PER RICORDARSI CHE LA CHIESA VIVE DELL’EUCARESTIA

La solennità del Corpus Domini, il prossimo 3 giugno, sarà accompagnata dalla preghiera delle Quarantore e dalla Processione per le vie del Centro storico.

La prossima solennità del Corpus Domini è uno degli appuntamenti liturgici più sentiti dai fedeli. A Pistoia la celebrazione della festa sarà accompagnata da alcuni significativi momenti di preghiera. Alessio Bartolini, dell’ufficio liturgico diocesano ci aiuta a scoprirne la storia e il significato.

Per il secondo anno la Diocesi ripropone le tradizionali Quarantore: due giorni di adorazione eucaristica in vista del Corpus Domini. Quali sono le novità di quest’anno?

La principale novità di quest’anno sarà che l’adorazione eucaristica non si terrà in Cattedrale ma nel battistero di San Giovanni in Corte. È una bella occasione non solo per pregare in uno dei luoghi storici della nostra città, ma anche per meditare sull’unione stretta tra il Sacramento del Battesimo e l’Eucaristia, per riscoprire la gratuità dell’amore di Dio che si comunica agli uomini nei Sacramenti.

Come nasce la tradizione delle Quarantore?

L’esposizione del Santissimo Sacramento, detta Esposizione delle Quarant’ore, ebbe questo nome in memoria del tempo che Gesù stette nel santo sepolcro. Una volta, questa pia pratica era in grado di rivoluzionare le nostre città e contrade perché l’intenzione era quella di condurre i peccatori alla conversione.

La simbologia del numero quaranta, nella tradizione delle Sacre Scritture, rappresenta un periodo di purificazione ed espiazione per condurre i fedeli al traguardo della salvezza. Quaranta è il numero della tribolazione e della prova, della penitenza e del digiuno, della preghiera e della punizione: quaranta giorni e quaranta notti durò il Diluvio Universale e Mosè sostò quaranta giorni sul Monte Sinai in attesa ricevere la Legge (Es 24,38); il cammino nel deserto del profeta Elia (1 Re 19,8) e il periodo della penitenza nella città di Ninive (Gio, 3) durarono quaranta giorni; il viaggio nel deserto degli Ebrei durò quaranta anni; il periodo del digiuno di Nostro Signore Gesù, dopo il Battesimo, durò quaranta giorni ed in seguito anche la Quaresima (tempo di Passione) della Chiesa ha recuperato questa durata. Anche l’apparizione di Cristo ai suoi discepoli avvenne quaranta giorni dopo la Resurrezione e il corpo di Nostro Signore rimase nel Sepolcro per quaranta ore.

Fino a qualche decennio fa in molte delle nostre parrocchie, vi era l’usanza delle Quarantore di Carnevale (i giorni prima delle Ceneri ) e delle Quarantore di Pasqua.

L’esposizione solenne del pane eucaristico all’adorazione dei fedeli, quale atto di devozione al SS. Sacramento, si svolgeva per un periodo di quaranta ore distribuite in diversi momenti dell’arco di tre giorni come occasione di preghiera e di intercessione, spesso anche per pubbliche necessità ed era spesso conclusa, specialmente nel caso delle Quarantore Pasquali, da una imponente Processione Eucaristica.

Associazioni, movimenti, gruppi di fedeli sono chiamati ad alternarsi nell’adorazione eucaristica. Come possiamo invitarli a partecipare?

L’invito è senza dubbio rivolto a tutti i fedeli, ma sarà anche una occasione di riflessione per tutte le aggregazioni laicali, per i movimenti, per i consacrati e le consacrate, per i presbiteri ed i diaconi, per fermarsi a tu per Tu con il Signore, per trovare ristoro e lasciarsi plasmare e rigenerare dall’incontro e dal dialogo cuore a cuore con Gesù, in questo periodo intenso di attività pastorali.

È importante ricordare il valore della solennità del Corpus Domini. Qual è l’originalità di questa festa?

Il Sacrificio eucaristico è «fonte e apice di tutta la vita cristiana» (Lumen Gentium, 11); in essa ogni uomo sperimenta il realizzarsi della promessa di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Per questo il Santo Padre Giovanni Paolo II scrisse che «La Chiesa vive dell’Eucaristia!». La festa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo ci invita a pensare che l’eucaristia «non è soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi, il nucleo del mistero della Chiesa». (Ecclesia de Eucharistia,1).

Il pontificale del vescovo sarà seguito dalla processione per le vie del centro Storico: un appuntamento che rievoca una devozione molto popolare. Quale messaggio porta con sé questo momento di preghiera e testimonianza?

Il nostro camminare e portare Gesù Eucaristia, per le strade della città degli uomini è un segno importante. Essere Chiesa in uscita è farsi compagni di strada agli uomini, come il Cristo Risorto con i discepoli di Emmaus, per ascoltare, accogliere, discernere, prendersi cura, ma prima ancora per farci ardere il cuore dalla Parola e dall’amore di Cristo.

Il nostro pregare e testimoniare il Dio dell’Amore lo facciamo con una processione, cioè con un rito, con qualcosa di concreto che avviene nello spazio e nel tempo, nell’oggi, qui e ora. Scrive un eremita dei nostri giorni: «Pregare non è chiudersi nella recita di parole pie, ma portare il nostro cuore e il mondo intero nel cuore di Dio, perché la Chiesa non è tanto una istituzione ma la compagnia dei poveri di Dio nella speranza…»

 Quest’anno la processione si svolgerà per le vie del centro storico in un orario differente…

Si quest’anno su invito del Vescovo abbiamo anticipato la Processione in orario mattutino, dopo il Pontificale delle ore 10.30. Ritorno ad un’antica prassi della Chiesa Pistoiese, come di molte altre Diocesi del Centro Italia, di celebrare  il Corpus Domini al mattino all’interno delle mura della civitas.

