Vivere il triduo con i ragazzi del Catechismo

Le indicazioni dell’Ufficio Catechistico per aiutare i più giovani a vivere il Triduo Pasquale

Carissimi catechisti,
eccoci ai tre giorni centrali della nostra vita di fede, il triduo pasquale che vogliamo accompagnare con il nostro contributo, che – ripeto – ogni catechista utilizzerà nel modo più adatto ai propri destinatari.

Per quanto riguarda la preghiera in famiglia per le varie celebrazioni del triduo vi invito a diffondere i sussidi preparati dalla diocesi; tra i vari sussidi ne trovate uno sulla confessione per aiutare tutti a chiedere perdono in questo tempo di isolamento.

Per i ragazzi invece c’è un accompagnamento per ogni giornata del triduo (scarica in formato pdf), di conseguenza il sussidio è lungo e dovete valutare voi se mandare una scheda per giorno o mandarlo tutto insieme; cosa forse più opportuna se però aiutate i ragazzi ad utilizzarlo.

Il sussidio è supportato da molti video racconti, in modo da non essere troppo pesante e cervellotico. Vorrei suggerirvi questa linea:
– inviate pure il sussidio tutto intero,
– invitate a vedere i video racconti di ogni giorno in modo progressivo,
– ma poi fate lavorare i ragazzi solo sul venerdì santo, riprendendo nella settimana in albis la riflessione sul giovedì santo e sulla pasqua. In questo modo non ingolferete troppo le famiglie.

La raccomandazione è la stessa: per ottenere l’accoglienza di questi sussidi da parte dei nostri destinatari, famiglie e ragazzi, bisogna coltivare il rapporto con loro; per quanto sia possibile e per quello che dipende da noi.

Auguro buona Pasqua a tutti!

Sr. Giovanna Cheli – Ufficio Catechistico

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Ripartire dall’esilio. Un messaggio per gli insegnanti di religione

Armando Bartolini, direttore USD – Servizio IRC diocesano, ha indirizzato un messaggio ai docenti della disciplina. Una riflessione sulla settimana santa nell’emergenza coronavirus.

Care colleghe e cari colleghi,

siamo ancora isolati nelle nostre case. E le nostre strade sono vuote.
Mi sono venute in mente le parole di Geremia, nel drammatico evento della distruzione di Gerusalemme (587 a.C.) e la conseguente deportazione a Babilonia: «Le strade di Gerusalemme divennero un deserto e una desolazione» (Ger 44,6).

Che pensate? Il tema dell’esilio può rappresentare una chiave di lettura di quanto ormai da tempo ci sta accadendo e ci affligge? Certo, ai tempi di Geremia, si aveva una visione soprattutto ‘religiosa’ degli eventi: siamo stati infedeli, e Dio ci ha abbandonato.
Ma i discepoli del profeta sono andati ben oltre la colpevolizzazione. Hanno scoperto che Dio è «un Dio nascosto» (Is 45,15). Il tempio era stato distrutto, le lampade erano davvero spente. Bisognava cercare Dio altrove. Ma dov’era Dio?

Nelle vittime, nel «Servo sofferente» (Is 53) che ogni anno leggiamo il Venerdì santo. E le vittime, che avevano pagato per tutti la distruzione del loro paese, come hanno guardato gli eventi che non lasciavano alcuna speranza? Hanno riscoperto l’esodo. Hanno intuito che non c’è deserto più forte dell’esodo. «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,18-19). Si era aperto così un tempo in cui il popolo, nella solidarietà e nella fraternità, poteva scorgere la via della rinascita.

Come non sperare che anche oggi accada questa svolta. L’immagine forse più eloquente è quella del Papa che parla in una Piazza S. Pietro vuota.

Che da questo ‘vuoto’ si possa trovare la creatività, unita al coraggio, per ripensare la solidarietà, la globalizzazione, il sistema finanziario, la salute pubblica, i beni comuni, il lavoro.
Allora sì che la svolta sarà epocale. Anche nel 2008 abbiamo sofferto una forte crisi, certo diversa da quella attuale, e prima e dopo molte altre, ma, ancora oggi, non sembra che abbiamo imparato la lezione.

È arrivata la settimana santa con il Triduo pasquale, per un cristiano il culmine dell’anno. Sarà una settimana santa senza il ‘tempio’ … Saremo noi il tempio mistico che supera i recinti del sacro.

