Sabato 4 giugno l’apertura del cammino sinodale diocesano

Con una celebrazione all’aperto in Piazza del Duomo il vescovo Tardelli inaugurerà il primo sinodo diocesano dopo il Concilio Vaticano II. Un evento storico che coinvolgerà tutte le componenti della Chiesa diocesana.

 

PISTOIA (13 maggio 2022). La Chiesa di Pistoia si dà appuntamento per un momento storico. Sabato 4 giugno alle 21, in Piazza del Duomo a Pistoia il vescovo Fausto Tardelli aprirà solennemente il cammino sinodale della Chiesa diocesana. In occasione della Veglia e della Messa di Pentecoste tutta la Chiesa locale, a partire dalle parrocchie, fino ad arrivare ad ogni altra realtà, si metterà come gli apostoli nel cenacolo, ad invocare lo Spirito Santo per avviare il prossimo Sinodo diocesano della Chiesa di Pistoia.

 

L’apertura del Cammino sinodale

La volontà di convocare un Sinodo diocesano era già stata espressa dal vescovo Tardelli nel 2019, ma la pandemia ha interrotto i lavori e costretto a rimandare e ripensare la celebrazione del Sinodo. In questi anni molto è cambiato, nella vita pastorale come nell’orizzonte sociale e culturale, al punto che è necessario acquisire nuovi codici di lettura di una realtà in trasformazione. «Riprendere il cammino verso il Sinodo — spiega don Cristiano D’Angelo, vicario generale della Diocesi di Pistoia – significa mettersi insieme per cercare di capire cosa il Signore sta dicendo alla Chiesa e al mondo in questo tempo, per diventare la Chiesa che Lui ha pensato».

Sabato 4 giugno sarà l’occasione di vivere nella preghiera una indimenticabile esperienza di Chiesa. «Invocheremo tutti insieme lo Spirito Santo — spiega il vescovo Tardelli — perchè ci illumini e ci guidi nel cammino sinodale, per essere Chiesa unita, attenta alle attese di Vangelo presenti negli uomini e nelle donne dei nostri territori e protesa alla testimonianza e alla missione apostolica».

Tutti sono invitati a partecipare: dai parroci e dai fedeli delle 152 parrocchie, distribuite sulle province di Pistoia, Prato e Firenze, alle associazione e aggregazioni ecclesiali presenti sul territorio (Azione Cattolica, Agesci, Cammino Neocatecumenale, Rinnovamento nello Spirito Santo, Unitalsi, etc..). Per favorire la partecipazione la Messa si svolgerà all’aperto in piazza del Duomo con il coordinamento e l’aiuto di numerosi volontari.

La settimana precedente la Veglia ogni Vicariato si preparerà all’evento con incontri e momenti di preghiera, poi ad ogni parrocchia sarà consegnata un lampada ad olio che resterà accesa durante tutto il tempo dello svolgimento del Sinodo, per invitare alla preghiera e significare la comunione tra tutte le realtà diocesane.

 

Cos’è un sinodo diocesano?

Il Sinodo diocesano, in generale e in poche parole, è la riunione del vescovo con i sacerdoti, i consacrati e i laici della Diocesi per prendere in esame la pastorale locale, nel suo insieme o in alcuni aspetti rilevanti, e stabilire orientamenti e norme comuni.

«Parlare di Sinodo e di sinodalità — ha affermato il Vescovo — può risultare incomprensibile ai più. È bene dunque chiarire subito che Sinodo è una parola antica per dire ” cammino fatto insieme” ed è, fin dal tempo degli apostoli, il modo di procedere della comunità cristiana nella storia, perché è il modo dell’amore».

 

La via maestra del sinodo è l’ascolto. Un ascolto reciproco e onesto, che coinvolge tutte le realtà ecclesiali attraverso la costituzioni di gruppi sinodali nelle parrocchie e nelle associazioni. Un ascolto attento e importante perché servirà a individuare le linee guida del lavoro a cui si dedicheranno, nei primi mesi del 2023, i padri e le madri sinodali riuniti in assemblea.

