Giovani e Fede, tra indifferenza e ricerca di senso

Cecilia Costa, membro laico della segreteria e consultore del sinodo dei vescovi, sarà presto a Pistoia per il Festival di Teologia “i linguaggi del divino”, per approfondire uno dei temi chiave dell’epoca moderna, ovvero “Giovani e fede”, con una relazione di prospettiva di sociologica.

Quali sono i suoi principali ambiti di ricerca?

I miei ambiti di ricerca sono soprattutto: il fenomeno religioso nelle sue diverse implicazioni, dalla pratica all’appartenenza, dalla credenza all’esperienza; la realtà giovanile nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dalla percezione di sé, i valori e la religione; infine, l’immaginario (dai film alle serie televisive), che può far trasparire, più di quanto si creda, dinamiche, elementi, contraddizioni, della realtà socio-culturale quotidiana.

Cosa ha da dire la sociologia alla Chiesa?

La Chiesa è impiantata nella società e agisce sempre nel contesto della sua storia e della sua cultura e, di conseguenza, ha bisogno di conoscere il mondo, i “segni dei tempi”, per poter con maggiore efficacia annunciare il messaggio evangelico e per sostenere il suo mandato profetico. In tal senso, non bisogna dimenticare che il legame uomo-Dio si declina in un contesto temporale, geografico, storico, nelle situazioni sociali concrete e nella religiosità vissuta dalle persone: proprio questa concretizzazione, rilevabile oggettivamente dalle ricerche sociologiche, potrebbe rappresentare il terreno di dialogo tra sociologia e Chiesa.

Papa Francesco l’ha chiamata a ricoprire il ruolo di consultore della segreteria del Sinodo. Cosa pensa di questo Papa?

Pur non mettendo tra parentesi antichi canoni, Papa Francesco ha promosso una Chiesa dal basso, con la sua scelta preferenziale  per gli esclusi, gli emarginati, i poveri, e ha anche scelto uno stile comunicativo dialogante. Questo suo atteggiamento magisteriale, pastorale, e il suo codice comunicativo empatico, aperto, relazionale, stanno suscitando il coinvolgimento di credenti e di non credenti. Nella stagione in cui si fa strada un bisogno della gente di seguire un leader in grado “di infondere fiducia”, di avere interpreti convincenti dell’epoca attuale, Papa Francesco sembra essere l’unica personalità a proporre una visione profetico-spirituale di ampio respiro, capace di coagulare consenso e suscitare speranza.

Quale esperienza di Chiesa ha vissuto durante la sua partecipazione al Sinodo dei giovani?

Ho avuto la profonda consapevolezza di fare l’esperienza di una “Chiesa in ascolto”, e di una comunità di pensiero che ha cercato di comprendere la varietà, le luci, le ombre, la fede e lo scetticismo presenti nella realtà delle nuove generazioniHo sperimentato di vivere in un clima di collegialità, di sinodalità, che ha favorito il raggiungimento di una riflessione a più voci, sinfonica, caratterizzata dalla stessa volontà di comprensione del mondo dei giovani e delle sfide che debbono affrontare nelle diverse aree geografiche del pianeta. Una sinodalità ispirata a quanto affermato da Papa Francesco, il 17 ottobre 2015, in occasione della commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi: “i fedeli laici, il collegio episcopale e il vescovo di Roma sono concepiti l’uno in ascolto dell’altro e tutti in ascolto dello Spirito Santo”.

Quali sono, secondo lei, i frutti più importanti lasciati da questo Sinodo per il cammino della Chiesa?

I maggiori frutti lasciati da questo Sinodo, a mio avviso, non sono esclusivamente appannaggio dei giovani, ma di tutti i credenti e anche dei non credenti. Si è consolidata una Chiesa-aperta, pronta a mettersi all’ascolto dei problemi, delle difficoltà, delle paure, delle attese e delle speranze di oggi. Una Chiesa che ripropone con rinnovato slancio il Vangelo, senza fare concessioni, però, a nessuna forma di proselitismo. Una Chiesa che sollecita, non prescindendo dal fatto che la realtà supera l’idea (Evangelii gaudium), ad avere una visione prospettica coraggiosa per superare la crisi di sistema e di perdita “del senso della vita e del vivere insieme” (Laudato si’). Una Chiesa sempre più attenta alla storia degli uomini, − anche alle “piccole storie” di ogni singolo uomo −, che si sente forte del suo patrimonio di fede  e che propone, − non impone −, il Cristianesimo come risposta, storicamente efficace, ai nodi problematici della nostra società complessa, globalizzata e digitalizzata.

