre al suo sguardo la visione delle bende che avvolgevano il corpo del Maestro rilasciate per terra. Questo egli vede. Al sopraggiungere di Pietro, che osa persino entrare dentro la tomba, un altro particolare si disvela: il sudario già posto sul capo del defunto che ora è riposto ordinatamente da una parte.

Maria Madddalena vede la pietra della tomba rimossa e conclude che qualcuno ha portato via il corpo di Gesù senza poter sapere dove. Pietro vede le bende e il sudario e non è dato sapere la sua reazione e la sua interpretazione; sappiamo invece che Giovanni, dinanzi alla medesima scena, vide e credette.

Questi tre protagonisti del capitolo 20 del Vangelo di Giovanni vedono tutti solo dei segni, in questi primi versetti. Vedono segni e cercano di interpretare. Il discepolo che Gesù amava è colui che comprende con maggior compiutezza.

Ebbene la teologia cerca di fare lo stesso: interpretare nella maniera più compiuta e adeguata i segni che circolano intorno. Innanzitutto i segni della Rivelazione, ma poi anche i segni della vita sacramentaria e quelli della vita liturgica, fino ai segni della vita ordinaria di tutti i giorni che ci sono dati.

La scuola teologica diocesana, con il suo percorso triennale articolato in sette discipline per anno, si allinea fondamentalmente al suddetto obiettivo: poggiando sulle acquisizioni dei pilastri della fede (la Tradizione), intende fornire il metodo per interpretare i segni, in modo che ciascuno sia reso in grado di proseguire il percorso con una certa autonomia e, al contempo, sia abile a indirizzare altri lungo la stessa direzione.

Gli esami – per meglio dire, i colloqui – al termine di ogni corso sono opzionali e costituiscono, in ogni caso, solamente un’opportunità per sperimentare, tramite il dialogo o l’elaborato scritto personalizzato, un’autovalutazione della proprie acquisizioni.

La cadenza della scuola è settimanale (il martedì); l’orario è serale (20, 45 – 22, 10); la sede è il seminario vescovile di via Puccini.

info: giacomoponcini@alice.it

A.V.

L’apertura della scuola teologica è affidata alla prolusione dal tema: “Cosa chiedono i giovani al Sinodo
a cura della FRATERNITÀ DI CRISTIANI di Pistoia. L’appuntamento è per  martedì 9 ottobre 2018 alle ore 20,45 nell’aula magna del Seminario.

MATERIALE INFORMATIVO 2018/2019

Scuola di Formazione Teologica 2018-2019 (pdf)

Corso di Approfondimento 2018/2019 (pdf)

Libretto anno accademico 2018/2019 (pdf)

Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata sul nostro sito.