I Cavalieri del Tau si presentano alla Montagna Pistoiese

Venerdì 31 agosto un convegno a San Marcello Pistoiese con la partecipazione del vescovo Tardelli.

Il 31 agosto, presso la Chiesa parrocchiale di San Marcello Pistoiese, la Storica Compagnia degli insigniti cavalieri del Tau e la Magione di Cutigliano hanno organizzato un convegno per presentare e promuovere la propria missione sulla montagna pistoiese.

Il convegno, infatti, avrà lo scopo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza delle vie di comunicazione della montagna con una particolare attenzione alla riscoperta degli antichi tracciati della Via Francigena e Romea.

Il convegno si aprirà alle 16.30 con i saluti dei sindaci di San Marcello-Piteglio e Cutigliano-Abetone. Seguiranno gli interventi del gran Cancelliere della Compagnia Alessandro Valiani, del custode della Magione di Cutigliano Carlucci Ceccarelli e del vescovo di Pistoia  Mons. Fausto Tardelli.  Tra i relatori anche il prof. Sandro Danesi, Economista della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che affronterà il seguente tema: “Passato e presente della Via Romea. Quali opportunità per il futuro?”. È previsto un momento di dibattito al termine. La serata si concluderà con un’apericena offerta ai partecipanti nella piazzetta antistante la Chiesa.

Il convegno evidenzierà l’importanza della Magione aperta da qualche anno a Cutigliano. La Magione di Cutigliano ha sede nei locali della Chiesa di Pian degli Ontani ed è composta da 11 persone di cui due donne a cui si aggiungono due sacerdoti: Don Cipriano Farcas, vicario della Montagna e il parroco locale Don Sergio Agostini.

Il vescovo Fausto Tardelli, protettore della Magione, in occasione della sua inaugurazione ebbe modo di sottolineare come la Magione sia «collocata in un luogo privilegiato per il transito dei pellegrini» e svolga «nel contesto territoriale un opera di valorizzazione delle reti storiche di comunicazione».

I cavalieri del Tau sono una confraternita riconosciuta dalle diocesi di San Miniato e di Pistoia che oltre alla valorizzazione delle vie sacre e delle antiche tradizioni, vive l’antico ruolo di accoglienza e assistenza a pellegrini e viandanti.

Daniela Raspollini

 




Tardelli: Fedeltà al Signore e discernimento per sognare in grande con i piedi per terra

Riprendiamo dal Corriere Fiorentino di venerdì 24 agosto il testo integrale dell’intervista di Paolo Ceccarelli al vescovo di Pistoia Fausto Tardelli «L’accoglienza non sia ideologia, ma chi chiude non è un cristiano». 

Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. 

Da Camaldoli il Movimento ecclesiale di impegno culturale lancia l’allarme sullo svuotamento della democrazia. Un tema su cui, ha scritto Riccardo Saccenti, riflette “una minoranza di cattolici italiani” mentre la maggioranza riscopre “una fede identitaria e esclusiva”. Monsignor Tardelli, respira anche lei questa divaricazione tra popolo ed élite cattolici?

Si la respiro, perché è così. Una divaricazione che deve far riflettere e che non va bene. Invece di stare a lamentarsi, sarebbe meglio domandarsi il perché e come sia successo. Non però partendo dalla presunzione che le élite abbiano per forza ragione su tutto e che il popolo della strada o che riempie le chiese sia fatto di gente che non capisce. Ci vuole ascolto sincero e capacità di mettersi in discussione. Occorre sforzarsi di capire i motivi. Forse ci sono domande e attese legittime che non hanno trovato risposta. Forse cose buone sono state comunicate male.

Certo che sono preoccupato per lo svuotamento della democrazia e per la barbarie che avanza. Sono molto preoccupato. Ci sono segnali inquietanti e foschi che non ci fanno stare per niente tranquilli, anche perché vanno oltre l’Italia e attraversano i continenti. Ma non serve fare proclami e gridare “al lupo, al lupo”. Certo occorre anche svegliare le coscienze e vigilare. Anche dire con chiarezza come gli apostoli quando è necessario: “Non possumus”. Soprattutto però bisogna costruire dal basso una nuova società e con molta umiltà e fatica compiere una vasta e capillare opera di educazione anche ecclesiale, soprattutto nei confronti dei e coi giovani, verso i quali abbiamo completamente fallito. Perché a preoccupare e tanto, non sono solo le uscite di questo o di quello, bensì il consenso che vi si coagula attorno.

Ma secondo lei quali devono essere le risposte della Chiesa alla rivolta politica e sociale anti establishment in moto in quasi tutto l’Occidente?

La chiesa deve convertirsi al suo Signore. Lo ha richiamato anche Papa Francesco nella sua recente lettera al popolo di Dio per le nefandezze della pedofilia: preghiera e digiuno. La Chiesa deve concentrarsi su Gesù Cristo che è il suo sposo e il suo Signore, accettando l’umiliazione di riconoscersi peccatrice in tante sue membra ma anche annunciandolo senza vergogna come la Via, la Verità e la Vita. Solo così sarà luce e sale.

Il problema principale della chiesa è la fedeltà al suo Signore, alla Verità fatta amore e all’amore reso autentico dalla Verità, non altro. Anche se ritengo che la Chiesa di oggi sia migliore di quello che sembra o di come la si dipinge, c’è bisogno di una profonda conversione e di una solida formazione cristiana, a partire da noi vescovi e preti, perché c’è sporcizia nella chiesa, c’è lassismo, mondanità, travisamento della fede trasmessa dagli apostoli, superficialità, indisciplina e, cosa più grave di tutte, mancanza di amore.

In questa profonda conversione, la chiesa deve anche imparare a leggere i “segni dei tempi”; non quelli che si pensa già di conoscere: quelli piuttosto che vengono fuori dal tempo che stiamo vivendo. Non può quindi per es. non osservare con attenzione questa rivolta che viene dalle persone e dai popoli contro una globalizzazione che cancella le identità, che ci vuole tutti intercambiabili e asettici, tutti uguali solo perché appunto senza identità, sottoposti a una burocrazia che ci amministra e alla finanza mondiale che oltre a non dare lavoro, ci vuole senza ideali, senza onore e dignità, senza patria, senza Dio, liberi solo di appagare i nostri istinti.

Uno dei cavalli di battaglia dei sovranisti è ovunque nel mondo quella contro i migranti. Papa Francesco ha perduto in popolarità anche tra i cattolici per le sue parole a favore dell’accoglienza, secondo un sondaggio realizzato da Demos per Repubblica. La Chiesa rischia di perdere contatto con il suo popolo proprio sul messaggio evangelico dell’accoglienza?

