IN CATTEDRALE PER LE PROSSIME SOLENNITÀ

Dalla Pentecoste al Sacro Cuore: una traccia per scoprire i prossimi appuntamenti liturgici

Alessio Bartolini, dell’Ufficio Liturgico diocesano, ci guida a scoprire la ricchezza delle prossime celebrazioni liturgiche in Cattedrale. Domenica 20 maggio si celebra la festa della Pentecoste. Sarà una giornata contrassegnata da due importanti appuntamenti… 

Avremo al mattino alle ore 10.30 la Messa Pontificale di Pentecoste nella quale il Vescovo conferirà il Sacramento della Confermazione agli adulti.

Nel pomeriggio alle 18.00 ci sarà una Celebrazione eucaristica, sempre presieduta dal vescovo Fausto, con il conferimento del sacramento della confermazione per i ragazzi delle Parrocchie del centro città.

Sono due momenti liturgici molto belli che ci mostrano una viva immagine di Chiesa. Come ripeto spesso, l’unità di misura della Chiesa è la Diocesi, non la parrocchia e la liturgia celebrata dal Vescovo nella Chiesa Cattedrale è la liturgia fontale da cui tutte le altre liturgie celebrate nella Chiesa locale derivano.

L’incontro con lo Spirito Santo rappresenta un momento forte per il cristiano; come si può raccontare la bellezza del sacramento della confermazione?

Lo Spirito Santo, nella confermazione ci apre il cuore a vivere in pienezza l’incontro con il Dio Trinità, ci stimola a rafforzare quella relazione con le Persone Divine di cui nel Battesimo avevamo gettato le basi e che si alimenta con la vita spirituale, con la partecipazione all’Eucaristia, con l’accostarsi alla Riconciliazione, con il vivere fraternamente all’interno della comunità parrocchiale.

A partire dall’’Ascensione il calendario liturgico, una dietro l’altra, ricorda alcune feste importanti: la Pentecoste, la Santissima Trinità, il Corpus Domini, il Sacratissimo Cuore di Gesù. Quali suggerimenti ci provengono dalla liturgia per cogliere l’ intensità di questo tempo? 

Il Calendario Liturgico è veramente uno scrigno che racchiude un tesoro da scoprire ogni anno con rinnovato entusiasmo. La Chiesa non ci chiede di ricordarci che ogni anno ci sono delle date importanti, ci introduce e ci accompagna per mano a vivere il Mistero di Cristo, come davanti ad una pietra preziosa ce ne fa ammirare le varie sfaccettature e ci fa contemplare come l’Amore di Dio si manifesta nella storia degli uomini.

La Pentecoste, in cui celebriamo la discesa dello Spirito sugli apostoli, che ci conduce alla Verità tutta intera e che ci da la forza e la creatività per portare ancora oggi a tutti l’Annuncio della Buona Notizia.

La Santissima Trinità, occasione per metterci in contemplazione del mistero stesso del Dio Amore, non nell’unità di una sola persona , ma nella Trinità di una sola sostanza (Messale Romano – Prefazio della Ss.ma Trinità).

La Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, popolarmente detta Corpus Domini, in cui il nostro pensiero orante si sofferma sulla meditazione di Cristo Pane della Vita.

Il Sacro Cuore, in cui meditiamo la disponibilità di Gesù a compiere la volontà del Padre, splendida festa in cui l’Amore di Cristo è declinato secondo i due eventi dell’Incarnazione e della Passione, L’Eccomi del Verbo che si fa carne, come sottolinea mirabilmente l’Evangelista Giovanni nel prologo al IV Vangelo, ha il suo eco nell’Eccomi del Cristo alla sua Passione che come ci ricorda Paolo nella Lettera ai Filippesi, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce (Fil 2,8).

Quest’anno per la celebrazione del Corpus Domini nel programma quali saranno le novità?

Quest’anno la solennità del Corpus Domini è stata trasferita alla Domenica 3 giugno con la Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo in Duomo alle ore 10.30 e concelebrata dai canonici del Capitolo Cattedrale, dai parroci e dai presbiteri in servizio nelle parrocchie del centro storico e del vicariato del centro città.

Al termine della messa avrà inizio la processione che accompagnerà il Santissimo Sacramento per le strade del Centro Storico, secondo l’itinerario che trovate nella locandina.

Un’altra bella iniziativa che viene riproposta è quella delle Quarantore che si terranno nel Battistero di San Giovanni in Corte e avranno inizio venerdì 1 giugno con la messa delle ore 18.00 in duomo e poi alle 19.00 con l’esposizione del Santissimo all’adorazione dei fedeli in Battistero. L’adorazione eucaristica andrà avanti ininterrottamente fino alle ore 10.00 di domenica 3 giugno. Parrocchie, associazioni, gruppi di fedeli possono rendersi disponibili per animare un’ora della preghiera di adorazione contattando la Cattedrale al 0573 25095.

