Cosa intendi con ‘vocazione’?

Don Michele Gianola (CEI) al convegno vocazionale regionale: riscoprire il senso profondo della parola ‘vocazione’ per mettere le basi di una nuova pastorale giovanile vocazionale.

Se dico pastorale vocazionale cosa ti salta in mente? Forse niente o forse una ‘trappola’ per incastrare futuri preti o religiose?

Don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per le vocazioni, prova a definire le nuove piste dell’attenzione pastorale verso i giovani. Lo fa alla luce del prossimo sinodo dei vescovi, con in una mano l’Instrumentum laboris del sinodo e il documento uscito dal pre-sinodo del marzo scorso, e nell’altra il magistero di Papa Francesco. L’occasione è il secondo convegno regionale vocazionale toscano, svoltosi a Poggibonsi presso la parrocchia di San Giuseppe, sabato 15 settembre.
Il tema dell’incontro, già dal titolo – «Mettere le basi di una pastorale giovanile vocazionale di ampio respiro» – traccia l’esigenza di riformulare proposte e cammini, non soltanto nell’intreccio tra pastorale vocazionale e pastorale giovanile.

Quali sono le basi da cui promuovere un progetto unitario di pastorale giovanile vocazionale?
Don Michele invita a riscoprire con attenzione la parola “vocazione” e i suoi ‘derivati’. Vocazionale, ad esempio, è una parola quasi abusata. «Non tutti i giovani hanno chiaro cosa significhi». E poi occorre «ripulirla dall’idea che Dio abbia già un progetto bell’e pronto per te, che pure solo a fatica è possibile scoprire». Si tratta di un’idea distorta perché «la vocazione -precisa don Michele- non è qualcosa a cui dobbiamo acconsentire e basta, ma un progetto che si realizza insieme al Signore». «L’altra idea che dobbiamo smontare – prosegue – è che l’uomo faccia tutto da solo: è il mito del self made man. La vita è invece una sinergia con Dio: è Lui che ti introduce nell’esistenza e ti aiuta a scoprire il disegno giusto per te. Quanto è bello far scoprire a un giovane che la vita è ancora tutta da costruire insieme a Dio!». Una pastorale giovanile vocazionale dovrebbe ricordarti che «se non sai che fare della tua vita occorre mettersi alla sequela del maestro».

L’individualismo diffuso di oggi è l’altro problema che ci troviamo davanti quando parliamo di vocazione. La vocazione, invece, non è mai un progetto esclusivo, la rotta per una traversata in solitaria, ma «riconoscere che occorre uscire dal sentirsi intrappolati in se stessi. La vocazione è essere ‘per’ qualcuno. Ricordarsi, come ci invita a fare papa Francesco che “Io sono una missione su questa terra” (EG 273)». Anche per questo vale la pena ricordarsi di parlare di ‘vocazioni’ e non soltanto di ‘vocazione’ al singolare. Il corpo di Cristo che è la Chiesa è fatto di vocazioni connesse tra loro: il ministero ordinato, le diverse attività dei laici, la vita consacrata. Quando parliamo di vocazione «non l’individualismo, ma la fantasia dello Spirito. Siamo dentro la vocazione per essere uniti e non divisi».

Un ultimo, importante, nodo da sciogliere è l’idea che la vocazione significhi sganciarsi dalla realtà, quando, invece, «la realtà, le cose che incontri nel bene e nel male plasmano la tua vita, provocano la tua esistenza. C’è una storia in cui il Signore parla». È vero, d’altra parte, che non sempre le proposte pastorali mordono la realtà. Vale la pena rileggere quanto i giovani hanno messo per scritto al termine della riunione pre-sinodale del marzo scorso, quando in più di trecento ragazzi da tutto il mondo e di diverse confessioni religiose hanno riflettuto insieme sul tema del sinodo. Don Michele ha ricordato in particolare un passaggio: «I momenti cruciali per lo sviluppo della nostra identità comprendono: decidere il nostro indirizzo di studi, scegliere la nostra professione, decidere ciò in cui credere, scoprire la nostra sessualità e fare le scelte definitive per la vita». La nostra pastorale tiene presenti questi momenti ‘cruciali’ per i giovani?
«I giovani – si legge ancora in quel documento – sono profondamente coinvolti e interessati in argomenti come la sessualità, le dipendenze, i matrimoni falliti, le famiglie disgregate, così come i grandi problemi sociali, come la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado del nostro ambiente naturale. Questi sono elementi di profonda preoccupazione nelle comunità vulnerabili in tutto il mondo». I giovani sono interessati alla realtà del nostro tempo. Li sappiamo accompagnare in questo interesse?
Un altro punto estremamente attuale emerso dalla riflessione dei giovani è l’esigenza di «”trovare un luogo di appartenenza: un sogno condiviso che oltrepassa continenti e oceani”. Un desiderio che esprime come i giovani cercano qualcuno che si fidi di loro, una chiesa che li aiuti a trovare una vocazione e a guarire dalle proprie ferite».

Gli stimoli di don Michele sono stati poi tradotti, all’interno di un tempo di condivisione in gruppi, in alcune domande e proposte concrete sviluppate dai partecipanti al convegno. Anche se gli interrogativi hanno superato le proposte vale la pena prenderli in considerazione.
Quanto è disposta la Chiesa ad essere aperta ai giovani? Quanto sa essere in uscita tra loro, come tra gli anziani e le famiglie? I giovani si attendono un accompagnamento. Come fare una proposta per un cammino di discernimento, come aiutarli a scoprire la propria missione? Come farsi evangelizzare dai giovani?

Tra le risposte/proposte è emersa l’esigenza di incentivare percorsi di formazione per accompagnatori e guide spirituali, ma anche la necessità di accogliere i giovani, ascoltandoli con spirito di conversione; coinvolgere, nelle dinamiche di ascolto e accompagnamento, il popolo di Dio in particolare le famiglie. È emerso anche l’invito ad approfondire lo stimolo della comunione ecclesiale per dare una testimonianza credibile di Chiesa, perché unità e testimonianza evangelica si sostengono a vicenda. Un’espressione di papa Francesco può fare sintesi con efficacia: «porta aperta, preghiera e stare inchiodati alla sedia per ascoltare i giovani» (discorso ai partecipanti al Convegno vocazionale nazionale – giovedì 5 gennaio 2017).

U.F.




Centro Giovani: si ricomincia!

Il Centro Giovani diocesano riparte dopo la pausa estiva!