 Daniela Raspollini




PORTARE E CONDIVIDERE IL ‘PANE’ DELLA PAROLA NEL QUOTIDIANO

Il punto su i gruppi di ascolto del Vangelo in Diocesi tra fatiche, riprese, proposte

Lunedì 14 Maggio scorso il vescovo Fausto ha incontrato gli animatori dei gruppi di ascolto del Vangelo della Diocesi, che in quest’anno pastorale, 2017-2018, hanno letto la lettera di Giacomo. Tutti hanno avuto la possibilità di raccontare al vescovo la propria esperienza riconoscendone il valore evangelizzante, esprimendo le difficoltà e le speranze di un cammino di condivisione della Parola che ormai ha più di 10 anni. Non erano presenti tutti gli animatori dei gruppi, ma una parte significativa di essi e questo ha permesso di constatare che questa iniziativa è diffusa in tutta la diocesi e raggiunge un grande numero di persone. Tutti sono stati d’accordo nel dire che tali gruppi lasciano una traccia significativa nel cuore di chi vi partecipa. Come ha scritto Piero Giacomelli, uno degli animatori: «anche se i gruppi sembrano diminuiti, dobbiamo “tener duro” e non abbatterci; quello che riceviamo infatti è molto più di quello che riusciamo a dare».

Gli incontri di ascolto del Vangelo si svolgono in famiglia su iniziativa della propria parrocchia; in un clima di semplicità, raccogliendo vicini, amici, parenti e chiunque in parrocchia abbia desiderio di partecipare. Dopo aver invocato lo Spirito Santo con una preghiera, si legge il brano biblico suggerito dal sussidio offerto dalla diocesi, sussidio intonato al programma pastorale delineato dal nostro vescovo. Quest’anno con la lettera di Giacomo abbiamo riflettuto sul tema pastorale dell’anno 2017-2018: i poveri.

Il vescovo dopo aver ascoltato i vari interventi si è rallegrato per quanto è stato raccontato e condiviso, esortando tutti a continuare con fiducia e solerzia quest’esperienza che è un dono per tutta la chiesa di Pistoia. Tra le varie cose dette, egli ha voluto sottolineare alcune realizzazioni particolari di questa esperienza e sollecitare nuovi cammini possibili. Così ha mostrato un apprezzamento particolare per l’iniziativa di coloro che si riuniscono come gruppo di ascolto in casa dei malati ed alternano l’incontro di condivisione della Parola con un incontro di preghiera; questo modo itinerante di realizzare il gruppo dà voce a quello che papa Francesco chiama «Chiesa in uscita». Inoltre, il vescovo ha sollecitato la nascita di nuovi gruppi di ascolto presso famiglie di giovani sposi, oppure presso i genitori dei bambini che si preparano alla prima comunione perché facciano anche loro un cammino di riscoperta della fede ascoltando il Vangelo in famiglia.

Concludendo il vescovo ha annunciato il tema del prossimo anno pastorale, che ispirerà la scelta del testo biblico e la composizione del sussidio che verrà offerto; il tema dell’anno è dunque «una comunità fraterna e missionaria»; esso costituirà il filo conduttore di tutte le attività pastorali, favorendo la comunione diocesana, come ha evidenziato il nostro vescovo.

Questa iniziativa richiama l’esperienza della prima comunità cristiana, quando gli Atti degli Apostoli raccontano che, all’indomani della Pentecoste, i credenti «spezzavano il pane nelle case» (At 2,46). Portare e condividere il pane della Parola nel proprio quotidiano, nell’ambiente dove viviamo, nel tessuto vitale della nostra esistenza, indica un preciso stile missionario e di annuncio.

Ancora oggi, quindi, dopo un cammino di diversi anni, questa proposta pastorale è attuale ed è oltretutto intonata con le linee del pontificato di Papa Francesco che dice nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: «La gioia del Vangelo che riempie la vita dei discepoli, è una gioia missionaria… È fondamentale che la Parola rivelata fecondi radicalmente la catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede. L’Evangelizzazione richiede familiarità con la Parola di Dio e questo esige che le diocesi le parrocchie e tutte le aggregazioni cattoliche propongano uno studio serio e perseverante della Bibbia, come pure promuovano la lettura orante personale e comunitaria» (EG 21;175). Che queste parole divengano un invito e una sollecitazione verso tutti coloro che ancora non hanno fatto questa esperienza.

Suor Giovanna Cheli – Ufficio per la Catechesi e l’Evangelizzazione




ANZIANI E ALZHEIMER: L’ECCELLENZA PISTOIESE

Il 18 e il 19 Maggio a Montecatini Terme si è svolto un importante convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer. È il nono appuntamento promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia in collaborazione con i Centri Diurni Monteoliveto.

Il vescovo Tardelli è intervenuto all’apertura del convegno sottolineando l’importanza della presenza di questi centri sul territorio pistoiese e del prezioso lavoro che in essi vi viene svolto. Un particolare ringraziamento lo ha rivolto al professor Giulio Masotti, presidente onorario della Società Italiana di geriatria e gerontologia e da sempre attivo nei centri di Pistoia.

