Pellegrinaggio a Montenero: informazioni utili e libretto

Ormai prossimi al pellegrinaggio diocesano a Montenero, al quale si prevede una buona affluenza di pellegrini, rendiamo disponibili alcune informazioni utili per i presbiteri e diaconi e il libretto per le preghiere e la liturgia del pellegrinaggio (formato pdf).

I presbiteri e diaconi che parteciperanno  al pellegrinaggio diocesano sono invitati a portare camice e stola bianca.
Il servizio diaconale durante la celebrazione eucaristica sarà svolto dai diaconi Raffaello Pratesi e don Eusebiu Farcas.
All’arrivo presso il piazzale dei pullman vi saranno degli incaricati che distribuiranno i libretti per la partecipazione alle celebrazioni liturgiche e per il canto.
Buona preparazione e buon pellegrinaggio!

Libretto pellegrinaggio pdf

Programma

Ogni Parrocchia è invitata a partecipare al pellegrinaggio per portare questo omaggio di venerazione e affidamento alla Santa Vergine. Ci sono due possibilità di partecipazione: una tutto il giorno, un’altra solo il pomeriggio.

La prima prevede:

ore 9.30: arrivo al mattino
ore 10.00: nella sala san G. Gualberto: canto delle Lodi e catechesi di P. Antoine Emmanuel (Fraternità Monastica di Gerusalemme) “Affidiamoci a Maria per divenire comunità fraterne e missionarie”. A seguire: tempo di silenzio personale e confessioni.
ore 12.30: ora media. A seguire pranzo a sacco nelle sale predisposte o in ristorante.

La seconda possibilità prevede:

arrivo per le 14.45 nel piazzale dei pullman.

PER TUTTI:

ore 15.00: inizio della processione verso il Santuario pregando il Rosario guidato dal Vescovo.
ore 15.30: Al santuario saluto ai convenuti da parte del priore della comunità monastica custode del Santuario.
Liturgia penitenziale-battesimale guidata dal Vescovo Fausto Tardelli
Tempo per la confessione
ore 17.00Solenne liturgia Eucaristica e offerta dell’olio.




Davide e Mical nel libro di Samuele. Pubblicato il lavoro di dottorato di don Cristiano d’Angelo

È stata pubblicato in questi giorni il lavoro di dottorato di don Cristiano d’Angelo, parroco di Bonistallo, Vicario Episcopale per la Pastorale e docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica dell’Italia centrale. Qui don Cristiano ha conseguito il Dottorato in Teologia, “summa cum laude” nel marzo 2017. Oggi, con la pubblicazione della sua tesi ottiene pienamente il titolo di dottorato in qualità di “doctor creatus”.

Il suo lavoro, dato alle stampe per la casa editrice “La Cittadella” nella collana Studi e ricerche Sezione Biblica è intitolato: Davide e Mical. (ISBN 9788830816886) Prezzo euro 19.90.

La prima parte del libro si propone si indagare come si è formato il libro di Samuele, cercando di riconoscere nel testo attuale i segnali delle versioni precedenti. Il Libro di Samuele è infatti il frutto di un’opera di scrittura che va dall’VIII secolo fino all’epoca ellenistica.

La seconda parte riguarda in particolare le storie di Davide che lo mettono in relazione con le figlie di Saul, e soprattutto di Mical che diventò sua moglie; un testo attuale dal punto di vista narrativo e letterario. Lo studio infatti, si sofferma nel ripercorrere la storia di una donna che si innamora ma che il padre usa come una pedina per attirare Davide a corte ed eliminarlo. Usata dallo stesso Davide per acquisire il diritto al trono, Mical salverà anche la vita alla sposo, ma varie traversie allontaneranno sempre di più i due. Resta celebre, ed esempio, l’episodio in cui Mical arriva a disprezzare Davide che balla semi nudo davanti all’arca dell’alleanza. La storia di Mical è dunque il racconto di una trasformazione: dall’obbedienza al padre alla disobbedienza, dall’amore per Davide al disprezzo.

In conclusione si arriva a comprendere come la redazione finale del testo proponga una critica aspra e disincantata della monarchia e del potere.

Don Cristiano è collaboratore di diverse riviste: Vivens Homo, Parole di Vita, Parola spirito e vita. Tra le sue pubblicazioni: Il libro di Rut. Commento teologico e letterario (2004); L’amore del trafitto (2007); Non è per caso. Sussidio per la catechesi con i fidanzati (2008).

 




Caritas Pistoia: novità nei servizi

Con il mese di maggio è in piena funzione la Cittadella della Carità del Tempio

Con il mese di Maggio è cambiata l’organizzazione di Caritas Pistoia. Come previsto, dopo l’inaugurazione dell’Hospitium “Mansueto Bianchi” nel Luglio 2018, la Caritas ha lavorato per riportare nei locali del Tempio gli uffici e i servizi di ascolto alle persone.

Dal 6 Maggio, quindi, è in piena funzione la Cittadella della Carità del Tempio.
La Cittadella comprende la mensa “don Siro Butelli”, il Centro di Ascolto Diocesano, l’Hospitium “Mansueto Bianchi”. La mensa è aperta tutti i giorni dell’anno, sia a pranzo che a cena, mentre l’Hospitium attualmente accoglie 12 persone.
A breve distanza, nei locali della Parrocchia di San Bartolomeo, in via del Bottaccio 19, si trova poi il Centro Mimmo per la distribuzione del vestiario.
L’intento di questa riorganizzazione generale è di offrire alle persone in difficoltà una risposta sempre più organizzata e meno burocratica, più vicina ai bisogni della gente e, certamente, in collaborazione con i Servizi del Territorio.