Il Giovedì santo. Ripercorriamo la lunga e umana strada che parte da Caino e giunge alla lavanda dei piedi, un gesto profetico quanto illogico e imprevedibile. Quest’anno, il 9 aprile, ricordiamo la morte di Bonhoeffer, teologo luterano tedesco ucciso ad Auschwitz, audace testimonianza che Dio non abita nel tempio di Caino.

Il Venerdì santo. Il giorno di Abele. Dio stesso avrebbe assunto il suo silenzio. Uno scandalo, che solo nella nuda fede ci consente di adorare un crocifisso. È qui la follia dei cristiani, incomprensibile alla ragione.

Il Sabato santo. Il giorno del silenzio, di Dio e nostro. Per non abbandonare mai una ‘speranza’ (quella della croce) che non avremmo in nessun modo saputo elaborare e proporre,e che scompagina ogni sistema di pensiero.

Infine, la Notte di tutte le notti. Certo, ci mancherà il cero pasquale al quale accendere la nostra personale ‘candelina’; ci mancherà il canto dell’Exultet. Ma nessuno potrà toglierci «dall’innesto» nel mistero del Cristo (Rm 6,5).

Se abbiamo qualche dubbio sulla sua presenza, la Domenica di Risurrezione è la dimostrazione più grande del Dio nascosto.
Buona Pasqua. La celebreremo nelle nostre case, che saranno Babilonia e Gerusalemme allo stesso tempo.

Armando Bartolini

Direttore USD-Servizio per l’IRC

 

L’augurio del direttore

Il direttore ha anche preparato un augurio per tutti gli insegnanti di religione cattolica. Scarica qui il pdf.

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«Ha da passà ‘a nuttata»: un tempo nuovo si apre per la scuola

«Ha da passà ‘a nuttata». Un tempo nuovo si apre per la scuola

di Edoardo Baroncelli*

Eduardo conclude con questa battuta la commedia “Napoli milionaria” riferendosi alla figlia, che potrebbe non sopravvivere alla notte. Ama’, nun saccio pecché, ma chella criatura ca sta llà dinto me fa penza’ a ‘o Paese nuosto.
Tutto dipende dall’efficacia della penicillina offerta gratuitamente – perché come vedete, chi prima e chi dopo deve, ad un certo punto, bussare alla porta dell’altro – dal ragioniere Spasiano, finito in rovina proprio a causa del mercato nero con cui si era arricchita Amalia, moglie di Gennaro, il protagonista.

Si tratta di una frase gigantesca e magnifica che apre alla speranza. Non è attesa inerte, ma il simbolo di chi inizia una severa revisione di sé e si orienta al ripensamento decisivo, attende giustizia e pace, punta lo sguardo all’arrivo dell’alba, al trionfo del bene, alla nascita del mondo nuovo.

Anche la scuola, come tutto il Paese ma più di altre realtà, ha da passà ‘a nuttata. È una notte pensosa quella che devono trascorrere Gennaro ed Amalia, mentre attendono che la medicina faccia l’effetto sperato. La scuola è in mezzo a questa notte di ricostruzione. Come Amalia Jovine è chiamata a riflettere sul suo cammino passato – Ch’è ssuccieso… ch’è ssuccieso… ripete – a immaginare e organizzare un tempo nuovo. Domani nulla potrà essere come prima nella famiglia Jovine. Quando l’alba verrà, molte cose dovranno cambiare. E si Rituccia dimane sta meglio, t’accumpagno io stesso ‘a Cumpagnia d’ ‘o Gas, e tuorne a piglia’ servizio dice Gennaro al figlio Amedeo che aveva perduto se stesso dietro facili guadagni.
Una notte di pensieri in cui la scuola, in tutte le persone che la abitano, può ritrovare se stessa e ripartire da ciò che conta.

