Ceneri 2022: le parole del Vescovo

Pregare e digiunare perchè cessi la guerra. Cambiare il cuore, perchè il mondo abbia pace

«La Quaresima ci ricorda che siamo peccatori, ci ricorda che ognuno di noi ha tradito il Signore, che ognuno di noi è venuto meno alle promesse del Battesimo, all’amore di Dio in mille modi. La Quaresima ci ricorda che siamo peccatori bisognosi di essere salvati che hanno bisogno di rinnovamento profondo».

Nell’omelia per il mercoledì delle Ceneri il vescovo Tardelli invita a prendere consapevolezza della nostra fragilità e delle realtà di peccato che accompagnano la vita di tutti.

«E se avessimo dei dubbi sul nostro essere peccatori le drammatiche vicende che stiamo vivendo in questi giorni ce lo ricordano, perché la guerra, terribile, orribile, schifosa, ci dice che noi uomini siamo capaci delle peggiori cose: di odio, di violenza, cattiveria, sopraffazione. Siamo capaci di mettere sotto i piedi i comandi del Signore, per la nostra presunzione, per la nostra convinta superiorità».

Di fronte a quanto accade, non possiamo rimanere indifferenti. Il male del mondo ci provoca. Per questo il vescovo ha aggiunto: «La Quaresima ci invita a guardare il nostro peccato, il nostro individuale peccato. Il nostro individuale peccato si assomma a quello degli altri e distrugge il mondo. Non esiste un peccato privato che non abbia ripercussioni sociali, che non abbiano ripercussioni sull’andamento del mondo».

«Le situazioni drammatiche del mondo – proseguiva Tardelli – sono tra popoli, tra nazioni, ma la radice è sempre nel cuore, nel cuore di ogni uomo e quindi anche nel nostro».

«La Quaresima è il tempo propizio per questo cammino di riconciliazione. Cammino di purificazione durante il quale siamo chiamati a rivedere la nostra vita, a vedere come ci poniamo nelle nostre relazioni, davanti al mondo, davanti a Dio; a vedere le nostre relazioni». La Quaresima è «un cammino che ci invita a capire se davvero siamo impegnati a rispondere al suo amore con la radicalità del nostro amore per lui».

In conclusione il vescovo ha richiamato il vangelo proposto dalla liturgia del giorno: «un Vangelo curioso, perché proprio nel giorno del digiuno ci invita  a profumarci il capo e a sorridere. Ci invita a non fare le cose per essere visti, a non fare le cose per pubblicità. Noi oggi siamo maestri anche in questo, nel far apparire ciò che non è, nel presentarci in un modo diverso da quello che siamo. Siamo in un mondo di manipolazione delle informazioni dove cerchiamo continuamente di apparire meglio di quello che siamo. Il Vangelo ci invita a fare un cammino serio, interiore.

Non ce ne facciamo nulla delle ceneri che riceviamo in testa, di questo segno esteriore, se non cadono nel nostro cuore, se non avviano un processo di rinnovamento interiore della nostra vita. Non possiamo accontentarci dell’esteriorità. Dobbiamo camminare nella profondità di noi stessi, del nostro animo, davanti a Dio».

 




Riforma del Centro Storico

Nel cuore della città ci sarà un’unica parrocchia, ma le attività pastorali al momento restano invariate

Una prima svolta era arrivata a novembre scorso, con la nomina di don Luca Carlesi a moderatore parrocchiale del Centro storico, oggi un decreto vescovile compie un altro passo importante nella riforma della pastorale cittadina.

Da mercoledì 2 marzo 2022 alcune realtà storiche della città, cioè Sant’Andrea, San Giovanni Fuorcivitas, San Bartolomeo, Sant’Ignazio, la Basilica della Madonna dell’Umiltà, sono infatti soppresse come parrocchie e configurate come “enti chiesa” dotati canonicamente di personalità giuridica pubblica. Con la qualifica di “parrocchia” resta soltanto San Paolo a cui sono accorpate tutte le altre. Qui, dunque, confluiranno registri parrocchiali e atti amministrativi che saranno gestiti da don Luca Carlesi, moderatore pastorale del Centro Storico.

Non cambia, invece, l’impegno pastorale degli altri presbiteri impegnati nel centro storico che restano parroci in solido, condividendo cioè con don Carlesi le responsabilità pastorali per le diverse chiese del centro. Le attività formative e liturgiche proseguiranno inalterate.

