Orientarsi nel mondo digitale e nel discernimento vocazionale

Mercoledì 13 marzo un incontro a cura dell’Ufficio di Pastorale Giovanile e della comunità del seminario diocesano

Prosegue il cammino proposto dall’ufficio diocesano di pastorale giovanile dal titolo “Camminava con loro”. Dopo due serate dedicate al tema del lavoro e dell’affettività in collaborazione con Policoro e ufficio per la pastorale con la famiglia, il tempo della Quaresima è lasciato all’iniziativa e alla creatività delle singole parrocchie o gruppi giovanili. La pastorale giovanile diocesana renderà disponibile, infatti, un sussidio per accompagnare e/o suggerire il lavoro con i giovani.

Cosa sarà possibile trovare nel sussidio?

Il recente Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani ha posto all’attenzione della chiesa l’importanza di coltivare un discernimento “vocazionale”, di pensare cioè l’esperienza di fede dentro un cammino di attenta e progressiva consapevolezza della propria identità e della propria missione nella chiesa e nel mondo. Chi sono? Cosa sono chiamato a fare della mia vita?
Tra le tante “frequenze” che ronzano negli orecchi dei giovani queste domande chiedono di essere prese in seria considerazione. Ascolto e accompagnamento dovrebbero entrare sempre più dentro l’azione di laici e parroci impegnati nella pastorale, facendo attenzione a consolidare percorsi condivisi tra pastorale giovanile e vocazionale, per non disperdere le forze e integrare i diversi aspetti dell’esistenza di un giovane. «In un mondo frammentato che produce dispersione e moltiplica le appartenenze – ricorda il documento finale del sinodo – i giovani hanno bisogno di essere aiutati a unificare la vita, leggendo in profondità le esperienze quotidiane e facendo discernimento».

Discernimento vocazionale e ambiente digitale

L’equipe di pastorale giovanile diocesana ha dunque pensato di offrire all’attenzione di tutti i gruppi giovani della diocesi un piccolo sussidio per due o più incontri di riflessione e preghiera dedicati a due punti centrali emersi dal sinodo: una proposta di taglio più vocazionale, dedicata a comprendere la chiamata che il Signore rivolge a ogni credente; una seconda dedicata ad una delle sfide più urgenti indicate dallo stesso sinodo, cioè la missione nell’ambiente digitale. «Giovani cristiani, nativi digitali come i loro coetanei, – afferma il documento finale – trovano qui una autentica missione, in cui alcuni sono già impegnati. Sono peraltro gli stessi giovani a chiedere di essere accompagnati in un discernimento sulle modalità mature di vita in un ambiente oggi fortemente digitalizzato che permetta di cogliere le opportunità scongiurando i rischi».

Entrambe le proposte sono state elaborate dalla comunità del Seminario diocesano. La comunità del Seminario si rende disponibile a realizzarle in parrocchia o in un incontro di vicariato. Il sussidio, tuttavia, permetterà alle diverse realtà diocesane di organizzare in autonomia e con una certa possibilità di adattamento le diverse proposte.

Come saperne di più?

Il sussidio sarà illustrato dalla comunità del Seminario mercoledì 13 marzo presso il Seminario diocesano di via Puccini (aula polivalente) alle ore 21.00. Un appuntamento da non perdere!




A Pistoia per avviare un cammino di comunione

Un incontro in seminario per le consulte diocesane delle aggregazioni laicali di Firenze Prato e Pistoia

Si è svolto presso il seminario vescovile un primo incontro per condividere il cammino delle consulte delle aggregazioni laicali delle diocesi di Firenze, Prato e Pistoia. Quello pistoiese è stato il primo di tre appuntamenti dedicati alle consulte delle aggregazioni laicali; i prossimi si svolgeranno infatti il 23 marzo a Orbetello, l’11 maggio a Pisa e il 15 giugno ad Arezzo, in vista di un appuntamento finale con la conferenza episcopale toscana previsto per il 16 novembre a Firenze. Questo itinerario di incontri ha lo scopo di raccogliere la vita delle varie Consulte, conoscere le iniziative regionali, rinnovare la comunicazione fra tutte e -in comunione con i vescovi toscani- trovare nuovi stimoli da portare nelle varie diocesi.

Sabato 16 febbraio l’incontro è stato accompagnato dalla presenza del nostro vescovo Fausto Tardelli, presidente della consulta regionale delle aggregazioni laicali e dal vicario diocesano don Patrizio Fabbri.

Dopo un momento introduttivo di preghiera le tre Consulte si sono brevemente presentate. «La Consulta di Firenze -ha ricordato il segretario Mario Macaluso– accoglie ottanta associazioni divise in otto settori e si muove cercando di raccogliere quelle che hanno più difficoltà, nel desiderio di uscire da ogni individualismo e coinvolgere i giovani». Macaluso ha ricordato alcune belle iniziative di Firenze come la “Camminata” del 3 febbraio scorso per rendere visibile la presenza dei cristiani nel quotidiano verso i luoghi di culto della città.

