I vescovi toscani: la famiglia sia piccola chiesa domestica

L’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus covid-19 induce a rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali per contrastare la diffusione della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di conseguenza sulla stessa coesione sociale. Quanto scriviamo fa seguito ai più recenti provvedimenti del Governo e al Comunicato della Presidenza della C.E.I. del 12 marzo .

Ci sembra di dover raccogliere anzitutto l’invito delle Autorità pubbliche a restare in casa per quanto ci è possibile. Aderire a questa esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga.

Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è anche occasione per scoprire meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro. Anzitutto, la famiglia è come una “Chiesa domestica”, dove siamo chiamati a crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Vale per noi in questi giorni l’esortazione di San Giovanni Crisostomo ai suoi fedeli:«Fate della vostra casa una Chiesa» e quelli accolsero l’invito con «acclamazioni di giubilo». Pregare in casa non deve essere inteso come una privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare. Una seconda esortazione riguarda l’importanza di riscoprire in questi giorni il grande valore della “presenza reale” del Signore nella sua Parola: una presenza da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia. Diamo alle nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura e una profonda meditazione della Sacra Scrittura.

In questo contesto, che privilegia il rimanere nelle nostre case, considerato il ruolo che le chiese hanno sempre avuto nel contesto delle città, borghi e paesi della Toscana, nonché nel sentire della nostra gente, riteniamo di poter mantenere aperte le nostre chiese, come segno di una Chiesa che resta presente alla vita delle comunità, ancor più in questi giorni di sofferenza. L’apertura delle chiese viene proposta dunque come un segno, non come un invito a frequentarle. Di qui la precedente esortazione a valorizzare la casa come luogo di preghiera e di lettura della Parola di Dio. Occorre però essere molto avveduti, per cui l’apertura può esserci a condizione che si possa garantire un rassicurante adeguato livello sanitario (distanza tra le persone, esclusione di oggetti che possono passare da una mano all’altra come i libri di preghiere, possibilità di intervenire con frequenza con azioni di disinfezione di panche, porte, maniglie o altri oggetti che possono essere toccati dai fedeli, ecc.), anche tenendo conto che tutto questo sia consentito dalle condizioni di salute ed età dei nostri preti. Senza queste condizioni sarebbe un gesto di irresponsabilità aprire i nostri luoghi di culto e lo sarebbe soprattutto verso i più deboli.

Ci sembra infine significativo e lodevole l’impegno di molti sacerdoti a restare in contatto con i fedeli mediante i social, rendendosi utili così all’accompagnamento e offrendo anche l’opportunità di unirsi alla preghiera del sacerdote in chiesa. Vanno anche valorizzate le trasmissioni dedicate alla preghiera che vengono offerte nelle reti nazionali e attraverso i nostri mezzi di comunicazione locali. In questo contesto esortiamo i sacerdoti a farsi vicini soprattutto ad anziani e malati tramite il telefono, portando loro parole di sostegno e di conforto.

Il nostro pensiero va, con sentimenti di solidarietà e vicinanza, agli ammalati e alle persone e famiglie in quarantena. La fede ci invita a vedere nella loro sofferenza, nell’orizzonte della croce di Gesù, una partecipazione al mistero della redenzione. Nella nostra preghiera ci sono tutti loro, come pure quanti hanno incontrato la morte in questa pandemia. Ci sentiamo vicini con ammirazione e gratitudine nonché con la preghiera a quanti operano nel nostro sistema sanitario e di protezione civile per combattere il morbo. Chiediamo al Signore luce per i nostri governanti, affinché le loro decisioni siano nel segno della saggezza e trovino convinta accoglienza nel nostro popolo.

L’emergenza sanitaria ci coglie nei giorni della Quaresima, e le indicazioni di comportamento che ci vengono date vanno accolte quasi come un’opera penitenziale specifica di questo tempo, un’opera di misericordia e di carità verso i più fragili. Ma noi sappiamo anche che la Quaresima è preparazione alla Pasqua del Signore: nel suo potere di Risorto poniamo le ragioni della nostra speranza di vita.