Il Sinodo però non è una sorta di parlamento, bensì l’occasione per condividere, confrontarsi, discernere e di farlo alla luce della preghiera e della conoscenza della rivelazione.

 

Di cosa si occuperà il prossimo sinodo diocesano?

Il tema proposto dal vescovo per il Sinodo, dopo essersi confrontato con il consiglio presbiterale, con l’assemblea del clero e con i vari organismi di partecipazione diocesani, è quello delle “attese di Vangelo”. I lavori si concentreranno cioè, su come essere sempre più una Chiesa missionaria, capace di testimoniare e annunciare il Vangelo, interpretando le inquietudini e le attese della gente, impegnandosi in una sempre più autentica comunione.

 

Il Sinodo nella storia della Chiesa locale

Il prossimo Sinodo è il primo dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965). L’ultimo fu convocato infatti nel 1937 dal vescovo Giuseppe Debernardi (vescovo di Pistoia del 1933 al 1953), secondo un’impostazione e un criterio molto diversi. Si può affermare che la storia moderna di Pistoia è segnata dalla celebrazione dei Sinodi: quello convocato dal vescovo Scipione de’ Ricci nel 1786 è entrato a pieno titolo nella storia della Chiesa, non solo per alcune proposizioni poi ritenute eretiche, ma anche per aver profondamente cambiato il volto della Diocesi e del territorio, promuovendo anche intuizioni estremamente anticipatrici, come l’insistenza sulla pastorale parrocchiale e l’uso della lingua italiana nella liturgia.

Oggi la convocazione del Sinodo è l’occasione di vivere più pienamente la stessa identità ecclesiale. Non si tratta di “inventare” qualche soluzione pratica o di cambiare la “dottrina” e la disciplina della vita della Chiesa, quanto di “capire” il cammino che Dio continua a rivelare ai credenti nella storia tramite il suo Spirito.

Resta il fatto però, che il Concilio Vaticano II e recentemente il magistero di Papa Francesco, insistono molto, anche a riguardo della celebrazione del Sinodo, sulla necessità di valorizzare la partecipazione dei laici, di sottolineare la comune identità di figli di Dio illuminati  e sorretti dalla grazia del Battesimo. In questo senso, afferma il vescovo Tardelli, «è venuto il tempo ormai, dopo tante tergiversazioni, che la grazia del Battesimo si esprima nella partecipazione plurale e gioiosa di tutto il popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa».




Preghiamo per la Pace

Sua Ecc.za Mons. Fausto Tardelli invita a pregare per la pace

Parrocchie, associazioni, comunità religiose sono invitati a pregare per la fine del conflitto in Ucraina. Di seguito sono infatti disponibili alcune intenzioni di preghiera “per la pace nel mondo e in Ucraina” da poter recitare nelle messe domenicali.

INTENZIONI PER LA PREGHIERA DEI FEDELI (file pdf)

INTENZIONI PER LA PREGHIERA DEI FEDELI (file.doc)

 

 




Una sintesi della sinodalità da cui vogliamo ripartire

Nei punti emersi nei lavori per il Sinodo dei vescovi le difficoltà di comunicazione, l’importanza dell’ascolto e la valorizzazione dei laici

 

Una prima, positiva, occasione di incontro in cui vivere «la gioia del ritrovarsi, la “grazia” di condividere momenti di dialogo, di maturare percorsi di riflessione comune ». L’elaborazione del documento di sintesi redatto dalla Diocesi di Pistoia in vista del cammino sinodale della chiesa italiana e del prossimo sinodo dei vescovi (il documento è il risultato della -“fase diocesana”) si è concentrato su due interrogativi di ampio respiro:

1) Come si realizza oggi nella propria realtà ecclesiale di appartenenza quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata?

2) Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?