Riportiamo di seguito le nuove modalità di accesso ai nostri servizi di Ascolto:

Il Centro di Ascolto (via San Pietro, 36) è aperto dalle 9 alle 12 per :
– prenotare appuntamenti
– ricevere informazioni
– lasciare bollette autorizzate al pagamento
– lasciare documentazione richiesta (ad es. ISEE…)
– ritirare ricevute delle bollette pagate

Il mercoledì è riservato al Centro di Ascolto per Rom Sinti e Camminanti. Si accede senza appuntamento, dalle 9 alle 12.

Il sabato è riservato al Centro di Ascolto Orientamento Legale. Si accede solo su appuntamento.

Per prenotare un appuntamento:
– per il Centro di Ascolto o il Centro di Ascolto Orientamento legale: telefonare allo 0573 768685 oppure presentarsi di persona negli orari di apertura del CDA.
– per il Centro Mimmo: presentarsi di persona, preferibilmente il lunedì e il venerdì, dalle 9 alle 12 presso il Centro di Ascolto. Non si accettano prenotazioni telefoniche o per altre persone.

Per accedere all’Hospitium “Mansueto Bianchi”, presentarsi il martedì mattina presso il Centro di Ascolto Diocesano dalle 9 alle 12 o, in emergenza, tenere come riferimento la mensa “don Siro Butelli” e chiedere agli operatori, dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 19.30.

Presso il Seminario di via Puccini restano soltanto la Direzione e la segreteria amministrativa.




Addio a Buscioni, contemplativo dell’anima segreta delle cose

L’artista, nato a Pistoia il 13 luglio 1931 è scomparso il 6 maggio. A lui dedichiamo un breve ricordo.

La Gerusalemme Celeste nel rosone della Chiesa di San Paolo apostolo è una delle ultime opere consegnate da Umberto Buscioni alla città di Pistoia. Una vetrata che completa un ciclo avviato nel 1992 con la conversione di San Paolo nella vetrata dietro l’altare, ma che è anche il sigillo della spiritualità dell’artista a cui oggi Pistoia e la nostra diocesi consegnano l’estremo saluto e un affettuoso ricordo.

Anche ad uno sguardo profano, chi ha potuto osservare la bella retrospettiva – quasi il diario di un’anima- ospitata recentemente a Palazzo Fabroni era in grado di cogliere nelle diverse tappe del percorso artistico di Buscioni un’originale carica spirituale. Una nota che attraversa le svolte del suo stile, personalissimo e mutevole com’è proprio dei grandi, che soli sono capaci di cambiare, mettersi in discussione, percorrere nuove strade.

Buscioni ha descritto in pittura, nella sua stagione più pop, oggetti quotidiani illustrati nella pubblicità e nella vita quotidiana, consegnandoli alla poesia del colore, della forma e dell’immaginazione. Un viaggio limpido, a tratti ironico e familiare, ma in cui è anche possibile cogliere un lento e contemplativo riacquisire le cose: “l’anima segreta delle cose” come riportava felicemente il titolo della mostra a lui dedicata qualche mese fa. Una spiritualità del quotidiano, in cui camicie, cravatte, motociclette, hanno la capacità di ribaltare la prospettiva, riportare all’attenzione l’assente, aprire a forze e movimenti ulteriori che smuovono lo spirito con le cose.  Un mondo in cui cogliere la ventata «che non sai dove viene e dove va», ma anche la luce che è dentro la realtà.

Negli ultimi dipinti c’è il pathos dolente di una meditazione sull’esistenza che prende il tono dell’elegia, come nel dipinto “il cappotto dei nostri inverni”: una giaccone attorniato da croci, dove la gruccia stessa si fa croce e la veste memoria, guscio di vita vissuta, rimando alla fragilità di chi la indossa.

Un itinerario di arte e di vita che anche a San Paolo è possibile cogliere dalla conversione di San Paolo, con i suoi rimandi alla grande pittura in una traduzione pop che pure mantiene una carica spirituale e una tensione emotiva altissime, fino alle poesie in figura delle vetrate, dove l’elemento religioso è nella metafora del fiore e della luce, da intendersi nei diversi momenti del giorno e della storia della salvezza; fino alla Gerusalemme celeste, sintesi di un percorso umano e artistico: con le sue geometrie e i movimenti delle forme e dei colori ormai proiettati nell’eterno.

U.F.




Il coraggio di rischiare per la promessa di Dio

Domenica 12 maggio si celebra la 56° giornata di preghiera per le vocazioni. Per l’occasione Papa Francesco ha preparato un messaggio dal titolo che qui presentiamo in sintesi.

In questa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni vorrei riflettere su come la chiamata del Signore ci rende portatori di una promessa e, nello stesso tempo, ci chiede il coraggio di rischiare con Lui e per Lui.
Vorrei soffermarmi brevemente su questi due aspetti – la promessa e il rischio – contemplando insieme a voi la scena evangelica della chiamata dei primi discepoli presso il lago di Galilea (Mc 1,16-20).

La promessa

Presso il lago di Galilea, Gesù è andato incontro a quei pescatori spezzando la «paralisi della normalità» e subito ha rivolto a loro una promessa: «Vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17).

La chiamata del Signore allora non è un’ingerenza di Dio nella nostra libertà; non è una “gabbia” o un peso che ci viene caricato addosso. Al contrario, è l’iniziativa amorevole con cui Dio ci viene incontro e ci invita ad entrare in un progetto grande, del quale vuole renderci partecipi, prospettandoci l’orizzonte di un mare più ampio e di una pesca sovrabbondante.

Se qualche volta ci fa sperimentare una “pesca miracolosa”, è perché vuole farci scoprire che ognuno di noi è chiamato – in modi diversi – a qualcosa di grande, e che la vita non deve restare impigliata nelle reti del non-senso e di ciò che anestetizza il cuore. La vocazione, insomma, è un invito a non fermarci sulla riva con le reti in mano, ma a seguire Gesù lungo la strada che ha pensato per noi, per la nostra felicità e per il bene di coloro che ci stanno accanto.

