In ricordo di Suor Giovanna Teresa del monastero della Visitazione

Venerdì 17 agosto scorso, si è spenta suor Giovanna Teresa Bevilacqua. Il generoso cuore dell’anziana superiora del Monastero della Visitazione di Pistoia, si è arreso nella Casa di Cura Barbantini di Lucca dove era ricoverata da tempo.

Era nata a San Pietro a Vico di Lucca. Nella sua terra natale ebbe modo di forgiare e consolidare la sua indiscutibile vocazione allo stato religioso. Sin da ragazzina, infatti, appariva ben chiara ed evidente la sua inclinazione a seguire Gesù nella Chiesa.
Dopo aver maturato una esperienza comunitaria religiosa, nel 1959, fece il suo ingresso nel secolare Monastero della Visitazione di Pistoia, dove le venne affidata l’infermeria per curare e sollevare le sofferenze fisiche delle monache inferme, pur sempre consapevole della importante missione alla quale era stata scelta e chiamata.
Era la metà degli anni ‘70 del secolo scorso, quando venne eletta superiora per la prima volta. E in questo ruolo, mai ambito e nè ricercato, è stata riconfermata fino ai nostri giorni con i dovuti intervalli previsti dalle costituzioni dell’Ordine visitandino. Durante i suoi superiorati, mantenne inalterato pure il servizio all’infermeria monastica e per un po’ di tempo si occupò anche della formazione delle novizie.

È nella veste di madre, dolce, mite e premurosa, che si riflette, soprattutto, la sua personalità poliedrica. Si prodigava con particolare sensibilità e impegno autentico alle esigenze dell’intero cenobio claustrale e anche a chi aveva modo di incontrarla, al di là della grata, mostrava sempre ascolto, comprensione e un cuore aperto e disponibile.
La sua missione si è sempre concentrata nella preghiera e nell’amore al prossimo. Non potremo mai dimenticare la sua intelligenza vivace, il suo amore alla Chiesa, e, in particolar modo, al glorioso Ordine della Visitazione di Santa Maria, del quale conosceva quasi a memoria tutta la storia. La madre Giovanna Teresa era ben voluta da tutti. Tutti ne parlavamo con accenti di profonda stima e di affetto sincero. A Gesù aveva donato tutta se stessa, e mai nella sua fede granitica notammo un cenno di perplessità o di oscillazione.

I funerali si sono svolti lunedì pomeriggio, 20 agosto scorso, alle ore 16.00, nella chiesetta del Monastero della Visitazione di Pistoia quasi incapace di accogliere i numerosi presenti.
Ha presieduto l’Eucaristia il cappellano del monastero stesso, don Roberto Breschi, cancelliere vescovile, che ha sostituito il vescovo impossibilitato a parteciparvi. Con don Breschi ha concelebrato don Pier Luigi Biagioni della Fraternità Apostolica di Gerusalemme.
Nell’omelia il celebrante, prendendo spunto dal brano del Vangelo di Matteo, ha richiamato l’attenzione dei fedeli sulla parabola delle dieci vergini paragonandole alla nostra cara madre Giovanna Teresa che sempre ha mantenuto accesa la sua lampada in attesa dell’arrivo dello sposo.
Il servizio liturgico è stato curato dagli accoliti Graziano Borelli e Roberto Natali, mentre Alessio Tagliafierro ha coordinato i canti liturgici accompagnati dal suono dell’organo.
Era presente la madre federale con le rispettive superiori dei Monasteri della Visitazione di Lucca e di san Pancrazio (Lucca).
Al termine, la salma è stata tumulata nel cimitero di Massa e Cozzile in diocesi di Pescia, luogo da cui, nel lontano 26 febbraio 1737, partirono le tre religiose visitandine alla volta di Pistoia dove fondarono il Monastero della Visitazione.

Carlo Pellegrini




San Bartolomeo: due giorni di festa per il santo dei bambini

Leggi l’omelia del vescovo Tardelli


Tra il 23 e il 24 agosto torna la tradizionale festa di San Bartolomeo Apostolo.

La festa è dedicata in particolare ai bambini e l’unzione di San Bartolomeo, tracciata con olio benedetto sulla fronte dei piccoli, ma anche dei fedeli che lo desiderano, vuole proteggerli per tutto l’anno dai più o meno gravi incidenti dell’infanzia.

L’insolita tradizione si affermò in città quando la comunità benedettina di S.Bartolomeo venne sostituita dai Canonici Regolari Lateranensi che diffusero una tradizione di origine umbra subito accolta con grande fervore dal popolo pistoiese.

La ricorrenza di San Bartolomeo per Pistoia rappresenta una festa grande ed attesa. Per la festa i bambini (e non solo), insieme all’unzione ricevono la Corona di San Bartolomeo: una “corona” del Rosario decisamente gustosa e colorata, fatta di pastafrolla e decorata con zucchero colorato.

Ecco il programma della festa:

Giovedì 23, alle 17.30 saranno celebrati i Vespri solenni di San Bartolomeo cui seguirà, alle ore 18.00, la Santa Messa con la benedizione dell’olio per le unzioni. Le unzioni avvieranno subito dopo la messa e proseguiranno fino a mezzanotte.

Venerdì 24, alle ore 8.00 saranno celebrate le lodi mattutine seguite dalla Santa Messa; poi, dalle 9.00 alle 10.00 proseguiranno le unzioni.

La Santa Messa delle ore 10 sarà presieduta dal vescovo di Pistoia S.E. Mons. Fausto Tardelli. Una terza messa sarà celebrata nel pomeriggio alle ore 18.00.

Le unzioni saranno effettuate nei seguenti orari: dalle 11.00 alle 13.00, dalle 14.30 alle 18.00 e dalle 19.00 alle 24.00.

All’interno dei locali parrocchiali sarà visitabile la mostra sui Miracoli Eucaristici nel mondo ideata e realizzata dal venerabile Carlo Acutis, giovane morto a 15 anni di una leucemia fulminante e il cui processo di canonizzazione è in corso. Per l’occasione sarà allestita una cappella dove sarà esposto il Santissimo sacramento la sera del 23 agosto dalle 19.00 alle 24.00 e il 24 agosto, dalle 8.00 alle 24.00 (L’adorazione sarà sospesa soltanto durante la messa delle 10.00), con la presenza continua degli adoratori della Adorazione Eucaristica Perpetua di San Paolo Apostolo.