Martedì 25 settembre riapre il Centro Giovani, presso i locali della parrocchia di San Francesco. Come lo scorso anno, il centro si propone come spazio aperto a tutti i ragazzi dai 14 anni in su. I giorni di apertura saranno il martedì e il venerdì dalle ore 14:30 alle ore 18:30. Le attività che il Centro offre sono quelle del sostegno scolastico gratuito (in particolar modo il venerdì pomeriggio), un ampio spazio in cui poter fare i compiti, una sala ricreativa e una sala di musica dove poter cantare e suonare il pianoforte o la chitarra.

L’anima del centro è senza dubbio l’accoglienza e la possibilità per ogni ragazzo di potersi esprimere al meglio nelle proprie qualità, sentendosi sostenuto e incoraggiato. La realtà del Centro Giovani abbraccia in pieno quelli che sono i desideri e le indicazioni espresse da Papa Francesco, il quale si prepara, proprio nel mese corrente di ottobre a celebrare il Sinodo sui giovani, momento di particolare importanza, all’interno del quale il Papa vuole proprio porre al centro dell’attenzione l’ascolto verso i giovani.

Il progetto del centro giovani diocesano si delinea quindi come una porta aperta, pronta ad accogliere le necessità, le aspettative e i desideri che i ragazzi portano nel proprio cuore.




Il rock che accende la sete di Dio: i Reale in concerto a Pistoia

In piazza San Francesco a Pistoia un concerto rock dedicato ai giovani che parteciperanno al pellegrinaggio verso Roma

Il 10 agosto i Reale in concerto a Pistoia. Abbiamo incontrato Alessandro Gallo, il leader del gruppo, per conoscere la loro storia e il loro cammino musicale e di fede. I Reale, infatti, sono ad oggi una delle poche realtà musicali in Italia in grado di coniugare ottime produzione musicali travolgenti e fede.

Alessandro, chi sono i Reale?

I Reale sono una rock band di christian music italiana, un gruppo di amici che mette la sua professione al servizio di una missione: nel nostro piccolo, rendere il mondo un posto migliore, essendo felici e portando chi ascolta la nostra musica, nel luogo in cui si trova, un pò di felicità. Cerchiamo di farlo testimoniando che credere in Dio non distrugge i sogni, ma al contrario li amplifica e porta alla felicità vera.

Tu e tua moglie vi siete incontrati nella Comunità Cenacolo di Suor Elvira. È grazie a lei che aveva scelto questa strada di vita e testimonianza. Da allora ad oggi com’è cambiata la vostra vita?

Sicuramente l’esempio di Suor Elvira ci ha dato il coraggio di fare le scelte che abbiamo fatto e stiamo facendo oggi. Noi diciamo sempre che Elvira è stata una grazia, perché ci ha fornito le “armi”, formandoci come credenti, e ci ha insegnato a credere in Dio in un modo che salva la vita e la semplifica anche nella quotidianità, attraverso tante piccole scelte concrete. Abbiamo capito che sarebbe inutile pregare se questo non aiutasse a superare i momenti di difficoltà e le tantissime porte in faccia che abbiamo trovato in questi anni. La nostra vita è cambiata a partire dal momento in cui abbiamo incontrato Elvira e ci siamo fidati di come lei ci ha riportato a Dio. Poi, una volta incontrato Gesù, è Lui che si fa strada nella nostra vita sostenendoci e aiutandoci a cambiarla ogni giorno.

Il vostro è uno straordinario percorso musicale costellato da tanti successi. Quali sono i pezzi a cui siete più affezionati e perché?

“Straordinario percorso musicale costellato da tanti successi” è una frase molto ricca, anche se in verità per il momento ci sentiamo degli operai in una missione che usano la musica e le canzoni (ringraziando ogni giorno Dio che continua ad ispirarle). Nei pezzi a cui siamo più affezionati rientra sicuramente “Alla porta del cielo”, che è la canzone che ci ha fatti conoscere maggiormente; poi quando siamo sul palco e dobbiamo decidere la scaletta, ci accorgiamo subito che ci sono alcuni pezzi a cui siamo più legati, come “Da sopra i tetti”, “Ogni mia scelta”… canzoni che in modo particolare caratterizzano ciò che siamo. In realtà dipende molto dalla situazione in cui ci troviamo, perché ci siamo resi conto che queste canzoni parlano veramente alla nostra vita e agli stati d’animo che stiamo attraversando. Dio ha ispirato davvero una canzone per ogni momento: quando c’è da gioire, si gioisce bene; quando c’è da soffrire, si comincia a sperare, e così via.

 La particolarità del vostro concerto è che al centro della vostra proposta musicale c’è Gesù stesso. I giovani che vi seguono o ascoltano i vostri concerti come vivono questa vostra identità cristiana?

Il consiglio che ci permettiamo di dare è quello di chiedere proprio ai giovani, al termine del concerto, come hanno vissuto ciò che hanno appena visto ed ascoltato. Per quelle che sono le nostre esperienze, ciò che facciamo non è mai un problema per i giovani; direi che forse troviamo maggiori ostacoli nei cuori più adulti, talvolta proprio in chi ha la responsabilità dei giovani stessi. C’è spesso molta difficoltà, da parte di chi ci chiama per un concerto, a vivere magari un quarto d’ora di Adorazione, mentre nei giovani abbiamo trovato molto sostegno, rispetto ed accoglienza, anche se non sempre condividono o pensano a Dio nella stessa maniera. Abbiamo visto che quando i giovani incontrano coerenza e rispetto, rispondono con coerenza e rispetto, e si avvicinano. Quando trovano una felicità vera non si allontanano! Queste sono spesso le paure degli adulti, dei formatori, degli educatori, di chi ha la responsabilità dei giovani, che pensa che Gesù sia passato di moda, che non vada più bene, che li allontani. Per la paura di questo molte volte non si nomina più Gesù, non Lo si porta più, non si fa più Adorazione, ma noi vi diciamo: siamo pieni di messaggi e testimonianze di giovanissimi e giovani, soprattutto dai 16 ai 30 anni, che condividono e appoggiano quello che facciamo.

 Come avete accolto l’invito di venire a Pistoia per tenere un concerto rock nel cuore della città per comunicare a tanti giovani la bellezza di credere in Dio?