Mario Battiato, segretario della Consulta di Prato, ricorda che «in Diocesi ci sono una quarantina di associazioni, ma solo venti sono presenti nella Consulta e partecipano con continuità ai vari appuntamenti» (veglia di Pentecoste, messa per San Francesco, messa del malato…). «La presenza dei giovani -ha aggiunto- è molto limitata», tuttavia ci sono anche realtà significative, come il Fondo Santo Stefano a sostegno dell’imprenditoria locale.

Per la Consulta di Pistoia (una quarantina le associazioni che ne fanno parte) è stato rilevato come negli incontri ci sia una bella intesa ma, per andare avanti insieme, l’impegno e la partecipazione dovrebbero essere più vivi. A Pistoia un appuntamento importante sarà la veglia in memoria dei missionari martiri in programma il prossimo 23 marzo in Cattedrale con la presenza di mons. vescovo, per la quale tutte le associazioni stanno lavorando insieme. Un cammino comune sempre più necessario per per non raddoppiare le iniziative ed essere, secondo le indicazioni del Papa, laici a servizio della nostra chiesa locale.

Rosanna Caselli




Senza dimora: chi sono? Come farsi prossimi?

Un incontro di formazione a cura del CISOM

Si è tenuta sabato 16 febbraio, presso la Casa dell’Anziano di Monteoliveto una giornata formativa per i volontari e non, interessati a svolgere servizio quali operatori nella unità di strada a favore dei senza dimora.
Il corso, organizzato dal CISOM (Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta) in collaborazione con i Servizi Sociali del Comune di Pistoia, oltre ad offrire competenze su come sostenere i senza dimora ha permesso la conoscenza dei servizi che si occupano di marginalità nel territorio pistoiese.
Sono intervenuti il capo del Centro di Formazione Toscana del Cisom, Pierpaolo Sardi, il direttore della Caritas di Pistoia, Marcello Suppressa, la psicologa Francesca Longinotti, l’assistente sociale del Comune di Pistoia Tiziana Ruffo.
Obiettivo della giornata è stato dare l’avvio ad una sinergia con i Servizi Sociali al fine di non disperdere il supporto già offerto dai volontari del Cisom, nell’ottica di andare oltre il mero assistenzialismo, verso un reinserimento sociale e il recupero delle risorse personali.

Dai dati ISTAT emerge che in Italia sono 50.724 (dati del 2015) le persone che vivono in situazioni di estrema povertà e che hanno usufruito almeno una volta di un servizio di mensa o accoglienza notturna.
Sempre secondo l’ISTAT il 25,7% dei senza tetto in Italia è under35. In forte crescita in tutta Europa il numero di chi versa in uno stato di povertà assoluta. Nello specifico l’Italia si caratterizza per l’aumento dei giovani in fascia di età tra i 18 e i 34 anni. Tra questi, se consideriamo chi ha meno di 24 anni, quasi 10.000 ragazzi, di cui circa 1500 ragazze, non hanno una dimora e si affidano a strutture di accoglienza. Non rientrano nelle statistiche le numerose persone che non usufruiscono dei servizi, i cosiddetti “invisibili”, coloro che per vergogna o perché hanno precedenti esperienze negative non si affidano nè chiedono aiuto.
Spesso questa condizione è accompagnata da uno scarso livello di istruzione, dalla mancanza di un lavoro, da disagio e marginalità sociali e familiari, da una progressiva perdita dell’identità sociale; i rapporti con la rete primaria si interrompono e la condizione di privazione generalizzata non riguarda soltanto la mancanza di una casa ma investe la sfera esistenziale e le relazioni.

A Pistoia ogni domenica sera nei pressi della Biblioteca San Giorgio i volontari del CISOM di Pistoia e Montemurlo in collaborazione con l’ANPS (Associazione Nazionale della Polizia di Stato), offrono il loro servizio ai senza tetto.
Partendo dal presupposto che la persona senza dimora vive un disagio che non si esaurisce alla sola sfera dei bisogni primari ma investe l’intera sfera delle necessità sotto il profilo relazionale, emotivo e affettivo, il volontario offre non solo cibo, indumenti e coperte, ma soprattutto vicinanza e ascolto, quanto serve per restituire una dignità a queste persone molte delle quali non hanno più una famiglia vicina, non hanno lavoro né affetti su cui contare.

Francesca Longinotti




Festa a Montemurlo per Madre Margherita Ricci Curbastro

Mons. Tardelli celebrerà una santa messa al Sacro Cuore in ricordo della Fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante.

In ricordo di Madre Margherita, riconosciuta da poco “venerabile”, sarà presentato anche un volume.

Domenica 3 Marzo 2019 alle ore 17, a Montemurlo, nella Chiesa del Sacro Cuore, ci sarà una solenne concelebrazione presieduta dal nostro vescovo monsignor Fausto Tardelli,  per lodare il Sacro Cuore di Gesù e per ringraziare Madre Margherita Ricci Curbastro, Fondatrice della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, proclamata Venerabile da Papa Francesco con il decreto del 13 aprile 2018, sulle sue virtù eroiche.  È attraverso i suoi santi che Dio si rende presente tra gli uomini, li affascina e li attira, ridestando il loro cuore. Attraverso di essi li chiama a collaborare all’opera di salvezza affinchè ogni persona possa sentirsi amata e invitata a camminare verso quel destino di felicità e di compimento per cui è stata creata.