L’emergenza in corso ha messo in una durissima prova insegnanti e dirigenti. Verso loro deve levarsi un vibrante e commosso ringraziamento da parte di tutti coloro che sanno leggere oltre la superficie delle cose. Con spirito di servizio, oltre il loro dovere, lavorando 13-14 ore al giorno, molti insegnanti e dirigenti si sono messi a scudo umano perché per i loro studenti questo non fosse soltanto un tempo di disorientamento e di noia e vuoto interiore. Hanno riempito la loro vita di contenuti, di profondità, di opportunità, di fiabe per i più piccoli. Tra loro, il ringraziamento più alto va rivolto agli insegnanti finora meno abituati alla tecnologia che, silenziosamente, senza cercare ricompensa alle loro fatiche in occasioni di visibilità collegiale, si sono messi in gioco su una piattaforma telematica o su qualsiasi altro strumento fosse utile per i loro studenti.

  • La scuola può, oggi come mai, capire che, ad un certo punto, se non ci stendiamo una mano l’uno con l’altro… O è una comunità di relazioni sincere, o muore di gruppi di potere, di valvassori e valvassini.
  • La famiglia ha l’occasione per costruire un tempo nuovo ed antico, superare una mentalità di facile critica, di superficiale opposizione, per risparmiare i propri figli dalla fatica di crescere e di imparare.
  •  Gli studenti mai come oggi possono rendersi conto che il nostro Paese ha bisogno di persone preparate e competenti, in tutte le professioni e le manualità che servono ad esempio per costruire un reparto di rianimazione, per produrre un respiratore, per saper prendere una buona decisione. Riscoprire l’importanza del sapere e comprendere che la scuola esiste, tra le altre cose, anche per insegnare.

Nel silenzio surreale delle nostre città, la riflessione si apre e un tempo nuovo può essere costruito. Dipende da noi.

Recitavo e sentivo attorno a me un silenzio assoluto, terribile. Quando dissi l’ultima battuta, la battuta finale : “Ha da passà ’a nuttata”, e scese il pesante velario, ci fu un silenzio ancora, per otto, dieci secondi, poi scoppiò un applauso furioso, e anche un pianto irrefrenabile.

(da Settimanale “La Vita” del 5 aprile 2020)

* Direttore della Pastorale per l’Educazione, la Scuola e l’Università

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Vicofaro: soluzioni per la sicurezza e la salute di tutti

Messaggio del vescovo Tardelli «da lunedì 6 aprile primi posti disponibili per alleviare l’emergenza a Vicofaro».

Continua la ricerca di altre strutture

 

PISTOIA – 04/04/2020  «Recentemente, in un mio intervento pubblico – tenuto conto della drammatica situazione di emergenza sanitaria venutasi a creare nel nostro paese – ho preannunciato che ci si sarebbe impegnati a diminuire il numero di presenze nel centro di Vicofaro per garantire la salute degli ospiti della struttura e della popolazione vicina.

Ad oggi, e tra grandi difficoltà, posso annunciare che sono stati reperiti e approntati primi posti per lo spostamento di un primo gruppo di persone, un trentina circa, che avverrà a partire da lunedì 6 aprile. La diocesi, allo stesso tempo, continua nella ricerca di altre strutture,  volta a rendere il numero di accolti nei locali parrocchiali del tutto sostenibile. Risulta a tutti chiaro – infatti – che la situazione all’interno dei locali della parrocchia e della chiesa stessa è inconciliabile con l’emergenza sanitaria causata dall’epidemia di Covid-19 e neppure con una serena convivenza tra stessi ospiti, i parrocchiani e gli abitanti del quartiere di Vicofaro.

Ricordo a tutti che già nei mesi scorsi, negli incontri del tavolo di lavoro da me promosso, sono emerse proposte concrete volte, soprattutto, a superare lo stato di evidente difficoltà e sovraffollamento in cui si trova il centro ormai da troppo tempo. Una situazione, peraltro, costantemente denunciata dallo stesso don Massimo. L’azione della diocesi va nell’ottica, ovviamente, di garantire – per quanto possibile in questa situazione del tutto straordinaria – agli ospiti di Vicofaro un percorso d’integrazione, sicurezza e decoro, che vada di pari passo con la necessaria convivenza di vicinato. Per questo si è realizzata una rete nella quale collaborano varie associazioni e strutture specializzate nei percorsi di accoglienza e promozione di una integrazione di prim’ordine. L’intento, quindi, è quello di garantire in primo luogo la sicurezza degli ambienti scelti da tutti i punti di vista ma anche di proporre ai migranti un percorso completo d’integrazione.