Comunicato CET 4 coronavirus 13 marzo 2020




Nota per la benedizione dei defunti

L’Ufficio Liturgico diocesano ha provveduto a raccogliere le indicazioni per la benedizione dei defunti in casa, nelle Cappelle del Commiato o al Cimitero in un sussidio a disposizione di sacerdoti e diaconi.

Il sussidio recepisce le indicazioni segnalate dai vescovi toscani con il comunicato del 9 marzo u.s. e le precisazioni di Mons. Vescovo: «Per le esequie, la cui sospensione è esplicitamente richiesta dal Decreto governativo, i Vescovi esortano a sostenere i familiari nel loro dolore con la benedizione del feretro che, non potendo essere fatta in chiesa, può comunque svolgersi in forma privata, come previsto dai libri liturgici, assicurando anche i fedeli che si potrà celebrare la Santa Messa in suffragio del defunto una volta superata questa emergenza».

Tali indicazioni sono da osservarsi, al momento fino al 3 aprile 2020.

Scarica le indicazioni per le esequie dei defunti in casa o al cimitero-Marzo2020 (file pdf)




Tempo di rinnovare le cariche per l’AC

L’Azione Cattolica diocesana si riunisce per l’Assemblea elettiva. È tempo di rinnovare le cariche dell’associazione, per questo l’AC si è data appuntamento in Seminario domenica 1 marzo per una giornata unitaria di lavori.

Il programma, che occuperà tutta la giornata, prevede anche il saluto del delegato regionale AC Giovanni Pieroni.  Interverranno anche il vescovo Tardelli e un delegato del consiglio nazionale.

red.




Uomo, chi sei?

Un ciclo di incontro alla Biblioteca San Giorgio per riflettere su cosa stiamo diventando

Di che specie sei, o uomo, cosa stai diventando? Questa la domanda che ‘inquieta’ il ciclo di conferenze organizzato da Edi Natali sull’antropologia. Nuove filosofie si affacciano all’orizzonte, basti pensare al transumanesimo, nuove tecnologie sembrano modificare l’uomo, ma anche gli orrori che si stanno ripetendo nella storia inducono alla riflessione su cosa significa essere umani e fino a dove il confine umano può spingersi. Se il Papa invoca un nuovo umanesimo forse c’è una urgenza di riflessione che non possiamo rimandare nè demandare.
Gli incontri, avviati il 7 febbraio scorso, si svolgono ogni venerdì fino al 13 marzo 2020 alle ore 17 in sala Bigongiari presso la Biblioteca San Giorgio di Pistoia. Il ciclo, a cura di Edi Natali e realizzato con il riconoscimento della Società Italiana di Filosofia, prevede un’impostazione seminariale: ai circa cinquanta minuti di relazione farà seguito un intervallo di tempo di pari durata, durante il quale i partecipanti potranno porre domande o fare osservazioni.

Per informazioni ed iscrizioni: Edi Natali, edinatali@gmail.com

Calendario dei prossimi incontri

Venerdì 21 febbraio 2020
Homo postbiologicus
relatore Andrea Vaccaro

Venerdì 28 febbraio 2020
L’uomo e la donna nel magistero di Papa Francesco
relatrice Francesca Ricci

Venerdì 6 marzo 2020
Homo videns, digitans et sapiens? L’antropologia ai tempi del web
relatore Danilo Breschi

Venerdì 13 marzo 2020
Umana fralezza nella società contemporanea
relatrice Edi Natali




MPV: «Leggi di fine vita: luci e ombre»

Il magistrato Giuseppe Anzani fa il punto sulla legge per il consenso informato e le DAT

«Leggi di fine vita: luci e ombre»: è il titolo della conferenza organizzata dal Movimento per la Vita – Centri di Aiuto alla vita di Pistoia e Quarrata in collaborazione con la consulta diocesana delle aggregazioni laicali.