Dalla prima domanda sono emerse luci e ombre, sia di orizzonte più generale che diocesano. La complessità del contesto socio culturale odierno appare segnata, infatti, da «un avanzato processo di secolarizzazione » che indebolisce le principali realtà formative (scuola, chiesa, famiglia) e vede crescere «una generazione di adolescenti e di giovani adulti in gran parte indifferente alla dimensione di fede». Tra le ombre più propriamente locali emerge «una mancata conoscenza e armonia tra le varie realtà ecclesiali, e una carente attenzione ai “segni” e ai bisogni espressi dal contesto sociale, economico, culturale», punti che, significativamente, «sono percepiti come una mancanza di fedeltà alla natura della Chiesa».

C’è poi «la fatica del camminare insieme all’interno delle realtà parrocchiali». «Sul piano concreto si è segnalato come non in ogni realtà siano stati costituiti consigli pastorali, consigli economici, organi di partecipazione e che, laddove siano presenti, non sempre risultino luogo effettivo di dibattito, di confronto, di proposta».

Un dato che è spia del «disagio», registrato da più voci, «nel rapporto tra parroci e fedeli». Qui emergono le differenze tra le diverse anime consultate: i laici, da un lato, lamentano le «difficoltà di occasioni di vero ascolto» da parte dei parroci, spesso deboli «nella capacità di suscitare e coinvolgere l’impegno dei laici»; i presbiteri, dall’altro lato, evidenziano il problema «della mancanza di laici formati e responsabili ». A questo quadro va infine aggiunta «la marcata autoreferenzialità di gruppi religiosi e di preghiera diversi» che spesso non comunicano nemmeno tra loro. In definitiva «appare chiaro che la sinodalità è percepita come un valore, ma non è adeguatamente realizzata nello stile, nel metodo e nei contenuti della pastorale e della vita ecclesiale di oggi».

Accanto alla lettura della realtà la seconda domanda invitata a pensare anche passi concreti per crescere nella sinodalità. Le risposte si sono indirizzate sull’esigenza di ascolto, a partire dalla Parola di Dio, ma anche «tra le diverse realtà operanti nella comunità; ascolto tra parrocchie diverse, tra gruppi interparrocchiali, e anche tra uffici pastorali di diverse diocesi», come ascolto dei lontani e di quanti si sentono emarginati.

E ancora, le proposte si indirizzano verso la «necessità di una maggiore formazione spirituale, culturale, teologica, pastorale», «la necessità di rilanciare il valore della cultura e l’attitudine al pensiero», magari incentivando la frequenza alla Scuola diocesana di teologia». «Sempre più urgente appare la necessità di una revisione dell’iniziazione cristiana, da ripensare con coraggio coinvolgendo le famiglie. «la necessità di riconoscere maggiormente il ruolo dei laici» e in particolare «il carisma e il ruolo della donna nella Chiesa». Un ultimo aspetto, avvertito con maggior forza dopo gli anni della pandemia è l’attenzione «alla centralità della liturgia, perché si riscopra «il gusto e la gioia della partecipazione », «perché si ritraducano parole, segni, azioni in linguaggi accessibili all’umanità contemporanea».

Leggi il documento completo: Contributo Sinodo Diocesi Pistoia 30 4 2022

d. Ugo Feraci




Tardelli: Nella Pasqua la novità che cambia la storia

Nell’omelia del giorno di Pasqua il vescovo ricorda che «La Resurrezione di Gesù è il fatto che cambia le previsioni e chiede di costruire un altro mondo»