La riforma riflette le trasformazioni della centro città, con lo svuotamento di quartieri storici e il cambiamento della popolazione, che già da anni aveva portato a raccogliere le attività catechistiche nella parrocchia di San Paolo e suggerito una più ampia collaborazione tra comunità e operatori pastorali.

(1 marzo 2022)




Quaresima: le celebrazioni del Mercoledì delle Ceneri

Il rito dell’imposizione delle Ceneri apre un tempo liturgico forte che impegna a ritrovare se stessi e a riflettere sul proprio cammino

 

Come ogni anno ci prepariamo a vivere il tempo liturgico della Quaresima, tempo di revisione della nostra vita, tempo di grazia e di misericordia, di riconciliazione e conversione. Il suggestivo rito dell’imposizione delle Ceneri, semplice e solenne nella sua austerità, ci porta a considerare come nel nostro cammino di vita cristiana sia necessario fermarsi ogni tanto e fare verità di noi stessi, per andare incontro, con rinnovato entusiasmo, attraverso un cammino scandito dai riti, dalle preghiere, dal digiuno e dalle opere di carità al Cristo che si rivela a noi ieri, oggi e sempre come l’Amore senza limiti e che ci fa entrare ancora una volta nel Mistero della Fede, nella storia Salvezza.

Nelle nostre parrocchie il rito delle ceneri si svolgerà con le modalità già adottate lo scorso anno, con il sacerdote che indossata la mascherina, si muoverà per raggiungere i fedeli fermi ai loro posti ed evitando il contatto, imporrà le ceneri ai fedeli recitando ogni volta la formula prevista dal rito.

Alcuni orari delle Messe in città per iniziare bene la preparazione pasquale

Mercoledì 2 marzo in Cattedrale il vescovo Fausto presiederà alle 9.30 la Messa Stazionale con la benedizione e l’imposizione delle ceneri, concelebrata dai Canonici del Capitolo della Basilica Cattedrale.

Segnaliamo altre celebrazioni delle Ceneri previste in città: in Cattedrale, dopo la messa presieduta dal vescovo Tardelli alle 9.30, è prevista la liturgia alle 18.

San Paolo: 21

Basilica della Madonna dell’Umiltà: 10.30

San Bartolomeo: 21.15

Sant’Ignazio di Loyola: 9.00

San Francesco: 8.30, 18, 21

San Biagio: 8, 17.30, 21

Vergine: 18 e 21

Sant’Agostino: 21

Villaggio Belvedere: 18.

Domenica 6 marzo, infine, a partire dalle 15, presso l’aula liturgica di Valdibrana si svolgerà il ritiro per i giovani dai 18 ai 35 anni organizzato dal Servizio di pastorale giovanile guidato da don Gianni Castorani. Il Green Pass è obbligatorio. Per info: restiamoinsiemepg@gmail.com o WhatsApp 3317543787.

Don Alessio Bartolini (Ufficio Liturgico Diocesano)




Preghiera per l’Ucraina. L’appello del Vescovo

Mobilitazione con il digiuno e la preghiera per la pace

Il vescovo Tardelli richiama la Chiesa di Pistoia alla preghiera per la pace in Ucraina con una lettera indirizzata a tutti i fedeli.

«Il drammatico momento che stiamo vivendo ci chiede un particolare impegno di preghiera e di digiuno. Ricordo pertanto l’invito del Santo Padre Francesco al digiuno il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima.

Oltre a questo, chiedo a chi può di unirsi alla preghiera che i giovani della pastorale giovanile hanno organizzato per sabato, 26 febbraio, nella chiesa di San Francesco a Pistoia, alle ore 21.

Inoltre, rivolgo un invito speciale – naturalmente chi può – a partecipare nelle ore che ritiene migliori e per il tempo che ha a disposizione, nella notte tra il 2 e il 3 marzo, all’Adorazione eucaristica che si tiene nella chiesa di San Bartolomeo a Pistoia. La chiesa rimarrà aperta tutta la notte.
Nei vicariati più lontani da Pistoia, i sacerdoti potranno proporre iniziative di preghiera analoghe.

Preghiamo però anche personalmente e in famiglia, spontaneamente come si sa e si riesce a fare oppure con la recita di tutto o in parte del Santo Rosario oppure con quanto è proposto dalla Liturgia delle ore».

