Una bibliografia della opere di Giordano Frosini

Una pubblicazione dedicata ad amici e studiosi aperta a integrazioni e suggerimenti

 

In occasione della Cerimonia di premiazione del primo concorso nazionale di Teologia ‘Mons. Giordano Frosini’, è stata redatta una bibliografia delle opere di don Frosini.

Gli autori – Beatrice Iacopini, Mariangela Maraviglia e Andrea Vaccaro – precisano nell’Introduzione che tale bibliografia non può considerarsi definitiva: “alcune informazioni bibliografiche risultano incomplete, poiché non è stato possibile accedere al documento originale; la consultazione di ulteriori riviste può rivelare collaborazioni finora non emerse; la scelta di escludere alcune testate ‘pastorali’ può essere ripensata alla luce di considerazioni più inclusive”.

Mettendo online tale lavoro, gli autori invitano alla collaborazione tutti coloro che possono fornire informazioni, indicazioni o suggerimenti al fine di rendere l’opera quanto più completa possibile.

È possibile segnalare suggerimenti al seguente indirizzo: scuolateologia@diocesipistoia.it

 




Il ricordo di Mons. Frosini nell’attenzione all’aggiornamento teologico

Sabato 14 dicembre ha avuto luogo il conferimento del primo premio intitolato a don Giordano Frosini

 

Un tributo di affetto e riconoscenza, ma anche la volontà di custodire e far crescere un’eredità preziosa. La prima edizione del premio nazionale di Teologia “don Giordano Frosini” ripresenta alla città e alla Diocesi il valore di «un vero protagonista della scena culturale pistoiese». Un teologo, come ha ricordato Andrea Amadori, presidente del Comitato Giordano Frosini, promotore e organizzatore dell’iniziativa, «che si è costantemente impegnato a ricordare il valore dell’aggiornamento teologico».

 

Basilio Petrà, teologo morale già preside della Facoltà teologica dell’Italia Centrale di Firenze e amico di Frosini ne ha tratteggiato un sintetico e lucido profilo. La conoscenza tra i due era nata nello Studio teologico fiorentino, ma anche nell’ambito degli scambi teologici e pastorali tra la diocesi di Pistoia e Prato, a partire dalla Fuci, «filo di legame tra me e Frosini» ha ricordato Petrà. Punto di riferimento per entrambi, per quanto Frosini appartenesse a una generazione precedente, il Concilio Vaticano II che ha segnato il percorso della riflessione teologica di ambedue, poi diventati colleghi presso lo Studio teologico fiorentino. Frosini non è stato un accademico puro, «perché le sue responsabilità pastorali — ha spiegato Petrà — non gli consentivano di svolgere un ruolo accademico più impegnativo. Il suo insegnamento è stato svolto per lo più a Pistoia, pur con esperienze all’estero, in Albania». «Frosini — ha aggiunto — era una forte tempra di intellettuale, animato da un pensiero sempre vigile»; «è stato maestro di tanti giovani, realmente impegnato nella storia dell’umanità e della sua città». «C’è poi una parola che torna in mente — ha concluso —, la parola parresia», la sua schiettezza nel parlare; «Frosini non temeva di dire quello che pensava»; «è un aspetto che esprime bene quelle qualità che segnano la vita di una persona».

 

Dopo il ricordo di Petrà il saluto della Fondazione Caript, che ha finanziato la pubblicazione della tesi vincitrice, attraverso le parole della prof.ssa Paola Bellandi, quindi il saluto di Marco Barbieri, vicepresidente di Chianti Banca, per il contributo dato nella pubblicazione della Bibliografia di don Frosini curata da Beatrice Iacopini, Mariangela Maraviglia e Andrea Vaccaro.

