Giubilei sacerdotali. L’entusiasmo e la gioia che resistono al tempo

Riprendiamo da “La Vita” del 28 giugno 2020 il seguente servizio dedicato agli anniversari sacerdotali

di Daniela Raspollini

«Anche se cambiano le situazioni e le persone è rimasto sempre lo stesso entusiasmo e la stessa convinzione nel vivere il sacerdozio». Don Giovanni Scremin (92 anni) non ha dubbi, dopo tanti anni da prete le certezze di una volta non si spengono. Ed è un bel modo per festeggiare il proprio anniversario di vita sacerdotale.

L’occasione è la solennità dei SS. Pietro e Paolo, che quest’anno vede cinque festeggiati: don Leonardo Giacomelli che ricorda una ricorrenza davvero singolare: 70anni di sacerdozio; seguono don Giovanni Scremin e don Renzo Aiardi, entrambi con 65 anni di messa. Si ricordano quindi il 50esimo di don Marino Marino e i 25 anni di don Timoteo Bushishi.

Don Leonardo, il più anziano, è anche tra i più lucidi e arzilli. Da pochi anni ha lasciato la sua parrocchia “storica” di Candeglia. Altrettanto “storica” la presenza di don Renzo Aiardi a Casalguidi dove abita tuttora e dove ha svolto il suo ministero per oltre quarant’anni.

Don Giovanni Scremin ha invece un passato da missionario. Originario di Valdagno, in provincia di Vicenza, custodisce ancora l’accento veneto nonostante il suo lungo viaggiare per il Vangelo. Già religioso dell’istituto dei padri comboniani fu ordinato il 29 giugno 1955 da quel Battista Montini che divenne poi Papa Paolo VI. Inviato missionario in Brasile gli fu affidata una parrocchia nella diocesi di Balsas dove visse per 25 anni. Il vescovo locale, che allora era il pistoiese Rino Carlesi, lo presentò a mons. Longo Dorni per offrirgli un’esperienza fuori dalla missione. Avviò così la sua presenza in diocesi di Pistoia, pur tornando in missione a più riprese.

Don Marino Marini, attuale parroco di Tizzana e Catena non si è invece spostato di molto. «Ricordo con affetto — ci spiega — tutti coloro che ho incontrato nel mio ministero sacerdotale, come cappellano nelle parrocchie di Montale e di Montemurlo, poi come parroco a Tobbiana, Vignole e Oste e ora di Tizzana e Catena».

Arriva da Goma, in Congo, don Timoteo Bushishi. Qui ha svolto diversi incarichi. «Dall’Africa — ricorda Timoteo — mi sono successivamente trasferito in Italia a Roma per studiare teologia dogmatica. Nel 2006 poi, sono stato accolto dal vescovo Scatizzi che mi ha permesso di concludere il dottorato e mi ha affidato la parrocchia di San Pierino in Vincio. Dal mese di luglio 2016 ad oggi sono parroco di San Benedetto e San Vitale».

Vite sacerdotali molto diverse com’è originale ogni vocazione. Don Renzo Aiardi entrò in seminario giovanissimo: «la sua vocazione al sacerdozio — ci racconta Aldo Pellegrini — è nata fin da bambino. Cresciuto in Piazza S.Lorenzo a Pistoia è entrato a 9 anni in seminario». Per don Marino la vocazione è arrivata da piccolo nel modo più ordinario possibile «favorita dall’esempio della famiglia e del parroco». La vera svolta avvenne più avanti frequentando Carlo Carretto e la comunità dei Piccoli Fratelli del Vangelo di Spello dove — racconta — ho preso la decisione definitiva di diventare prete».

Don Renzo Aiardi

Casalguidi si stringe attorno al suo pastore

Don Aiardi «è stato ordinato il 29 giugno 1955. All’inizio del suo ministero è stato a Baggio e poi a Tobbiana. Don Renzo però è un’istituzione per Casalguidi. Oggi, allo scoccare dei suoi 65 anni di sacerdozio «la comunità parrocchiale — scrive l’amico Aldo Pellegrini — si stringe a lui esprimendo la sua gratitudine e il proprio affetto e un grazie per aver donato la sua vita al Vangelo e per essersi speso in questi lunghi anni nel generare Gesù Cristo nel cuore di coloro che lo hanno incontrato. In questi anni del suo ministero si è prodigato per rinnovare la Chiesa. È stato promotore di tanti movimenti ecclesiali che ha accolto nella sua parrocchia. In questi anni di sacerdozio si è fatto amico fratello e compagno di viaggio nel cammino della fede, condividendo con noi fatiche le attese le speranze di ogni giorno».

