Un nuovo organo “antico” per l’oratorio di San Rocco

Sabato 26 ottobre un concerto per l’inaugurazione. L’organo Agati del settecento è stato restaurato e rinnovato dall’organaro Samuele Maffucci.

L’inaugurazione del nuovo (e antico) organo dell’Oratorio di San Rocco avrà luogo sabato 26 ottobre alle ore 16.30. Dopo i saluti delle autorità civili sarà presentato il nuovo strumento realizzato da Pietro Agati alla fine del Settecento e ora restaurato e rinnovato da Samuele Maffucci.
Seguirà un concerto dell’organista Umberto Pineschi accompagnato dalla flautista Lucia Fronges. La conclusione è affidata al coro Parrocchiale di San Rocco, composto da adulti e bambini con l’accompagnamento musicale di Matteo Totaro.
I lavori all’organo dell’Oratorio sono stati finanziati dalla Parrocchia di Santa Maria Assunta a San Rocco, con l’aiuto della Fondazione CARIPT e il contributo dell’8×1000 della Chiesa Cattolica.

A proposito dell’organo di San Rocco

Una delle caratteristiche dei toscani, e perciò anche dei pistoiesi, è la parsimonia. Essa, con le dovute eccezioni, è stata da sempre ricercata anche alla costruzione di un organo, eseguito con il minimo possibile di materiale e di spazio, ma cercando di farlo apparire più grande e ricco di quanto oggettivamente lo sia.
Samuele Maffucci è stato obbligato a seguire, per il nuovo organo dell’oratorio di San Rocco, questa filosofia. Lo spazio era infatti ridottissimo ed il materiale sonoro di Pietro Agati reimpiegato era niente più che essenziale. Il risultato è pero stupefacente perché l’organo offre le prestazioni pari a quelle di uno strumento più grande. Questo lo si avverte soprattutto nel ripieno che suona praticamente come intero, nonostante che nella serie di file dal Principale 8’ alla Vigesimanona ne manchino due, cioè la Decimanona e la Vigesimaseconda.
Le piccole dimensioni dell’organo di San Rocco non pongono ostacoli alla ricerca del colore, caratteristica della scuola organaria pistoiese e abbiamo pertanto ben tre registri di concerto, mentre da altre parti d’Italia magari ce ne sarebbe stato uno solo o addirittura niente: Flauto in ottava, la Voce umana battente ed un Cornetto a due file che inizia dal Sol della terza ottava, come nell’organo Hermas della chiesa di San Ignazio a Pistoia.
L’organaro Maffucci ha genialmente sfruttato lo spazio laterale della facciata per collocarvi due canne non previste da Agati, cioè il Do e il Do diesis della seconda ottava del Principale che prima appariva solo dal Re, e soprattutto ha completato comprimendo ulteriormente i già angusti spazi, la prima ottava, che pertanto è cromatica e che permetterà un ampliamento notevole del repertorio eseguibile.
Un organo, però, vale, alle fine, soprattutto per il suo suono. Questa è davvero la carta vincente di quell’organo dell’oratorio di San Rocco: potente di volume, ricco di colore ed affascinante per la sua raffinata qualità.
Don Umberto Pineschi




Un anno per meditare i “misteri del Rosario”

Il programma degli incontri per la pastorale della terza età

Giovedì 24 ottobre si terrà il primo degli incontri mensili che la pastorale della terza età ha programmato per il 2019-2020. Con questi incontri si completa il mini corso di teologia svolto attraverso le meditazioni sui misteri del rosario.
Come nella prima parte dei misteri già presentati, le relazioni degli incontri mensili saranno accompagnate dalla illustrazione di opere pittoriche, relative all’argomento, che grandi artisti hanno prodotto nei secoli.

Le meditazioni ci aiuteranno a riflettere che nella recita del rosario «la vera devozione alla Madre di Dio è cristocentrica, è profondissimamente radicata nel mistero trinitario di Dio, e nei misteri dell’incarnazione e della redenzione (…) Ciascuno di noi deve aver chiaro quindi che la devozione a Maria non è soltanto un bisogno del cuore e una inclinazione sentimentale (Giovanni Paolo II)».

L’augurio è che questo programma, in cui la Parola si amalgama con le immagini, aiuti a riscoprire la gioia per aver ricevuto il dono della fede e l’entusiasmo per desiderare di condividere questa gioia con i fratelli, per realizzare nella nostra vita quotidiana la richiesta che Gesù ci ha fatto: «..e di me sarete testimoni» (atti 1,8).

Alberto Niccolai

Gli incontri si svolgeranno presso i locali del Seminario di via Puccini, alle ore 16.

Programma degli incontri 2019/2020




Il tempo nuovo della catechesi

Concluso l’itinerario formativo per catechisti proposto dall’ufficio catechistico diocesano

Le stagioni degli uomini, non coincidono temporalmente con quelle atmosferiche e nemmeno con quelle anagrafiche. All’improvviso accade qualcosa che sovverte l’ordine consueto della logica delle azioni umane, stupisce e destabilizza. Fu così anche per Simone (Lc 5,5-6) che stanco dopo aver faticato tutta la notte e non aver pescato niente, sceglie di rinunciare all’evidenza dei fatti e dice: «sulla tua Parola getterò le reti»

Da tempo nella Diocesi si avvertiva la necessità di “fare comunità” intorno alla catechesi, di “ri-scoprire” il nostro essere catechisti al servizio della Parola di Dio, di essere capaci di fare gruppo e trovare la nostra bellezza nella diversità dei talenti di ciascuno. Traghettare cioè la catechesi da una dimensione parrocchiale in cui le difficoltà ma anche le esperienze positive sono condivise fra pochi, ad una più ampia, diocesana.