 

Daniela Raspollini

 

 

 




LA VERITÀ CHE CI FA LIBERI

Domenica 13 maggio, Solennità dell’Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo, si celebra la 52° giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali

 

Risalgo via delle Logge, in quei primi momenti di buio in cui non si è ancora accesa la movida del centro e da dietro le finestre arrivano rintocchi di stoviglie e il borbottio della televisione accesa. Una serata tiepida dopo i primi precoci bollori di maggio. Dalle stanze più alte del convento dei domenicani scende una musica rap e il brusio di migranti. Ne escono alla spicciolata, agili e dinoccolati, da una porticina sulla strada. La musica rimbalza sulle strette sponde di via delle Logge, tra la grande e silente muraglia del monastero della Visitazione e le finestre gotiche della Chiesa di San Domenico, finché si intreccia al pianto dirotto di un bimbo.

È il pianto di un piccino, coccolato sulla terrazza del palazzo di là dal Corso, proprio in fronte a via delle Logge. Il piccolo piange mentre lo culla una suora, che dondola piano e ripete appena «shhhh»…
Il mondo è complesso, ma vale la pena viverci e raccontare che succede quando si apre alla verità della fede.
«La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace» (Gv 8,32). È il titolo del messaggio per la 52° giornata per le comunicazioni sociali di Papa Francesco. «La verità vi farà liberi». Me lo ripeto e penso alle grate incatricchiate della Visitazione. Le monache di clausura vivono libere là dietro. La verità che rende liberi fa intuire che anche nella castità si può generare e donare la vita.

Il bambino piange tra le braccia della suora. Un altro, poco più grande, è morto qualche giorno fa. È solo un corpo ha detto qualcuno; non illudetevi per l’aspetto: il suo cervello è ormai del tutto andato. Se avesse potuto esprimersi e scegliere – altri hanno aggiunto – avrebbe scelto di porre fine alle propria «infinita agonia». La sua vita è «inutile»; ma ogni vita è un dono gli hanno replicato. Non lo si strazi, ma gli sia data la morte nel suo miglior interesse hanno sentenziato.

Che cos’è la verità? Piccoli senza voce, talora neppure in grado di piangere ce lo domandano. Uno di loro stava ancora nel grembo della mamma, che però ha fatto l’errore di passare il confine sbagliato. Un grave tumore non le ha impedito di provare il tutto per tutto per tenere unita la famiglia. È stata respinta senza troppa cortesia, ma il bambino è poi nato. È dunque più vera la convenzione per cui esiste un confine di una vita che nasce?
E quei ragazzi nelle stanze dei domenicani? Clandestini, migranti, perditempo a 35 euro il giorno o disperati in cerca di una vita differente? Invasione o esodo?

Su un gommone carico di taniche di benzina ne hanno recuperati tre. Tre fratelli e uno di loro, 14 anni, con la flebo attaccata al braccio. Sperduti tra le onde del Mediterraneo hanno sfidato l’abisso per far curare in Europa il fratello malato di leucemia. Altri, come Segen, 22 anni eritreo, non ce l’hanno fatta. Recuperato in mare in condizioni disperate è morto “di fame” lì a poco «pelle e ossa, senza un filo di adipe, con i muscoli ipotrofici».

Papa Francesco parla di una «logica del serpente», che sta dentro le false notizie, insidiosa perché dalla natura mimetica, che rende la menzogna appetibile e il messaggio convincente, seppure bacato e corruttore. Una questione apparentemente tecnica si presenta, a ben guardare, come uno dei grossi guai del nostro tempo, origine di peccato e perdizione. «Che cos’è la verità?». Chi è interessato al potere non si preoccupa della verità. Quando Gesù lascia intravedere l’inconsistenza di ogni potere mondano, allora Pilato pone l’interrogativo e la domanda resta sospesa.

Piange il bambino tra le braccia della suora. Riconosco d’un tratto quella sagoma nera, il suo dondolare lieve, l’alto e asciutto profilo. È stata la mia maestra all’asilo. Lo ricordo bene. Ci siamo rivisti dopo diversi anni, e poi accompagnati, seppure a distanza nella preghiera. Nel giorno dell’ordinazione sacerdotale ricordo che c’era anche lei. Arrivata a comunicarsi mi commosse rivederla lì, accanto ancora una volta, dopo quel tempo lontano di giochi e disegni infantili. La sua presenza riavvolgeva speditamente una vita e apriva la porta alla grazia di una comprensione migliore, alla possibilità di abbracciare nella luce di Dio i tanti momenti, più, meno, o per niente edificanti di un’esistenza. La guardo quietare quel piccino che piange.

C’è l’immagine della Chiesa in quel dolce e saldo dondolìo: immagine di una realtà viva, che genera nella castità, impara a essere libera nella clausura, profetica nella carità, luminosa nella dottrina della fede. Non c’è fake news che tenga di fronte a questo paradosso che morde la vita. «La verità – precisa il papa nel suo messaggio – ha a che fare con la vita intera». Un bambino sicuro tra le braccia di chi lo accoglie con amore conosce la verità, impara a scoprirla nell’affidabilità di chi lo sostiene e lo dondola, sperimenta la verità nella vita. Più si scopre amato crescendo e meno resta prigioniero di ferite e paure che camuffano la realtà. Colma dello Spirito Maria ha compreso che la verità si può schiudere anche dal paradosso «perché nulla è impossibile a Dio». L’uomo, afferma il papa «scopre e riscopre la verità quando la sperimenta in sé stesso come fedeltà e affidabilità di chi lo ama. Solo questo libera l’uomo».