Don Marino Marini

Figlio del Concilio e testimone del servizio

Non ho avuto particolari carismi— ammette umilmente don Marino Marini —, però ho cercato di operare in spirito di servizio». «Ho sempre cercato di ricordare che non si deve far prevalere le nostre visioni personali, ma che, con umiltà, dobbiamo tenere come punto di riferimento la Parola di Dio, il Concilio Vaticano II, e il programma pastorale della Diocesi. In me c’è sempre stato sempre il desiderio di non escludere nessuno, e di accogliere, come dono del Signore, tutti coloro che desideravano partecipare alla vita della comunità parrocchiale». «La mia gioia più grande è stata quella di trovare nel Presbiterio e nella comunità parrocchiale altri fratelli e sorelle con cui fare insieme un cammino di fede e di comunione fraterna».

Don Timoteo Bushishi

«Grato a Dio per la Sua misericordia»

Nella ricorrenza del mio anniversario vorrei prima di tutto ringraziare il Signore che mi ha fatto sentire la sua presenza, la sua tenerezza, la sua misericordia». «Sono stato battezzato all’età di 12 anni — racconta Timoteo — e ho cominciato a frequentare la Chiesa come chierichetto a Goma in Congo». «La mia vocazione al sacerdozio è nata grazie alla testimonianza di un prete anziano dal nome Don Celedonio, un prete spagnolo carmelitano. È stato grazie a lui che poi ho deciso di entrare nel seminario minore. Mio padre purtroppo si oppose a questa mia decisione». Ma la vocazione era più forte e, dopo aver chiesto di proseguire la formazione al seminario maggiore «sono diventato sacerdote a 29 anni il 10 agosto 1995 a Goma».

Con settant’anni di sacerdozio don Leo è un prete da record

Una lunga esistenza in gran parte a Candeglia dove ha accompagnato generazioni di fedeli nella vita di fede ma anche la passione di girare il mondo

Classe 1926 don Leonardo Giacomelli è tra i preti più anziani della diocesi. Il primato spetta al centenario don Italo Taddei e di qualche mese lo precede don Napoleone Toccafondi, ma don Leonardo, che oggi vive in Seminario, conserva il suo vivace temperamento e una salute discreta.

La sua famiglia, molto numerosa – 8 fratelli – era anche molto religiosa: da parte di madre c’era lo zio don Luigi Marini, canonico e parroco di Campiglio, da parte di padre lo zio Oreste Forestieri parroco di Valenzatico, al quale Leonardo era molto affezionato e che lo ha accompagnato nel cammino vocazionale. «Sono entrato in Seminario nel ’38» ricorda don Leonardo che dopo 12 anni di formazione fu ordinato prete con don Grazzini, don Frosini, don Meriggi e don Batignani. «Ho dei bei ricordi del rettore Mario Spinelli e del vice rettore Dario Giovannini».

Il 29 giugno 1950 giunse l’ordinazione presbiterale. Una volta prete, fino al 1954 «sono stato cappellano a Vignole dove era parroco lo zio don Forestieri. Lo portavo a visitare i malati con la Topolino. Prestavo servizio anche a Campiglio dove c’era l’altro zio don Luigi, quindi sono stato cappellano a Capraia dove c’era un parroco cieco.

Poi, nel gennaio 1961 sono arrivato a Candeglia». Qui don Leonardo ha passato la vita, guidando questa comunità fino al 2017. «Ho trovato un parroco anziano e ho dovuto realizzare diversi lavori alla chiesa e alla canonica. Per due anni ho celebrato la messa in casa, ma la popolazione ha molto aiutato». Don Leonardo non ha fatto solo il parroco: «ho insegnato per 20 anni religione alla scuola media Leonardo da Vinci frequentata anche da ragazzi di Candeglia». Dopo tanti anni cosa resta impresso nella memoria di don Leonardo? «Il contatto con la gente, soprattutto con le famiglie e con i giovani con i quali andavo spesso ai campi estivi. Abbiamo organizzato una squadra di calcio che partecipava al campionato locale ed ero per loro un punto di riferimento. Nelle relazioni con i parrocchiani mi ha aiutato molto il fatto di aver visitato molti paesi del mondo. Essendo una zona “rossa” molte volte le persone credevano più a quello che leggevano sul giornale che a quanto veniva detto in chiesa. Ma io portavo la mia esperienza, quella che avevo fatto conoscendo persone culture e religioni diverse e così si arrivava a un dialogo e si costruiva un’amicizia».