Ma chi era Madre Margherita? Madre Margherita Ricci Curbastro, al secolo Costanza, nacque a Lugo (Ra) il 6 ottobre 1856 da nobile famiglia. Maturò la sua viva e serena spiritualità in diverse esperienze; dai genitori attinse la ricchezza del sentire, la fede e l’amore ai poveri. Completò la sua formazione nel monastero del Corpus Domini di Forlì. La guida paterna e illuminata di don Marco Morelli la portò nel 1888 a dare vita ad un Istituto che si prendesse cura speciale delle fanciulle povere, tante volte ferite nello spirito e nel corpo, per ridare loro coscienza della propria dignità, per offrire loro un orizzonte di speranza. Madre Margherita, umile e povera come si sentiva, ma partecipe del Cuore di Gesù Agonizzante, che sempre freme di compassione per l’uomo, che si commuove per le sue ferite e si china  a curarle, fu chiamata a generare e rigenerare l’umano, ad essere madre, a riparare i guasti prodotti dalla società del suo tempo. Il  carisma della riparazione, dono dello Spirito, da lei incarnato, vive anche oggi nelle diverse attività educative ed assistenziali, là dove le sue Ancelle sono chiamate ad operare: «Sic luceat lux vestra» (così risplenda la vostra luce, Mt 5,16).

Il desiderio più vivo del cuore, anche per noi Ancelle di Montemurlo, che svolgiamo la nostra missione nella scuola, è quello di vivere nell’oggi la passione educativa che caratterizzava la nostra Fondatrice, perchè fiorisca la crescita e l’umanità dei nostri bambini, per spalancare la loro vita a tener viva la fiamma dell’amore (che i bambini hanno, come simbolo, nei loro grembiulini) nella vita quotidiana e nella società odierna spesso annebbiata da sogni vuoti e precari. Per questo la preghiamo e chiediamo che il fuoco dello Spirito che l’animava, possa continuare a splendere anche nella nostra vita e in quella di chi incontriamo nel nostro cammino.

Sr Anna Minghetti




Alzheimer: a Montecatini Terme il decimo congresso nazionale sui centri diurni

Un importante evento promosso dalla Fondazione CARIPT. Il Congresso nasce dall’impegno all’avanguardia del Centro Diurno di Monteoliveto gestito dalla Fondazione Sant’Atto

Nel segno della prevenzione, il Teatro Verdi di Montecatini Terme ospiterà l’1 e 2 marzo il decimo congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer, promosso come sempre dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia con la collaborazione scientifica dell’Unità di ricerca in Medicina dell’Invecchiamento dell’Università di Firenze.

È un appuntamento ormai tradizionale per gli specialisti italiani chiamati a presentare le ultime novità in tema di ricerca, terapie e assistenza, mentre continua ad aggravarsi il peso della malattia che in Italia colpisce ormai 2,5 milioni di persone, circa 70 mila in Toscana e poco meno di 7 mila nella provincia di Pistoia. Considerate le famiglie e i caregiver questi numeri vanno moltiplicati almeno per 5.

«L’Alzheimer -ricorda il presidente del congresso, l’eminente geriatra professor Giulio Masotti- è un flagello assai peggiore di Tbc e Aids. Condanna a lunghi anni di sofferenza sia il malato che i familiari, comportando spesso troppi sacrifici economici che non possono neppure permettersi. Per di più in Italia è già la terza causa di morte. Non essendoci ancora cure efficaci, ecco perché insistiamo sulla prevenzione».
Prevenzione, ossia stile di vita sano fatto di appropriata alimentazione, attività fisica e intellettuale, nonché quel tanto di rapporti sociali che mantengano vivo il mondo relazionale. In trent’anni l’incidenza della demenza è ridotta di circa il 50%. La medicina riesce comunque a frenare il decorso della malattia, ma la degenerazione delle cellule cerebrali finisce per cancellare memoria e identità.
«Rimane comunque importante la qualità dell’assistenza e in questo la rete dei Centri Diurni, per quanto insufficiente, è un sollievo essenziale per i malati e le loro famiglie. Questi Centri offrono il supporto di validi operatori, ma per sottrarre i pazienti alle loro vuote giornate ci vorrebbe anche il concorso volontario di persone che li facciano parlare, cantare, disegnare, ballare. Persone che portino una ventata di vitalità dentro le strutture assistenziali: la visita di una scolaresca, di un artista, di un musicista o anche un prete a dir messa. Tutto può essere utile per aiutare questi malati a gustare ancora la vita».