Al convegno di Montecatini è stato presentato anche un cortometraggio realizzato dal regista Gabriele Cecconi presso il Centro Diurno Alzheimer. «Il cortometraggio – ha spiegato Francesca Longinotti, coordinatrice dei due centri diurni di Pistoia – ben evidenzia uno dei principali obiettivi delle equipe che prestano servizio presso i Centri di Monteoliveto: la stimolazione degli ospiti attraverso la musicoterapia e attività ricreative-occupazionali». La coordinatrice ha inoltre ringraziato i familiari degli ospiti che hanno dato l’autorizzazione alle riprese e quindi permesso la pubblicazione del cortometraggio.

I centri di Pistoia, che oggi rappresentano una risposta importante per le difficili situazioni di tante famiglie, sono stati voluti con ostinazione e tenacia dal vescovo Simone Scatizzi nei locali della Casa dell’Anziano e del Seminario vescovile di Pistoia, ed oggi costituiscono un fiore all’occhiello della nostra diocesi.

Il centro Diurno per Anziani disabili, che ha avviato la propria attività nel 1996, è stato concepito e realizzato per disabilità di vario tipo, ivi compresa la disabilità associata a deterioramento cognitivo. Nel centro sono ospitate circa 25 persone al giorno di cui 16 non autosufficienti e 9 con limitata autonomia per sei giorni a settimana. Molti altri lo frequentano in base alla proprie necessità.

Il centro Diurno Alzheimer presenta dei locali attrezzati e all’avanguardia per i propri ospiti ed è anche fornito di un giardino Alzheimer, realizzato con la collaborazione di due aziende vivaistiche pistoiesi, progettato per passeggiate in sicurezza e arricchito da piante tipiche del territorio. Attualmente frequentano il Centro 14 persone al giorno per sei giorni la settimana, insieme a numerosi altri utenti saltuari.

Entrambi i centri offrono assistenza infermieristica, attività di rieducazione funzionale, riabilitazione neuromotorie e stimolazione cognitiva. Accanto a queste attività è offerta un’assistenza socio-assistenziale e il trasporto a domicilio tramite mezzi idonei. Nei centri si svolgono anche momenti ricreativi, culturali e occupazionali.

Dal 2018 la Casa dell’Anziano è stata assorbita dalla Fondazione Sant’Atto per l’inclusione e la solidarietà ONLUS su volere del vescovo Tardelli. La fondazione è il braccio operativo della diocesi di Pistoia che intende promuovere, coordinare e valorizzare le esperienze di carità, accoglienza e solidarietà.

Daniela Raspollini




IN CATTEDRALE PER LE PROSSIME SOLENNITÀ

Dalla Pentecoste al Sacro Cuore: una traccia per scoprire i prossimi appuntamenti liturgici

Alessio Bartolini, dell’Ufficio Liturgico diocesano, ci guida a scoprire la ricchezza delle prossime celebrazioni liturgiche in Cattedrale. Domenica 20 maggio si celebra la festa della Pentecoste. Sarà una giornata contrassegnata da due importanti appuntamenti… 

Avremo al mattino alle ore 10.30 la Messa Pontificale di Pentecoste nella quale il Vescovo conferirà il Sacramento della Confermazione agli adulti.

Nel pomeriggio alle 18.00 ci sarà una Celebrazione eucaristica, sempre presieduta dal vescovo Fausto, con il conferimento del sacramento della confermazione per i ragazzi delle Parrocchie del centro città.

Sono due momenti liturgici molto belli che ci mostrano una viva immagine di Chiesa. Come ripeto spesso, l’unità di misura della Chiesa è la Diocesi, non la parrocchia e la liturgia celebrata dal Vescovo nella Chiesa Cattedrale è la liturgia fontale da cui tutte le altre liturgie celebrate nella Chiesa locale derivano.

L’incontro con lo Spirito Santo rappresenta un momento forte per il cristiano; come si può raccontare la bellezza del sacramento della confermazione?

Lo Spirito Santo, nella confermazione ci apre il cuore a vivere in pienezza l’incontro con il Dio Trinità, ci stimola a rafforzare quella relazione con le Persone Divine di cui nel Battesimo avevamo gettato le basi e che si alimenta con la vita spirituale, con la partecipazione all’Eucaristia, con l’accostarsi alla Riconciliazione, con il vivere fraternamente all’interno della comunità parrocchiale.

A partire dall’’Ascensione il calendario liturgico, una dietro l’altra, ricorda alcune feste importanti: la Pentecoste, la Santissima Trinità, il Corpus Domini, il Sacratissimo Cuore di Gesù. Quali suggerimenti ci provengono dalla liturgia per cogliere l’ intensità di questo tempo? 

Il Calendario Liturgico è veramente uno scrigno che racchiude un tesoro da scoprire ogni anno con rinnovato entusiasmo. La Chiesa non ci chiede di ricordarci che ogni anno ci sono delle date importanti, ci introduce e ci accompagna per mano a vivere il Mistero di Cristo, come davanti ad una pietra preziosa ce ne fa ammirare le varie sfaccettature e ci fa contemplare come l’Amore di Dio si manifesta nella storia degli uomini.

La Pentecoste, in cui celebriamo la discesa dello Spirito sugli apostoli, che ci conduce alla Verità tutta intera e che ci da la forza e la creatività per portare ancora oggi a tutti l’Annuncio della Buona Notizia.

