«Una scuola con le persone al centro»

di Valentina Brachi

Un incontro denso di significati e un punto di partenza per riflettere sul rapporto tra scuola e Chiesa. Venerdì 15 ottobre scorso, si è svolto nell’aula Magna del seminario vescovile di Pistoia l’incontro “Educare infinito presente” organizzato dall’ufficio scuola Diocesano presieduto dal vescovo Fausto Tardelli e monsignor Mariano Crociata.

Il dibattito e la riflessione sul contesto scolastico odierno ha fatto da cornice al ragionamento sulle molteplici sfide educative a cui sono chiamati gli insegnanti di ogni ordine e grado. «La scuola è una realtà che non può essere dimenticata dalla Chiesa» – ha ricordato monsignor Tardelli -. La scuola è un grande pettine che passa nella realtà, trova tanti nodi e li può superare solo se ne ha piena consapevolezza». «Come ufficio scuola la strada da intraprendere è il bisogno di essere comunità, vivere con la consapevolezza di essere insegnanti speciali, un dono» ha indicato Edoardo Baroncelli, direttore del servizio per l’Insegnamento della Religione Cattolica e dell’Ufficio Pastorale scolastica della Diocesi di Pistoia.

La riflessione del vescovo Crociata è stata incentrata sul recente documento della CEI “Educare, infinito presente”. «Non si può parlare di scuola senza conoscerla – ricorda il Presule -. La Chiesa si pone al servizio della scuola. Ha a cuore la scuola, la promuove e la sostiene. La Chiesa non promuove se stessa nella scuola, ma la scuola nel suo valore e ne riconosce la pluralità, che è un valore di tutti, a partire dai suoi protagonisti: alunni, insegnanti, personale scolastico». «Vivere la scuola attraverso l’incontro come esperienza di arricchimento di se stessi – ha continuato Crociata – è un impegno della scuola a tenere al centro le persone, a coltivare la dimensione comunitaria. La Chiesa vive dentro la scuola poiché vi operano persone credenti che possono generare il futuro e rigenerare il presente».

«Importante inoltre – ha ricordato il vescovo di Latina -, il rapporto di affezione tra insegnanti, alunni e cultura. Solo un contesto di relazione capace di coltivare interesse è in grado di far pervenire gli studenti a un inserimento positivo nel reale. Compito del docente è unire competenza professionale e relazione, raggiungere il cuore dello studente per “attivarlo” e aprirlo alla società. A maggior ragione, i docenti di religione cattolica sono chiamati ad animare una fede appassionata».

 




Le cinque parole per la scuola che riparte

Edoardo Baroncelli, direttore dell’ufficio per la pastorale scolastica e del servizio per l’insegnamento della Religione cattolica ha affidato a una nota allegata al messaggio alcune riflessioni e messaggi attorno le cinque parole indicate dal vescovo Tardelli nel suo messaggio al mondo della scuola.

 

Per gli studenti: impegno

Impegnarsi, conquistare con le proprie forze segmenti di traguardi, raggiungere obiettivi, è l’unica strada per provare ad essere felici per davvero, non in modo virtuale. Impegnarsi significa poter dire “buongiorno” ad ogni mattina. Significa dare il benvenuto al futuro, significa saper aspettare l’alba, con la voglia di ripartire. Impegnarsi comporta sentire bisogno degli altri, di affrontare insieme le sfide, di avere amici. Superando la competizione che isola, la sindrome dei talent: chi rimane solo non ha vinto, ha perso. Antoine de Saint-Exupéry nel Piccolo Principe, un testo senza tempo, diceva: «Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercati le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici». E invece la scuola è un tempo prezioso, anche per trovare amici.

 