Accanto al programma religioso anche quest’anno la festa prevede numerosi momenti ricreativi dedicati ai bambini: giovedì 23 e venerdì 24 agosto nel parcheggio dietro la chiesa, dalle 10 alle 24, giochi gonfiabili per i più piccoli.

Dalle 18 di giovedì e venerdì prossimi e per tutta la serata, giochi di strada dei nostri nonni e genitori (trampoli, giochi di carta, campana, origami…) con gli Arceri del Micco e i pony di Mmhorses, ma anche l’angolo delle “Nove novelle di Picio Pacio”.

Giovedì 23 dalle 14.00 alle 17.30 l’oratorio San Domenico Savio ha organizzato un torneo di calcio nello spazio restrostante la chiesa di San Bartolomeo. Il torneo proseguirà la mattina di venerdì 24 dalle ore 11.00 alle ore 13.00. La finale è prevista per venerdì pomeriggio dalle ore 16.00 alle 17.00.

Venerdì 24 la Croce Rossa Italiana si è resa disponibile per l’assistenza medica, ma anche per l’animazione di altri eventi per i più piccoli: dalle 10.00 alle 18.00 nella piazza di San Bartolomeo: Truccabimbi e altri giochi con i volontari della Croce Rossa. Alle ore 17.00 è previsto il concerto della Banda Borgognoni di Pistoia.

La conclusione della giornata è affidata, a partire dalle ore 21.00, allo spettacolo con giochi di prestigio “C’era una volta …San Bartolomeo”.

Anche per quest’anno, infine, è stata organizzata una lotteria il cui ricavato sarà devoluto al sostentamento della Parrocchia di San Bartolomeo e per l’assistenza ai più bisognosi. L’estrazione dei numeri vincenti avverrà venerdì 24 agosto dalle 23.30 alle 24 nel parcheggio retrostante la chiesa.

 




Giovani toscani verso Roma: i giorni dell’accoglienza

Venerdì 9 e sabato 10 agosto si è svolta a Pistoia l’accoglienza dei giovani toscani verso l’appuntamento dei giovani italiani con Papa Francesco. «Pistoia infatti – ricorda Mons. Tardelli – è una città che accoglieva e accoglie i pellegrini perché custodisce una reliquia importante dell’apostolo San Giacomo. Con questo appuntamento – prosegue il vescovo – si rinnova l’antica tradizione del pellegrinaggio. Oggi è bello vedere questi giovani in cammino. Il loro è un cammino faticoso, che impegna, ma da anche senso alla vita. Sono giovani in cammino verso Roma, ma soprattutto verso la pienezza della vita».

Suor Daniela, della fraternità apostolica di Gerusalemme, fa parte dell’equipe di pastorale giovanile diocesana che ha organizzato l’accoglienza dei pellegrini toscani a Pistoia. «Giovedì 9 agosto, – racconta suor Daniela – abbiamo accolto un gruppo di Vicenza che ha percorso il tracciato della Romea Strata, dall’appennino Modenese fino alla Croce Arcana e di lì, per varie tappe fino a Pistoia. Il loro gruppo, formato da 40 ragazzi, ha celebrato la messa in cattedrale, quindi i giovani pellegrini sono stati accolti a San Paolo mentre le ragazze, con alcune Suore che le accompagnavano, sono state alloggiate a casa nostra alla Basilica della Madonna dell’Umiltà. L’indomani mattina ho accompagnato tutto il gruppo alla scoperta del centro storico e delle sue meravigliose chiese».
Venerdì si sono aggiunti ai giovani di Vicenza anche gli altri 320 ragazzi provenienti da diverse diocesi toscane. «Con loro – prosegue suor Daniela – ci siamo ritrovati alla messa a San Francesco alle 11.30 presieduta dal vescovo di Pistoia (leggi qui l’omelia del vescovo Tardelli) e concelebrata dal vescovo di Montepulciano Chiusi Pienza Stefano Manetti e da vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca.

Il pomeriggio di venerdì 10 è stato dedicato alla scoperta della città di Pistoia e a un momento di preghiera davanti alla reliquia di San Giacomo apostolo in Cattedrale. «Un vero e proprio ‘tour jacopeo’ che a partire dalla Cattedrale si è sviluppato in altre sette tappe: il Battistero, San Giovanni Fuorcivitas, San Paolo, la Basilica della Madonna dell’Umiltà, Sant’Andrea, l’ospedale del Ceppo e San Bartolomeo. In ogni luogo un giovane volontario ha atteso i pellegrini suddivisi in cinque gruppi, in una sorta di “caccia al Tesoro” che li ha aiutati a riconoscersi pellegrini sui passi di Cristo».

La conclusione della serata è stata affidata al concerto del gruppo di rock cristiano i Reale in piazza San Francesco. Al termine del concerto c’è stato anche un inedito momento di preghiera di adorazione eucaristica: «un momento forte e bellissimo con tutti i giovani in silenzio adoranti davanti a Gesù! Indimenticabile e toccante!».

La mattina di sabato 11, dopo un momento di preghiera guidato dal vescovo Manetti, tutti i pellegrini sono ripartiti alla volta di Roma per la veglia al Circo Massimo con Papa Francesco e la Messa in Piazza San Pietro.

Nella nostra Diocesi anche la parrocchia di Valenzatico è stata impegnata nell’accoglienza di tanti giovani in cammino verso Roma. «È stato un momento forte di condivisione e di gioia – racconta Don Roberto Razzoli-; hanno bussato alla nostra porta giovani pellegrini con i loro rispettivi parroci provenienti da San Giovanni Valdarno e Grosseto. Ci hanno chiesto ospitalità e noi li abbiamo accolti volentieri. Sono arrivati a Valenzatico 42 giovani pellegrini stremati. Appena arrivati li abbiamo ricevuti con un grande abbraccio di fraternità da parte della nostra comunità che ha fatto trovare loro subito una cena a base di Pizza. È stato un momento forte di condivisione. I parrocchiani si sono prodigati per fare accoglienza, nel preparare loro la cena e la colazione. Dopo cena abbiamo si è celebrata la messa, abbiamo quindi letto e condiviso il Vangelo vivendo un momento di riflessione nella piazzetta della parrocchia. Al mattino li abbiamo accompagnati a piedi da Valenzatico a Pistoia. È stata una bella esperienza – conclude don Roberto – un momento forte di condivisione e di gioia».