«Congresso e Centro Diurno di Monteoliveto sono due dei fiori all’occhiello della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia» dice il presidente dottor Luca Iozzelli. «Sono entrambi tra i progetti di cui siamo più orgogliosi -aggiunge-. Il congresso è una delle principali iniziative scientifiche del settore e la partecipazione dei massimi specialisti italiani e internazionali dà a Pistoia lustro particolare. Come noto la nostra Fondazione investe molto nel sociale che, in media, assorbe oltre un terzo delle nostre erogazioni. Rispondiamo così a esigenze molto sentite. Con la consulenza scientifica dell’Università di Firenze abbiamo inoltre finanziato varie attività sperimentali. Un rapporto proficuo che intendiamo continuare».
L’iscrizione al Convegno è gratuita e aperta a tutti.

(comunicato fondazione CARIPT)




Lourdes e i suoi “amici”

Le attività dell’Associazione “Amici di Lourdes”: una originale proposta pistoiese per conoscere la storia del santuario e crescere nella fede.

In estate anche un evento eccezionale per la nostra diocesi.

In questo mese di febbraio l’associazione Amici di Lourdes è solita promuovere pellegrinaggi in occasione della Prima apparizione a Bernadette. Abbiamo incontrato Marco Baldi e Federico Coppini (diaconi pistoiesi) per parlare con loro di Lourdes e dell’associazione di cui sono responsabili.

Siete tornati di recente dal vostro viaggio: come è andata?

Bene… – dice Federico, che ha accompagnato l’ultimo gruppo di pellegrini -…un programma abbastanza serrato il nostro, che in quattro giorni ci ha portati a Lourdes per le celebrazioni in occasione dell’anniversario (il centossessantunesimo per la precisione) della prima apparizione di Maria Santissima a Santa Bernadette e ricondotti poi alle nostre attività di tutti i giorni nelle nostre città e nelle nostre famiglie… Il viaggio, la grotta, le piscine, la confessione, le celebrazioni, la Messa internazionale, la via crucis, la benedizione dei malati, la preghiera del rosario, la processione notturna aux flambeaux… Eppure, il pensiero di raggiungere una meta agognata fa dimenticare anche la fatica. Quando sei a Lourdes e ti guardi intorno la vedi: sì, vedi la felicità (che non è spensieratezza perché gli “urti della vita” anche quelli li vedi e bene).

Ma la felicità è uno dei miracoli della gioia che ogni giorno si ripetono a Lourdes e che smentiscono una volta per tutte le atmosfere tetre e funeree proposteci anche da alcuni films o documentari.

La grotta di Massabielle è ancora una meta che attrae ogni anno migliaia di fedeli.

Avete avvertito un calo nelle presenze? Cosa è cambiato in questi anni a Lourdes?

Un po’ da ogni parte si sente dire che l’interesse ai pellegrinaggi ha avuto tangibili flessioni. I motivi sono vari e diversi, ma i più facilmente identificabili sono la crisi della fede, la crescita dell’individualismo che porta a privilegiare formule “self made”, la difficile congiuntura economica.

Nel 2016 Lourdes ha conosciuto un leggero aumento, sono stati accolti infatti circa 573.000 pellegrini. Di questi, è in aumento il carattere internazionale delle persone che si recano a Lourdes, con l’Asia in forte progressione (+62%) che conquista il quarto posto (4% del totale), dopo la Francia (49%), Italia (19%) e Spagna (7%). Aumentano i pellegrini, in particolare quelli europei, che rappresentano il 93% mentre il 7% sono extra europei. A Lourdes comunque tengono a precisare che l’obiettivo del Santuario non è quello di contare, ma quello di accogliere nel miglior modo possibile. Mi ha fatto riflettere leggere, proprio durante l’ultimo viaggio a Lourdes nei giorni dell’11 febbraio, che “Ansa” ha pubblicato un’inchiesta che constata come sia cambiato l’identikit dei pellegrini presenti a Lourdes.

Negli ultimi anni sembra siano approdati nella cittadina francese ai piedi dei Pirenei anche gruppi fino ad ora inediti di visitatori. C’è stato il pellegrinaggio dei disoccupati, poi è toccato a quello delle vittime del bullismo e quelle del gioco d’azzardo.

Piaghe, queste, che affliggono, evidentemente, sempre più persone che scelgono di affidare le loro sofferenze alla Vergine. Le petizioni presentate agli occhi della Madonna, quindi, sembrerebbero oggi quelle riguardanti la guarigione prima di tutto dalla attuale sofferenza; quella legata al precariato, alle difficoltà economiche, ma anche alla solitudine. Disoccupazione, depressione e solitudine sono le malattie del nuovo millennio. Ecco spiegato perché, davanti alla grotta di Lourdes, ad inginocchiarsi per chiedere la protezione ed il sostegno della Vergine apparsa nel 1858 a Bernadette Soubirous sono meno persone con malanni e disabilità fisiche e sempre più giovani sofferenti per la mancanza di lavoro, l’emarginazione o le difficoltà economiche e anche le famiglie in crisi.