In questo contesto la proposta dell’Ufficio Catechistico Diocesano di un breve itinerario formativo rivolta a tutti i catechisti, prima dell’inizio delle loro attività, è stato un’ottima opportunità di crescita e confronto.

Sono stati tre incontri densamente partecipati in cui fin dall’inizio è apparso chiaro a tutti che fare esperienza di comunità è fare esperienza di Dio. Abbiamo provato il piacere di stare insieme di riconoscere la nostra vocazione nelle parole dell’altro. Se questa è stata l’emozione che per tre sere ci ha portati fuori dalle nostre case, i temi affrontati con grande competenza da Suor Giovanna e don Cristiano sono stati motivo di profonda riflessione.

Il primo, “Essere catechisti oggi” ovvero non fare il catechista ma essere catechista ovvero il megafono della parola di Dio, il testimone di un amore straordinario. Questo ci interroga su quale sia il nostro dialogo con Dio, sulla natura della nostra vocazione che dovrebbe essere per i ragazzi che ci sono affidati un laboratorio di pro-vocazione significativa.

Successivamente “La Parola di Dio al centro della catechesi”. Ascolto della Parola di Dio non vuol dire prescindere dal tempo dell’ascolto rispettoso dell’altro, anzi si parte da questo per rileggere gli eventi secondo il pensiero di Dio, come è accaduto ai discepoli di Emmaus. Se il Vangelo parla all’umanità, massima dovrà essere la cura dei sentimenti, delle emozioni, massima la capacità di «far ardere i cuori» durante gli incontri di catechesi. L’incontro con il Signore cambia la vita, ma la vita cambia quando cambiano i sentimenti ed il dolore diventa speranza. Non possiamo testimoniare ciò di cui per primi non si è fatto esperienza personale.

Infine l’ultimo: “L’incontro di catechismo settimanale” dove si è trattato della condivisione di un progetto catechistico per cui la programmazione è a servizio della collaborazione e della comunione.

Grazie a questo progetto unitario di catechesi è possibile fare alle famiglie una proposta chiara ed educare la loro richiesta di servizio. Non si tratta di offrire alle famiglie un’altra agenzia di servizi come sport, musica o lingue straniere, tutte declinate sul modello scolastico, ma piuttosto presentare esperienze significative, anche di gioco, dove la diversità è far comunità e con la vita e nella vita possiamo presentare Gesù ai più piccoli. La famiglia è il grande alleato da non trascurare, che seppure distante continua a chiedere i Sacramenti per i figli.

Cosa ci siamo portati a casa, i famosi take home message:

1- Familiarizzare con la Parola di Dio, non dare niente per scontato, leggere meditare e pregare le Scritture. Ricalibrare il nostro tempo di catechisti e entrare nella “consuetudine di Dio”. Questo vale per la nostra vita e per gli incontri con i nostri ragazzi dai quali non possiamo escludere l’ascolto della Parola.

2- La speranza che anche in un contesto sociale difficile, di famiglie allargate, di relazioni fluide, annunciare Cristo è colmare la vita di nuovo splendore anche nelle prove e la nostra forza è essere comunità con al centro Dio.

Si dice che la forza di una catena si misura dall’anello più debole, ebbene siamo tutti anelli fragili che hanno bisogno di stare insieme, pertanto questa esperienza di formazione seppur breve non dovrebbe terminare.

È necessario infatti coltivare con costanza l’arte dell’accompagnamento perché come ci ricorda Papa Francesco spesso il volto del Vangelo e della Chiesa che i ragazzi e le famiglie ricorderanno sarà quello della catechesi.

Patrizia Beacci, catechista




Centro Famiglia Sant’Anna: è sempre tutta colpa della famiglia?

Un convegno per affrontare il delicato tema dell’educazione familiare. I temi dell’incontro saranno ulteriormente sviluppati in incontri mensili a cura di specialisti.

La famiglia viene presentata dai mezzi di comunicazione come la causa prima di ogni forma di disagio, allo stesso tempo è lì che troviamo presentata un’immagine di famiglia ideale dove tutto funziona alla perfezione, dove le relazioni interpersonali sono serene, i figli sono tranquilli e bravi a scuola: ne deriva una percezione a volte confusa e insicura del ruolo dei genitori.
I padri e le madri si sentono colpevoli in prima persona di ogni “errore” dei figli o reagiscono cercando colpevoli nel contesto in cui vive il proprio figlio, senza riuscire a definire il problema e a trovare soluzioni. Tale problematica emerge sistematicamente nel lavoro di consulenza alle famiglie condotto dai professionisti, psicologi, pedagogisti, psicoterapeuti, consulenti familiari ed avvocati che operano, come volontari, nel Centro Famiglia Sant’Anna.

È utile quindi aprire il dibattito sulle “colpe della famiglia” per evidenziare le responsabilità che il ruolo di genitori impone, facilitandone la presa in carico, e nello stesso tempo evitare colpevolizzazioni.

Il Centro Famiglia Sant’Anna in collaborazione con AGeSC (associazione genitori scuole cattoliche – sez. provinciale di Pistoia ), AIMC (associazione italiana maestri cattolici – sez. provinciale di Pistoia) e l’ordine degli avvocati di Pistoia promuove un convegno al fine di delineare un’immagine chiara della famiglia offrire spunti per un’onesta riflessione su responsabilità e ruoli.

Il convegno già nel titolo «È sempre tutta colpa della famiglia?» si pone come un momento fortemente dialogico. Apriranno i lavori i saluti di S. E. monsignor Fausto Tardelli, del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi e di Chiara Romagnani, presidente del centro famiglia Sant’Anna.