Anche Papa Francesco invita la Chiesa intera a mobilitarsi in digiuno e preghiera per la guerra in Ucraina.

«Gesù ci ha insegnato – afferma Francesco – che alla insensatezza diabolica della violenza, si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra».




Toscana allo specchio: i numeri della crisi

Crescono del 47,7% le criticità sul territorio. Il Covid ha fatto emergere il lavoro fragile e messo alla prova oltre 7 mila famiglie che si sono rivolte per la prima volta alla Caritas

Che i numeri siano cresciuti, tutti se ne sono resi conto. La crisi innescata dalla pandemia ha visto aumentare il numero di quanti, per difficoltà economiche, si sono rivolti agli sportelli Caritas della Toscana. Dietro i dati però quel che risalta è “l’emersione del sommerso”: «Sono soprattutto lavoratori precari, grigi o al nero, infatti, coloro che dal marzo 2020 ad oggi hanno bussato alle porte dei servizi delle Caritas toscane». Lo segnala Fatti di prossimità, fatti di Vangelo, il Rapporto 2021 sulle povertà nelle diocesi toscane, presentato sabato mattina a Firenze e che evidenzia, allo stesso tempo, una fragilità condivisa insieme al «mondo del lavoro autonomo e, in generale, a tutta quella fascia di occupati poco o per nulla coperti dagli ammortizzatori sociali, siano essi ordinari o emergenziali, impiegato nei settori che più hanno sofferto dei blocchi e delle restrizioni necessarie per contenere la pandemia».

«Sono 28.467 le persone che, tra settembre 2020 e aprile 2021, hanno chiesto l’aiuto dei servizi delle diocesi della regione, il 47,4% in più rispetto ai 19.310 dei nove mesi precedenti». Una «valanga della povertà» che ha visto bussare agli sportelli Caritas 7.139 famiglie che «nei nove mesi del monitoraggio fatto dalle Caritas, per la prima volta nella loro vita, hanno dovuto rivolgersi a un centro d’ascolto». Una “valanga” composta prevalentemente da donne, dove cala il numero dei migranti assistiti e cresce quello dei cittadini italiani, che pesa di più nella Toscana settentrionale e manifesta una dilagante “povertà educativa”.

Tra gli aspetti rilevanti del Rapporto emergono infatti le indagini svolte degli insegnanti di religione nella regione Toscana. Quasi 600 i docenti coinvolti che hanno segnalato «un quadro decisamente allarmante: «per il 69% dei docenti intervistati, infatti, la pandemia ha aumentato in modo significativo le disuguaglianze fra gli studenti toscani (quota che alle scuole superiori sale addirittura al 76%) a causa soprattutto dell’incremento della povertà e del disagio economico delle famiglie (54%) che si riverbera sulle disuguaglianze nell’accesso ai dispositivi informatici (50,6) ma anche, complici le restrizioni, nella riduzione degli stimoli esterni alla scuola (43%) con il conseguente aumentato rischio di esclusione dei soggetti più fragili (48%)». Le difficoltà dell’insegnamento a distanza condizionano il futuro dei ragazzi: un 36% di studenti ha rinunciato agli studi universitari per un lavoro subito, mentre un altro 31% «stava addirittura valutando di lasciare la scuola e andare a lavorare per aiutare la famiglia in difficoltà».

Per Monsignor Roberto Filippini, vescovo di Pescia e delegato Cet per le Caritas Toscane, «la pandemia ha messo in luce un sistema malato», perché le povertà del presente «sono in gran parte eredità del passato e hanno radici nella crisi economica, sociale e politica degli anni precedenti». Una situazione che invoca un impegno corale, con un occhio di riguardo ai fondi del Pnrr e alle «formidabili occasioni che potrebbe riservare».

È tempo, afferma il delegato regionale Caritas Marcello Suppressa, «che la Caritas recuperi il proprio ruolo identitario, cioè quel mandato educativo e promozionale nei confronti della società civile e della comunità cristiana che è scritto nei nostri statuti e carte pastorali » a cui non è sempre stato possibile riferirsi nel momento dell’emergenza pandemica. «Si tratta – ha concluso – di riportare l’animazione di comunità e l’advocacy al centro del nostro essere Caritas. Probabilmente sarà necessaria una profonda rivisitazione anche dei modelli organizzativi».