Per i genitori: fiducia

Nel tempo delle fragilità glitterate dentro una strana forza di tristezza che sembra velare i sorrisi dei nostri figli; nonostante le fatiche quotidiane e i sacrifici a volte durissimi di molti genitori per garantire loro un futuro di opportunità, abbiate fiducia nella scuola. Date il vostro contributo in modo costruttivo, conservando la fiducia nella scuola come comunità educante e a volte sfidante per i vostri figli. Abbiate fiducia nella capacità della scuola di essere accogliente e inclusiva, grazie a tanta generosità di impegno che vi potrete trovare. Mantenete questa fiducia anche davanti alle difficoltà che ogni processo di educazione e di formazione autentico metterà davanti ai vostri figli, ai no che la scuola a volte è chiamata a pronunciare per non rinunciare a se stessa, per non rinunciare a fare il loro bene. La scuola ha e deve conservare il compito di formare il cittadino di domani, senza asprezze e rigidità non orientate al bene; senza percorsi di facilitazione accomodante e diseducativa, veleno dolce che consuma la forza buona dei nostri figli. Solo così potrà realizzarsi ciò che ha recentemente scritto Massimo Gramellini: «Qualcuno ti dirà che la scuola serve solo se riesce a trovarti un lavoro. Non credergli. La scuola serve se riesce a fornirti gli strumenti per gestire un sentimento, smascherare un ciarlatano e ammirare un tramonto, non solo una vetrina».

 

Per i docenti: servizio

Operare nella scuola significa inevitabilmente scegliere di essere a servizio. A servizio del loro bene. Un insegnante è una freccia puntata verso il futuro dei suoi alunni. Essere a servizio significa avere la consapevolezza nitida del proprio ruolo nella vita e nel futuro dei ragazzi che avete davanti, sempre più in cerca, che lo sappiano o no, di riferimenti credibili negli adulti. Servizio significa fare le cose sul serio, avere attenzione e cura dei dettagli, lasciare spazio al dubbio, ripensare. Servizio significa sapere quando occorre combattere per, con, e a volte contro di loro, con forza e tenerezza, quando il bene passerà anche da qui. Servizio significa anche scontrarsi con loro, ma mai per vincere, mai per affermare se stessi, mai per rigidità indifferente e grossolana; ma sempre per seminare, per indicare strade diverse e cieli più puliti, per allenare. Servizio significa saper riconoscere quando è il momento di passare oltre, e quando è quello di tenere il punto. Servizio significa tenere lo sguardo sulle potenzialità degli alunni. Servizio significa operare per accompagnarli ad affrontare e superare le loro difficoltà, senza però trascurarle per sbadataggine, o per indifferenza, o per cinismo. Servizio significa tenere ogni giorno presente le fragilità di un tempo non facile nel quale loro sono chiamati a cercare e costruire la loro strada.

Per i collaboratori scolastici e amministrativi: gratitudine

Gratitudine perché il vostro lavoro, spesso nascosto e silenzioso, non passa inosservato. La scuola riesce a vivere e ad operare anche grazie a voi, a ciò che fate. L’augurio più bello è forse questo: che quando serve qualcuno o qualcosa vi esprima la gratitudine per ciò che fate. Conservate il senso e il gusto di contribuire a qualcosa di grande e di importante per il futuro di tutti gli alunni, anche quelli che non vi capiterà di incontrare quotidianamente. Nella loro vita resterà sempre un pezzo di voi: di una pratica che avete svolto con cura, di un’aula preparata pulita e accogliente, di un adempimento ben svolto anche se vi poteva sembrare inutile.

 

Per i dirigenti scolastici: pazienza

Come dice Papa Francesco: «La pazienza è una virtù della gente che è in cammino», che sa dove andare, con chi andare e perché sta camminando. La pazienza è la virtù di chi sa sopportare, cioè portare su di sé: portare su di sé i problemi, portare su di sè i faticosi ma tenaci tentativi soluzione, portare su di sé le critiche, portare su di sé il senso del limite che significa dare tutto se stessi a volte senza pretendere forza risolutrice di tutto ciò che non va o che dovrebbe andare meglio. Pazienza è dare, dare, dare. A volte senza ricevere, o senza ricevere abbastanza. Pazienza è il contrario di rimandare all’infinito, spazzare i problemi sotto il tappeto, ma affrontare le situazioni con l’impegno di portarle su di sé e di donando il massimo che possiamo, fosse anche poco.
Impegno, fiducia, servizio, gratitudine, pazienza. Per ripartire. Ogni giorno. Buon anno scolastico a tutti.

Ufficio per la Pastorale dell’Educazione, della Scuola, dell’Università
Diocesi di Pistoia




Pasqua di Resurrezione 2021

Care colleghe e cari colleghi
Il silenzio è di nuovo caduto nelle nostre vite, ci circonda nelle strade nelle quali ci muoviamo furtivi e guardinghi, evitando gli sguardi, parlandoci a distanza. Il papa ieri ha davvero interpretato il pensiero di tutti, dicendo che ”l’anno scorso eravamo choccati, quest’anno più provati”. E le parole vengono meno, mentre cerco di farvi gli auguri di Pasqua.
Ho chiesto aiuto alla forza profetica delle parole di don Tonino Bello.