«Il miglior antidoto contro le falsità non sono le strategie, ma le persone». Nell’incontro con l’altro il pregiudizio o la mistificazione si sciolgono. Pur aprendosi ad una realtà complessa chi crede è inserito nella luce della verità che unifica e vivifica.

L’incanto di via delle Logge si stempera all’imbocco del Corso, dove c’è il passeggio distratto e lo spazio aperto e stratificato della città. Il piccino sul terrazzo è adesso rientrato in casa. Restano la finestra aperta e la luce accesa su quell’episodio minimo e intimo di tenerezza e vita concreta. Suggerimenti chiari per chi è chiamato a testimoniare, ma anche a raccontare la verità, per «un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce».

Ugo Feraci – Ufficio Comunicazioni Sociali e Cultura




PARROCCHIA E AC: QUALE LEGAME POSSIBILE?

A San Miniato l’incontro regionale per i presbiteri con l’Assistente nazionale di Azione Cattolica

Qual è l’originalità di Azione Cattolica? Come rilanciare l’associazione e inserirla nell’azione pastorale delle parrocchie? Quali sono le sfide e le tentazioni del momento presente?

Tanti interrogativi sull’identità e la missione dell’Azione Cattolica al centro dell’incontro organizzato a San Miniato mercoledì 3 maggio, in occasione dell’incontro regionale per i presbiteri con l’Assistente nazionale di Azione Cattolica Mons. Gualtiero Sigismondi. Un’occasione importante per far conoscere l’associazione ai sacerdoti delle diocesi toscane e riflettere sulla sua presenza nella realtà parrocchiale.

ll vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, delegato CET per le aggregazioni laicali, portando i suoi saluti, ha confermato la fiducia e l’attenzione dei vescovi toscani nei confronti dell’associazione, che svolge un ruolo importante anche nel lavoro della consulta regionale delle aggregazioni laicali. La riflessione è stata quindi affidata a Mons. Gualtiero Sigismondi, assistente nazionale AC e successore del compianto vescovo Mons. Mansueto Bianchi.

L’AC, ha affermato Sigismondi è un «scuola di sinodalità e una scuola di formazione permanente per il clero». Ad oggi il testo di riferimento per Azione Cattolica, «l’icona più completa» per indirizzarne l’azione è sicuramente Evangelii Gaudium di Papa Francesco. A partire un breve riferimento al libro degli Atti degli Apostoli Mons. Sigismondi ha indicato quattro tensioni della Chiesa di oggi: il pericolo di mettere da parte la parola di Dio; l’incapacità di non essere segno di contraddizione, la tentazione di chiudersi in compartimenti stagni, il rischio di disgiungere dottrina e pastorale.

La missione di Azione Cattolica può risultare importante per affrontare queste quattro tensioni e superarle. AC, infatti, educa a lavorare in squadra: «l’Azione Cattolica – ha affermato Sigismondi – è scuola di sinodalità in cui si impara l’agilità pastorale».

Se l’AC è una palestra ecclesiale è anche perché la sua funzione, «il suo scopo non è che quello proprio della Chiesa». Uno scopo che raccomanda di «evitare le iniziative prive di iniziativa che ingolfano l’opera dell’associazione e della Chiesa», ma che chiede anche di prendere sul serio l’appello alla conversione pastorale richiesta da Papa Francesco. Mons. Sigismondi ha indicato alcuni precisi “passaggi” pastorali necessari alla vita di Azione Cattolica. Ha infatti invitato a:

passare a una pastorale dedicata a guidare la formazione di laici impegnati;

passare dalla rete pastorale delle parrocchie alla pastorale a rete delle parrocchie in alleanza in cui i diversi assistenti sono chiamati a imparare un lavoro condiviso;

passare dalla pastorale del campanile a quella del campanello, perché sia sviluppata una vera e propria «pastorale dell’orecchio»; una pastorale che opera «a goccia e non a pioggia», in cui assume importanza la direzione spirituale;

passare dai corsi di preparazione del sacramento del matrimonio a cammini di accompagnamento degli sposi novelli, nella consapevolezza che occorre ripartire dalla famiglia;

passare da una pastorale quasi esclusivamente concentrata nella iniziazione cristiana che vede i genitori latitanti ad una che li coinvolga, perché Azione Cattolica sa bene che non ci si può concentrare solo su i ragazzi;

passare da una pastorale giovanile ormeggiata al molo dei grandi eventi ad un discorso attento al discernimento vocazionale, alla decifrazione dei linguaggi dei giovani. In AC non può esserci principalmente pastorale dei grandi eventi, ma un cammino quotidiano che dice cura della vita interiore;

passare dal reclutamento dei catechisti a una formazione seria. Per questo un parroco può scommettere sull’Azione Cattolica;

passare dalla trincea della ritrosia di fronte a un mondo che cambia, alla presenza anche nei media digitali;

passare da un laicato che compie opera di manovalanza, ad essere cristiani che partecipano attivamente alla vita sociale del nostro paese, vincendo ogni forma di silenzio e reticenza: «meno sacrestani e più cristiani» diceva Bachelet.