«Con la crocifissione di Gesù e la sua sepoltura, tutto sembrava davvero finito. E finito miseramente». Così il vescovo Tardelli ha iniziato la sua omelia della Santa Messa di Pasqua, tutta incentrata sui venti di guerra che soffiano sul mondo intero. «La voce del Messia che aveva predicato il Regno di Dio, un mondo nuovo di amore, era stata messa definitivamente a tacere ha affermato il vescovo -. Il gruppo dei seguaci che avevano seguito il maestro, appariva diviso e disperso. Alcuni avevano tradito e rinnegato il maestro. Tutti erano fuggiti via, terrorizzati. Tutto sembrava davvero finito. Solo gente avversa a gridare “crocifiggilo, crocifiggilo!” Il sogno di quel regno di Dio di giustizia e di pace, svanito nel nulla; sepolto insieme al corpo senza vita di Gesù, un progetto fallito. Carissimi, questo sangue sconfitto viene versato molte volte nella storia degli uomini, purtroppo. Lo vediamo terribilmente anche in questo mese e mezzo, angosciante, terribile, assurdo, orribile. Insieme al sangue vediamo le distruzioni, gli stupri, la barbarie e l’aberrazione dell’intelligenza applicata a creare strumenti di morte sempre più sofisticati».

«Di fronte a tutto questo – ha annotato ancora Tardelli – verrebbe sicuramente da scoraggiarsi, come davanti al crocifisso. Verrebbe da confermarci nell’amara constatazione che è tutto inutile, che non c’è speranza, non c’è e non ci sarà mai giustizia, che sempre e comunque prevarranno l’ingiustizia del potere, la malvagità degli uomini, il diritto del più forte. E questa amara constatazione – diciamolo subito – avrebbe dalla sua mille e mille ragioni, se non ci fosse un “ma”. Se non ci fosse un “ma” nella storia che si pone come una zeppa che blocca l’ingranaggio delle cose del mondo, che butta all’aria le previsioni troppo umane, che rompe con l’inevitabile e pone, nella storia, una reale novità, un reale mutamento di direzione, una reale inversione di tendenza. Questo “ma” è la resurrezione di Gesù di Nazaret. Questa novità è la vittoria sulla morte del Signore Gesù. La zeppa posta da Dio a bloccare l’ingranaggio mortale innescato dal maligno per rovinare l’uomo è la resurrezione di colui che è stato trafitto, del crocifisso. Da quel mattino di Pasqua, per quelle donne e per quegli uomini i problemi non vennero meno, ma nacque nei loro cuori la speranza. Da quel sabato si è immessa nella storia un’energia così potente che ha permesso a una moltitudine di uomini e di donne lungo i secoli di sperimentare il coraggio nella lotta per il bene, la gioia che conquista le profondità dell’anima, l’amore incondizionato alla vita, la libertà che vince ogni catena.

Ma come per quelle donne e quegli uomini, la resurrezione di Gesù mutò le cose, così sia anche per noi, quest’oggi, per camminare ogni giorno nella vita come uomini rinati a vita nuova, affrontando con fortezza tutte le prove della vita e provando a cambiare la società. La Pasqua del Signore è la nostra forza e la nostra speranza! Di più: è la nostra certezza. Il mio augurio allora oggi è che non disperiamo ma, rinnovando la nostra fede nel Cristo morto e risorto, ci impegniamo a costruire un mondo migliore secondo il pensiero di Dio, a partire dal nostro piccolo mondo.

I miei auguri sono anche un invito a pregare perché si disarmino le menti, i cuori e le mani. E a non dimenticarci di tutti coloro che soffrono e piangono in particolare tutte le vittime innocenti di questa maledetta guerra. La luce folgorante della resurrezione del Signore ci dà forza per camminare cercando giustizia e vera libertà, testimoniando l’amore che vince su ogni cosa».




Messa Crismale: «Siamo depositari di pace per il mondo intero»

Una sintesi dell’omelia del vescovo Tardelli per la Messa crismale, celebrata in Cattedrale mercoledì 13 aprile