Da ultimo don Giacomelli offre anche qualche consiglio per i giovani preti: «gli direi di prepararsi bene. Questo per poter comunicare con le persone che non si accontentano di risposte vaghe e imprecise. Comunque di relazionarsi in modo spontaneo e colloquiale e costruire rapporti di amicizia e stare vicino ai fedeli. Soprattutto li inviterei a stare con i giovani nel periodo dell’adolescenza quando cominciano a formare il carattere in modo che possano aprirsi alla fede».(A.B.)




Il vescovo ai catechisti: cinque punti da cui ripartire

Pubblichiamo le parole del vescovo rivolte ai catechisti in occasione dell’incontro svolto giovedì 25 giugno 2020 nell’aula liturgica di Valdibrana

Alle catechiste e ai catechisti della diocesi.

Passato il tempo della pandemia o comunque sperando possa essere in via di superamento, vogliamo riprendere il cammino. Quel cammino che in verità non abbiamo mai interrotto, trovando modi e forme nuove per essere presenti ai nostri ragazzi e alle loro famiglie, ma che ora riprendiamo anche insieme alle nostre comunità parrocchiali. In questa prospettiva vorrei darvi 5 indicazioni che possono costituire come una bussola per il vostro servizio e il vostro impegno.

1. Siamo strumenti nelle mani del Signore. Lo state capendo sempre più: siete mezzi di cui il Signore si serve, non mezzi impersonali e astratti ma attivi, che partecipano con la propria persona, con la propria vita. Voi siete i mezzi attraverso cui Lui incontra e raggiunge i vostri ragazzi. Siamo tutti consapevoli dei nostri limiti, ma lui ci ha scelti e chiamati. Come diceva Madre Teresa, siamo una matita nelle mani di Dio. Matita di cui Lui si serve per scrivere nel cuore delle persone. Dovete aver chiaro questa cosa, sentirne la gioia e la responsabilità, la bellezza e la grandezza. Siete collaboratori di Dio, del suo messaggio di salvezza.

2. Siete uomini e donne di relazione. Sempre più andiamo capendo il valore della relazione. Relazione con Cristo innanzitutto. Relazione, rapporto vivo, dialogo, comunicazione, incontro della mente e del cuore. Relazione da coltivare, custodire e alimentare. Poi relazione con i ragazzi che vi sono affidati. In questo tempo avete capito che non si tratta semplicemente di insegnare. Si tratta piuttosto di un incontro con persone in crescita, ciascuna con le sue caratteristiche: ognuna diverso dall’altro. Relazione con le famiglie: adesso ne abbiamo capito di più l’importanza. Forse siamo anche riusciti in alcuni casi a stabilirla questa una relazione e capire il suo valore e che non si tratta solo di fare degli incontri con i genitori, ma piuttosto di stabilire un rapporto con i genitori e le famiglie. Infine, relazione con la comunità. Voi siete parte della comunità non siete battitori liberi o free lance o mercenari. Siete membri di una comunità ed è a nome della comunità che adempite alla vostra missione.

3. Andare all’essenziale. Forse, il tempo difficile che abbiamo attraversato ci ha insegnato anche questo: che bisogna andare all’essenziale, alla sostanza. Dobbiamo fare ancora molta strada su questo. Ci siamo accorti quanto alcune cose siano davvero importanti e quante altre invece lo siano assai di meno. Ci siamo resi conto che forse avevamo trascurato cose che erano davvero importanti e dato invece importanza a cose che invece ci zavorrano. Per un catechista andare all’essenziale è andare a Gesù Cristo, alla sua storia. Alla fine, per un catechista si tratta di imparare a narrare la storia di Gesù come una storia viva che ha scosso, commosso, coinvolto. Narrare, non insegnare. Raccontare la vita del Signore che incontra la nostra vita, che con il suo amore ci prende e ci conquista. Come una storia che può coinvolgere anche le persone alle quali si è mandati e rendere bella la loro vita.