L’incontro, organizzato per il 21 febbraio 2020 alle ore 21 presso il Palazzo de Rossi – (Via de Rossi, 26 a Pistoia), prevede la relazione del dott. Giuseppe Anzani, magistrato.

La legge 219/2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018 regolamenta le “norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (DAT) ”; un’espressione che si riferisce alla possibilità di dare disposizioni sul proprio “fine vita”, nell’eventualità di cadere nell’incapacità di intendere e di volere.

Durante il suo cammino la legge sulle DAT ha avuto progetti di legge dichiaratamente finalizzati all’eutanasia, con espressa disapplicazione delle norme sull’omicidio del conseziente e sul suicidio assistito. In realtà la legge tiene come sua colonna portante il principio del consenso informato. Nel dibattito alla Camera si sono prodotti emendamenti e correzioni. In quello al Senato le nuove parole possibili sono state stroncate dalla stretta finale su un testo non privo di forzature e ancora seminato di zone grigie.
Per l’ interprete resta, dunque, la fatica di una lettura che cerchi la consistenza di una visione positiva.

L’incontro di venerdì 21 febbraio offre a tutti la possibilità di approfondire un tema così delicato e cruciale per l’esistenza di molte persone. La serata, moderata da Paola Bardelli, giornalista di TVL Pistoia, vedrà anche l’intervento di S. E. Mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia. Giuseppe Anzani, già magistrato e presidente del tribunale di Como è studioso di bioetica ed editorialista del quotidiano “Avvenire”.

Giuliana Zoppis (MPV Pistoia)




Libere di amare nella consacrazione al Signore

La vita delle religiose nella nostra diocesi è un patrimonio prezioso di bene e di spiritualità; testimonianza di libertà da ricordare, accogliere e valorizzare.

 

Nel giorno in cui la Chiesa ha ricordato la Presentazione del Signore al Tempio molte consacrate hanno rinnovato durante la celebrazione Eucaristica, in Cattedrale, la loro professione religiosa. Ciascuna ha fatto memoria del giorno in cui ha liberamente scelto di vivere in povertà, castità e obbedienza.

Obbedienza a Dio  è ascolto e accettazione profonda della Sua volontà che impegna ad una ricerca attenta e a una presa di coscienza seria di cosa sia il vero bene.

Povertà è impegno per una vita sobria e in fraterna condivisione, motivata dalla consapevolezza della propria non autosufficienza e dalla gratitudine di chi sa di ricevere tutto in dono.

Castità è impegno per rendere feconda di amore la nostra vita, per rendersi disponibili a coloro che si sentono non amati, amati male, indesiderati, rifiutati, scartati; impegno per rinnovare l’autostima del cuore e il progressivo e sempre possibile affievolirsi dell’amore vero.

Voti pronunciati e rinnovati non nella prospettiva di una rinuncia, di un distacco, ma nella possibilità di poter vivere in pienezza e libertà.

Noi religiose, infatti, ci sentiamo libere di testimoniare l’esistenza di Dio e dei valori spirituali in un mondo secolarizzato, libere di testimoniare una vita semplice, sobria e libera di amare tutti e tutto.

Con la professione religiosa inoltre, le religiose sono state “inviate” come portatrici di sapienza e di vicinanza cristiana con i mezzi, le forme e le opere ritenute via via più utili ed efficaci: nelle scuole, negli ospedali, negli spazi parrocchiali, in associazioni, in case famiglie, accanto a minori, anziani o molto altro. Anche Pistoia ha fatto “esperienza” della loro presenza nel corso del tempo. La loro “missione” non è stata solo un incarico, uno spazio di attività; non soltanto un’offerta di servizi, ma sintesi di parole e gesti che ha lasciato intravedere una «grande esperienza di Dio, e una ricchezza umana e spirituale a livello personale, comunitario e di famiglie religiose».

Oggi purtroppo la presenza delle religiose in Diocesi sta diminuendo: istituti e monasteri non ci sono più. Le congregazioni ancora presenti vivono una complessità di problemi che rende sempre più precarie le rispettive situazioni, specialmente per età avanzata o malattie. È dunque un tempo che si avvia al compimento, alla scomparsa della vita religiosa? Dove conduce lo Spirito?