Il cristiano non si può dimenticare delle parole di Cristo: ero forestiero e mi avete accolto. La chiesa è un popolo formato da genti e culture diverse, dove l’accoglienza reciproca è legge. Al fondo, questo è chiaro. Molte delle nostre parrocchie sono guidate da africani o comunque da preti provenienti da altri continenti, immigrati pure loro. Se un cristiano è contro l’accoglienza di chi è in difficoltà o nel bisogno, semplicemente non è cristiano e farebbe bene a farsi un bell’esame di coscienza. Resta il fatto che occorre impegnarsi per fargli cambiare mentalità e non semplicemente condannarlo. Comunque, se non condivide, è libero di andarsene. Anche se ci dispiace, non ci fa paura rimanere in pochi.

La chiusura dunque non è accettabile. Bisogna però riconoscere che qualcuno ha fatto dell’immigrazione una questione ideologica, non umanitaria. Inoltre non si è voluto capire che la cosa andava organizzata in un modo diverso e non puramente emergenziale, perchè l’obiettivo è l’integrazione. Si è dato a intendere che tutto fosse chiaro nei flussi migratori, in particolare quelli che ci interessano da vicino, quelli cioè di giovani provenienti dall’Africa, anzi, da una certa parte dell’Africa; non si è spinto a sufficienza per una soluzione internazionale ed europea del problema e, a volte, anche le parole del Papa, sempre molto chiare, sono invece state strumentalizzate, finendo in modo manipolato nei vari organi di comunicazione.

Quanto al sondaggio di Repubblica, ci andrei molto piano a dire che il papa paga per la sua posizione sui migranti…. Si tratta di una opinabilissima interpretazione dei dati. Pressappochismo, lo definirei…. Quando Papa Benedetto perdeva consensi, per cosa pagava, allora?

A Pistoia e anche fuori hanno fatto discutere alcune uscite pubbliche di don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofaro divenuto famoso per la foto in piscina con alcuni profughi. Da vescovo come ha vissuto le polemiche che ne sono seguite?

Le ho vissute con grande dolore. Primo perché contro un sacerdote che pur con i limiti che tutti abbiamo cerca di aiutare il prossimo in difficoltà, ho visto scatenarsi una montagna incredibile di insulti e di odio, persino con vere e proprie minacce e l’assurda pretesa di controllo da parte di forze politiche di estrema destra – cose tutte assolutamente inaccettabili e che mi hanno rattristato non poco; secondo, anche perché ritengo che l’uso abituale della provocazione non serva assolutamente a niente, non costruisca ponti e non faccia cambiare idea ad alcuno. Inoltre, l’esposizione mediatica è l’ultima cosa che aiuta l’integrazione dei giovani immigrati, i quali hanno bisogno piuttosto di tranquillità e serenità per trovare la propria strada in pace.

Non c’è il rischio che alcune provocazioni fatte in nome dell’accoglienza danneggino anche la causa dei migranti?

Si, dal mio punto di vista, si. Bisogna cercare di risolverli, i problemi delle persone, non acuirli. Se l’obiettivo è, come io ritengo, l’integrazione, ci si deve domandare che cosa la favorisca e cosa invece la ostacoli, operando con pazienza per superare gli ostacoli e per renderla possibile.

Lei ha più volte richiamato i cattolici all’impegno in politica. Ma concretamente questo impegno come deve realizzarsi? Pensare a una nuova Dc nel 2018 sembra una forma di antiquariato…

Come ho avuto modo di scrivere recentemente, le difficoltà sono grandi e non ci sono strade già segnate o scorciatoie. Si tratta di costruire un tessuto, una trama sociale. Prioritario ritengo che i cattolici – riscoprendo la propria identità – si parlino, si confrontino, senza anatemi reciproci, nel rispetto, nel dialogo, alla ricerca di ciò che è giusto e possibile oggi per il bene comune.

Bisogna anche imparare a leggere la realtà mutevole dei nostri giorni; misurandosi con essa così com’è e sforzandosi di trovare prospettive di pensiero e di azione, facendo tesoro delle numerose e belle esperienze di prossimità già presenti silenziosamente ma efficacemente nel territorio nazionale. Coltivando cioè un sogno, un progetto; un progetto però che sia anche un metodo applicabile, un modo, uno stile basato sul discernimento, fatto di idee grandi e tradotto in cose concrete e possibili già oggi, fecondato dalla dottrina sociale della chiesa, aperto a tutti anche ai non cattolici, soprattutto sognato e costruito ogni giorno insieme alle nuove generazioni, capace quindi di scaldare il cuore dei giovani. Infine, cosa non meno importante, attorno al quale saper costruire con tenacia e determinazione un consenso capillare e convinto.




«Preti di montagna»: quando la cultura arrivava dal Pievano

Sabato 25 agosto a Cutigliano la presentazione del nuovo libro di Maria Valbonesi “Preti di montagna”. L’Appuntamento in piazzetta Ferrucci alle ore 17.30; interverrà il vescovo di Pistoia Mons. Tardelli.

Dopo Rusticane di montagna (2014), Maria Valbonesi dedica alla montagna pistoiese una nuova fatica, – “Preti di montagna” – frutto della ricerca sui preti, anzi, sui rettori delle pievi, che per molti secoli hanno costituito il fondamentale riferimento religioso, sociale e culturale per la gente che viveva nei borghi, tra i boschi e i pascoli dell’Appennino.

Cosa è possibile rintracciare negli archivi? Cosa ha scoperto sulla storia dei pievani della montagna?

Per quanto riguarda la loro specifica funzione di ecclesiastici, negli archivi è molto più facile trovare attestazioni sulle carenze, infrazioni e trasgressioni dei pievani piuttosto che i loro normali svolgimenti, generalmente sottintesi proprio per la loro ripetitiva normalità. Risulta invece sufficientemente documentata l’attività culturale con cui, al di là delle tradizioni e improvvisazioni popolari, i pievani – e praticamente soltanto loro – hanno aperto alla gente della montagna gli orizzonti della bellezza, della conoscenza e della memoria storica.

È questo che li distingue dai loro colleghi della pianura e delle città?

Almeno fino alla metà del XVIII secolo direi proprio di sì. Ed è soprattutto sotto questo aspetto che li ho presi in considerazione. Ovviamente non tutti, ma solo alcuni che meglio si prestano a rappresentare comportamenti più o meno comuni: provvedere al decoro della propria chiesa e delle celebrazioni religiose, insegnare a leggere e scrivere ai ragazzi del paese, ricordarne gli eventi nei registri parrocchiali e in eventuali relazioni, lettere, cronache e diari. Perché questa è, appunto, la conclusione emersa dai dati documentari: che, almeno sulla montagna pistoiese e fino alla metà del XVIII secolo, depositari della cultura sono stati soltanto, o quasi, i pievani.

Ma non c’erano in montagna uomini di cultura, oltre ai pievani?