L’invito l’abbiamo accolto con grande gioia, nell’essere nel cuore di Pistoia in un evento così bello insieme a tanti ragazzi e ragazze della Toscana e non solo! Vi dico però, ciò che abbiamo nel cuore: che ci sia un pubblico numeroso o no, oppure che l’evento abbia portata nazionale o locale, per noi è sempre una grande opportunità in due direzioni: in primo luogo è un’opportunità per noi di superarci ancora una volta, salendo sul palco e dando il meglio delle nostre possibilità, per dimostrare che anche suonando canzoni che parlano di Dio si può testimoniare la gioia, la ribellione, la rivoluzione, la felicità della Fede, testimoniando che si può vivere da vivi. Inoltre è un’opportunità di ricevere la bellezza del condiviVere questa esperienza, nel vedere che anche nel cuore di una sola persona che vive il concerto insieme a noi sorga almeno il dubbio che Dio esista, o che magari qualcuno possa trovare le risposte che sta cercando in quel periodo della sua vita.

 Attualmente la band è al lavoro per la produzione del nuovo album ..quando uscirà?

Ormai siamo agli sgoccioli dell’attesa per il nuovo album, che uscirà il 15 agosto in digitale e anche in formato CD. Abbiamo fatto una scelta sicuramente anti-discografica e non commerciale, perché in quel giorno tutto è chiuso e moltissimi sono via per le vacanze. Ma ogni lavoro lo abbiamo sempre affidato a Maria e non potevamo certamente far uscire questo album per noi fondamentale se non nel giorno più importante per Lei. Inoltre non ci siamo affidati ad alcuna distribuzione se non la nostra: il nostro CD si potrà ordinare esclusivamente attraverso la piattaforma di e-commerce presente nel nostro sito: come qualsiasi altro store online, si potranno aggiungere al carrello i CD per vederli poi recapitati direttamente a casa propria. Anche questa è una scelta sicuramente non commerciale (…non ho capito se coraggiosa o incosciente…) che ci permette di rimanere coerenti e liberi da qualsiasi vincolo di distribuzione che possa far spostare l’asse dalla diffusione del messaggio a quanto stiamo guadagnando: non vogliamo che la paura dell’introito vada ad inquinare la diffusione del messaggio che stiamo portando. L’album si potrà comunque pre-ordinare già a partire dal 1 agosto su iTunes (in digitale) e sul nostro sito (formato CD).

 Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi si trova a lavorare con i giovani?

Capisco che non sia un compito facile, se penso che ogni suggerimento che io potrei dare ai giovani suonerebbe ipocrita…io alla loro età ho sbagliato tanto, cercando la felicità. Direi a chi lavora con i giovani di dir loro: cerchiamo la felicità. Se l’obiettivo non è svegliarsi al mattino felici della vita che si sta vivendo, la vita non ha più senso. E direi loro che la vita non ha senso di essere vissuta per se stessi. Purtroppo però, certe cose le capisci sbattendoci la testa. Direi ai giovani: alzatevi dal divano, spegnete il cellulare due ore al giorno e uscite, magari andando a dare da mangiare alla Caritas, o facendo viaggi, andando in missione, guardando con i vostri occhi cosa succede nel mondo là fuori. Però capisco che oggi la battaglia con internet, con il telefonino, è quasi “impari” oserei dire, però i giovani cercano la rivoluzione, la “lotta”…direi loro che se cercano la rivoluzione, non è dentro un telefonino o a dei commenti, bisogna alzarsi ed uscire di casa, cominciare ad aprire gli occhi su quello che sta succedendo e vedere cosa io posso fare per rendere il mondo un posto migliore. Facendo questa cosa io ho trovato la felicità, e la felicità è coincisa con l’incontro con Dio: nei posti in cui io stavo bene, c’era Gesù. Come ho detto prima, certamente mi sento di dire a chi vive ogni giorno con i giovani di parlare loro di Gesù, del suo coraggio, del suo amore, con passione e coerenza, senza paura di vederli andare via.

 Visto che incontrerete i giovani in cammino verso il sinodo che proseguiranno per Roma cosa vorreste che rimanesse nei loro cuori?

Vorrei che rimanessero la gioia e la rivoluzione della Fede. Però più di ogni altra cosa, vorrei che proprio i giovani sentissero per primi il bisogno che nel loro cuore rimanga qualcosa, di non andare a Roma cercando tre giorni di gita, vivendo passivamente quello che altri hanno pensato che loro debbano vivere, ma che vadano a Roma per alzare la mano e dire che hanno bisogno di non sentirsi da soli, che hanno bisogno di essere felici davvero, bisogno di cose nuove, bisogno di una vicinanza nuova e vera, bisogno di essere accolti, spronati ed illuminati, bisogno di una casa che diventi il loro futuro, come noi desideriamo che la Chiesa sia la casa del nostro futuro, per noi e per i nostri figli… vorrei che nel loro cuore nascesse questo desiderio di felicità vera, non il fatto che i Reale hanno suonato bene o no…che resti nei loro cuori la sete di Dio!

Daniela Raspollini

 




Il cammino dei giovani toscani a Pistoia …e oltre

Don Renato Barbieri, incaricato regionale per la Pastorale Giovanile, illustra il cammino dei giovani toscani fino a Pistoia e poi a Roma.

di Daniela Raspollini

Il 10 agosto si svolgerà a Pistoia l’incontro per i giovani toscani. Ne abbiamo parlato con don Renato Barbieri, sacerdote della diocesi di Firenze e incaricato regionale per il Servizio di Pastorale Giovanile.

Si tratterà di una bella giornata di festa in cui saranno coinvolti tanti giovani. Quanti sono i gruppi provenienti da tutta la Toscana?

Le diocesi impegnate nel cammino sono: la diocesi di Firenze, quella di Fiesole che cammina con i giovani di Grosseto, la diocesi di San Miniato che cammina insieme a quella di Livorno, Montepulciano-Chiusi-Pienza e la diocesi di Lucca. Queste le diocesi che convergeranno a Pistoia. Altre diocesi e altri giovani arriveranno a Pistoia senza aver partecipato al cammino, ma da lì raggiungeranno Roma insieme agli altri.

Qual è il significato di questo cammino?

Per capirlo si deve partire dall’invito che il Papa ha rivolto ai giovani italiani; un invito a incontrarli, ascoltarli e pregare per loro in vista del prossimo sinodo dei Giovani. Sinodo, inoltre, è una parola che significa fare strada insieme. Questo è proprio quello che abbiamo deciso di fare. Il senso del cammino è recuperare l’esperienza del pellegrinaggio per mostrarsi “Chiesa in cammino” per dire, non solo al papa, ma anche a chi incontreremo per la strada, che i giovani sono in cammino, hanno il desiderio – come suggeriva il papa alla GMG di Cracovia – di abbandonare il divano, di sporcarsi le scarpe e che hanno voglia di farlo a nome della Chiesa e per la Chiesa.

