Invito alla preghiera per la morte del vescovo Lazzaris

Ci giunge notizia della morte di Monsignor Enemésio Lazzaris, vescovo della diocesi di Balsas (Brasile), da tanti anni legata a quella di Pistoia per progetti di cooperazione missionaria. Da molti mesi duramente provato da una grave malattia il vescovo Enemésio è morto nella notte del 2 febbraio nella città di Araguaina. Le esequie e la sepoltura saranno celebrate nella cattedrale del Sacro Cuore di Gesù a Balsas.

Monsignor Tardelli, unendosi al cordoglio della diocesi di Balsas, invita tutti alla preghiera. «Lo ricordiamo con sincero affetto e preghiamo che il Signore doni la ricompensa dei giusti a questo suo servo, buono e umile. Invito a elevare preghiere per il vescovo Enemésio e per la sua diocesi di Balsas».

Monsignor Enemésio Angelo Lazzaris, era nato a Siderópolis, nello Stato di Santa Caterina, nel sud del Brasile il 19 dicembre 1948.  Apparteneva alla congregazione dei figli della Provvidenza, noti anche come “orionini” dal loro fondatore don Luigi Orione. Presso questo istituto aveva fatto la sua professione perpetua nel 1974 e l’anno seguente era stato ordinato sacerdote.  Nominato vescovo di Balsas il 12 dicembre del 2007 da papa Benedetto XVI è stato consacrato il 29 marzo 2008 nella cattedrale di Balsas.  Nel settembre del 2017 monsignor Lazzaris era stato anche a Pistoia, dove aveva incontrato il vescovo Tardelli e raccontato la propria esperienza pubblicamente, nell’ottica di rafforzare il rapporto tra la chiesa di Pistoia e quella di Balsas.




La Vita si fa storia

Una riflessione a partire dal Messaggio del Santo Padre Francesco per la 54ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

di Ugo Feraci*

Entri e nel grande padiglione della sala tv li trovi tutti uno accanto all’altro, chi più chi meno con lo sguardo un po’ perso, oppure in cerca di non si sa bene cosa, pronti ad agganciarti con un saluto o una domanda qualsiasi per avere un po’ di attenzione. C’è chi ciondola con gli occhi abbassati un po’ per il sonno un po’ per l’opacità della mente, chi resta assopito, comunque assente nonostante l’alto volume del televisore. Per quanto curati e nutriti, gli anziani in una casa di riposo ti lasciano nella testa e nel cuore tanti interrogativi. Se non altro ti inchiodano all’incontestabile verità che prima o poi – se il Signore non ti chiama prima – la vecchiaia, con i suoi acciacchi e i suoi doni, arriva per tutti. «Mi fanno vedere un vassoio e poi mi domandano cosa c’era sopra. “Un bicchiere, una mela, una penna…”. “La bottiglia non la ricorda?”. Eh, il vassoio lo vedo, ma poi, quando c’è da ridirgli tutto, finisce che qualcosa mi dimentico. Intendiamoci, fanno bene, ma se poi ci si pensa è un po’ penoso».

O. mi racconta le sue giornate nel ricovero, un po’ tutte uguali, in cui «ci si litiga non si sa neanche perché», dove chi è più svelto «gestisce il televisore, mentre tu di fondo non vedi e non segui nulla». La vedo illuminata da un sorriso e do spago ai racconti della sua vita in montagna, chiedo notizie su Tizio e Sempronio. Dopo averla salutata, quando percorro i corridoi del ricovero e la sala mensa, con gli utenti già pronti al tavolo in un’attesa lenta e silente della cena, mi tornano in mente le parole e il tema della Giornata per le comunicazioni sociali 2020: “La vita si fa storia”.

«Siamo esseri narranti», si legge nel messaggio, ma l’uomo «è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita».

Penso alle donne e agli uomini che mi lascio alle spalle, arenati senza più forze su una poltrona e su un letto, ma ancora più tristemente spogliati di storia. Quale storia si dipana tra i corridoi del ricovero? Quando le giornate si alternano tra bisogni primari e sala tv, come cresce e resiste l’identità del singolo, la sua storia irriducibile?