In conclusione mi preme sottolineare nuovamente un fatto che dovrebbe essere di assoluta ovvietà: è necessario che ogni tipo di strumentalizzazione politica resti fuori da questa vicenda. E’ proprio fuori luogo in questo momento. Questo è l’appello che ho fatto fin da principio e che intendo ripetere, fiducioso, ancora una volta. Gli interventi in programma si rendono necessari, ancor più urgenti, proprio in nome dei fratelli migranti, in questo frangente così pericoloso per tutti e in vista di quell’accoglienza duratura, gioiosa e volta all’integrazione più volte richiamata dal Santo Padre, in un clima di serenità e reciproco arricchimento. A tutti gli attori di questa vicenda è chiesto, quindi, di usare la migliore volontà e capacità di equilibrio, per favorire un rapido ritorno a un contesto di tranquillità e fiducia».

+ Fausto Tardelli

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Prendiamoci in Parola! Una proposta per i giovani

La Pastorale Giovanile ha inevitabilmente sospeso tutti i suoi appuntamenti, ma non si arrende di fronte alle necessarie limitazioni delll’emergenza attuale. Per questo motivo la PG di Pistoia ha pensato a una nuova iniziativa per tenere uniti tutti i giovani della Diocesi.
Ecco come funziona:
Ogni lunedì sarà lanciata una parola chiave sul Vangelo della domenica successiva.
-Chiediamo a tutti i giovani, quindi gruppi giovani, movimenti giovanili, associazioni, di inviarci, entro il mercoledì, un video personale (ciascuno il proprio) di 15 secondi, nel quale condividere un proprio pensiero su quella particolare parola chiave.
Esempio: parola chiave AMICIZIA: nel video: “Per me Amicizia è…..”
-Quindi il sabato uscirà un video che unisce tutti i piccoli video ricevuti nel quale saremo tutti uniti nella condivisione della parola chiave che il Vangelo della domenica ci indica.
Domenica 29 uscirà il video lancio dell’iniziativa. Lunedì 30 marzo sarà resa nota la parola chiave della settimana!
I contatti ai quali inviare il video sono i seguenti:
restiamoinsiemepg@gmail.com
oppure sulle pagine Facebook: restiamoinsiemepg
o Instagram: https://www.instagram.com/restiamoinsiemepg
Stay tuned! Ti aspettiamo!



Coronavirus: nota sull’accoglienza a Vicofaro

Il vescovo Tardelli interviene sulla emergenza coronavirus in relazione alle strutture parrocchiali o diocesane e in particolare a quelle della parrocchia di Vicofaro.

PISTOIA – 20/03/2020

«A seguito della drammatica emergenza sanitaria causata dalla diffusione del coronavirus, particolarmente aggressiva nel nostro paese, la Chiesa italiana ha ritenuto doveroso fare tutto quanto le è possibile per non mettere a rischio la salute delle persone. Nelle scorse settimane è stato necessario sospendere le celebrazioni liturgiche pubbliche ed evitare qualsiasi forma di assembramento, anche nelle nostre chiese. Un atto doveroso e responsabile, non certo privo di dolore. In ogni caso, fin dal primo momento, con le indicazioni date da me a più riprese, anche la diocesi di Pistoia si è impegnata ad una rigorosa applicazione delle regole emanate dal Governo per questo periodo, all’interno di tutte le sue strutture, in particolare laddove i rischi fossero concreti ed elevati.

Quanto detto include ovviamente anche l’esperienza di accoglienza che viene portata avanti nella parrocchia di Vicofaro. Al momento si sta operando affinché quanto prima tutto sia regolare e al riparo di qualsiasi rischio, sia per la popolazione residente nel quartiere di Vicofaro, sia per le stesse persone ospitate. Per questo motivo, a brevissimo, è prevista la drastica e immediata riduzione del numero dei presenti a Vicofaro e la loro collocazione in ambienti idonei e tutelati, dove siano rispettate in tutto le norme igienico sanitarie, di prevenzione e di movimento varate dal governo per far fronte alla grave minaccia rappresentata dall’epidemia.

L’intento, altresì, è inoltre quello di predisporre una stretta sorveglianza anche all’interno della struttura di Vicofaro, perché ci si attenga a quanto oggi richiesto a tutti per il bene comune e prima di tutto degli stessi fratelli immigrati.