Principalmente quale età hanno i partecipanti a questo cammino?

L’età è quella di riferimento del sinodo dei giovani, cioè quella compresa tra i 16 e i 30 anni.

Molti di loro hanno desiderato di partecipare lasciando la comodità della vita quotidiana per incamminarsi a piedi verso Pistoia. Secondo lei è importante coinvolgerli più spesso in imprese così belle?

È importante e fa anche bene agli adulti. I giovani hanno bisogno di esperienze che li coinvolgano totalmente: spirito anima e corpo. È importante per loro sperimentare che anche le proposte “tradizionali” come quelle del pellegrinaggio sono antiche, ma non vecchie. Fa bene anche agli adulti, perché possono vedere che esistono giovani che quando sono ingaggiati si mettono in gioco. Farà bene anche a loro vedere che i giovani sono disposti a rinunciare alle vacanze per fare altro e mettersi in cammino. Forse non è quello che ci si aspetterebbe dai ragazzi nel mese di agosto.

Cosa ti aspetti dal prossimo sinodo dei Giovani?

Mi aspetto che i vescovi ascoltino quello che i giovani hanno avuto da dire e possano trovare nuove vie per la trasmissione della fede, l’accompagnamento e l’accompagnamento nel discernimento. Non credo che si tratterà di inventare cose nuove. Credo che sia l’occasione per dirsi che occorre “reinvestire” in energie nella pastorale giovanile, sia a livello diocesano che parrocchiale.

Si parla spesso di “discernimento”, ma per molti giovani arrivare a praticarlo è ancora complicato…

Sì, è sicuramente complicato, perché la nostra cultura è quella di lasciarsi aperte a tutte le strade. Pensare che ogni volta che prendo una decisione, mi sono schierato e ho perso delle possibilità non aiuta. Forse si tratta di far scoprire che il discernimento per una vocazione – ogni vocazione: professionale, affettiva… – è l’imboccare decisamente la via della felicità. Non si tratta di perdere, ma di guadagnare. Si tratta di capire qualcosa di bello… e non di un perdere altre possibilità.

A tuo avviso, qual è il primo punto che la Chiesa dovrebbe affrontare nei confronti della realtà giovanile?

Forse semplicemente il ripartire dall’atteggiamento umile del seminatore, che sa che la semente va gettata copiosamente, senza sapere se porterà tutta frutto, ma anche recuperare l’atteggiamento del pastore che accompagna e guida i giovani, ma soprattutto sta con loro e magari farà sperimentare a loro nostalgia di Dio.

Cosa vivrete a Roma con gli altri italiani?

Arriviamo a Roma come pellegrini, per essere confermati nella fede. Per pregare sulla tomba di Pietro e ascoltare il suo successore. Sarà anche un’esperienza di amicizia, in cui sarà bello trovarsi insieme…

Cosa intende proporre la Chiesa italiana ai suoi giovani con questo appuntamento?

La chiesa italiana ha inteso, prima ancora che convocarli, farli mettere in cammino. Non si tratta di convocare i giovani per un grande evento. La chiesa italiana ha scelto di farli mettere in cammino. Credo che sia importante non disgiungere la meta dal processo con cui si arriva, cioè quello del pellegrinaggio. C’è poi il desiderio, per chi camminerà sulle antiche vie di fede, di far recuperare un rapporto che hanno con il corpo, di camminare sui passi di coloro che li hanno preceduti, spesso i tanti santi locali..

Il prossimo anno la GMG sarà a Panama. Come Chiesa toscana come pensate di organizzarvi? La GMG cade in un momento dell’anno un po’ complicato…

In questo momento per tanti di noi le energie sono stati orientate su questa estate. Questa esperienza ha avuto bisogno di essere preparata bene perché dia i suoi frutti.

Per Panama dobbiamo fronteggiare alcune difficoltà logistiche. Non solo per il costo dei voli, ma anche per il numero dei voli. È difficile in questo momento, trovare un volo per arrivare in tempo utile per il gemellaggio con una delle Diocesi di Panama. Così come è difficile trovare un volo di ritorno.

Ad oggi la cosa più bella e interessante è che vivremo un’esperienza che ha il sapore della Gmg questa estate e che ne ripropone alcuni ingredienti come la veglia con il Papa, una notte bianca. Allo stesso tempo è anche una proposta diversa perché meno stanziale, ma allo stesso tempo più abbordabile economicamente.

Dai dati che abbiamo i giovani che dalla Toscana arriveranno a Roma sono più di 800. Più della metà sarà in cammino. Qualcuno come diocesi farà pochi giorni, altri un cammino più lungo, ma sarà comunque un’esperienza significativa perché capace di attivare dinamiche di ascolto e di accompagnamento.

A Roma si prevedono circa 80.000 mila giovani. Anche il numero di preti che accompagnano i giovani è piuttosto alto e testimonia il fatto che anche loro si sono messi in gioco. Dalla diocesi di Firenze, ad esempio, su 120 ragazzi ci saranno almeno 13 preti.




Il cammino dei giovani: a Pistoia due giorni di festa e preghiera

Pistoia, la Santiago minor, riscopre l’antica vocazione di città di pellegrinaggio e accoglienza con l’arrivo di oltre 400 giovani in cammino verso Roma

Si avvicina il mese di Agosto e con esso si avvicina un evento importante per la Chiesa in Italia: l’incontro dei giovani italiani con Papa Francesco a Roma, l’11 e 12 agosto; un appuntamento significativo nel cammino della Chiesa verso il prossimo Sinodo dei vescovi [Roma 2-3 ottobre 2018] che avrà come tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

I giovani di alcune diocesi toscane, su invito del servizio di pastorale giovanile regionale, faranno tappa a Pistoia nel loro cammino verso Roma in vista dell’incontro con Papa Francesco.