Un lavoro illustrato dalla prof.ssa Beatrice Iacopini che rappresenta – ha commentato – «un omaggio doveroso» e che permette di cogliere, anche solo scorrendo i titoli delle pubblicazioni di Frosini, una varietà di interessi grandissima, con al centro la dottrina sociale della Chiesa e l’impegno della Chiesa nel mondo. «La sua opera è stata tutta finalizzata all’evangelizzazione al rinnovamento teologico. Dalla bibliografia — ha aggiunto Iacopini — emerge una profonda unità di intenti”: costruire il Regno che sentiva come impegno etico fondamentale e il continuo riferimento al Concilio. «La sua — ha concluso — era un’intelligenza mai asciutta o arida, ma sempre palpitante insieme al cuore».

 

Giovanna Frosini, promotrice insieme al fratello Giovanni della pubblicazione della Bibliografia, prendendo la parola ha plaudito all’iniziativa e ricordato che «un pensatore si onora pensando». Ed è pur vero che un pensatore lo si onora anche — ha commentato il teologo Giuseppe Lorizio — «dando spazio al futuro, ai giovani». Lorizio, insieme a Petrà, Armando Matteo, Brunetto Salvarani e Adriano Fabris è infatti membro della prestigiosa commissione scientifica del Premio Giordano Frosini che ha individuato il lavoro premiato in questa prima edizione.

 

«Mettere insieme ricerca e comunicazione è stato uno dei tratti tipici di don Frosini — ha commentato Lorizio —. Comunicare la scienza è un compito decisivo. Don Frosini lo ha fatto. Don Frosini è entrato sulla soglia dell’accademia. Ma il luogo della teologia non è l’università, ma è la Chiesa, la comunità, la sinodalità, ma anche e soprattutto la città. Frosini lo aveva compreso. Nel suo quotidiano spendersi per questa città lo ha dimostrato». Dopo una breve riflessione dell’intreccio tra scienza e teologia proposta da Lorizio è giunto il momento della premiazione di Giovanni Amendola, autore della tesi premiata e pubblicata per le edizioni Studium: “Antropo-logos. La ragione al crocevia di intelligenza artificiale, razionalità scientifica, pensiero filosofico e teologia cristiana” (Studium, pagine 368, euro 20,00).

 

Giovanni Amendola ha quindi sinteticamente illustrato il suo lavoro, donato in omaggio a tutti i presenti. Amendola è attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università della Calabria, dove è stato docente per gli insegnamenti di Fondamenti di informatica, Programmazione ad oggetti, Calcolo delle probabilità e statistica e Matematica per l’analisi dei dati. La sua ricerca verte principalmente sull’intelligenza artificiale basata sulla logica matematica.




Festività natalizie: indicazioni dall’ufficio liturgico

Comunicazione al Clero per le celebrazioni nella Solennità del Natale e del Tempo di Natale 2021/2022

Si avvicinano le festività natalizie, che quest’anno potremo tornare a vivere secondo orari più familiari, non sottoposti alla disciplina del “coprifuoco”. Non decadono però tutte le misure di prevenzione (distanziamento, mascherine, igienizzazioni…) che le parrocchie hanno praticato dall’inizio della pandemia.

L’ufficio liturgico diocesano ha indirizzato ai parroci alcune indicazioni utili per la celebrazione in sicurezza delle attività pastorali e di preghiera nelle festività. Non sarà possibile, com’è facile immaginare, baciare la statua di Gesù bambino al termine delle messa, così come sono sconsigliate attività che creino assembramenti (ad esempio Cavalcate dei magi..).

L’ufficio offre indicazioni puntuali per favorire la partecipazione senza cadere nel rischio di assemblee troppo affollate, o per celebrare in sicurezza il sacramento della riconciliazione. Si ribadisce tuttavia, un punto fondamentale: per partecipare alla messa o a qualche altra celebrazione liturgica o paraliturgica (Adorazione, Incontri di Preghiera, Veglie, Celebrazioni della Riconciliazione, Novena…) non c’è bisogno di Green pass, né di base, né rafforzato. Ciò però, obbliga a fare molta più attenzione nell’adozione di tutte misure di sicurezza.

Indicazioni per le celebrazioni nella Solennità del Natale e del Tempo di Natale 2021/2022

L’ufficio liturgico segnala anche il nuovo sussidio per il tempo di Natale della Conferenza episcopale italiana. Nel documento si trovano una traccia per la Novena di Natale e suggerimenti per la Veglia della notte di Natale.