Certo che c’erano, sia ecclesiastici che laici, ma, per bravi e capaci che fossero, alla montagna non ne veniva niente perché andavano a fare carriera altrove: a Firenze, a Roma e anche più lontano; e se tornavano, era soltanto per qualche breve visita o, ormai vecchi, per morire. Mentre invece i pievani restavano.

E chi sono quelli dei quali più specificamente si parla in “Preti di montagna”?

Sono tre: Girolamo Magni di Popiglio, che nel ‘500 per quarant’anni lavorò al restauro, riordinamento e abbellimento della sua pieve, facendone un sensibile esempio di ordine e di armonia che, attraverso i sensi, avviasse la sua gente alla religiosa dimensione spirituale di questi valori.
Andrea Busoni di Cutigliano, che nella prima metà del ‘600 si dedicò ad un insegnamento di alto livello letterario, scientifico e teologico, aperto anche alle donne.
Jacopo Lori di San Marcello, che verso le metà del ‘700 ha “salvato” gli usi e costumi e il linguaggio popolare in un gran numero di composizioni poetiche riunite sotto il titolo di “Tangheri della Montagna”.

Il volume è disponibile presso la libreria S. Jacopo di Pistoia.

Daniela Raspollini




In ricordo di Suor Giovanna Teresa del monastero della Visitazione

Venerdì 17 agosto scorso, si è spenta suor Giovanna Teresa Bevilacqua. Il generoso cuore dell’anziana superiora del Monastero della Visitazione di Pistoia, si è arreso nella Casa di Cura Barbantini di Lucca dove era ricoverata da tempo.

Era nata a San Pietro a Vico di Lucca. Nella sua terra natale ebbe modo di forgiare e consolidare la sua indiscutibile vocazione allo stato religioso. Sin da ragazzina, infatti, appariva ben chiara ed evidente la sua inclinazione a seguire Gesù nella Chiesa.
Dopo aver maturato una esperienza comunitaria religiosa, nel 1959, fece il suo ingresso nel secolare Monastero della Visitazione di Pistoia, dove le venne affidata l’infermeria per curare e sollevare le sofferenze fisiche delle monache inferme, pur sempre consapevole della importante missione alla quale era stata scelta e chiamata.
Era la metà degli anni ‘70 del secolo scorso, quando venne eletta superiora per la prima volta. E in questo ruolo, mai ambito e nè ricercato, è stata riconfermata fino ai nostri giorni con i dovuti intervalli previsti dalle costituzioni dell’Ordine visitandino. Durante i suoi superiorati, mantenne inalterato pure il servizio all’infermeria monastica e per un po’ di tempo si occupò anche della formazione delle novizie.

È nella veste di madre, dolce, mite e premurosa, che si riflette, soprattutto, la sua personalità poliedrica. Si prodigava con particolare sensibilità e impegno autentico alle esigenze dell’intero cenobio claustrale e anche a chi aveva modo di incontrarla, al di là della grata, mostrava sempre ascolto, comprensione e un cuore aperto e disponibile.
La sua missione si è sempre concentrata nella preghiera e nell’amore al prossimo. Non potremo mai dimenticare la sua intelligenza vivace, il suo amore alla Chiesa, e, in particolar modo, al glorioso Ordine della Visitazione di Santa Maria, del quale conosceva quasi a memoria tutta la storia. La madre Giovanna Teresa era ben voluta da tutti. Tutti ne parlavamo con accenti di profonda stima e di affetto sincero. A Gesù aveva donato tutta se stessa, e mai nella sua fede granitica notammo un cenno di perplessità o di oscillazione.

I funerali si sono svolti lunedì pomeriggio, 20 agosto scorso, alle ore 16.00, nella chiesetta del Monastero della Visitazione di Pistoia quasi incapace di accogliere i numerosi presenti.
Ha presieduto l’Eucaristia il cappellano del monastero stesso, don Roberto Breschi, cancelliere vescovile, che ha sostituito il vescovo impossibilitato a parteciparvi. Con don Breschi ha concelebrato don Pier Luigi Biagioni della Fraternità Apostolica di Gerusalemme.
Nell’omelia il celebrante, prendendo spunto dal brano del Vangelo di Matteo, ha richiamato l’attenzione dei fedeli sulla parabola delle dieci vergini paragonandole alla nostra cara madre Giovanna Teresa che sempre ha mantenuto accesa la sua lampada in attesa dell’arrivo dello sposo.
Il servizio liturgico è stato curato dagli accoliti Graziano Borelli e Roberto Natali, mentre Alessio Tagliafierro ha coordinato i canti liturgici accompagnati dal suono dell’organo.
Era presente la madre federale con le rispettive superiori dei Monasteri della Visitazione di Lucca e di san Pancrazio (Lucca).
Al termine, la salma è stata tumulata nel cimitero di Massa e Cozzile in diocesi di Pescia, luogo da cui, nel lontano 26 febbraio 1737, partirono le tre religiose visitandine alla volta di Pistoia dove fondarono il Monastero della Visitazione.

Carlo Pellegrini




San Bartolomeo: due giorni di festa per il santo dei bambini

Leggi l’omelia del vescovo Tardelli


Tra il 23 e il 24 agosto torna la tradizionale festa di San Bartolomeo Apostolo.

La festa è dedicata in particolare ai bambini e l’unzione di San Bartolomeo, tracciata con olio benedetto sulla fronte dei piccoli, ma anche dei fedeli che lo desiderano, vuole proteggerli per tutto l’anno dai più o meno gravi incidenti dell’infanzia.

L’insolita tradizione si affermò in città quando la comunità benedettina di S.Bartolomeo venne sostituita dai Canonici Regolari Lateranensi che diffusero una tradizione di origine umbra subito accolta con grande fervore dal popolo pistoiese.

La ricorrenza di San Bartolomeo per Pistoia rappresenta una festa grande ed attesa. Per la festa i bambini (e non solo), insieme all’unzione ricevono la Corona di San Bartolomeo: una “corona” del Rosario decisamente gustosa e colorata, fatta di pastafrolla e decorata con zucchero colorato.

Ecco il programma della festa:

Giovedì 23, alle 17.30 saranno celebrati i Vespri solenni di San Bartolomeo cui seguirà, alle ore 18.00, la Santa Messa con la benedizione dell’olio per le unzioni. Le unzioni avvieranno subito dopo la messa e proseguiranno fino a mezzanotte.

Venerdì 24, alle ore 8.00 saranno celebrate le lodi mattutine seguite dalla Santa Messa; poi, dalle 9.00 alle 10.00 proseguiranno le unzioni.

La Santa Messa delle ore 10 sarà presieduta dal vescovo di Pistoia S.E. Mons. Fausto Tardelli. Una terza messa sarà celebrata nel pomeriggio alle ore 18.00.

Le unzioni saranno effettuate nei seguenti orari: dalle 11.00 alle 13.00, dalle 14.30 alle 18.00 e dalle 19.00 alle 24.00.