Pistoia, nella cui Cattedrale si custodisce una preziosa reliquia dell’apostolo Giacomo il Maggiore, lungo i secoli è stata meta tradizionale di pellegrinaggi, in collegamento con Roma e Santiago di Compostella. La nostra città è infatti la “Santiago minor”, cresciuta attorno al culto di san Jacopo Apostolo, inserita in una rete di antiche e importante strade sempre più riscoperte e valorizzate.
Il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, coordinato da don Fulvio Baldi, è impegnato nell’accoglienza di questi giovani pellegrini. Alessio Bartolini, seminarista e collaboratore del gruppo di lavoro che si occupa dell’organizzazione dell’accoglienza, ci descrive in dettaglio l’evento.

Quale sarà il programma dell’evento?

L’evento riguarderà principalmente il giorno 10 agosto. Abbiamo cercato di non moltiplicare le attività, ma di offrire ai pellegrini occasioni di riposo, perché molti arriveranno a Pistoia a piedi, ma anche momenti di preghiera, riflessione e svago. Abbiamo previsto anche un percorso in cui fede e cultura dialogano insieme per far scoprire ai giovani pellegrini i tesori di arte e fede che la nostra città custodisce.
Ovviamente una tappa fondamentale sarà la Santa Messa la mattina del 10 agosto alle 11.30 nella chiesa di San Francesco, presieduta dal Vescovo Fausto e concelebrata da alcuni vescovi che accompagnano i giovani delle proprie diocesi . Altro momento importante sarà la visita alla Cattedrale di san Zeno in cui è custodita la preziosa reliquia di San Giacomo.
La sera alle 21.00, infine, in piazza San Francesco ci sarà un concerto del Gruppo “I Reale”.

Come sarà impegnata la nostra diocesi nell’accoglienza dei pellegrini?

La nostra Diocesi, secondo quella che da secoli è sempre stata la vocazione all’accoglienza dei pellegrini, sarà impegnata nell’accogliere i pellegrini presso il Convento di San Francesco.
I pellegrini saranno poi alloggiati in strutture messe a disposizione dall’Amministrazione Comunale e da alcune Comunità Religiose e nell’animazione dei vari momenti che saranno proposti ai giovani ospiti.

Da quali diocesi provengono i giovani pellegrini?

Ospiteremo oltre 300 giovani provenienti dalle Diocesi di Firenze, San Miniato, Grosseto, Lucca, Fiesole, Livorno e Montepulciano. Avremo inoltre un centinaio di pellegrini provenienti dalla Diocesi di Vicenza.

Altro particolare appuntamento sarà il concerto del gruppo i Reale?

Si, sarà un momento forte di musica e preghiera in cui i membri del Gruppo proporranno brani di musica rock scaturiti dalla loro esperienza di vita e dal loro cammino di fede. Una nella occasione per riflettere sul nostro essere giovani cristiani ma anche per ascoltare un po’ di buona musica.

Daniela Raspollini




Aurora Wake up 2018! A Pistoia il festival di musica cristiana

Sul palco del centro Giovanni Paolo II alla Vergine tante band di Christian music

Torna Aurora Wake Up! Presso la parrocchia della Vergine di Pistoia venerdì 15 Giugno 2018 alle ore 21.00 prenderà il via la IX rassegna musicale “Aurora Wake up” Christian multifestival, I° Memorial Roberto Bignoli, compianto storico cantautore cattolico scomparso recentemente. Già molte le adesioni ancora in via di definizione da parte di numerosi artisti cristiani provenienti dalla Toscana e anche da più lontano, fra cui il Sicomoro, Mario Costanzi, Remy Varone, Voci del Cielo e tanti altri.

Fabio Logli, storico organizzatore della rassegna assieme ai suoi collaboratori, per quest’anno ha deciso di spostare la location del Multifestival a Pistoia e si è dichiarato soddisfatto delle adesioni e dell’accoglienza ottenuta fino ad oggi. La manifestazione sarà inoltre trasmessa in diretta web su Radio Golpe!

Un’occasione per trascorrere insieme una serata spensierata, ma non banale, fra musica e parole. L’ingresso è gratuito, pertanto tutti siamo invitati a partecipare. L’appuntamento è alle ore 21 nel Centro Giovanni Paolo, presso la Chiesa della Vergine di Pistoia

Per info: Fabio 347 8033756.

David Ducceschi




X mille strade siamo qui! I giovani toscani a Pistoia

Venerdì 15 giugno un incontro di preparazione in San Francesco

Tra il 10 e l’11 agosto Pistoia accoglierà i giovani toscani diretti a Roma per l’incontro con il Papa.
Il cammino dei giovani italiani verso l’incontro con Papa Francesco l’11 e il 12 agosto ha preso ormai quota. Il 10 agosto a Pistoia ci sarà una giornata regionale di festa e preghiera a cui si uniranno i giovani pellegrini di diverse diocesi toscane. Tra loro anche un piccolo gruppo proveniente da Venezia e i giovani della diocesi Vicenza che percorreranno a piedi alcuni tratti del tracciato della Romea Strata. Da Pistoia sabato 11 agosto i giovani partiranno insieme per Roma, per una veglia di preghiera al Circo Massimo e una notte bianca nel cuore della città eterna con musica, spettacoli e incontri. Domenica 12 è invece prevista la Santa Messa con il Papa.

La nostra diocesi sarà impegnata nell’accoglienza, recuperando l’antica vocazione della città di San Jacopo, mèta secolare di pellegrinaggi. Dalla Toscana si daranno appuntamento a Pistoia i giovani delle diocesi di Firenze, Fiesole e Grosseto, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Lucca, Livorno e San Miniato. I pellegrini, che saranno ospitati in alcune palestre della città, avranno l’opportunità di partecipare a momenti di preghiera e visita del patrimonio di arte e fede del centro storico. Venerdì 10 agosto, alle ore 21 è previsto un grande concerto con i Reale: gruppo di Christian Rock italiano. Il concerto è gratuito e aperto alla partecipazione di tutti!

I Reale sono un Rock band di Christian Music italiana, una delle poche realtà musicali in Italia in grado di coniugare ottime produzione musicali, live travolgenti e fede, proponendo testi esplicitamente cristiani con sonorità Rock. I Reale sono nati da Alessandro Gallo (voce) e Francesca Cadorin (voce) marito e moglie. Entrambi si sono conosciuti nella Comunità Cenacolo di Madre Elvira, dopo anni di tossicodipendenza. Tutti e due hanno alle spalle percorsi musicali che riscoprono però in comunità davanti all’unica “Terapia” che il Cenacolo propone loro: Dio! Un’occasione da non perdere, dunque, per vivere un momento di preghiera e testimonianza cristiana insieme a tanti giovani.