Il testo del messaggio cita anche un salmo, uno dei più belli, dove si dice: «Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda […]. Non ti erano nascoste le mie ossa, quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra» (139,13-15). Non siamo nati compiuti, ma abbiamo bisogno di essere costantemente “tessuti” e “ricamati”». È sempre, sempre possibile scoprire la meraviglia stupenda di ogni vita. Forse anche le riserve di umanità e di bellezza che pure esistono nel ricovero chiedono di essere raccontate. Ma certamente anche fuori di lì non siamo esentati dal rischio di cadere nel vortice di giorni privi di storia, bruciati nell’attimo delle cose, storditi dai media e da bisogni primari che pretendono di diventare assoluti.

Papa Francesco ha parlato in più occasioni di “Alzheimer spirituale”: una malattia dello Spirito che «consiste nel dimenticare la storia del nostro rapporto personale con Dio, quel primo Amore che ci ha conquistati fino a farci suoi. (…) Se abbandoniamo il porto sicuro del nostro legame con il Padre, diventiamo preda dei capricci e delle voglie del momento, schiavi dei falsi infiniti». Un rischio personale ed ecclesiale: quando la fede e la sua ricchezza sono slegati dalla vita e sottratti alla storia finiscono per diventare soltanto valori da difendere, prese di posizione dogmatiche, tradizioni che oggi riconosciamo e ricordiamo tutte sul vassoio del tempo presente, ma che domani non sapremo riconoscere o ricordare più bene.

Un rischio più comune, da cui ci mette in guardia il messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali è la pervasività di alcune “cattive storie”. Una deriva che invoca la responsabilità degli operatori della comunicazione, perché non mettano insieme «informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi» perché «colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità». D’altra parte non basta la narrazione per salvarti dai rischi della vecchiaia, occorre che la narrazione sia “buona”, non ritornello dolente o rancore che indurisce. «Mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve – afferma il messaggio-, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo. A distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita». È il caso delle grandi storie della letteratura (il papa cita i fratelli Karamazov, come i Promessi Sposi, le Confessioni di Agostino come il Racconto del Pellegrino di Ignazio) e soprattutto delle storie bibliche, da quelle narrate nell’antico Testamento a quelle dei Vangeli; storie di uomini, ma anche storia di Dio capace di pienezza di senso, storia generativa, edificante.

Quali storie raccontano i nostri giornali? Quali notizie sono capaci di tessere la vita, di rivestire lettori e ascoltatori di umanità?

Il messaggio offre alcuni suggerimenti, ricordando che «nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento. Anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio».

Anche una semplice chiacchierata con O. – nella pena del ricovero- è diventata un briciolo di storia, da raccontare a infermieri e parenti, un’oretta diversa, in cui il mio e il suo divenire si sono arricchiti a vicenda. C’è un tesoro prezioso di umanità nel suo sorriso e nel lucido racconto delle sue giornate, ancora una volta pronte ad aprirsi alla grazia che risana e solleva: «ora che ci sei – mi diceva mentre ero lì-, confessami: ho bisogno di Lui».

*Ufficio Comunicazioni Sociali e Cultura della Diocesi di Pistoia




Una messa per la vita

Al Santuario della Madonna di Valdibrana una celebrazione eucaristia promossa dal Movimento per la Vita e dal Centro di Aiuto alla Vita della diocesi di Pistoia.

«Un’occasione per impegnarci costantemente nella lotta e nella difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale», questo il senso della celebrazione eucaristica che sarà celebrata domenica 2 febbraio alle ore 11 a Valdibrana. «A questo appuntamento – precisa la presidente del Mpv di Pistoia Graziana Malesci – sono invitati i fedeli, gli iscritti al movimento, i sostenitori. Sarà un momento forte per condividere il messaggio dei vescovi italiani dedicato a questa giornata e trovare insieme nuove forme di solidarietà e fraternità. Oggi la cultura dello scarto è diffusa e pressante, in pieno contrasto con principi cristiani; l’invito, che ci arriva con il tema di questo anno è quello di “aprire le porte alla vita”».

Nel messaggio per la giornata nazionale della vita emerge l’invito a cambiare punto di vista: «la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati. È solo vivendo in prima persona questa esperienza che la logica della nostra esistenza può cambiare e spalancare le porte a ogni vita che nasce». Accogliere la vita come un dono motiva «l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia. La cura del corpo, in questo modo, non cade nell’idolatria o nel ripiegamento su noi stessi, ma diventa la porta che ci apre a uno sguardo rinnovato sul mondo intero: i rapporti con gli altri e il creato».

