L’Immacolata di monsignor Tardelli

Nella solennità mariana dell’8 dicembre ricorre il quinto anniversario dell’ingresso a Pistoia. Una lettura a cuore aperto della Chiesa pistoiese -tra peccati e segni di grazia- nell’omelia pronunciata in cattedrale.

 

PISTOIA. Celebrare la Solennità dell’Immacolata e ricordare i primi cinque anni nella chiesa di Pistoia: l’8 dicembre del Vescovo Tardelli è un giornata davvero speciale. L’occasione in cui indicare a tutti la bellezza di Maria Immacolata, ma anche fare il punto su una chiesa che proprio immacolata non è.

Attorno al vescovo, per la messa pontificale della solennità dell’Immacolata, c’erano numerosi sacerdoti della Diocesi di Pistoia, ma anche tanti fedeli e un clima di grande attenzione e preghiera. Nell’omelia il vescovo ha chiesto di partire da Maria; una «madre tenerissima» che neppur l’essere priva di peccato originale allontana irrimediabilmente dagli uomini: «la sua grandezza – ha precisato il vescovo- non la distacca da noi, perché ella rimane l’umile serva del Signore, col grembiule della povera gente addosso, con la dolcezza di una madre che piange per i figli scapestrati o indifferenti. E lei finisce sempre per prenderci per mano e portaci al Signore».

La Madre di Dio, come sente la gente, anche in una fede semplice e popolare, è una mamma premurosa per i suoi figli, la cui bellezza non «impedisce di prendere le nostre mani sporche di odio e di ribellione per lavarcele alla fonte, proprio come fa appunto una mamma col bambino che si è sporcato».

Eppure, ha aggiunto monsignor Tardelli, «la festa di oggi è anche occasione per riconoscere la distanza della nostra vita da quello che il Signore si attende da noi. E penso stasera, soprattutto, alla nostra Chiesa pistoiese; a tutte quante le sue pesantezze; al peccato che l’attraversa; alla pochezza della vita ecclesiale. Non me ne vogliate se dico stasera che non siamo una chiesa immacolata».

La Chiesa di Pistoia, come la chiesa universale, è certamente anche santa, e lo è «per il suo redentore e perché lo Spirito ancora soffia nelle sue ali. Santa per i suoi gloriosi santi del passato e per quella schiera anonima di santi della porta accanto che ancora oggi abitano la nostra chiesa».

Eppure, allo stesso tempo la chiesa pistoiese ha pure i suoi guai: «dobbiamo in sincerità riconoscere che siamo una chiesa difettosa sotto tanti aspetti. Una chiesa non certo immacolata, ma macchiata per il peccato dei sui membri. Macchiata per le divisioni che ancora ci caratterizzano; per il cinismo che a volte ci prende; per le sordità e le cecità che spesso abbiamo». «Siamo forse – domandava il vescovo- un cuor solo e anima sola? Direi ancora troppo poco. A sprazzi qualche volta, ma il più delle volte, ognuno cammina per conto suo».

In cinque anni Monsignor Tardelli ha imparato a conoscere pregi e difetti della chiesa di Pistoia e di certa pistoiesità:

«quanta fatica facciamo ancora a conoscerci e a stimarci, ad accoglierci e a pensare più a ciò che ci unisce che a ciò che ci divide! E poi quanto poco ancora siamo rivolti al Signore come al nostro unico re! Così poco protesi a seguire Lui e Lui solo. Come invece facciamo presto ad assumere criteri di giudizio, valutazioni, opinioni che sono quelle veicolate dal mondo, riproducendo così all’interno della comunità cristiana quelle stesse dinamiche di potere, di interessi e invidie che nel mondo conducono all’ostilità e alla violenza!».

Che ci piaccia o meno, ha aggiunto, questa è la nostra chiesa: «non possiamo costruirne un’altra di chiesa, a nostro piacimento, perché questa non ci piace. La nostra unica casa, la nostra unica e comune dimora, l’unica e sostanziale comunità cristiana è questa: presieduta dal Vescovo in nome del Buon Pastore, servita dai presbiteri e dai diaconi, formata da tutti i battezzati, laici e religiosi; tutti partecipi dello stesso dono e della stessa missione nel mondo».

Un atto di verità cui non manca l’affetto profondo del pastore:

«il bene che vi voglio, che voglio a questa chiesa santa e peccatrice allo stesso tempo è grande e più grande di cinque anni fa. Più consapevole e realistico, ma sicuramente più grande e intenso».