Di fronte alla sfida proposta da questi numerosi, ma decisivi passaggi, l’Azione Cattolica è chiamata a prendersi cura della coscienza delle persone. AC è davvero una grande scuola di libertà, illumina e favorisce la maturazione di coscienze libere seminando la Parola senza stancarsi; avviando processi senza forzature, riconoscendo che ogni anima ha la sua pienezza nel tempo. «Soltanto un accompagnamento pastorale mirato – ha continuato Sigismondi – sa raggiungere tutti, per imparare a coinvolgere senza farsi travolgere. Un buon educatore sa mantenere le distanze della sicurezza e inquietare senza irritare, ma anche avere l’audacia di favorire il dialogo, incoraggiare senza fermare. Un po’ come si fa in famiglia. E Proprio a questo rimanda «la più bella definizione di AC», quella formulata da Mons. Bianchi: «una famiglia bella e grande».

Sigismondi ha concluso il suo intervento segnalando, con acutezza, le dodici tentazioni di un assistente AC:

  1. dimenticare che si è preti nell’AC e non dell’AC e che esiste una continua circolarità tra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale;
  2. dimenticare di amare la Chiesa. L’AC non si lamenta della Chiesa, ma la ama;
  3. sottovalutare che gli assistenti formano un collegio, che sono chiamati a coordinarsi con il vescovo;
  4. ignorare le regole della partecipazione democratica alla vita associativa e non ricordarsi di stare ognuno al proprio posto;
  5. abdicare alla pastorale dell’orecchio. All’assistente è chiesto principalmente di dirigere le coscienze e confessare;
  6. scordare che come c’è un’arte di celebrare, ce n’è una di accompagnare;
  7. rinunciare a tenere sotto controllo la febbre degli eventi;
  8. resistere a portare avanti una pastorale integrata tra i vari settori;
  9. perdere il carattere asimmetrico della relazione educativa, coinvolgendosi senza lasciarsi travolgere. In una società senza padri, infatti, il rischio è che l’assistente faccia da ‘babbo’ e non da ‘padre’.
  10. appiattire l’AC sulla parrocchia; essere cristiani non è un abito da vestire in privato;
  11. snobbare gli appuntamenti associativi;
  12. rileggere la storia dell’Azione Cattolica senza impegnarsi a scrivere la parabola del buon seminatore, cioè senza impegnarsi in un lavoro chiamato a seminare con generosità.

u.f.




CON SAN FRANCESCO ALLA SCOPERTA DI CRISTO POVERO

Una sintesi del ritiro spirituale con il vescovo a Bocca di Magra

Il monastero Santa Croce di Bocca di Magra è sempre il luogo perfetto per il ritiro spirituale che il Vescovo Tardelli anche quest’anno ha predicato alle aggregazioni laicali della Diocesi. Il luogo è meraviglioso, carico di spiritualità, di silenzio e preghiere, ma anche di bellezze naturali e vedute impareggiabili, di profumi intensi e colori delicati; con il rumore del mare che accompagna il riposo notturno!

È dunque il luogo ideale per uno degli atteggiamenti fondamentali indicati dal vescovo per questo ritiro: il silenzio, interiore ed esteriore, un “luogo privilegiato” per l’ascolto di Dio; non tanto perché le vicende della quotidianità non abbiano valore in sé, quanto perché talvolta occorre allontanarsene per fare come anche Gesù faceva: cercare un luogo in disparte e dialogare con il Padre.

Anche noi ci siamo allontanati dalla quotidianità e dalla famiglia, nella convinzione che questi pochi giorni – da domenica 28 aprile a martedì 1 maggio u.s. – siano un dono, un tempo di grazia nei quali Dio ci può cambiare, perché possiamo portare frutti anche nella nostra vita una volta tornati a casa.

Il tema del ritiro era il seguente: «Alla sequela di Gesù povero». Il Vescovo ci introdotto alla meditazione con un celebre brano della lettera ai Filippesi di Paolo (Fil 2-5,11): «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce».

In San Francesco d’Assisi il vescovo Tardelli ci ha indicato l’esempio più luminoso per illustrare cosa significhi vivere alla sequela di Gesù povero, innamorarsi di Lui, lasciarsi guidare da Lui. Chi guarda Francesco impara a lasciarsi cambiare la vita, alla ricerca continua di Colui che già ci ha trovato.