Tra i volontari che si sono attivati nell’accoglienza dei giovani pellegrini abbiamo raccolto una breve testimonianza di chi ha collaborato a distribuire la cena nel convento di San Francesco a Pistoia. «È stato un bel momento di chiesa. Nei giovani, nonostante la fatica ed i piedi piagati, si percepiva la gioia di essersi ritrovati tutti insieme con altri ragazzi di altre diocesi per essere Chiesa. Questo è il sentimento forte che scaturiva dalla loro gioia di condividere anche con fatica un cammino. È stata indubbiamente una bella esperienza di Chiesa».

«Mi sembra giusto esprimere un ringraziamento a tutti i componenti del servizio diocesano di Pastorale Giovanile guidati da don Fulvio e don Marius». Alessio Bartolini, seminarista della nostra diocesi che ha collaborato con l’equipe di pastorale giovanile per l’organizzazione dell’evento, intende ricordare quanti si sono impegnati per la riuscita dell’evento: «Un caloroso ringraziamento va alla curia diocesana per il prezioso supporto amministrativo e al Comune di Pistoia che ha fatto la sua parte supportando l’organizzazione dell’evento e concedendo spazi e attrezzature. Un grande grazie va infine a tutti i volontari giovani e meno giovani che ci hanno aiutato con il loro lavoro silenzioso e discreto e ci hanno fatto vivere la bellezza della fraternità. Un grazie particolare anche ai volontari del CISOM e della Polizia in congedo. Un doveroso ringraziamento va ad alcune imprese del territorio che ci hanno sostenuto con la loro generosità e con la donazione di acqua e generi alimentari: la CONAD di Pistoia e gli stabilimenti ACQUA SILVA».

Daniela Raspollini




Il rock che accende la sete di Dio: i Reale in concerto a Pistoia

In piazza San Francesco a Pistoia un concerto rock dedicato ai giovani che parteciperanno al pellegrinaggio verso Roma

Il 10 agosto i Reale in concerto a Pistoia. Abbiamo incontrato Alessandro Gallo, il leader del gruppo, per conoscere la loro storia e il loro cammino musicale e di fede. I Reale, infatti, sono ad oggi una delle poche realtà musicali in Italia in grado di coniugare ottime produzione musicali travolgenti e fede.

Alessandro, chi sono i Reale?

I Reale sono una rock band di christian music italiana, un gruppo di amici che mette la sua professione al servizio di una missione: nel nostro piccolo, rendere il mondo un posto migliore, essendo felici e portando chi ascolta la nostra musica, nel luogo in cui si trova, un pò di felicità. Cerchiamo di farlo testimoniando che credere in Dio non distrugge i sogni, ma al contrario li amplifica e porta alla felicità vera.

Tu e tua moglie vi siete incontrati nella Comunità Cenacolo di Suor Elvira. È grazie a lei che aveva scelto questa strada di vita e testimonianza. Da allora ad oggi com’è cambiata la vostra vita?

Sicuramente l’esempio di Suor Elvira ci ha dato il coraggio di fare le scelte che abbiamo fatto e stiamo facendo oggi. Noi diciamo sempre che Elvira è stata una grazia, perché ci ha fornito le “armi”, formandoci come credenti, e ci ha insegnato a credere in Dio in un modo che salva la vita e la semplifica anche nella quotidianità, attraverso tante piccole scelte concrete. Abbiamo capito che sarebbe inutile pregare se questo non aiutasse a superare i momenti di difficoltà e le tantissime porte in faccia che abbiamo trovato in questi anni. La nostra vita è cambiata a partire dal momento in cui abbiamo incontrato Elvira e ci siamo fidati di come lei ci ha riportato a Dio. Poi, una volta incontrato Gesù, è Lui che si fa strada nella nostra vita sostenendoci e aiutandoci a cambiarla ogni giorno.

Il vostro è uno straordinario percorso musicale costellato da tanti successi. Quali sono i pezzi a cui siete più affezionati e perché?

“Straordinario percorso musicale costellato da tanti successi” è una frase molto ricca, anche se in verità per il momento ci sentiamo degli operai in una missione che usano la musica e le canzoni (ringraziando ogni giorno Dio che continua ad ispirarle). Nei pezzi a cui siamo più affezionati rientra sicuramente “Alla porta del cielo”, che è la canzone che ci ha fatti conoscere maggiormente; poi quando siamo sul palco e dobbiamo decidere la scaletta, ci accorgiamo subito che ci sono alcuni pezzi a cui siamo più legati, come “Da sopra i tetti”, “Ogni mia scelta”… canzoni che in modo particolare caratterizzano ciò che siamo. In realtà dipende molto dalla situazione in cui ci troviamo, perché ci siamo resi conto che queste canzoni parlano veramente alla nostra vita e agli stati d’animo che stiamo attraversando. Dio ha ispirato davvero una canzone per ogni momento: quando c’è da gioire, si gioisce bene; quando c’è da soffrire, si comincia a sperare, e così via.

 La particolarità del vostro concerto è che al centro della vostra proposta musicale c’è Gesù stesso. I giovani che vi seguono o ascoltano i vostri concerti come vivono questa vostra identità cristiana?