Introduce e modera il dibattito l’avvocato Massimo Chiossi, coordinatore del servizio legale del Centro Sant’Anna. Gli interventi vanno ad indagare i contesti in cui vivono figli e genitori ed offrono spunti di riflessione innovativa sul problema posto.

  • Famiglia tra pubblicità e cronaca, a cura del professor Francesco Zini, università degli studi di Siena, presidente del forum toscano delle associazioni familiari e presidente dell’unione giuristi cattolici sezione di Firenze;
  • Famiglia e scuola, costruire una collaborazione, a cura della professoressa Annamaria Corretti, dirigente scolastico;
  • Famiglia e sport, a cura del dottor Sergio Teglia, psicologo psicoterapeuta, responsabile della “scuola per genitori” dell’ASL Toscana Centro;
  • Reati minorili: di chi la colpa? A cura del dottor Alessandro Geloso, giudice onorario presso il tribunale per i minorenni di Firenze.

Gli argomenti affrontati in sede di convegno saranno approfonditi in una serie di quattro incontri con cadenza mensile da realizzarsi il sabato mattina nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile presso il Centro Famiglia Sant’Anna. Questo il programma:

Gennaio: Famiglia, scuola e ….ragazzi (prof. Tiziano Lombardi)
Febbraio: Autonomia e regole… perchè obbedire? (dott. Francesco Zini)
Marzo: La giustizia rigenerativa (dott. Alessandro Geloso)
Aprile : Fare sport, una dimensione di crescita (Gabriele Magni)

Gli approfondimenti consentono di tener vivo il dibattito e offrono nuovi spazi di dialogo tra genitori e figli, sono infatti pensati in un orario accessibile alle scuole ed ai genitori con impegni di lavoro durante la settimana. Il convegno e gli approfondimenti sono aperti a: genitori, studenti, professionisti.
Daniela Mezzani

Il convegno si svolgerà il prossimo venerdì 25 ottobre, dalle ore 15 alle 18.30 nell’aula magna del seminario vescovile (via Puccini, 36).
Per informazioni rivolgersi alla segreteria del convegno: tel. 0573 368780 – 366 4116236. centrofamigliasantanna@virgilio.it

D. R.




Una diocesi unita sulle orme di San Francesco

Ad Assisi lo storico pellegrinaggio regionale della diocesi Toscane. Le esperienze e le testimonianze dei fedeli

C’era anche una folta rappresentanza della chiesa di Pistoia, guidata dal vescovo Tardelli, tra le tante che hanno affollato le basiliche di Assisi in occasione del pellegrinaggio regionale sulla tomba di San Francesco dello scorso 4 ottobre. Una giornata storica, che ha visto la partecipazione delle delegazioni di tutte le diocesi della Toscana e una nutrita rappresentanza delle comunità civili, tutti, per un giorno, stretti attorno all’insegnamento del poverello di Assisi.

Abbiamo raccolto alcune testimonianze tra i pellegrini presenti ad Assisi provenienti dalla nostra diocesi.

Parrocchia del Sacro Cuore di Serravalle

In onore del santo patrono d’Italia, Francesco, il giorno 4 ottobre 2019, la Toscana è arrivata ad Assisi per offrire in dono l’olio che alimenta la lampada votiva, affinchè arda presso la tomba del Santo Poverello. Noi della comunità parrocchiale di Serravalle Pistoiese, insieme alla diocesi di Pistoia, abbiamo partecipato a questo pellegrinaggio.
Alla presenza delle più alte cariche dello Stato, insieme ad una folla numerosissima di pellegrini devoti al Santo Francesco, nella Basilica Superiore è stata celebrata dall’arcivescovo di Firenze il cardinale Giuseppe Betori, e concelebrata da tutti i vescovi della Toscana, la santa messa con l’accensione della lampada. È stata una cerimonia molto suggestiva, in una cornice -quella della basilica- dove la bellezza delle opere raffigurate e la sacralità del luogo, hanno fatto sì che i pellegrini e noi tutti, ci siamo trovati immersi in una preghiera condivisa. C’era silenzio, si vedeva gente che con gli occhi chiusi, che pregava e assaporava la pace che quel luogo sa dare. Un paesaggio bellissimo, una pace e un profumo di fiori, fanno di Assisi un luogo di preghiera e di rinnovamento cristiano. Proprio qui noi tutti, abbiamo chiesto a San Francesco di insegnarci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare da lui, a lasciarci perdonare dal suo amore. «Con Francesco il Vangelo divenne come più luminoso, attraverso di lui la Persona di Gesù sembrò riprendere vita e risuscitò nel cuore di molti che lo avevano dimenticato».