Venerdì 15 giugno alle ore 21 nel convento di San Francesco a Pistoia sono chiamati a raccolta tutti i giovani che si dedicheranno all’accoglienza dei pellegrini per un incontro informativo e di preparazione spirituale. La diocesi ha ancora bisogno di volontari per assicurare l’accoglienza dei giovani pellegrini: per offrire la tua disponibilità o chiedere informazione contatta: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it oppure chiama o manda sms a: 320 3216658 (Suor Claudia).

Dopo i due giorni di accoglienza anche i giovani pistoiesi saranno presenti a Roma per l’incontro con il papa dell’11 e 12 agosto. Chi fosse interessato a partecipare, anche soltanto al viaggio a Roma, è invitato a contattare quanto prima i responsabili dell’Ufficio di Pastorale Giovanile.

Redazione

 




PER UN ORATORIO A “PORTE APERTE”

La proposta ANSPI per Oraestate, il corso di formazione per oratori parrocchiali

 La pastorale Giovanile come ogni anno promuove  Oraestate, un percorso di formazione  per gli animatori degli oratori estivi parrocchiali.  Stavolta ha condotto questo itinerario di formazione Anspi Toscana. Abbiamo colto l’occasione per rivolgere alcune domande a Alessandro Ventura, delegato regionale per la formazioni di Anspi Toscana, che è anche uno degli educatori che hanno guidato il corso formativo per la Pastorale giovanile di Pistoia.

Quali progetti state portando avanti per l’imminente tempo di estate?

Due sono i progetti che come ogni anno cercano di arricchire il periodo estivo sia per i ragazzi e allo stesso tempo per gli animatori: il progetto del sussidio estivo con la sua storia tratta da un romanzo per i ragazzi e poi la festa degli oratori che ormai è tappa consolidata per tutti quei oratori affiliati all’ANSPI che si tiene come ogni anno nel comune di Bellaria Igea Marina (RN)

Anche quest’anno sarà consegnato il nuovo sussidio per gli oratori. Su quale argomento è incentrato?

Nella diocesi di Pistoia come in tutte le diocesi d’Italia il tema che l’ANSPI propone per questa estate 2018 è «Gulliver: ogni uomo non è un isola».

il tema è tratto dal famoso romanzo di Jonathan Swift “viaggi di Gulliver”. In modo particolare l’attenzione cadrà su tre tematiche con la quale i ragazzi si confronteranno attraverso le attività, i giochi, i laboratori e la preghiera (proposte presenti nel sussidio che l’anspi mette a disposizione gratuitamente scaricando il file pdf http://gulliver.anspi.it ): Viaggio, diversità e cittadinanza.

Viaggio: ogni vita è un viaggio, un cammino che ci aiuta a crescere e comprendere la bellezza di vivere in modo pieno la felicità che Dio progetta su ciascuno di noi.

Diversità: mai come quest’anno si sente l’esigenza di affrontare una tematica così importante per la nostra società Italia. Chi è il diverso? ognuno di noi può essere “diverso” perché custode di esperienze che condivide con l’altro. Ma il diverso è anche chi vive una cultura diversa dalla mia e di cui noi diventiamo i custodi. Il servo di Dio don Tonino Bello amava dire che la Chiesa deve diventare il luogo dove si vivi la convivialità delle differenze. Un tavolo dove ogni cultura, ogni religione può sedersi e parlare.

Cittadinanza (il bene comune): il magistero di papa Francesco è un continuo invito a essere Chiesa in uscita. Ogni ragazzo, ogni animatore, deve scoprire e riconoscere che la sua fede lo porta a essere testimone e missionario. Essere missionario significa avere cura innanzitutto del proprio territorio, essere un faro che testimonia negli ambienti in cui si vive una bellezza che è concreta attraverso il rispetto del bene comune, nel denunciare coraggiosamente le ingiustizie, nell’aver cura dell’ambiente.

Quali caratteristiche dovrebbe avere l’animatore di oratorio?

Direi: Ascolta i ragazzi; cammina assieme ai ragazzi; parla con i ragazzi; condivide con i ragazzi. Sorride e questo diventa il dono più grande che i ragazzi ricevono e ricordano.

Quale modello educativo a tutt’oggi può essere valido tra Don Bosco, Filippo Neri, Don Milani, ecc..

Sono onesto: a mio parere non esiste un modello più valido. Padre Filippo Neri, don Giovanni Bosco, don Lorenzo Milani avevano un unico modello che è l’unico valido: seguire Gesù e il suo Vangelo. Ecco il modello sempre valido e che non passa mai.

Secondo la tua esperienza cosa è importante comunicare ai giovani?

L’incontro con Gesù. I ragazzi e i giovani di oggi hanno semplicemente bisogni di modelli credibili. Don Lorenzo Milani diceva ai ragazzi di Barbiana: I care, io ho cura di voi, mi interesso, non ci  “dormo la notte”. I giovani hanno bisogno di sentirsi custoditi e amati.

Cosa non può mancare in un Oratorio parrocchiale?

Risposta diretta: la porta aperta! Un oratorio che ha sempre la porta aperta significa che accoglie, che vive per i ragazzi e i giovani che lo frequentano. Che è a disposizione di ogni loro esigenza, insomma la “porta sempre aperta” è sinonimo di famiglia, di casa che è abitata.

Daniela Raspollini

(per info: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it )




PER UN ‘IDENTIKIT’ DEL BULLO

Giulia Vendramini, psicologa collaboratrice del Centro Famiglia Sant’Anna ci aiuta a comprendere il fenomeno del bullismo

Qual è l’identikit del bullo? Cosa si nasconde dietro il suo comportamento?

Spesso alla base del comportamento aggressivo c’è una personalità piuttosto fragile. Alle spalle di un bullo, ciò che di frequente manca, è un nucleo familiare in grado di dialogare, ascoltare ed educare ponendo le dovute regole. Tutto questo comporta instabilità emotiva e una perdita totale di punti di riferimento. Il comportamento del bullo non è correlato all’estrazione sociale della famiglia, spesso infatti, si tratta di ragazzi che provengono da famiglie di ceto sociale elevato, in cui i bambini vengono eccessivamente compensati e coccolati.

Purtroppo viviamo in una società dove quello che più conta è il mostrare e il fare piuttosto che l’essere. I ragazzi sono abituati ad ottenere tutto quello che vogliono. Tra i miei giovani pazienti è all’ordine del giorno preoccuparsi di cosa farsi regalare da babbo o mamma per una qualsiasi festività o anche solo per un bel voto e i regali in alcuni casi sono anche economicamente consistenti come smartphone e vacanze.