Sappiamo che Dio è sempre con noi e che i suoi progetti desteranno ancora la nostra meraviglia.

Un augurio affettuoso e sincero a sr. Clemens delle Suore Mantellate e sr. Emilia delle Suore Domenicane di S. Tommaso d’Aquino, per il loro lavoro svolto nella nostra Diocesi e più che altro per la loro consacrazione al Signore Gesù.

Segreteria Usmi




Vivere per amare

Sabato 15 febbraio una messa dedicata ai giovani: una proposta che invita a scoprire la bellezza di sentirsi raggiunti dall’amore di Dio. In dialogo con Mirko, Adam e Lucia di Nuovi Orizzonti di Pistoia.

A cura di Daniela Raspollini

Ancora una volta «Nuovi Orizzonti» in prima linea in tema di evangelizzazione dei giovani; qual è sarà la vostra prossima iniziativa? Come la state organizzando?

Il prossimo appuntamento con Nuovi Orizzonti è per sabato 15 febbraio. Una serata che è la tappa centrale del cammino proposto anche quest’anno in diocesi. L’iniziativa infatti, va avanti ormai da svariati anni e si inserisce in un ciclo di preghiera che a partire dal 31 ottobre con la Notte dei Santi prosegue tutto l’anno fino a luglio, con l’evangelizzazione durante il festival del “Pistoia Blues”. Ogni mese organizziamo attività di animazione ed evangelizzazione di strada quali “abbracci Gratis” e “Luce nella Notte” nella chiesa di San Filippo Neri. Riteniamo importante garantire una presenza costante nei luoghi di divertimento dei giovani per dare la possibilità a chi lo desidera di partecipare, offrendo l’occasione di fermarsi, ascoltarsi e farsi ascoltare.

Avete parlato degli “abbracci gratis”: in che cosa consiste l’iniziativa?

L’esperienza degli “abbracci gratis” va avanti a Pistoia da diversi anni ed è un’attività di animazione di strada utilizzata come nuovo approccio di evangelizzazione. L’abbraccio è un gesto di amore e di affetto, un gesto gratuito e di contraddizione in un mondo in cui la logica del tornaconto fa da padrona, dove divisione e indifferenza spesso prevalgono. Ci aspettiamo come sempre tanta accoglienza, stupore, gratitudine come del resto anche, a volte, diffidenza. Ci aspettiamo che grazie a questo semplice gesto il cuore delle persone possa sciogliersi e almeno per un momento lasciarsi andare all’amore.

La messa giovani come si svolgerà?

Sabato 15 febbraio, nella chiesa di San Filippo Neri, alle ore 21.00 il vescovo di Pistoia S.E. Fausto Tardelli celebrerà la “Messa giovani”: una liturgia con canti e animazione pensata per arrivare al cuore dei giovani. A seguire, con il mandato del vescovo inizieremo la “ Luce nella Notte”, attività di evangelizzazione di strada sostenuta dalla preghiera che, all’interno della chiesa, proseguirà alla presenza di Gesù Eucarestia proponendo ai giovani incontrati per strada un momento “intimo con Gesù”. La chiesa rimarrà aperta fino a tarda notte con la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione.
La giornata si concluderà con un momento speciale perché i giovani saranno protagonisti di una evangelizzazione di strada, L’invito è di fare un’esperienza personale di incontro e servizio, un incontro alternativo pensato per chi di solito non frequenta la chiesa oppure da anni se n’è allontanato. Siamo sicuri che Gesù, che è “La Luce nella Notte”, saprà rischiarare le tenebre che avvolgono molti cuori. Ogni mese il terzo sabato del mese, portiamo avanti queste attività integrandole con momenti di formazione utili ed indispensabili per poter essere pronti alla sfida della nuova evangelizzazione.

Questi appuntamenti da voi promossi nascono dall’ascolto profondo di un mondo pieno di tenebre …affinchè “gioia sia!”