Anna Maria Abbatantuoni

Parrocchia di San Francesco di Bonistallo

«Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno, con amore e umiltà potrà custodirlo
Se con fede ti saprai vivere umilmente, più felice tu sarai anche senza niente». Faccio tesoro delle strofe di questo meraviglioso canto per elogiare la meraviglia del mio pellegrinaggio ad Assisi che ho avuto l’opportunità di condividere con il mio parroco don Cristiano e un gruppo di parrocchiani.
Venerdì 4 ottobre siamo partiti da Poggio a Caiano e ci siamo diretti ad Assisi, dove alle ore 10 del mattino si teneva la santa messa nella Basilica superiore intitolata a san Francesco. Per immergerci totalmente nella spiritualità della giornata, don Cristiano già in autobus ci ha parlato di questa figura straordinaria che è stata San Francesco.
Francesco era un ragazzo come tanti, come uno di noi con il comune desiderio di fama, ricchezza e divertimento ma dopo tanta fatica nel voler realizzare questo sogno fu un’altro il sogno vero che lo spinse a desiderare una ricchezza immateriale e infinita. Francesco abbandonò tutti i suoi idoli e i suoi sogni mondani e si mise al servizio di Dio cambiando la sua vita per sempre.
San Damiano con la sua frase «va’ e ripara la mia casa», ha cambiato per sempre la vita del giovane.
La prima tappa della giornata fu la visita alla Basilica superiore e inferiore con la consueta sosta alla Tomba del Santo che si trova nella cripta sottostante. Il sentimento che ho provato inginocchiandomi è stato quello di un’abbraccio pieno di amore, forza e sostegno: un accumularsi di sensazioni delle quali mi nutro sempre tanto volentieri.
Dopo pranzo la visita alla basilica di Santa Chiara, raggiunta attraversando i numerosi vialetti di Assisi che fanno respirare continuamente aria di santità. L’idea di camminare là dove ha camminato Francesco ha destato in me tanta curiosità e senso di protezione. Meraviglioso il crocefisso di San Damiano davanti al quale Francesco compose il cantico delle creature. Per ultima tappa, ma non certo la meno importante, la magnifica Santa Maria degli angeli con la piccola Porziuncola: una chiesa dentro un’altra chiesa …che emozione! Ci sono stata due o tre volte, ma ogni volta resto sempre tanto affascinata da tutto ciò che mi circonda. Quello che l’ha resa tanto nota nel mondo è sicuramente il privilegio dell’indulgenza o perdono d’Assisi. Ogni volta che varco questa porta, ritrovo tranquillità e pace. Alle 18 siamo ripartiti con il cuore pieno di speranza: quella speranza che puoi ricevere solo in questi luoghi e soprattutto nei luoghi in cui puoi fare silenzio in te stessa e puoi riscoprire la serenità spesso offuscata dalla vita mondana. Assisi è l’esempio eclatante di silenzio e di spiritualità, un abbraccio particolare va a tutti i componenti del gruppo ma in particolare a don Cristiano senza il quale niente sarebbe stato possibile.
Carlotta Cipriani

Vicariato della Bure Bassa

Il giorno 4 ottobre, festività di San Francesco, in molti abbiamo partecipato alla cerimonia di consegna dell’olio, dono della Regione Toscana, che alimenterà per l’anno 2019/2020 la lampada alla tomba di San Francesco. Il viaggio a mezzo pullman, ha avuto inizio alle ore 6.00 con i migliori auspici, con l’incontro delle comunità di Montemurlo, Chiesina e di San Piero Agliana sotto la guida di don Paolo e di don Gianni. La giornata, caratterizzata da un sole stupendo e da un cielo terso e azzurro, ci ha permesso di seguire sul mega schermo, posto sul prato antistante l’ingresso della basilica superiore, l’intera funzione religiosa, presenziata da monsignor Betori, coadiuvato dai vescovi e presbiteri delle diocesi toscane. Nell’omelia, Betori ha ricordato il cammino di conversione di Francesco, il suo amore per Cristo e per gli ultimi.
La nostra comunità di San Piero Agliana, ci trova impegnati nella ricerca del bene comune prestando attenzione agli ultimi e ai piccoli, che si esprime attraverso un centro di ascolto caritas, una scuola d’italiano per stranieri, un dopo scuola per ragazzi in aiuto al disagio scolastico, una casa accoglienza per donne con bambini, una bottega del mercato equo e solidale con l’intento di richiamare l’attenzione verso il lavoro di piccole comunità agricole ed artigianali allo scopo di dare loro dignità e giusto guadagno. E che dire dell’amore di San Francesco per la sacralità del creato. L’attenzione alla biodiversità e alla salvaguardia dello stesso, più volte sollecitata da papa Francesco, ci trova impegnati nella catechesi giovanile attraverso l’insegnamento, con la collaborazione delle famiglie, di scelte e consumi etici, volti a produrre meno rifiuti, spreco d’acqua, rispetto degli ambienti scolastici, sportivi e altro ancora. La giornata, conclusasi in un clima gioioso, non ha escluso in ognuno di noi riflessioni e condivisione dell’esperienza vissuta.




La consulta si rinnova: nuove nomine regionali

Si è tenuta sabato 28 settembre, presso il seminario di Pistoia, l’Assemblea elettiva della CRAL (Consulta regionale delle aggregazioni laicali) Toscana. Monsignor Fausto Tardelli, assistente della CRAL Toscana, nel discorso di apertura ha ricordato l’importanza e l’impegno dei laici nella Chiesa, rifacendosi alle linee programmatiche dell’esortazione apostolica Evangelium gaudium di Papa Francesco. È stato poi presentato il prossimo incontro del 16 novembre presso la Certosa di Firenze dove tutte le consulte laicali diocesane e le aggregazioni regionali incontreranno i vescovi toscani, per un confronto sul ruolo dei laici nella Chiesa e per cercare nuove vie per una presenza che sia lievito nella società in ambito politico, sociale ed economico.