«Ci sentiamo questa sera depositari di un messaggio di pace per il mondo intero».
Nell’omelia per la messa crismale, celebrata mercoledì 13 aprile in Cattedrale, il vescovo Tardelli si concentra sul tema della pace. «È necessario — spiega — che sentiamo questa responsabilità in modo forte… Oggi più che mai dobbiamo sentirci chiamati senza poterci sottrarre, ad essere operatori di pace; oggi, quando purtroppo proprio tra cristiani ci si uccide e da parte di membri autorevoli delle chiese, si sostengono guerra e ideologie nefaste».
«Siamo ben consapevoli della complessità della storia, delle sue contraddizioni e delle dure necessità. Ma siamo chiamati ad essere dentro la storia allo stesso modo in cui c’è stato Nostro Signore, del quale siamo seguaci, discepoli ed amici: e cioè col suo amore, la sua pazienza e la sua fortezza».
Il vescovo chiama tutti all’impegno: presbiteri, diaconi, laici, tutti investiti, in virtù del battesimo, di dignità e funzione regale, profetica e sacerdotale. La messa crismale, ricorda la missione santificatrice della Chiesa; «Gli oli santi che stasera si consacrano – ha spiegato il vescovo – servono per i sacramenti che donano la pace».
«In questa ora tristissima del mondo, – ha aggiunto – lo Spirito Santo ci spinge con forza a camminare insieme, ad essere una chiesa unita nell’amore, ad essere un’oasi di pace dentro la società; ci spinge ad essere profezia di fraternità, di servizio, di amore disinteressato; spazio umano accogliente e premuroso. A partire dalle nostre parrocchie, che devono arrivare ad essere esemplari nella testimonianza della carità fraterna che si apre alle necessità degli ultimi».



La Settimana Santa con il Vescovo

Gli appuntamenti in Cattedrale con S.E. Mons. Tardelli

Dopo la fine dello stato d’emergenza e in accordo alle nuove disposizioni anti-Covid tornano finalmente in presenza le celebrazioni della Settimana Santa.

Sabato 9 aprile alle 17.30 il vescovo presiederà la liturgia della benedizione delle Palme e il ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme nella Chiesa di Sant’Ignazio. Da lì muoverà in processione fino alla Cattedrale di San Zeno dove alle 18 celebrerà la liturgia eucaristica.
Alle 21 in Cattedrale il vescovo Tardelli presiede una Veglia di Preghiera per la pace in Ucraina.

Mercoledì 13 aprile alle ore 21 avrà luogo la celebrazione della Messa crismale, nella quale il vescovo benedirà gli olii e tutti i sacerdoti rinnoveranno le loro promesse. La messa crismale vede generalmente una larga partecipazione di fedeli: è infatti l’occasione in cui la Diocesi trova la sua manifestazione visibile in tutte le sue componenti, segno dell’unità e della varietà della Chiesa raccolta attorno al suo vescovo.

Giovedì 14 alle 18.00 con la Messa in coena domini e la lavanda dei piedi inizia il Triduo pasquale.

Venerdì 15 alle 10 celebrazione comunitaria della liturgia delle ore, comprensiva di Ufficio delle letture e lodi mattutine.
Alle 21 è il momento della liturgia della Passione del Signore: una celebrazione molto suggestiva: nella chiesa, con gli altari spogli di tovaglie e di ogni croce si ricorda la morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Quest’anno nella preghiera universale, per richiesta delle Conferenza episcopale italiana sarà inserita una intenzione di preghiera per la pace.

Sabato 16 alle 10 si celebra comunitariamente la liturgia delle ore, comprensiva di Ufficio delle letture e lodi mattutine. Il Sabato santo è giorno di silenzio e preghiera che rievoca la permanenza di Cristo nel sepolcro.
Alle 22.00 inizierà la solenne Veglia pasquale scandita da quattro momenti: il fuoco, la parola, l’acqua, il convito eucaristico. Il rito si apre all’aperto, nelle tenebre, alla luce del fuoco e del cero pasquale, per poi spostarsi all’interno della Cattedrale, nell’oscurità delle grandi navate, mano a mano rischiarate dalle candele dei fedeli e dal lento riaccendersi delle luci. Le letture della veglia – il tempo della Parola – guidano attraverso la storia della salvezza, dalla creazione fino alla redenzione. Accanto al fuoco si aggiunge il segno dell’acqua, in riferimento al Battesimo e infine tutto culmina nell’eucarestia, il punto di arrivo di tutto il cammino quaresimale e della celebrazione della vigilia.