4. Ricostruire le nostre comunità parrocchiali, che nel tempo si sono appesantite. Sarebbe sbagliato riprendere semplicemente tutto quello che si faceva prima e come prima. Anche in questo caso, occorre tornare all’essenziale: la relazione tra le persone, l’incontro con Gesù Cristo e la sua Parola, l’aiuto fraterno, la vicinanza, la testimonianza. La comunità cristiana la edifica il Signore con il suo Santo Spirito. Noi però dobbiamo collaborare e fare la nostra parte. Ricostruiamo dunque le nostre parrocchie che un po’ di polvere addosso ce l’hanno; possiamo toglierla prendendo occasione da questo tempo inaspettato e nuovo. Con l’aiuto del Signore, con la guida dello Spirito Santo dobbiamo dare un volto nuovo, comunitario, fraterno, missionario alle nostre parrocchie. Meno paludate e più vive, meno istituzionali e più relazionali, più calde e meno burocratiche. Comunità vive, famiglie. Dobbiamo ricostruire lo stare insieme, imparando a perdonarci e ad accoglierci.

5. Camminare insieme come chiesa particolare, come diocesi. Siamo qui anche stasera provenienti dalle diverse parti della diocesi e abbiamo fatto un cammino comune: non perdiamo questa ricchezza. Continuiamolo a camminare insieme a livello diocesano. Non riprendiamo l’abitudine di fare ognuno per conto suo. Abbiamo notato diversità; dobbiamo quindi uniformarci ma non per essere tutti uguali, ma perché camminiamo insieme. Ci rendiamo conto che in diocesi ci sono situazioni diverse, ma sapere che siamo insieme in un cammino vuol dire anche assumersi la responsabilità di aiutarsi a vicenda tra parrocchie e tra catechisti. A breve riprenderemo il cammino dell’iniziazione cristiana, ma lo riprenderemo insieme. Abbiamo accumulato dei ritardi, ma forse questo tempo ci offre una bella occasione per ripensare l’iniziazione cristiana come un cammino che si fa tutti insieme, pur consapevoli delle caratteristiche proprie di ogni realtà. Un percorso comune da scandire sia a livello di formazione che di catechesi, come anche a livello della celebrazione dei sacramenti dell’Eucarestia e della Confermazione.

Concludo questi brevi appunti, con un pensiero rivolto a Maria. Abbiamo ripreso gli incontri tra i catechisti, presso il santuario di Valdibrana. Alla Madonna, alla sua intercessione e amicizia affido volentieri tutti voi catechisti e catechiste della diocesi. Come all’abbraccio materno di Maria affido tutti i vostri ragazzi e le loro famiglie, chiedendo in particolare alla Madonna che ci aiuti a riprendere con gioia il cammino della vita cristiana e della testimonianza con le nostre comunità parrocchiali.

Valdibrana, 25 giugno 2020




Incontro alla gente nelle parrocchie

Nei prossimi fine settimana monsignor Tardelli celebrerà in alcune comunità della diocesi

PISTOIA – Una nuova ripartenza, anche nei rapporti e nella valutazione delle ferite, degli insegnamenti e, perchè no, dei piccoli miracoli che rimangono dopo tre mesi di confinamento e chiusura a causa del Covid-19.

«È il momento di tornare a incontrare la gente nei diversi territori della diocesi – afferma il vescovo Tardelli – dopo la pausa forzata dettata dalla pandemia voglio visitare le comunità celebrando la messa nelle parrocchie più popolose dei vicariati».

«Visto che non c’è stata la possibilità di svolgere incontri pastorali, né di celebrare le cresime, come di ricevere visite — spiega il vescovo —, mi è sembrato che fosse bello andare a incontrare le diverse realtà parrocchiali, per ricucire un contatto con le comunità più popolose della diocesi dopo questo periodo di lontananza».