Con l’occasione segnaliamo anche un prossimo appuntamento promosso dal Movimento per la Vita di Pistoia e Quarrata in collaborazione con le Aggregazioni laicali della Consulta diocesana di Pistoia.
Venerdì 21 febbraio alle ore 21 presso Palazzo de’ Rossi (via de Rossi, 26 a Pistoia) avrà infatti luogo un convegno dal titolo: «Leggi di fine vita: luci e ombre»; interverrà s. e. mons. vescovo Fausto Tardelli, e il dott. Giuseppe Anzani, magistrato; modera l’incontro Paola Bardelli, giornalista di Tvl.

D. R.




Prato e Pistoia insieme per gli esercizi spirituali

La Diocesi di Pistoia e quella di Prato insieme per cinque giorni di esercizi spirituali.
Da lunedì 27 a venerdì 31 gennaio si sono svolti alla “Versiliana”, casa vacanze della diocesi di Prato presso Marina di Pietrasanta, gli esercizi spirituali per il clero di Pistoia e Prato.

Gli esercizi sono stati predicati da Padre Bernardo Gianni osb, abate della Basilica di San Miniato al Monte di Firenze. La predicazione di Padre Bernardo ha preso spunto dall’opera “Opus florentinum” di Mario Luzi da cui ha preso spunto anche per il titolo: «“Si fabbricano ali per il volo in questa officina”. Presbiteri al servizio di Cristo per una chiesa della speranza e della comunione».

Erano presenti una trentina di presbiteri: tra loro sette preti e un diacono della Diocesi di Pistoia. Hanno partecipato anche il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli e il vescovo di Prato Giovanni Nerbini.




Don Ennio, il parroco degli emigrati

Venerdì 25 gennaio è morto don Ennio Fiorati. Si è spento nella sua casa di Pistoia, dopo una lunga malattia e infermità.
Don Ennio è stato per tanti anni il parroco degli emigrati, punto di riferimento degli italiani all’estero, in particolare per quanti si erano trasferiti in Svizzera in cerca di fortuna.

Era nato a Pistoia il 23 novembre 1931, qui ha frequentato il seminario diocesano ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1955. Dopo un breve periodo a Montale come cappellano prestò servizio in montagna a San Marcello pistoiese accanto al parroco don Luigi Capecchi, finché nel 1957 gli fu affidata la parrocchia di Limestre. Fu il primo parroco del paese, dove era stata appena edificata una nuova chiesa intitolata alla Madonna della Neve. La parrocchia, allora costituita dal vescovo Longo Dorni, era stata eretta a servizio dei numerosi operai della SMI e collocata nei pressi di villa Margherita, già colonia estiva del seminario diocesano. Don Ennio rimase a Limestre fino al 1967 svolgendo anche il compito di docente di religione nelle scuole.

Dopo un breve periodo di formazione per le “missioni” presso gli italiani all’estero don Ennio si trasferì in Svizzera, dove operò ininterrottamente dal 1968 al 1998. Per diciassette anni visse a Kreuzlingen lavorando presso la missione cattolica di lingua italiana poi, dal 1985 al 1998, esercitò il proprio ministero a Lucerna. Accanto agli emigrati don Ennio svolse il ruolo di pastore, occupandosi anche di molte questioni pratiche della sua gente; come ha ricordato il nipote Andrea in occasione delle esequie, una delle sue più grandi soddisfazioni fu la costruzione di un asilo per i bambini dei migranti italiani. Dalla Svizzera don Ennio tornò nel 1998 insieme a Piera, fedele “perpetua”.

Al rientro in diocesi è stato nominato canonico della cattedrale, dove ha svolto il compito di vice-penitenziere. Dal 2004 al 2013 è stato parroco della Basilica della Madonna dell’Umiltà. Qui don Ennio ha profuso molte energie e risorse, anche personali, per sostenere importanti lavori di restauro alla Basilica. Un compito che gli è costato fatica e forse qualche incomprensione, ma che lo ha anche arricchito di tante soddisfazioni e nuove, affezionate conoscenze. Presso la parrocchia dell’Umiltà infatti, hanno svolto servizio tra l’altro, diverse generazioni di seminaristi. Dal 2013, per motivi di età e di salute, si era ritirato a vita privata.