La nascita di Gesù è un segno grande di povertà e umiltà e Francesco ci si è soffermato talmente a fondo che ha ideato il Presepe vivente di Greccio. Francesco, infatti, «meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere, ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro». (Tommaso da Celano, Vita Prima, cap. 30, 84). Una nascita nella povertà – ci ha ricordato il vescovo – che è segno di uno stile di vita povero. Molto probabilmente Gesù ha lavorato con il padre e condotto una vita modesta e sobria, senza lussi. Con l’inizio della vita pubblica prende a vivere come un pellegrino, sempre in viaggio, ospite di questo e di quello, sostenuto dalla carità di pie donne (Luca 8-1,4). Una vita modesta, senza potere: Gesù agli occhi del mondo non conta nulla e non ha nessuno che lo difenda; per sua scelta fa a meno di esercitare il potere e accetta di non contare niente, egli è «mite ed umile di cuore» ed è venuto nel mondo «non per essere servito ma per servire» (Mt 20,28).

Sbaglieremmo però, se considerassimo la povertà di Gesù solo secondo un aspetto materiale o di potere; perché in realtà la povertà vera e profonda è la povertà di sé, la rinuncia a sè stesso e l’abbandono totale nelle mani del Padre. La volontà di Gesù – ci ha ricordato mons. Tardelli – è assorbita completamente da quella del Padre al punto che Egli vuole ciò che vuole il Padre.

La povertà materiale e di potere è solo il segno esteriore della povertà interiore che rappresenta l’amore per il Padre e per noi; è abbandono al Padre che non vuole che alcuno si perda e il calice amaro dell’orto dei Getsemani; è il calice pieno dei nostri peccati che Cristo accetta di bere sino in fondo per amore nostro.

Ma cosa significa seguire Gesù povero?

Il Vescovo ci ha indicato quattro modi: il primo è capire che la povertà è una beatitudine; il secondo è riconoscere quali sono le nostre false ricchezze, terzo fare i conti con le nostre povertà e ultimo, ma non meno importante, servire i poveri.

Francesco ci indica la via che dobbiamo seguire con il discernimento guidato dallo Spirito Santo. Per il poverello di Assisi, infatti, abbracciare Madonna Povertà è stata la strada della beatitudine, quella che gli ha ispirato il Cantico delle Creature, che non è il canto non di uno sconfitto, ma di un uomo felice.

Come Francesco ha abbandonato le false ricchezze anche noi possiamo farlo, riconoscendo le persone o le realtà che prendono e trattengono il nostro cuore, allontanandolo dal vero amore che ci rende liberi: denaro, prestigio, posizione sociale e culturale, affetti. «Se mi togliessero tutto questo sarei forse perduto?». È la domanda che il vescovo ci ha invitato a rivolgerci più spesso, riconoscendo le nostre povertà. Questo riconoscimento permette di aprirci a Dio, di abbracciare Cristo povero sentendosi sorretti da Lui.

Il Vescovo, infine, ci ha anche ricordato l’importanza di servire i poveri. Ancora una volta Francesco d’Assisi ci insegna: l’abbraccio con il lebbroso è un atto di misericordia mosso dalla Grazia, compiuto senza paura, con un atteggiamento di compassione, ma anche di contemplazione di Gesù povero e desiderio di partecipazione alla sua vita. Il gesto di Francesco riconosce nelle piaghe dei poveri quelle di Gesù: è consapevolezza che tutti abbiamo bisogno della Misericordia di Dio.

«Domandiamoci – ha concluso il Vescovo-, se stiamo servendo i poveri e come lo facciamo; se siamo poveri ed innamorati di Gesù povero, se siamo capaci di stare accanto ai nostri fratelli poveri con quella compassione che Dio mostra per noi. Gesù non è accanto ai poveri ponendosi dall’alto in basso, ma in una posizione fatta di partecipazione e condivisione. Gesù si è fatto compagno di strada e cerca il rinnovamento profondo di  ogni uomo, a cui va incontro con lo scopo di farlo ricco del Suo amore e di quello del Padre, per servire i poveri e non servirsi di loro».

Chiara Geri Romagnani (Centro Famiglia Sant’Anna)




NUOVO PARROCO A QUARRATA

Domenica 6 maggio il vescovo ha indirizzato una lettera ai fedeli della parrocchia di Santa Maria Assunta a Quarrata per comunicare il nome del nuovo parroco che prenderà servizio dopo l’estate.

Ecco il testo:

“Carissimi parrocchiani di Quarrata, finalmente sono in grado di potervi annunciare chi sarà il vostro nuovo parroco.

Dopo i tempi della sofferenza e dello smarrimento, giungono ora i giorni del rinnovamento e della ripresa. Con molta gratitudine mi rivolgo innanzitutto a p. Stefano Soresina che con grande generosità, con vero amore di pastore e dedizione di mente, cuore e tempo, ha assicurato in questi mesi una significativa presenza sacerdotale ed è stato veramente una buona guida per il gregge del Signore che rischiava di disperdersi. Devo ringraziare anche don Ugo Feraci che è stato un primo e prezioso “traghettatore” in momenti per voi difficili. Il mio grazie va pure al diacono Pierattini che si è reso disponibile per il servizio pastorale in questa zona. Un grazie anche a tutti gli altri sacerdoti che in questo periodo hanno dato una mano, a partire dal Vicario Foraneo, don Roberto Razzoli. Una grazie sentito però va anche a tutti voi, collaboratori parrocchiali a vario titolo e semplici fedeli di Quarrata che avete affrontato con fede, pazienza e amore un periodo certamente non facile.