Le parole del vescovo non hanno trascurato di ricordare tutto il bene che c’è, perché «lo Spirito lavora. Lavora instancabilmente. E ha lavorato. In questi cinque anni, da quando sono qua, posso dire di aver visto tante volte lo Spirito del Signore all’opera e questo da speranza e consolazione». Uno Spirito che ha suggerito al vescovo di avviare un percorso sinodale importante. Il 2021, l’anno iacobeo, sarà infatti anche l’anno del sinodo della Chiesa di Pistoia, evento in cui sarà chiamata a confrontarsi in tutte le sue componenti (dal vescovo ai laici delle più piccole parrocchie) e in tutte le sue articolazioni (dalle montagne alla piana), sulla necessità di una conversione missionaria. «Dopo cinque anni – ha infatti concluso il vescovo- siamo ora qua a tentare un cammino  sinodale che è una tappa importante per la nostra chiesa. Un passo che dobbiamo fare insieme, credendo che per una chiesa, è questo il modo di rinnovarsi e rendersi docile all’azione dello Spirito Santo … per essere fermento di umanità nuova nel mondo. Questo oggi siamo e vogliamo essere».

(red.)

foto di Mariangela Montanari




L’Avvento sia vera fraternità

Lettera della Caritas in occasione della raccolta fondi straordinaria prenatalizia

Nella prima domenica di Avvento è risuonata la Parola dell’apostolo Paolo «È ormai tempo di svegliarvi dal sonno. Gettiamo via le opere delle tenebre ed indossiamo le armi della luce».

Tutto il tempo dell’Avvento è un pressante invito alla vigilanza, al discernimento ad uno stile di vita che evidenzi come essere cristiani significa essere diversi, rispetto allo stile del mondo. In un tempo in cui come sottolinea Pannikar «la superficialità è il vizio supremo della nostra epoca», non possiamo permettere di farci sorprendere da ciò che è intorno a noi, come ai tempi di Noè (vangelo di Mt, 24,37-44), e scivolare verso una tiepidezza spirituale ed intellettiva che ci porta al sonno della ragione ma anche alla sclerosi del cuore. Abbiamo bisogno di riscoprire la presenza dello Spirito Santo perché ci impedisce di assopirci e ci permette di dilatare il cuore verso la fraternità, la generosità, la tolleranza, la presa in carico delle situazioni più drammatiche della dignità degli uomini.

Mentre i poteri del mondo con le spese folli per le armi, sprecano risorse che potrebbero invece essere utilizzate a vantaggio dei popoli e per la protezione dell’ambiente naturale, come ci ha ricordato Papa Francesco nel discorso tenuto a Nagasaki, noi siamo chiamati a donare il tempo, la mente, il cuore per operare nella carità verso i bisognosi. Sì, non possiamo prepararci al Natale senza un sussulto di indignazione verso le sempre maggiori ingiustizie che gravano sui più poveri e sugli impoveriti del nostro tempo e dei nostri territori.

La riflessione sull’impegno di carità e sulla Giornata della fraternità che si svolgerà il prossimo 15 dicembre, non deve però diventare un ritualismo tipico del buonismo natalizio, né solo un modo per fare un “fioretto spirituale”, ma una presa di coscienza per un chiaro impegno di tutta la chiesa e delle singole comunità parrocchiali, contro le povertà e verso le povertà.

Dai dati del nostro dossier Caritas emerge che tante famiglie, tanti anziani, tanti giovani, tanti disoccupati vivono tristezze, solitudini e disperazioni. Tanti ancora fra gli immigrati, non hanno ancora una casa, un lavoro, una dignità.

Fare la carità non è solo fare un’elemosina, per quanto necessaria, ma è rendersi conto che le povertà di ogni genere ci interpellano e ci chiedono scelte coraggiose, stili di vita più evangelici, capacità di condividere le nostre possibilità economiche per il bene comune.

La Caritas diocesana, pur sapendo che tante parrocchie e singoli credenti fanno molto per i poveri, chiede una giornata di raccolta di offerte per andare incontro a tante esigenze: potenziare le strutture di accoglienza e cercarne ancora perché ce n’è tanto bisogno; rispondere alle esigenze economiche di chi non ha il necessario per vivere o per chi non può pagare le bollette; cercare inserimenti appropriati per persone svantaggiate; andare incontro a tante altre necessità che con grande drammaticità noi riceviamo come esigenze dai nostri centri di ascolto.

È bene ricordarci che la Caritas non è un organo a sé nella Diocesi, ma fa parte integrante del cammino pastorale di questa Chiesa e per questo chiediamo a tutte le comunità parrocchiali di sensibilizzarsi sempre di più in questa raccolta per fare della nostra Diocesi il luogo privilegiato della accoglienza dei poveri. Papa Francesco instancabilmente esorta tutti noi credenti a non sprecare il nostro impegno pastorale in cose di poco spessore ma ad essere incentrati sul primato della carità semplicemente vivendo giorno dopo giorno quello che Gesù ci ha insegnato.