Monsignor Tardelli celebrerà le messe domenicali in alcune parrocchie attraversando in lungo e in largo il territorio diocesano. Le prime visite sono partite la scorsa settimana con la celebrazione a Poggio a Caiano, nella solennità del Corpus Domini, seguite dalla messa a Casalguidi di sabato 20, andranno avanti fino primi di agosto. Tutte le celebrazioni, almeno fino a nuova disposizione, saranno svolte secondo le modalità previste finora nell’applicazione delle misure di sicurezza anti-covid, con un numero contingentato di fedeli. Ecco il calendario delle messe: domenica 21 alle 10.30 nella chiesa di San Pietro ad Agliana, sabato 27 giugno alle 18.30 nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Bottegone; domenica 28 alle 11 al Sacro Cuore di Montemurlo, sabato 4 luglio alle 18.30 presso la parrocchia di S. Maria Assunta a Quarrata, domenica 5 luglio alle 11 nella chiesa della Santa Croce di Vinci. Sabato 11 luglio alle 18 presiederà la messa nella pieve di San Michele Arcangelo a Carmignano, sabato 18 alle 18 a Pistoia presso la Chiesa della Vergine, mentre domenica 19 luglio alle 10 nella chiesa di Santo Stefano a Lamporecchio. Ultimo appuntamento, dopo i festeggiamenti iacobei, domenica 2 agosto alle 10.30 a Limestre con una celebrazione all’aperto per la Festa della Madonna della neve.

Michael Cantarella

 




Il vescovo incontra animatori e catechisti

L’appuntamento è per giovedì 25 giugno alle 21 nell’aula liturgica di Valdibrana

Per accompagnare la conclusione di questo difficile anno pastorale, l’ufficio catechistico diocesano ha organizzato un incontro con il vescovo in programma per giovedì prossimo, 25 giugno, presso l’aula liturgica del Santuario di Valdibrana a partire dalle 21. La serata vuole essere un segno di vicinanza concreta ai collaboratori parrocchiali, che – con ogni probabilità da settembre – dovranno ripartire con catechismo e gruppi, in un mondo completamente cambiato dalla paura del virus.

«A conclusione dell’anno pastorale – afferma suor Giovanna Cheli, responsabile dell’ufficio catechistico diocesano – ci incontreremo per condividere la preghiera e fare comunione dopo un anno davvero complesso, pieno di forti provocazioni, di appelli e di eventi tutti da comprendere alla luce della fede. Per questo invocheremo lo Spirito Santo riascolteremo il mandato di Gesù ai discepoli: io sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo. Racconteremo la fede e la vita, ascolteremo la parola del vescovo e raccoglieremo le preghiere che nascono dal nostro quotidiano in tempo di pandemia».

«Siamo tutti invitati a partecipare – conclude – armati di voglia di ripartire e di una mascherina, sotto la quale sarà nascosto il nostro sorriso e con esso la nostra gioia di rivedersi! Tutti i catechisti sono attesi!».




La ripartenza delle Chiese toscane

Il grazie dei vescovi ai parroci, le prospettive future

La Conferenza Episcopale Toscana si è riunita lunedì 8 giugno: i lavori si sono svolti in video conferenza. In apertura il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze e Presidente della CET, ha ripercorso le fasi attraversate in questi mesi, e la graduale ripresa della vita liturgica fino alla possibilità di tornare alle celebrazioni in presenza del popolo, con l’osservanza delle norme per il contenimento del contagio, secondo il protocollo concordato con il Governo e le indicazioni della CEI.

I Vescovi hanno sentito il bisogno di esprimere tutta la loro gratitudine ai sacerdoti, per quanto hanno fatto e stanno facendo, e alle comunità parrocchiali che hanno reso possibili tutte le operazioni necessarie per svolgere in sicurezza le celebrazioni liturgiche, con un coinvolgimento numericamente importante di volontari che hanno dimostrato disponibilità, generosità e senso di responsabilità. Grazie a tutti loro, i fedeli sono potuti tornare a condividere la mensa eucaristica. La ripresa della vita liturgica comunitaria ha potuto contare sullo zelo già dimostrato nei mesi scorsi, sia nel servizio della carità, sia nell’impegno a portare avanti, secondo i modi possibili in questo tempo di pandemia, le attività pastorali. In alcune diocesi in particolare, sarà motivo di ulteriore premura l’imminente stagione turistica, almeno per assicurare debitamente le messe festive.

Le prospettive destano adesso qualche preoccupazione circa la ripresa di momenti importanti della vita parrocchiale e diocesana, quale la celebrazione in forma comunitaria dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi (Prime Comunioni e Cresime), per i quali si ribadisce comunque il rinvio al prossimo autunno e la necessità di dover pensare, probabilmente, a forme di presenza contingentate. Sarà un’occasione per cogliere l’essenziale valore spirituale di questi momenti. Sin da ora si sta comunque pensando a come riavviare gli itinerari di catechesi dei fanciulli e dei ragazzi. È emersa in proposito l’importanza di far tesoro di quanto si è fatto anche in questi tempi di lockdown attraverso i mezzi di comunicazione oggi disponibili.

