L’89 di Madre Caiani: una diocesi, un paese e non solo, nel racconto della sua beatificazione

Pubblichiamo il contributo proposto da Mauro Banchini venerdì 3 maggio u.s. in occasione della presentazione del volume fotografico «Rievocando la beatificazione di Suor M. Margherita Caiani (1989-2019)». Un’occasione per ripercorrere un momento significativo della nostra diocesi, ricordare fatti e persone che hanno vissuto una stagione della chiesa pistoiese e alcune interessanti “spigolature” sulla figura della beata Margherita Caiani.


RIEVOCANDO LA BEATIFICAZIONE DI SUOR MARIA MARGHERITA CAIANI (1989-2019)

Poggio a Caiano, 3 maggio 2019 – Scuderie Medicee

 

Successero tante cose in quel 1989.

Al cinema tutti si fu affascinati da “Indiana Jones e l’ultima crociata”. In RAI nasceva “Blob”. Al governo si alternavano Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti. Al Quirinale stava Francesco Cossiga. La Chiesa era guidata da un papa polacco che voleva un’Europa larga: “dall’Atlantico agli Urali”.

Lo scudetto andò all’Inter. Sulle sue tv (con “Dallas” e “Dinasty”, “Colpo Grosso” e “Drive in”) Silvio Berlusconi cambiava l’Italia. Il telefono era fisso. I selfie si chiamavano “autoscatto”. I fax cassoni enormi. Il web sarebbe nato l’anno dopo.

88 italiani su 100 dissero si all’Unione Europea (ed è interessante ricordarlo oggi, alla vigilia di una nuova, difficile, elezione per il Parlamento Europeo). La storia andava veloce: a Danzica “Solidarnosc”, a Pechino gli studenti in piazza Tienanmen, a Berlino il crollo del muro, a Bucarest la fucilazione di Ceausescu.

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Al Poggio sindaco era Vanni Parretti. A fine maggio 1988 avevano votato più del 91% di poggesi. Vinse la dc seguita dal pci. 704 voti dettero al psi quei 3 seggi che facevano la differenza fra i 9 dc e gli 8 pci. I socialisti scelsero non Alessandro Cirri ma Silvano Gelli. Fu una svolta. Per la prima volta il Comune “bianco” divenne “rosso”. Toccò dunque a Vanni Parretti il compito di rappresentare la comunità alle cerimonie che qui stiamo ricordando.

La notizia ufficiale che suor Caiani sarebbe stata beatificata domenica 23 aprile 1989, arrivò a dicembre. Ma già qualcosa era trapelato. Il “processo” era iniziato 36 anni prima, nel 1952.

Sorsero due comitati. Quello diocesano, presieduto dal vescovo Scatizzi e guidato dal canonico Renato Gargini, si era riunito il 14 ottobre. Quello poggese partì il 12 dicembre: per il Comune ne facevano parte il sindaco, due assessori (Silvano Gelli e Paolo Boscolo) tre consiglieri (Alessandro Cirri, Ovidio Mori, Giuliano Moretti). Presiedeva don Franco Sgrilli, parroco di Bonistallo.

Domenica 11 dicembre, in tutte le chiese della diocesi era stato letto l’annuncio sulla beatificazione della “nostra conterranea”.

Fu mons. Benvenuto Matteucci, vescovo emerito di Pisa, a guidare, al Poggio il 23 febbraio, una riflessione per i sacerdoti e i religiosi diocesani. Autore di un testo sulla Caiani, uscito 20 anni prima e ristampato per l’occasione, Matteucci raccontò un episodio su come la madre testimoniava “il Signore povero”.

A una suora che si infilava i guanti, la Madre chiese amorevolmente: A che Ordine appartieni? E alla risposta: Alle minime del Sacro Cuore”, soggiunse: “Ebbene, allora levati i guanti”.

Durante la benedizione delle famiglie per la Pasqua 1989, tutti i parroci pistoiesi distribuirono un santino della Caiani con una sua frase. Furono “44 mila” le famiglie coinvolte. Durante la Settimana Santa ogni sera TVL programmò servizi filmati.

Un centinaio di genitori con figli iscritti alle scuole delle “Minime” si riunirono, il 2 marzo, nella cappella dell’Istituto per preparare l’iniziativa di due giorni dopo: portare ai genitori di otto scuole delle “Minime”, sparse in Italia, “un messaggio di amicizia e di pace”.

Il 10 marzo fu lanciato un concorso grafico, riservato ai poggesi under 14, su “Momenti e luoghi della vita della madre Caiani”. A fine aprile, nella media “Mazzei”, la mostra fu aperta dall’assessore Paolo Boscolo. Fra i cartelloni realizzati dai ragazzi anche la storia di un certo Gigi del Ronfio: un poggese, contemporaneo della Caiani, che, sul letto di morte, non voleva i sacramenti perché “ateo”. Nel tentativo di conversione fallì il cappellano. Ma non fallì suor Margherita. Che si fece ricevere dal Ronfio, trovò le parole giuste e lo fece morire “in pace con Dio”.

Sabato 11 marzo, a Pistoia, in Comune, su iniziativa dei genitori delle scuole cattoliche e con i saluti dei due sindaci (Marcello Bucci e Vanni Parretti), Margherita Caiani venne “letta” dal vescovo Scatizzi, dal presidente nazionale delle materne cattoliche (Giuseppe Totaro), dalla professoressa Laura Riani Gaiffi e dalla madre generale delle “Minime”, suor Maria Diletta Pacetti.