Al termine si è rinnovato l’ufficio di presidenza con l’elezione a segretaria generale della CRAL Toscana di Sandra Cavallini dell’AIMC, proveniente dalla consulta di Livorno, e dei copresidenti Rosanna Caselli del Movimento dei Focolari dalla Consulta di Pistoia, di Mario Battiato dell’UCIIM dalla Consulta di Prato e di Massimo Guerrieri dell’AIMC dalla consulta di Pistoia. Tesoriere in carica è Alberto Toccafondi, che potrebbe essere riconfermato dalla neopresidenza. La neoeletta Sandra Cavallini, ringraziando per la fiducia accordata, ha rivolto un commosso ricordo di Mario Macaluso, prematuramente scomparso di recente che con tanto zelo ha operato all’interno della CRAL e del Forum delle famiglie toscane. Quindi, riprendendo da dove lui improvvisamente ha lasciato, ha così sintetizzato il proprio mandato: «il sogno di fare unità tra le anime dell’associazionismo cattolico».

S.C.




La domenica della Parola di Dio

Con il motu proprio “Aperuit illis” papa Francesco ha indetto una giornata dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio

Nella festa di San Girolamo (30 settembre), il santo  che dedicò tutta la vita alla Sarittura traducendo dall’ebraico e dal greco il primo e secondo testamento, il Papa ha firmato la lettera apostolica, in forma di Motu Proprio, «Aperuit illis» con la quale viene istituita la Domenica della Parola di Dio: «stabilisco, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio».

Ad intitolare questa lettera è l’epilogo dell’esperienza dei due discepoli di Emmaus, i quali , riconosciuto il Signore Risorto, dopo aver condiviso con lui il cammino della vita passando dalla tristezza alla gioia, corrono ad annunciare a tutti la Sua presenza, preparando l’incontro con lui di tutta la comunità; allora, dice Luca il Signore «Aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,45). Sappiamo quale itinerario portò i discepoli di Emmaus a riconoscere il Risorto: da lui affiancati rivisitano, grazie alle sue parole ferme ed efficaci, la loro fatica di credere e sperimentano la guarigione dalle durezza di cuore. Attraverso le Scritture il Risorto reinterpreta quindi la sua vita, la sua morte e introduce alla sua Resurrezione. Gradatamente il cuore si riscalda e dall’ascolto scaturisce la condivisione del pasto. L’accoglienza, l’ospitalità del Signore che dona di nuovo la sua vita nella frazione del pane portano quei due occhi spenti a brillare di nuovo di luce e a vedere ciò che non avevano mai visto così chiaramente fino allora. Il Signore interiorizzato da loro diviene in loro corsa, ritorno a Gerusalemme, gioia di annunciare e condividere la verità vista di persona. E ciò che è avvenuto a loro diviene in una nuova apparizione esperienza di tutti. Così il Signore aprì gli occhi dei primi cristiani e si fece vedere Risorto, così –dice il Papa – apre i nostri occhi.

La domenica della Parola permette di evidenziare infatti che «la relazione tra il Risorto, la comunità dei credenti e la Sacra Scrittura è estremamente vitale per la nostra identità. Senza il Signore che ci introduce è impossibile comprendere in profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza la Sacra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo» (AI1).

Questa iniziativa di Papa Francesco è un frutto del Giubileo straordinario della misericordia, che si era concluso con la richiesta del Papa di dedicare una domenica nella quale tutta la Chiesa potesse comprendere quale ricchezza è racchiusa nel costante dialogo di Dio con il suo popolo (AI,2). Così in una domenica dell’Anno liturgico, quella che si avvicina alla giornata dedicata a rafforzare i legami con i fratelli ebrei ai cui segue la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (AI,3), possiamo rivivere il gesto del Risorto che apre gli occhi della nostra mente per vedere il suo amore di misericordia, il tesoro della sua Parola, che ci spinge ad essere nel mondo annunciatori di questa inesauribile ricchezza.
Gratitudine, impegno quotidiano, responsabilità coerente davanti alla Parola viva che il Signore Risorto non fa mai mancare alla Chiesa sua Sposa. Non mancano infatti nella Chiesa le occasioni di ascolto e le iniziative bibliche che permettono di rendere accessibile la Sacra Scrittura ai credenti. Papa Francesco suggerisce che in questo giorno in modo particolarmente solenne la Parola di Dio sia messa al centro della comunità intronizzandola e laddove ce ne sia l’opportunità istituire in questo giorno il ministero del lettorato, o un ministero simile che ricordi l’importanza della proclamazione della Parola nella Liturgia. Così come si preparano i ministri straordinari della Eucarestia è quanto mai opportuno preparare anche i lettori. Non solo celebrare la Parola, ma anche diffonderla in questo giorno e soprattutto custodirla con la vita attraverso la lettura quotidiana, la preghiera che nasce dalla Scrittura Sacra e dalla lectio divina. Dice il Papa che questa deve essere una domenica che risignifica tutta la nostra vita in rapporto alla Scrittura Sacra.
Questi aspetti non sono riservati agli addetti al lavoro, ma a tutti i credenti, come diceva san Gregorio Magno: della Parola viva del Signore ne abbiamo bisogno tutti; non si può dire « non sono un monaco, ma ho moglie, figli, la cura della casa. Questo è quello che ha rovinato tutto: che pensiate che la lettura della Parola riguardi solo i monaci». La Bibbia «appartiene a tutto il popolo convocato» non a pochi, né – dice il Papa – a chi la relega a gruppi prescelti che vorrebbero monopolizzarne la lettura.