All’interno dei locali parrocchiali sarà visitabile la mostra sui Miracoli Eucaristici nel mondo ideata e realizzata dal venerabile Carlo Acutis, giovane morto a 15 anni di una leucemia fulminante e il cui processo di canonizzazione è in corso. Per l’occasione sarà allestita una cappella dove sarà esposto il Santissimo sacramento la sera del 23 agosto dalle 19.00 alle 24.00 e il 24 agosto, dalle 8.00 alle 24.00 (L’adorazione sarà sospesa soltanto durante la messa delle 10.00), con la presenza continua degli adoratori della Adorazione Eucaristica Perpetua di San Paolo Apostolo.

Accanto al programma religioso anche quest’anno la festa prevede numerosi momenti ricreativi dedicati ai bambini: giovedì 23 e venerdì 24 agosto nel parcheggio dietro la chiesa, dalle 10 alle 24, giochi gonfiabili per i più piccoli.

Dalle 18 di giovedì e venerdì prossimi e per tutta la serata, giochi di strada dei nostri nonni e genitori (trampoli, giochi di carta, campana, origami…) con gli Arceri del Micco e i pony di Mmhorses, ma anche l’angolo delle “Nove novelle di Picio Pacio”.

Giovedì 23 dalle 14.00 alle 17.30 l’oratorio San Domenico Savio ha organizzato un torneo di calcio nello spazio restrostante la chiesa di San Bartolomeo. Il torneo proseguirà la mattina di venerdì 24 dalle ore 11.00 alle ore 13.00. La finale è prevista per venerdì pomeriggio dalle ore 16.00 alle 17.00.

Venerdì 24 la Croce Rossa Italiana si è resa disponibile per l’assistenza medica, ma anche per l’animazione di altri eventi per i più piccoli: dalle 10.00 alle 18.00 nella piazza di San Bartolomeo: Truccabimbi e altri giochi con i volontari della Croce Rossa. Alle ore 17.00 è previsto il concerto della Banda Borgognoni di Pistoia.

La conclusione della giornata è affidata, a partire dalle ore 21.00, allo spettacolo con giochi di prestigio “C’era una volta …San Bartolomeo”.

Anche per quest’anno, infine, è stata organizzata una lotteria il cui ricavato sarà devoluto al sostentamento della Parrocchia di San Bartolomeo e per l’assistenza ai più bisognosi. L’estrazione dei numeri vincenti avverrà venerdì 24 agosto dalle 23.30 alle 24 nel parcheggio retrostante la chiesa.

 




Giovani toscani verso Roma: i giorni dell’accoglienza

Venerdì 9 e sabato 10 agosto si è svolta a Pistoia l’accoglienza dei giovani toscani verso l’appuntamento dei giovani italiani con Papa Francesco. «Pistoia infatti – ricorda Mons. Tardelli – è una città che accoglieva e accoglie i pellegrini perché custodisce una reliquia importante dell’apostolo San Giacomo. Con questo appuntamento – prosegue il vescovo – si rinnova l’antica tradizione del pellegrinaggio. Oggi è bello vedere questi giovani in cammino. Il loro è un cammino faticoso, che impegna, ma da anche senso alla vita. Sono giovani in cammino verso Roma, ma soprattutto verso la pienezza della vita».

Suor Daniela, della fraternità apostolica di Gerusalemme, fa parte dell’equipe di pastorale giovanile diocesana che ha organizzato l’accoglienza dei pellegrini toscani a Pistoia. «Giovedì 9 agosto, – racconta suor Daniela – abbiamo accolto un gruppo di Vicenza che ha percorso il tracciato della Romea Strata, dall’appennino Modenese fino alla Croce Arcana e di lì, per varie tappe fino a Pistoia. Il loro gruppo, formato da 40 ragazzi, ha celebrato la messa in cattedrale, quindi i giovani pellegrini sono stati accolti a San Paolo mentre le ragazze, con alcune Suore che le accompagnavano, sono state alloggiate a casa nostra alla Basilica della Madonna dell’Umiltà. L’indomani mattina ho accompagnato tutto il gruppo alla scoperta del centro storico e delle sue meravigliose chiese».
Venerdì si sono aggiunti ai giovani di Vicenza anche gli altri 320 ragazzi provenienti da diverse diocesi toscane. «Con loro – prosegue suor Daniela – ci siamo ritrovati alla messa a San Francesco alle 11.30 presieduta dal vescovo di Pistoia (leggi qui l’omelia del vescovo Tardelli) e concelebrata dal vescovo di Montepulciano Chiusi Pienza Stefano Manetti e da vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca.

Il pomeriggio di venerdì 10 è stato dedicato alla scoperta della città di Pistoia e a un momento di preghiera davanti alla reliquia di San Giacomo apostolo in Cattedrale. «Un vero e proprio ‘tour jacopeo’ che a partire dalla Cattedrale si è sviluppato in altre sette tappe: il Battistero, San Giovanni Fuorcivitas, San Paolo, la Basilica della Madonna dell’Umiltà, Sant’Andrea, l’ospedale del Ceppo e San Bartolomeo. In ogni luogo un giovane volontario ha atteso i pellegrini suddivisi in cinque gruppi, in una sorta di “caccia al Tesoro” che li ha aiutati a riconoscersi pellegrini sui passi di Cristo».

La conclusione della serata è stata affidata al concerto del gruppo di rock cristiano i Reale in piazza San Francesco. Al termine del concerto c’è stato anche un inedito momento di preghiera di adorazione eucaristica: «un momento forte e bellissimo con tutti i giovani in silenzio adoranti davanti a Gesù! Indimenticabile e toccante!».

La mattina di sabato 11, dopo un momento di preghiera guidato dal vescovo Manetti, tutti i pellegrini sono ripartiti alla volta di Roma per la veglia al Circo Massimo con Papa Francesco e la Messa in Piazza San Pietro.

Nella nostra Diocesi anche la parrocchia di Valenzatico è stata impegnata nell’accoglienza di tanti giovani in cammino verso Roma. «È stato un momento forte di condivisione e di gioia – racconta Don Roberto Razzoli-; hanno bussato alla nostra porta giovani pellegrini con i loro rispettivi parroci provenienti da San Giovanni Valdarno e Grosseto. Ci hanno chiesto ospitalità e noi li abbiamo accolti volentieri. Sono arrivati a Valenzatico 42 giovani pellegrini stremati. Appena arrivati li abbiamo ricevuti con un grande abbraccio di fraternità da parte della nostra comunità che ha fatto trovare loro subito una cena a base di Pizza. È stato un momento forte di condivisione. I parrocchiani si sono prodigati per fare accoglienza, nel preparare loro la cena e la colazione. Dopo cena abbiamo si è celebrata la messa, abbiamo quindi letto e condiviso il Vangelo vivendo un momento di riflessione nella piazzetta della parrocchia. Al mattino li abbiamo accompagnati a piedi da Valenzatico a Pistoia. È stata una bella esperienza – conclude don Roberto – un momento forte di condivisione e di gioia».