Dal suo punto di vista come è cambiato l’approccio dei giovani verso la fede?

Il vissuto fideistico dei giovani si presenta soprattutto nella forma soggettiva, a volte sincretica e pluralista, all’insegna di una disomogeneità tra la dichiarazione di appartenenza alla Chiesa e il comportamento confessionale adottato. La religione è sempre meno un tratto ereditato o dipendente dall’influenza familiare, anche a causa della difficoltà di trasferimento del patrimonio fideistico tradizionale da una generazione all’altra. Pertanto, la dimensione religiosa non viene elaborata dai giovani, come nel passato, in base al vincolo dell’osservanza, ma viene interiorizzata più come preferenza “sentimentalmente orientata”. Bisogna ancora dire che la realtà religiosa giovanile è pervasa da una molteplicità di sfumature diverse, ma su tutte prevale una incongruenza: la narrazione della coscienza generazionale risulta essere più secolarizzata, agnostica, indifferente, di quanto lo sia realmente la coscienza dei singoli. Nonostante, la situazione culturale laicizzata, gli echi degli scandali, alcune  distanze e incomprensioni, la sfera della fede, comunque, rimane, per le generazioni del nuovo millennio, tutt’ora essenziale come orizzonte di senso, al fine di dare sostanza al loro futuro e densità alla loro vita.

Che differenza c’è, a suo avviso, tra credere e non credere?

Secondo le ultime indagini sociologiche, oggi, tra i giovani credenti e non credenti prevale una considerazione unanime: “credere in Dio è un bisogno dell’uomo”. Inoltre, anche i più agnostici sono meno inclini a considerare irriducibilmente alternative le categorie di religione e di razionalità. E ancora, molti giovani, anche gli indifferenti, avvertono un desiderio di spiritualità: una spiritualità che appare come una sorta di “zona intermedia” tra il credere e non  credere.

Daniela Raspollini




Un mese missionario straordinario

Papa Francesco ha indetto per l’ottobre 2019 un mese Missionario straordinario con la seguente motivazione: “ho chiesto a tutta la chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud del papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario della chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto”.

Il centro missionario della Toscana, con la partecipazione dei vari centri missionari diocesani regionali, ha organizzato alcune manifestazioni pubbliche che qui si riassumono:

  • domenica 6 ottobre a Lucca, dove verrà sviluppato il tema: “baluardi di speranza, testimonianze di fede e di missione” il ritrovo è alle 15 alla Porta S. Maria per spostarsi in 3 chiese vicine dove sono previste 3 testimonianze improntate sulla campagna Chiudiamo la forbice (disuguaglianze legate ai conflitti, al cibo e alla mobilità umana), lungo il percorso sono previste postazioni significative. Il vescovo di Lucca presenterà l’evento in conferenza stampa per diffonderlo.
  • domenica 13 ottobre a Livorno, che sarà l’evento centrale e che svilupperà il tema: Camminando con i popoli, tappe di conoscenza per costruire insieme il futuro. Il ritrovo sarà alle ore13,30 in Piazza Duomo fino al porto della Città: sarà una camminata importante animata da vari gruppi con la partecipazione dei Vescovi della Toscana. È importante la partecipazione di gruppi, associazioni. Si pensa di terminare più o meno per le 17.30.
  • venerdì 18 ottobre alle ore 21: veglia Missionaria a Firenze, chiesa di S. Miniato al Monte.
  • domenica 27 ottobre a Poggibonsi (Siena) ritrovo alle ore 9 presso la parrocchia di S. Maria Assunta. Tema: Festa dei popoli- “Missione globale: noi nel mondo e il mondo tra noi” La partecipazione a questi eventi è aperta a tutti, tutti quindi siamo invitati, nessuno escluso.