La Bibbia è il libro del popolo del Signore che è convocato attraverso la sua Parola passando così dalla dispersione all’unità. Omelia, catechesi sono strumenti e contesti privilegiati di annuncio: ci vuole un linguaggio semplice e adatto ai destinatari perché tutti possano gustare la bellezza delle immagini usate dal Signore per stimolare tutti al bene. La familiarità con le Scritture e lo studio è anche la via per il rinnovamento della catechesi dice il Papa, per cui gli stessi catechisti sono invitati incessantemente ad andare a questa fonte per favorire il dialogo tra quanti ascoltano e la Parola di Dio. «È profondo il vincolo tra la Sacra Scrittura e la fede dei credenti. Poiché la fede proviene dall’ascolto e l’ascolto è incentrato sulla parola di Cristo (cfr Rm 10,17), l’invito che ne scaturisce è l’urgenza e l’importanza che i credenti devono riservare all’ascolto della Parola del Signore sia nell’azione liturgica, sia nella preghiera e riflessione personali» (AI,7). «Cristo, dice ancora il Papa, è il primo esegeta! Non solo le Scritture antiche hanno anticipato quanto Egli avrebbe realizzato, ma Lui stesso ha voluto essere fedele a quella Parola per rendere evidente l’unica storia della salvezza che trova in Cristo il suo compimento». La fede nella resurrezione si fonda quindi nella Scrittura, che testimonia la storicità dei fatti accaduti e ci educa a percepirne la forza profetica, per cui quella Parola che si è compiuta per Gesù, nell’«oggi» della sinagoga di Nazareth, torna ad avere la stessa valenza, nel nostro «oggi» di credenti.

C’è un altro fatto importantissimo da sottolineare per cogliere il messaggio di questa lettera: il rapporto tra Scrittura ed Eucarestia. La giornata della Parola di Dio si colloca infatti sullo stesso piano del Corpus Domini, in modo da celebrare non solo il Suo Corpo e il suo Sangue ma anche la sua Voce. Il suo Corpo è vivo e ci parla, all’unica mensa della Parola e del Pane (DV21).
Il Signore è in mezzo a noi e ci parla ancora oggi, la confidenza con le Scritture scioglie ogni freddezza, permette di riconoscersi tra noi come persone che appartengono allo stesso amore e allo stesso dono; il calore di nuove relazioni che nascono da questa voce apre i nostri occhi liberandoli dalla cecità interiore che oggi attanaglia l’umanità sotto una svariata forma di chiusure. La Scrittura dunque bussa al nostro cuore: se noi apriamo il Signore entra e cena con noi (Ap 3,30).
In perfetta continuità con la Dei Verbum, costituzione dogmatica conciliare e con l’esortazione post sinodale di Papa Benedetto XVI Verbum Domini, Papa Francesco richiama la finalità salvifica della Scrittura che, in quanto tale, è volta alla salvezza integrale della persona a vantaggio della quale Dio continua ad operare; la dimensione spirituale della Parola di Dio è tale che l’azione dello Spirito, che ha trasformato la parola umana in parola divina, continua ancora oggi a trasformarci mediante l’ascolto vissuto nella comunità credente. Infine il principio dell’Incarnazione risplende con forza nella Parola condivisa, per cui ancora oggi in ogni nostro cenacolo di ascolto, vissuto in comunione con la Chiesa, Dio continua a parlare agli uomini come ad amici, invitandoli alla comunione con lui (DV2).
Siamo quindi beati per questo dono che la Chiesa indica di nuovo come fondante se, come Maria, ascoltiamo la Parola di Dio, la custodiamo nel cuore e la mettiamo in pratica nella vita. Siamo beati se vediamo in questa nuova festa solenne un punto di partenza per far crescere in questo tempo complesso e frastagliato una nuova coscienza cristiana che viva una relazione permanente e creativa con il Risorto che cammina con noi e ci spiega con le sue parole ogni vicenda della vita.

Suor Giovanna Cheli, direttrice Ufficio Catechisto diocesano




Tornano i monaci in monastero

La fraternità apostolica di Gerusalemme si è insediata nell’antico monastero di san Bartolomeo

Dopo duecento anni l’antico monastero di san Bartolomeo rivede nelle sue mura una fraternità d’ispirazione monastica. Ritornerà nell’antica chiesa abbaziale il canto delle lodi e dei vespri e dei religiosi ritorneranno a vivere, e a far rivivere, la spiritualità monastica che per la prima volta da qui fece ingresso nella città di Pistoia.

Il monastero di san Bartolomeo infatti, fu fondato nel 727 e abitato da monaci benedettini fino al 1440 circa; successivamente arrivarono i Canonici Lateranensi dell’ordine di s. Agostino, una sorta di monaci apostolici, che tennero l’abbazia prodigandosi in tante opere di apostolato, di carità e di aiuto sociale fino alla metà del 1700. A loro si deve l’introduzione dell’usanza di praticare nel giorno della festa del santo titolare, il 24 agosto, un’unzione sulla fronte dei bambini (per preservarli dalle insidie degli spiriti).

Dopo la soppressione dei Canonici Lateranensi nel 1779, l’abbazia ritornò ad essere benedettina con i Vallombrosani, i quali rimasero fino al 1834, anno in cui morì l’ultimo monaco e abate. Da quel momento la grande abbazia rimase disabitata e fu smembrata in diverse parti. L’antica Abbazia successivamente fu soppressa e la chiesa trasformata in parrocchia (di san Bartolomeo) fu retta dal clero diocesano.

Il vescovo di Pistoia monsignor Tardelli ha voluto, da qualche anno, affidare questo luogo alla Fraternità apostolica di Gerusalemme, realtà di ispirazione monastica la quale si è insediata il giorno 18 luglio, nella pur ridotta dimora dell’abbazia. È abbastanza normale per i luoghi monastici essere abitati alternativamente da comunità fra loro diverse come origine e spiritualità, pur avendo in comune l’ispirazione monastica del servizio di Dio tramite la preghiera e l’accoglienza. Il monachesimo è un fenomeno antico ed è presente anche nelle religioni non cristiane, e rappresenta l’anelito dell’uomo alla ricerca dell’Assoluto e a stabilire un contatto con Lui attraverso una vita di preghiera e di obbedienza pacifica alla Sua Parola.