La programmazione di possibili attività estive con i ragazzi è ora al centro della riflessione ecclesiale. Se è complicato pensare ad attività residenziali come i campi scuola, ci sono maggiori possibilità per l’organizzazione di Grest, oratori estivi e altre attività che coinvolgano bambini e ragazzi durante il giorno. In questo senso organizzazioni come Anspi o Csi possono dare un supporto progettuale e tecnico molto importante.

Al di là di tutte le difficoltà organizzative, i vescovi hanno ribadito l’importanza di far sentire comunque ai ragazzi e alle loro famiglie quanto stiano a cuore alla Chiesa e quanto sia l’impegno per garantire quanto possibile, nel rispetto dei protocolli di sicurezza e nella collaborazione con gli enti locali.

I Vescovi si sono interrogati anche sui criteri per impiegare bene i contributi straordinari assegnati dalla CEI, attraverso i fondi dell’8×1000, per fare fronte alle situazioni di disagio sociale causate dalla pandemia: molte parrocchie, pur trovandosi esse stesse in difficoltà economica, non hanno fatto mancare i loro sforzi per aiutare persone e famiglie bisognose, rispondendo alle richieste che in questi mesi sono aumentate notevolmente.

Una forte preoccupazione riguarda le scuole paritarie, per le quali non è stata dimostrata attenzione: i Vescovi toscani condividono quanto espresso dalla Cei, circa la necessità di sostenere questi istituti che offrono un servizio prezioso per tante famiglie e utile per lo Stato.

I Vescovi toscani hanno preso in esame la bozza degli orientamenti pastorali CEI per il prossimo quinquennio, auspicandone una profonda revisione che tenga conto di quanto abbiamo vissuto e stiamo vivendo con la pandemia, mantenendo comunque l’assunto di fondo ispirato alla Evangelii gaudium: comunicare la gioia del Vangelo.

La Conferenza Episcopale Toscana ha preso atto del buon cammino fatto anche quest’anno nella formazione dei futuri presbiteri con l’anno propedeutico all’ingresso in Seminario.

È stato dato parere favorevole all’introduzione della causa di beatificazione di don Divo Barsotti, già espresso nel 2011 e ora rinnovato dopo lo svolgimento delle fasi preparatorie all’apertura del processo (…).

Don Fabio Menghini, diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, è stato nominato giudice al Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco.

Conferenza episcopale toscana (comunicato del 13 giugno 2020)




I Vescovi contro ogni discriminazione

Omofobia, una nuova legge non è necessaria. La nota della Presidenza CEI

“Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”, sottolinea Papa Francesco, mettendo fuorigioco ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta, destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva.

Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità umana, che – in quanto tale – deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini.

Al riguardo, un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.

Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni.

Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione,

come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso.

Crediamo fermamente che, oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore, si debba innanzitutto promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona.

Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto.

Nella misura in cui tale dialogo avviene nella libertà, ne trarranno beneficio tanto il rispetto della persona quanto la democraticità del Paese.

Roma, 10 giugno 2020




Corpus Domini in piazza

Sabato 13 giugno messa e adorazione eucaristica si svolgeranno all’aperto in piazza del Duomo

Una solennità del Corpus Domini del tutto speciale quest’anno. Se le misure di sicurezza sconsigliano la tradizionale processione per le vie del Centro storico la Diocesi ha organizzato comunque un momento pubblico di preghiera e adorazione.

Una dimensione pubblica della fede che acquista anche il valore di testimonianza per la città. Pistoia e il suo territorio, forse a maggior ragione dopo il Covid, vivono l’attesa dell’annuncio; è dunque tempo — come appuntava il vescovo nella sua ultima lettera pastorale — «di annunciare di nuovo e con più entusiasmo, la Buona notizia del Regno; sia all’interno delle nostre parrocchie, dove la fede a volte si è fatta stanca, sia all’esterno, dove occorre una presenza amorosa, carica di speranza che dia prospettive di salvezza».