Le esequie di don Ennio si sono svolte lunedì 27 gennaio presso la chiesa della Misericordia di Pistoia dove sono state presiedute dal vicario generale mons. Patrizio Fabbri e concelebrate da numerosi amici sacerdoti. Nell’omelia il vicario ha riassunto brevemente l’impegno sacerdotale e la personalità di don Ennio: un uomo buono, ma anche capace di un umorismo talora pungente. «Nel suo itinerario di vita sacerdotale– ha precisato mons. Fabbri- don Ennio è stato immagine del Buon Pastore. Credo che nella sua vita di prete abbia sperimentato la bontà di Dio e l’abbia trasmessa alla gente che il Signore gli ha mandato; sicuramente ha comunicato la misericordia di Dio tra gli emigrati come tra i penitenti in Cattedrale, senz’altro lo ha fatto presso la basilica della Madonna dell’Umiltà: tante persone si sono rivolte a lui e hanno trovato il sostegno necessario per la loro vita».
Al termine della celebrazione esequiale don Ennio è stato accompagnato presso il cimitero comunale di Pistoia dove riposa nella cappella di famiglia.

U.F.




Quattro lezioni su Bibbia e letteratura

Nel corso attivato dall’università “Vasco Gaiffi”, a cura di David Pratesi, interverranno Brunetto Salvarani, padre Bernardo Gianni e Franco Marucci

La proposta formativa dell’Università del tempo libero, recentemente intitolata al professor Vasco Gaiffi, compianto educatore e letterato pistoiese, illustra da alcuni anni l’intreccio tra Bibbia e letteratura. Quest’anno l’offerta è particolarmente significativa per la presenza di relatori di altissimo livello come il teologo Brunetto Salvarani, padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte e il professor Franco Marucci, esperto di livello internazionale di letteratura inglese.

Il corso, curato da David Pratesi, muove dal tema generale della Bibbia come “Grande codice” (W. Blake) che proprio nella letteratura inglese rinviene grande ricchezza di riferimenti.
Ampio spazio è poi riservato ai rapporti della Bibbia con la poesia. Tra gli argomenti del corso per la prima volta compare la canzone, che, in una sintesi felice di parole e musica, può arrivare a cogliere «la profondità della vita quotidiana» (K. Rahner) – come avviene anche nella canzone d’autore di Fabrizio De André. E, ancora, la poesia: quella di Mario Luzi, con gli accenti divino-umani della Passione, il monologo drammatico scritto dal poeta per la Via Crucis al Colosseo del ’99, presieduta da papa Giovanni Paolo II; e infine la poesia del Nobel ‘96, la scrittrice polacca Wislawa Szymborska, che, come dichiara nella prolusione alla consegna del premio, «nella sua temerarietà» immagina di prendere per mano e interrogare l’autore «di un lamento quanto mai profondo sulla vanità di ogni agire umano», Ecclesiaste/Qohelet, per lei «uno dei massimi poeti».

Programma

Ore 16.45
Giovedì 30 gennaio, Bibbia e letteratura – La Bibbia nella letteratura inglese (professor Franco Marucci)
Giovedì 6 febbraio, Bibbia e canzone d’autore – La Bibbia di De André (professor Brunetto Salvarani)
Giovedì 13 febbraio, Bibbia e poesia – La “Passione” di Mario Luzi. Parola e poesia (Dom Bernardo Gianni)
Giovedì 20 febbraio, Bibbia e poesia – W. Szymborska: «Tu stesso sei nato nuovo sotto il sole» (Prof. David Pratesi)

Riportiamo qui sotto alcune informazioni riguardanti contenuti del corso e relatori, sede, svolgimento, iscrizioni.

Franco Marucci, professore ordinario di letteratura inglese presso l’università Ca’ Foscari di Venezia e critico letterario di rilievo internazionale, è autore tra l’altro di importanti monografie come quelle sull’Età vittoriana, su D. Thomas, G.M. Hopkins, J. Joyce; ha da poco completato, per l’Editrice Le Lettere, la sua grande Storia della letteratura inglese, dal Medioevo al XXI secolo, tradotta in inglese in otto volumi per un totale di oltre 10.000 pagine (Peter Lang, Oxford, 2018-19). È anche autore di una autobiografia
molto documentata, anche sui suoi anni di formazione a Pistoia (Pentapoli, Masso delle Fate, 2011), ed è recente curatore di un omaggio al nostro concittadino Marcello Pagnini, anglista professore emerito, dal titolo Sapere è bello (Gli Ori, 2018). Dal suo vasto osservatorio Marucci fornirà una stimolante lettura del profondo ed ampio rapporto creatosi nei secoli tra la Bibbia e letteratura inglese.