La Santissima Trinità, occasione per metterci in contemplazione del mistero stesso del Dio Amore, non nell’unità di una sola persona , ma nella Trinità di una sola sostanza (Messale Romano – Prefazio della Ss.ma Trinità).

La Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, popolarmente detta Corpus Domini, in cui il nostro pensiero orante si sofferma sulla meditazione di Cristo Pane della Vita.

Il Sacro Cuore, in cui meditiamo la disponibilità di Gesù a compiere la volontà del Padre, splendida festa in cui l’Amore di Cristo è declinato secondo i due eventi dell’Incarnazione e della Passione, L’Eccomi del Verbo che si fa carne, come sottolinea mirabilmente l’Evangelista Giovanni nel prologo al IV Vangelo, ha il suo eco nell’Eccomi del Cristo alla sua Passione che come ci ricorda Paolo nella Lettera ai Filippesi, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce (Fil 2,8).

Quest’anno per la celebrazione del Corpus Domini nel programma quali saranno le novità?

Quest’anno la solennità del Corpus Domini è stata trasferita alla Domenica 3 giugno con la Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo in Duomo alle ore 10.30 e concelebrata dai canonici del Capitolo Cattedrale, dai parroci e dai presbiteri in servizio nelle parrocchie del centro storico e del vicariato del centro città.

Al termine della messa avrà inizio la processione che accompagnerà il Santissimo Sacramento per le strade del Centro Storico, secondo l’itinerario che trovate nella locandina.

Un’altra bella iniziativa che viene riproposta è quella delle Quarantore che si terranno nel Battistero di San Giovanni in Corte e avranno inizio venerdì 1 giugno con la messa delle ore 18.00 in duomo e poi alle 19.00 con l’esposizione del Santissimo all’adorazione dei fedeli in Battistero. L’adorazione eucaristica andrà avanti ininterrottamente fino alle ore 10.00 di domenica 3 giugno. Parrocchie, associazioni, gruppi di fedeli possono rendersi disponibili per animare un’ora della preghiera di adorazione contattando la Cattedrale al 0573 25095.

 

Daniela Raspollini

 

 

 




LA VERITÀ CHE CI FA LIBERI

Domenica 13 maggio, Solennità dell’Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo, si celebra la 52° giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali

 

Risalgo via delle Logge, in quei primi momenti di buio in cui non si è ancora accesa la movida del centro e da dietro le finestre arrivano rintocchi di stoviglie e il borbottio della televisione accesa. Una serata tiepida dopo i primi precoci bollori di maggio. Dalle stanze più alte del convento dei domenicani scende una musica rap e il brusio di migranti. Ne escono alla spicciolata, agili e dinoccolati, da una porticina sulla strada. La musica rimbalza sulle strette sponde di via delle Logge, tra la grande e silente muraglia del monastero della Visitazione e le finestre gotiche della Chiesa di San Domenico, finché si intreccia al pianto dirotto di un bimbo.

È il pianto di un piccino, coccolato sulla terrazza del palazzo di là dal Corso, proprio in fronte a via delle Logge. Il piccolo piange mentre lo culla una suora, che dondola piano e ripete appena «shhhh»…
Il mondo è complesso, ma vale la pena viverci e raccontare che succede quando si apre alla verità della fede.
«La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace» (Gv 8,32). È il titolo del messaggio per la 52° giornata per le comunicazioni sociali di Papa Francesco. «La verità vi farà liberi». Me lo ripeto e penso alle grate incatricchiate della Visitazione. Le monache di clausura vivono libere là dietro. La verità che rende liberi fa intuire che anche nella castità si può generare e donare la vita.

Il bambino piange tra le braccia della suora. Un altro, poco più grande, è morto qualche giorno fa. È solo un corpo ha detto qualcuno; non illudetevi per l’aspetto: il suo cervello è ormai del tutto andato. Se avesse potuto esprimersi e scegliere – altri hanno aggiunto – avrebbe scelto di porre fine alle propria «infinita agonia». La sua vita è «inutile»; ma ogni vita è un dono gli hanno replicato. Non lo si strazi, ma gli sia data la morte nel suo miglior interesse hanno sentenziato.

Che cos’è la verità? Piccoli senza voce, talora neppure in grado di piangere ce lo domandano. Uno di loro stava ancora nel grembo della mamma, che però ha fatto l’errore di passare il confine sbagliato. Un grave tumore non le ha impedito di provare il tutto per tutto per tenere unita la famiglia. È stata respinta senza troppa cortesia, ma il bambino è poi nato. È dunque più vera la convenzione per cui esiste un confine di una vita che nasce?
E quei ragazzi nelle stanze dei domenicani? Clandestini, migranti, perditempo a 35 euro il giorno o disperati in cerca di una vita differente? Invasione o esodo?

Su un gommone carico di taniche di benzina ne hanno recuperati tre. Tre fratelli e uno di loro, 14 anni, con la flebo attaccata al braccio. Sperduti tra le onde del Mediterraneo hanno sfidato l’abisso per far curare in Europa il fratello malato di leucemia. Altri, come Segen, 22 anni eritreo, non ce l’hanno fatta. Recuperato in mare in condizioni disperate è morto “di fame” lì a poco «pelle e ossa, senza un filo di adipe, con i muscoli ipotrofici».