Questi appuntamenti, pensati e promossi da noi, sono la risposta ai bisogni più profondi del cuore: amore, verità, tenerezza, comprensione, pace, ma un altro aspetto molto importante è l’ascolto profondo, infatti le nostre iniziative sono pensate per creare un contatto, un incontro che favorisce il dialogo curando appunto l’aspetto dell’ascolto in un mondo che non ha tempo per fermarsi ad ascoltare.

“E Gioia Sia!” è un’espressione nota a chi conosce Nuovi Orizzonti. La gioia, in effetti sta nel vostro carisma…

Sì, è proprio così: siamo chiamati a «testimoniare la gioia della resurrezione di Cristo ponendo una particolare attenzione al mistero della discesa agli inferi». È soprattutto la promessa di Gesù che ci svela il segreto per la pienezza della gioia: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9-11). Oggi è molto importante la testimonianza concreta di vita vissuta, molti di noi sono stati nei vari baratri di dipendenza, solitudine, disperazione, ma poi l’incontro con Gesù è la svolta nella vita, un incontro che trasforma e trasfigura. Abbiamo visto vite cambiare, abbiamo visto l’amore vincere e non possiamo tenerlo per noi. Come cristiani abbiamo il dovere di testimoniare la gloria di Dio e le meraviglie che Lui compie.

Qual è l’invito che vorreste rivolgere per partecipare?

Vivere per amare è un messaggio che può essere assimilato e condiviso facilmente dalle persone, in particolare nei giovani. Secondo la nostra esperienza gli ingredienti che oggi i giovani cercano per incamminarsi verso la serenità, la felicità, l’amore non sono così scontati. Sono tanti i falsi profeti che cercano di riempire la testa dei giovani con desideri e obiettivi che si rivelano poi illusori e deleteri. Passa il concetto che la felicità, l’amore, la serenità possano essere raggiunte attraverso il piacere, il potere, l’avere, il successo, l’immagine: pseudo libertà che spesso ci riducono in vere e proprie schiavitù. La parola amore spesso viene utilizzata in modo improprio, pertanto viene privata del suo significato autentico: spesso si chiama amore ciò che in realtà è egoismo, edonismo, dipendenza affettiva, ecc. Siamo convinti che se risvegliassimo i giovani (e non) dal torpore di questi tempi potremmo riscoprire il potenziale spirituale che ci rende immagine e somiglianza di Dio.
Riteniamo che sia importante dare il messaggio di una chiesa in uscita e unita nella diversità dei carismi. L’attesa di questa serata -ma in effetti anche di tutte le altre- è quella di raggiungere più persone possibile perché l’amore del Padre possa toccare i loro cuori, essere così un ponte tra la strada e Gesù.




Invito alla preghiera per la morte del vescovo Lazzaris

Ci giunge notizia della morte di Monsignor Enemésio Lazzaris, vescovo della diocesi di Balsas (Brasile), da tanti anni legata a quella di Pistoia per progetti di cooperazione missionaria. Da molti mesi duramente provato da una grave malattia il vescovo Enemésio è morto nella notte del 2 febbraio nella città di Araguaina. Le esequie e la sepoltura saranno celebrate nella cattedrale del Sacro Cuore di Gesù a Balsas.

Monsignor Tardelli, unendosi al cordoglio della diocesi di Balsas, invita tutti alla preghiera. «Lo ricordiamo con sincero affetto e preghiamo che il Signore doni la ricompensa dei giusti a questo suo servo, buono e umile. Invito a elevare preghiere per il vescovo Enemésio e per la sua diocesi di Balsas».

Monsignor Enemésio Angelo Lazzaris, era nato a Siderópolis, nello Stato di Santa Caterina, nel sud del Brasile il 19 dicembre 1948.  Apparteneva alla congregazione dei figli della Provvidenza, noti anche come “orionini” dal loro fondatore don Luigi Orione. Presso questo istituto aveva fatto la sua professione perpetua nel 1974 e l’anno seguente era stato ordinato sacerdote.  Nominato vescovo di Balsas il 12 dicembre del 2007 da papa Benedetto XVI è stato consacrato il 29 marzo 2008 nella cattedrale di Balsas.  Nel settembre del 2017 monsignor Lazzaris era stato anche a Pistoia, dove aveva incontrato il vescovo Tardelli e raccontato la propria esperienza pubblicamente, nell’ottica di rafforzare il rapporto tra la chiesa di Pistoia e quella di Balsas.