Sussidio CEI 2021/2022

 

 




Immacolata in Cattedrale

Solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria 2021

Mercoledì 8 dicembre 2021 alle ore 18 Messa pontificale in Cattedrale presieduta da S. E. Mons. Fausto Tardelli vescovo di Pistoia.
L’8 dicembre 2014, sette anni fa, mons. Tardelli faceva ingresso a Pistoia come nuovo pastore di questa diocesi.
Non manchiamo di accompagnarlo con le nostre preghiere e il nostro affetto. Continuiamo a sostenerlo nel suo non facile ministero.
(foto di Mariangela Montanari)



Il vescovo rinnova il Consiglio Presbiterale

In data 8 novembre 2021 mons. Vescovo ha provveduto a rinnovare il Consiglio Presbiterale, che era giunto a scadenza, per il quinquennio 2021-2026.

Il Consiglio è composto da: membri eletti nei Vicariati, membri di diritto in ragione del loro ufficio e membri di nomina vescovile,

Di esso fanno parte:

  1. ANDREINI d. MAURIZIO
  2. BALDI d. FULVIO
  3. BARTOLINI d. ALESSIO
  4. BENESPERI d. ENZO
  5. BIANCALANI d. MASSIMO
  6. BRESCHI can. ROBERTO
  7. BULUNGO KASONGO d. MAURICE
  8. BUSHISHI d. TIMOTHEE
  9. CARLESI can. LUCA
  10. CRISTIANO mons. D’ANGELO
  11. D’AQUIN SANGOU d. GILDAS
  12. FABBRI mons. PATRIZIO
  13. FARCAS d. EUSEBIU
  14. FAVILLINI p. GIORDANO
  15. FERACI d. UGO
  16. FIRINDELLI can. PAOLO
  17. GASPERINI d. GIANNI
  18. HORLESCU d. DAMIAN
  19. IANCU d. PETRE
  20. JAKUBCZAK d. STANISLAW
  21. KAYUMBA d. DEO GRATIAS
  22. KLIMEK d. MATTIA
  23. MARINI d. ALESSANDRO
  24. PALCHETTI d. MICHELE
  25. PANCALDO can. DIEGO
  26. PANZERI p. SIMONE
  27. SGRILLI d. FRANCO
  28. SORESINA p. STEFANO
  29. TABISZEWSKI d. ADAM
  30. TEMPESTINI d. LUCIANO
  31. TOGNELLI mons. CESARE
  32. VILLA p. PIETRO



La Toscana di metà Ottocento tra Prato e Pistoia

Martedì 30 novembre alle 17 nelle storiche sale della Biblioteca Fabroniana di Pistoia sarà presentato il volume di Giovanni Bensi Cesare Guasti e Giovanni Breschi nella Toscana di metà Ottocento (Prato, Società pistoiese di Storia Patria, 2021).

Risultato di un’approfondita ricerca negli archivi pistoiesi e pratesi, il volume ricostruisce gli scambi epistolari intercorsi nel periodo compreso tra il 1844 e il 1857 tra l’archivista e tipografo Guasti e lo storico e canonico Breschi vicario diocesano, facente funzione episcopale tra il 1857 e il 1867.

Uno dei temi centrali dell’indagine è la genesi editoriale della Storia di san Atto, pubblicata da Breschi in occasione del centenario. Il volume di Bensi permette di approfondire la conoscenza del clima culturale di un momento storico segnato dagli ultimi anni del Granducato e dai movimenti risorgimentali.

Assieme all’autore, studioso di storia locale tra otto e novecento, interverranno la responsabile della Biblioteca Fabroniana e dell’Archivio capitolare di Pistoia, Anna Agostini, don Enrico Bini dell’associazione Culturale Guasti di Prato e Andrea Giaconi del Comitato pratese per la Promozione dei valori risorgimentali.