Le offerte che verranno raccolte durante la giornata di fraternità domenica 15 dicembre 2019, saranno devolute ai progetti in atto in CARITAS DIOCESANA, in particolare a:

EMPORIO DELLA SOLIDARIETÀ

Un vero e proprio market alimentare rivolto alle famiglie e persone che vivono in un temporaneo stato di difficoltà economica, che potranno ricevere gratuitamente i beni grazie ad una card punti.

HOSPITIUM “MANSUETO BIANCHI”

Nuova sede per il Centro di ascolto diocesano e di un dormitorio per senza fissa dimora o situazioni di grave emergenza abitativa con 12 posti.

MENSA DON SIRO BUTELLI

Aperta 365 giorni all’anno e fornisce 2800 pasti mensili tra pranzo e cena.

CENTRO MIMMO

Fornisce alle persone che ne hanno necessità di un servizio importante come il vestiario.

TENDA DI ABRAMO e PROGETTO VOLA

Case di accoglienza con 15 posti rivolte a giovani profughi e rifugiati e neo maggiorenni usciti dal sistema di accoglienza.




Scholas Occurrentes: apre a Pistoia la nuova sede

PISTOIA – Il momento tanto atteso e annunciato a marzo di quest’anno direttamente dal Santo Padre è finalmente arrivato: il prossimo martedì 10 dicembre verrà presentata ufficialmente la sede  di “Scholas Occurentes”, la fondazione internazionale di diritto pontificio, voluta fortemente da Papa Francesco, che ha come obiettivo la formazione dei giovani attraverso il dialogo, l’incontro, la conoscenza di sé, i linguaggi universali come la musica e l’arte. La sede della scuola, che lavora su scala internazionale, avrà sede nel monastero delle Benedettine nel centro di Pistoia e ospiterà i percorsi di formazione degli educatori, provenienti da tutto il mondo.

L’evento avrà luogo il prossimo martedì 10 dicembre alle ore 10 nel seminario vescovile di Pistoia, alla presenza dei dirigenti di Scholas, delle autorità cittadine e regionali.

«Nel corso dell’incontro con il Papa del marzo scorso, egli ha fatto diretto riferimento al lavoro di Scholas: “I giovani hanno una potenza inimmaginabile! Sono creativi! Ma quel che succede tante volte è che non hanno dei leader che li guidino, perché li cercano fuori e non si rendono conto che li hanno fra di loro. E quel che fa Scholas è risvegliare in queste comunità l’esistenza e l’impegno dei loro propri leader. E sento che è una cosa molto bella, molto grande.” Queste idee espresse dal Santo Padre sono presenti nella visione della Diocesi di Pistoia e vengono promulgate dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Scolastica.

«Ci riconosciamo, dunque, nella stessa ricerca e con il sogno di essere parte di un’unione con la comunità di Pistoia per creare un’educazione che porti i giovani a incontrarsi gli uni con gli altri e con loro stessi – ha affermato il presidente Josè Maria Corral – scoprendo la bellezza della creatività e riconoscendo l’importanza delle proprie radici, per vivere un vero presente e sognare un futuro insieme. In base alle motivazioni di cui sopra, è un onore raccogliere quanto manifestato dal Santo Padre, impegnandoci a fare di Pistoia un esempio educativo per il mondo».

L’idea di “Scholas Occurrentes” risale a un’esperienza lanciata a Buenos Aires nel 2001, sotto l’egida dell’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio. Il suo progetto di Escuelas hermanas (scuole sorelle) e di Escuelas de vicinos (scuole di quartiere) consisteva in una rete di centri educativi, composta da realtà pubbliche e private, laiche o confessionali, e aveva come scopo di educare all’impegno e al bene comune. Il successo di questa idea ha portato alla creazione di Scholas occurrentes, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro, che lavora con le scuole e le comunità educative, con l’intento di coinvolgere tutti gli attori sociali per dar vita a una cultura dell’incontro e conseguire la pace attraverso l’educazione. Come si legge nel sito dell’organizzazione (<www.scholasoccurrentes.org>), l’obiettivo ideale che si cerca di realizzare è la trasformazione del mondo in un’aula senza pareti, in cui siano integrati tutti i bambini.

Creata nel 2015 con un decreto pontificio da papa Francesco, la realtà delle Scholas Occurrentes desidera favorire la condivisione dei progetti promossi dalle scuole in vista di un arricchimento reciproco e sostenere le scuole con meno risorse, promuove l’educazione per tutti. Attualmente le Scholas sono operative in Argentina, Messico, Paraguay, Spagna, Italia, Città del Vaticano, ma l’organizzazione, grazie alle collaborazioni avviate con altre realtà, opera in 190 Paesi e in circa 445mila scuole e reti educative associate.