Nella solennità del Corpus Domini la presenza della Chiesa accompagna quella di Cristo; nel pane eucaristico, infatti, c’è la presenza stessa della sua persona, perché, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica «nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero».

La messa sarà celebrata sabato 13 giugno la sera alle 18 e presieduta dal vescovo Tardelli. Al termine della messa è previsto un tempo di adorazione. In caso di pioggia tutto si svolgerà in Cattedrale.




Protagonisti del cambiamento, non solo “fruitori di sacramenti”

Una sera di preghiera per riassaporare il gusto di essere Chiesa. La Veglia di Pentecoste celebrata in Cattedrale sabato 30 maggio, ha segnato una tappa significativa nel cammino pastorale di quest’anno indimenticabile, segnato dall’emergenza coronavirus.

Un evento comunitario che ha concluso e riassunto il cammino pasquale con la celebrazione della Messa crismale: «è dalla Pasqua del Signore — ha spiegato il vescovo Tardelli nell’omelia — che scaturiscono i sacramenti e gli oli benedetti». Nella Messa crismale trova piena manifestazione il popolo di Dio che costituisce una diocesi: chierici, religiosi e laici insieme per non dimenticare l’identità sacerdotale donata dal Battesimo e rinnovare la propria gratitudine per i doni di Dio.

Così, rivolgendosi ai presbiteri, che in questa Messa hanno rinnovato le loro promesse, il vescovo ha detto: «Tanti nel mondo sanno fare molte cose meglio di noi. Non possiamo nemmeno pensare lontanamente di averne noi la capacità». «Ma c’è una cosa — ha precisato — che solo noi possiamo fare, ed è quello che dobbiamo fare e imparare a fare sempre di nuovo, ogni giorno sempre meglio: dare Cristo alle persone; comunicare la speranza che viene dalla parola di Dio e dalla grazia sacramentale (…). A noi compete indicare agli uomini e alla gente la via del cielo e l’impegno della carità che anticipa il cielo sulla terra. Questo amore, questa carità pastorale che ci fa guardare a ogni uomo e donna come li guarda Dio, cercando per ciascuno la salvezza eterna e munendolo di tutto ciò che spiritualmente è necessario, è il nostro compito».

Poi Tardelli, rivolgendosi ai laici presenti ne ha sottolineato tutto il protagonismo nella vita della fede: «Voi tutti, laici, uomini e donne, giovani e adulti, e voi religiose, non siete qui come spettatori di un qualcosa che va in scena di fronte a voi. Voi siete pienamente partecipi invece del mistero di amore della Pasqua che dà origine alla santificazione degli oli di questa sera. Voi siete Chiesa, siete popolo di Dio e insieme ai sacerdoti offrite anche voi l’agnello innocente del nostro riscatto, il Signore Gesù». «Voi non siete soltanto fruitori dei sacramenti» ha ricordato Tardelli, ma “sacramento vivente” dell’amore di Cristo». «Il vostro lavoro è una partecipazione all’opera continua della creazione e un mezzo per trasformare il mondo; la vostra vita sociale, in mezzo ai paesi e alle città, un modo per raccontare l’amore che cambia il mondo e lo rende migliore».

«In questo momento — ha concluso il vescovo — voglio rivolgere ancora un pensiero particolare ai nostri ragazzi. Il Crisma che stasera viene consacrato, servirà in gran parte per cresimarli. La chiusura delle scuole e questo tempo di pandemia hanno di fatto allontanato i ragazzi dalla partecipazione alla Messa». Con la sospensione del catechismo però, le parrocchie non si sono dimenticate dei ragazzi: «Molte cose sono state fatte, per la verità (…) Sono grato, in particolare, al personale dell’ufficio catechistico diocesano, per l’impegno profuso in questo tempo. Sta di fatto che i nostri ragazzi dovranno essere aiutati a riprendere dimestichezza con la Messa e la vita della comunità».

Il vescovo ha un pensiero particolare per i cresimandi della diocesi: «Vogliamo pregare stasera per loro — spiega — perché si sentano oggetto di un amore grande, quello di Dio; perché sentano la voglia e l’entusiasmo di camminare secondo lo Spirito», siano fortificati dallo Spirito, perché li aiuti a comprendere che «il tempo della pandemia che abbiamo attraversato e che stiamo ancora attraversando, ci ha fatto capire che è necessario costruire un mondo nuovo, migliore di quello di prima».