Il 17 marzo, negli studi di Tv Libera il vescovo Scatizzi, con Isabella Poli Totaro in una conferenza stampa, presentò ai giornalisti la figura e l’opera di madre Caiani.

Il 3 aprile al Poggio (teatro “Ambra”) venne Rosa Russo Jervolino. Era il ministro al “sociale”. Fu l’ex sindaco Pezzati a invitarla e lei definì suor Margherita “donna che ha anticipato i tempi, con grande forza profetica” sottolineando come “non possiamo che restare stupiti per la modernità del suo apostolato”.

Oltre a Sergio Pezzati e al pistoiese Tito Caselli, direttore diocesano di Caritas, parlò anche il sindaco Parretti con un paragone da lui stesso definito “arduo” rispetto al fatto che Madre Caiani, a suo parere, “aveva raccolto con spirito cattolico la sfida della rivoluzione francese”.

Pochi giorni dopo venne presentato il lavoro teatrale di Maura Del Serra, poetessa e drammaturga. Con il titolo “La Minima” veniva rappresentata “una donna umile e alta, così povera e tanto capace di rendere ricchi gli altri”. Il successivo 15 dicembre, il testo fu presentato anche a Pistoia, al “Baly” con l’appassionato intervento del famoso scrittore e giornalista, amico di Turoldo e Balducci, fra’ Nazareno Fabbretti.

Il 13 aprile, in cattedrale, il da poco scomparso prof. Vasco Gaiffi introdusse una riflessione su Madre Caiani, con letture e musiche eseguite da due giovani organisti giapponesi.

In quella primavera il Comune, con l’assessore Gelli, aveva deciso di pubblicare due libri. Uno su Filippo Mazzei. E l’altro, per la beatificazione, con i “diari di guerra” tenuti dalle “Minime” fra il primo luglio e il 10 settembre 1944: i giorni del fronte quando tanti poggesi, sfollati in Villa, vennero aiutati dalle “Minime”

Curati da Renzo Gradi, i diari vennero presentati, in Villa Medicea, il 15 aprile da Livio Labor, già presidente nazionale ACLI, e Wilma Gozzini. Tra la folla anche suor Maria Isabella Dominici una delle autrici del diario: nel 1944 aveva appena 24 anni.

I 25 alunni della quarta elementare del “Sacro Cuore”, con suor Annina, dettero alle stampe, anzi al ciclostilato, “Una storia tutta poggese”. Un fascicolo frutto di una scrittura collettiva, alla don Milani, con tanti disegni colorati. Un racconto sulla vita della Beata: dalla nascita alla vestizione.

C’è pure una poesia in vista del viaggio che anche quei 25 bambini si apprestavano a fare verso Roma. “A Marianna di Poggio a Caiano/ anche se nata nel secolo scorso/ volentieri darei la mia mano/ per passeggiare attaccando discorso … Si è fatta santa e per questa occasione/ tutto il paese si dà da fare/ non capita ogni giorno una beatificazione/ Addio a tutti, a Roma devo andare!”.

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Eccoci al 23 aprile. In quanti davvero si fosse, dal Poggio, non è chiaro. Chi parla, allora scriveva per la “La Nazione”. Il pezzo uscito il giorno dopo – inviato a Prato la domenica pomeriggio dalla sala stampa vaticana – titolava 6/7 mila “supporter” della Caiani.  Altre testate misero il tetto a 5 mila. Non tutti, ovvio, venivamo dal Poggio (allora abitato da non più di 8.500 persone). Tanti erano lì da altre zone d’Italia, dove prestavano servizio le “Minime”.

La cifra complessiva di 6/7 mila “tifosi” della Caiani presenti in piazza San Pietro è dunque credibile. Possiamo ritenere che fra i 3 e i 4 mila provenissero dalla diocesi di Pistoia. Arrivati con una trentina di pullman, un treno speciale e molte auto private.

Qualcuno ricorda ancora il forte ritardo del treno speciale, dovuto a un guasto. Chi si era affidato al treno, in piazza San Pietro giunse tardi. Meglio andò a chi, sui pullman, era partito nel cuore della notte. L’inizio era alle 9:30 ma bisognava occupare i posti almeno due ore prima.

Il sindaco era accompagnato da due assessori: Antonio Castellano e Giuliano Moretti. Il gonfalone era affidato a Giovanni Fallani e scortato da due nostri vigili: Loris Spinetti e Carlo Alberto Giusti.

Qualcuno aveva raggiunto Roma il giorno prima per un incontro svolto nell’auditorium dell’Antonianum. Su “Margherita Caiani: nell’amore per gli altri la via della santità” parlò l’ex sindaco Sergio Pezzati e la “Schola Puerorum” della Sistina eseguì brani musicali, compreso l’inno alla Beata.

Insieme a Margherita, Giovanni Paolo II beatificò altri 4 “servi di Dio”: gli spagnoli Martino di San Nicola e Melchiorre di Sant’Agostino (missionari in Giappone, bruciati vivi nel dicembre 1632), la polacca Maria di Gesù Buon Pastore (Francesca Siedliska), fondatrice di una congregazione (morta nel 1902 a Roma) e la francese Maria Caterina di Sant’Agostino (Catherine de Lonprè), morta missionaria in Canada nel 1668.