Tra i volontari che si sono attivati nell’accoglienza dei giovani pellegrini abbiamo raccolto una breve testimonianza di chi ha collaborato a distribuire la cena nel convento di San Francesco a Pistoia. «È stato un bel momento di chiesa. Nei giovani, nonostante la fatica ed i piedi piagati, si percepiva la gioia di essersi ritrovati tutti insieme con altri ragazzi di altre diocesi per essere Chiesa. Questo è il sentimento forte che scaturiva dalla loro gioia di condividere anche con fatica un cammino. È stata indubbiamente una bella esperienza di Chiesa».

«Mi sembra giusto esprimere un ringraziamento a tutti i componenti del servizio diocesano di Pastorale Giovanile guidati da don Fulvio e don Marius». Alessio Bartolini, seminarista della nostra diocesi che ha collaborato con l’equipe di pastorale giovanile per l’organizzazione dell’evento, intende ricordare quanti si sono impegnati per la riuscita dell’evento: «Un caloroso ringraziamento va alla curia diocesana per il prezioso supporto amministrativo e al Comune di Pistoia che ha fatto la sua parte supportando l’organizzazione dell’evento e concedendo spazi e attrezzature. Un grande grazie va infine a tutti i volontari giovani e meno giovani che ci hanno aiutato con il loro lavoro silenzioso e discreto e ci hanno fatto vivere la bellezza della fraternità. Un grazie particolare anche ai volontari del CISOM e della Polizia in congedo. Un doveroso ringraziamento va ad alcune imprese del territorio che ci hanno sostenuto con la loro generosità e con la donazione di acqua e generi alimentari: la CONAD di Pistoia e gli stabilimenti ACQUA SILVA».

Daniela Raspollini




Giovani in cammino verso Roma e verso Cristo. Le parole del vescovo Tardelli ai giovani toscani

«Siamo in cammino, carissimi giovani», verso Roma e «verso Cristo, per essere afferrati e conquistati da Lui». Giovani in cammino per «realizzare un mondo nuovo, migliore di quello che conosciamo», giovani in cammino per vincere la «globalizzazione dell’indifferenza» e imparare a a discernere la propria vocazione.

Così il vescovo Tardelli nell’omelia rivolta ai giovani toscani arrivati a Pistoia per una giornata di condivisione e preghiera. La tappa pistoiese, infatti, ha raccolto i pellegrini prima della partenza verso Roma per l’incontro dei giovani italiani con papa Francesco. Nella chiesa di San Francesco, venerdì 10 agosto Mons. Fausto Tardelli, insieme ad altri vescovi toscani, ha celebrato la santa Messa con oltre 300 giovani.

Un incontro, ha ricordato il vescovo nell’omelia, che si è svolto nel segno di san Jacopo, il santo patrono della città; il Santiago che ha trasformato Pistoia in un centro di pellegrinaggio e di accoglienza. «Una sosta importante; non a caso a Pistoia – ha affermato il vescovo – perché la cattedrale di questa città custodisce da tanti secoli, dal 1145 per la precisione, una reliquia dell’apostolo Giacomo, ricevuta direttamente da Santiago di Compostela, dove sono i resti mortali dell’apostolo Giacomo. Pistoia, chiamata la Santiago minor, custodisce la memoria preziosa di un grande apostolo, e per questo motivo è stata meta di pellegrinaggio, punto di partenza per il cammino; sosta di passaggio per raggiungere Roma, oppure la stessa Santiago».

Nell’omelia il  vescovo ha toccato il tema del discernimento vocazionale, in linea con il tema del prossimo sinodo dei Giovani: «Papa Francesco – ha ricordato – vi ha invitato a ripensare la vostra vita, a fare discernimento, cioè a comprendere la chiamata che Dio vi fa. Ognuno infatti ha una chiamata da Dio, non è venuto al mondo per caso. Ognuno di noi è chiamato in modi diversi e originali, alla santità che è la pienezza dell’amore».

Le parole di Mons. Tardelli, in tempi di emergenza educativa, scommettono sui giovani, e li invitano a prendere in mano la propria esistenza, senza sprecarla, ad impegnarsi per un mondo diverso, lasciando che la fede nel Signore la faccia fiorire.  «Camminare esprime il desiderio e la voglia di realizzare qualcosa che valga per davvero, di dare un senso pieno alla propria esistenza»,  e anche quando si sperimenta il fallimento e la caduta, la tentazione di fermarsi: «Voi, in questi giorni, con il vostro camminare pronunziate una parola di speranza: state dicendo che la vita va vissuta, che la vita è comunque bella; che non ci si può arrendere nel pianto, ma ci si deve rialzare e riprovare sempre. Perché non c’è sconfitta che ci possa abbattere definitivamente; non c’è contrarietà o difficoltà che ci possa o ci debba fermare» e «agli occhi di Dio non conta il successo delle nostre imprese».

Il vescovo, ricordando la figura di San Jacopo, ha anche ricordato come da secoli sia «legata al sorgere di luoghi di accoglienza, ospitalità, veri e propri ospedali. E allora carissimi amici, continuiamo a camminare dietro al Signore, sulle orme dei santi, imparando a servire e ad amare come Lui».  «Non ci è permesso voltarci dall’altra parte! Non ci è permesso farci prendere da quella che Papa Francesco ha più volte stigmatizzato, come la globalizzazione dell’indifferenza. Le persone che attendono, che hanno bisogno di una mano amica e fraterna, addirittura in certi casi solo per sopravvivere, sono molte. Qui da noi e nel mondo».

Infine l’invito a chiedere a San Jacopo, di cui i giovani pellegrini hanno venerato la reliquia in Cattedrale nel pomeriggio, la grazia di vivere «tre semplici ma grandi cose: una fede forte, coraggiosa e gioiosa, da veri innamorati di Cristo; un cuore aperto e generoso che vede, sente e opera per il bene degli altri; infine la saggezza del discernimento, per scoprire quale sia il vostro posto nel mondo secondo la vocazione che Dio vi ha dato».

Il vescovo, dopo il saluto ai pellegrini in partenza, sabato 11 agosto si dirigerà a Roma, dove parteciperà all’incontro dei giovani italiani con papa Francesco. Qui incontrerà i pellegrini pistoiesi che parteciperanno all’evento, tra cui il gruppo dell’associazione Maria Madre Nostra, che tra i suoi giovani comprende circa 30 ragazzi con disabilità.

Leggi l’intera omelia.