Chi sono i monaci nella città

La fraternità apostolica di Gerusalemme: “nel cuore della città nel cuore di Dio”

La nostra fraternità di Gerusalemme è nata a Pistoia nel 2000 con P. Giordano Maria Favillini. Siamo un piccolo ramo della Fraternità Monastica fondata da P. Pier Marie Delfieux nel 1975 a Parigi (dopo un’esperienza di due anni nel deserto dell’Assekrem) e oggi presente in vari paesi d’Europa. P. M. Delfieux nel silenzio e nella solitudine del Sahara ebbe la chiamata verso un monachesimo cittadino che potesse costituire un’oasi nel deserto urbano delle nostre città contemporanee.
Le nostre comunità, poste e volute nel cuore delle città dal nostro fondatore, hanno la missione -oggi più che mai urgente- di essere luogo di preghiera e silenzio, offrendo a tutti coloro che lo desiderano la possibilità di fermarsi per trovare nella quotidianità un momento di pace e di ristoro spirituale attraverso l’adorazione eucaristica, le liturgie cantate a quattro voci in polifonia e la bellezza dei luoghi di culto che con la loro arte hanno il potere di elevare lo spirito e di rinfrancare l’anima.

Il nostro “Libro di vita”, che è il tracciato della nostra vita spirituale, al capitolo “Nel cuore della città, nel cuore di Dio” riprendendo le parole di Gesù «Padre, non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal maligno» (Gv 17,15) dice: «queste sono le parole che orientano tutta la nostra vita. Poiché l’uomo è la più bella immagine di Dio, monaci e monache vogliono pregare ed incontrare Dio attraverso la città degli uomini, vogliono servire gli uomini, testimoniando con una vita attiva, contemplativa e fraterna la presenza di Dio nel cuore del mondo. Monaci e monache desiderano mettere la preghiera nella città e portare la città nella loro preghiera».

La nostra fraternità ha una dimensione apostolica che la colloca in mezzo alla gente per annunciare il Vangelo e guidare le persone all’incontro con Gesù. Nel nostro carisma c’è una missione che ci spinge all’annuncio e ad un apostolato nelle città in accordo con le indicazioni del nostro vescovo. La missione apostolica che monsignor Tardelli affida alle nostre Fraternità (maschile e femminile) in San Bartolomeo contiene la novità di non essere più strettamente parrocchiale, per aprirsi ad esigenze diverse e più urgenti del quartiere e dell’intero centro città. Quello che possiamo donare alla città sarà attinto dalla radice del nostro carisma, attraverso una preghiera intensa e prolungata, sia personale, sia comunitaria e nel canto dell’ufficio divino siamo chiamati a donare accoglienza e ascolto a tutti coloro che sentono il desiderio di riposarsi e ristorarsi in Dio.

L’antico monastero di S. Bartolomeo da poco abitato dalla Fraternità Apostolica di Gerusalemme, non dovrà rappresentare solo l’abitazione dei monaci, né solo un luogo di culto e di preghiera, ma vorremmo che diventasse un centro spirituale, un cuore vivo e pulsante di carità capace di armonizzare e tenere insieme azione e contemplazione, apostolato e preghiera, una base da cui partire verso le strade delle città per evangelizzare, portando nei contesti che incontreremo la gioia del Dio vivo e risorto.

Fr. Antonio Benedetto Sorrentino




Un invito alla preghiera per il vescovo di Balsas

La chiesa sorella di Balsas chiede aiuto per il suo vescovo Mons. Angelo Enemésio Lazzaris

Una richiesta di aiuto che arriva direttamente dalla diocesi di Balsas, chiesa sorella della Chiesa di Pistoia, che le ha donato per più di 30 anni il vescovo Rino Carlesi (originario di Masiano) e per 14 anni la dedizione e il lavoro pastorale e umano-sociale di don Umberto Guidotti e Nadia Vettori. Non un aiuto materiale, ma una richiesta di «preghiere doppie» come lo stesso monsignor Enemésio Lazzaris, vescovo di Balsas, ha richiesto. «Raddoppiate le preghiere per me, per il mio stato di salute e perché il Signore mi dia la forza necessaria per affrontare questa prova e la Croce che Lui stesso ha voluto mettere sulle mie spalle»: è l’accorato appello che monsignor Enemésio Lazzaris ha rivolto ai fedeli presenti alla celebrazione eucaristica di domenica 15 settembre nella Chiesa cattedrale di Balsas, in occasione di una rapida visita alla sua diocesi e prima di tornare in ospedale a Araguaina nello stato del Tocantins.

Monsignor Enemésio Angelo Lazzaris, nato a Siderópolis, nello Stato di Santa Caterina, nel Sud del Brasile il 19 dicembre 1948 è stato nominato vescovo di Balsas il 12 dicembre del 2007 da Papa Benedetto XVI e consacrato il 29 marzo 2008 nella Cattedrale di Balsas.

Nel settembre del 2017 monsignor Lazzaris è stato anche a Pistoia, dove ha incontrato il vescovo Tardelli e raccontato la propria esperienza pubblicamente, nell’ottica di rafforzare il rapporto tra la chiesa di Pistoia e quella di Balsas.

All’inizio di quest’anno però, la sua salute è andata rapidamente debilitandosi e dopo altrettanto rapidi accertamenti la diagnosi ha segnalato un tumore al pancreas. Monsignor Lazzaris è stato operato e sottoposto a sessioni di chemioterapia che però non hanno dato i risultati sperati.