Il rischio

Naturalmente, abbracciare questa promessa richiede il coraggio di rischiare una scelta. I primi discepoli, sentendosi chiamati da Lui a prendere parte a un sogno più grande, «subito lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,18). Ciò significa che per accogliere la chiamata del Signore occorre mettersi in gioco con tutto sé stessi e correre il rischio di affrontare una sfida inedita; bisogna lasciare tutto ciò che vorrebbe tenerci legati alla nostra piccola barca, impedendoci di fare una scelta definitiva…
In sostanza, quando siamo posti dinanzi al vasto mare della vocazione, non possiamo restare a riparare le nostre reti, sulla barca che ci dà sicurezza, ma dobbiamo fidarci della promessa del Signore.

Vocazione battesimale

Penso anzitutto alla chiamata alla vita cristiana, che tutti riceviamo con il Battesimo e che ci ricorda come la nostra vita non sia frutto del caso, ma il dono dell’essere figli amati dal Signore, radunati nella grande famiglia della Chiesa.

Vocazioni diverse

Penso alla scelta di sposarsi in Cristo e di formare una famiglia, così come alle altre vocazioni legate al mondo del lavoro e delle professioni, all’impegno nel campo della carità e della solidarietà, alle responsabilità sociali e politiche, e così via … i contesti sociali e culturali in cui viviamo … hanno bisogno di cristiani coraggiosi e di autentici testimoni del Regno di Dio.

Nell’incontro con il Signore qualcuno può sentire il fascino di una chiamata alla vita consacrata o al sacerdozio ordinato. (…) Non c’è gioia più grande che rischiare la vita per il Signore! In particolare a voi, giovani, vorrei dire: non siate sordi alla chiamata del Signore!

Quale impegno?

Carissimi, non è sempre facile discernere la propria vocazione e orientare la vita nel modo giusto. Per questo, c’è bisogno di un rinnovato impegno da parte di tutta la Chiesa – sacerdoti, religiosi, animatori pastorali, educatori – perché si offrano, soprattutto ai giovani, occasioni di ascolto e di discernimento. C’è bisogno di una pastorale giovanile e vocazionale che aiuti la scoperta del progetto di Dio, specialmente attraverso la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, l’adorazione eucaristica e l’accompagnamento spirituale.

Guardare a Maria con una domanda

Come è emerso più volte durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Panamá, dobbiamo guardare a Maria (…) La sua missione non è stata facile, eppure lei non ha permesso alla paura di prendere il sopravvento… domando a ognuno di voi: vi sentite portatori di una promessa? Quale promessa porto nel cuore, da portare avanti?

In questa Giornata, ci uniamo in preghiera chiedendo al Signore di farci scoprire il suo progetto d’amore sulla nostra vita, e di donarci il coraggio di rischiare sulla strada che Egli da sempre ha pensato per noi.

 

PREGHIERA PER LA 56° GIORNATA MONDIALE PER LE VOCAZIONI

Gesù buono,
tu vedi in noi
il germinare misterioso del buon seme
che hai gettato nella nostra vita
e il grano che cresce
insieme alla zizzania:
donaci di essere
terra fertile e spighe feconde
per portare il frutto da Te sperato.

Tu vedi in noi il lievito silente
da impastare nella massa del mondo
e l’acqua semplice che diventa
vino nuovo:
donaci di essere fermento vivo
ed efficace
per gonfiare di Te
l’umanità del nostro tempo
e di poter gustare
quel sapore buono ed allegro
della comunione
e del reciproco dono di sé.

Tu vedi in noi il tesoro nascosto
per il quale hai rinunciato
a tutti i tuoi averi
e la perla di grande valore
che hai comprato
a prezzo del tuo sangue:
donaci di desiderare e cercare la santità
come ricchezza inestimabile
per la nostra vita.

Signore Gesù,
guarisci il nostro sguardo
perché nella realtà,
che già ci chiama
ad essere tuoi discepoli,
possiamo vedere l’Invisibile:
illumina i nostri occhi
affinché tutti
riconosciamo
e scegliamo
la bellezza della nostra vocazione.
Amen.




Un giorno da ricordare a lungo, nel segno di Leonardo da Vinci

A 500 anni dalla morte del genio rinascimentale il vescovo Tardelli ha celebrato una messa di suffragio nella chiesa di Santa Croce a Vinci. L’occasione per visitare i luoghi natali di Leonardo e ricordare il suo profilo umano e spirituale.

Il 2 maggio del 1519 Leonardo da Vinci lasciava la vita terrena in terra di Francia, nel castello di Cloux (oggi Clos Lucé) presso la residenza reale di Amboise, dove era stato accolto con dignità regale e onori degni di un grandissimo da Francesco I re di Francia tre anni prima.

Nel quinto centenario della morte, giovedì 2 maggio a Vinci si sono tenuti alcuni eventi commemorativi, fra i quali ricordiamo l’apertura dei due nuovi musei, il Museo Ideale Leonardo da Vinci, – che riapre dopo nove anni in pieno centro storico -, e il museo del Rinascimento del vino a villa da Vinci, nella zona di Streda; altro evento importante, la messa a dimora nella tenuta di Villa Dianella delle barbatelle realizzate con i cloni estratti dalla vigna milanese di Leonardo nella casa degli Atellani, recentemente riscoperta attraverso un progetto di grande rilevanza scientifica.

La giornata si è conclusa con la messa solenne celebrata nella chiesa di Santa Croce a Vinci da sua eccellenza monsignor Fausto Tardelli vescovo di Pistoia. Accolto dalla popolazione accorsa numerosa e dal parroco titolare della chiesa monsignor Renato Bellini, che ha concelebrato, monsignor Tardelli ha prima visitato la casa natale di Leonardo ad Anchiano e poi è sceso a Vinci per la celebrazione; ad accoglierlo nella città del Genio ha trovato il sindaco Giuseppe Torchia, accompagnato dal vice sindaco e dall’assessore alla cultura, che hanno poi partecipato alla funzione religiosa, svoltasi in orario serale, alle 21.