Stanchi ma felici: migliaia di giovani a Roma per incontrare il Papa

 




Il rock che accende la sete di Dio: i Reale in concerto a Pistoia

In piazza San Francesco a Pistoia un concerto rock dedicato ai giovani che parteciperanno al pellegrinaggio verso Roma

Il 10 agosto i Reale in concerto a Pistoia. Abbiamo incontrato Alessandro Gallo, il leader del gruppo, per conoscere la loro storia e il loro cammino musicale e di fede. I Reale, infatti, sono ad oggi una delle poche realtà musicali in Italia in grado di coniugare ottime produzione musicali travolgenti e fede.

Alessandro, chi sono i Reale?

I Reale sono una rock band di christian music italiana, un gruppo di amici che mette la sua professione al servizio di una missione: nel nostro piccolo, rendere il mondo un posto migliore, essendo felici e portando chi ascolta la nostra musica, nel luogo in cui si trova, un pò di felicità. Cerchiamo di farlo testimoniando che credere in Dio non distrugge i sogni, ma al contrario li amplifica e porta alla felicità vera.

Tu e tua moglie vi siete incontrati nella Comunità Cenacolo di Suor Elvira. È grazie a lei che aveva scelto questa strada di vita e testimonianza. Da allora ad oggi com’è cambiata la vostra vita?

Sicuramente l’esempio di Suor Elvira ci ha dato il coraggio di fare le scelte che abbiamo fatto e stiamo facendo oggi. Noi diciamo sempre che Elvira è stata una grazia, perché ci ha fornito le “armi”, formandoci come credenti, e ci ha insegnato a credere in Dio in un modo che salva la vita e la semplifica anche nella quotidianità, attraverso tante piccole scelte concrete. Abbiamo capito che sarebbe inutile pregare se questo non aiutasse a superare i momenti di difficoltà e le tantissime porte in faccia che abbiamo trovato in questi anni. La nostra vita è cambiata a partire dal momento in cui abbiamo incontrato Elvira e ci siamo fidati di come lei ci ha riportato a Dio. Poi, una volta incontrato Gesù, è Lui che si fa strada nella nostra vita sostenendoci e aiutandoci a cambiarla ogni giorno.

Il vostro è uno straordinario percorso musicale costellato da tanti successi. Quali sono i pezzi a cui siete più affezionati e perché?

“Straordinario percorso musicale costellato da tanti successi” è una frase molto ricca, anche se in verità per il momento ci sentiamo degli operai in una missione che usano la musica e le canzoni (ringraziando ogni giorno Dio che continua ad ispirarle). Nei pezzi a cui siamo più affezionati rientra sicuramente “Alla porta del cielo”, che è la canzone che ci ha fatti conoscere maggiormente; poi quando siamo sul palco e dobbiamo decidere la scaletta, ci accorgiamo subito che ci sono alcuni pezzi a cui siamo più legati, come “Da sopra i tetti”, “Ogni mia scelta”… canzoni che in modo particolare caratterizzano ciò che siamo. In realtà dipende molto dalla situazione in cui ci troviamo, perché ci siamo resi conto che queste canzoni parlano veramente alla nostra vita e agli stati d’animo che stiamo attraversando. Dio ha ispirato davvero una canzone per ogni momento: quando c’è da gioire, si gioisce bene; quando c’è da soffrire, si comincia a sperare, e così via.

 La particolarità del vostro concerto è che al centro della vostra proposta musicale c’è Gesù stesso. I giovani che vi seguono o ascoltano i vostri concerti come vivono questa vostra identità cristiana?

Il consiglio che ci permettiamo di dare è quello di chiedere proprio ai giovani, al termine del concerto, come hanno vissuto ciò che hanno appena visto ed ascoltato. Per quelle che sono le nostre esperienze, ciò che facciamo non è mai un problema per i giovani; direi che forse troviamo maggiori ostacoli nei cuori più adulti, talvolta proprio in chi ha la responsabilità dei giovani stessi. C’è spesso molta difficoltà, da parte di chi ci chiama per un concerto, a vivere magari un quarto d’ora di Adorazione, mentre nei giovani abbiamo trovato molto sostegno, rispetto ed accoglienza, anche se non sempre condividono o pensano a Dio nella stessa maniera. Abbiamo visto che quando i giovani incontrano coerenza e rispetto, rispondono con coerenza e rispetto, e si avvicinano. Quando trovano una felicità vera non si allontanano! Queste sono spesso le paure degli adulti, dei formatori, degli educatori, di chi ha la responsabilità dei giovani, che pensa che Gesù sia passato di moda, che non vada più bene, che li allontani. Per la paura di questo molte volte non si nomina più Gesù, non Lo si porta più, non si fa più Adorazione, ma noi vi diciamo: siamo pieni di messaggi e testimonianze di giovanissimi e giovani, soprattutto dai 16 ai 30 anni, che condividono e appoggiano quello che facciamo.

 Come avete accolto l’invito di venire a Pistoia per tenere un concerto rock nel cuore della città per comunicare a tanti giovani la bellezza di credere in Dio?

L’invito l’abbiamo accolto con grande gioia, nell’essere nel cuore di Pistoia in un evento così bello insieme a tanti ragazzi e ragazze della Toscana e non solo! Vi dico però, ciò che abbiamo nel cuore: che ci sia un pubblico numeroso o no, oppure che l’evento abbia portata nazionale o locale, per noi è sempre una grande opportunità in due direzioni: in primo luogo è un’opportunità per noi di superarci ancora una volta, salendo sul palco e dando il meglio delle nostre possibilità, per dimostrare che anche suonando canzoni che parlano di Dio si può testimoniare la gioia, la ribellione, la rivoluzione, la felicità della Fede, testimoniando che si può vivere da vivi. Inoltre è un’opportunità di ricevere la bellezza del condiviVere questa esperienza, nel vedere che anche nel cuore di una sola persona che vive il concerto insieme a noi sorga almeno il dubbio che Dio esista, o che magari qualcuno possa trovare le risposte che sta cercando in quel periodo della sua vita.

 Attualmente la band è al lavoro per la produzione del nuovo album ..quando uscirà?

Ormai siamo agli sgoccioli dell’attesa per il nuovo album, che uscirà il 15 agosto in digitale e anche in formato CD. Abbiamo fatto una scelta sicuramente anti-discografica e non commerciale, perché in quel giorno tutto è chiuso e moltissimi sono via per le vacanze. Ma ogni lavoro lo abbiamo sempre affidato a Maria e non potevamo certamente far uscire questo album per noi fondamentale se non nel giorno più importante per Lei. Inoltre non ci siamo affidati ad alcuna distribuzione se non la nostra: il nostro CD si potrà ordinare esclusivamente attraverso la piattaforma di e-commerce presente nel nostro sito: come qualsiasi altro store online, si potranno aggiungere al carrello i CD per vederli poi recapitati direttamente a casa propria. Anche questa è una scelta sicuramente non commerciale (…non ho capito se coraggiosa o incosciente…) che ci permette di rimanere coerenti e liberi da qualsiasi vincolo di distribuzione che possa far spostare l’asse dalla diffusione del messaggio a quanto stiamo guadagnando: non vogliamo che la paura dell’introito vada ad inquinare la diffusione del messaggio che stiamo portando. L’album si potrà comunque pre-ordinare già a partire dal 1 agosto su iTunes (in digitale) e sul nostro sito (formato CD).

 Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi si trova a lavorare con i giovani?

Capisco che non sia un compito facile, se penso che ogni suggerimento che io potrei dare ai giovani suonerebbe ipocrita…io alla loro età ho sbagliato tanto, cercando la felicità. Direi a chi lavora con i giovani di dir loro: cerchiamo la felicità. Se l’obiettivo non è svegliarsi al mattino felici della vita che si sta vivendo, la vita non ha più senso. E direi loro che la vita non ha senso di essere vissuta per se stessi. Purtroppo però, certe cose le capisci sbattendoci la testa. Direi ai giovani: alzatevi dal divano, spegnete il cellulare due ore al giorno e uscite, magari andando a dare da mangiare alla Caritas, o facendo viaggi, andando in missione, guardando con i vostri occhi cosa succede nel mondo là fuori. Però capisco che oggi la battaglia con internet, con il telefonino, è quasi “impari” oserei dire, però i giovani cercano la rivoluzione, la “lotta”…direi loro che se cercano la rivoluzione, non è dentro un telefonino o a dei commenti, bisogna alzarsi ed uscire di casa, cominciare ad aprire gli occhi su quello che sta succedendo e vedere cosa io posso fare per rendere il mondo un posto migliore. Facendo questa cosa io ho trovato la felicità, e la felicità è coincisa con l’incontro con Dio: nei posti in cui io stavo bene, c’era Gesù. Come ho detto prima, certamente mi sento di dire a chi vive ogni giorno con i giovani di parlare loro di Gesù, del suo coraggio, del suo amore, con passione e coerenza, senza paura di vederli andare via.

 Visto che incontrerete i giovani in cammino verso il sinodo che proseguiranno per Roma cosa vorreste che rimanesse nei loro cuori?

Vorrei che rimanessero la gioia e la rivoluzione della Fede. Però più di ogni altra cosa, vorrei che proprio i giovani sentissero per primi il bisogno che nel loro cuore rimanga qualcosa, di non andare a Roma cercando tre giorni di gita, vivendo passivamente quello che altri hanno pensato che loro debbano vivere, ma che vadano a Roma per alzare la mano e dire che hanno bisogno di non sentirsi da soli, che hanno bisogno di essere felici davvero, bisogno di cose nuove, bisogno di una vicinanza nuova e vera, bisogno di essere accolti, spronati ed illuminati, bisogno di una casa che diventi il loro futuro, come noi desideriamo che la Chiesa sia la casa del nostro futuro, per noi e per i nostri figli… vorrei che nel loro cuore nascesse questo desiderio di felicità vera, non il fatto che i Reale hanno suonato bene o no…che resti nei loro cuori la sete di Dio!

Daniela Raspollini

 




Il cammino dei giovani toscani a Pistoia …e oltre

Don Renato Barbieri, incaricato regionale per la Pastorale Giovanile, illustra il cammino dei giovani toscani fino a Pistoia e poi a Roma.

di Daniela Raspollini

Il 10 agosto si svolgerà a Pistoia l’incontro per i giovani toscani. Ne abbiamo parlato con don Renato Barbieri, sacerdote della diocesi di Firenze e incaricato regionale per il Servizio di Pastorale Giovanile.

Si tratterà di una bella giornata di festa in cui saranno coinvolti tanti giovani. Quanti sono i gruppi provenienti da tutta la Toscana?

Le diocesi impegnate nel cammino sono: la diocesi di Firenze, quella di Fiesole che cammina con i giovani di Grosseto, la diocesi di San Miniato che cammina insieme a quella di Livorno, Montepulciano-Chiusi-Pienza e la diocesi di Lucca. Queste le diocesi che convergeranno a Pistoia. Altre diocesi e altri giovani arriveranno a Pistoia senza aver partecipato al cammino, ma da lì raggiungeranno Roma insieme agli altri.

Qual è il significato di questo cammino?

Per capirlo si deve partire dall’invito che il Papa ha rivolto ai giovani italiani; un invito a incontrarli, ascoltarli e pregare per loro in vista del prossimo sinodo dei Giovani. Sinodo, inoltre, è una parola che significa fare strada insieme. Questo è proprio quello che abbiamo deciso di fare. Il senso del cammino è recuperare l’esperienza del pellegrinaggio per mostrarsi “Chiesa in cammino” per dire, non solo al papa, ma anche a chi incontreremo per la strada, che i giovani sono in cammino, hanno il desiderio – come suggeriva il papa alla GMG di Cracovia – di abbandonare il divano, di sporcarsi le scarpe e che hanno voglia di farlo a nome della Chiesa e per la Chiesa.

Principalmente quale età hanno i partecipanti a questo cammino?

L’età è quella di riferimento del sinodo dei giovani, cioè quella compresa tra i 16 e i 30 anni.

Molti di loro hanno desiderato di partecipare lasciando la comodità della vita quotidiana per incamminarsi a piedi verso Pistoia. Secondo lei è importante coinvolgerli più spesso in imprese così belle?

È importante e fa anche bene agli adulti. I giovani hanno bisogno di esperienze che li coinvolgano totalmente: spirito anima e corpo. È importante per loro sperimentare che anche le proposte “tradizionali” come quelle del pellegrinaggio sono antiche, ma non vecchie. Fa bene anche agli adulti, perché possono vedere che esistono giovani che quando sono ingaggiati si mettono in gioco. Farà bene anche a loro vedere che i giovani sono disposti a rinunciare alle vacanze per fare altro e mettersi in cammino. Forse non è quello che ci si aspetterebbe dai ragazzi nel mese di agosto.

Cosa ti aspetti dal prossimo sinodo dei Giovani?

Mi aspetto che i vescovi ascoltino quello che i giovani hanno avuto da dire e possano trovare nuove vie per la trasmissione della fede, l’accompagnamento e l’accompagnamento nel discernimento. Non credo che si tratterà di inventare cose nuove. Credo che sia l’occasione per dirsi che occorre “reinvestire” in energie nella pastorale giovanile, sia a livello diocesano che parrocchiale.

Si parla spesso di “discernimento”, ma per molti giovani arrivare a praticarlo è ancora complicato…

Sì, è sicuramente complicato, perché la nostra cultura è quella di lasciarsi aperte a tutte le strade. Pensare che ogni volta che prendo una decisione, mi sono schierato e ho perso delle possibilità non aiuta. Forse si tratta di far scoprire che il discernimento per una vocazione – ogni vocazione: professionale, affettiva… – è l’imboccare decisamente la via della felicità. Non si tratta di perdere, ma di guadagnare. Si tratta di capire qualcosa di bello… e non di un perdere altre possibilità.