Il Santo Padre ricordò la Caiani impegnata “a servire i fratelli tra la gente umile della sua terra di Toscana”. Aggiunse che “volle occuparsi dei più bisognosi, degli ultimi: i bambini emarginati, i ragazzi della campagna, gli anziani, i soldati vittime della guerra ricoverati negli ospedali militari”. Evidenziò il messaggio lasciato “alle sue figlie spirituali”: “servire il prossimo con l’intento di riparare le offese fatte all’amore di Cristo”.

Fra i 12 concelebranti anche il vescovo Scatizzi. Sue le parole di rito al papa (“Oggi chiedo a Vostra Santità che sia proclamata beata”) che rispose con altre parole di rito (“Dichiariamo, con la nostra autorità apostolica, che la venerabile serva di Dio, Maria Margherita Caiani, d’ora in poi sia chiamata Beata”).

I canti erano eseguiti dalla “Schola” della Sistina. Alla processione offertoriale parteciparono – portando ampolline con acqua e vino, paramenti sacri, calice e pisside – suor Nazarena Irvinto, Anna Maria Tomaselli-Nepi e Francesco Inverni.

Alla Messa solenne, oltre ai concelebranti, presero parte anche 15 cardinali. Presenti, in piazza, diplomatici ed esponenti governativi di Spagna, Polonia, Francia e Italia.

La delegazione italiana era guidata dal ministro Giovanni Galloni, titolare della Pubblica Istruzione, cui non mancò una battuta, ai giornalisti, sulla attualità della proposta educativa delle scuole autonome.

Terminata la cerimonia, mons. Scatizzi guidò la delegazione ricevuta dal papa. Ne facevano parte, tra gli altri, il sindaco Parretti, il parroco don Fiorenzo Battistini, la madre generale Diletta Pacetti.

La cerimonia fu trasmessa in diretta da TVL. Nei giorni successivi la registrazione integrale e le varie interviste realizzate sul sagrato da Luigi Bardelli vennero riproposte in varie fasce di ascolto. Fra le persone intervistate anche Alice Mariti Poli: la signora guarita all’improvviso da una grave malattia dopo una apparizione di Madre Caiani.

Una cassetta VHS fu messa in vendita nell’edicola di “Taniello” e nel negozio “Coppini”. Il ricavato aiutò la costruzione di uno spazio sanitario in Sri Lanka. Fra i collaboratori in questo video: Sergio Coppini, Luciano Meoni, Renzo Gradi, Mauro Sernesi e Giuseppe Scandale di TV Prato.

Intuibile il clima – di festa – che si respirava fra i poggesi arrivati a Roma per la loro “Beata”. Tutti avevamo un foulard: bianco e azzurro, come i colori del Comune. Dopo una nottata di piogge e vento, il tempo aveva donato una bella mattinata di sole.

Non mancarono urla di gioia quando Margherita Caiani venne “chiamata”. Non mancò commozione quando la copertura del grande ritratto venne abbassata lasciando vedere la “nostra” madre.

L’orgoglio era visibile in tutti i poggesi, dimenticando per qualche ora perfino le forti divisioni politiche locali di quel periodo. E certo non mancò l’allegria, sia dentro il colonnato sia dopo quando i tanti si ritrovarono in gruppi più piccoli: il pranzo, qualche foto pomeridiana al Colosseo o altrove, il rientro al Poggio.

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Il programma proseguì al Poggio. Martedì 25 con una fiaccolata fino a Bonistallo; giovedì 27 con una conferenza all’Ambra; il venerdì 28, nella chiesa parrocchiale, con padre Rodolfo Cetoloni allora ministro provinciale dei Francescani. Sabato 29, nella chiesa delle suore, con il preside di Lettere alla Cattolica di Milano. E domenica 30, nel pomeriggio, Messa solenne presieduta dal mons. Scatizzi.

In giugno un altro appuntamento coinvolse il paese. Due rappresentazioni, in un teatro “Ambra” affollato, di “Una storia tutta da raccontare”: recital realizzato da genitori e alunni del “Sacro Cuore”. Un racconto sulla vita di Madre Caiani, sceneggiato da suor Giovanna Cheli e diretto da Massimo Mammoli. Venne interpretato da poggesi molti dei quali avrebbero poi proseguito a divertirsi e divertire con il vernacolo.

Impossibile riportare tutti i nomi. Cito le donne chiamate a interpretare due fasi di suor Caiani (l’infanzia e la fondazione del nuovo ordine): Flavia Nannicini e Paola Cuomo. A dare una mano, dietro le quinte, suor Salvatorica Serra, attuale madre generale. In scena anche 150 bambini. Applausi a scena aperta da una comunità unita ancora una volta nel nome della “sua” suora. Questo omaggio teatrale, con musiche di Giacomo Puccini da “Suor Angelica”, venne replicato a novembre.

Martedì 8 agosto suor Margherita fu festeggiata, per la prima volta da Beata, nel giorno della sua “nascita in cielo”. Tre giorni di cerimonie: grande partecipazione di popolo, fiaccolata fino a Bonistallo, proiezione del video con la cronaca del 23 aprile a Roma.

A tutti gli incontri non mancava mai – ed è giusto ricordarlo – mons. Ruggero Risaliti. Anche per lui, che aveva lasciato la parrocchia del Poggio per motivi anagrafici e viveva a Villa Magra, quello fu un anniversario tondo: aveva fatto il suo ingresso nel SS Rosario il 18 settembre 1949, 40 anni prima.