Il consiglio che ci permettiamo di dare è quello di chiedere proprio ai giovani, al termine del concerto, come hanno vissuto ciò che hanno appena visto ed ascoltato. Per quelle che sono le nostre esperienze, ciò che facciamo non è mai un problema per i giovani; direi che forse troviamo maggiori ostacoli nei cuori più adulti, talvolta proprio in chi ha la responsabilità dei giovani stessi. C’è spesso molta difficoltà, da parte di chi ci chiama per un concerto, a vivere magari un quarto d’ora di Adorazione, mentre nei giovani abbiamo trovato molto sostegno, rispetto ed accoglienza, anche se non sempre condividono o pensano a Dio nella stessa maniera. Abbiamo visto che quando i giovani incontrano coerenza e rispetto, rispondono con coerenza e rispetto, e si avvicinano. Quando trovano una felicità vera non si allontanano! Queste sono spesso le paure degli adulti, dei formatori, degli educatori, di chi ha la responsabilità dei giovani, che pensa che Gesù sia passato di moda, che non vada più bene, che li allontani. Per la paura di questo molte volte non si nomina più Gesù, non Lo si porta più, non si fa più Adorazione, ma noi vi diciamo: siamo pieni di messaggi e testimonianze di giovanissimi e giovani, soprattutto dai 16 ai 30 anni, che condividono e appoggiano quello che facciamo.

 Come avete accolto l’invito di venire a Pistoia per tenere un concerto rock nel cuore della città per comunicare a tanti giovani la bellezza di credere in Dio?

L’invito l’abbiamo accolto con grande gioia, nell’essere nel cuore di Pistoia in un evento così bello insieme a tanti ragazzi e ragazze della Toscana e non solo! Vi dico però, ciò che abbiamo nel cuore: che ci sia un pubblico numeroso o no, oppure che l’evento abbia portata nazionale o locale, per noi è sempre una grande opportunità in due direzioni: in primo luogo è un’opportunità per noi di superarci ancora una volta, salendo sul palco e dando il meglio delle nostre possibilità, per dimostrare che anche suonando canzoni che parlano di Dio si può testimoniare la gioia, la ribellione, la rivoluzione, la felicità della Fede, testimoniando che si può vivere da vivi. Inoltre è un’opportunità di ricevere la bellezza del condiviVere questa esperienza, nel vedere che anche nel cuore di una sola persona che vive il concerto insieme a noi sorga almeno il dubbio che Dio esista, o che magari qualcuno possa trovare le risposte che sta cercando in quel periodo della sua vita.

 Attualmente la band è al lavoro per la produzione del nuovo album ..quando uscirà?

Ormai siamo agli sgoccioli dell’attesa per il nuovo album, che uscirà il 15 agosto in digitale e anche in formato CD. Abbiamo fatto una scelta sicuramente anti-discografica e non commerciale, perché in quel giorno tutto è chiuso e moltissimi sono via per le vacanze. Ma ogni lavoro lo abbiamo sempre affidato a Maria e non potevamo certamente far uscire questo album per noi fondamentale se non nel giorno più importante per Lei. Inoltre non ci siamo affidati ad alcuna distribuzione se non la nostra: il nostro CD si potrà ordinare esclusivamente attraverso la piattaforma di e-commerce presente nel nostro sito: come qualsiasi altro store online, si potranno aggiungere al carrello i CD per vederli poi recapitati direttamente a casa propria. Anche questa è una scelta sicuramente non commerciale (…non ho capito se coraggiosa o incosciente…) che ci permette di rimanere coerenti e liberi da qualsiasi vincolo di distribuzione che possa far spostare l’asse dalla diffusione del messaggio a quanto stiamo guadagnando: non vogliamo che la paura dell’introito vada ad inquinare la diffusione del messaggio che stiamo portando. L’album si potrà comunque pre-ordinare già a partire dal 1 agosto su iTunes (in digitale) e sul nostro sito (formato CD).

 Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi si trova a lavorare con i giovani?

Capisco che non sia un compito facile, se penso che ogni suggerimento che io potrei dare ai giovani suonerebbe ipocrita…io alla loro età ho sbagliato tanto, cercando la felicità. Direi a chi lavora con i giovani di dir loro: cerchiamo la felicità. Se l’obiettivo non è svegliarsi al mattino felici della vita che si sta vivendo, la vita non ha più senso. E direi loro che la vita non ha senso di essere vissuta per se stessi. Purtroppo però, certe cose le capisci sbattendoci la testa. Direi ai giovani: alzatevi dal divano, spegnete il cellulare due ore al giorno e uscite, magari andando a dare da mangiare alla Caritas, o facendo viaggi, andando in missione, guardando con i vostri occhi cosa succede nel mondo là fuori. Però capisco che oggi la battaglia con internet, con il telefonino, è quasi “impari” oserei dire, però i giovani cercano la rivoluzione, la “lotta”…direi loro che se cercano la rivoluzione, non è dentro un telefonino o a dei commenti, bisogna alzarsi ed uscire di casa, cominciare ad aprire gli occhi su quello che sta succedendo e vedere cosa io posso fare per rendere il mondo un posto migliore. Facendo questa cosa io ho trovato la felicità, e la felicità è coincisa con l’incontro con Dio: nei posti in cui io stavo bene, c’era Gesù. Come ho detto prima, certamente mi sento di dire a chi vive ogni giorno con i giovani di parlare loro di Gesù, del suo coraggio, del suo amore, con passione e coerenza, senza paura di vederli andare via.

 Visto che incontrerete i giovani in cammino verso il sinodo che proseguiranno per Roma cosa vorreste che rimanesse nei loro cuori?

Vorrei che rimanessero la gioia e la rivoluzione della Fede. Però più di ogni altra cosa, vorrei che proprio i giovani sentissero per primi il bisogno che nel loro cuore rimanga qualcosa, di non andare a Roma cercando tre giorni di gita, vivendo passivamente quello che altri hanno pensato che loro debbano vivere, ma che vadano a Roma per alzare la mano e dire che hanno bisogno di non sentirsi da soli, che hanno bisogno di essere felici davvero, bisogno di cose nuove, bisogno di una vicinanza nuova e vera, bisogno di essere accolti, spronati ed illuminati, bisogno di una casa che diventi il loro futuro, come noi desideriamo che la Chiesa sia la casa del nostro futuro, per noi e per i nostri figli… vorrei che nel loro cuore nascesse questo desiderio di felicità vera, non il fatto che i Reale hanno suonato bene o no…che resti nei loro cuori la sete di Dio!