(ufficio stampa)




Prima di essere “vescovo”: ti racconto Fausto Tardelli

Riprendiamo dall’ultimo numero del Settimanale “La Vita” (n. 44) l’intervista a Valter Tardelli, fratello di monsignor Fausto, che parla dei lati meno conosciuti del vescovo di Pistoia. Un modo per conoscere meglio il pastore della diocesi in occasione del quinto anniversario del suo ingresso.

 

Era una tiepida mattina d’ottobre e San Miniato sonnecchiava sorniona mentre il suo vescovo, monsignor Fausto Tardelli – un po’ a sorpresa – veniva nominato il nuovo pastore di Pistoia. E mentre nella città della piana iniziava il tam tam delle telefonate e dei primi pettegolezzi, di lì a poco il vescovo avrebbe annunciato la data dell’ingresso nella nuova diocesi: la solennità dell’Immacolata Concezione.Correva l’anno 2014. Da allora sono passati cinque anni, tempi certamente utili per tracciare i primi bilanci. Oggi però vogliamo fare un passo indietro, fermarci, e conoscere un po’ di più l’uomo che sta dietro al “vescovo Tardelli”. Ne abbiamo parlato con una delle persone a lui più care: suo fratello Valter.

 

Chi è Fausto Tardelli?

«Chi è Fausto Tardelli? È sempre difficile dare una definizione totalmente rispondente alle caratteristiche di un individuo, tanto più se tra le persone c’è un legame affettivo come quello tra fratelli e sorelle, a volte è difficile anche autodefinirsi. Di Fausto potremmo dire che è un uomo come tanti, poi però a fronte del cammino che ha fatto si riescono a metter a fuoco tanti vecchi piccoli segnali, atteggiamenti, modi di fare che hanno accompagnato la sua vita e a dargli connotati più precisi. È molto intelligente, ma forse non è la sua miglior dote, altre due che vanno di pari passo e con uguale peso, sono sicuramente le migliori: la caparbietà, quella buona, quella che ti porta a raggiungere gli obbiettivi cercando sempre la strada più giusta, senza mai usare la prevaricazione, aspettando pazientemente il momento, la situazione giusta e la dolcezza, ecco quella non manca mai, l’ascolto, la disponibilità, questi credo siano i tratti salienti di mio fratello»

L’infanzia insieme, i giochi, gli scontri… che fratello è?

«Da ragazzi la differenza di età non ci ha permesso di vivere le nostre adolescenze dividendoci giochi o momenti di svago particolare, sei anni ci separano, e Fausto al termine del percorso scolastico delle medie entrò in seminario, mentre io mi affacciavo allora alla prima elementare. Di noi ho ricordi un po’ svaniti, qualche uscita mano nella mano per fare una commissione a nostra madre, qualche passeggiata con i nostri genitori sul lungo fiume, ma davvero poco altro. In quegli anni le regole del Seminario erano molto stringenti, difficilmente aveva un permesso per tornare a casa e noi potevamo andare a trovarlo solo la domenica e per un paio di ore, in quel breve lasso di tempo, erano già tante le cose di cui dovevano parlare i nostri genitori e mio fratello che tempo per i giochi non ne restava e poi non era neanche il posto più adatto».

Che cosa significa avere un fratello sacerdote e poi vescovo?

«Non fosse mio fratello sarei sicuramente in difficoltà perché insomma, è innegabile, è una carica di cui si sente il peso solamente standogli accanto, per il resto non essendo avvezzo a ruberie, intrallazzi e affini, non mi creo nessun tipo di problema, anzi so di avere a fianco un eventuale enorme sostegno che tutto sommato mi rende la vita più serena».

Che ricordi ha della sua ordinazione sacerdotale, e poi dei suoi trascorsi a San Miniato e Pistoia?

«Della sua ordinazione ho dei ricordi chiari e limpidi, fu una bellissima giornata di festa oltretutto con un caldo quasi africano, turbata solo dal fatto che sapevo con certezza assoluta che da li a pochi giorni Fausto sarebbe partito per Roma per completare degli studi universitari e che nel mio ancora infantile ragionamento lo avrei perso, Roma era lontanissima nella mia immaginazione e non lo avrei rivisto per almeno tre anni, da li ne scaturì un copioso pianto che solo mio fratello riuscì a fermare.