Ugo Feraci

 




Sinodo diocesano: un sussidio per la formazione

Per approfondire le tematiche che la Chiesa di Pistoia è chiamata a vivere

 

È tempo di prepararsi a vivere il sinodo diocesano. La preparazione prevede la costituzioni di gruppi sinodali nelle parrocchie del territorio diocesano e ripetuti momenti di ascolto e preghiera; chiede però, anche un approfondimento sul tema della sinodalità.

Arriva a supporto di questa esigenza un sussidio diocesano a cura del vicario generale don Cristiano D’Angelo. Un libretto disponibile online sul sito diocesano ma anche in forma cartacea presso la segreteria degli uffici pastorali (Seminario Vescovile, via Puccini 36). Il sussidio costituisce una traccia di formazione in vista del primo sinodo diocesano dopo il Concilio Vaticano II.

«La celebrazione di un sinodo — spiega il Vicario nell’introduzione — è un momento importante della vita di una chiesa in cui ci si riunisce per condividere, confrontarsi, discernere il cammino che Dio ci chiede di fare.

La chiesa non deve “inventare”, quanto “capire” il cammino che Dio continua a rivelare ai credenti nella storia tramite il suo Spirito. Ora, condividere, confrontarsi, discernere, capire, sono operazioni che non si improvvisano, ma che chiedono formazione e una sufficiente consapevolezza di vita cristiana. Per questo è importante prepararsi a vivere il sinodo impegnandosi nella preghiera e a crescere quanto più possibile nella conoscenza della rivelazione, nella capacità di discernimento, nell’esercizio dell’ascolto e del dialogo».

«In questa prospettiva il presente sussidio, ad integrazione di quello sulla Parola di Dio, Getta le tue reti a cura dell’Ufficio catechistico, vuole essere un aiuto alle parrocchie e alle realtà ecclesiali diocesane per prepararsi insieme prima della consultazione pre-sinodale del popolo di Dio».

Il libretto propone quattro approfondimenti: il primo: «Chiesa popolo di Dio in comunione e missione», è la trascrizione dell’intervento di Mons. Erio Castellucci alla Diocesi di Pistoia registrato il 16 novembre

2021. Seguono tre contributi: uno dedicato al tema della «Sinodalità» a cura di padre Simone Panzeri, il secondo, «La corresponsabilità dei laici e la ministerialità» di don Diego Pancaldo, l’ultimo, «Il discernimento comune e i segni dei tempi» a cura di don Roberto Breschi. «L’augurio — conclude don D’Angelo — è che già il cammino di formazione sia un educarsi a camminare insieme come fratelli e sorelle, nell’umile ricerca della verità e della volontà di Dio».




Morte sul lavoro: l’intervento del vescovo Tardelli

Tardelli: «Un’altra morte sul lavoro, se necessario cambiare le norme».

Il  vescovo Tardelli interviene sulla tragedia verificatasi in una cartiera presso Lanciole, dove un operaio di 59 anni ha perso la vita travolto da un muletto.

PISTOIA 09/02/2022 – «Ancora un tragico episodio di morte sul lavoro sconvolge la nostra diocesi. Nonostante gli appelli, le regole e le richieste di attenzione non si ferma quella che non può che essere definita una strage». Così il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, interviene sull’ennesima morte bianca.
«La dignità del lavoro, e quindi della persona, passa in primo luogo dalla sicurezza sul luogo in cui si lavora – ricorda il vescovo -. Se le regole, tante a dire il vero, che oggi disciplinano la sicurezza dei luoghi di lavoro, non danno i risultati e le garanzie minime bisogna cambiarle, migliorarle. In questo senso la politica deve fare di più, soprattutto nel dialogo con le parti sociali e le imprese che vivono ogni giorno questi problemi.
Infine mi rendo vicino con la preghiera e il cordoglio alla famiglia del lavoratore deceduto e di tutta la comunità colpita dall’incidente».



Tempo di scelte: perchè è importante l’IRC

PISTOIA – Periodo di scelte per le famiglie che hanno i figli in età scolare. Le famiglie si trovano impegnate, in questo periodo, a confrontarsi con le iscrizione dei loro figli. In particolare nel momento dell’iscrizione al primo anno di ogni ciclo, in base alla normativa vigente, studenti e genitori sono chiamati a scegliere se avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica (Irc). Ma quali sono le ragioni di una scelta che potrebbe sembrare secondaria? Insieme a noi ha provato a fare un ragionamento il professor Edoardo Baroncelli, direttore dell’ufficio per l’insegnamento della Religione Cattolica della diocesi.