Il vescovo, durante la sua omelia, si è soffermato a lungo sulla figura di Leonardo tratteggiandone i caratteri in quanto uomo, con tutte le sue debolezze, le sue fragilità, solitudini e dubbi. Un’analisi profonda condotta da un’angolazione che spesso viene lasciata in ombra, ma assolutamente necessaria per poter comprendere la complessità della figura del Vinciano. Al termine della celebrazione, monsignor Bellini ha invitato il sindaco all’ambone per un saluto alla comunità riunita in chiesa per onorare il figlio più illustre della città. Il sindaco si è soffermato sulla necessità di scavare nell’animo del Genio, indagando in profondità sul suo personale rapporto con la fede e con Dio; un tema suggestivo, spesso accostato ad alcuni scritti individuati nel suo immenso lascito, ma soprattutto ad alcuni enigmatici dipinti. Vogliamo ricordarne uno su tutti, il San Giovanni Battista conservato al Louvre, dove quell’indice rivolto verso il cielo è l’esito di una serie di ritocchi compiuti sul quadro fino agli ultimi giorni di vita da Leonardo. Quell’indice levato in un gesto enigmatico di altissima spiritualità fece esclamare a Pablo Picasso: «Da Vinci promette il Paradiso».

Dopo la messa, il vescovo ha salutato i fedeli presenti e si è recato in processione verso il fonte battesimale al quale è stato probabilmente battezzato Leonardo, sempre nella chiesa di Santa Croce. Infine, insieme al sindaco ed ai presenti, monsignor Tardelli è stato accompagnato dall’assessore alla cultura del comune di Vinci all’interno del castello dei Conti Guidi per visitare la mostra “Leonardo a Vinci. Alle origini del Genio”, che ospita l’originale del disegno di paesaggio del 1473 di Leonardo e diversi documenti inerenti la vita del giovane artista nel borgo natio. Un giorno da ricordare a lungo.

Paolo Santini




Scopri la tua vocazione e sii te stesso!

Domenica 12 maggio è la Giornata di preghiera per le vocazioni

«Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie». C’è qualcosa di prezioso, di unico e irripetibile nella tua esistenza che il Signore conosce e ti ha donato. La lapidaria espressione del giovane Carlo Acutis, ce lo ricorda con evidenza. Carlo è morto a 16 anni, ma la sua esistenza aveva trovato una forma già compiuta, era fiorita e maturata sotto il segno della santità. Perché anche la tua vita fiorisca, si compia e porti frutto, hai bisogno di scoprire la tua vocazione. Ma cos’è la vocazione?

Papa Francesco, nella sua esortazione post-sinodale “Christus vivit” ce lo spiega.

«La parola “vocazione” può essere intesa in senso ampio, come chiamata di Dio. Comprende la chiamata alla vita, la chiamata all’amicizia con Lui, la chiamata alla santità, e così via. Questo ha un grande valore, perché colloca tutta la nostra vita di fronte a quel Dio che ci ama e ci permette di capire che

nulla è frutto di un caos senza senso, ma al contrario tutto può essere inserito in un cammino di risposta al Signore, che ha un progetto stupendo per noi.

Ma cosa devo fare per realizzare la mia vocazione?

«Per realizzare la propria vocazione è necessario sviluppare, far germogliare e coltivare tutto ciò che si è. Non si tratta di inventarsi, di creare sé stessi dal nulla, ma di scoprirsi alla luce di Dio e far fiorire il proprio essere: nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione. La tua vocazione ti orienta a tirare fuori il meglio di te stesso per la gloria di Dio e per il bene degli altri. Non si tratta solo di fare delle cose, ma di farle con un significato, con un orientamento. (…)

Gesù cammina in mezzo a noi come faceva in Galilea. Passa per le nostre strade, si ferma e ci guarda negli occhi, senza fretta. La sua chiamata è attraente, è affascinante. Oggi, però, l’ansia e la velocità di tanti stimoli che ci bombardano fanno sì che non ci sia spazio per quel silenzio interiore in cui si percepisce lo sguardo di Gesù e si ascolta la sua chiamata. (…)

Nel frattempo, riceverai molte proposte ben confezionate, che si presentano belle e intense, ma con il tempo ti lasceranno svuotato, stanco e solo. Non lasciare che questo ti accada, perché il turbine di questo mondo ti trascina in una corsa senza senso, senza orientamento, senza obiettivi chiari, e così molti tuoi sforzi andranno sprecati.

Cerca piuttosto quegli spazi di calma e di silenzio che ti permettano di riflettere, di pregare, di guardare meglio il mondo che ti circonda, e a quel punto, insieme a Gesù, potrai riconoscere quale è la tua vocazione in questa terra».

Da dove partire?

La parola del Papa ci suggerisce alcune domande da prendere sul serio. Domande per chi è giovane e per chi forse comincia a non esserlo più. Domande che forse vale la pena tenere presenti in ogni stagione della vita.

Conosci te stesso, al di là delle apparenze e delle tue sensazioni?

Sai cosa dà gioia al tuo cuore e che cosa lo intristisce?

Ti sei mai preso tempo, magari in silenzio o in preghiera, per capire dove va la tua vita?

Quali sono i punti fermi della tua esistenza?

Come puoi servire meglio ed essere più utile al mondo e alla Chiesa?

Per chi sei tu?

Il Signore ti domanda: «Mi vuoi come amico?»; tu cosa gli rispondi?

Chiamate speciali

Esistono anche “chiamate diverse” di speciale consacrazione: sono le vocazioni al sacerdozio o alla vita religiosa. Anche nella nostra diocesi il Signore continua a rivolgere la sua chiamata.

Il Seminario offre il tempo e lo spazio necessari a discernere questa chiamata, a crescere nell’amicizia con il Signore e così formarsi al ministero sacerdotale.