La solennità della cerimonia dell’ordinazione a vescovo, ebbe davvero un effetto incredibile su di me, ma credo su molti che volevano e vogliono bene a Fausto. Fu emozionantissimo, la sacralità del momento mi fece stare quasi con il fiato sospeso per tutta la durata della cerimonia, fu davvero bello. La cosa che più saltava agli occhi, durante la prima nomina a San Miniato fu il cambio di passo o di registro se preferisce, il lavoro non era più quello del pretino di parrocchia, era ben diverso, responsabilità, problemi da risolvere, lavori da fare e al tempo stesso mantenere la barra del timone sempre a dritta verso gli altri, verso i più deboli, continuare incessantemente l’opera di catechesi, un lavoro davvero difficile, quando si deve dedicare tempo a problemi e lavori che poco hanno a che vedere con il ruolo di pastore che un vescovo ha all’interno della chiesa.

Per Pistoia, diciamo che ormai si sapeva già molto della vita di un vescovo ed essendo Pistoia una città, una importante provincia italiana, i problemi e le difficoltà sarebbero solo aumentati ».

Un pregio e un difetto di Fausto?

«Pregi e difetti? Solo pregi, i difetti sono i soliti di sempre, quelli di tutti i comuni mortali».

Michael Cantarella




Avvento: tempo per prendersi cura di Dio

Una riflessione di Sorella Elisabetta, eremita a Montalbiolo per l’inizio dell’Avvento. È online anche il sussidio liturgico della CEI.

Prendersi cura di Dio

L’avvento è tempo di veglia.
Veglia perché “viene il figlio dell’uomo” (Mt.24,44).
La parola “veglia” significa: “restare svegli nella notte”.
Ma significa anche “proteggere, prendersi cura”.
Avvento è tempo per prendersi cura di Dio.
Dedicandogli tempo, spazio, amore.
Per questo è tempo per ricominciare a mettere la preghiera nel cuore delle nostre giornate.
È tempo per incominciare a proteggere Dio in noi affinché nulla ce lo possa portare via.
È tempo per mettersi in un ascolto profondo della Parola.
Ascolto che possa trasformare il cuore in casa di Dio.
È tempo santo perché è attesa e cura del Dio veniente.
Prendersi cura di Dio come una madre ha cura del suo bambino,
come una sposa ha cura del suo sposo.
Prendersi cura di Dio in noi e di Dio tra noi.
Avvento è tempo di veglia affinché il prendersi cura di Dio diventi uno stile di vita,
un’identità profonda, un sigillo del nostro essere.
È anche restare svegli nella notte.
Nella notte del mondo. Nella notte dei cuori.
Restare svegli nell’amore affinché la luce della fede non si spenga.
Come la sposa ha cura dello sposo, così la Chiesa ha cura di Dio.
Come Maria lo tiene stretto al cuore, e da Lui si lascia plasmare.
Da Maria impariamo a prenderci cura di Dio,
del Dio che viene perché è già venuto e ritornerà.
Avvento è tempo di cura e di custodia,
che scava in noi attesa, desiderio, invocazione.
Che scava in noi lo spazio affinché il Figlio di Dio, sempre, possa tornare.

Sorella Elisabetta (Eremo di Montalbiolo)

 


La sapienza della Chiesa ha predisposto i giorni dell’Avvento come singolare tempo di grazia scandito da figure profetiche, da gesti e parole, che ci consentono di entrare, a poco a poco, nel mistero della salvezza. Un succedersi di giorni che – con un crescendo di intensità – ci predispongono ad accogliere il Dono, a noi fatto nel tempo, della nascita del Figlio di Dio fatto uomo.

«L’Avvento è tempo di attesa, di conversione, di speranza:
attesa-memoria della prima, umile venuta del Salvatore nella nostra carne mortale; attesa-supplica dell’ultima, gloriosa venuta di Cristo, Signore della storia e Giudice universale;
conversione, alla quale spesso la Liturgia di questo tempo invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2);
speranza gioiosa che la salvezza già operata da Cristo (cfr. Rm 8,24-25) e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza, per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e “noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è” (1 Gv 3,2)»1 . (Direttorio su Pietà popolare e liturgia, n. 96)

Inizia con i Primi vespri della I Domenica di Avvento e termina prima dei Primi vespri di Natale.

La CEI mette a disposizione «Quando venne la pienezza del Tempo …» : il tradizionale sussidio liturgico rivolto a parrocchie, comunità, associazioni per aiutare a cogliere i temi salienti delle celebrazioni, le fondamentali dimensioni rituali e le opportune attenzioni relative al modo di vivere la liturgia.

(fonte: CEI)




Nuovi orari per le messe del Centro Storico

Con l’inizio dell’Avvento, e il nuovo anno liturgico, cambiano gli orari delle messe del Centro Storico.