Un altro particolare sul quale vorrei soffermarmi è l’importanza di far riscoprire la figura di santa Bernadette. Chi va a Lourdes – continua Federico – conosce la figura di due piccole/grandi donne: Maria e Bernadette. due dei “nostri”, terra della nostra terra. E l’immagine di Santa Bernadette, nella sua fermezza che rasenta quasi la cocciutaggine, ti resta tenacemente come attaccata addosso. Fin dall’inizio delle apparizioni ella si trova implicata in una situazione del tutto paradossale: lei, che non sa né leggere, né scrivere e comprende soltanto il dialetto, si fa portavoce di un avvenimento soprannaturale, che fa eco in tutto il mondo. Di fronte agli scettici irriducibili si limita a dire: «Non sono stata incaricata di farvi credere. Sono stata incaricata di riferire». Fin dai tempi delle apparizioni esprime la volontà di farsi religiosa; un desiderio che realizza diventando suora della Carità e dell’Istruzione cristiana di Nevers a Saint-Gildard, casa madre della congregazione. La Madonna a Lourdes non le parlò dei malati fisici, bensì dei malati nell’anima e per essi Bernadette diede la sua giovane vita. Il peccato è il principale nemico dell’uomo, quello che corrompe e allontana da Dio sia spiritualmente che fisicamente. La salma di santa Bernadette è ancora lì caparbiamente incorrotta, nella cappella del convento di Saint-Gildard, a testimoniare che la guarigione dell’anima è più importante della guarigione del corpo.

A questo proposito avete in progetto un evento esclusivo dedicato proprio alla diocesi di Pistoia: ce ne potete parlare?

Beh, anche se la cosa è grande e ci riempie di gioia… solo un accenno – ci dice Marco -… molte persone ci stanno ancora lavorando e sarebbe inopportuno, ora qui, dare informazioni che potrebbero essere smentite in futuro da esigenze pratico/organizzative. I fatti: su proposta del Santuario di Lourdes, il rev. padre Nicola Ventriglia, omi, coordinatore di lingua italiana, ha proposto di

far transitare questa estate nella nostra diocesi le reliquie di Santa Bernadette, su autorizzazione del vescovo di Pistoia monsignor Fausto Tardelli.

Un evento del tutto eccezionale che avremo modo di presentare più avanti. Il programma dettagliato e definitivo, infatti, sarà naturalmente portato a conoscenza di tutta la diocesi.

Vogliamo ricordare il fondatore dell’Associazione Luciano Bani, che ha percorso le tracce di Bernadette tenendo fede alla promessa fatta alla Santa Vergine davanti alla grotta…

L’attività di Luciano è nota in Pistoia per l’impegno profuso, in quasi 60 anni, nel condurre tanti fedeli a Lourdes, per dar loro la possibilità di riaccendere la speranza, dare slancio al proprio impegno di fede, nella testimonianza quotidiana – al ritorno dal viaggio in Francia – della carità. Di anni ne sono passati dall’estate del 1956, quando Luciano – ospite di alcuni parenti in Francia – è attratto dalle notizie sul Santuario di Lourdes e trascorsa la notte in viaggio sul treno raggiunge la cittadina pirenaica. Era il 15 agosto, solennità dell’Assunzione quando, trascorse diverse ore in meditazione alla Grotta, matura la consapevolezza dell’immenso amore che Maria ha per i suoi figli e del “servizio” che la Vergine gli affida: quello di portare il numero maggiore possibile di “amici” a Lourdes. Possiamo far risalire a questa data la nascita dell’Associazione degli “Amici di Lourdes” di Pistoia; infatti, già nel settembre 1956, Luciano parte con un piccolo gruppo di persone dirette in pellegrinaggio da Pistoia a Lourdes. Da allora ha avuto inizio quella interminabile serie di viaggi in pullman che ha visto Luciano ed i suoi “Amici” presenti alla grotta di Massabielle più volte ogni anno (fino anche a sette!). Sì, in pullman… Crescono i cosiddetti pacchetti low cost, di chi sceglie una tipologia di viaggio che gli permetta un percorso di fede, breve e veloce e spesso in aereo. Luciano (e noi raccogliendo la sua “eredità”) proponeva un pellegrinaggio di 4-5 giorni in cui poter intraprendere un cammino spirituale. Andare a Lourdes e portarci quante più persone possibile, nel modo che ci ha lasciato ed insegnato Luciano – nonostante le difficoltà, nonostante il proliferare di nuove mete e di viaggiatori che decidono di organizzarsi in completa autonomia (correndo forse il rischio di perdere il senso e lo spirito del pellegrinaggio come cammino di condivisione con gli altri) – non è affatto “un prodotto scaduto”.

Quest’anno quali altri appuntamenti avete in programma come associazione “Amici di Lourdes”?

Il nostro “programma” per il 2019 prevede un altro pellegrinaggio a Lourdes dal 22 al 25 giugno. Dal 20 al 24 settembre, poi, abbiamo in progetto un Corso di esercizi spirituali a Lourdes predicati da padre Saverio Zampa omi, per molti anni cappellano del Santuario. Quest’ultima è l’esperienza che un po’ caratterizza l’attività della nostra Associazione: si possono infatti contare sulle dita di una mano le organizzazioni che programmano gli esercizi spirituali a Lourdes. La nostra peculiarità – ormai è chiaro – è quella di riuscire a portare a Lourdes più persone possibile… Questo il nostro impegno fondamentale di associazione. Nel 2019 vorremmo proporci, quindi, in maniera più marcata – vista l’esperienza ed il dono di oltre 60 anni di viaggi – come possibile aiuto e punto di appoggio anche logistico per tutti coloro che (parrocchie, gruppi, movimenti, famiglie…) volessero andare a Lourdes in pellegrinaggio. Ogni ostacolo può essere valutato insieme… Nessun aspetto (anche economico, visto che il nostro impegno è del tutto e semplicemente volontario) deve costituire preclusione per intraprendere il cammino…Basta partire e andare!