«La domanda è: a che cosa serve la scuola ? – afferma Baroncelli – e la scelta di avvalersi o no dell’insegnamento di religione cattolica rivela la risposta a questa domanda. Tutti concordano nell’affermare che il compito della scuola non è solo quello di trasmettere conoscenza ma di contribuire alla formazione integrale della persona. Se questo è il compito della scuola, allora, se vogliamo che sia questo, la scelta di avvalersi dell’insegnamento dell’Irc è perfettamente conseguente. «La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello», ha affermato Papa Francesco. Sui nostri ragazzi soffia il vento di una cultura velatamente aggressiva – annota ancora Baroncelli – a tratti violenta, appiattita. Le stelle si vedono sempre più di rado sopra il cielo della città post moderna. La posizione più frequente è quella con la testa ripiegata in giù. Sul cellulare. Ma i nostri ragazzi hanno due potenti contrappesi, come un istinto di sopravvivenza, primordiale e insopprimibile: il punto interrogativo, e l’asse verticale».

Frequentare “l’ora di religione” diventa quindi uno spazio aperto per guardare oltre: «Chi si avvale di Irc – spiega Baroncelli – ha a disposizione un luogo dove il punto interrogativo ha la cittadinanza onoraria. Nel cuore dei nostri ragazzi circolano molte domande che gli alunni non avvalentesi fanno fatica a trovare chi ascolta. La capacità di orientare verso l’alto lo sguardo (e la vita) degli studenti è un compito di ogni insegnante, ma poche materie possono rendere questo progetto un preciso programma come invece l’Irc. Questa è un luogo di incontro: con parti di sé in ombra, con l’altro, con la diversità, con domande grandi che valgono la vita, con orizzonti di pensiero rigorosi e affascinanti. Si legge nei documenti ufficiali che l’Irc serve a “sviluppare un positivo senso di sé e sperimentare relazioni serene con gli altri, anche appartenenti a differenti tradizioni culturali e religiose”

( Indicazioni per l’Infanzia). E ancora: “L’Irc, nell’attuale contesto multiculturale, mediante la propria proposta, promuove tra gli studenti la partecipazione ad un dialogo autentico e costruttivo, educando all’esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace” ( Linee per i Licei) ».

E chi invece desidera fare un percorso diverso? «La norma – ricorda il direttore dell’ufficio scuola – consente alle famiglie di non avvalersi scegliendo tra quattro diverse opzioni, tra cui il nulla. Niente. Uscire da scuola. Nell’emergenza educativa che il nostro paese e questa generazione sta vivendo, ogni insegnante è una zattera per mettere in salvo qualcuno in più». Solo un furore ideologico insensato – conclude Baroncelli – può indurre a ritenere che sia preferibile il nulla rispetto a un’ora di scuola, che sia meglio uscire che restare. Appena accade un fatto negativo di cronaca i commentatori chiedono subito: “E la scuola dov’era?”. La scuola era al suo posto, e gli insegnanti anche. Almeno finchè non li abbiamo resi facoltativi. Si tratta di posizioni fortunatamente oramai marginali, di pochi ex combattenti che non si sono resi conto che il tempo della guerra è finito da un pezzo e che credono di essere ancora negli anni 50 del secolo scorso. Forse per sentire meglio definita una qualche identità. I ragazzi, e il loro futuro, non possono essere il campo di battaglia di residuati conflitti ideologici finiti da un pezzo che con loro, tra l’altro, non hanno nulla a che vedere. Sul bene dei ragazzi, sull’emergenza educativa, sulla necessità che la scuola sia zattera e salvagente tutte le donne e gli uomini di buona volontà possono incontrarsi e dialogare. E in questo orizzonte non vi è nessuna indecisione davanti alla scelta di avvalersi».

«A tutte le latitudini della Diocesi – afferma ancora Baroncelli – gli insegnanti di religione vivono ed operano per una scuola aperta, accogliente, inclusiva. Indicano orizzonti, promuovono esperienze insieme ai loro alunni, accompagnano alla conoscenza di luoghi e posti. Stimolano il pensiero con domande, con proposte di risposte. Tutelano ed accolgono fragilità.