Brunetto Salvarani, docente di teologia della missione e del dialogo presso la facoltà teologica del’Emilia Romagna, è uno dei maggiori esperti di dialogo ecumenico ed interreligioso; dirige la rivista “QOL” e presiede l’Associazione degli Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam; è membro della redazione di Protestantesimo, la trasmissione su Rai 2, nonché conduttore di Uomini e Profeti, in onda su Radio3 Rai; critico letterario e saggista dai molteplici interessi, è autore di numerosi studi sui rapporti tra Bibbia e cultura  contemporanea, come il recente Teologia per tempi incerti (Laterza, 2018), ed ha rivolto un’attenzione particolare alla canzone
d’autore. Nell’occasione tratterà il tema “La Bibbia di De André”, un suo titolo sul cantautore genovese (Claudiana, 2015), seguito anche dall’altro, scritto con O. Semellini, La buona novella (Ed. Terra Santa, 2019)

Dom Bernardo Gianni, monaco benedettino olivetano, è abate dell’Abbazia di San Miniato al Monte di Firenze, distintasi sempre più per l’apertura verso la città e il mondo, l’accoglienza, la comunione, per la cura della dimensione spirituale e per l’animazione culturale; dom Bernardo Gianni è stato, tra l’altro, uno dei principali artefici dell’organizzazione del convegno ecclesiale nazionale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” tenutosi a Firenze nel 2015; nel 2019 papa Francesco lo ha scelto come predicatore per gli esercizi
spirituali al papa ed alla Curia romana, esercizi poi confluiti nel volume La città dagli ardenti desideri (San Paolo, 2019), dove egli fa riferimento specifico alla Firenze di La Pira e di Mario Luzi; in continuità con tutto questo, tratterà il tema “La Passione di Mario
Luzi. Parola e poesia”.

David Pratesi è dall’anno accademico 2016-17 coordinatore e docente del corso Bibbia e Letteratura all’Università del tempo libero di Pistoia, oggi Università Vasco Gaiffi. Ha insegnato, tra l’altro, lingua e traduzione inglese nelle facoltà di lingue delle università della Tuscia e di Bologna. Tra le pubblicazioni ricordiamo i volumi Il Piccolo libro delle domande sulla vita (Piemme, 2006) e Le parole e l’incanto. I lineamenti testuali del Vangelo secondo Marco (Armando, 2012). In continuità con la trattazione del tema dell’influenza
di Qohelet/Ecclesiaste sulla poesia, presenterà quest’anno la figura di Wislawa Szymborska, la scrittrice polacca premio Nobel 1996 per la poesia, tuttora molto apprezzata anche nel nostro paese dopo il grande successo di pubblico da lei riscosso negli scorsi anni.

L’iscrizione ai corsi, da effettuarsi presso la segreteria dell’Università, prevede, oltre al contributo fisso di 20 euro, che dà diritto di partecipare anche alle attività o manifestazioni collaterali dell’anno accademico, una quota aggiuntiva che per il corso su Bibbia e letteratura è di 15 euro. Inoltre, a richiesta degli interessati, potrà essere rilasciato l’attestato di frequenza nominativo relativo ai corsi cui si è partecipato. Le adesioni agli stessi debbono essere fatte almeno 6 giorni prima della data prevista per l’inizio di ciascun corso. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria dell’Università.

ORARIO SEGRETERIA
Mattina: dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 12,00. Nei giorni di lezione, sarà possibile iscriversi ai corsi direttamente in aula dalle 16,15 alle 16,45.
UNIVERSITÀ VASCO GAIFFI – Associazione di promozione sociale per la formazione permanente

c/o Uniser Via S.Pertini 358 – Pistoia. tel 0573 3620305 e-mail: segreteria@univergaiffi.it | www.univergaiffi.it




L’ascolto è cosa del cuore

Un invito a scoprire il bisogno di essere riconosciuti e ascoltati, per imparare il valore di un ascolto differenziato.

di Cecilia Costa*

La prof.ssa Cecilia Costa è sociologa e docente presso l’università di Roma Tre. Recentemente è stata nominata consultore della segreteria generale del sinodo dei vescovi, ed ha partecipato ai recenti sinodi convocati da Papa Francesco. A partire dalla sua vasta esperienza in ambito ecclesiale e sociologico ci consegna una riflessione sul valore dell’ascolto con una particolare attenzione al mondo dei giovani.