Il lavoro della diocesi e delle altre istituzioni e realtà coinvolte, negli ultimi mesi, è sempre andato in questa direzione, ed oggi, l’obiettivo non è più procrastinabile. Pertanto, risulta evidente che non sarà possibile prendere in considerazioni obiezioni di alcun genere rispetto a questo preciso orientamento.

Faccio altresì rilevare che, seppure l’osservanza delle leggi sull’ordine pubblico e delle norme igienico – sanitarie recentemente emanate sia responsabilità personale di ogni cittadino, solo le autorità pubbliche preposte hanno gli strumenti idonei per farle rispettare. Da questo punto di vista, se opportunamente e preventivamente avvisato, non troveranno certamente in me alcun ostacolo alla loro azione e intervento, neppure all’interno delle stesse strutture».

(comunicato)




Un video dedicato ai piccoli per vincere la paura

Non solo medici dalla Cina, per fronteggiare l’emergenza coronavirus

Un breve e simpatico video per affrontare l’epidemia “col buonumore”. Il filmato arriva da Macao, già colonia portoghese e oggi regione a statuto speciale non lontana da Hong Kong. Oggi è conosciuta più per i casinò e i suoi divertimenti — tanto da essere nota come la Las Vegas d’Oriente — che per la sua storia. Il dominio portoghese ha segnato l’identità della città, che ancora oggi vive nella politica “un Paese due sistemi” sullo stile di Hong Kong. La percentuale dei cattolici è davvero piccola ma rappresenta una minoranza molto vivace e attiva. Per la diffusione del coronavirus anche Macao è stata costretta a prendere misure di sicurezza molto stringenti che ormai abbiamo imparato a conoscere anche in Italia. Qualche settimana fa, quando ancora il coronavirus sembrava soltanto un problema dell’estremo Oriente, il video, realizzato dalla Commissione diocesana per la formazione catechistica di Macao, è arrivato a conoscenza dell’Ufficio Comunicazioni sociali di Pistoia. Lo ha girato a don Ugo Feraci don Cyril Law, cancelliere della Diocesi di Macau e suo compagno di studi a Roma. Oggi, dopo che l’emergenza Covid-19 ha travolto l’Europa, è stata realizzata anche la versione in italiano. Il merito è di Magdalene Chan, che ha redatto il testo e in collaborazione con l’ufficio comunicazioni sociali e cultura della diocesi di Pistoia ha preparato il testo. La realizzazione grafica è di Rubie Chung, la traduzione italiana di fra’ Marco Capecci.

La chiusura delle scuole, il soggiorno forzato in casa, l’impossibilità di andare in parrocchia: il video prende spunto dalle difficoltà vissute dai bambini invitandoli a viverle con spirito positivo. C’è sempre la possibilità di vedere e vivere le cose in modo diverso, soprattutto se si affrontano con la fede. Gesù ha sempre una parola per accompagnare questi giorni difficili: nel video le parole del Vangelo agganciano paure, domande, preoccupazioni proprie di grandi e piccini, offrono un rifugio sicuro e un orizzonte di speranza. Non mancano poi indicazioni molto pratiche sulle misure precauzionali per difendersi dal virus. In conclusione è stata anche inserita la preghiera per il tempo della fragilità della Conferenza episcopale italiana. Dal video sono stati estratti anche simpatici “stickers” per whatsapp con alcuni consigli e disegni; la stessa equipe della Diocesi di Macao ha preparato anche un’immagine con una preghiera a San Rocco, protettore contro le peste e le epidemie, da diffondere online. A loro il nostro più sentito ringraziamento.

 




La spesa per chi è anziano o in difficoltà

La carità si reinventa: sono già diverse le realtà impegnate a portare aiuto agli ultra 65enni e alle persone in difficoltà

A Pistoia ci pensa la Misericordia

Un servizio di spesa a domicilio dei beni di prima necessità per persone ultra 65 è stato attivato a partire da lunedi 16 marzo. Il servizio è sostenuto dalla Società della Salute Pistoiese che ha ricevuto dalla Regione i fondi necessari ed è svolto in accordo con Misericordie, Croce Rossa e Auser.

Il servizio, di cui è capofila la Misericordia, prevede la copertura della spesa mentre l’onere dell’acquisto sarà a carico degli utenti. Il servizio sarà attivo tutti i giorni dalle 8 alle 20.