Non escludo di aver trascurato qualcosa. Certo sono molte le persone, e i fatti, ancora da citare. Non posso farlo. Mi piace chiudere con il concerto di Natale. Su input del Comune si svolse in Villa, proprio in onore della “Beata Caiani”.  Sabato 23 e domenica 24 dicembre i poggesi poterono ascoltare musiche di Bellini, Martini, Mozart, Tosti, Verdi.

Al pianoforte Maria Teresa Conti che accompagnava il baritono Giorgio Gatti, tornato a esibirsi al Poggio dopo un concerto tenuto cinque anni prima nel Festival delle Colline. Anche in questo caso l’incasso andò per il dispensario sanitario in Sri Lanka.

E a proposito di Sri Lanka come non pensare, in questi giorni, alla paura – ma anche al coraggio di una bella testimonianza – vissuta dalle nostre suore in quelle terre lontane dopo il sangue versato nelle chiese cristiane il giorno di Pasqua? Come non pensare alle altre presenze “Minime” in zone comunque a rischio (Palestina, Egitto, Brasile)? E come non tornare con la memoria alla splendida, coraggiosa testimonianza data in Cina dalle “Minime” fra il 1932 e il 1949?

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A fine anno la diocesi pubblicò il testo di Maura Del Serra. Pagine che evitano “le secche di un didattismo oleografico e devozionale” e che forse andrebbero riprese, magari in vista di un 8 agosto 1921 ormai vicino.

Suor Margherita, in questa rappresentazione, così parla di Dio. “Egli è tutto, creature mie: tutto, anche il vostro freddo, la vostra solitudine, il legno di questa panchina, la terra che ci si attacca alle scarpe e rifiorisce, è tutto in ogni cosa, eppure non c’è cosa creata che gli somigli … Dio è come la luce del sole, che abbraccia e penetra tutte le cose, ce le fa vedere, le fa vivere, nasce e tramonta con loro, eppure non è niente di quel che rivela”.

Mi sembrano le parole giuste, migliori, adeguate, per chiudere. Grazie.




Una messa per la Vita

Venerdì 17 maggio una celebrazione diocesana con il vescovo per la difesa della Vita

Il Movimento per la Vita, su invito del vescovo Tardelli, si impegna a riportare all’attenzione di tutta la Chiesa di Pistoia il tema della difesa della Vita dal concepimento alla morte naturale con una celebrazione eucaristica diocesana.

Il Movimento per la Vita, in collaborazione con la Consulta Diocesana delle Associazioni laicali ha dunque organizzato una Messa per la Vita Diocesana che si terrà venerdì 17 Maggio alle ore 21:00 presso la Basilica della Madonna dell’Umiltà e sarà celebrata da Monsignor Vescovo.

Questo vuole essere l’inizio di una serie di momenti e incontri di sensibilizzazione su un argomento per troppo tempo quasi nascosto di fronte a tutte le altre povertà di questo mondo. Gli orientamenti pastorali della Diocesi ci ricordano che dobbiamo essere una Chiesa Fraterna e Missionaria e questa può essere una bella occasione per ritrovare unità nell’impegno per la difesa del più povero tra i poveri, come Santa Madre Teresa definiva il bambino appena concepito e ritrovare in quel piccolo volto quello di tutte le povertà del mondo.

Così potremo essere missionari nelle nostre comunità e nell’intera società nel portare agli tutti la verità sull’essere umano e sui valori fondamentali della Vita per creare insieme un futuro migliore per l’umanità intera.

Elisabetta Michelozzi




Online la biblioteca di don Gastone Lastrucci

La biblioteca privata di Don Gastone Lastrucci, donata al Comune di Lamporecchio, accessibile on line.

Sabato 4 maggio, ore 10.30, nell’ambito di “Lamporecchio che scrive: incontri con autori del territorio e su temi di storia locale”, rassegna a cura della biblioteca comunale Don Siro Butelli in collaborazione con Promocultura, è stato presentato il fondo “Don Gastone Lastrucci”, composta da circa 1072 opere libri, donati nel 1995, degli eredi del parroco, al Comune di Lamporecchio e oggi riordinato e catalogato per essere accessibile on line attraverso il sito della Rete Documentaria Pistoiese (ww.redop.it).

La biblioteca privata di Gastone Lastrucci accoglie opere a stampa a stampa di vario argomento e tipologia, fra le quali spiccano, per consistenza, quelle riguardanti la storia locale, la storia generale, l’arte, la religione, la sociologia, la narrativa e la poesia, alla quale si uniscono 18 volumi pregevoli volumi antichi, a carattere religioso, editi nel secolo XVIII. Una biblioteca, oggi espressione della formazione culturale ed ecclesiastica del sacerdote, amata, custodita e accresciuta negli anni con edizioni di grande interesse e particolarità.

Alla presentazione del progetto, realizzato grazie ai contributi dati dalla Regione Toscana, alla Rete documentaria pistoiese, hanno partecipato, Maria Stella Rasetti, coordinatrice della rete documentaria pistoiese, Francesca Rafanelli, catalogatrice e bibliotecaria, con una riflessione sul Il fondo Lastrucci. Appunti per una storia del collezionismo librario”, Elena Lombardi, catalogatrice con l’intervento sulla “La catalogazione online del fondo Lastrucci”) e Ivo Torrigiani con “Un ricordo di Monsignor Lastrucci”.

Ha moderato, l’incontro Serena Marradi, della biblioteca comunale Don Siro Butelli, alla presenza di molti ospiti tra i quali la famiglia del parroco.