Domenica 17, giorno di Pasqua, alle ore 11.00 il vescovo celebrerà la santa Messa pontificale conclusa della benedizione Papale accompagnata dall’Indulgenza plenaria.

 




Etica, economia e transizione ecologica

La Diocesi di Pistoia, tramite l’Ufficio della Pastorale Sociale e Lavoro, da anni opera in rapporto con le realtà sociali, economiche e produttive del territorio promuovendo e condividendo momenti di confronto, di riflessione e realizzando anche iniziative concrete rivolte a tutta la comunità.

Oggi la Chiesa, attenta a tutto ciò che riguarda la persona umana «con le sue gioie, le sue speranze, le sue tristezze e le sue angosce» (GS), ci invita con l’Enciclica “Laudato sì” ad affrontare, cercando di dare risposte, le emergenze ambientali indicandoci un percorso di ”ecologia integrale”: un approccio alla complessità che chiede di tenere connessi ambiente, lavoro e futuro.

Questi temi sono stati oggetto di analisi, riflessione e confronto alla Settimana Sociale dei cattolici italiani a Taranto lo scorso ottobre. Al termine dei lavori sono uscite delle piste di impegno da proporre alla comunità per avviarsi, concretamente, sulla via della transizione ecologica.

Per continuare questo percorso, che gli ultimi tragici avvenimenti rendono ancora più stringente ed inevitabile, la Diocesi di Pistoia ha invitato Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse nonché vice-presidente del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali ad un incontro venerdì 8 aprile p.v. ore 17,00 – presso l’auditorium “C. Fabbri” della BCC Alta Toscana – Via IV Novembre 208 Vignole/Quarrata, sul tema

Etica, economia e transizione ecologica

È previsto un intervento di Alessio Colomeiciuc, consigliere della CCIAA di Pistoia e Prato e, a seguire, uno spazio per gli intervenuti.

L’iniziativa sarà coordinata da Luca Gori, ricercatore presso la Scuola Sant’Anna di Pisa.

 




Cresimandi e Cresimati in Cattedrale col vescovo

Domenica 3 aprile una giornata insieme per i ragazzi di tutta la Diocesi. Oltre 700 gli iscritti all’incontro con Mons. Tardelli

«Noi ci siamo!»

È il grido che cresimandi e cresimati hanno rivolto al vescovo Tardelli domenica 3 aprile. I giovanissimi di tutta la Diocesi si sono dati appuntamento a Pistoia in Cattedrale per un pomeriggio finalmente insieme in presenza. Sebbene smistati in due turni per evitare assembramenti, i ragazzi delle diverse parrocchie della Diocesi hanno comunque riempito la Cattedrale con la loro festosa e colorata presenza. Tanti infatti, i cartelloni, le magliette, gli stendardi delle diverse comunità: da Montemurlo a Vignole, da Poggio a Caiano a Spazzavento, tante le voci unite nel canto e nella preghiera.

I giovanissimi prossimi alla Cresima o appena cresimati, preparati e guidati dai loro catechisti e da Suor Giovanna Cheli e la sua equipe dell’Ufficio Catechistico, hanno ridetto al vescovo il loro impegno: «Siamo pronti per camminare!».

A loro Mons. Tardelli ha ricordato tre parole chiave. Tre punti che ha sintetizzato nell’immagine della mascherina anti-Covid, ormai diventata accessorio fondamentale per grandi e piccini. «La mascherina è un segno di difficoltà, ci racconta la pandemia — ha affermato il vescovo — ci potrebbe anche scoraggiare. Voglio invece trasformarla stasera in segno di speranza. Perché quando potremo farne a meno, guardandola appesa da qualche parte in camera, ci possiamo ricordare questo giorno».

«FFP2: è la nostra mascherina, ma sono anche le tre iniziali delle parole che voglio consegnarvi: Fiducia, Forza, Pesca, 2 perchè ripetute due volte».