D.R.




Evangelizzare con le icone: nasce l’associazione “Laboratorio San Damiano”

Dopo due anni di gestazione, domenica 10 Febbraio u.s. ha preso concretamente avvio la vita dell’Associazione “Laboratorio San Damiano” con la prima assemblea e l’elezione del Consiglio Direttivo.

In realtà la storia parte da molto lontano. Già nel 2000 suor Donatella Grechi, appartenente all’ordine delle Clarisse di Pistoia, ebbe una intuizione geniale e lungimirante: creare un centro di studio e approfondimento delle icone cristiane come mezzo di evangelizzazione, curando contemporaneamente il lato artistico, storico, teologico, culturale ed ecumenico, senza mai dimenticare il cammino di fede di ciascuno. Partendo da una passione personale per l’iconografia cristiana suor Donatella chiamò a sé maestri iconografi tra i quali Giancarlo Pellegrini di Bologna, iniziatore del laboratorio, Vittoria Zanoncelli di Pistoia, Aleksandr Stal’nov di San Pietroburgo e successivamente Francesca Pari di Pesaro, costituendo un gruppo che ha sviluppato l’insegnamento delle antiche tecniche pittoriche con cui si esprimeva l’arte cristiana antica, nei secoli in cui si leggeva la Sacra Scrittura attraverso le immagini dipinte sui muri o sulle tavole appese nelle chiese.

Dopo la scomparsa di suor Donatella nel luglio del 2016, anima e mente del laboratorio, si è posto il problema di portare avanti l’attività del laboratorio in un modo organizzato e coerente, da qui è nata la necessità di un’associazione che lavorasse in continuità con quanto era stato fatto fino ad allora. Così circa un anno fa undici persone, Giancarlo Pellegrini, Francesca Pari, Manola Noci, Carmelina Codella, Letizia Venturini, Armando Bottacci, Britta Haggner, Maria di Corato, Maria Luisa Giogoli, Daniela Pinzauti e la Madre clarissa suor Maria Pia, hanno elaborato uno statuto che è stato sottoposto al Vescovo di Pistoia, che in seguito ha riconosciuto l’Associazione Laboratorio San Damiano come Associazione Privata di Fedeli della Diocesi di Pistoia.

Adesso comincia la vera e propria vita dell’Associazione che si prefigge innanzitutto di continuare la sua attività di corsi, che non è mai cessata grazie alla disponibilità dei maestri, e poi di implementarla con conferenze, visite guidate, mostre e qualsiasi altro mezzo per coinvolgere chiunque si volesse avvicinare a questa arte antica e così rappresentativa della fede cristiana.

Per qualsiasi informazione: laboratoriosandamiano@gmail.com




Un incontro di approfondimento sul “decreto sicurezza”

La diocesi, con la Caritas diocesana, propone un tavolo di confronto dove istituzioni, chiesa e mondo della cooperazione e del volontariato si interrogheranno sui problemi e proporranno delle soluzioni operative sul futuro del sistema di accoglienza.

PISTOIA – Quali sono gli elementi innovativi del “decreto sicurezza”? Come cambia il sistema dell’accoglienza? Quali conseguenze e quali risposte potranno essere date dal mondo dell’associazionismo e del volontariato? Quali conseguenze avrà sul territorio e quale potrà essere il ruolo della Chiesa?

A queste e altre domande verrà data risposta all’incontro “Dopo il Decreto Sicurezza”, come cambia il sistema di accoglienza con la Legge 132/2018, che avrà luogo sabato 2 marzo alle ore 10 presso sala conferenza del convento San Domenico, Piazza San Domenico 1, a Pistoia.

L’incontro, promosso dalla diocesi di Pistoia, da Caritas e dall’ufficio Migrantes, è un’occasione di riflessione importante per le realtà impegnate nel complesso sistema di accoglienza, per fare luce sulle dinamiche e sugli effetti scaturiti dall’approvazione della legge 132/2018 – il cd “Decreto Sicurezza” – che modifica in maniera sostanziale le attuali procedure legate all’accoglienza dei migranti.

Aprirà la mattinata di lavori Francesca Biondi Dal Monte, ricercatrice della Scuola Superiore Sant’Anna, che spiegherà le principali novità e conseguenze introdotte dalla decreto. A seguire avrà luogo un tavolo di confronto operativo a cui prenderanno parte il vescovo Tardelli; Vittorio Bugli, assessore regionale con delega all’immigrazione, rappresentanti della Caritas diocesana, del mondo associativo e del volontariato che si occupa di accoglienza e di supporto ai servizi di integrazione dei migranti.