Nella sede della Misericordia di Via Can Bianco 33 un volontario sarà presente per raccogliere le richieste. Si prevede la consegna della spesa al massimo due volte a settimana per richiedente. Destinatari sono le persone già in carico ai servizi territoriali, ma potranno essere presentate altre richieste da parte di anziani. Per accedere al servizio telefonare a 0573 3505243.

 

Quarrata: un prezioso servizio del Pozzo di Giacobbe

Essere di sostegno a chi fa più fa più fatica è la mission dell’associazione Il Pozzo di Giacobbe. In questi giorni così delicati l’associazione ha pensato di adoperarsi per consegnare spesa e farmaci a domicilio a tutti coloro che non hanno modo di spostarsi e che ne faranno richiesta (anziani, persone con disabilità, ecc…). In accordo con il Centro Operativo Comunale di Quarrata il Pozzo di Giacobbe si è dunque organizzato secondo le seguenti modalità:

Dal lunedì al venerdì. Prenotazioni: dalle 10.00 alle 13.00. Consegne: dalle 15.00 alle 18.00

Per prenotare telefonare ai seguenti numeri: 0573 739626 — 0573 790203 — 324 7990392. Il servizio è gratuito.

Sarà richiesto solo il rimborso della spesa effettuata, da dare in contanti al momento della consegna, a fronte dello scontrino fiscale. Non sarà possibile effettuare resti. Per info: www.pozzodigiacobbe-onlus.com

 

La Caritas di San Marcello in prima linea per tutta la montagna

Dalla montagna un aiuto per chi è più in difficoltà. La Caritas Parrocchiale di San Marcello in collaborazione con l’amministrazione comunale di San Marcello Pistoiese — Piteglio ha organizzato un’iniziativa di solidarietà per portare la spesa a chi è anziano, malato o in una difficoltà tale da non poter uscire da solo. Il servizio riguarda la montagna intera e non solo il comune di San Marcello Piteglio. A questo progetto collaborano le Pubbliche assistenze della Montagna, la Croce rossa italiana di San Marcello Pistoiese e le Misericordie. Il servizio è gratuito.

Don Cipriano Farcas suggerisce a tutti di verificare la disponibilità di tanti negozi che offrono la possibilità di portare la spesa a domicilio gratuitamente. Resta per tutti, l’invito a stare in casa per evitare la diffusione del contagio e risolvere tutto il prima possibile. Il numero da chiamare è quello di don Cipriano: 320 8962651.

 

A Lamporecchio prosegue l’aiuto per chi è in difficoltà

La Comunità solidale di Lamporecchio di cui fanno parte le parrocchie nel comune di Lamporecchio, il Comune di Lamporecchio, la pubblica assistenza Croce Verde e altre associazioni di volontariato hanno promosso un servizio di consegna a domicilio di generi di prima necessità per anziani, indigenti e disabili.

La Caritas parrocchiale, in particolare si dedica ad un gruppo di famiglie indigenti (circa 35/40), individuate in un lavoro congiunto fra centro d’ascolto Caritas  e servizio sociale pubblico alle quali veniva preparato e consegnato un aiuto alimentare (pacco)  settimanale. Nei prossimi giorni il servizio continua con la  consegna a domicilio tramite i volontari della Pubblica Assistenza Croce Verde.

Ricordiamo, inoltre, che il centro di ascolto Caritas è sospeso, anche se è possibile contattare il seguente numero 0573 1716889.




I vescovi toscani: la famiglia sia piccola chiesa domestica

L’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus covid-19 induce a rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali per contrastare la diffusione della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di conseguenza sulla stessa coesione sociale. Quanto scriviamo fa seguito ai più recenti provvedimenti del Governo e al Comunicato della Presidenza della C.E.I. del 12 marzo .

Ci sembra di dover raccogliere anzitutto l’invito delle Autorità pubbliche a restare in casa per quanto ci è possibile. Aderire a questa esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga.

Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è anche occasione per scoprire meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro. Anzitutto, la famiglia è come una “Chiesa domestica”, dove siamo chiamati a crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Vale per noi in questi giorni l’esortazione di San Giovanni Crisostomo ai suoi fedeli:«Fate della vostra casa una Chiesa» e quelli accolsero l’invito con «acclamazioni di giubilo». Pregare in casa non deve essere inteso come una privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare. Una seconda esortazione riguarda l’importanza di riscoprire in questi giorni il grande valore della “presenza reale” del Signore nella sua Parola: una presenza da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia. Diamo alle nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura e una profonda meditazione della Sacra Scrittura.