Ti invitiamo a pregare il Signore perché la chiamata che il Signore rivolge possa essere riconosciuta ed accolta. Una preghiera speciale la chiediamo, in questo giorno, per i seminaristi della nostra diocesi.

Il Seminario di Pistoia

Maximilien Baldi ha 34 anni, è nato in Francia e cresciuto in Toscana. Svolge servizio pastorale a Poggio a Caiano ed è al suo quarto anno di seminario.

Alessio Biagioni ha 39 anni ed è nato a Pistoia. Attualmente Alessio, al suo terzo anno di formazione, è alunno dell’Almo Collegio Capranica di Roma, dove frequenta la Pontificia Università Gregoriana. Svolge servizio pastorale presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma e presso la parrocchia di San Mattia Apostolo.

Andrea Torrigiani è nato a Pistoia 27 anni fa. Svolge attività pastorale presso le parrocchie di Vignole e Casini, ma anche accompagnando il vescovo nelle celebrazioni per le cresime e la visita pastorale. Questo è il suo terzo anno di seminario.

Il prossimo 30 giugno saranno ordinati sacerdoti due alunni del nostro seminario, oggi diaconi. Ti invitiamo ad accompagnarli con la preghiera in questo tempo di preparazione imminente al sacerdozio.

Alessio Bartolini (39 anni), presta il suo servizio pastorale presso la Parrocchia di Quarrata come cerimoniere vescovile e membro dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

Eusebiu Farcas ha 25 anni ed è nato in Romania. Attualmente svolge il suo servizio pastorale presso la parrocchia di San Francesco d’Assisi a Bonistallo.

Dallo scorso anno è stato attivato anche l’anno propedeutico, un percorso di discernimento in vista dell’ingresso in seminario strutturato a livello regionale e diocesano. Il responsabile diocesano è Padre Simone Panzeri, dei Padri di Betharram. Attualmente il corso propedeutico accoglie tre alunni.

Ti chiediamo un preghiera anche per loro.

E ora?

La comunità del Seminario ti invita ad un’esperienza di preghiera e ascolto di Dio all’aria aperta. Una camminata verso il Santuario di Valdibrana venerdì 24 maggio. Se hai voglia di condividere con noi un po’ del tuo tempo, se cerchi un po’ di silenzio e un momento diverso per rompere il ritmo della distrazione o della fatica, se hai bisogno di una sosta di preghiera o di semplice contemplazione e ascolto …ti aspettiamo!

Partiremo alle 16.45 da Piazza Oplà (Pistoia) per incamminarci a piedi verso il Santuario di Valdibrana dove alle 18.00 celebreremo insieme la santa messa. Dopo, per chi vuole, ci fermiamo a mangiare una pizza insieme al circolo. Ti aspettiamo!

Per informazioni: pistoiaseminario@gmail.com –  338 6509437 (don Ugo Feraci)

http://seminariopistoia.blogspot.com/Facebook: Seminario Di Pistoia




Il Papa autorizza i pellegrinaggi a Medjugorje

CITTA DEL VATICANO – Papa Francesco ha deciso di autorizzare i pellegrinaggi a Medjugorje, che dunque potranno d’ora in poi essere ufficialmente organizzati dalle diocesi e dalle parrocchie e non avverranno più soltanto in forma “privataˮ come accaduto finora.

Il direttore “ad interim” della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha detto che «Considerati il notevole flusso di persone che si recano a Medjugorje e gli abbondanti frutti di grazia che ne sono scaturiti tale disposizione di Papa Francesco rientra nella peculiare attenzione pastorale che il Santo Padre ha inteso dare a quella realtà, rivolta a favorire e promuovere i frutti di bene».

Tale autorizzazione papale non fa però venir meno la cura di evitare che i pellegrinaggi siano interpretati come una autenticazione dei noti avvenimenti, che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa.




L’89 di Madre Caiani: una diocesi, un paese e non solo, nel racconto della sua beatificazione

Pubblichiamo il contributo proposto da Mauro Banchini venerdì 3 maggio u.s. in occasione della presentazione del volume fotografico «Rievocando la beatificazione di Suor M. Margherita Caiani (1989-2019)». Un’occasione per ripercorrere un momento significativo della nostra diocesi, ricordare fatti e persone che hanno vissuto una stagione della chiesa pistoiese e alcune interessanti “spigolature” sulla figura della beata Margherita Caiani.


RIEVOCANDO LA BEATIFICAZIONE DI SUOR MARIA MARGHERITA CAIANI (1989-2019)

Poggio a Caiano, 3 maggio 2019 – Scuderie Medicee

 

Successero tante cose in quel 1989.

Al cinema tutti si fu affascinati da “Indiana Jones e l’ultima crociata”. In RAI nasceva “Blob”. Al governo si alternavano Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti. Al Quirinale stava Francesco Cossiga. La Chiesa era guidata da un papa polacco che voleva un’Europa larga: “dall’Atlantico agli Urali”.

Lo scudetto andò all’Inter. Sulle sue tv (con “Dallas” e “Dinasty”, “Colpo Grosso” e “Drive in”) Silvio Berlusconi cambiava l’Italia. Il telefono era fisso. I selfie si chiamavano “autoscatto”. I fax cassoni enormi. Il web sarebbe nato l’anno dopo.

88 italiani su 100 dissero si all’Unione Europea (ed è interessante ricordarlo oggi, alla vigilia di una nuova, difficile, elezione per il Parlamento Europeo). La storia andava veloce: a Danzica “Solidarnosc”, a Pechino gli studenti in piazza Tienanmen, a Berlino il crollo del muro, a Bucarest la fucilazione di Ceausescu.