Serena Marradi (Biblioteca don Siro Butelli, Lamporecchio)

 




Nomine in diocesi

In data 10 aprile 2019 Mons. Vescovo ha reso pubbliche le seguenti nomine:

Can. Roberto Breschi – Delegato vescovile per la vita consacrata

Can. Diego Pancaldo – Delegato vescovile per il Diaconato permanente

Don Gianni Gasperini – Direttore dell’Ufficio diocesano pellegrinaggi

Ricordiamo che in data 19 marzo u.s. il vescovo ha nominato:

Can. Luca Carlesi – Vicario episcopale per il Centro storico di Pistoia.

In data 28 febbraio: mons. Patrizio Fabbri – Rettore amministrativo e legale rappresentante del Seminario.

In data 11 febbraio: mons. Cesare Tognelli – Penitenziere della Cattedrale di San Zeno.




Festa della Famiglia: il coraggio di rischiare per la promessa di Dio

Con il titolo Il coraggio di rischiare per la promessa di Dio, sarà celebrata domenica 12 Maggio presso il centro Giovanni Paolo II della parrocchia della Beata Vergine Maria (La Vergine) la festa diocesana della Famiglia.

La festa si sviluppa nella mattinata con un incontro guidato da Don Ezio Bottacini (Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia) sul tema La missionarietà della famiglia. All’incontro seguirà la celebrazione della Santa Messa.

A seguire pranzo a menù fisso (contributo di 12 € adulti, 5 € bambini , prenotazione richiesta).

Nel pomeriggio è previsto un intrattenimento musicale del gruppo Il Sicomoro e due testimonianze.

Attività di animazione sono previste sia per il mattino che per il pomeriggio. Per info e prenotazioni: Irene 3288852699, Massimo 3332236355, opppure mail a: ufficiofamiglia@diocesipistoia.it.

ECCO IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA

ore 9:30     ACCOGLIENZA
ore 10:00   INCONTRO CON DON ENZO BOTTACCINI
ore 11:00    SANTA MESSA
ore 13:00   PRANZO A MENÙ FISSO
ore 15:00   TESTIMONIANZE E INTRATTENIMENTO MUSICALE

 




Tutti giovani nessun giovane: incontro don Armando Matteo

Nuovo appuntamento a cura del Centro Culturale “J. Maritain” . Don Armando Matteo, docente di Teologia fondamentale della Pontificia Università Urbaniana, presenterà una riflessione sul rapporto tra i giovani e la fede.

L’evento avrà luogo presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile (via Puccini, 36 – Pistoia) giovedì 9 maggio alle ore 21. 00

Una recente indagine sui giovani (tra i 15 e i 20 anni) e la religione ha messo in luce gli aspetti positivi e negativi che le nuove generazioni vedono nella chiesa e nella trasmissione della fede. Numerosi sono gli aspetti positivi, assai maggiori quelli negativi. Soffermiamoci su questi.

Innanzitutto v’è l’aspetto biblico. Negli anni sessanta, J. Danielou, nel libretto “Genesi 1-11”, attestava che il racconto di Adamo ed Eva era la principale causa dell’abbandono della fede cristiana. Oggi il fenomeno è così deflagrato che introdurre in un discorso dotato di ragionevolezza con un giovane tali personaggi non è più motivo di critica, ma solo di commiserevole abbandono del dialogo. Poi, è indicata la questione della violenza del Dio dell’Antico Testamento, con i tratti così accentuati di nazionalismo, misoginia, intolleranza religiosa e non solo. Temi oggi molto sensibili, su cui sembra non bastare più la formula: “bisogna saper interpretare”.

Il secondo bersaglio critico è l’aspetto liturgico-sacramentale, dove i simboli della Tradizione cristiana hanno ormai smarrito del tutto, per i giovani, la loro potenza evocativa e significativa. Quindi compare l’aspetto sociale, dove a creare maggior distacco sono le ostentate ricchezze della chiesa e dei suoi testimoni, le mercificazione del sacro (statuette di padre Pio, souvenir dei luoghi di apparizioni della Madonna …), le discriminazione nei confronti del sesso femminile (sacerdozio solo maschile) e del diverso. E a proposito di sesso, le indicazioni sul tema ancora sostenute dalla Chiesa appaiono, alla stragrande maggioranza dei giovani, lontane ormai tre o quattro generazioni. Sugli aspetti prettamente teologici e su quelli scandalistici soprassediamo. Osservazioni, quindi, anche più dure rispetto a quelle emerse nel recente Sinodo dei giovani.

Dinanzi a questa situazione, nessuno meglio di Armando Matteo può aiutare ad orientare e interpretare. Da anni – a partire dal suo testo disruptive del 2009 «La prima generazione incredula» – il sacerdote si occupa della questione, con indagini sul campo, studi teorici, illuminanti riflessioni. La prima generazione incredula del titolo del libro è proprio quella dei nostri giovani, che non si oppone con virulenza alla religione, ma molto più semplicemente vive come se la questione religiosa fosse cosa che non li tange. Una generazione che relega la fede a dimensione di età infantile e quindi si chiede: «Ma cosa significa essere cristiani, quando non si è più bambini?». Armando Matteo ha uno sguardo lucido su questo problema: le attività ecclesiali relative al mondo giovanile sono impietosamente fallimentari, l’attuale pastorale giovanile non riesce a generare nuovi credenti, occorre avere la forza di smettere di fare “come si è sempre fatto”.