Ora dunque, ringraziando lo Spirito Santo, siamo arrivati a una soluzione che ritengo stabile e duratura. Ha accettato di venire in mezzo a voi a servirvi nel nome del Signore – e ne sono davvero molto contento – don Fulvio Baldi, un ancor giovane sacerdote, pieno di energia e di amore, che ha sempre dato buona prova di sé nel ministero esercitato fino ad oggi.

Verrà a voi ufficialmente in settembre, ma da ora inizierà a prendere contatto con le varie realtà parrocchiali.

Padre Stefano continuerà il suo servizio tra voi fino all’ingresso del nuovo parroco.

Don Fulvio assumerà l’ufficio di parroco di S. Maria Assunta in Quarrata ma non quello di Violina, Lucciano e Buriano; manterrà invece la responsabilità di Masiano e Piuvica. Per questo sarà coadiuvato nel suo servizio da un Cappellano.

Per quanto riguarda la parrocchia di Violina e le comunità di Buriano e Lucciano, vi comunicherò a breve come intendo provvedervi.

Vi chiedo sin da ora di pregare per il vostro nuovo parroco e di predisporvi ad accoglierlo con gioia, offrendogli la vostra sincera e fattiva collaborazione. Come ho già avuto modo di dirvi, S. Maria Assunta di Quarrata è una bella e ricca comunità parrocchiale. Attorno al sacerdote, insieme potete fare grandi cose per il Regno di Dio nei vostri cuori e in quelli delle persone che vivono nelle vostre terre. Siate partecipi e non passivi spettatori, perché nella chiesa ognuno ha un suo dono dal Signore da mettere a frutto per il bene di tutti.

Affido a Maria SS. don Fulvio e ognuno di voi con le vostre famiglie, perché possiate camminare con gioia ed essere nel vostro territorio luce e sale di Vangelo.

Dio vi benedica”.

+ Il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli




MONS. TARDELLI PRESENTA: «GAUDETE ET EXSULTATE»

Il vescovo Tardelli rilancia e commenta l’invito alla santità di Papa Francesco

Lunedì 7 maggio alle ore 21, presso la Cattedrale di San Zeno, il vescovo di Pistoia presenterà ai fedeli la nuova esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. La serata, organizzata dall’unità pastorale del Centro Storico di Pistoia, è aperta a tutti.

Nella sua nuova esortazione, Papa Francesco invita a «non avere paura della santità». La santità, spiega, «non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere (…) Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. In fondo, come diceva León Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza, […] quella di non essere santi».

Il testo, reso noto quasi un mese fa, non si presenta come «un “trattato”», quanto come «un invito a far risuonare nel mondo contemporaneo una vocazione universale, la chiamata a diventare santi».  Un appello alla santità rivolto a tutti, per riconoscere «la santità della porta accanto» e far crescere «la classe media della santità».

Un intento che il Papa svolge in cinque capitoli ben riassunti da padre Antonio Spadaro,direttore di Civiltà Cattolica. «Il punto di partenza è “la chiamata alla santità” rivolta a tutti. qui si passa alla chiara individuazione di “due sottili nemici” che tendono a risolvere la santità in forme elitarie, intellettuali o volontaristiche. Quindi si prendono le beatitudini evangeliche come modello positivo di una santità che consiste nel seguire la via “alla luce del Maestro” e non una vaga ideologia religiosa. Si descrivono poi “alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale”: pazienza e mitezza, umorismo, audacia e fervore, vita comunitaria e preghiera costante. L’Esortazione si conclude con un capitolo dedicato alla vita spirituale come “combattimento, vigilanza e discernimento”.

L’esortazione apostolica è stata pubblicizzata dalla sala Stampa vaticana anche grazie a un video-spot. È la prima volta che un documento pontificio è accompagnato da un video di presentazione.

 




ORATORI ESTIVI: TORNA ORAESTATE

Formazione per gli Animatori degli Oratori Estivi Parrocchiali

Come ogni anno la Pastorale Giovanile diocesana propone a tutti coloro che intendono organizzare l’esperienza dell’oratorio estivo nella propria parrocchia un corso di formazione per gli animatori.

Gli incontri, che avranno luogo presso il Seminario Vescovile di Pistoia, sono previsti nei seguenti giorni:

Domenica 6 maggio: ore 15–18

Giovedì 10 maggio: ore 21

Guideranno gli incontri alcuni formatori dell’ANSPI (ORATORIO 20.20elle).

Rifletteremo insieme sulla figura dell’animatore e saranno fornite alcune indicazioni utili per l’impostazione dell’oratorio estivo. Non mancherà la presentazione di alcune tecniche di animazione e del sussidio per quest’anno.

Vi aspettiamo!