Una svolta prevista da tempo che ha razionalizzato anche il numero delle celebrazioni e che si inserisce in un riordinamento generale della vita pastorale del Centro Storico. Da qualche anno, infatti, gli itinerari di preparazione alla comunione e alla cresima, le catechesi prebattesimali e altre iniziative sono coordinate tra le diverse chiese del Centro. Per questa ragione nel marzo scorso, il vescovo di Pistoia ha anche affidato a don Luca Carlesi, arciprete della cattedrale, il ruolo di vicario per il centro storico, «al fine di edificare – affermava mons. Tardelli – una comunità cristiana fortemente unita, sinodale, ministeriale e missionaria, pur nella molteplicità dei luoghi di culto e di aggregazione».

Con i nuovi orari del centro storico avremo «meno Messe, quindi, – precisa don Luca Carlesi – ma più Messa, cioè più partecipazione, più appartenenza alla comunità, più servizio nella stessa celebrazione eucaristica, più comunione, più testimonianza e, quindi, più missione».

I nuovi orari saranno attivi a partire da questo sabato, 30 novembre. È possibile consultarli anche sulla pagina FB della diocesi.




Io siamo noi: un cammino per giovani universitari

Un cammino di formazione spirituale e culturale per giovani studenti universitari guidato dal vescovo Tardelli

Venerdì 29 novembre ore 21. Seminario Vescovile. L’incontro tra le persone ha sempre precise coordinate di spazio e di tempo. Venerdì 29 inizia qualcosa di nuovo. Il Vescovo Fausto ha convocato tutti gli studenti universitari (19-26 anni) per dare il via, con loro, ad un cammino di formazione spirituale e culturale.

Come chiesa sentiamo il bisogno di fare almeno qualche tentativo perché i nostri ragazzi non siano lasciati soli di fronte alla complessità del mondo nel quale vivono. Servono chiavi di lettura potenti, tracciati forti di riflessione, perché in gioco c’è la loro felicità, la loro possibilità di essere domani persone libere e compiute, vera e propria risorsa per la società e per la chiesa.

Spesso si afferma che i giovani sono il futuro. È un’affermazione un po’ paternalista, che a volte diventa quasi un tentativo di ritenerli figli di un Dio minore e lasciare ad altri (cioè agli adulti) una delega totale per costruire il mondo e la Chiesa che poi domani si dovrà loro svendere. I giovani non sono il futuro, sono il presente. Il Santo Padre lo ha detto chiaramente: “Perché voi, cari giovani, non siete il futuro, ma l’adesso di Dio”

Ritenerli il presente, in effetti, è più difficile: significa fare i conti per davvero con ciò che i giovani sono e con ciò che noi adulti siamo e diventiamo a confronto con loro; significa ammettere che li preferiamo obbedienti, silenziosi, allineati. Significa ammettere che noi adulti non vogliamo dare loro realmente spazio, significa rinunciare ad avere su loro e sulle loro vite e anche sui loro errori una forza plasmatrice, onnipotente, che invece è di Dio.

La chiesa di Pistoia sta dalla loro parte. Li vuole provocare con domande forti, li vuole aiutare a mettere seriamente in discussione se stessi e i meccanismi a volte assurdi che regolano questo tempo complesso, vuole operare per dare loro una forza critica capace di generare futuro nella loro vita e nel mondo.

Attorno al Vescovo Fausto, e ad altri esperti che con lui si confronteranno in seguito, venerdì 29 si apre con i giovani un dialogo, un cammino, un percorso che li conduca nel cuore delle cose, anche quelle scomode. Only the braves.

Edoardo Baroncelli, direttore Ufficio per la Pastorale della Scuola, dell’Educazione e dell’Università




L’importanza di fare rete

L’ufficio diocesano di pastorale con la famiglia organizza un importante appuntamento in seminario

Lorella Dolci presenta l’iniziativa in programma giovedì 28 novembre che intende raccogliere e condividere il lavoro svolto dalle diverse realtà diocesane a favore della famiglia.

Come nasce l’idea di questo incontro?

L’ufficio Diocesano di Pastorale con la famiglia organizza per giovedì 28 novembre alle ore 21 presso il Seminario un incontro rivolto a tutti coloro che si occupano di famiglia a vario titolo all’interno della Diocesi. Il titolo «Tutti insieme per la famiglia» racchiude in sè lo scopo dell’incontro che vuole essere un’occasione per conoscerci, ascoltarci e confrontarci, per fare rete fra noi e venire a conoscenza delle varie iniziative inerenti la famiglia presenti in diocesi.

Qual è lo scopo che vi prefiggete?