In occasione dell’evento sarà possibile visitare la mostra Libri su Atto. Una ricognizione in biblioteca fra erudizione storica sei-settecentesca e cultura ecclesiastica dell’Otto-Novecento. L’esposizione, allestita nelle storiche sale della Biblioteca Fabroniana, curata da Anna Agostini, permette di conoscere una serie di testi che a partire dal XVII secolo si occuparono di valorizzare la figura di Atto, canonizzato il 24 gennaio 1605 per interessamento dell’Ordine vallombrosano e della Chiesa pistoiese.

Per accedere in Biblioteca (Piazzetta san Filippo, 1 Pistoia) è richiesto il Green pass e il rispetto delle normative anti Covid.

Ingresso Libero.




Scuola: lettera aperta ai parlamentari della Toscana

In una riflessione inviata ai politici di zona, l’ufficio scuola della diocesi, diretto dal prof. Edoardo Baroncelli, lancia un appello per un vero dibattito sulla riforma della scuola: «I primi a pagare una scuola che non prepara per il futuro sono i più fragili. Sì a un dibattito realistico e condiviso»

PISTOIA 22/11/2021 – No allo svilimento dell’esame di maturità e del livello della formazione e sì a un serio e ampio dibattito sui problemi della scuola italiana a partire dai bisogni di coloro che non hanno un futuro già garantito. È questo il senso della lettera dell’Ufficio per la Pastorale Scolastica diretto dal professor Edoardo Baroncelli, inviata ai parlamentari di zona, ai consiglieri regionali, ai componenti della commissione cultura e istruzione di camera e senato, e a diverse altre personalità del mondo politico che hanno responsabilità in materia. Partendo dalle recenti polemiche sulla semplificazione degli scritti dell’esame di stato riporta l’attenzione sul significato stesso di diritto allo studio e di scuola pubblica e sulla capacità della scuola di preparare al futuro.

«Come noto – si legge nella lettera – l’esame è consistito nella preparazione da parte degli alunni di un elaborato basato sulla materia di indirizzo, con taglio interdisciplinare. Il titolo dell’elaborato è stato consegnato agli studenti entro il 30 aprile ed è stato da loro preparato in collaborazione con gli insegnanti e riconsegnato entro il 31 maggio. Proporre, o anche solo pensare possibile, una modalità di esame che renda di fatto facoltativo lo scritto, significa indebolire o togliere alla scuola la possibilità di attrezzare i propri studenti per le sfide del futuro, siano essere universitarie o lavorative. Togliere agli studenti dell’ultimo anno di scuola superiore la consapevolezza che li attenderà a giugno una prova dal contenuto non prevedibile e non scontato, né banalmente allineato a prove già svolte, rischia di produrre un effetto di demotivazione o di comoda rassegnazione in molti di loro, in particolare nei più fragili didatticamente e spesso socialmente, cioè proprio in coloro per i quali la scuola è l’unica alternativa possibile e l’unica plausibile via di realizzazione di sè». Significa inoltre – continua Baroncelli – incrementare la distanza tra la scuola, diciamo così, presente e pensata nei documenti e nei pronunciamenti ufficiali, e la scuola effettivamente possibile e viva nelle aule o in larghissima parte di esse. È chiaro che a pagare per primi il prezzo di una scuola poco o meno capace di attrezzare alle sfide vere del futuro sono coloro per i quali esso non è garantito, cioè i più deboli e i più fragili, esposti così rischi e incertezze crescenti e a volte definitivi».