Sono spalle affidabili per la crescita dei loro alunni. Gli insegnanti di religione non sono ospiti delle scuole, più o meno graditi, sono un dono per i ragazzi, per le loro famiglie, per le scuole dove operiamo.

Nonostante questo, come riportava il quotidiano Avvenire, sul piano nazionale l’85.5% delle famiglie e degli studenti sceglie ancora di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Un dono e un compito per tutti gli Irc e per la nostra Diocesi a fare sempre di più e sempre meglio il nostro dovere di educatori. John Fitzgerald Kennedy amava ripetere una frase che spero sia spunto di riflessione per tutti: “Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana”».

Michael Cantarella




Novità dalle Chiese toscane

Lunedì 31 gennaio la Conferenza episcopale Toscana si è riunita in assemblea. Dall’incontro l’attenzione ai prossimi appuntamenti come il Cammino Sinodale, la visita del Papa a Firenze, l’attività del Tribunale ecclesiastico etrusco, le nuove nomine. Don Simone Amidei è il nuovo incaricato regionale per l’edilizia di culto

 

I vescovi della Conferenza episcopale Toscana si sono riuniti lunedì scorso all’Eremo di Lecceto, in provincia di Firenze, per la loro assemblea. Tra i tanti argomenti affrontati, come prima cosa sono stati analizzati i temi al centro dell’ultima riunione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana.

Tra questi, i vescovi toscani si sono soffermati in particolare sulle prospettive aperte per il Cammino Sinodale: tutte le diocesi toscane sono già impegnate in questo Cammino e i vescovi hanno ribadito la loro attenzione a questo percorso della Chiesa tutta e di quella italiana in particolare. A tal proposito, i vescovi toscani si stanno preparando a due prossimi importanti appuntamenti: l’Assembla della Cei, in programma nel prossimo mese di maggio per l’appunto sul tema sinodale e, prima ancora, il Convegno sul Mediterraneo terra di pace in programma dal 23 al 27 febbraio a Firenze, che sarà concluso da Papa Francesco con la celebrazione della Santa Messa e l’Angelus nella basilica di Santa Croce. La Cet sottolinea l’importante segnale di attenzione che il Santo Padre darà alla Toscana con questa ulteriore presenza nella nostra regione. Dal Convegno dei vescovi, e da quello contemporaneo dei sindaci che si riuniranno a Palazzo Vecchio, la Cet auspica possa davvero venire un segno di riconciliazione e di pace per tutto il Mediterraneo, secondo l’opera e l’impegno per la fraternità fra i popoli di cui è stato importante esempio il Venerabile Giorgio La Pira. Come lui, hanno detto i vescovi, auspichiamo che da questi incontri possano esserci quei segni di speranza nel Mediterraneo le cui sponde “devono unire e non separare”.

La Conferenza episcopale toscana ha quindi rivolto ancora un saluto a monsignor Roberto Campiotti, vescovo eletto di Volterra, che il prossimo 26 febbraio verrà ordinato vescovo a Milano, la sua diocesi di provenienza, e che entrerà a Volterra il 27 marzo prossimo. A lui i vescovi hanno assicurato la vicinanza nella preghiera per questi due importanti appuntamenti in attesa di accoglierlo nella Conferenza episcopale.

Come ogni anno i vescovi toscani hanno ascoltato il rendiconto del vicario giudiziale monsignor Marco Pierazzi che portando all’approvazione il resoconto economico ha illustrato anche l’attività del Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco. Il modello che si è realizzato in Toscana (dove i processi ordinari sono trattati dal tribunale regionale mentre quelli brevi dai tribunali diocesani) segue esattamente le indicazioni che ha dato il Santo Padre nel suo recente discorso alla Rota Romana dove ha spiegato che nei tribunali ecclesiastici deve manifestarsi <<il volto misericordioso della Chiesa: volto materno che si china su ogni fedele per aiutarlo a fare verità su di sé, risollevandolo dalle sconfitte e dalle fatiche e invitandolo a vivere in pienezza la bellezza del Vangelo>>. La riforma del processo canonico per le cause di nullità matrimoniale avviata con il Motu proprio «Mitis Iudex»  aveva tre obiettivi che nel modello toscano paiono pienamente raggiunti: prossimità alla gente, celerità dei procedimenti ed economicità/gratuità dei procedimenti stessi. A questo proposito i vescovi della Toscana ricordano che il costo di ogni processo è di 525 euro: in casi particolari di bisogno, il costo può essere addirittura  azzerato. Il tribunale regionale nel 2021 ha trattato 319 cause, di cui 124 nuove (16 quelle a costo zero), e ne ha concluse 142, proseguendo così lo smaltimento delle  cause arretrate.