Queste le ultime notizie inviate dalla curia della Diocesi di Balsas: «Abbiamo ricevuto una rapida visita di Dom Enemesio, ma le notizie non sono molto buone … è sempre piu magro ma nonostante tutta la sua fragilità, domenica 15 ha celebrato la Messa delle 6.30 nella Chiesa Cattedrale. E durante la Messa ha chiesto che si pregasse “em dobro” (il doppio) per lui». Che la Chiesa sorella di Pistoia risponda a questa richiesta, a questo appello con la generosità che sempre ha avuto verso la Chiesa di Balsas.

Nadia Vettori

 




Nuova vita per la canonica di Popiglio

Sabato 21 settembre è stata inaugurata la casa canonica della pieve di S. Maria Assunta dopo gli interventi di restauro. Un intervento che restituisce alla “cattedrale della montagna” uno spazio importante per la parrocchia e l’intero paese.

La canonica di Popiglio si inserisce nel contesto monumentale della Pieve di Santa Maria Assunta che, per la sua importanza storica-artistica e testimoniale, è stata ribattezzata “la cattedrale della montagna pistoiese”. Un po’ di storia può aiutare a cogliere il valore del complesso e dell’edificio oggi restaurato.

Nel 1226 Popiglio era un libero Comune con 970 abitanti, secondo solo a Lizzano che ne aveva 1030. In origine, però, il paese era suddiviso in cinque grosse borgate: Canale, San Giovanni, Buttona, Gencio e Castello (Popiglio). Quest’ultimi furono distrutti dalle truppe lucchesi nel 1347, ma ci sono notizie certe che ciascuno di essi aveva una propria chiesa: San Lorenzo in Gencio, San Giovanni in Cafaggio e la chiesa di San Jacopo e Santa Caterina di Buttona. Si presume, pertanto, la presenza di una chiesa anche a Popiglio, in quanto alcuni cronisti rammentano la presenza di un sacerdote nel 1234; la pieve attuale, tuttavia, fu inaugurata nel 1271 dal vescovo Guidoloste Vergiolesi. Alla costruzione della chiesa contribuirono alcuni valenti artisti e artigiani del luogo, i cui nomi erano scolpiti nell’architrave di pietra che sovrastava la porta principale, andato distrutto alla fine del cinquecento quando fu allargata la porta. Nel XVI secolo, mentre la Rocca Sicurana, ormai in abbandono, cominciava ad essere utilizzata come “cava” di materiali da costruzione per gli edici che andavano crescendo nella parte alta del paese, la pieve continuava ad essere significativamente presente per qualità e dimensioni all’interno dell’abitato. Abbiamo nuovamente notizie della pieve di Popiglio alla seconda metà del cinquecento, precisamente al 1547, data d’inizio della stesura delle “Memorie” del pievano Magni il quale sostenne l’esecuzione di importanti lavori sul complesso. Le iniziative del Magni, infatti, si mossero in direzione del rinnovamento totale dell’edificio accompagnato dall’ampliamento degli spazi di servizio annessi (sacrestia e canonica). Nella chiesa di S. Maria Assunta i lavori non mutarono la struttura dell’edificio, ma furono diretti alla riorganizzazione dello spazio sacro e della sua immagine, secondo una rinnovata visione del culto dei santi e della Madonna, anticipando in certo qual modo tutti quei lavori di riedizione dello spazio sacro che attraverseranno le chiese della montagna per tutta la prima metà del Seicento. Nelle memorie del Magni sta scritto che nel 1575 fu finita la sacrestia nuova, l’attuale sede del Museo diocesano, in modo da riservare per lo stesso pievano la vecchia sacrestia ad uso canonica. Troviamo la conferma nella relazione del visitatore apostolico Angelo Peruzzi, inerente la sua visita del 1582, dove si trova annotata la realizzazione della nuova sacrestia e la trasformazione della vecchia in casa del parroco. Quest’ultima, molto probabilmente, fa riferimento all’edificio attiguo all’oratorio della Compagnia nella piazza della chiesa, in quanto già esistente nel Cinquecento.

La canonica attuale si inserisce nel complesso monumentale e ne fa il cuore pulsante di tutta l’attività pastorale. Recentemente è stata sottoposta ad un insieme sistematico di opere di restauro e di miglioramento sismico, i quali le hanno riconferito la piena funzionalità. Di linee estremamente sobrie ed essenziali, la stessa contiene al suo interno , tra gli altri, anche la sede dell’archivio parrocchiale. La canonica è stata soggetta ad un intervento capillare, sia sulle sue strutture, sia su tutte le opere di finitura, nel rispetto delle normative di tutela cui è sottoposta. L’intervento si è protratto per diverso tempo ed è stato possibile grazie ai contributi della Parrocchia, della Diocesi, della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, del Comune di San Marcello-Piteglio e di privati. A costoro va il ringraziamento della popolazione, che ha sempre partecipato e seguito in modo attivo le fasi del restauro. Un ringraziamento anche alle maestranze che hanno prestato il loro lavoro per la realizzazione della stessa.

Il recupero consentirà lo svolgimento delle attività pastorali,culturali, attività di aggregazione dei giovani, acquisendo in tal senso una notevole importanza per la mancanza di spazi analoghi all’interno del paese. L’intervento è stato progettato e diretto dallo studio dell’architetto Lorenzo Niccoli. I recenti lavori di restauro saranno inaugurati sabato 21 settembre alle ore 10.00 alla presenza del vescovo di Pistoia monsignor Fausto Tardelli, del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e del sindaco del Comune di San Marcello-Piteglio.

 

Ilaria Bandini