Un scelta discutibile, che si innesta in una realtà quotidiana del sistema scolastico sempre più complicata e distante dalle polemiche politiche:

«Le questioni riguardanti il sistema scolastico sono molteplici e certamente complesse – scrive ancora il direttore dell’ufficio scuola nel testo della lettera – rifuggono soluzioni semplicistiche. Tra esse va menzionato lo scivolamento verso una progressiva e a tratti eccessiva semplificazione del nostro sistema scolastico, rilevata da diverse ricerche piuttosto preoccupanti, oltrechè dell’esperienza quotidiana dei docenti non sempre adeguatamente ascoltata e valorizzata; i livelli di preparazione decrescenti ed il cedimento complessivo della azione educativa, ancorchè dovuta ad una molteplicità di fattori riconducibili non soltanto alla scuola; l’assenza di una chiara una visione antropologica e culturale nel dibattito attorno alla scuola e al sistema complessivo dell’istruzione e della formazione nel nostro Paese. Sarebbe poi fin troppo facile cogliere nei molti fatti di cronaca il bisogno che il nostro Paese ha di persone sufficientemente preparate, e messe in condizioni di prepararsi, in tutte le professioni e in tutti i campi della vita civile e sociale».

«Se è lecito immaginare la scuola come una zattera – conclude Baroncelli – non è più possibile salvare tutti o comunque aumenta il numero di coloro che non traggono dalla esperienza scolastica tutto ciò che gli sarebbe possibile e in molti casi necessario per il loro futuro. Con un po’ di enfasi si potrebbe dire: non togliete alla scuola e agli insegnanti anche gli ultimi strumenti che restano per essere utili al futuro dei loro ragazzi. Su questo tema intendiamo dialogare con tutti coloro che ci ascolteranno, e che condivideranno la necessità di una riflessione che sappia di concretezza e di realtà».

 




Una prima tappa verso il Sinodo

Martedì 16 novembre incontro con Mons. Castellucci in Seminario

La riflessione sinodale ruota da quest’anno attorno a tre importanti percorsi sinodali: quello della Chiesa universale, con il sinodo dei vescovi dedicato proprio al tema della sinodalità, quello della Chiesa in Italia e, infine, quello della Chiesa diocesana. Tre percorsi che nel corso dell’anno saranno accompagnati da importanti momenti formativi aperti a tutti. Il primo è offerto da Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, che martedì 16 novembre proporrà una riflessione dal titolo «Chiesa popolo di Dio in comunione e missione».

Accanto al suo impegno pastorale monsignor Castellucci è anche vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, consultore della segreteria generale del Sinodo dei vescovi, consultore della congregazione per il clero. Per anni ha insegnato teologia dogmatica con particolare attenzione alla dimensione ecclesiologica e alla teologia del presbiterio.

«La sua formazione e il suo servizio — spiega il vicario generale don Cristiano D’Angelo — ne fanno una persona particolarmente qualificata per aiutarci ad entrare sempre di più nella preparazione del Sinodo e nella formazione ad una nuova mentalità e prassi missionaria delle nostre chiese».

«L’incontro con Mons. Castellucci — precisa don Cristiano — è aperto anche ai laici, in modo particolare a quelli che svolgono un servizio pastorale nelle parrocchie e realtà ecclesiali». L’evento, avrà luogo nell’aula magna del Seminario vescovile di Pistoia si svolgerà dalle 9.30 alle 12.30. Per tutti, compatibilmente con il numero di posti disponibili, è necessario esibire il green pass all’ingresso.

L’incontro sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube della diocesi.




I nuovi vicari zonali e la riforma del Centro storico

i nuovi vicari zonali

Nella sua ultima lettera pastorale il vescovo Tardelli ha espresso la volontà di riformulare l’organizzazione del territorio diocesano in nuovi e più numerosi vicariati «per incrementare la collaborazione pastorale e il cammino sinodale». «Ogni vicariato — ha precisato poi il vescovo nella sua lettera — è chiamato a muoversi insieme: innanzitutto i presbiteri in servizio nel vicariato e poi tutti gli altri, collaboratori pastorali vari e laici del popolo di Dio».
In seguito alle consultazioni svoltesi tra i presbiteri di ogni nuovo vicariato il vescovo ha nominato i nuovi vicari zonali, chiamati a promuovere e coordinare l’attività pastorale comune nell’ambito del vicariato.