La Cet ha quindi provveduto a nominare i due nuovi membri dell’ufficio di presidenza che vanno ad aggiungersi al Presidente, al Vicepresidente e al Segretario: l’arcivescovo di Siena, cardinale Augusto Paolo Lojudice, e il vescovo di Prato monsignor Giovanni Nerbini. Sostituiscono l’arcivescovo di Lucca e il vescovo di Pescia, monsignor Paolo Giulietti e monsignor Roberto Filippini, per i prossimi due anni.

Monsignor Nerbini ha quindi illustrato il progetto Laudato si’ del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale che intende dare concretezza alle prospettive aperte dall’Enciclica di Papa Francesco. I vescovi hanno accolto molto favorevolmente questo progetto che riguarda anche aspetti concreti delle comunità e delle persone, oltre che una formazione particolare.

È stato quindi approvato, all’unanimità, il progetto per la creazione dell’Agenzia regionale di comunicazione che sarà collegata a Toscana Oggi: tutte le diocesi aderiscono a questo nuovo strumento che diventa così espressione della Conferenza episcopale toscana e avrà tra i suoi obiettivi quello di rilanciare a livello pubblico le diverse esperienze e i fatti di ciascuna singola diocesi sia attraverso internet sia con altri servizi che eventualmente verranno realizzati.

I vescovi hanno inoltre dato il via libera alla realizzazione di uno statuto per una commissione regionale per il diaconato permanente.

L’Abate Diego Gualtiero Rosa ha relazionato sulla Lettera apostolica, in forma di Motu proprio, Traditionis custodes di Papa Francesco. I vescovi si sono confrontati sulla sua attuazione ribadendo l’adesione a quanto stabilito dal Santo Padre sull’uso della liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970.

Infine i vescovi hanno provveduto ad alcune nuove nomine:

Don Stefano Papini della diocesi di Grosseto e Maria Giovanna Deronda della diocesi di Siena sono i nuovi incaricati regionali della Pastorale giovanile.

L’avvocato Marco Randellini della diocesi di Arezzo – Cortona – Sansepolcro è il nuovo incaricato regionale per Problemi sociali e lavoro, giustizia e pace, custodia del creato.

Dopo aver salutato con affetto e piacere la nomina di don Luca Franceschini della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli a Direttore nazionale per i Beni culturali e ecclesiastici e l’edilizia di culto, i vescovi hanno nominato don Simone Amidei della diocesi di Pistoia nuovo incaricato regionale dello stesso ufficio.




Candelora e anniversari di vita consacrata

Mercoledì 2 febbraio la Chiesa festeggia la festa della Presentazione al Tempio di Gesù e la Giornata per la vita consacrata

Candelora è il nome con cui è popolarmente nota la festa della Presentazione al Tempio di Gesù celebrata dalla Chiesa il 2 febbraio. Nella celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme.

Il vescovo Tardelli presiederà alle ore 18 la Messa in Cattedrale. Durante la messa saranno celebrati anche gli anniversari di vita consacrata.

Quest’anno festeggiano i 70 anni di vita religiosa:

Suor Benedetta (Monastero delle Clarisse di Santo Stefano – Pistoia)

Suor Celina Buccelletti (Suore Mantellate – Pistoia)

 

Festeggiano 25 anni di vita consacrata:

Suor Anna Hembron (Figlie di Sant’Anna)

Suor Carolina Rasonabe (Suore Francescane dell’Immacolata di San Piero a Ponti – Monastero del Giglio – Sambuca Pistoiese)

Suor Maria Concepcion Almirante (Suore Francescane dell’Immacolata di San Piero a Ponti – Monastero del Giglio – Sambuca Pistoiese)

Suor Annalisa Frosini (Piccole sorelle dell’incarnazione – Poggetto)

Suor Francesca Nannelli (Piccole sorelle dell’incarnazione – Poggetto)

Suor Serena Borghesi (Piccole sorelle dell’incarnazione – Poggetto)

Suor Stefania Iacopini (Piccole sorelle dell’incarnazione – Poggetto)