Daniela Raspollini

 




Il cammino dei giovani: a Pistoia due giorni di festa e preghiera

Pistoia, la Santiago minor, riscopre l’antica vocazione di città di pellegrinaggio e accoglienza con l’arrivo di oltre 400 giovani in cammino verso Roma

Si avvicina il mese di Agosto e con esso si avvicina un evento importante per la Chiesa in Italia: l’incontro dei giovani italiani con Papa Francesco a Roma, l’11 e 12 agosto; un appuntamento significativo nel cammino della Chiesa verso il prossimo Sinodo dei vescovi [Roma 2-3 ottobre 2018] che avrà come tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

I giovani di alcune diocesi toscane, su invito del servizio di pastorale giovanile regionale, faranno tappa a Pistoia nel loro cammino verso Roma in vista dell’incontro con Papa Francesco.

Pistoia, nella cui Cattedrale si custodisce una preziosa reliquia dell’apostolo Giacomo il Maggiore, lungo i secoli è stata meta tradizionale di pellegrinaggi, in collegamento con Roma e Santiago di Compostella. La nostra città è infatti la “Santiago minor”, cresciuta attorno al culto di san Jacopo Apostolo, inserita in una rete di antiche e importante strade sempre più riscoperte e valorizzate.
Il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, coordinato da don Fulvio Baldi, è impegnato nell’accoglienza di questi giovani pellegrini. Alessio Bartolini, seminarista e collaboratore del gruppo di lavoro che si occupa dell’organizzazione dell’accoglienza, ci descrive in dettaglio l’evento.

Quale sarà il programma dell’evento?

L’evento riguarderà principalmente il giorno 10 agosto. Abbiamo cercato di non moltiplicare le attività, ma di offrire ai pellegrini occasioni di riposo, perché molti arriveranno a Pistoia a piedi, ma anche momenti di preghiera, riflessione e svago. Abbiamo previsto anche un percorso in cui fede e cultura dialogano insieme per far scoprire ai giovani pellegrini i tesori di arte e fede che la nostra città custodisce.
Ovviamente una tappa fondamentale sarà la Santa Messa la mattina del 10 agosto alle 11.30 nella chiesa di San Francesco, presieduta dal Vescovo Fausto e concelebrata da alcuni vescovi che accompagnano i giovani delle proprie diocesi . Altro momento importante sarà la visita alla Cattedrale di san Zeno in cui è custodita la preziosa reliquia di San Giacomo.
La sera alle 21.00, infine, in piazza San Francesco ci sarà un concerto del Gruppo “I Reale”.

Come sarà impegnata la nostra diocesi nell’accoglienza dei pellegrini?

La nostra Diocesi, secondo quella che da secoli è sempre stata la vocazione all’accoglienza dei pellegrini, sarà impegnata nell’accogliere i pellegrini presso il Convento di San Francesco.
I pellegrini saranno poi alloggiati in strutture messe a disposizione dall’Amministrazione Comunale e da alcune Comunità Religiose e nell’animazione dei vari momenti che saranno proposti ai giovani ospiti.

Da quali diocesi provengono i giovani pellegrini?

Ospiteremo oltre 300 giovani provenienti dalle Diocesi di Firenze, San Miniato, Grosseto, Lucca, Fiesole, Livorno e Montepulciano. Avremo inoltre un centinaio di pellegrini provenienti dalla Diocesi di Vicenza.

Altro particolare appuntamento sarà il concerto del gruppo i Reale?

Si, sarà un momento forte di musica e preghiera in cui i membri del Gruppo proporranno brani di musica rock scaturiti dalla loro esperienza di vita e dal loro cammino di fede. Una nella occasione per riflettere sul nostro essere giovani cristiani ma anche per ascoltare un po’ di buona musica.

Daniela Raspollini




Nomine in Diocesi

1.

In data 4 agosto 2018, Mons. Vescovo, in seguito alla rinuncia del rev. don Claudio Ciurli, ha nominato parroco di San Michele in Carmignano, Santa Cristina in S.Cristina a Mezzana, San Pietro in Verghereto e San Lorenzo in Montalbiolo, il rev. sac. don Elia Matija, fino ad oggi Amministratore parrocchiale delle parrocchie di S.Teresa di Gesù Bambino in Mastromarco, Santi Baronto e Desiderio in San Baronto e S. Giorgio in Porciano. La predetta nomina diverrà efficace dal 1° di settembre 2018.

2.
Sempre in data 4 agosto 2018, Mons. Vescovo ha nominato Vicario parrocchiale di Santa Maria Assunta in Gavinana, San Marcello in San Marcello Pistoiese, San Biagio in Mammiano, Madonna della Neve in Limestre, il rev. P. Cyrille Atitung Kalom fin’ora in servizio presso la parrocchia di San Giuseppe Artigiano in Violina. La predetta nomina diverrà efficace dal 1° di settembre 2018.

3.
Si comunica che i sacerdoti don Isaac D. Georges Sagna e don Bonaventure Sambou in servizio nella nostra diocesi a seguito di convenzione CEI “fidei donum” con la loro diocesi di Ziguinchor in Senegal, avendo trascorso il tempo massimo previsto per tali convenzioni di 9 anni, con settembre faranno ritorno nella loro diocesi. Ringraziandoli per il prezioso servizio prestato tra noi in questi anni, gli auguriamo ogni bene nel nuovo cammino che si apre davanti a loro.

4.
Don Fulvio Baldi è stato nominato parroco di Quarrata con decreto del 5 maggio 2018. La nomina diverrà efficace dal 9 settembre 2018.
Don Roberto Razzoli è stato nominato parroco di Violina con decreto del 9 giugno 2018. La nomina diverrà efficace dal 1° settembre 2018.
P. Luigi Procopio è stato nominato parroco di Santonuovo con decreto del 9 giugno 2018. La nomina diverrà efficace dal 1° settembre 2018.

5.
Don Roberto Breschi il 1° ottobre 2017 è stato nominato Assistente “ad triennium” dell’Apostolato della preghiera.




Il vescovo saluta il nuovo prefetto Zarrilli

L’ingresso del nuovo prefetto di Pistoia, la dott.ssa Emilia Zarrilli, è stato salutato la mattina di venerdì 4 agosto dal vescovo di Pistoia Mons. Fausto Tardelli. Il vescovo ha accolto il nuovo prefetto dandole il benvenuto a nome di tutta la Chiesa pistoiese. Un saluto particolarmente gradito perché rivolto al primo prefetto donna della città di Pistoia.