Un’altro importantissimo evento di livello nazionale che vogliamo segnalare è “Il sinodo per l’Amazzonia” che si svolgerà dal 6 al 27 ottobre presso la chiesa di S. Maria in Trasportina, via della conciliazione – Roma. Il calendario degli eventi può essere consultato su: www.amazonia-casacomun.org

Il centro missionario di Pistoia invita tutti a partecipare anche alla Veglia di preghiera per la 93° Giornata missionaria mondiale 2019 che, nell’ambito del mese missionario straordinario indetto da papa Francesco si svolgerà nella nostra diocesi presso la parrocchia di San Benedetto mercoledì 23 ottobre 2019 alle ore 21 alla presenza del nostro vescovo monsignor Fausto Tardelli.

Lucia Fedi




Alive: Lui vive e ti vuole vivo!

La proposta di pastorale giovanile per l’anno 2019/2020

«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza». Papa Francesco, Christus vivit, nn. 1-2.

La proposta di pastorale giovanile per l’anno 2019/2020 trova ispirazione nelle parole rivolte da Papa Francesco ai giovani nella sua esortazione post-sinodale Christus vivit; in questo testo abbiamo trovato gli spunti per vivere insieme dei momenti di incontro con Cristo che ci rende vivi e di fraternità tra di noi.

Durante questo anno l’equipe intende incontrare i singoli gruppi di giovani presenti nelle nostre parrocchie per ascoltarli e condividere insieme una riflessione, un pensiero, una domanda …
Come da tradizione sarà proposto anche un momento importante della formazione dei responsabili e degli animatori degli Oratori. In particolare segnaliamo l’incontro del prossimo 18 novembre (ore 21.00 in seminario a Pistoia). Questo incontro, fortemente voluto dal vescovo, sarà dedicato ai parroci e ai responsabili degli oratori, per una formazione sulla sicurezza e gestione degli eventi in Parrocchia (oratorio, feste … ma anche cose più ordinarie). L’animazione di questo incontro sarà affidata ad ANSPI e al responsabile diocesano per la gestione della sicurezza, ing. Edoardo Baroncelli. Questo il calendario dell’anno:

Incontri di Adorazione e Ascolto della Parola:

venerdì 11 ottobre
venerdì 8 novembre,
venerdì 13 dicembre,
venerdì 10 gennaio,
venerdì 12 marzo e venerdì 17 aprile.

L’appuntamento è alle 21.00 nella chiesa di Santa Chiara (nel seminario di Pistoia – via Puccini 36) per ascoltare la Parola di Dio e mettersi in preghiera davanti al Signore Gesù nell’Eucarestia. Ogni incontro avrà un animatore differente. Il 13 dicembre e il 17 aprile, alle ore 20.00 in seminario, sarà offerto un momento conviviale cenando insieme prima della preghiera.
Sabato 15 febbraio alle ore 21.00 presso la Chiesa di San Filippo a Pistoia, è prevista la Messa giovani con l’evangelizzazione di strada “Luce nella notte” in collaborazione con Nuovi Orizzonti.
Due, come l’anno scorso, saranno le giornate di fraternità: quella per i giovani, il 17 maggio ad Assisi, e quella per i giovanissimi, il 7 giugno. Maggiori informazioni riguardo l’organizzazione di queste giornate, saranno comunicate successivamente.

Il calendario annuale prevede già le date per la formazione per l’Oratorio: il primo incontro sulla sicurezza e gestione degli oratori e degli eventi in Parrocchia – come accennato-, sarà il 18 novembre alle 21 in seminario a Pistoia (a questo incontro sono invitati i Parroci e i responsabili degli oratori). Successivamente, come ogni anno, ci saranno gli incontri per gli animatori di oratorio, in seminario alle ore 21.00, nelle seguenti date: 20 aprile, 28 aprile e 6 maggio.

mail: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it




Il volto umano dell’embrione

Un convegno a Pistoia sulla vita nascente che chiede di essere accolta e sostenuta

Venerdì 27 Settembre alle ore 21:00 presso il Palazzo Buontalenti (Sala dei Rossi) in via de’ Rossi 7 a Pistoia, si terrà un incontro sul tema: “Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente”.
L’evento è organizzato dal Movimento per la vita di Pistoia e Quarrata, in collaborazione con la Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus e le aggregazioni laicali della consulta diocesana di Pistoia e con il patrocinio del Comune di Pistoia.