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Al Poggio sindaco era Vanni Parretti. A fine maggio 1988 avevano votato più del 91% di poggesi. Vinse la dc seguita dal pci. 704 voti dettero al psi quei 3 seggi che facevano la differenza fra i 9 dc e gli 8 pci. I socialisti scelsero non Alessandro Cirri ma Silvano Gelli. Fu una svolta. Per la prima volta il Comune “bianco” divenne “rosso”. Toccò dunque a Vanni Parretti il compito di rappresentare la comunità alle cerimonie che qui stiamo ricordando.

La notizia ufficiale che suor Caiani sarebbe stata beatificata domenica 23 aprile 1989, arrivò a dicembre. Ma già qualcosa era trapelato. Il “processo” era iniziato 36 anni prima, nel 1952.

Sorsero due comitati. Quello diocesano, presieduto dal vescovo Scatizzi e guidato dal canonico Renato Gargini, si era riunito il 14 ottobre. Quello poggese partì il 12 dicembre: per il Comune ne facevano parte il sindaco, due assessori (Silvano Gelli e Paolo Boscolo) tre consiglieri (Alessandro Cirri, Ovidio Mori, Giuliano Moretti). Presiedeva don Franco Sgrilli, parroco di Bonistallo.

Domenica 11 dicembre, in tutte le chiese della diocesi era stato letto l’annuncio sulla beatificazione della “nostra conterranea”.

Fu mons. Benvenuto Matteucci, vescovo emerito di Pisa, a guidare, al Poggio il 23 febbraio, una riflessione per i sacerdoti e i religiosi diocesani. Autore di un testo sulla Caiani, uscito 20 anni prima e ristampato per l’occasione, Matteucci raccontò un episodio su come la madre testimoniava “il Signore povero”.

A una suora che si infilava i guanti, la Madre chiese amorevolmente: A che Ordine appartieni? E alla risposta: Alle minime del Sacro Cuore”, soggiunse: “Ebbene, allora levati i guanti”.

Durante la benedizione delle famiglie per la Pasqua 1989, tutti i parroci pistoiesi distribuirono un santino della Caiani con una sua frase. Furono “44 mila” le famiglie coinvolte. Durante la Settimana Santa ogni sera TVL programmò servizi filmati.

Un centinaio di genitori con figli iscritti alle scuole delle “Minime” si riunirono, il 2 marzo, nella cappella dell’Istituto per preparare l’iniziativa di due giorni dopo: portare ai genitori di otto scuole delle “Minime”, sparse in Italia, “un messaggio di amicizia e di pace”.

Il 10 marzo fu lanciato un concorso grafico, riservato ai poggesi under 14, su “Momenti e luoghi della vita della madre Caiani”. A fine aprile, nella media “Mazzei”, la mostra fu aperta dall’assessore Paolo Boscolo. Fra i cartelloni realizzati dai ragazzi anche la storia di un certo Gigi del Ronfio: un poggese, contemporaneo della Caiani, che, sul letto di morte, non voleva i sacramenti perché “ateo”. Nel tentativo di conversione fallì il cappellano. Ma non fallì suor Margherita. Che si fece ricevere dal Ronfio, trovò le parole giuste e lo fece morire “in pace con Dio”.

Sabato 11 marzo, a Pistoia, in Comune, su iniziativa dei genitori delle scuole cattoliche e con i saluti dei due sindaci (Marcello Bucci e Vanni Parretti), Margherita Caiani venne “letta” dal vescovo Scatizzi, dal presidente nazionale delle materne cattoliche (Giuseppe Totaro), dalla professoressa Laura Riani Gaiffi e dalla madre generale delle “Minime”, suor Maria Diletta Pacetti.

Il 17 marzo, negli studi di Tv Libera il vescovo Scatizzi, con Isabella Poli Totaro in una conferenza stampa, presentò ai giornalisti la figura e l’opera di madre Caiani.

Il 3 aprile al Poggio (teatro “Ambra”) venne Rosa Russo Jervolino. Era il ministro al “sociale”. Fu l’ex sindaco Pezzati a invitarla e lei definì suor Margherita “donna che ha anticipato i tempi, con grande forza profetica” sottolineando come “non possiamo che restare stupiti per la modernità del suo apostolato”.

Oltre a Sergio Pezzati e al pistoiese Tito Caselli, direttore diocesano di Caritas, parlò anche il sindaco Parretti con un paragone da lui stesso definito “arduo” rispetto al fatto che Madre Caiani, a suo parere, “aveva raccolto con spirito cattolico la sfida della rivoluzione francese”.

Pochi giorni dopo venne presentato il lavoro teatrale di Maura Del Serra, poetessa e drammaturga. Con il titolo “La Minima” veniva rappresentata “una donna umile e alta, così povera e tanto capace di rendere ricchi gli altri”. Il successivo 15 dicembre, il testo fu presentato anche a Pistoia, al “Baly” con l’appassionato intervento del famoso scrittore e giornalista, amico di Turoldo e Balducci, fra’ Nazareno Fabbretti.

Il 13 aprile, in cattedrale, il da poco scomparso prof. Vasco Gaiffi introdusse una riflessione su Madre Caiani, con letture e musiche eseguite da due giovani organisti giapponesi.

In quella primavera il Comune, con l’assessore Gelli, aveva deciso di pubblicare due libri. Uno su Filippo Mazzei. E l’altro, per la beatificazione, con i “diari di guerra” tenuti dalle “Minime” fra il primo luglio e il 10 settembre 1944: i giorni del fronte quando tanti poggesi, sfollati in Villa, vennero aiutati dalle “Minime”

Curati da Renzo Gradi, i diari vennero presentati, in Villa Medicea, il 15 aprile da Livio Labor, già presidente nazionale ACLI, e Wilma Gozzini. Tra la folla anche suor Maria Isabella Dominici una delle autrici del diario: nel 1944 aveva appena 24 anni.

I 25 alunni della quarta elementare del “Sacro Cuore”, con suor Annina, dettero alle stampe, anzi al ciclostilato, “Una storia tutta poggese”. Un fascicolo frutto di una scrittura collettiva, alla don Milani, con tanti disegni colorati. Un racconto sulla vita della Beata: dalla nascita alla vestizione.