Prefetto e vescovo si sono quindi intrattenuti in una conversazione privata. Mons. vescovo ha poi offerto in omaggio alla dott.ssa Zarrilli un recente volume dedicato ai pulpiti medievali pistoiesi, augurandole una piacevole permanenza e un fruttuoso lavoro per il bene di tutto il nostro territorio. La dott.ssa Zarrilli ha alle spalle una lunga esperienza nel ministero degli interni ed ha già svolto questo incarico nelle città di Fermo e Frosinone.

Con l’occasione la Chiesa pistoiese esprime riconoscente anche la sua gratitudine e i suoi auguri per il nuovo incarico al prefetto uscente dott. Angelo Ciuni, chiamato a svolgere il proprio lavoro a nome dello Stato nella città di Udine.

(redazione) 05/08/2018




Processione di San Jacopo: la varietà di una Chiesa in uscita

Lunedì 24 luglio la solennità di San Jacopo è stata preceduta da un momento ecclesiale radicato nella storia religiosa della città: la solenne processione di San Jacopo, che ha preso il via dalla Chiesa di San Francesco fino alla Basilica Cattedrale di San Zeno.

Anche quest’anno la processione ha visto una buona partecipazione popolare, con la presenza di numerose parrocchie, movimenti, associazioni. Ricordiamo, tra i tanti, i ragazzi e gli animatori dell’Oratorio San Domenico Savio di Pistoia, una bella rappresentanza di religiose, diversi diaconi e sacerdoti della nostra diocesi, ma anche il sindaco e i figuranti del corteo storico. La processione è stata anche accompagnata dagli interventi musicali della Banda Borgognoni.

Di seguito abbiamo raccolto alcune testimonianze dei partecipanti.

«Lasciata la barca ed il padre lo seguirono…» (Mt 4,22). Giacomo, Giovanni, Andrea e Pietro seguirono Gesù e così abbiamo fatto anche noi partecipando alla processione in onore di San Jacopo. Le parrocchie di Sant’Andrea e San Filippo hanno voluto testimoniare, anche come comunità pastorale del centro storico, la devozione popolare al Santo Patrono e l’unità alla Chiesa Pistoiese guidata dal nostro vescovo. Chiesa in uscita per le vie della città, per fare vedere a tutti, anche agli indifferenti che la Chiesa testimonia, segue e confida nel Signore Gesù Cristo.
Veramente viva e partecipata è stata la presenza delle comunità “Pinoy” (Filippini) presenti con il loro stendardo di San Filippo, proprio a testimoniare che la Chiesa è Universale e che nessun uomo può sentirsi escluso.
È stata una bella occasione per pregare tutti assieme, camminando attorno alla teca con la preziosa reliquia di S. Jacopo, con un pensiero speciale per i nostri fratelli cristiani perseguitati in tanti paesi, ma che – come ha ricordato il nostro Vescovo Fausto – non fanno notizia sui giornali.
Carlo Feraci (Parrocchia Sant’Andrea Apostolo)

Alla suggestiva processione del 24 luglio, vigilia della Festa di San Jacopo, ha partecipato anche la Comunità Filippina che da tanti anni si ritrova presso la chiesa di San Filippo in via Buozzi. Alla processione ha partecipato anche Rosalyn che si fa portavoce di questo momento. «Per noi è stato bello partecipare testimoniando la nostra fede. Per me è stato come rivivere l’emozione che provavo quando nella nostra terra si facevano solenni processioni per le feste religiose. Per me è come rievocare quei momenti ed è molto importante che anche qui, nel luogo in cui adesso viviamo, siano mantenuti questi momenti di grande spiritualità».
Comunità filippina

Per noi dell’Oratorio San Domenico Savio partecipare alla processione del 24 luglio è stato un onore ed una gioia. Camminare tutti insieme: bambini, adolescenti e famiglie con le nostre magliette colorate per le vie della bella Pistoia ci ha fatto provare un particolare orgoglio di appartenere alla nostra chiesa e alla nostra città.
Oratorio San Domenico Savio

Ritengo che dovremmo essere grati al Signore per il dono dell’Episcopato e del nostro Vescovo Fausto. Credo che sia importante pregare il Padre, perché nel Nome di Gesù ci doni lo Spirito Santo. Come ha affermato il vescovo nella sua omelia per la Solennità di San Giacomo Apostolo, «il Cristiano è colui che prega, pensa, agisce in, con e per Gesù». Dovremmo mettere di più Gesù al centro delle nostre vite. Se cerchiamo veramente Gesù, allora la Fraternità e l’Unità cresceranno sempre di più perché in Gesù tutto il corpo cresce ben ordinato. Un’altra cosa importante è quella di stare attenti a non lasciare “fuori” i laici. Mi auguro che la mia esperienza non resti isolata e confinata a quella di religioso, ma che possa essere il punto di vista dei Cristiani a prescindere dalla vocazione che uno ha.
Fratel Nicola della Fraternità Apostolica di Gerusalemme

Quest’anno il nostro cammino ha avuto un colore speciale: il rosso. Rosso come il mantello di San Jacopo, ma rosso anche in difesa degli ultimi, i sofferenti e gli emarginati. «Con questo cammino ci prendiamo sulle spalle gli ultimi: forse non saremo capiti, ma va bene lo stesso». Queste le parole del nostro caro Don Enzo Benesperi. Prima di partire in processione fino a Pistoia abbiamo pregato, riso, testimoniato. Nella chiesa di San Francesco siamo entrati cantando “camminiamo sulla strada”. È stato un momento magico. Grazie San Jacopo, veglia su tutti noi!
Parrocchia di Stazione Montale

Anche quest’anno il Corpo Italiano di Soccorso Ordine di Malta ha partecipato, con i propri volontari, alla ricorrenza della festa di San Jacopo. L’Ordine di Malta è dedito al carisma di alimentare, testimoniare e difendere la fede (Tuitio fidei) e di servire i poveri e gli ammalati che rappresentano il Signore (obsequium pauperum). Siamo il linea con quanto ha detto il nostro vescovo S. E. Mons. Tardelli «…La fede cristiana è la nostra identità, è il fondamento della nostra vita», così come appartiene al nostro carisma il valore dell’accoglienza: «una cosa antica per la chiesa, – ha affermato il vescovo nel suo messaggio per il santo Patrono – che da sempre ha visto nell’“alloggiare i pellegrini” un’importante ora di misericordia, perché nel forestiero e nel pellegrino c’è Cristo stesso».
CISOM Pistoia