Papa Francesco parla di una «logica del serpente», che sta dentro le false notizie, insidiosa perché dalla natura mimetica, che rende la menzogna appetibile e il messaggio convincente, seppure bacato e corruttore. Una questione apparentemente tecnica si presenta, a ben guardare, come uno dei grossi guai del nostro tempo, origine di peccato e perdizione. «Che cos’è la verità?». Chi è interessato al potere non si preoccupa della verità. Quando Gesù lascia intravedere l’inconsistenza di ogni potere mondano, allora Pilato pone l’interrogativo e la domanda resta sospesa.

Piange il bambino tra le braccia della suora. Riconosco d’un tratto quella sagoma nera, il suo dondolare lieve, l’alto e asciutto profilo. È stata la mia maestra all’asilo. Lo ricordo bene. Ci siamo rivisti dopo diversi anni, e poi accompagnati, seppure a distanza nella preghiera. Nel giorno dell’ordinazione sacerdotale ricordo che c’era anche lei. Arrivata a comunicarsi mi commosse rivederla lì, accanto ancora una volta, dopo quel tempo lontano di giochi e disegni infantili. La sua presenza riavvolgeva speditamente una vita e apriva la porta alla grazia di una comprensione migliore, alla possibilità di abbracciare nella luce di Dio i tanti momenti, più, meno, o per niente edificanti di un’esistenza. La guardo quietare quel piccino che piange.

C’è l’immagine della Chiesa in quel dolce e saldo dondolìo: immagine di una realtà viva, che genera nella castità, impara a essere libera nella clausura, profetica nella carità, luminosa nella dottrina della fede. Non c’è fake news che tenga di fronte a questo paradosso che morde la vita. «La verità – precisa il papa nel suo messaggio – ha a che fare con la vita intera». Un bambino sicuro tra le braccia di chi lo accoglie con amore conosce la verità, impara a scoprirla nell’affidabilità di chi lo sostiene e lo dondola, sperimenta la verità nella vita. Più si scopre amato crescendo e meno resta prigioniero di ferite e paure che camuffano la realtà. Colma dello Spirito Maria ha compreso che la verità si può schiudere anche dal paradosso «perché nulla è impossibile a Dio». L’uomo, afferma il papa «scopre e riscopre la verità quando la sperimenta in sé stesso come fedeltà e affidabilità di chi lo ama. Solo questo libera l’uomo».

«Il miglior antidoto contro le falsità non sono le strategie, ma le persone». Nell’incontro con l’altro il pregiudizio o la mistificazione si sciolgono. Pur aprendosi ad una realtà complessa chi crede è inserito nella luce della verità che unifica e vivifica.

L’incanto di via delle Logge si stempera all’imbocco del Corso, dove c’è il passeggio distratto e lo spazio aperto e stratificato della città. Il piccino sul terrazzo è adesso rientrato in casa. Restano la finestra aperta e la luce accesa su quell’episodio minimo e intimo di tenerezza e vita concreta. Suggerimenti chiari per chi è chiamato a testimoniare, ma anche a raccontare la verità, per «un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce».

Ugo Feraci – Ufficio Comunicazioni Sociali e Cultura




PARROCCHIA E AC: QUALE LEGAME POSSIBILE?

A San Miniato l’incontro regionale per i presbiteri con l’Assistente nazionale di Azione Cattolica

Qual è l’originalità di Azione Cattolica? Come rilanciare l’associazione e inserirla nell’azione pastorale delle parrocchie? Quali sono le sfide e le tentazioni del momento presente?

Tanti interrogativi sull’identità e la missione dell’Azione Cattolica al centro dell’incontro organizzato a San Miniato mercoledì 3 maggio, in occasione dell’incontro regionale per i presbiteri con l’Assistente nazionale di Azione Cattolica Mons. Gualtiero Sigismondi. Un’occasione importante per far conoscere l’associazione ai sacerdoti delle diocesi toscane e riflettere sulla sua presenza nella realtà parrocchiale.

ll vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, delegato CET per le aggregazioni laicali, portando i suoi saluti, ha confermato la fiducia e l’attenzione dei vescovi toscani nei confronti dell’associazione, che svolge un ruolo importante anche nel lavoro della consulta regionale delle aggregazioni laicali. La riflessione è stata quindi affidata a Mons. Gualtiero Sigismondi, assistente nazionale AC e successore del compianto vescovo Mons. Mansueto Bianchi.

L’AC, ha affermato Sigismondi è un «scuola di sinodalità e una scuola di formazione permanente per il clero». Ad oggi il testo di riferimento per Azione Cattolica, «l’icona più completa» per indirizzarne l’azione è sicuramente Evangelii Gaudium di Papa Francesco. A partire un breve riferimento al libro degli Atti degli Apostoli Mons. Sigismondi ha indicato quattro tensioni della Chiesa di oggi: il pericolo di mettere da parte la parola di Dio; l’incapacità di non essere segno di contraddizione, la tentazione di chiudersi in compartimenti stagni, il rischio di disgiungere dottrina e pastorale.

La missione di Azione Cattolica può risultare importante per affrontare queste quattro tensioni e superarle. AC, infatti, educa a lavorare in squadra: «l’Azione Cattolica – ha affermato Sigismondi – è scuola di sinodalità in cui si impara l’agilità pastorale».