Spesso ci sfuggono eventi ed iniziative interessanti proprio per mancanza di uno scambio di notizie fra coloro che si interessano di famiglia a vari livelli. Noi membri dell’ufficio della Pastorale con la famiglia potremmo essere la cassa di risonanza delle varie iniziative presenti in Diocesi. Scopo dell’incontro è anche quello di raccogliere le varie richieste e sollecitazioni che verranno dai presenti.

In prossimità del Natale avete già un sussidio da distribuire alle parrocchie come lo scorso anno?

Stiamo ultimando, anche quest’anno, la preparazione del sussidio per la preghiera in famiglia nel tempo di Avvento e di Natale che sarà disponibile a breve presso la libreria San Jacopo e on line sul sito diocesano.

Avete dei nuovi progetti?

Come Ufficio per la famiglia stiamo lavorando al nuovo corso di preparazione al matrimonio che inizieremo a febbraio. Dall’Esortazione Amoris Laetitia di Papa Francesco ci giunge la sollecitazione a riconsiderare con particolare premura e attenzione il cammino delle coppie che chiedono il matrimonio sacramento alla comunità cristiana; noi ci stiamo sforzando di trovare uno “stile” autenticamente pastorale nell’accompagnare ed educare al matrimonio.

Per informazioni o contatti: ufficiofamiglia@diocesipistoia.it

D.R.




Un anno santo straordinario nel segno di san Jacopo

Il vescovo Tardelli presenta i momenti centrali dell’Anno iacobeo. L’apertura della Porta Santa nella Cattedrale di San Zeno, concessa dalla Santa Sede, è prevista per il 9 gennaio 2021.

PISTOIA – La storia che lega Pistoia a Santiago de Compostela è fatta di spiritualità, di fede (e cammini che si intrecciano). Un legame che si arricchirà nel 2021  con la celebrazione dell’anno Santo Iacobeo e l’apertura della Porta Santa nella cattedrale di Pistoia. L’annuncio solenne è stato dato alla diocesi e alla città dal Vescovo Tardelli proprio davanti al reliquiario di San Jacopo, che conserva un frammento osseo dell’Apostolo giunto a Pistoia direttamente da Santiago nel XII secolo:

«è con grande gioia – ha fatto sapere il vescovo – che annuncio che la Santa Sede ha accordato alla chiesa di Pistoia la possibilità dell’apertura della Porta Santa e la concessione dell’indulgenza plenaria ai pellegrini che la attraverseranno».

Il programma presentato propone alcuni momenti salienti: l’apertura della porta Santa (il 9 gennaio 2021); il pellegrinaggio delle diocesi Toscane sulla reliquia di S. Jacopo (21 giugno, memoria liturgica di sant’Atto), le celebrazioni iacobee (18-25 luglio); la chiusura della porta Santa e dell’anno santo il 27 dicembre 2021, festa di S. Giovanni Evangelista, fratello di Giacomo.

L’Anno Santo iacobeo si svolgerà in parallelo con Santiago, dove si celebra ogni volta che la festa liturgica di San Giacomo apostolo – il 25 luglio – cade di domenica. «La sede principale del giubileo sarà Santiago de Compostela – ha spiegato il vescovo Tardelli – con cui la diocesi di Pistoia è storicamente legata fin dal 1145, quando l’allora vescovo Diego Gelmirez concesse al vescovo di Pistoia Atto, un’insigne reliquia del corpo di S. Giacomo. Dalla metà del dodicesimo secolo si è così stabilito in Pistoia un culto all’apostolo che ha inciso profondamente nella vita e nello sviluppo della città, facendo fiorire opere d’arte straordinarie, unite a grandi opere di carità».

«Questo Anno Santo – ha annotato Tardelli – permetterà di riscoprire la bellezza della fede testimoniata dagli apostoli: ci saranno tante occasione concrete di apertura alla grazia e alla misericordia di Dio attraverso l’indulgenza e quanto essa richiede: confessione, preghiera e partecipazione ai sacramenti».

«La memoria di un apostolo come San Giacomo – ha concluso il vescovo – ci accompagnerà verso la missione e spero vivamente che le celebrazioni dell’anno santo promuovano un grande fervore di fede e di carità in tutta la Diocesi.

L’anno 2021 sarà dunque un anno davvero speciale per la nostra chiesa: si aprirà – a Dio piacendo – con la celebrazione del Sinodo diocesano sul tema della evangelizzazione e si dipanerà nella memoria festosa e impegnativa di un grande apostolo, testimone della fede fino al dono della vita, esempio luminoso di quella gioia del vangelo a cui Papa Francesco ci ha di continuo richiamato in questi anni».