A cura di Daniela Raspollini

 




“Ripartire dalle parrocchie e da una comunità fraterna e missionaria”

In occasione della solennità di San Jacopo il Vescovo Fausto ha consegnato alla diocesi la lettera di indicazioni per l’anno pastorale 2018/2019. “Una comunità fraterna e missionaria” è il titolo della missiva alle componenti della chiesa di Pistoia che chiude il piano triennale pastorale incentrato sul discernimento personale e comunitario di un trittico di tematiche, iniziato nel 2016 – 2017 con “l’anno del Padre” e proseguito quest’anno con “l’anno dei poveri”.

Nella lettera pastorale il vescovo tratta molti punti: dal bisogno, avvertito da tutti, di ritrovare relazioni vere e sincere in antitesi rispetto alla solitudine crescente, al bisogno di comunione, di pace e unità, anche nella comunità dei battezzati, ponendo al centro della riflessione il tema della comunità di base, ovvero la parrocchia.

Afferma mons. Tardelli: «Come non vedere nel disperato bisogno di riconoscimento e di relazioni sincere e autentiche che è presente nella nostra società uno dei principali ‘segni dei tempi’? In quella tragica contraddizione cioè, di un mondo sempre più globale e in rete eppure sempre più colmo di solitudini? La solitudine è lo spettro che si aggira nelle nostre contrade e città. Una popolazione sempre più anziana ne rimane facilmente vittima. Non è meno vero per le generazioni più giovani. Persino tra i ragazzi e gli adolescenti la solitudine miete vittime. Una solitudine che è causa di molti mali, spesso anche del diffuso disagio economico. A sua volta ne è anche conseguenza, in una specie di circolo vizioso che intristisce l’anima e la vita. La solitudine non si vince però con la confusione e l’affollamento. I famosi “non luoghi” di Marc Augè sono pieni di gente che va e che viene ma che non si incontra. Sono invece le relazioni umane autentiche, l’accoglienza e il sorriso, la mano tesa e gli occhi che si incrociano, l’apertura del cuore e la disponibilità all’amicizia che rompono la solitudine». «Di qui l’urgenza – continua Tardelli –  di riscoprire e ritrovare il conforto di una comunità veramente fraterna (Gv 13,34; Gv 20,17), la profezia di cuori che si uniscono nella diversità (At 4,32), “l’oasi della misericordia” che è la comunità cristiana, dove si possa dire con il salmo 133: «Ecco come è bello e com’è dolce, che i fratelli vivano insieme!». 

«La comunità cristiana, la parrocchia – afferma il vescovo – sia per tutti i suoi membri l’occasione di sperimentare la comunione che caratterizza il Popolo di Dio in cammino nella storia. Una comunione fatta di amicizia e di relazioni buone. Anche conflittuali a volte, perché sincere, ma sempre positive. E per essere questo, ogni parrocchia deve mettere al suo centro Gesù Cristo e una scuola permanente di formazione alla vita nuova in Cristo secondo lo Spirito. Se si cercasse di edificare la vita comunitaria soltanto con iniziative di socializzazione umana sbaglieremmo, perché la comunità cristiana si edifica nell’amore, ma a partire dall’Eucaristia e dalla Parola viva di Cristo che trasforma e forma i cuori. Da questo incontro nasce la festa e la gioia del ritrovarsi».

Il vescovo, nella seconda parte della lettera,  propone alcuni spunti e indicazioni operative: dal riordino e al ripensamento della struttura e al numero parrocchie, alla presenza e riscoperta delle feste e delle tradizioni religiose diocesane e parrocchiali, alla valorizzazione dei “gruppi di Vangelo, alla sinodalità come strumento per una vera riforma della chiesa, al ruolo della formazione, alla valorizzazione del laicato e dei diaconi permanenti.

In ultimo mons. Vescovo richiama la questione dei giovani, con la quale chiude la indicazioni pastorali definito: «vero nervo scoperto della nostra Chiesa in questo momento».«Lo vado constatando nella mia visita pastorale – scrive Tardelli – la stessa Chiesa universale ha messo all’ordine del giorno i giovani. Ci vuole dunque ascolto e impegno nei confronti degli adolescenti e dei giovani, anche in chiave vocazionale sulla scia del Sinodo dei vescovi che il Santo Padre Francesco ha indetto per l’ottobre 2018».«Abbiamo troppo paura dei giovani -lasciatemelo dire-, mentre è giunto il momento di mettere nelle loro mani la Chiesa, le nostre parrocchie, con fiducia e speranza. Essi hanno prospettive diverse dalle nostre e forse preoccupazioni che non sempre comprendiamo, ma forse, come insegna San Benedetto nella sua famosa regola, al cap. III, essi possono insegnarci molto: «Ogni volta che in monastero bisogna trattare qualche questione importante, l’abate convochi tutta la comunità ed esponga personalmente l’affare in oggetto. Poi, dopo aver ascoltato il parere dei monaci, ci rifletta per proprio conto e faccia quel che gli sembra più opportuno. Ma abbiamo detto di consultare tutta la comunità, perché spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore». L’attenzione al mondo giovanile poi, è bene che si specifichi con proposte adeguate all’ accompagnamento degli adolescenti con percorsi ante e post Cresima; dei giovani più grandi e infine delle giovani coppie o famiglie».

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San Jacopo 2018: l’omelia del vescovo Tardelli

Sulla scia del santo vescovo Atto che di lui ottenne per Pistoia una preziosa reliquia, onoriamo anche quest’anno l’apostolo Giacomo il maggiore, grande testimone del Vangelo, ucciso dal re Erode Agrippa verso l’anno 44 d.C. a Gerusalemme

In questa annuale ricorrenza, credo che la prima cosa che dobbiamo imparare da San Jacopo sia il coraggio e la coerenza della fede. La fede per la quale egli ha dato la vita, è un grande dono che non solo va conservato ma che dobbiamo alimentare ogni giorno e anche chiedere, se ci pare di non averlo. La fede cristiana è la nostra identità, è il fondamento della nostra vita, è tra le basi della nostra civiltà; purtroppo la si può perdere o si può affievolire a causa di compromessi e viltà o di quella che viene definita “secolarizzazione”, tipico fenomeno delle società ricche e opulente. Ma cosa vuol dire “essere cristiani”.