Solo quando avremo taciuto noi, Dio potrà parlare. Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto. Nel silenzio maturano le grandi cose della vita …”.

In altra circostanza dice:

Come vorrei che il mio augurio, invece che giungervi con le formule consumate del vocabolario di circostanza, vi arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole!
Come vorrei togliervi dall’animo, quasi dall’imboccatura di un sepolcro, il macigno che ostruisce la vostra libertà, che non dà spiragli alla vostra gioia, che blocca la vostra pace!
Posso dirvi però una parola. Sillabandola con lentezza per farvi capire di quanto amore intendo caricarla: “coraggio!”!
La Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, è il paradigma dei nostri destini. La Risurrezione. Non la distruzione. Non la catastrofe. Non l’olocausto planetario. Non la fine. Non il precipitare nel nulla”.

Per concludere:

… quando la paura dell’abbandono rischia di farci disperare, rimanici accanto. In quel momento, rompi pure il silenzio: per dirci parole d’amore!
E sentiremo i brividi della Pasqua”.

Questi i miei auguri, condivisi dai componenti della Commissione Scuola, che vi rivolgo.

Armando Bartolini
Direttore e la Commissione Scuola




Natale 2020: gli auguri del direttore

NATALE 2020

Perché ho scelto questa immagine* come espressione di auguri per  questo Natale 2020?

Ne ho scartate molte; alla fine, mi sono fermato su questa, perché mi è sembrata interpretare il tempo che viviamo: l‘immagine di questa Nascita (con la croce che viene portata via) meglio di altre, visivamente parlando, annuncia  la liberazione dalla morte e dal dolore.

Perché è quanto che ci auguriamo.

Certo, questo è il kairòs, il tempo opportuno, che ci è dato di vivere: un tempo di immenso dolore, di vera e inconsolabile strage, di lutti non vissuti, di progressiva caduta di certezza in campo scientifico, ma senza dubbio è l’occasione – da non sprecare – per tornare a fare di termini come ‘insieme, ‘comunità, ‘comunione’ il timone del nostro viaggio, tracciato tra confronti e riflessioni, nello scambio continuo tra identità personale e dimensione collettiva.

È il momento del “noi”, come scrive Massimo Recalcati, il momento in cui “la libertà non può essere vissuta senza il senso della solidarietà”; è il momento in cui siamo chiamati a ribaltare la nostra idea superficiale di libertà che “non è nostra proprietà”, che “non esclude affatto il vincolo ma lo suppone”.

La libertà non è liberazione dall’altro, ma è sempre iscritta in un legame.

La lezione che riceviamo dal ‘virus’ ci introduce nella “porta stretta della fratellanza”. Ed è per il ciclone di emozioni contrastanti, di gioie e di dolori, di soddisfazioni e di sconfitte, che dobbiamo imparare a dire grazie a quanti – in prima persona – si sono fatti e si fanno carico di tutte le fragilità di chi è colpito da un incubo mai visto.

“Con il Natale abbiamo capito … che non bisogna salire per incontrare il Signore, ma scendere, perché in Gesù Dio si è fatto profondamente umano e si è messo al servizio di tutti. Con Gesù Dio non deve essere più cercato, ma semplicemente accolto  (Gv 1,21). Egli è il Dio con noi (Mt 1,23), che chiede di andare, con lui e come lui, verso ogni persona”. (A. Maggi).

In fondo, il nostro destino più vero – come dice Papa Francesco – “è di essere trasformati dall’amore. Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre. In questo consiste l’annuncio della notte di Natale”.

Solo la follia di Dio (1Cor 1,25) ha potuto spingere l’Altissimo non solo a diventare un uomo, ma addirittura a rimanerlo. Con la nascita di Gesù, Dio non è più lo stesso e neppure l’uomo.

Più si è uomini, più si libera il divino che è già in noi.

 

Buon Natale a voi tutti e alle vostre famiglie.

 

Armando Bartolini

Direttore USD

 

*Marc Chagall, Natività (collezione privata) 1911.