«Una vicinanza spirituale e fraterna lega la nostra chiesa a quella di Santiago – ha ricordato don Luca Carlesi, arciprete delle cattedrale di Pistoia -. Nei mesi scorsi ci sono stati molti contatti con i nostri confratelli Compostelani ed io stesso, con una delegazione di Pistoia, ho avuto modo di parlare con i rappresentanti del capitolo della Cattedrale di Santiago, che hanno da subito espresso grande gioia per la notizia dell’apertura della Porta Santa a Pistoia. Questo dialogo fraterno – aggiunge Carlesi – vuole essere il punto di partenza per avvicinare sempre di più le nostre realtà che sono a tutti gli effetti due grandi centri di spiritualità d’Europa».

Non mancherà l’attenzione anche alle iniziative culturali e di approfondimento del culto iacobeo: largo spazio al tema dell’accoglienza, dei pellegrinaggi e alla riscoperta dei cammini come esperienza pastorale di avvicinamento alla fede. Sempre nello spirito iacobeo, incentrato sull’attenzione e l’amore verso gli ultimi, la diocesi sta già riflettendo sulla possibilità di dare vita a un’opera segno concreta, come eredità dell’anno santo, in favore dei poveri e degli emarginati. Allo studio anche un pellegrinaggio diocesano a Santiago.

All’annuncio erano presenti le autorità civili e militari della città di Pistoia.




Un anno dell’Emporio di solidarietà

Un anno di vita del progetto di market alimentare per le persone in stato di difficoltà economica

PISTOIA – Un anno di vita per l’Emporio della solidarietà, inaugurato esattamente un anno fa da Fondazione Caript, Caritas Diocesana di Pistoia e Misericordia di Pistoia per aiutare chi è in difficoltà anche nell’acquisto dei generi di prima necessità.

L’emporio, con sede nella zona industriale di Sant’Agostino, è un vero e proprio market alimentare rivolto a famiglie e persone che vivono in un temporaneo stato di difficoltà economica, che potranno ricevere gratuitamente i beni grazie a una card punti.

“Nel corso del 2018 – afferma il presidente della Fondazione Caript, Luca Iozzelli – il settore che riguarda le attività sociali è fra quelli in cui la Fondazione ha investito maggiormente, finanziando progetti e iniziative per un totale di oltre 4.3 milioni di euro. Fra questi progetti rientra evidentemente l’Emporio della Solidarietà, che esprime appieno uno degli scopi del nostro lavoro:accrescere l’autonomia e l’inclusione sociale dei soggetti svantaggiati, contrastare la povertà e sostenere il superamento dell’emarginazione”.

I numeri del progetto sono molto positivi: la rilevazione dello scorso mese di ottobre conta in 1.594 gli utenti, pari a 464 tessere, che hanno utilizzato l’emporio per fare la spesa e che in totale hanno beneficiato 91 quintali di derrate alimentari. Un incremento notevole, visto che nel primo mese di apertura – a novembre 2018 – gli utenti erano poco più di 200. In un solo anno di attività l’Emporio ha avuto quasi 11.000 accessi, arrivando a distribuire oltre 574 quintali di generi alimentari.

Interessanti anche i numeri relativi alla nazionalità degli assistiti: 211 sono di origine italiana, mentre 81 provengono dal Marocco, 72 sono di nazionalità albanese e 39 sono nigeriani. Uno spettro di presenze che conferma anche il trend delle nuove povertà: “quelle di chi ha perso il lavoro – afferma Marcello Suppressa, direttore della Caritas diocesana– i separati, le ragazze madri, le famiglie monoreddito che non arrivano a fine mese e chi ha contratti precari”.

«Un’esperienza molto positiva – prosegue Suppressa – perché frutto della collaborazione tra il mondo del volontariato pistoiese. Oggi possiamo dire con soddisfazione che il progetto è ben avviato e risponde alle esigenze delle tante persone che nel tempo si sono avvicinate ai centri Caritas». A questo si aggiunge anche il Presidente della Misericordia Sergio Fedi ringraziando i volontari dello ex Spaccio della Misericordia che sono confluiti in questa nuova e bellissima esperienza.

Un importante contributo per l’Emporio della solidarietà è arrivato dalle raccolte alimentari realizzate in Diocesi con l’aiuto di tanti volontari e delle principali realtà della grande distribuzione alimentare, con particolare riferimento a Conad che hanno donato oltre 186 quintali di alimenti e generi di prima necessità.

Ad oggi continua anche il lavoro di educazione alimentare portato avanti dai volontari e dagli operatori Caritas, che, assieme ai giovani in servizio civile, forma un’equipe di 30 persone.

Emporio della Solidarietà – Città di Pistoia

Via Galileo Ferraris, 7 – zona Sant’Agostino, Pistoia

INFO: emporio.solidarieta.pistoia@gmail.com telefono 0573/767923