Sia chiaro che in tutto questo il colpevole non è tanto il giovane, quanto la generazione adulta che non riesce a trasmettere efficacemente il valore di ciò in cui crede e ha creduto. Anche in questo il teologo è icastico: «Viviamo in una società che parla tanto dei giovani solo per farli fuori», «facciamo fatica a sentire la mancanza dei giovani che mancano». È come se gli adulti continuassero a dire ai giovani: «non abbiamo bisogno di voi, vogliamo rimanere giovani noi». «Questo produce paralisi della fiducia, gli adulti, che dovrebbero essere coloro che traghettano i giovani verso la vita, in realtà fanno opera di contenimento, spegnimento delle passioni. C’è un grande disagio, un grido di giustizia dei giovani, perché quando gli adulti non fanno gli adulti, i giovani non possono fare i giovani». «La più grande bufala oggi in giro è che i nostri giovani siano il problema e noi adulti saremmo la soluzione». E nei periodi di crisi emergono, per reazione, le posizioni tipiche del semi-fondamentalismo, anche in ambiente ecclesiale: «Certamente questo approccio, le idee super-chiare e super-distinte, hanno una certa attrattiva, ma non mi sembra sia la risposta migliore, anche perché l’atteggiamento dell’irrigidimento è sempre una strategia a breve respiro… la specie umana non agisce così». Non la rassegnazione insegna Matteo, ma la speranza e il desiderio di recuperare: «il cristianesimo che abbiamo ereditato non è l’unica possibilità di cristianesimo». Di queste alternative potremo discutere con il teologo nella serata organizzata dal Centro Maritain.

A.V.

Armando Matteo è docente di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana in Roma. È stato assistente ecclesiastico nazionale della Fuci, dal 2005 al 2011. Tra i suoi numerosi saggi, ricordiamo «La prima generazione incredula», «Tutti muoiono troppo giovani», «La fuga delle quarantenni» (tutti Rubbettino editore), «Il Dio mite. Una teologia per il nostro tempo» (San Paolo, 2017); «La Chiesa che manca. I giovani, le donne e i laici nell’Evangelii gaudium» (San Paolo, 2018). L’ultimo libro in ordine di apparizione è «Tutti giovani, nessun giovane. Le attese disattese della prima generazione incredula» (Piemme 2018).




Madre Caiani: un libro celebra i trentanni della Beatificazione

Venerdì 3 maggio la presentazione del volume presso le Scuderie Medicee di Poggio a Caiano

L’amministrazione comunale di Poggio a Caiano e l’Istituto Suore Francescane Minime del Sacro Cuore celebrano i trentanni della beatificazione di Madre Caiani con la pubblicazione di un libro fotografico dal titolo: «Rievocando la beatificazione di Suor M. Margherita Caiani (1989-2019)». Il volume ripercorre, con documenti e fotografie provenienti principalmente della raccolta Gianfranco Desii, i momenti salienti delle celebrazioni a Roma, a Bonistallo e a Poggio a Caiano.

Madre Caiani fu beatificata in Piazza San Pietro il 26 aprile 1989 da Papa Giovanni Paolo II: un evento indicamentibile per le “Minime” e tutta la comunità di Poggio a Caiano. Erano allora presenti a Roma oltre seimila poggesi, accompagnati dal vescovo Simone Scatizzi e dalla madre generale suor M. Sandrina Borgioli.

«Con questa pubblicazione – dichiarano il sindaco Francesco Puggelli e l’Assessore alla Cultura Giacomo Mari – s’intende contribuire a serbare memoria dell’importanza che la beatificazione di suor Margherita Caiani ha rappresentato per la comunità poggese e ben oltre. Un riconoscimento che mise il sigillo della Chiesa a una vita esemplare e significativa, non solo per le ‘minime’, ma per migliaia e migliaia di persone raggiunte dalla carità di Madre Caiani, portata avanti poi, seguendo il suo insegnamento, dalle sue consorelle a Poggio, in Italia e nelle numerose missioni nel mondo».

Il libro sarà presentato venerdì 3 maggio alle ore 21, presso le Scuderie Medicee a Poggio a Caiano (Via Lorenzo il Magnifico, 5).
Interverranno Francesco Puggelli, sindaco di Poggio a Caiano; Sr. M. Salvatorica Serra, Madre Generale Istituto delle Minime; Giacomo Mari, assessore alla cultura; Mauro Banchini, giornalista; Simone Panci, storico e biografo di Madre Caiani. Il Baritono Giorgio Gatti offrirà un omaggio canoro alla Beata Caiani.




Maggio a Valdibrana

Il programma del santuario diocesano di Valdibrana per il mese dedicato alla Vergine Maria

Come ogni anno la chiesa di Pistoia nel mese di maggio si mette in cammino per andare in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Valdibrana. Ci siamo rivolti al rettore del santuario Mons. Cesare Tognelli per conoscere il programma del mese.

Don Cesare, come sarà aperto il mese mariano?

Il mese mariano si apre mercoledì 1 maggio quando è prevista la celebrazione delle messe nel santuario secondo l’orario festivo, cioè alle ore 7.00 – 11.00 – 18.00.

Può parlarci del programma del mese?

Il programma quest’anno prevede la celebrazione delle sante messe nei festivi alle ore 7.00 – 11.00 – 18.00. Tutte le messe domenicali saranno celebrate nella nuova aula liturgica intitolata a Mons. Bianchi. Nei giorni feriali la santa messa è celebrata nel santuario alle ore 18.00. Alle ore 17.30 la messa è preceduta dalla preghiera del Santo Rosario.