C’è pure una poesia in vista del viaggio che anche quei 25 bambini si apprestavano a fare verso Roma. “A Marianna di Poggio a Caiano/ anche se nata nel secolo scorso/ volentieri darei la mia mano/ per passeggiare attaccando discorso … Si è fatta santa e per questa occasione/ tutto il paese si dà da fare/ non capita ogni giorno una beatificazione/ Addio a tutti, a Roma devo andare!”.

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Eccoci al 23 aprile. In quanti davvero si fosse, dal Poggio, non è chiaro. Chi parla, allora scriveva per la “La Nazione”. Il pezzo uscito il giorno dopo – inviato a Prato la domenica pomeriggio dalla sala stampa vaticana – titolava 6/7 mila “supporter” della Caiani.  Altre testate misero il tetto a 5 mila. Non tutti, ovvio, venivamo dal Poggio (allora abitato da non più di 8.500 persone). Tanti erano lì da altre zone d’Italia, dove prestavano servizio le “Minime”.

La cifra complessiva di 6/7 mila “tifosi” della Caiani presenti in piazza San Pietro è dunque credibile. Possiamo ritenere che fra i 3 e i 4 mila provenissero dalla diocesi di Pistoia. Arrivati con una trentina di pullman, un treno speciale e molte auto private.

Qualcuno ricorda ancora il forte ritardo del treno speciale, dovuto a un guasto. Chi si era affidato al treno, in piazza San Pietro giunse tardi. Meglio andò a chi, sui pullman, era partito nel cuore della notte. L’inizio era alle 9:30 ma bisognava occupare i posti almeno due ore prima.

Il sindaco era accompagnato da due assessori: Antonio Castellano e Giuliano Moretti. Il gonfalone era affidato a Giovanni Fallani e scortato da due nostri vigili: Loris Spinetti e Carlo Alberto Giusti.

Qualcuno aveva raggiunto Roma il giorno prima per un incontro svolto nell’auditorium dell’Antonianum. Su “Margherita Caiani: nell’amore per gli altri la via della santità” parlò l’ex sindaco Sergio Pezzati e la “Schola Puerorum” della Sistina eseguì brani musicali, compreso l’inno alla Beata.

Insieme a Margherita, Giovanni Paolo II beatificò altri 4 “servi di Dio”: gli spagnoli Martino di San Nicola e Melchiorre di Sant’Agostino (missionari in Giappone, bruciati vivi nel dicembre 1632), la polacca Maria di Gesù Buon Pastore (Francesca Siedliska), fondatrice di una congregazione (morta nel 1902 a Roma) e la francese Maria Caterina di Sant’Agostino (Catherine de Lonprè), morta missionaria in Canada nel 1668.

Il Santo Padre ricordò la Caiani impegnata “a servire i fratelli tra la gente umile della sua terra di Toscana”. Aggiunse che “volle occuparsi dei più bisognosi, degli ultimi: i bambini emarginati, i ragazzi della campagna, gli anziani, i soldati vittime della guerra ricoverati negli ospedali militari”. Evidenziò il messaggio lasciato “alle sue figlie spirituali”: “servire il prossimo con l’intento di riparare le offese fatte all’amore di Cristo”.

Fra i 12 concelebranti anche il vescovo Scatizzi. Sue le parole di rito al papa (“Oggi chiedo a Vostra Santità che sia proclamata beata”) che rispose con altre parole di rito (“Dichiariamo, con la nostra autorità apostolica, che la venerabile serva di Dio, Maria Margherita Caiani, d’ora in poi sia chiamata Beata”).

I canti erano eseguiti dalla “Schola” della Sistina. Alla processione offertoriale parteciparono – portando ampolline con acqua e vino, paramenti sacri, calice e pisside – suor Nazarena Irvinto, Anna Maria Tomaselli-Nepi e Francesco Inverni.

Alla Messa solenne, oltre ai concelebranti, presero parte anche 15 cardinali. Presenti, in piazza, diplomatici ed esponenti governativi di Spagna, Polonia, Francia e Italia.

La delegazione italiana era guidata dal ministro Giovanni Galloni, titolare della Pubblica Istruzione, cui non mancò una battuta, ai giornalisti, sulla attualità della proposta educativa delle scuole autonome.

Terminata la cerimonia, mons. Scatizzi guidò la delegazione ricevuta dal papa. Ne facevano parte, tra gli altri, il sindaco Parretti, il parroco don Fiorenzo Battistini, la madre generale Diletta Pacetti.

La cerimonia fu trasmessa in diretta da TVL. Nei giorni successivi la registrazione integrale e le varie interviste realizzate sul sagrato da Luigi Bardelli vennero riproposte in varie fasce di ascolto. Fra le persone intervistate anche Alice Mariti Poli: la signora guarita all’improvviso da una grave malattia dopo una apparizione di Madre Caiani.

Una cassetta VHS fu messa in vendita nell’edicola di “Taniello” e nel negozio “Coppini”. Il ricavato aiutò la costruzione di uno spazio sanitario in Sri Lanka. Fra i collaboratori in questo video: Sergio Coppini, Luciano Meoni, Renzo Gradi, Mauro Sernesi e Giuseppe Scandale di TV Prato.

Intuibile il clima – di festa – che si respirava fra i poggesi arrivati a Roma per la loro “Beata”. Tutti avevamo un foulard: bianco e azzurro, come i colori del Comune. Dopo una nottata di piogge e vento, il tempo aveva donato una bella mattinata di sole.

Non mancarono urla di gioia quando Margherita Caiani venne “chiamata”. Non mancò commozione quando la copertura del grande ritratto venne abbassata lasciando vedere la “nostra” madre.