Ripartire dall’esilio. Un messaggio per gli insegnanti di religione

Armando Bartolini, direttore USD – Servizio IRC diocesano, ha indirizzato un messaggio ai docenti della disciplina. Una riflessione sulla settimana santa nell’emergenza coronavirus.

Care colleghe e cari colleghi,

siamo ancora isolati nelle nostre case. E le nostre strade sono vuote.
Mi sono venute in mente le parole di Geremia, nel drammatico evento della distruzione di Gerusalemme (587 a.C.) e la conseguente deportazione a Babilonia: «Le strade di Gerusalemme divennero un deserto e una desolazione» (Ger 44,6).

Che pensate? Il tema dell’esilio può rappresentare una chiave di lettura di quanto ormai da tempo ci sta accadendo e ci affligge? Certo, ai tempi di Geremia, si aveva una visione soprattutto ‘religiosa’ degli eventi: siamo stati infedeli, e Dio ci ha abbandonato.
Ma i discepoli del profeta sono andati ben oltre la colpevolizzazione. Hanno scoperto che Dio è «un Dio nascosto» (Is 45,15). Il tempio era stato distrutto, le lampade erano davvero spente. Bisognava cercare Dio altrove. Ma dov’era Dio?

Nelle vittime, nel «Servo sofferente» (Is 53) che ogni anno leggiamo il Venerdì santo. E le vittime, che avevano pagato per tutti la distruzione del loro paese, come hanno guardato gli eventi che non lasciavano alcuna speranza? Hanno riscoperto l’esodo. Hanno intuito che non c’è deserto più forte dell’esodo. «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,18-19). Si era aperto così un tempo in cui il popolo, nella solidarietà e nella fraternità, poteva scorgere la via della rinascita.

Come non sperare che anche oggi accada questa svolta. L’immagine forse più eloquente è quella del Papa che parla in una Piazza S. Pietro vuota.

Che da questo ‘vuoto’ si possa trovare la creatività, unita al coraggio, per ripensare la solidarietà, la globalizzazione, il sistema finanziario, la salute pubblica, i beni comuni, il lavoro.
Allora sì che la svolta sarà epocale. Anche nel 2008 abbiamo sofferto una forte crisi, certo diversa da quella attuale, e prima e dopo molte altre, ma, ancora oggi, non sembra che abbiamo imparato la lezione.

È arrivata la settimana santa con il Triduo pasquale, per un cristiano il culmine dell’anno. Sarà una settimana santa senza il ‘tempio’ … Saremo noi il tempio mistico che supera i recinti del sacro.

Il Giovedì santo. Ripercorriamo la lunga e umana strada che parte da Caino e giunge alla lavanda dei piedi, un gesto profetico quanto illogico e imprevedibile. Quest’anno, il 9 aprile, ricordiamo la morte di Bonhoeffer, teologo luterano tedesco ucciso ad Auschwitz, audace testimonianza che Dio non abita nel tempio di Caino.

Il Venerdì santo. Il giorno di Abele. Dio stesso avrebbe assunto il suo silenzio. Uno scandalo, che solo nella nuda fede ci consente di adorare un crocifisso. È qui la follia dei cristiani, incomprensibile alla ragione.

Il Sabato santo. Il giorno del silenzio, di Dio e nostro. Per non abbandonare mai una ‘speranza’ (quella della croce) che non avremmo in nessun modo saputo elaborare e proporre,e che scompagina ogni sistema di pensiero.

Infine, la Notte di tutte le notti. Certo, ci mancherà il cero pasquale al quale accendere la nostra personale ‘candelina’; ci mancherà il canto dell’Exultet. Ma nessuno potrà toglierci «dall’innesto» nel mistero del Cristo (Rm 6,5).

Se abbiamo qualche dubbio sulla sua presenza, la Domenica di Risurrezione è la dimostrazione più grande del Dio nascosto.
Buona Pasqua. La celebreremo nelle nostre case, che saranno Babilonia e Gerusalemme allo stesso tempo.

Armando Bartolini

Direttore USD-Servizio per l’IRC

 

L’augurio del direttore

Il direttore ha anche preparato un augurio per tutti gli insegnanti di religione cattolica. Scarica qui il pdf.

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La Presidenza CEI per l’IRC

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2020-2021.

Scarica il documento in pdf.




È tempo di scegliere l’ora di religione

È disponibile sul sito diocesano la documentazione e le indicazioni per avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica a scuola.