Ci sarà anche la possibilità di confessarsi nei seguenti giorni: martedì e mercoledì dalle ore 15.30 alle 17.30 e venerdì e sabato dalle ore 10.30 alle ore 12.30.

L’8 maggio è la festa della Madonna di Valdibrana. Alle ore 11.00 il vescovo di Pistoia celebrerà la santa messa. Mercoledì 8 il vescovo guiderà anche la recita del santo rosario alle ore 21.00. Mons. Tardelli chiuderà il mese mariano celebrando l’eucarestia al Santuario il giorno 31 maggio alle ore 18.00.

Domenica 19 alla messa delle ore 11.00 è prevista la Benedizione e la consacrazione a Maria dei bambini. Ricordo anche che domenica 5 maggio l’Azione Cattolica diocesana organizza un pellegrinaggio a Valdibrana alle ore 18 e che l’ultimo sabato di Maggio è previsto il tradizionale pellegrinaggio dell’Unitalsi a Valdibrana.

La novità di quest’anno è senz’altro la disponibilità della nuova aula liturgica del centro Mariano intitolato a don Severino Paganini; come pensate di valorizzarla?

Intanto quest’anno, come già segnalato, celebreremo nell’aula liturgica tutte le messe domenicali. La possibilità di utilizzare l’aula liturgica può essere certamente la celebrazione liturgica, ma i locali presenti nella struttura, fornita anche di numerosi servizi, possono essere utilizzati per incontri e momenti comunitari. Per prenotare è possibile contattarmi telefonicamente allo 0573 48729.

Nel programma del Maggio a Valdibrana è prevista la presenza e la collaborazione di tanti cori parrocchiali; può spiegarci di cosa si tratta?

Tutti i mercoledì del mese di Maggio alle ore 21.00 è infatti prevista la recita del santo rosario con la presenza e l’animazione dei diversi cori parrocchiali: ogni volta più cori della diocesi si uniranno per cantare insieme le lodi alla Vergine Maria.

Questo nuovo anno pastorale è iniziato sotto la protezione della Madonna di Valdibrana; in questo mese mariano come sarà possibile vivere come comunità fraterna e missionaria?

Al di là del fatto che anche il commento al rosario diventa momento di evangelizzazione, l’incontro tra i cori è sempre stato una bella occasione, fraterna e cordiale per conoscersi e concludere con un momento di convivialità. Nella sua lettera pastorale, inoltre, «per sottolineare il senso fondamentale di appartenenza alla Chiesa particolare» il vescovo invitava tutti a «ritenere importanti e imperdibili certi appuntamenti diocesani ai quali partecipare come parrocchie, associazioni e movimenti» tra cui la festa della Madonna di Valdibrana l’8 maggio.

Quale messaggio vuole dare ai fedeli e alle parrocchie della diocesi?

La Vergine di Valdibrana ci viene incontro, ci presenta suo figlio. Il messaggio di Valdibrana è un invito all’accoglienza: accoglienza di Maria, per recuperare l’occasione di incontrare personalmente Gesù.

Daniela Raspollini




Che cristiano sei? L’omelia del vescovo per il giorno di Pasqua

Le stragi di Pasqua in Sri Lanka e un provocatorio ritratto della fede in Italia oggi nell’omelia del vescovo per la Messa del giorno di Pasqua

Nell’omelia della Domenica di Pasqua il vescovo Tardelli ha ricordato i cristiani uccisi in Sri Lanka durante le celebrazioni pasquali. Una minoranza perseguitata, ma viva e tenace che ci interpella e forse mette anche in discussione i nostri accomodamenti. «Non siamo più – afferma il vescovo – un paese cristiano e noi cristiani spesso siamo diventati sale sciapito, senza più sapore e luce nascosta sotto il letto». Dobbiamo riconoscerci cristiani stanchi, delusi o impauriti? Proponiamo di seguito una sintesi dell’omelia.

«Noi speravamo»

Così dicono i due discepoli che sconsolati se ne andavano da Gerusalemme ad Emmaus, la sera di quel primo giorno della settimana dopo il sabato. Se ne andavano via, forse per dimenticare l’avventura che avevano vissuto con Gesù; forse per voltare pagina, dopo che con la morte di Cristo era svanita ogni loro speranza. «Noi speravamo», dicono al viandante misterioso che si accompagna al loro cammino, «Noi speravamo che Gesù fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute». Si, è vero, continuano i due pellegrini, alcune donne e alcuni discepoli hanno trovato il sepolcro vuoto ma, concludono con delusione e amarezza, «Lui non l’hanno visto».

Una frase che ci rimbomba nell’anima

«Noi speravamo». Questa frase ci rimbomba nell’anima, ci risuona dentro: quante volte l’abbiamo detta anche noi? (…) Carissimi amici, lo dobbiamo riconoscere credo con estrema sincerità: spesso siamo spenti dentro, siamo come morti; resi cinici dalle esperienze della vita. Dov’è la nostra fede, il fervore della nostra devozione, la fiamma viva della speranza, l’ardore indomito della carità? Dove sono finiti i nostri entusiasmi giovanili, quando conoscemmo il Signore e diventammo consapevolmente credenti?

Che cristiani siamo?