Situazione culturale

La Chiesa è impiantata nella società, di conseguenza ha bisogno di conoscere la situazione socio-culturale nella quale opera al fine di annunciare il Vangelo. Per diffondere il suo messaggio, dunque, la Chiesa deve essere più che mai attenta ai “segni dei tempi” e al difficile rapporto tra il Vangelo e i valori, il costume, il linguaggio e i simboli di un determinato momento storico. Alla luce di questa premessa, non si può trascurare, pertanto, di riferirsi all’attuale clima culturale della nostra modernità avanzata, in cui, da una parte, si garantiscono delle possibilità straordinarie in campo medico-biologico e tecnologico-comunicativo. Dall’altra parte, invece, si devono affrontare delle problematiche emergenti, tra le quali ci sono: l’abuso della tecnologia digitale; il deficit simbolico di identità, memoria, storia; l’enfasi soggettivista e l’autoreferenzialità; il consumo eletto a fine esistenziale; la concezione della salvezza intesa ormai come generico benessere psicologico; lo scarso senso di appartenenza  e di comunità; la difficoltà di fare scelte per la vita e di assumersi responsabilità nel sociale.

 

Di questi e altri nuclei tematici si è riflettuto anche nell’assemblea sinodale 2018, mettendo in conto che nell’attualità diventa tutto più complesso, perché l’odierno tessuto socio-culturale spesso mette in dubbio ogni verità e spinge verso gli idoli moderni. A fronte di queste problematiche, si evidenziano anche alcuni bisogni,  trasversali a tutte le fasce di età, dalle più giovani alle più adulte, che possono essere riassunti come segue: bisogno di orizzonti di senso, di individualizzazione del sé, di accompagnamento, di relazione e di ascolto. In sostanza, nonostante si sia immersi in una cultura dell’immanente, dell’indistinto, del provvisorio, del dubbio, dello sradicamento, della «perdita del senso della totalità […] del senso della vita e del vivere insieme», come dice Papa Francesco nella Laudato si’, proprio nella nostra epoca sembra che si stiano amplificando le domande di significato, il desiderio di ognuno di essere riconosciuto nella propria unicità e ascoltato.

Ascolto

 

A proposito dell’ascolto, −come recita il documento finale del sinodo dei vescovi XV assemblea generale ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, 2018−, esso deve essere inteso come incontro di libertà, coniugato con l’azione divina, offerta dai sacramenti, e con un’adeguata direzione spirituale.

 

Deve essere un ascolto empatico, dialogante, all’insegna del camminare insieme, della relazionalità, della pazienza, dell’accoglienza, dell’affetto, della disponibilità, dell’approccio non indifferenziato, perché ogni persona vuole essere ascoltata per i propri desideri, le proprie incertezze e le proprie paure.

 

Un ascolto che non deve essere segregato in atti, regole, procedure, ricette, comportamenti standardizzati o “costruito” formalmente, ma portato avanti da esperienza a esperienza, da persona a persona. Un ascolto capace, −nei momenti liminali o di fragilità, come in quelli ordinari− di rispettare il ritmo e l’unicità di ciascuno.

 

Bisogna cercare di ascoltare in modo intenso, attenti sia all’aspetto teologico che pedagogico, mirando a far comprendere la libertà e accettarne il rischio. Una libertà che nell’attualità non è ben compresa nel suo significato profondo, perciò va descritta con chiarezza, dicendo che essa rientra nel dialogo della salvezza. Si deve spiegare che la vera libertà, come sottolineato da Paolo VI, è generata da una “domanda d’amore”, alla quale ognuno è «libero di corrispondervi o di rifiutarla» (Ecclesiam suam).