Se l’AC è una palestra ecclesiale è anche perché la sua funzione, «il suo scopo non è che quello proprio della Chiesa». Uno scopo che raccomanda di «evitare le iniziative prive di iniziativa che ingolfano l’opera dell’associazione e della Chiesa», ma che chiede anche di prendere sul serio l’appello alla conversione pastorale richiesta da Papa Francesco. Mons. Sigismondi ha indicato alcuni precisi “passaggi” pastorali necessari alla vita di Azione Cattolica. Ha infatti invitato a:

passare a una pastorale dedicata a guidare la formazione di laici impegnati;

passare dalla rete pastorale delle parrocchie alla pastorale a rete delle parrocchie in alleanza in cui i diversi assistenti sono chiamati a imparare un lavoro condiviso;

passare dalla pastorale del campanile a quella del campanello, perché sia sviluppata una vera e propria «pastorale dell’orecchio»; una pastorale che opera «a goccia e non a pioggia», in cui assume importanza la direzione spirituale;

passare dai corsi di preparazione del sacramento del matrimonio a cammini di accompagnamento degli sposi novelli, nella consapevolezza che occorre ripartire dalla famiglia;

passare da una pastorale quasi esclusivamente concentrata nella iniziazione cristiana che vede i genitori latitanti ad una che li coinvolga, perché Azione Cattolica sa bene che non ci si può concentrare solo su i ragazzi;

passare da una pastorale giovanile ormeggiata al molo dei grandi eventi ad un discorso attento al discernimento vocazionale, alla decifrazione dei linguaggi dei giovani. In AC non può esserci principalmente pastorale dei grandi eventi, ma un cammino quotidiano che dice cura della vita interiore;

passare dal reclutamento dei catechisti a una formazione seria. Per questo un parroco può scommettere sull’Azione Cattolica;

passare dalla trincea della ritrosia di fronte a un mondo che cambia, alla presenza anche nei media digitali;

passare da un laicato che compie opera di manovalanza, ad essere cristiani che partecipano attivamente alla vita sociale del nostro paese, vincendo ogni forma di silenzio e reticenza: «meno sacrestani e più cristiani» diceva Bachelet.

Di fronte alla sfida proposta da questi numerosi, ma decisivi passaggi, l’Azione Cattolica è chiamata a prendersi cura della coscienza delle persone. AC è davvero una grande scuola di libertà, illumina e favorisce la maturazione di coscienze libere seminando la Parola senza stancarsi; avviando processi senza forzature, riconoscendo che ogni anima ha la sua pienezza nel tempo. «Soltanto un accompagnamento pastorale mirato – ha continuato Sigismondi – sa raggiungere tutti, per imparare a coinvolgere senza farsi travolgere. Un buon educatore sa mantenere le distanze della sicurezza e inquietare senza irritare, ma anche avere l’audacia di favorire il dialogo, incoraggiare senza fermare. Un po’ come si fa in famiglia. E Proprio a questo rimanda «la più bella definizione di AC», quella formulata da Mons. Bianchi: «una famiglia bella e grande».

Sigismondi ha concluso il suo intervento segnalando, con acutezza, le dodici tentazioni di un assistente AC:

  1. dimenticare che si è preti nell’AC e non dell’AC e che esiste una continua circolarità tra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale;
  2. dimenticare di amare la Chiesa. L’AC non si lamenta della Chiesa, ma la ama;
  3. sottovalutare che gli assistenti formano un collegio, che sono chiamati a coordinarsi con il vescovo;
  4. ignorare le regole della partecipazione democratica alla vita associativa e non ricordarsi di stare ognuno al proprio posto;
  5. abdicare alla pastorale dell’orecchio. All’assistente è chiesto principalmente di dirigere le coscienze e confessare;
  6. scordare che come c’è un’arte di celebrare, ce n’è una di accompagnare;
  7. rinunciare a tenere sotto controllo la febbre degli eventi;
  8. resistere a portare avanti una pastorale integrata tra i vari settori;
  9. perdere il carattere asimmetrico della relazione educativa, coinvolgendosi senza lasciarsi travolgere. In una società senza padri, infatti, il rischio è che l’assistente faccia da ‘babbo’ e non da ‘padre’.
  10. appiattire l’AC sulla parrocchia; essere cristiani non è un abito da vestire in privato;
  11. snobbare gli appuntamenti associativi;
  12. rileggere la storia dell’Azione Cattolica senza impegnarsi a scrivere la parabola del buon seminatore, cioè senza impegnarsi in un lavoro chiamato a seminare con generosità.

u.f.




CON SAN FRANCESCO ALLA SCOPERTA DI CRISTO POVERO

Una sintesi del ritiro spirituale con il vescovo a Bocca di Magra

Il monastero Santa Croce di Bocca di Magra è sempre il luogo perfetto per il ritiro spirituale che il Vescovo Tardelli anche quest’anno ha predicato alle aggregazioni laicali della Diocesi. Il luogo è meraviglioso, carico di spiritualità, di silenzio e preghiere, ma anche di bellezze naturali e vedute impareggiabili, di profumi intensi e colori delicati; con il rumore del mare che accompagna il riposo notturno!

È dunque il luogo ideale per uno degli atteggiamenti fondamentali indicati dal vescovo per questo ritiro: il silenzio, interiore ed esteriore, un “luogo privilegiato” per l’ascolto di Dio; non tanto perché le vicende della quotidianità non abbiano valore in sé, quanto perché talvolta occorre allontanarsene per fare come anche Gesù faceva: cercare un luogo in disparte e dialogare con il Padre.

Anche noi ci siamo allontanati dalla quotidianità e dalla famiglia, nella convinzione che questi pochi giorni – da domenica 28 aprile a martedì 1 maggio u.s. – siano un dono, un tempo di grazia nei quali Dio ci può cambiare, perché possiamo portare frutti anche nella nostra vita una volta tornati a casa.