Chi è il cristiano? C’è bisogno di chiedercelo perché in questi tempi di confusione c’è chi dice con estrema leggerezza che essere cristiani, islamici, buddisti o animisti sia la stessa cosa; a volte poi capita anche che ci si professi cristiani e cattolici senza sapere che cosa davvero significhi o senza esserlo nei fatti. Allora è bene ricordare che è cristiano chi crede in Gesù, vero Dio e vero uomo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per liberarci dai peccati e aprirci le porte del paradiso. Cristiano è chi confida in Lui e lo riconosce unico salvatore del mondo, via verità e vita e che con Lui spera di entrare nel Regno dei cieli che è la piena comunione con la Trinità santissima. Per questo cerca di vivere già quaggiù, insieme a fratelli e sorelle nella Chiesa, seguendo Gesù e mettendo in pratica i dieci comandamenti che si concentrano nell’amore verso Dio e verso il prossimo chiunque esso sia.

Cristiano è chi perdona le offese ricevute e si sforza di amare anche i nemici; accoglie i pellegrini e i forestieri; da da mangiare agli affamati e da bere agli assetati e si fa incontro con umiltà a chiunque sia nel bisogno. Cristiano è chi partecipa assiduamente all’Eucaristia domenicale, fonte e culmine di tutta la vita cristiana; prega e fa penitenza per i propri peccati, si nutre della parola di Dio e lavora instancabilmente per il Regno. Il cristiano vive in Cristo, per Cristo e con Cristo, sotto la guida dello Spirito Santo, nella grazia di Dio. Cerca di pensare come Cristo, di agire come Lui, di amare come Lui, secondo quello che la bimillenaria trazione della Chiesa propone a credere.

Questa, che ho brevemente descritto, carissimi amici e fratelli, è la fede operosa di un cristiano. Non è la fede professata nell’Islam o la credenza del buddismo o di qualsiasi altra religione. E’ fede cristiana. Nessuno ci costringe ad abbracciarla. Nessuno ci costringe a mantenerla. O è libera o semplicemente non è fede cristiana. Se però la professiamo, non sia esteriormente o di facciata; lo sia invece per convinzione profonda, impegno costante e gioiosa gratitudine.

Il cristiano però è prima di tutto un uomo. Vorrei soffermarmi ancora un attimo su questo fatto non trascurabile. Non vorrei che risultasse strano questo fermarsi a riflettere sull’uomo. No, perché l’apostolo, il testimone di Cristo, il martire è la fioritura dell’umano e l’umano resta il fondamento su cui sorge tutto l’edificio. E in certi momenti della storia, è necessario ricordarsi anche che cosa significhi essere uomini, perché il rischio della barbarie non è superato, anzi è sempre dietro l’angolo. Sia che esso prenda la forma di un mondo nuovo governato dagli algoritmi di una tecnologia che tutto pianifica e pacifica, imbrigliando però la libertà dell’uomo perché considerato l’essere più pericoloso della terra; sia che assuma la forma muscolosa di un nuovo “super uomo”, forte e prepotente che afferma la sua superiorità sugli “altri”, “sub umani” senza diritti e dignità e che considera la pietà, la giustizia e la solidarietà ridicole debolezze.

Occorre dunque ricordarci di essere uomini. Chi è però un uomo? Non è facile rispondere. Eppure bisogna farlo. Unità di corpo e anima spirituale, caratterizzato da complementarietà sessuale, l’uomo è un animale pensante e parlante e quindi relazionale, libero e cosciente si sé, a meno che qualcosa non lo condizioni in modo determinante. Che cerca la felicità e cioè il bene, il vero e il bello. Per il credente è creatura a immagine e somiglianza di Dio. La sua natura personale non è lui a darsela e a inventarsela; la può solo riconoscere e semmai svilupparla in sé e negli altri come una inalienabile dignità che unisce tutti gli esseri umani, qualunque sia la loro condizione di vita, il colore della pelle, la storia o le idee personali. Egli ha una natura sociale, per cui si definisce a partire dall’altro, non viceversa. Per questo, nell’accoglienza dell’altro fatta di attenzione, rispetto e amore, sta il compimento della sua vita che egli spera vittoriosa sopra la morte. Un tale uomo sa anche di essere estremamente fragile e di sbagliare ogni giorno. E’ dunque umile e desideroso di imparare e di migliorare se stesso con il necessario aiuto degli altri.

Come potete vedere anche da questa mia breve descrizione, carissimi amici, essere persone umane e mantenersi tali non è affatto sempre facile. Come essere per davvero cristiani. Però è necessario e pertanto occorre vigilare.

E’ tempo, il nostro, in cui io credo occorra vigilare. Sulle nostre idee e sulle nostre parole; su ciò che ci viene comunicato e a nostra volta comunichiamo. Su ciò che facciamo ogni giorno; sulle nostre piccole o grandi scelte quotidiane. Occorre vigilare, prima che accada il peggio! Perché la rabbia non vinca sulla pazienza, la paura sul coraggio, l’insulto e l’arroganza sul rispetto, la violenza sull’amore. Occorre vigilare, perché la menzogna non vinca sulla verità; gli istinti sulla ragione, la furbizia e la corruzione sull’onestà, il relativismo sul bene oggettivo…

Vigiliamo, si, vigiliamo almeno un po’. Ne basterebbe anche solo un po’ di vigilanza, ma ci vuole, perché senza son sempre successe nella storia le peggio cose.

Che il grande apostolo San Jacopo nostro patrono, allora vegli per davvero su di noi e sulla nostra città e ci aiuti ad essere vigilanti, per mantenerci sempre orgogliosamente umani e per essere autenticamente e gioiosamente cristiani.

+ Fausto Tardelli, vescovo