La Vita si fa storia

Una riflessione a partire dal Messaggio del Santo Padre Francesco per la 54ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

di Ugo Feraci*

Entri e nel grande padiglione della sala tv li trovi tutti uno accanto all’altro, chi più chi meno con lo sguardo un po’ perso, oppure in cerca di non si sa bene cosa, pronti ad agganciarti con un saluto o una domanda qualsiasi per avere un po’ di attenzione. C’è chi ciondola con gli occhi abbassati un po’ per il sonno un po’ per l’opacità della mente, chi resta assopito, comunque assente nonostante l’alto volume del televisore. Per quanto curati e nutriti, gli anziani in una casa di riposo ti lasciano nella testa e nel cuore tanti interrogativi. Se non altro ti inchiodano all’incontestabile verità che prima o poi – se il Signore non ti chiama prima – la vecchiaia, con i suoi acciacchi e i suoi doni, arriva per tutti. «Mi fanno vedere un vassoio e poi mi domandano cosa c’era sopra. “Un bicchiere, una mela, una penna…”. “La bottiglia non la ricorda?”. Eh, il vassoio lo vedo, ma poi, quando c’è da ridirgli tutto, finisce che qualcosa mi dimentico. Intendiamoci, fanno bene, ma se poi ci si pensa è un po’ penoso».

O. mi racconta le sue giornate nel ricovero, un po’ tutte uguali, in cui «ci si litiga non si sa neanche perché», dove chi è più svelto «gestisce il televisore, mentre tu di fondo non vedi e non segui nulla». La vedo illuminata da un sorriso e do spago ai racconti della sua vita in montagna, chiedo notizie su Tizio e Sempronio. Dopo averla salutata, quando percorro i corridoi del ricovero e la sala mensa, con gli utenti già pronti al tavolo in un’attesa lenta e silente della cena, mi tornano in mente le parole e il tema della Giornata per le comunicazioni sociali 2020: “La vita si fa storia”.

«Siamo esseri narranti», si legge nel messaggio, ma l’uomo «è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita».

Penso alle donne e agli uomini che mi lascio alle spalle, arenati senza più forze su una poltrona e su un letto, ma ancora più tristemente spogliati di storia. Quale storia si dipana tra i corridoi del ricovero? Quando le giornate si alternano tra bisogni primari e sala tv, come cresce e resiste l’identità del singolo, la sua storia irriducibile?

Il testo del messaggio cita anche un salmo, uno dei più belli, dove si dice: «Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda […]. Non ti erano nascoste le mie ossa, quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra» (139,13-15). Non siamo nati compiuti, ma abbiamo bisogno di essere costantemente “tessuti” e “ricamati”». È sempre, sempre possibile scoprire la meraviglia stupenda di ogni vita. Forse anche le riserve di umanità e di bellezza che pure esistono nel ricovero chiedono di essere raccontate. Ma certamente anche fuori di lì non siamo esentati dal rischio di cadere nel vortice di giorni privi di storia, bruciati nell’attimo delle cose, storditi dai media e da bisogni primari che pretendono di diventare assoluti.

Papa Francesco ha parlato in più occasioni di “Alzheimer spirituale”: una malattia dello Spirito che «consiste nel dimenticare la storia del nostro rapporto personale con Dio, quel primo Amore che ci ha conquistati fino a farci suoi. (…) Se abbandoniamo il porto sicuro del nostro legame con il Padre, diventiamo preda dei capricci e delle voglie del momento, schiavi dei falsi infiniti». Un rischio personale ed ecclesiale: quando la fede e la sua ricchezza sono slegati dalla vita e sottratti alla storia finiscono per diventare soltanto valori da difendere, prese di posizione dogmatiche, tradizioni che oggi riconosciamo e ricordiamo tutte sul vassoio del tempo presente, ma che domani non sapremo riconoscere o ricordare più bene.