Il tema del ritiro era il seguente: «Alla sequela di Gesù povero». Il Vescovo ci introdotto alla meditazione con un celebre brano della lettera ai Filippesi di Paolo (Fil 2-5,11): «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce».

In San Francesco d’Assisi il vescovo Tardelli ci ha indicato l’esempio più luminoso per illustrare cosa significhi vivere alla sequela di Gesù povero, innamorarsi di Lui, lasciarsi guidare da Lui. Chi guarda Francesco impara a lasciarsi cambiare la vita, alla ricerca continua di Colui che già ci ha trovato.

La nascita di Gesù è un segno grande di povertà e umiltà e Francesco ci si è soffermato talmente a fondo che ha ideato il Presepe vivente di Greccio. Francesco, infatti, «meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere, ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro». (Tommaso da Celano, Vita Prima, cap. 30, 84). Una nascita nella povertà – ci ha ricordato il vescovo – che è segno di uno stile di vita povero. Molto probabilmente Gesù ha lavorato con il padre e condotto una vita modesta e sobria, senza lussi. Con l’inizio della vita pubblica prende a vivere come un pellegrino, sempre in viaggio, ospite di questo e di quello, sostenuto dalla carità di pie donne (Luca 8-1,4). Una vita modesta, senza potere: Gesù agli occhi del mondo non conta nulla e non ha nessuno che lo difenda; per sua scelta fa a meno di esercitare il potere e accetta di non contare niente, egli è «mite ed umile di cuore» ed è venuto nel mondo «non per essere servito ma per servire» (Mt 20,28).

Sbaglieremmo però, se considerassimo la povertà di Gesù solo secondo un aspetto materiale o di potere; perché in realtà la povertà vera e profonda è la povertà di sé, la rinuncia a sè stesso e l’abbandono totale nelle mani del Padre. La volontà di Gesù – ci ha ricordato mons. Tardelli – è assorbita completamente da quella del Padre al punto che Egli vuole ciò che vuole il Padre.

La povertà materiale e di potere è solo il segno esteriore della povertà interiore che rappresenta l’amore per il Padre e per noi; è abbandono al Padre che non vuole che alcuno si perda e il calice amaro dell’orto dei Getsemani; è il calice pieno dei nostri peccati che Cristo accetta di bere sino in fondo per amore nostro.

Ma cosa significa seguire Gesù povero?

Il Vescovo ci ha indicato quattro modi: il primo è capire che la povertà è una beatitudine; il secondo è riconoscere quali sono le nostre false ricchezze, terzo fare i conti con le nostre povertà e ultimo, ma non meno importante, servire i poveri.

Francesco ci indica la via che dobbiamo seguire con il discernimento guidato dallo Spirito Santo. Per il poverello di Assisi, infatti, abbracciare Madonna Povertà è stata la strada della beatitudine, quella che gli ha ispirato il Cantico delle Creature, che non è il canto non di uno sconfitto, ma di un uomo felice.

Come Francesco ha abbandonato le false ricchezze anche noi possiamo farlo, riconoscendo le persone o le realtà che prendono e trattengono il nostro cuore, allontanandolo dal vero amore che ci rende liberi: denaro, prestigio, posizione sociale e culturale, affetti. «Se mi togliessero tutto questo sarei forse perduto?». È la domanda che il vescovo ci ha invitato a rivolgerci più spesso, riconoscendo le nostre povertà. Questo riconoscimento permette di aprirci a Dio, di abbracciare Cristo povero sentendosi sorretti da Lui.

Il Vescovo, infine, ci ha anche ricordato l’importanza di servire i poveri. Ancora una volta Francesco d’Assisi ci insegna: l’abbraccio con il lebbroso è un atto di misericordia mosso dalla Grazia, compiuto senza paura, con un atteggiamento di compassione, ma anche di contemplazione di Gesù povero e desiderio di partecipazione alla sua vita. Il gesto di Francesco riconosce nelle piaghe dei poveri quelle di Gesù: è consapevolezza che tutti abbiamo bisogno della Misericordia di Dio.

«Domandiamoci – ha concluso il Vescovo-, se stiamo servendo i poveri e come lo facciamo; se siamo poveri ed innamorati di Gesù povero, se siamo capaci di stare accanto ai nostri fratelli poveri con quella compassione che Dio mostra per noi. Gesù non è accanto ai poveri ponendosi dall’alto in basso, ma in una posizione fatta di partecipazione e condivisione. Gesù si è fatto compagno di strada e cerca il rinnovamento profondo di  ogni uomo, a cui va incontro con lo scopo di farlo ricco del Suo amore e di quello del Padre, per servire i poveri e non servirsi di loro».

Chiara Geri Romagnani (Centro Famiglia Sant’Anna)




NUOVO PARROCO A QUARRATA

Domenica 6 maggio il vescovo ha indirizzato una lettera ai fedeli della parrocchia di Santa Maria Assunta a Quarrata per comunicare il nome del nuovo parroco che prenderà servizio dopo l’estate.

Ecco il testo:

“Carissimi parrocchiani di Quarrata, finalmente sono in grado di potervi annunciare chi sarà il vostro nuovo parroco.