 

In modo particolare, le nuove generazioni per poter affrontare il mondo contemporaneo con le sue sfide inedite e complesse, per imparare a discernere e per diventare consapevoli hanno bisogno di essere riconosciuti, ascoltati, dagli accompagnatori, dai pastori e dalle guide spirituali. Essi hanno necessità di figure vicine, pazienti, sensibili, appassionate, empatiche, che commuovano, parlando al cuore e non solo all’intelletto; che risveglino l’anelito per l’altro da sé e per il bene comune; che favoriscano il saper «riconoscere, interpretare e scegliere» (I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, Documento Finale). I giovani e gli stessi adulti hanno bisogno di testimoni credibili, di interpreti autentici di quella che Ignazio d’Antiochia ha chiamato la «novità della speranza», che sappiano aiutare ciascuno a domandarsi  non chi sono io, bensì «per chi sono io?» (Christus vivit).

 

Nel nostro momento storico, la pastorale per essere veramente adeguata ai segni dei tempi dovrebbe adottare un nuovo modo di ascoltare e uno nuovo stile relazionale-comunicativo, nel segno della prossimità, dell’amicizia, dell’affettività, del “cuore” (termine ripetuto 58 volte nell’esortazione Christus vivit) e della “rivoluzione della tenerezza”.

 

* consultore della segreteria generale del sinodo dei vescovi

(pubblicato sul settimanale “LA VITA” n. 2 del 19 gennaio 2020)




In arrivo il secondo Confirmed day

Il 26 gennaio in San Bartolomeo il vescovo incontra i cresimati di quest’ultimo anno: sarà un momento di festa, di allegria e di scoperta. Un invito a partecipare, per un appuntamento da non perdere.

Ancora una volta festeggiamo la vita con la “V” maiuscola, quella che irrompe nei ragazzi e nelle ragazze che hanno da poco ricevuto la cresima nella nostra diocesi; nell’allegria di un incontro tra amici porterà a scoprire un tesoro. Anche quest’anno, infatti, torna W la Wita! – Confirmed Day; la seconda giornata di incontro e preghiera per i cresimati.

Ognuno uscirà dalla chiesa di San Bartolomeo con un dono grande, con una perla preziosa che avrà scovato, nascosta e poi acquistata per poterla sempre avere perché ormai parte di se. Ma non vogliamo svelarvi quello che accadrà, vogliamo invitarvi a stare insieme vincendo la pigrizia e la svogliatezza, perché non possiamo stare né fermi né zitti, vogliamo inondarvi di gioia, ma solo se verrete e così vedrete e vivrete nella pienezza l’inizio di un cammino lungo una vita.

Una vita che vogliamo giocarci con tutti voi, sì proprio con tutti, perché un percorso, un incontro, se condivisi arricchiscono, moltiplicano la gioia e condividono l’entusiasmo.

Non mancare, vieni con il tuo gruppo, vieni a fare gruppo, vieni a San Bartolomeo il 26 gennaio ore 15.30: ti aspettiamo!

Emanuela Ciottoli

 

PASTORALE GIOVANILE

Ripartire dalla giornata dei Cresimati

Dopo il Confirmed Day il cammino per i giovanissimi continua! L’ufficio diocesano per la pastorale giovanile invita infatti i responsabili dei gruppi di dopocresima lunedì 10 febbraio alle ore 21 in Seminario. L’incontro sarà un’occasione di conoscenza reciproca e la prima tappa per preparare insieme la giornata dei giovanissimi, in programma per domenica 7 giugno. Ricordiamo che nel mese di Febbraio l’appuntamento di adorazione eucaristica e ascolto della parola di Dio in Santa Chiara è sostituita dalla “messa giovani e luce nella notte” che sarà celebrata presso la chiesa di San Filippo sabato 15 febbraio alle ore 21.00.




Nuove nomine

In data 5 ottobre 2019 ha nominato il rev. don Simone Amidei, correttore spirituale della sezione di Oste della Misericordia di Prato.

In data 7 ottobre 2019 il vescovo ha nominato il rev. don Hyacinte Lumbwe Mulenge amministratore della parrocchia di San Romano e del Santuario della Beata Maria Vergine in Valdibrana.

In data 11 novembre 2019 il vescovo ha nominato il rev. don Hyacinthe Lumbwe Mulenge, parroco della parrocchia di San Lorenzo in Uzzo.

In data 11 novembre 2019 il vescovo ha nominato il rev. don Peter Kuchar, vicario parrocchiale della parocchia di San Romano in Valdibrana.