L’incontro sarà moderato da Luigi Vicinanza, direttore del quotidiano “il Tirreno” che sarà anche media partner dell’evento.

(comunicato ucs)

Locandina (pdf)

Comunicato Stampa (.doc)




S.O.S Oratori estivi

Un incontro per gli animatori in Seminario

È tempo di pensare all’oratorio! Da diversi anni ormai la nostra diocesi, attraverso il percorso di ORAESTATE, propone un itinerario di formazione per gli educatori dell’oratorio estivo.

L’Oratorio è da sempre il luogo in cui la comunità cristiana si prende cura delle nuove generazioni per formarle nella fede e condurle ad una scelta di vita cristiana, incarnata nella chiesa locale. I nostri oratori diventano così occasione di crescita umana e cristiana non solo per i ragazzi che lo frequentano, ma anche per gli educatori che si cimentano in questo prezioso servizio, imparando a mettersi in gioco, a fare esperienze di gratuità e collaborazione con piccoli e grandi.

La dimensione ludica che accompagna l’attività dei piccoli veicola quei contenuti che vogliamo trasmettere attraverso il racconto di una storia, spesso biblica, inserita in un preciso progetto educativo.

Quest’anno per pensare e programmare insieme la formazione degli animatori, vorremmo incontrare tutti i responsabili degli oratori parrocchiali della diocesi, mercoledì 27 febbraio alle ore 21.00 in Seminario.
Vi aspettiamo, non mancate!

Sr. Francesca Nannelli – Equipe di PG




Lo sguardo che ti cambia la vita

Il cammino di conversione dell’attore Pietro Sarubbi, in scena a Montemurlo con un monologo dedicato a San Pietro.

Venerdì 22 febbraio a Montemurlo (Teatro sala Banti, ore 21) l’attore Pietro Sarubbi porta in scena lo spettacolo teatrale: «Seguimi. Da oggi ti chiamerai Pietro». Lo spettacolo racconta, con delicatezza e sensibilità, la storia di san Pietro apostolo. Pietro Sarubbi è attore, regista e docente di regia cinematografica, già interprete di Barabba nel film di Mel Gibson “The Passion”: un film che gli ha cambiato la vita. Durante le riprese infatti, attraverso il volto dell’interprete Jim Caviezel, lo sguardo di “Gesù” lo ha segnato profondamente, mettendo a nudo un’inquietudine e una ricerca di senso che portava da sempre nel cuore. Abbiamo raggiunto l’attore per raccogliere la sua testimonianza di vita e illustrarci il suo spettacolo.

Una prima occhiata alla sua biografia rivela un percorso davvero ricco e vario, ma anche segnato da una certa inquietudine. Qual è il filo rosso che lega tante esperienze diverse?

Certamente l’inquietudine è il filo rosso che ha tenuto insieme tante vicende. Un filo rosso legato ad un disagio, a una insoddisfazione, a un’inquietudine di cui non saprei indicare l’origine. Non ho un vero motivo che potrei individuare per dare nome a questa realtà, è una specie di malessere del cuore che ti porti dentro. Non ho mai capito. Forse, se penso a quando ero piccolo, posso ricollegarmi al fatto che i miei genitori erano emigrati del sud; io sono nato a Milano, ma avevo addosso qualcosa di diverso; non so cosa possa essere stato il motivo di questo disagio: forse il mio sentirmi diverso, un po’ più grande di statura dei miei compagni di classe …sta di fatto che l’inquietudine è andata aumentando con la vita e questo ha fatto sì che desiderando sfuggire a questa morsa, sfuggissi a me stesso e trovassi anche un modo di allontanarmi dalla realtà. Ho cioè fatto l’attore, fuggendo in qualche modo anche a delle responsabilità oggettive, quasi  per nascondermi. Fare l’attore, infatti, mi permetteva di stare dentro un’inquietudine continua, sempre sul filo del rasoio, in una condizione propria di questo mestiere. Noi attori ogni volta che abbiamo un provino siamo sotto giudizio e in ogni spettacolo c’è un pubblico che “per soli 10 franchi” come diceva Diderot giudica la tua vita. Ma il giudizio alla fine puoi sempre allontanarlo da te per farlo ricadere sul personaggio che interpreti, sulla maschera del momento. Insomma, una sfida continua, con una sorta di malessere che mi ha accompagnato per tanti anni. Fino al film con Mel Gibson. Lì è accaduto un incontro con Dio che mi ha cambiato la vita, ma ci è voluto un anno intero per comprendere fino in fondo cosa stava succedendo. Ci è voluta una compagnia perché non ero attrezzato, non avevo riferimenti. È impossibile essere cristiani da soli: c’è bisogno di una compagnia che ti richiama alla realtà, alla concretezza, sollevando sempre il dubbio, le attese, il non sentirsi male.

La sua conversione ha inevitabilmente toccato anche la sua vita familiare. Cosa è cambiato?