L’incontro prevede la relazione del professor Giuseppe Noia – del Policlinico Universitario “A. Gemelli”, con l’intervento di monsignor Fausto Tardelli; modererà la serata Paola Bardelli, giornalista di TvL.

Nell’intervista Elisabetta Michelozzi, del Movimento per la vita di Quarrata, presenta l’iniziativa.

Come nasce l’idea di questo convegno?

L’idea nasce anche dalle riflessioni fatte con monsignor vescovo e con la consulta diocesana delle aggregazioni laicali, sulla necessità di riportare all’attenzione di tutti la verità sulla vita nascente dal punto di vista della scienza e della medicina.
Il nostro impegno, come Movimento per la Vita di Pistoia e Quarrata a difesa della vita nascente è attivo da molti anni. Con questo appuntamento intendiamo proporre un convegno dal titolo «Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente». Il relatore sarà il professore Giuseppe Noia, direttore dell’Hospice Perinatale-Centro per le Cure Palliative Prenatali “S.Madre Teresa di Calcutta” del Policlinico Universitario “A.Gemelli”-IRCCS e Presidente della Fondazione Il Cuore in una Goccia Onlus.

Quali le finalità dell’incontro?

Il titolo del Convegno («Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente») ci vuole aiutare a vedere il concepito, l’embrione, nella sua realtà più vera e profonda: si tratta di un essere umano, proprio come “uno di noi”. L’embrione è figlio infatti, e come ogni figlio e come ogni uomo, siamo chiamati ad averne cura quando è ammalato, a riconoscergli la dignità che si deve ad ogni paziente.

Ente promotore assieme a voi è l’Associazione Il cuore in una goccia che porterà la sua esperienza per quanto riguarda il loro impegno e tutela per la vita nascente…

Sì, la Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus è un ente senza scopo di lucro finalizzato alla difesa e custodia della vita e alla tutela della salute della madre e del bambino, con particolare riguardo ai casi di insorgenza di patologie prenatali di diversa natura e gravità.
La finalità della Fondazione è quella di mettersi accanto alle donne, ai bambini e alle famiglie che si trovano ad affrontare diagnosi prenatali di gravi patologie e malformazioni, spesso incompatibili con la vita extrauterina, per offrire loro un supporto medico, psicologico, affettivo e spirituale, accompagnandoli lungo un percorso umanamente difficile, ma che la Fondazione ritiene percorribile con l’aiuto di una rete fatta di persone che, come in un abbraccio, accolgono, proteggono, consolano e accompagnano.

Il Movimento per la Vita in tantissimi anni ormai si è impegnato sul nostro territorio con molte campagne di sensibilizzazione e aiuti concreti. L’appuntamento di venerdì 27 settembre sarà un modo per testimoniare il vostro lavoro?

Come Movimento per la Vita vogliamo semplicemente farci voce dell’embrione, di questo “piccolo d’uomo” appena concepito e aiutare la sua mamma a non sentirsi più sola, ma amata e accolta, così da renderla veramente libera di amare e accogliere il suo bambino.
Vogliamo ringraziare il Signore per averci donato persone speciali che ci sostengono e ci confortano come il professor Noia, ma anche Carlo Casini e Marina Casini -attuale presidente del Movimento per la Vita Italiano- e tanti altri che, con umiltà e spirito di servizio, dedicano la loro vita per la vita.
Madre Teresa pregava di essere la “matita di Dio”: tutti siamo chiamati ad essere semplici matite nelle mani di Dio, per dipingere insieme un futuro per le nuove generazioni, basato sul riconoscimento della dignità di ogni uomo, sulla giustizia, sull’amore e sulla speranza.
Cogliamo l’occasione per ringraziare la Fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia per averci gentilmente concesso la Sala de’ Rossi per la serata.

Daniela Raspollini

 




Prima gli ultimi, non si tratta solo di migranti

«Prima gli ultimi»: sabato 28 settembre a Pistoia si svolgerà il convegno diocesano di Migrantes. Domenica 29 un rosario e una santa messa in Cattedrale animati dalle diverse comunità etniche di Pistoia.