Che razza di cristiani siamo, aridi, fiacchi, legati soltanto a qualche tradizione, forse a un po’ di buone maniere, ma accomodati sempre al pensiero del mondo, alle prediche dell’imbonitore di turno, alle idee più aberranti di questa società, alle ideologie del pensiero unico, alla dittatura del relativismo, a visioni del mondo dove non c’è posto per Dio e tutto è manipolabile a piacimento e desiderio di ognuno?

La strage di Pasqua

Oggi, nello Sri Lanka, fratelli di fede hanno pagato un caro prezzo per Gesù Cristo. Tre attentati in simultanea hanno devastato il santuario di Sant’Antonio a Colombo, nella capitale, la chiesa di San Sebastiano a Negombo, a circa 30 chilometri dalla capitale e la chiesa a Batticaloa, a 250 chilometri a est della capitale. È stata una strage tra i fedeli che partecipavano alla Messa di Pasqua, più di 150 morti. Questi nostri fratelli ci sono d’esempio. Essi hanno fatto veramente Pasqua, mescolando il loro sangue con quello di Cristo e partecipando da subito alla sua risurrezione, entrando con Lui in paradiso.

Siamo ancora un paese cristiano?

Persone, quello dello Sri Lanka, venute alla fede in tempi molto più recenti di noi, eppure con una fede mille volte superiore alla nostra, di noi, paesi di antica cristianità, italiani ed europei che sembriamo ormai stanchi, se non insofferenti degli insegnamenti di Cristo e della chiesa. Dobbiamo dirlo: non siamo più, ma forse non lo si era neanche prima, visti i risultati, un paese cristiano e noi cristiani spesso siamo diventati sale sciapito, senza più sapore e luce nascosta sotto il letto.

Accomodati, delusi o impauriti?

È proprio vero: come i discepoli di Emmaus anche noi possiamo dire che “speravamo”, che abbiamo sperato. (…) Lo abbiamo sperato, credo che non possiamo negarlo. Poi è successo qualcosa: siamo cresciuti e abbiamo cominciato a fare i conti con la giungla di questo mondo; abbiamo ceduto a compromessi per mangiare e avere una buona condizione di vita; abbiamo visto che a fare il bene ci si rimette sempre e che forse non conviene cercare di comportarsi secondo gli insegnamenti di Cristo. Abbiamo visto quello che fan tutti e ci siamo detti, perché non dovrei anch’io fare uguale? Forse anche è capitato di restare delusi dalla chiesa, dal Papa, dai vescovi, dalla nostra parrocchia, dal nostro gruppo, dal nostro prete o dai preti in genere; forse ha prevalso la paura di passare per bigotti, sprovveduti, retrogradi, fanatici, antiscientifici, poco moderni… Insomma, son successe un sacco di cose, per cui anche noi siamo arrivati al punto di dire: “si, speravamo….”

Che fare?

Di fronte a tutto questo non ho parole mie da dire o discorsi miei da fare. Posso solo guardare a Gesù, a quello che disse e fece con i discepoli di Emmaus e che ancora dice e fa oggi, qui, con noi. (…) Ecco, il Signore Gesù risorto e vivente, qui in mezzo a noi stasera ci parla e spezza il pane per noi; ci fa capire che dobbiamo accettare la nostra fragilità; che il Regno di Dio avanza anche se in un’apparente condizione di minorità; che sempre dobbiamo fare i conti con la nostra debolezza e la malvagità degli uomini; che sempre il bene e la verità appaiono perdenti in questo mondo e che anche la chiesa non è fatta di perfetti. Ma ci dice anche che Egli ha vinto; ha sconfitto la morte e il male del mondo; che i peccati possono essere perdonati e si può rinascere a vita nuova sempre, anche quando si è vecchi.

Leggi l’intera omelia qui




Depressione, accidia e notte spirituale

Lunedì 29 aprile in Seminario la presentazione del volume di suor Marie-Liesse Pouls. Un aiuto a discernere e curare i disagi dell’anima.

Se la depressione è considerata il male del secolo, la nostra provincia ha il triste primato di essere tra le principali consumatrici in Italia di antidepressivi. Un’onda di disagio che infetta anche lo Spirito, ma della quale, però, si è anche poco informati. Non è sempre immediato, infatti, saper distinguere la depressione dall’accidia e da altri fenomeni che toccano la mistica come la notte spirituale.
Il libro di Suor Marie-Liesse Pouls, sorella della Fraternità di Gerusalemme molto conosciuta a Pistoia, «Depressione, accidia e notte spirituale» (Tau editrice, 2019) ha il pregio di fare chiarezza sui disagi della psiche e dell’anima.

Il suo lavoro che rielabora la tesi di licenza realizzata presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma sarà presentato nell’Aula Magna del Seminario di Pistoia lunedì 29 aprile alle ore 21.

Interverrà l’autrice, il dottor Raffaello Spiti, psichiatra, neurologo e psicoterapeuta; don Giordano Favillini, della Fraternità Apostolica di Gerusalemme, Beatrice Iacopini docente e filosofa.

La serata sarà accompagnata dal canto di un coro proveniente dall’Olanda, paese da cui proviene Marie-Liesse, che si esibirà con alcuni brani intonati al tema della presentazione.
Il coro gospel “Gioia” di Landgraaf, guidato dal maestro Louk Kockelkoren, terrà anche un concerto il giorno successivo, martedì 30 aprile alle ore 21.15 presso la Basilica della Madonna dell’Umiltà. Due appuntamenti da non perdere.