Don Fulvio Baldi – Ufficio Pastorale Giovanile




POLITICA IN CHIESA: LA NOTA DELLA DIOCESI

PISTOIA – Come già detto in passato da Mons. Vescovo (vedi comunicato in data 30/07/2015) e ribadito in altre occasioni, gli ambienti parrocchiali e tanto più le chiese, non possono essere utilizzati per manifestazioni, conferenze, dibattiti e incontri di carattere politico in senso stretto né in particolare organizzati da partiti politici o associazioni e movimenti ad essi afferenti. A quanto si apprende dagli organi di comunicazione, in questi giorni, la sig.ra Laura Boldrini, non più Presidente della Camera dei deputati ma esponente di spicco di un partito politico, ha tenuto una conferenza nella chiesa di Vicofaro, insieme ad altri rappresentanti politici. Mons. Vescovo esprime tutto il suo disappunto per l’accaduto e richiama i parroci alle loro responsabilità affinchè cose del genere non abbiano a ripetersi, né a Vicofaro né in altre parrocchie della diocesi.

Con un certo stupore ha appreso, inoltre, che dell’esperienza di don Biancalani si vorrebbe fare una specie di cavallo di battaglia per portare avanti un determinato progetto politico in Toscana. Mons. vescovo ricorda a tutti che l’esperienza di don Biancalani è una esperienza prettamente ecclesiale e come tale può certo fornire spunti per l’impegno di chi lo voglia, ma non può essere assimilata da progetti politici partitici. Lo stesso don Massimo, come prete diocesano, di questo è senz’altro consapevole.

Il vescovo Tardelli coglie l’occasione anche per precisare che la cosiddetta “Assemblea permanente antifascista e antirazzista di Vicofaro” non ha niente a che fare con la parrocchia di Vicofaro e non si può confondere in alcun modo con essa. Per questo motivo, se fosse successo in passato, è desiderabile che d’ora in avanti le riunioni di detta assemblea non si tengano nei locali parrocchiali.

In questa circostanza, infine, mons. Vescovo vuole ribadire che non sono mai accettabili minacce, insulti e offese da parte di persone o gruppi politici nei confronti sia dei fratelli e delle sorelle immigrati, sia di chi si occupa di accoglienza e di integrazione.

(Ufficio stampa) 23/04/2018




ASCOLTARE, DISCERNERE, VIVERE LA CHIAMATA DEL SIGNORE

Domenica 22 aprile la Chiesa celebra la 55a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Ogni vita è una chiamata. Per tutti il Signore sogna la santità e ad essa chiama ogni uomo e ogni donna secondo una via del tutto personale che può passare per il matrimonio cristiano, la vita religiosa o il sacerdozio, così come attraverso un’attività di servizio, un lavoro svolto secondo la volontà di Dio o perfino un’esistenza segnata dalla fragilità.

Anche nella Diocesi di Pistoia, tuttavia, il Signore non si stanca di chiamare a una vita di speciale consacrazione come al ministero sacerdotale. Attualmente, infatti, la Chiesa di Pistoia conta sei seminaristi: Eusebiu Farcas, Alessio Bartolini, Maximilien Baldi, Alessio Biagioni, Andrea Torrigiani e Sandro Pacini. I seminaristi frequentano il Seminario arcivescovile di Firenze, si ritrovano ogni fine settimana a Quarrata con il rettore e svolgono un servizio pastorale in alcune parrocchie della Diocesi o in cattedrale per le celebrazioni con il vescovo.

Insieme hanno provato a riflettere sulle parole chiave indicate da Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della Giornata di preghiera per le vocazioni 2018: «Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore».

Ascoltare Dio

Ascolto significa mettersi in silenzio, dedicare tempo al silenzio per sentire la voce di Dio e capire la chiamata che il Signore ci fa. Indaffarati e distratti come siamo se non ci fermiamo un momento in silenzio non riusciamo ad ascoltare. Mettersi in ascolto è l’occasione per accogliere Dio.

Ascoltare i fratelli

L’Ascolto di Dio e della sua Parola è fondamentale nella vita del cristiano, ma è importantissimo anche l’ascolto dei fratelli, perché l’apertura verso gli altri va di pari passo con la nostra apertura al Signore. Un ascolto discreto, attento, rispettoso della libertà dell’Altro, disponibile e non frettoloso di dare risposte.

Discernere

Il discernimento ci permette di acquisire una più profonda conoscenza di noi stessi. È un anello di congiunzione tra l’ascolto e la vocazione. Un percorso nel quale ci mettiamo alla luce dalla Parola per comprendere il disegno di Dio su di noi.

Vivere la chiamata del Signore

La vocazione nasce dalla dimensione di ascolto e dalla domanda «chi sono io?»; «a chi appartengo?». Le risposte le troviamo solo all’interno della realtà e perciò è necessario smettere di fuggire da essa e calarci nella realtà più profonda di noi stessi.

Scoprire la propria vocazione significa iniziare a leggere i segni che sono quotidianamente presenti nella nostra vita e decidere di interpretarli con Gesù. Conoscerlo e seguirlo significa accettare che Egli ha un sogno per noi, implica fidarsi della bontà di Dio e confidare nella Sua parola che dà vita. Significa assumere i suoi stessi sentimenti per scoprire che la Sua bellezza abita in noi e ci rende capaci di cose straordinarie.