«Fiducia: perché il Signore non ci abbandona, ci vuole bene»;

Forza: «perché – rifacendosi al brano biblico che ricorda la pesca miracolosa e la vocazione di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, gli apostoli avevano faticato tutta la notte –; ci vuole forza per pescare tutta la notte e seguire le parole del Maestro».

Pesca: per ricordarsi «di quella abbondante che ci stupisce quando ci mettiamo in gioco».

«Così anche la mascherina diventa segno di speranza», di cui oggi abbiamo particolarmente bisogno. Per questo il vescovo, puntando all’attualità, ha chiesto ai ragazzi di «portare la pace, perché la cresima, dono dello Spirito, è l’occasione buona per farlo. Vorrei chiedervi — ha affermato il vescovo — di essere testimoni e costruttori di pace!».

Infine c’è stato un dono per tutti: una conchiglia da tenere al collo. «Una piccola conchiglia che ricorda quella del pellegrino, che se ne serviva per bere alle fonti che trovava lungo la via». Una conchiglia per dissetarsi — ha concluso Tardelli — «alle sorgenti dell’amore e della vita».

 




Le catechesi online del vescovo

Una sintesi delle riflessioni quaresimali di monsignor Tardelli sul tema della sinodalità

Chiesa popolo di Dio in comunione e missione

Nella sua prima catechesi quaresimale intitolata Chiesa popolo di Dio in comunione e missione il vescovo ha sottolineato alcuni punti chiave per comprendere la sinodalità. «Il primo punto che vogliamo sottolineare – ha spiegato Tardelli – è la comunione». Il vescovo cita Gv 15, 12-17, quando Gesù dice: «Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». Un brano – spiega – «che ci rivela chiaramente la volontà del Signore. Dio è amore, è comunità di amore e l’amore che unisce il Padre e il Figlio è l’amore che si diffonde tra i discepoli e diventa vita dei discepoli» (“Come il Padre ha amato me, – dice Gesù – così io ho amato voi”). «Sinodo – ricorda il vescovo – è comunione della Chiesa in Cristo. Una comunione che ha anche una valenza missionaria, è proposta, annuncio». Tardelli cita l’attacco della prima lettera di Giovanni, dove l’esperienza di vicinanza col Signore diventa annuncio («Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito… noi lo annunciamo anche a voi»). «Giovanni racconta un’esperienza forte del Signore che è pienezza di vita», che possiamo fare tutti noi e spinge all’annuncio. «L’annuncio è il traboccare della vita nel cuore del discepolo, è il dono ricevuto che diventa dono anche per gli altri».

Sinodalità

Nella sua seconda catechesi il vescovo ha proposto una riflessione sul tema “sinodalità”. Il suo intervento ha preso spunto dal ricordo del primo sinodo della Chiesa, il cosiddetto Concilio di Gerusalemme (Atti 15), in cui i discepoli si distaccano dalle tradizioni ebraiche come la circoncisione. Nella “lettera circolare” che chiude quel sinodo si usa una formula importante: «lo Spirito Santo e noi»: gli apostoli cioè, hanno scoperto che lo Spirito accompagna i discepoli di Cristo; «Questo è il modo di agire di Dio nella storia». Parlare di Sinodo è possibile a partire da questa esperienza fondativa che, in nuce, evidenzia e consegna già uno stile. Sono tre, in questo senso, gli atteggiamenti fondamentali da custodire. «Il primo è la consapevolezza che non esiste un cristiano “fai da te”; non esiste un cristiano individualista. Strutturalmente il cristiano è legato agli altri: è membro di un corpo». «Il secondo atteggiamento – ha continuato il vescovo – è la disposizione dell’animo a scoprire insieme quello che suggerisce lo Spirito Santo. Così è possibile sentirsi alla ricerca di quello che lo Spirito Santo vuole da noi». «Il terzo atteggiamento – ha concluso — è quello della pazienza. Bisogna attendersi, darsi una mano. “Tutto e subito” non è una risposta alle esigenze della Chiesa. È la pazienza che dà coraggio anche di affrontare le soluzioni difficili».