A tuo avviso, qual è il primo punto che la Chiesa dovrebbe affrontare nei confronti della realtà giovanile?

Forse semplicemente il ripartire dall’atteggiamento umile del seminatore, che sa che la semente va gettata copiosamente, senza sapere se porterà tutta frutto, ma anche recuperare l’atteggiamento del pastore che accompagna e guida i giovani, ma soprattutto sta con loro e magari farà sperimentare a loro nostalgia di Dio.

Cosa vivrete a Roma con gli altri italiani?

Arriviamo a Roma come pellegrini, per essere confermati nella fede. Per pregare sulla tomba di Pietro e ascoltare il suo successore. Sarà anche un’esperienza di amicizia, in cui sarà bello trovarsi insieme…

Cosa intende proporre la Chiesa italiana ai suoi giovani con questo appuntamento?

La chiesa italiana ha inteso, prima ancora che convocarli, farli mettere in cammino. Non si tratta di convocare i giovani per un grande evento. La chiesa italiana ha scelto di farli mettere in cammino. Credo che sia importante non disgiungere la meta dal processo con cui si arriva, cioè quello del pellegrinaggio. C’è poi il desiderio, per chi camminerà sulle antiche vie di fede, di far recuperare un rapporto che hanno con il corpo, di camminare sui passi di coloro che li hanno preceduti, spesso i tanti santi locali..

Il prossimo anno la GMG sarà a Panama. Come Chiesa toscana come pensate di organizzarvi? La GMG cade in un momento dell’anno un po’ complicato…

In questo momento per tanti di noi le energie sono stati orientate su questa estate. Questa esperienza ha avuto bisogno di essere preparata bene perché dia i suoi frutti.

Per Panama dobbiamo fronteggiare alcune difficoltà logistiche. Non solo per il costo dei voli, ma anche per il numero dei voli. È difficile in questo momento, trovare un volo per arrivare in tempo utile per il gemellaggio con una delle Diocesi di Panama. Così come è difficile trovare un volo di ritorno.

Ad oggi la cosa più bella e interessante è che vivremo un’esperienza che ha il sapore della Gmg questa estate e che ne ripropone alcuni ingredienti come la veglia con il Papa, una notte bianca. Allo stesso tempo è anche una proposta diversa perché meno stanziale, ma allo stesso tempo più abbordabile economicamente.

Dai dati che abbiamo i giovani che dalla Toscana arriveranno a Roma sono più di 800. Più della metà sarà in cammino. Qualcuno come diocesi farà pochi giorni, altri un cammino più lungo, ma sarà comunque un’esperienza significativa perché capace di attivare dinamiche di ascolto e di accompagnamento.

A Roma si prevedono circa 80.000 mila giovani. Anche il numero di preti che accompagnano i giovani è piuttosto alto e testimonia il fatto che anche loro si sono messi in gioco. Dalla diocesi di Firenze, ad esempio, su 120 ragazzi ci saranno almeno 13 preti.




Il cammino dei giovani: a Pistoia due giorni di festa e preghiera

Pistoia, la Santiago minor, riscopre l’antica vocazione di città di pellegrinaggio e accoglienza con l’arrivo di oltre 400 giovani in cammino verso Roma

Si avvicina il mese di Agosto e con esso si avvicina un evento importante per la Chiesa in Italia: l’incontro dei giovani italiani con Papa Francesco a Roma, l’11 e 12 agosto; un appuntamento significativo nel cammino della Chiesa verso il prossimo Sinodo dei vescovi [Roma 2-3 ottobre 2018] che avrà come tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

I giovani di alcune diocesi toscane, su invito del servizio di pastorale giovanile regionale, faranno tappa a Pistoia nel loro cammino verso Roma in vista dell’incontro con Papa Francesco.

Pistoia, nella cui Cattedrale si custodisce una preziosa reliquia dell’apostolo Giacomo il Maggiore, lungo i secoli è stata meta tradizionale di pellegrinaggi, in collegamento con Roma e Santiago di Compostella. La nostra città è infatti la “Santiago minor”, cresciuta attorno al culto di san Jacopo Apostolo, inserita in una rete di antiche e importante strade sempre più riscoperte e valorizzate.
Il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, coordinato da don Fulvio Baldi, è impegnato nell’accoglienza di questi giovani pellegrini. Alessio Bartolini, seminarista e collaboratore del gruppo di lavoro che si occupa dell’organizzazione dell’accoglienza, ci descrive in dettaglio l’evento.

Quale sarà il programma dell’evento?

L’evento riguarderà principalmente il giorno 10 agosto. Abbiamo cercato di non moltiplicare le attività, ma di offrire ai pellegrini occasioni di riposo, perché molti arriveranno a Pistoia a piedi, ma anche momenti di preghiera, riflessione e svago. Abbiamo previsto anche un percorso in cui fede e cultura dialogano insieme per far scoprire ai giovani pellegrini i tesori di arte e fede che la nostra città custodisce.
Ovviamente una tappa fondamentale sarà la Santa Messa la mattina del 10 agosto alle 11.30 nella chiesa di San Francesco, presieduta dal Vescovo Fausto e concelebrata da alcuni vescovi che accompagnano i giovani delle proprie diocesi . Altro momento importante sarà la visita alla Cattedrale di san Zeno in cui è custodita la preziosa reliquia di San Giacomo.
La sera alle 21.00, infine, in piazza San Francesco ci sarà un concerto del Gruppo “I Reale”.

Come sarà impegnata la nostra diocesi nell’accoglienza dei pellegrini?

La nostra Diocesi, secondo quella che da secoli è sempre stata la vocazione all’accoglienza dei pellegrini, sarà impegnata nell’accogliere i pellegrini presso il Convento di San Francesco.
I pellegrini saranno poi alloggiati in strutture messe a disposizione dall’Amministrazione Comunale e da alcune Comunità Religiose e nell’animazione dei vari momenti che saranno proposti ai giovani ospiti.

Da quali diocesi provengono i giovani pellegrini?

Ospiteremo oltre 300 giovani provenienti dalle Diocesi di Firenze, San Miniato, Grosseto, Lucca, Fiesole, Livorno e Montepulciano. Avremo inoltre un centinaio di pellegrini provenienti dalla Diocesi di Vicenza.

Altro particolare appuntamento sarà il concerto del gruppo i Reale?

Si, sarà un momento forte di musica e preghiera in cui i membri del Gruppo proporranno brani di musica rock scaturiti dalla loro esperienza di vita e dal loro cammino di fede. Una nella occasione per riflettere sul nostro essere giovani cristiani ma anche per ascoltare un po’ di buona musica.

Daniela Raspollini