La dimensione religiosa è uno degli aspetti fondamentali per l’educazione e lo sviluppo della persona. Attraverso l’insegnamento della religione cattolica è possibile aprirsi a questa opportunità, accogliere un’educazione che accoglie e suscita domande profonde perché «ognuno possa, nell’intimo della propria coscienza, trovare risposte convincenti».

«Frutto della revisione del Concordato del 1984, – ricorda il messaggio della presidenza CEI per l’anno scolastico 2019/2020- questo insegnamento si è ormai consolidato come apprezzata componente del curriculum scolastico ed è scelto da una maggioranza ancora cospicua di studenti e famiglie che vi trovano risposta soprattutto in termini di formazione personale, di proposta educativa e di approfondimento culturale».

È questo il momento dell’anno in cui valutare la possibilità dell’insegnamento della religione cattolica. Recentemente, infatti, è stata pubblicata dal MIUR la circolare relativa alle iscrizioni alle scuole dell’infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2020/2021. Nel paragrafo relativo all’insegnamento della religione cattolica si ribadisce quanto segue:

«La facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica è esercitata dai genitori e dagli esercenti la responsabilità genitoriale di alunni che si iscrivono alla prima classe della scuola primaria o secondaria di primo grado al momento dell’iscrizione, mediante la compilazione dell’apposita sezione on line.

La facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica per studenti della scuola secondaria di secondo grado è esercitata dagli stessi all’atto dell’iscrizione da parte dei genitori e degli esercenti la responsabilità genitoriale nella compilazione del modello on line ovvero, per le iscrizioni che non siano presentate on line (ad esempio per le iscrizioni alla scuola dell’infanzia), attraverso la compilazione del modello nazionale».

La scelta ha valore per l’intero corso di studi e in tutti i casi in cui sia prevista l’iscrizione d’ufficio, fatto salvo il diritto di modificare tale scelta per l’anno successivo entro il termine delle iscrizioni, esclusivamente su iniziativa degli interessati».

ModulisticaÈÈ

Circolare n. 22994 del 13 novembre 2019

Allegato C

Allegato B




Iscrizioni a scuola e scelta di avvalersi dell’IRC

È stata pubblicata dal MIUR la circolare relativa alle iscrizioni alle scuole dell’infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2020/2021.

Nel paragrafo relativo all’insegnamento della religione cattolica si ribadisce quanto segue:

“La facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica è esercitata dai genitori e dagli esercenti la responsabilità genitoriale di alunni che si iscrivono alla prima classe della scuola primaria o secondaria di primo grado al momento dell’iscrizione, mediante la compilazione dell’apposita sezione on line.

La facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica per studenti della scuola secondaria di secondo grado è esercitata dagli stessi all’atto dell’iscrizione da parte dei genitori e degli esercenti la responsabilità genitoriale nella compilazione del modello on line ovvero, per le iscrizioni che non siano presentate on line (ad esempio per le iscrizioni alla scuola dell’infanzia), attraverso la compilazione del modello nazionale di cui alla scheda B allegata alla presente nota.

La scelta ha valore per l’intero corso di studi e in tutti i casi in cui sia prevista l’iscrizione d’ufficio, fatto salvo il diritto di modificare tale scelta per l’anno successivo entro il termine delle iscrizioni, esclusivamente su iniziativa degli interessati”.

DOCUMENTI

Circolare n. 22994 del 13 novembre 2019
Allegato Scheda B
Allegato Scheda C




Diventare insegnanti di religione cattolica (=IDRC)

Per diventare IdRC due requisiti sono necessari:

  1. Verifica del possesso di un titolo di qualificazione adeguato (titolo di studio)
  2. Il possesso dell’idoneità all’insegnamento di RC rilasciato dall’Ordinario Diocesano della Diocesi locale.

E
anche un percorso con alcuni passaggi:

  1. Colloquio motivazionale orientativo con il Direttore dell’Ufficio
  2. Dopo il conseguimento del titolo professionale, la Prova di Accertamento delle Competenze (P.A.C.).
  3. Avviamento
    all’insegnamento (tutoraggio)
  4. Esperienza
    di supplenza.




Tabelle pubbliche di precedenza degli I.d.R.

Sono disponibili le T.P.P. per gli anni scolastici 2019-2022.

Scarica qui il file in formato pdf