Leggi l’intera omelia

(dal settimanale La Vita del 31/05/20).




Veglia di Pentecoste in Cattedrale

La Veglia di Pentecoste prevede quest’anno la celebrazione della messa crismale. La diretta su Tvl alle 21.

Quest’anno i vescovi della Toscana hanno pensato di valorizzare la veglia della solennità di Pentecoste, che avrà luogo sabato 30 maggio, con la benedizione degli oli santi.

La benedizione del santo crisma, dell’olio dei catecumeni e di quello per gli infermi avviene generalmente la mattina del giovedì santo con una celebrazione dedicata nota come Messa crismale. La pandemia quest’anno ha reso impossibile la celebrazione che prevede abitualmente una larga partecipazione di clero e fedeli. Insieme ai sacerdoti, che in questa messa rinnovano le promesse pronunciate il giorno dell’ordinazione, la Chiesa riscopre la sua vocazione sacerdotale.

Allo stesso tempo, con la sua variegata presenza di credenti, la messa crismale vuole anche significare l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio vescovo.

In quest occasione, poiché l’accesso in Cattedrale per ragioni di sicurezza è limitato a 150 persone, accanto ai sacerdoti da tutti i vicariati sarà invitata una piccola rappresentanza di fedeli.

La messa sarà presieduta dal vescovo Fausto Tardelli e si svolgerà alle 21 presso la Cattedrale di San Zeno. Sarà possibile seguirla in diretta su Tvl Pistoia (canale 11).




Tardelli: «Ricominciare con responsabilità». Le indicazioni per i fedeli

Il vescovo si rivolge ai fedeli nel primo fine settimana con le Sante Messe Festive aperte al popolo. In un documento anche le indicazioni per i fedeli nella fase 2.

Da parte del vescovo anche un messaggio e una benedizione speciale per i “volontari” che accompagneranno la ripresa delle messe.

Ricominciare con responsabilità

Il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli si rivolge ai fedeli nel primo fine settimana con le Sante Messe Festive aperte al popolo

Publiée par Diocesi di Pistoia sur Vendredi 22 mai 2020

 Il testo del video messaggio

«Carissimi,

siamo arrivati a una fase nuova di questo tormentato momento che ci ha visto in grave difficoltà. Possiamo di nuovo celebrare insieme l’Eucaristia e anche gli altri sacramenti, possiamo ritrovarci nelle nostre chiese, possiamo innalzare a Dio la lode, quella di un popolo che si riconosce salvato dalla Misericordia di Dio.

È una grande gioia, una possibilità nuova che ci è data e vogliamo viverla davvero con gratitudine. Nello stesso tempo però sappiamo che ci deve essere senso di responsabilità perché il male c’è ancora nella società: c’è ancora questo virus e dobbiamo fare attenzione. Quindi accettiamo di buon grado tutte le limitazioni e le attenzioni che sono necessarie per poter essere al sicuro il più possibile. È un disagio che accettiamo volentieri per il senso di responsabilità che dobbiamo avere, e che riguarda ognuno di noi. Ciascuno deve agire con grande cautela.

Questa riapertura non è ancora ovviamente la riapertura di tutta la vita della Chiesa. Però aspettiamo con fiducia di poter rinnovare anche i nostri soliti incontri e nel frattempo continuiamo ad operare nella carità perché questa non è mai mancata ancora continua.
E proprio nella carità vogliamo ricordare ed essere vicino in particolare a coloro che soffrono questo momento: coloro che sono nel disagio per la situazione economica, per il lavoro che manca, coloro che ancora sono malati e coloro che possono ancora essere contagiati, coloro che in qualche modo si trovano in difficoltà nella solitudine. Ecco, la carità della Chiesa continua e vogliamo che sia ancora attenzione vera per tutti costoro.

Quindi davvero gioia grande per questo inizio nuovo, per questa ripresa proprio nel giorno dell’ascensione, e senso di responsabilità. Ma ripeto, serve ancora grande apertura di cuore verso chi è nel bisogno, in modo particolare in questo tempo».

 

Sono disponibili in pdf le indicazioni rivolte dal vescovo ai fedeli laici del popolo di Dio, parte viva della Chiesa di Pistoia.

Lettera vescovo ai Laici per la ripresa delle celebrazioni

Di seguito la lettera e la benedizioni per i volontari.