In data 6 dicembre 2019 mons. Vescovo ha nominato il rev. don Maurizio Andreini, parroco di Sant’Alessio in Bigiano (Pistoia).

In data 6 dicembre 2019 mons. Vescovo ha accolto la rinuncia dal ministero di Parroco di Stazione in Montale del rev. don Enzo Benesperi, presentatagli per sopraggiunti limiti di età. In pari data, Mons. Vescovo ha nominato amministratore parrocchiale della medesima parrocchia, con tutte le facoltà e i compiti propri del parroco, il rev. don Jaroslaw Boguslaw Ziarkiewicz, amministratore parrocchiale della parrocchia di San Jacopo alla stazione a decorrere dal 18 gennaio.

In data 4 gennaio 2020 mons. vescovo ha accolto la richiesta del rev. don Paolo Firindelli, parroco di Montale, di avere u periodo di riposo e conseguentemnte di essere sollevato momentaneamente da tutte le responsabilità proprie del parroco.

La guida della parrocchia è stata pertanto affidata per il tempo necessario a mons. Patrizio Fabbri, Vicario generale, perché con la sua potestà ordinaria, svolga tutte le funzioni di parroco. A lui è stato affiancato come collaboratore pastorale, il rev. don Augustin Rugwiza.

(22/01/2020)




Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

«Ci trattarono con gentilezza»

Quest’anno il materiale della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stato preparato dalle chiese cristiane di Malta e di Gozo. Il 10 Febbraio a Malta molti cristiani celebrano la festa del naufragio dell’apostolo Paolo. Il brano degli atti degli apostoli proclamato in occasione della festa è lo stesso che è stato scelto come tema della settimana stessa «ci trattarono con gentilezza» (Atti 28,2).

L’episodio ripropone il dramma dell’umanità di fronte alla potenza degli elementi della natura. I passeggeri della barca sono alla mercé del mare violento e della tempesta che infuria intorno a loro.

Sulla barca ci sono 276 persone suddivise in gruppi molto diversi fra loro, ma l’apostolo Paolo si erge come faro di pace nel tumulto. Egli sa che la sua vita non è «in balia delle onde» ma nelle mani di Dio. Grazie alla sua fede tutti sono incoraggiati. È questo il principale tema del brano di Atti: la divina provvidenza.

Così persona, molto diverse tra loro e in disaccordo, approdano insieme a terra sani e salvi. La provvidenza di Dio si rende concreta nell’accoglienza degli uomini e donne del posto che «li trattarono con gentilezza» (Atti 28,2). L’ospitalità è una virtù altamente necessaria nella ricerca dell’unità dei cristiani. È una condotta che ci spinge ad una maggiore generosità verso coloro che sono nel bisogno.

La nostra stessa unità dei cristiani sarà svelata non soltanto attraverso l’ospitalità degli uni verso gli altri, ma anche mediante l’incontro amorevole con coloro che non condividono la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra fede.

Nei tempestosi viaggi e nei fortuiti incontri della vita, la volontà di Dio per la sua chiesa e per tutta l’umanità raggiunge il suo compimento; come Paolo proclamerà a Roma, la salvezza dio Dio è per tutti (Atti 28,28).

Dall’introduzione teologico-pastorale del sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

 

Ecumenismo a Pistoia

Il programma della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

 

Anche la Diocesi di Pistoia propone alcuni importanti appuntamenti di preghiera, incontro e riflessione in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Questo il programma:

 

Sabato 18 ore 21.00: Veglia sulla Pace

Chiesa di S. Stefano del Monastero delle Clarisse – Piazzetta S. Stefano, 1

 

Domenica 19 ore 12.30: Grande Benedizione delle acque in occasione dell’Epifania ortodossa

Chiesa Ortodossa russa di Santa Maria in Ripalta – Via di Ripalta, 2

 

Mercoledi 22 ore 21.00: Incontro ecumenico

Chiesa della Parrocchia della Vergine – Piazza della Vergine, 2.

Partecipano: Don Roberto Breschi, Igumeno Andrea, Pastora Letizia Tomassone

 

Giovedi 23 ore 21.00: Celebrazione ecumenica

Chiesa Cristiana Battista – Via Porta S. Marco, 11

Pastore Mario Affuso

 

Sabato 25 ore 17.00: Veglia di preghiera

Chiesa Ortodossa rumena – Via S. Bartolomeo, 14