La corresponsabilità dei laici e la ministerialità

«Nella Chiesa tutti hanno un dono da mettere in comune». Nella sua terza catechesi online il vescovo ha parlato di carismi e ministeri. «Ministeri: doni stabili per il servizio alla comunità per il mondo; Carismi: doni speciali, particolari, ma sempre per il bene comune ». Per illustrare questa caratteristica il vescovo ha preso spunto da alcuni brani in cui San Paolo (1Cor 12 e 13) presenta l’immagine della Chiesa come un corpo composto da diverse membra. «Questa diversità non è solo sociologica, ma assume il carattere di un dono, di un carisma» e chiede di saper riconoscere, accogliere, valorizzare le diversità come doni. Questa riflessione sulla Chiesa tutta ministeriale può essere sviluppata in tre aspetti. «Il primo — spiega il vescovo — è che il corpo ha una …testa. La testa, il capo del corpo è Gesù Cristo. Su di lui si costruisce l’unità». Le seconda è che ognuno deve sentirsi importante per gli altri. «Nessuno si può sentire inutile o scartato». «Tutti abbiamo bisogno di fare in modo che nessuno si senta escluso». Il terzo aspetto è che ognuno non può non sentirsi bisognoso degli altri. «Non possiamo fare tutto da soli, (…) in questo senso siamo un po’ tutti dei mendicanti».

Il discernimento dei tempi

Nel quarto appuntamento il vescovo ha parlato del “discernimento dei segni dei tempi”, «un’espressione che, sintetizzando, vuol dire: cercare di capire quello che il Signore vuole da noi nel tempo che stiamo vivendo». «Anche nelle vicende più buie della storia — ha affermato Tardelli— si possono discernere i segni di Dio». «Gli eventi personali, ciò che accade nel mondo… tutto contiene un messaggio da parte di Dio» e rientra «misteriosamente in un disegno da capire, interpretare»; un aspetto che «è anche una sfida al nostro credere». «Alcuni eventi speciali che hanno particolare rilevanza per noi e il mondo sono i segni dei tempi; che spesso sono inviti alla conversione». «Anche la terribile realtà della guerra diventa per noi invito alla conversione. Altre volte i segni dei tempi ci invitano a considerare fatti ed eventi che ci riportano in evidenza qualcosa che avevamo dimenticato». Altre volte si tratta di «cose belle da cogliere e valorizzare». «Il discernimento dei segni dei tempi — ha concluso Tardelli — non è mai e non può essere mai l’opera di un singolo individuo, è qualcosa che è affidato alla Chiesa, alla comunità, all’insieme dei doni e dei carismi». «Cogliere insieme quello che lo Spirito dice alla Chiesa oggi è fondamentale per il cammino sinodale della chiesa, anche della nostra chiesa locale».




CEI: Preghiamo per la Pace

Indicazioni di preghiera per la Domenica delle Palme e il venerdì santo. Sabato 9 aprile alle 21 Veglia con il Vescovo in Cattedrale

La Domenica delle Palme parrocchie e comunità sono invitate a organizzare un momento di preghiera per la pace.
L’invito arriva dalla Conferenza episcopale italiana che suggerisce anche una proposta di celebrazione. La preghiera potrebbe essere vissuta nella sera del sabato o della domenica delle Palme, con i giovani e tutta la comunità, comunque fuori della Celebrazione eucaristica e della Commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme.

Preghiera per la Pace Domenica delle Palme

La Cei chiede anche di aggiungere alla Preghiera Universale del Venerdì Santo una particolare intenzione di preghiera per la Pace. Il testo è lo stesso che reciterà Papa Francesco nella celebrazione della Passione del Signore.

Venerdì Santo Preghiera Universale

Il Vescovo Tardelli presiederà una veglia di preghiera per la Pace sabato 9 aprile alle ore 21 nella Cattedrale di San Zeno.