Quello che noto dalla mia esperienza è che molti giovani non sono abituati a faticare e sacrificarsi per raggiungere un obiettivo e godere del proprio successo e dell’avercela fatta da soli. Non tollerano neanche la frustrazione di eventuali imprevisti o difficoltà che nella vita inevitabilmente accadono e che servono a mettere alla prova la persona e a stimolare la ricerca di soluzioni alternative. Al mio studio arrivano sempre più ragazzi insicuri, con una autostima estremamente bassa, che non provano neanche ad affrontare una minima difficoltà perché danno per scontato di non farcela, puntano il dito verso l’altro attribuendogli tutta la colpa e aspettano che qualcuno risolva la situazione per loro.

I ragazzi passano giornate intere su internet: è da lì che nasce in loro lo spirito di emulazione?

Sicuramente internet è uno strumento con una doppia faccia: da una parte, se ben usato, risulta molto utile per apprendere ed arricchirsi, dall’altra invece può diventare una fucina di pericoli e trappole subdole, in cui anche i ragazzi più preparati e informati possono cadere. Nella nostra società dell’apparire farsi un video e postarlo sui social, sperando di diventare famoso, è un comportamento all’ordine del giorno ed estremamente facile, grazie alle moderne tecnologie.

I nuovi idoli dei ragazzi sono gli influencer e i youtuber, spesso giovanissimi, che sono riusciti a diventare famosi e a guadagnare postando video e foto sui principali social network. Sembra che per essere riconosciuti come persona contino di più i “like” raccolti dai followers su internet, piuttosto che i propri pensieri, comportamenti e le relazioni vere, in carne ed ossa, che tessiamo.

Una piccola parentesi va aperta anche sui videogiochi; numerosi studi internazionali negli ultimi vent’anni hanno riscontrato un’influenza negativa dei videogiochi violenti negli adolescenti, disturbando la personalità dei ragazzi che ne fanno uso e favorendo l’aggressività fisica e l’indifferenza alla violenza. Già da bambini al giorno d’oggi si comincia a giocare con tablet, pc e cellulari di mamma e babbo, spesso a giochi violenti assolutamente non consoni all’età del giocatore. Questi giochi dove uccidere è una cosa normale e dove morire poco importa perché si può ricominciare daccapo, influiscono negativamente sul valore reale della vita vera.

Il ruolo dei genitori è importante per questi ragazzi. Purtroppo spesso manca il dialogo all’interno della famiglia..

La famiglia nella nostra società è cambiata negli ultimi decenni. Siamo passati da famiglie con tanti figli, che vivevano insieme a nonni e zii sotto lo stesso tetto o comunque vicini, a famiglie nucleari in cui spesso e volentieri entrambi i genitori devono lavorare per sopravvivere economicamente. I nonni, quando ci sono, costituiscono degli aiuti importanti, ma non sempre sono a piena disposizione dei nipoti. Alcuni lavorano ancora e hanno un tempo limitato da dedicare, inoltre non spetta a loro il ruolo educativo, quello è compito dei genitori, che talvolta dopo aver lavorato tutto il giorno non riescono a dedicare il giusto tempo ai figli. Sarebbe auspicabile, invece, riuscire a dedicare un tempo di qualità, piuttosto che di quantità ai figli, ascoltandoli, confrontandosi, facendo sentire loro la nostra vicinanza con piccoli gesti.

Il momento della cena in cui tutta la famiglia si riunisce a tavola, rappresenta un momento conviviale importantissimo in cui scambiarsi informazioni, racconti, emozioni, eppure è facile cadere vittime della televisione o degli smartphone che assorbono tutta la nostra attenzione, distogliendoci dal dialogo.

Una lamentela che mi riportano spesso i genitori di figli adolescenti è il non riuscire a comunicare con loro, visto che spesso e volentieri, parlano poco oppure si chiudono in camera. Dai comportamenti dei figli possiamo cercare di capire cosa sta succedendo, se hanno litigato con un amico o hanno concluso una storia d’amore. A volta non importano tante parole, ma gesti per dimostrare al figlio che babbo e mamma ci sono e ci saranno sempre per sostenerlo. I genitori devono essere dei buoni osservatori e notare i piccoli cambiamenti, cosa molto difficile perché richiede sforzo e attenzione.

Nel caso delle famiglie separate, purtroppo sempre in aumento, la situazione si complica, se poi la separazione è alimentata da conflitti genitoriali che usano i figli per colpirsi a vicenda, i ragazzi si trovano in una situazione ansiogena in cui si sentono manipolati piuttosto che compresi, vittime di una guerra tra adulti che non riescono a fornire punti di riferimenti ai figli. Capita poi che i genitori separati o che non riescono a dedicare tempo ai figli cerchino di ridurre il proprio senso di colpa comprando regali e cercando di rispondere a tutte le richieste materiali del figlio.

Purtroppo la famiglia che non pone i dovuti limiti ai figli, i genitori che non si assumono responsabilità educative, nuclei familiari disgregati e situazioni familiari complesse in cui possono essere presenti anche problemi economici e deprivazione culturale, possono spianare la strada a comportamenti aggressivi dei figli, che attraverso la violenza trovano una possibile strada per manifestare il loro disagio.

Non esiste più forse il coordinamento tra scuola e famiglia; un rapporto che sembrava portare buoni frutti adesso si è drammaticamente interrotto?

Qualcosa sembra essersi incrinato nel rapporto scuola-famiglia. Dopo gli ultimi casi di bullismo tra ragazzi e tra ragazzi e professori, ma anche dopo gli episodi di violenza verbale se non addirittura fisica da parte di qualche genitore nei confronti degli insegnanti, è necessario fermarsi a riflettere su cosa stia succedendo e come poter fare per ricucire un rapporto fondamentale per l’educazione e la formazione degli adulti di domani.

Purtroppo se un genitore non adempie al suo ruolo educativo e non trasmette i valori del rispetto verso gli altri e verso le regole, ma asseconda il figlio in tutto impedendogli di sbagliare e di fare i conti con la frustrazione e con eventuali conseguenze, viene meno alla sua funzione principale e rischia di crescere ragazzi incapaci di assumersi responsabilità e di diventare adulti maturi.