 

PROGRAMMA

Sabato 28 settembre 2019 ore 10.00

Seminario Vescovile Pistoia
II Convegno Migrantes Diocesi di Pistoia

PRIMA GLI ULTIMI, NON SI TRATTA SOLO DI MIGRANTI

Intervengono:
S.E. Mons. Fausto Tardelli
Vescovo di Pistoia
Dott.ssa Doriana Preza
Avvocato penalista
Dott.ssa Flaminia Vola
Coordinatore Regionale – Europa Occidentale del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.

Domenica 29 settembre

Chiesa Cattedrale di Pistoia
Ore 15-30
Santo Rosario in varie lingue
Ore 16.00
Santa Messa presieduta da S. E. Mons. Fausto Tardelli
Animata dalle comunità etniche presenti nella nostra Diocesi.

 

Ospite speciale Flaminia Vola del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Nelle parole della dott.ssa Vola l’impegno della santa sede per i migranti e il senso della prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

Com’è nato il dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano integrale?

Esso nasce dall’accorpamento dei Pontifici Consigli per la Giustizia e la Pace, Cor Unum, della Pastorale per i migranti e gli Itineranti e della Pastorale per gli operatori sanitari.
La vastità, complessità e urgenza delle questioni relative ai migranti, ai profughi e rifugiati nel mondo, sono la vera “prima premessa” della Sezione Migranti e Rifugiati voluta da Papa Francesco all’interno del Dicastero e da lui stesso guidata. La sezione Migranti e Rifugiati è chiamata a dare una testimonianza convincente e un’azione efficace per il bene dei migranti e dei rifugiati, rendendo concretamente palese un aspetto fondamentale della missione della Chiesa: accompagnare il popolo di Dio in tutte le sue gioie e speranze, tristezze e angosce, specialmente dei poveri e di tutti coloro che soffrono (Concilio Vaticano II, 1965). La missione principale della Sezione è quella di sostenere la Chiesa – a livello locale, regionale e internazionale – nell’accompagnamento delle persone in ogni tappa del processo migratorio, prestando particolare attenzione a coloro che, in diversi modi, sono costretti a spostarsi o fuggire.
I grandi numeri delle migrazioni internazionali sono noti. Secondo le stime delle Nazioni Unite, i migranti nel mondo sono circa 260 milioni. Ogni 10 anni questo numero aumenta di circa 50 milioni. Le migrazioni non sono un fenomeno occasionale o passeggero, ma strutturale. Sono il risultato degli squilibri nello sviluppo economico e sociale, delle guerre, ma anche l’espressione di profonde trasformazioni negli stati e a livello internazionale. Pensare di fermare le migrazioni è illusorio, è come voler fermare la storia.

Il tema del convegno diocesano è “prima gli ultimi, non si tratta solo di migranti” e ricalca una felice espressione di papa Francesco che bene esprime il suo magistero e indirizza anche l’attività della Sezione Migranti e Rifugiati; ce la può illustrare più puntualmente?

Come lo stesso Santo Padre ha sottolineato nella sua omelia di venerdì 15 febbraio 2019 a Sacrofano: «è davvero Lui [Gesù], anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo: coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua». Il fenomeno migratorio non rappresenta una crisi o un’emergenza inaspettata, senza precedenti. La mobilità umana, che purtroppo include una porzione di persone costrette a fuggire per una varietà di ragioni comprensibili, è un fatto della vita umana. Come cristiani ci impegniamo ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare le persone vulnerabili in movimento. Trattare queste persone come fossero un “problema isolato”, non è utile. Che siano in partenza, di passaggio, in arrivo, che si stabiliscano o siano di ritorno nel loro luogo di origine, queste persone vulnerabili hanno affinità e relazioni con molti altri “già presenti qui” in una condizione di bisogno. Il Santo Padre ci invita a incontrare i nuovi arrivati, ad accompagnarli, a pregare per loro e condividere la vita con loro, nella nostra più ampia preoccupazione per tutte le persone emarginate, tutti coloro che abitano “le periferie esistenziali”. Citando il Messaggio del Papa per la 105a Giornata «Gesù Cristo ci chiede di non cedere alla logica del mondo, che giustifica la prevaricazione sugli altri per il mio tornaconto personale o quello del mio gruppo: prima io e poi gli altri! Invece il vero motto del cristiano è prima gli ultimi!». Il tema «non si tratta solo di migranti» dunque, stimola la nostra curiosità e preoccupazione, ci invita alla compassione e alla solidarietà.