Il decreto vescovile promulgato dal vescovo nomina quindi, vicario foraneo:
1. del Vicariato foraneo di Città il Rev.do d. Luca Carlesi
2. del Vicariato foraneo del Suburbio Est il Rev.do d. Luciano Tempestini
3. del Vicariato foraneo del Suburbio Ovest il Rev.do d. Petre Iancu
4. del Vicariato foraneo di Quarrata il Rev.do d. Roberto Razzoli
5. del Vicariato foraneo di Vignole il Rev.do d. Ioan Marius Vorga
6. del Vicariato foraneo di Poggio a Caiano il Rev.do d. Elia Matija
7. del Vicariato foraneo di Montemurlo il Rev.do d. Jaroslaw Ziarkiewicz
8. del Vicariato foraneo di Agliana – Montale il Rev.do d. Paolo Tofani
9. del Vicariato foraneo di Bottegone il Rev.do d. Michele Palchetti
10. del Vicariato foraneo del Vincio il Rev.do d. Juvenal Mapendano
11. del Vicariato foraneo di Casalguidi il Rev.do d. Andrea Mati
12. del Vicariato foraneo di Capostrada il Rev.do d. Alessio Bartolini
13. del Vicariato foraneo di Gello il Rev.do d. Paul Guy Devreux
14. del Vicariato foraneo di Limite il Rev.do d. Franco Sgrilli
15. del Vicariato foraneo di Lamporecchio il Rev.do d. Antonio Velotto
16. del Vicariato foraneo della Montagna il Rev.do d. Sergio Agostini

a decorrere dal 1 di novembre 2021 e per la durata di un quinquennio.

Vedi il decreto vescovile (pdf)

 

Riforma pastorale del Centro storico

Allo stesso tempo Mons. Vescovo ha anche provveduto a riordinare l’organizzazione pastorale del Centro Storico cittadino.

Considerato che le otto parrocchie del Centro storico di Pistoia insistono su un territorio piuttosto ridotto e hanno chiese parrocchiali a poca distanza le une dalle altre e visto lo spopolamento del centro cittadino, in particolare di famiglie giovani, Mons. Vescovo, «volendo rinnovare l’impegno corale di una concorde testimonianza da parte della Chiesa nel cuore della città e tenendo altresì conto delle mutate circostanze in cui ci si trova oggi ad operare» ha ritenuto, a decorrere dal 7 novembre 2021, di affidare in solido la cura pastorale delle parrocchie di S. Andrea, S. Paolo, S. Bartolomeo, S. Giovanni Fuorcivitas, SS. Annunziata, Madonna dell’Umiltà, S. Filippo, Spirito Santo, nel Vicariato urbano, ai seguenti presbiteri:

«il rev. don Luca Carlesi, che costituisco Moderatore nell’esercizio della cura pastorale e legale rappresentante e i reverendi mons. Umberto Pineschi, Can. Leonildo Toni, fra Giordano Favillini, fra Antonio Sorrentino, quali Parroci in solido», coinvolgendo così le suddette parrocchie in un progetto di unità pastorale.
Tra i presbiteri suindicati, «il moderatore — spiega inoltre il vescovo — ha l’incarico di dirigere l’attività comune e di rispondere di essa di fronte al Vescovo» come di guidare «nei negozi giuridici le Parrocchie anche relativamente agli effetti civili».

Vedi il decreto vescovile (pdf)




Domenica 7 il Giubileo dei Migranti

Alle 18 la celebrazione eucaristica, alle 16.30 un incontro con le storie e i canti dei migranti

 

«Il Giubileo di domenica 7 sarà anche l’occasione, spiega don Elia Matija direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes, per ringraziare il Signore di tutto il bene che è stato fatto per i fratelli e le sorelle migranti. Infatti sono tante le realtà che ancora oggi vengono in aiuto concreto a chi ha più bisogno».

La celebrazione di domenica è prevista alle 18 in Cattedrale. Presiederà la liturgia eucaristica P. Fabio Baggio, Sotto-Segretario per la sezione Migranti e Rifugiati della Santa Sede.

La giornata sarà preceduta da un incontro con i migranti davanti al Battistero in piazza Duomo a partire dalle 16.30, nel quale racconteranno le loro storie e proporranno i canti tradizionali.