Mi trovo comunque sia d’accordo con la dichiarazione del presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, Lauro Mengheri, il quale sottolinea l’importanza di non generalizzare e di non cadere in condanne superficiali dopo il ben noto episodio di Lucca. Personalmente ho conosciuto famiglie e professori che hanno collaborano tra loro per sostenere i ragazzi anche in momenti di difficoltà. Come esistono episodi negativi, da non sminuire e su cui riflettere, esistono anche tante realtà positive che funzionano.

Questo fenomeno di bullismo nei confronti dei docenti sta dilagando: in che modo si potrà arginare?

Credo che i professori debbano riprendersi il loro ruolo educativo, ma devono essere loro i primi ad essere consapevoli dell’importanza del loro lavoro sulla formazione degli adulti di domani. Se non credono di svolgere il lavoro fondamentale che invece ricoprono, ma pensano di insegnare solamente una materia assegnando una serie di numeri o giudizi ai ragazzi, non riusciranno a trasmettere i giusti valori e la giusta motivazione ai ragazzi. La scuola poi, come la famiglia, dovrebbe avere regole chiare e certezza delle conseguenze per chi non rispetta tali regole. Tutto questo è importante per insegnare ai ragazzi ad assumersi le proprie responsabilità.

Chiaramente con le famiglie che non svolgono a pieno la loro funzione educativa sarà più difficile trovare una piena collaborazione; in questi casi un insegnante, come i genitori, deve essere un buon osservatore, riconoscere eventuali cambiamenti nel comportamento di un ragazzo e offrirgli uno spazio di ascolto e dialogo.

Sarebbe auspicabile che anche la famiglia collaborasse con l’insegnante per aiutare il figlio, se ciò non fosse possibile la scuola dovrebbe comunque attivarsi, indirizzando anche il ragazzo ad eventuali servizi scolastici come lo sportello di ascolto psicologico, oppure inserirlo in progetti pomeridiani con altre figure educative positive.

Quale ruolo può avere la Chiesa nell’educazione dei giovani e soprattutto nei confronti di chi ha atteggiamenti sbagliati? Quale messaggio vorrebbe rivolgere agli operatori pastorali? Molto spesso i ragazzi che fanno i bulli a scuola sono anche quelli che vanno a catechismo..

La Chiesa in qualità di istituzione formativa, così come la scuola e la famiglia, rappresenta un’ulteriore opportunità educativa trasmettendo valori cristiani come: rispetto, uguaglianza, tolleranza e offrendo uno spazio di ascolto e di confronto tra ragazzi. In caso di giovani in difficoltà è necessario attivare un canale di collaborazione con la famiglia e la scuola, segnalando eventuali comportamenti a rischio e cercando insieme di sostenere il ragazzo a 360 gradi.

È fondamentale che il giovane si senta seguito e supportato il più possibile e che possa contare su più figure di riferimento e su modelli educativi positivi. Gli operatori pastorali hanno il compito di offrire ai ragazzi un’esperienza di crescita e di formazione spirituale, personale e sociale. Come gli insegnanti, anche gli operatori devono essere sempre attenti e interessati ai ragazzi e ad eventuali cambiamenti nei loro comportamenti, in modo da attivarsi il prima possibile.

Daniela Raspollini




METTITI IN CAMMINO NELLA ‘MOVIDA’ DEL CENTRO

Sabato 28 aprile una serata di evangelizzazione e preghiera a cura di Nuovi Orizzonti

«Mettiti in cammino» è la nuova iniziativa della comunità Nuovi Orizzonti. Una serata alternativa che si svolgerà nella diocesi di Pistoia sabato 28 aprile dalle ore 18 alle 22, e sarà contrassegnata da diversi appuntamenti. Ad illustrarci le tappe di questo evento Nicola Rizzello referente dell’associazione.

Come e dove si svolgerà la serata?
La serata si svolgerà in centro a Pistoia il 28 Aprile già dal primo pomeriggio, inizieremo con l’allestimento della chiesa di San Filippo Neri. Seguirà l’attività “Abbracci Gratis” che vedrà i nostri giovani missionari nelle vie del centro più frequentate, creando un vero e proprio ”abbraccio” alle vie del passeggio. Nella chiesa di San Filippo Neri alle ore 21:00 il vescovo di Pistoia S.E. Fausto Tardelli celebrerà la “Messa giovani” una liturgia con canti e animazione pensata per arrivare al cuore dei giovani. A seguire, con il mandato del Vescovo inizieremo la “Luce nella Notte”, attività di evangelizzazione di strada sostenuta dalla preghiera che, all’interno della chiesa, proseguirà alla presenza di Gesù Eucarestia proponendo ai giovani incontrati per strada un momento “intimo con Gesù”. La chiesa rimarrà aperta fino a tarda notte con la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione.

Il programma presenta anche una “messa alternativa” nella Chiesa di San Filippo. Perché “alternativa”: cosa ci possiamo aspettare? Per quale ragione ritenete che sia necessario proporre una messa “diversa dal solito”?
Alternativa perché è un termine che usano i giovani per indicare qualcosa al di fuori della quotidianità ecco perché: per usare un linguaggio appropriato a chi desideriamo raggiungere. Alternativo rispetto al vivere un sabato sera di divertimento pensato nella trasgressione volto a raggiungere un piacere effimero. Cosa ci si può aspettare sicuramente è un accompagnamento della liturgia con una modalità giovane fresca con canti e animazione scelti ad hoc.

Come avete organizzato questo momento di evangelizzazione in notturna dal titolo “E gioia sia!”?
“E gioia sia” è il nostro slogan che accompagna sempre le serate di evangelizzazione chiamate “Luce Nella Notte”. L’evangelizzazione sarà preceduta, accompagnata e seguita dalla preghiera comunitaria. È anche previsto un momento di formazione all’evangelizzazione che come sempre è un punto fermo del nostro “metterci in cammino”. Vogliamo vivere tutto questo quanto più possibile nella preghiera e nell’unità, perché già questo diventi evangelizzazione.

Quale messaggio vuoi dare per l’occasione?
Cristo è risorto e non esistono tenebre che possano imprigionare la “luce”. L’Amore vince, ha vinto il peccato, addirittura la morte è stata sconfitta. In questi anni ho visto con i miei occhi l’Amore vincere perché l’Amore fa Miracoli e Dio è Amore. Non lasciamoci vincere dalla paura, dallo scoraggiamento; non lasciamoci portare via la gioia che è costata fino all’ultima goccia di sangue di Gesù.

Daniela Raspollini