All’inizio in famiglia c’è stato un po’ di stupore, un po’ di stranezza, mi vedevano tutti molto cambiato. Ma non è stato difficile e poi i bambini sono attratti dalla bellezza, da nuovi sorrisi (Pietro Sarubbi ha cinque figli, ndr), e in una nuova compagnia non hanno fatto fatica a fidarsi. Loro si sono fidati subito, io invece, a volte ero sospettoso, ho vissuto più resistenze, più fatica. Certamente non è che la conversione ti metta al sicuro da fatiche o dolori. Non è che il mondo sia diviso in credenti felici e atei tristi: non c’è nessun dubbio che qualcuno possa lamentare questa stranezza. Ma se Dio è arrivato a sacrificare suo Figlio – il Figlio amato – senza scontare niente a Lui, come pretendere che sconti a noi? Il cristiano è fatto per un cammino faticoso, per un cammino continuo, ma lo attende il paradiso. Quanto viviamo di bello, di significativo è un anticipo di questa realtà, ma se ci fosse tutto ora, se fossimo già ora perfettamente felici …che paradiso sarebbe? Anche avere la possibilità di vedere e leggere le storie dei santi è già un anticipo di Paradiso.

Parlando di santi viene subito da domandarle com’è nato in lei il desiderio di mettere in scena questo monologo su san Pietro…

Pietro ho imparato a conoscerlo nel mio tanto studiare, nel mio voler capire. All’inizio non sapevo nulla, e mi sentivo come un vaso vuoto. Così ho avvertito l’esigenza di approfondire e conoscere. Prima di arrivare allo spettacolo però, c’è stato un altro passaggio. Tutti mi chiedevano testimonianze e io la mettevo anche in maniera piacevole, ma mi accorgevo che molti venivano più per ridere che per capire. Così alla fine un amico mi ha invitato a pensare uno spettacolo teatrale. Dopo alcune esitazioni mi sono deciso di prendere sul serio l’idea. Pensavamo di mettere in scena la figura di Barabba, ma poi ho avuto tanti stimoli e segnali del tutto inaspettati che mi indicavano di continuo la figura di Pietro. Così ho scelto Pietro e alla fine mi sono accorto che questo san Pietro è molto simile a me. Il mio spettacolo racconta, infatti, il cammino di un poveraccio pieno di limiti, di peccati, di fatiche che alla fine riesce ad incontrare il Signore. Ci cammina tre anni insieme con la certezza di essere amato, fino al famoso “sì” di Pietro dove si arriva al culmine di questo cammino di santità (Gv 21,15-19). Sono ormai sette anni che porto in giro questo spettacolo e mi sono reso conto che piace molto: alla fine posso dire che è stata una buona intuizione. D’altra parte lo spettacolo è “solo Vangelo”, di lì prende spunto e riesce a dirne tutta la potenza. Io mi limito a dare fisicità, più forza alla parola evangelica.

Spesso è in giro per l’Italia per offrire testimonianze in parrocchie e oratori. Come accolgono i giovani la sua storia? Cosa le hanno trasmesso?

Quando incontro i giovani dico sempre questa cosa: c’è sempre qualcuno che vi può far credere che essere cristiani non sia da fighi, ma guardate che in realtà è da sfigati non credere a Gesù Cristo! Ecco, mi piace sfidarli. I ragazzi vogliono le cose sfidanti, ma certe. Faccio pellegrinaggi con ragazzi di venti anni che pregano e stanno in silenzio meglio di me. Vedo come ci stanno e resto stupito. Io – mi dico – pensavo di essere loro testimone e invece sono loro testimoni per me. Come adulti a volte riusciamo a dare ai ragazzi soltanto il peggio. Oggi vedo certi catechisti, certi animatori di grest e mi domando: quale ragazzino potrebbe essere attratto da certe proposte? A volte avremmo bisogno di staccarci dalle regole della pigrizia.

Cosa manca allora alla chiesa di oggi?

Direi che a volte manca l‘impegno, il cuore acceso, manca il sacro fuoco, il mettersi in gioco, la voglia di perdonarsi sul serio e volersi bene.

Daniela Raspollini

 

Pietro Sarubbi

Pietro nasce a Milano nel 1961. Inizia il suo percorso artistico lavorando nel circo, poi in televisione dal 1979 nella trasmissione Portobello. Debutta nel cabaret allo Zelig nel 1995. Dal 1985 partecipa a film-tv, fiction e sit-com di successo come “Casa Vianello”, “il maresciallo Rocca” e “Nebbie e delitti”. Recita in teatro e nel cinema con tanti registi italiani, ma sono i registi stranieri a sceglierlo per i ruoli più importanti: Daniele Finzi Pasca lo scrittura per anni nella compagnia internazionale del Teatro Sunil, John Madden per “Il mandolino del capitan Corelli” e Mel Gibson per il ruolo di Barabba in “The Passion of the Christ”. Autore SIAE rappresentato dal 1993, iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 2000, regista per il teatro, conduttore televisivo, scrittore, si occupa anche di formazione aziendale. È docente del corso di Regia presso Milano Cinema e Televisione, dipartimento di Fondazione Milano.