In questo contesto, che privilegia il rimanere nelle nostre case, considerato il ruolo che le chiese hanno sempre avuto nel contesto delle città, borghi e paesi della Toscana, nonché nel sentire della nostra gente, riteniamo di poter mantenere aperte le nostre chiese, come segno di una Chiesa che resta presente alla vita delle comunità, ancor più in questi giorni di sofferenza. L’apertura delle chiese viene proposta dunque come un segno, non come un invito a frequentarle. Di qui la precedente esortazione a valorizzare la casa come luogo di preghiera e di lettura della Parola di Dio. Occorre però essere molto avveduti, per cui l’apertura può esserci a condizione che si possa garantire un rassicurante adeguato livello sanitario (distanza tra le persone, esclusione di oggetti che possono passare da una mano all’altra come i libri di preghiere, possibilità di intervenire con frequenza con azioni di disinfezione di panche, porte, maniglie o altri oggetti che possono essere toccati dai fedeli, ecc.), anche tenendo conto che tutto questo sia consentito dalle condizioni di salute ed età dei nostri preti. Senza queste condizioni sarebbe un gesto di irresponsabilità aprire i nostri luoghi di culto e lo sarebbe soprattutto verso i più deboli.

Ci sembra infine significativo e lodevole l’impegno di molti sacerdoti a restare in contatto con i fedeli mediante i social, rendendosi utili così all’accompagnamento e offrendo anche l’opportunità di unirsi alla preghiera del sacerdote in chiesa. Vanno anche valorizzate le trasmissioni dedicate alla preghiera che vengono offerte nelle reti nazionali e attraverso i nostri mezzi di comunicazione locali. In questo contesto esortiamo i sacerdoti a farsi vicini soprattutto ad anziani e malati tramite il telefono, portando loro parole di sostegno e di conforto.

Il nostro pensiero va, con sentimenti di solidarietà e vicinanza, agli ammalati e alle persone e famiglie in quarantena. La fede ci invita a vedere nella loro sofferenza, nell’orizzonte della croce di Gesù, una partecipazione al mistero della redenzione. Nella nostra preghiera ci sono tutti loro, come pure quanti hanno incontrato la morte in questa pandemia. Ci sentiamo vicini con ammirazione e gratitudine nonché con la preghiera a quanti operano nel nostro sistema sanitario e di protezione civile per combattere il morbo. Chiediamo al Signore luce per i nostri governanti, affinché le loro decisioni siano nel segno della saggezza e trovino convinta accoglienza nel nostro popolo.

L’emergenza sanitaria ci coglie nei giorni della Quaresima, e le indicazioni di comportamento che ci vengono date vanno accolte quasi come un’opera penitenziale specifica di questo tempo, un’opera di misericordia e di carità verso i più fragili. Ma noi sappiamo anche che la Quaresima è preparazione alla Pasqua del Signore: nel suo potere di Risorto poniamo le ragioni della nostra speranza di vita.

Comunicato CET 4 coronavirus 13 marzo 2020




Nota per la benedizione dei defunti

L’Ufficio Liturgico diocesano ha provveduto a raccogliere le indicazioni per la benedizione dei defunti in casa, nelle Cappelle del Commiato o al Cimitero in un sussidio a disposizione di sacerdoti e diaconi.

Il sussidio recepisce le indicazioni segnalate dai vescovi toscani con il comunicato del 9 marzo u.s. e le precisazioni di Mons. Vescovo: «Per le esequie, la cui sospensione è esplicitamente richiesta dal Decreto governativo, i Vescovi esortano a sostenere i familiari nel loro dolore con la benedizione del feretro che, non potendo essere fatta in chiesa, può comunque svolgersi in forma privata, come previsto dai libri liturgici, assicurando anche i fedeli che si potrà celebrare la Santa Messa in suffragio del defunto una volta superata questa emergenza».

Tali indicazioni sono da osservarsi, al momento fino al 3 aprile 2020.

Scarica le indicazioni per le esequie dei defunti in casa o al cimitero-Marzo2020 (file pdf)