Dopo i tempi della sofferenza e dello smarrimento, giungono ora i giorni del rinnovamento e della ripresa. Con molta gratitudine mi rivolgo innanzitutto a p. Stefano Soresina che con grande generosità, con vero amore di pastore e dedizione di mente, cuore e tempo, ha assicurato in questi mesi una significativa presenza sacerdotale ed è stato veramente una buona guida per il gregge del Signore che rischiava di disperdersi. Devo ringraziare anche don Ugo Feraci che è stato un primo e prezioso “traghettatore” in momenti per voi difficili. Il mio grazie va pure al diacono Pierattini che si è reso disponibile per il servizio pastorale in questa zona. Un grazie anche a tutti gli altri sacerdoti che in questo periodo hanno dato una mano, a partire dal Vicario Foraneo, don Roberto Razzoli. Una grazie sentito però va anche a tutti voi, collaboratori parrocchiali a vario titolo e semplici fedeli di Quarrata che avete affrontato con fede, pazienza e amore un periodo certamente non facile.

Ora dunque, ringraziando lo Spirito Santo, siamo arrivati a una soluzione che ritengo stabile e duratura. Ha accettato di venire in mezzo a voi a servirvi nel nome del Signore – e ne sono davvero molto contento – don Fulvio Baldi, un ancor giovane sacerdote, pieno di energia e di amore, che ha sempre dato buona prova di sé nel ministero esercitato fino ad oggi.

Verrà a voi ufficialmente in settembre, ma da ora inizierà a prendere contatto con le varie realtà parrocchiali.

Padre Stefano continuerà il suo servizio tra voi fino all’ingresso del nuovo parroco.

Don Fulvio assumerà l’ufficio di parroco di S. Maria Assunta in Quarrata ma non quello di Violina, Lucciano e Buriano; manterrà invece la responsabilità di Masiano e Piuvica. Per questo sarà coadiuvato nel suo servizio da un Cappellano.

Per quanto riguarda la parrocchia di Violina e le comunità di Buriano e Lucciano, vi comunicherò a breve come intendo provvedervi.

Vi chiedo sin da ora di pregare per il vostro nuovo parroco e di predisporvi ad accoglierlo con gioia, offrendogli la vostra sincera e fattiva collaborazione. Come ho già avuto modo di dirvi, S. Maria Assunta di Quarrata è una bella e ricca comunità parrocchiale. Attorno al sacerdote, insieme potete fare grandi cose per il Regno di Dio nei vostri cuori e in quelli delle persone che vivono nelle vostre terre. Siate partecipi e non passivi spettatori, perché nella chiesa ognuno ha un suo dono dal Signore da mettere a frutto per il bene di tutti.

Affido a Maria SS. don Fulvio e ognuno di voi con le vostre famiglie, perché possiate camminare con gioia ed essere nel vostro territorio luce e sale di Vangelo.

Dio vi benedica”.

+ Il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli




MONS. TARDELLI PRESENTA: «GAUDETE ET EXSULTATE»

Il vescovo Tardelli rilancia e commenta l’invito alla santità di Papa Francesco

Lunedì 7 maggio alle ore 21, presso la Cattedrale di San Zeno, il vescovo di Pistoia presenterà ai fedeli la nuova esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. La serata, organizzata dall’unità pastorale del Centro Storico di Pistoia, è aperta a tutti.

Nella sua nuova esortazione, Papa Francesco invita a «non avere paura della santità». La santità, spiega, «non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere (…) Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. In fondo, come diceva León Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza, […] quella di non essere santi».

Il testo, reso noto quasi un mese fa, non si presenta come «un “trattato”», quanto come «un invito a far risuonare nel mondo contemporaneo una vocazione universale, la chiamata a diventare santi».  Un appello alla santità rivolto a tutti, per riconoscere «la santità della porta accanto» e far crescere «la classe media della santità».

Un intento che il Papa svolge in cinque capitoli ben riassunti da padre Antonio Spadaro,direttore di Civiltà Cattolica. «Il punto di partenza è “la chiamata alla santità” rivolta a tutti. qui si passa alla chiara individuazione di “due sottili nemici” che tendono a risolvere la santità in forme elitarie, intellettuali o volontaristiche. Quindi si prendono le beatitudini evangeliche come modello positivo di una santità che consiste nel seguire la via “alla luce del Maestro” e non una vaga ideologia religiosa. Si descrivono poi “alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale”: pazienza e mitezza, umorismo, audacia e fervore, vita comunitaria e preghiera costante. L’Esortazione si conclude con un capitolo dedicato alla vita spirituale come “combattimento, vigilanza e discernimento”.

L’esortazione apostolica è stata pubblicizzata dalla sala Stampa vaticana anche grazie a un video-spot. È la prima volta che un documento pontificio è accompagnato da un video di presentazione.

 




ORATORI ESTIVI: TORNA ORAESTATE

Formazione per gli Animatori degli Oratori Estivi Parrocchiali

Come ogni anno la Pastorale Giovanile diocesana propone a tutti coloro che intendono organizzare l’esperienza dell’oratorio estivo nella propria parrocchia un corso di formazione per gli animatori.

Gli incontri, che avranno luogo presso il Seminario Vescovile di Pistoia, sono previsti nei seguenti giorni:

Domenica 6 maggio: ore 15–18

Giovedì 10 maggio: ore 21

Guideranno gli incontri alcuni formatori dell’ANSPI (ORATORIO 20.20elle).

Rifletteremo insieme sulla figura dell’animatore e saranno fornite alcune indicazioni utili per l’impostazione dell’oratorio estivo. Non mancherà la presentazione di alcune tecniche di animazione e del sussidio per quest’anno.

Vi aspettiamo!

Don Fulvio Baldi – Ufficio Pastorale Giovanile