Un rischio più comune, da cui ci mette in guardia il messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali è la pervasività di alcune “cattive storie”. Una deriva che invoca la responsabilità degli operatori della comunicazione, perché non mettano insieme «informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi» perché «colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità». D’altra parte non basta la narrazione per salvarti dai rischi della vecchiaia, occorre che la narrazione sia “buona”, non ritornello dolente o rancore che indurisce. «Mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve – afferma il messaggio-, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo. A distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita». È il caso delle grandi storie della letteratura (il papa cita i fratelli Karamazov, come i Promessi Sposi, le Confessioni di Agostino come il Racconto del Pellegrino di Ignazio) e soprattutto delle storie bibliche, da quelle narrate nell’antico Testamento a quelle dei Vangeli; storie di uomini, ma anche storia di Dio capace di pienezza di senso, storia generativa, edificante.

Quali storie raccontano i nostri giornali? Quali notizie sono capaci di tessere la vita, di rivestire lettori e ascoltatori di umanità?

Il messaggio offre alcuni suggerimenti, ricordando che «nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento. Anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio».

Anche una semplice chiacchierata con O. – nella pena del ricovero- è diventata un briciolo di storia, da raccontare a infermieri e parenti, un’oretta diversa, in cui il mio e il suo divenire si sono arricchiti a vicenda. C’è un tesoro prezioso di umanità nel suo sorriso e nel lucido racconto delle sue giornate, ancora una volta pronte ad aprirsi alla grazia che risana e solleva: «ora che ci sei – mi diceva mentre ero lì-, confessami: ho bisogno di Lui».

*Ufficio Comunicazioni Sociali e Cultura della Diocesi di Pistoia




Una messa per la vita

Al Santuario della Madonna di Valdibrana una celebrazione eucaristia promossa dal Movimento per la Vita e dal Centro di Aiuto alla Vita della diocesi di Pistoia.

«Un’occasione per impegnarci costantemente nella lotta e nella difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale», questo il senso della celebrazione eucaristica che sarà celebrata domenica 2 febbraio alle ore 11 a Valdibrana. «A questo appuntamento – precisa la presidente del Mpv di Pistoia Graziana Malesci – sono invitati i fedeli, gli iscritti al movimento, i sostenitori. Sarà un momento forte per condividere il messaggio dei vescovi italiani dedicato a questa giornata e trovare insieme nuove forme di solidarietà e fraternità. Oggi la cultura dello scarto è diffusa e pressante, in pieno contrasto con principi cristiani; l’invito, che ci arriva con il tema di questo anno è quello di “aprire le porte alla vita”».

Nel messaggio per la giornata nazionale della vita emerge l’invito a cambiare punto di vista: «la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati. È solo vivendo in prima persona questa esperienza che la logica della nostra esistenza può cambiare e spalancare le porte a ogni vita che nasce». Accogliere la vita come un dono motiva «l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia. La cura del corpo, in questo modo, non cade nell’idolatria o nel ripiegamento su noi stessi, ma diventa la porta che ci apre a uno sguardo rinnovato sul mondo intero: i rapporti con gli altri e il creato».

Con l’occasione segnaliamo anche un prossimo appuntamento promosso dal Movimento per la Vita di Pistoia e Quarrata in collaborazione con le Aggregazioni laicali della Consulta diocesana di Pistoia.
Venerdì 21 febbraio alle ore 21 presso Palazzo de’ Rossi (via de Rossi, 26 a Pistoia) avrà infatti luogo un convegno dal titolo: «Leggi di fine vita: luci e ombre»; interverrà s. e. mons. vescovo Fausto Tardelli, e il dott. Giuseppe Anzani, magistrato; modera l’incontro Paola Bardelli, giornalista di Tvl.

D. R.