L’orgoglio era visibile in tutti i poggesi, dimenticando per qualche ora perfino le forti divisioni politiche locali di quel periodo. E certo non mancò l’allegria, sia dentro il colonnato sia dopo quando i tanti si ritrovarono in gruppi più piccoli: il pranzo, qualche foto pomeridiana al Colosseo o altrove, il rientro al Poggio.

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Il programma proseguì al Poggio. Martedì 25 con una fiaccolata fino a Bonistallo; giovedì 27 con una conferenza all’Ambra; il venerdì 28, nella chiesa parrocchiale, con padre Rodolfo Cetoloni allora ministro provinciale dei Francescani. Sabato 29, nella chiesa delle suore, con il preside di Lettere alla Cattolica di Milano. E domenica 30, nel pomeriggio, Messa solenne presieduta dal mons. Scatizzi.

In giugno un altro appuntamento coinvolse il paese. Due rappresentazioni, in un teatro “Ambra” affollato, di “Una storia tutta da raccontare”: recital realizzato da genitori e alunni del “Sacro Cuore”. Un racconto sulla vita di Madre Caiani, sceneggiato da suor Giovanna Cheli e diretto da Massimo Mammoli. Venne interpretato da poggesi molti dei quali avrebbero poi proseguito a divertirsi e divertire con il vernacolo.

Impossibile riportare tutti i nomi. Cito le donne chiamate a interpretare due fasi di suor Caiani (l’infanzia e la fondazione del nuovo ordine): Flavia Nannicini e Paola Cuomo. A dare una mano, dietro le quinte, suor Salvatorica Serra, attuale madre generale. In scena anche 150 bambini. Applausi a scena aperta da una comunità unita ancora una volta nel nome della “sua” suora. Questo omaggio teatrale, con musiche di Giacomo Puccini da “Suor Angelica”, venne replicato a novembre.

Martedì 8 agosto suor Margherita fu festeggiata, per la prima volta da Beata, nel giorno della sua “nascita in cielo”. Tre giorni di cerimonie: grande partecipazione di popolo, fiaccolata fino a Bonistallo, proiezione del video con la cronaca del 23 aprile a Roma.

A tutti gli incontri non mancava mai – ed è giusto ricordarlo – mons. Ruggero Risaliti. Anche per lui, che aveva lasciato la parrocchia del Poggio per motivi anagrafici e viveva a Villa Magra, quello fu un anniversario tondo: aveva fatto il suo ingresso nel SS Rosario il 18 settembre 1949, 40 anni prima.

Non escludo di aver trascurato qualcosa. Certo sono molte le persone, e i fatti, ancora da citare. Non posso farlo. Mi piace chiudere con il concerto di Natale. Su input del Comune si svolse in Villa, proprio in onore della “Beata Caiani”.  Sabato 23 e domenica 24 dicembre i poggesi poterono ascoltare musiche di Bellini, Martini, Mozart, Tosti, Verdi.

Al pianoforte Maria Teresa Conti che accompagnava il baritono Giorgio Gatti, tornato a esibirsi al Poggio dopo un concerto tenuto cinque anni prima nel Festival delle Colline. Anche in questo caso l’incasso andò per il dispensario sanitario in Sri Lanka.

E a proposito di Sri Lanka come non pensare, in questi giorni, alla paura – ma anche al coraggio di una bella testimonianza – vissuta dalle nostre suore in quelle terre lontane dopo il sangue versato nelle chiese cristiane il giorno di Pasqua? Come non pensare alle altre presenze “Minime” in zone comunque a rischio (Palestina, Egitto, Brasile)? E come non tornare con la memoria alla splendida, coraggiosa testimonianza data in Cina dalle “Minime” fra il 1932 e il 1949?

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A fine anno la diocesi pubblicò il testo di Maura Del Serra. Pagine che evitano “le secche di un didattismo oleografico e devozionale” e che forse andrebbero riprese, magari in vista di un 8 agosto 1921 ormai vicino.

Suor Margherita, in questa rappresentazione, così parla di Dio. “Egli è tutto, creature mie: tutto, anche il vostro freddo, la vostra solitudine, il legno di questa panchina, la terra che ci si attacca alle scarpe e rifiorisce, è tutto in ogni cosa, eppure non c’è cosa creata che gli somigli … Dio è come la luce del sole, che abbraccia e penetra tutte le cose, ce le fa vedere, le fa vivere, nasce e tramonta con loro, eppure non è niente di quel che rivela”.

Mi sembrano le parole giuste, migliori, adeguate, per chiudere. Grazie.




Una messa per la Vita

Venerdì 17 maggio una celebrazione diocesana con il vescovo per la difesa della Vita

Il Movimento per la Vita, su invito del vescovo Tardelli, si impegna a riportare all’attenzione di tutta la Chiesa di Pistoia il tema della difesa della Vita dal concepimento alla morte naturale con una celebrazione eucaristica diocesana.

Il Movimento per la Vita, in collaborazione con la Consulta Diocesana delle Associazioni laicali ha dunque organizzato una Messa per la Vita Diocesana che si terrà venerdì 17 Maggio alle ore 21:00 presso la Basilica della Madonna dell’Umiltà e sarà celebrata da Monsignor Vescovo.

Questo vuole essere l’inizio di una serie di momenti e incontri di sensibilizzazione su un argomento per troppo tempo quasi nascosto di fronte a tutte le altre povertà di questo mondo. Gli orientamenti pastorali della Diocesi ci ricordano che dobbiamo essere una Chiesa Fraterna e Missionaria e questa può essere una bella occasione per ritrovare unità nell’impegno per la difesa del più povero tra i poveri, come Santa Madre Teresa definiva il bambino appena concepito e ritrovare in quel piccolo volto quello di tutte le povertà del mondo.

Così potremo essere missionari nelle nostre comunità e nell’intera società nel portare agli tutti la verità sull’essere umano e sui valori fondamentali della Vita per creare insieme un futuro migliore per l’umanità intera.

Elisabetta Michelozzi