Per me la vocazione è innamorarsi giorno dopo giorno di Gesù sempre di più. È anche annunciare e testimoniare agli altri l’amore di Dio per noi con l’esempio. Ma è anche un percorso di conversione, dove scopriamo di essere amati per quello che siamo.

La preghiera per le vocazioni può rivolgersi a volti e storie concreti.
Ecco quelle dei seminaristi diocesani.

Eusebiu Farcas ha 24 anni ed è nato in Romania. La sua vocazione ha origine in parrocchia, vicino all’altare dove per tanti anni ha prestato il suo servizio come chierichetto. All’età di 14 anni è entrato nel seminario minore, dove ha iniziato la formazione e la verifica della sua vocazione. Eusebio si è poi trasferito a Pistoia presso il seminario vescovile, per continuare la formazione verso il sacerdozio ministeriale. Attualmente frequenta il quinto anno di Teologia e svolge il suo servizio pastorale presso la parrocchia dell’Immacolata a Pistoia.

Alessio Bartolini ha 38 anni ed è originario della Parrocchia del Sacro Cuore di Montemurlo. Già militare nell’esercito italiano è poi passato nella Croce Rossa italiana, dove ha lavorato fino al suo ingresso in seminario. È seminarista al quinto anno di studi teologici e all’inizio di quest’anno ha ricevuto il ministero di accolito. Presta il suo servizio pastorale presso la Parrocchia di Quarrata, come cerimoniere vescovile e membro dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

Maximilien Baldi ha 33 anni, è nato in Francia e cresciuto in Toscana. Ha lavorato per 15 anni come imbianchino finché nel settembre del 2015 è entrato a far parte della comunità del seminario di Pistoia. Nel suo primo anno di seminario ha conseguito il diploma di Liceo Scientifico e adesso è al secondo anno del quinquennio filosofico-teologico. Svolge servizio pastorale a Poggio a Caiano.

Alessio Biagioni ha 38 anni ed è nato a Pistoia. Da sempre coltiva passione per il cinema. È stato autore e regista di numerosi cortometraggi. Dal 2004 ha esercitato la professione di avvocato. Il 26 settembre 2016 è entrato nel Seminario di Pistoia e frequenta il secondo anno della Facoltà Teologica a Firenze. Svolge attività pastorale presso le parrocchie di Vignole e Casini.

Andrea Torrigiani è nato a Pistoia 26 anni fa. Dopo la maturità ha svolto diversi lavori, anche all’estero, tra cui quello di cuoco. Svolge attività pastorale presso l’unità pastorale del Centro storico. Questo è il suo secondo anno di seminario.

Sandro Pacini è nato a Pistoia e ha 34 anni. Diplomato in chimica industriale si è poi laureato, svolgendo la professione, come tecnico radiologo. Ha una grande passione per la musica lirica. Lo scorso ottobre ha fatto ingresso nel Seminario di Pistoia. Attualmente frequenta il secondo anno del quinquennio filosofico-teologico a Firenze e svolge attività pastorale presso la parrocchia di Gello.

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SE DIO È NEL SILENZIO

Dal 28 aprile al 1 maggio il ritiro spirituale a Bocca di Magra

Le Associazioni e le Aggregazioni laicali della diocesi di Pistoia tornano al Monastero della Santa Croce a Bocca di Magra per gli esercizi spirituali, sotto la guida del loro delegato Don Diego Pancaldo e del vescovo Monsignor Fausto Tardelli. Un appuntamento diventato tradizione, giunto orma alla sua dodicesima edizione.

Perché partecipare a un ritiro spirituale?

La risposta più banale è: per avere due o tre giorni per noi stessi, per staccare cellulari e smartphones. Ma è anche l’occasione per seguire una serie di catechesi che ci sproni a riflettere, a guardarci dentro, ad ascoltarci nel profondo; per cercare, circondati dal silenzio esteriore, quel silenzio interiore che ci può aiutare a recuperare, almeno in parte, noi stessi.

È l’occasione per vederci nelle nostre manchevolezze e cercare di capire noi stessi, il tempo propizio per accogliere un sostegno, ricevere una spinta che ci aiuti a superare le difficoltà e gli inciampi. Lo stimolo, qualora ce ne fosse bisogno, a raddrizzare, almeno in parte, il nostro percorso.

E poi vivere nel silenzio. Il ritiro spirituale offre il tempo di riflettere sui suggerimenti che Monsignor Tardelli ci proporrà con le sue riflessioni, di confrontarsi con i compagni di questa breve parentesi, accogliendo il positivo che senz’altro ci arriverà se faremo uso sapiente di questo dono che ci viene offerto.

«Il silenzio -ha ricordato Papa Francesco- non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo».

Il ritiro si svolgerà da Domenica 29 Aprile ore 15.00 a Martedì 1 Maggio dopo pranzo.

La quota di partecipazione per persona con pensione completa è di € 130,00 (camera doppia). La Camera singola, solo se disponibile, prevede un supplemento di € 5 a notte.
Per informazioni si prega rivolgersi a Vania Pratesi (vania.pratesi@alice.it).

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Vania Pratesi