Qual è il senso della giornata mondiale del migrante e del rifugiato? Quale invito rivolge il Papa ai fedeli?

La chiesa celebra la giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato dal 1914. È sempre stata un’occasione per dimostrare la preoccupazione della Chiesa per le diverse categorie di persone vulnerabili in movimento, per pregare per le sfide e aumentare la consapevolezza sulle opportunità offerte dalla migrazione. Per il 2019 Papa Francesco ha scelto il tema «non si tratta solo di migranti», per mostrarci i nostri punti deboli e assicurarci che nessuno rimanga escluso dalla società, che sia un cittadino residente da tempo o un nuovo arrivato. Non si tratta solo di migranti: si tratta di costruire la città di Dio e dell’uomo.
Sabato 28 settembre sarò a Pistoia per il convegno della Diocesi di Pistoia, ma domenica 29 papa Francesco celebrerà la giornata mondiale del migrante con una santa messa in piazza san Pietro. L’invito del Santo Padre a celebrare insieme l’Eucarestia è aperto a tutti, non solo agli stranieri e alle organizzazioni che li accompagnano, ma a tutti coloro che si sono sentiti interpellati o spronati dalle parole del Pontefice. Sarebbe bello avere con noi numerose delegazioni dalle diocesi europee, così da manifestare congiuntamente a Papa Francesco il nostro sostegno.

Daniela Raspollini




Un welfare uguale per tutti

In seminario incontro a quattro voci per parlare di lavoro e Welfare. Ospiti della serata Roberto Rossini, Marco Bentivogli, don Bruno Bignami, Stefano Franchi. L’obiettivo: favorire la riflessione sull’ urgenza di costruire reti di protezione sociale

Il mondo del lavoro sta profondamente cambiando, tra incertezze, paure e novità. Si trasformano le professioni, si creano nuovi ambiti di impiego, mentre inesorabilmente ne spariscono altri. Un tema molto sentito, che interessa soprattutto le giovani generazioni che si scontrano con un panorama completamente diverso da quello vissuto dai loro padri.

L’incontro “Un welfare uguale per tutti” organizzato dalla pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Pistoia, vuole fare luce sul tema della protezione sociale dei lavoratori e sul lavoro che cambia. Un parterre di ospiti di altissimo livello ci aiuterà a riflettere sullo stato attuale del mondo del lavoro, sulle sue storture, sulle reti di protezione e sulle opportunità di crescita e necessari cambiamenti.

Avremo modo di ascoltare Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl, il presidente nazionale di Acli Roberto Rossini, il direttore nazionale dell’ufficio pastorale sociale e del lavoro della Cei, don Bruno Bignami, il direttore generale di Federmeccanica Stefano Franchi.

L’attenzione al tema del lavoro, delle sue trasformazioni alla luce dei cambiamenti globali, geopolitici, tecnologici e sociali è al centro della riflessione attuale della chiesa – afferma il vescovo Tardelli –. Ancor più in un’epoca di trasformazione radicale, l’attenzione pastorale si sposta sulla necessaria rigenerazione di reti di protezione per chi rimane ai margini – o addirittura viene estromesso – dal mondo del lavoro.  I rapporti Caritas degli ultimi anni evidenziano come la mancanza di lavoro, unità alla precarietà delle relazioni e alla mancanza di forme di protezione, siano la principale causa dello scivolamento verso la marginalità sociale. L’incontro va nell’ottica di capire quali soluzioni possono favorire “il benessere sociale” e stimolare un dibattito all’interno della città».

«Assistiamo ad una trasformazione profonda delle categorie sociali a cui il ‘900 ci aveva abituato da qui la perdita delle certezze acquisite e una paura diffusa che attraversa tutta la società – afferma Selma Ferrali, direttrice della pastorale sociale e del lavoro di Pistoia -. Crediamo che sia urgente affrontare il problema in modo organico e riflettere sulla necessità di lavorare a un nuovo welfare che da un lato protegga tutti, nessuno escluso, ma dall’altro favorisca e metta al primo posto la dignità e il valore del lavoro.

L’appuntamento è per venerdì 20 settembre, a partire dalle 17, nell’aula magna del Seminario Vescovile di Pistoia.




Il nuovo anno della Scuola diocesana di teologia

Un’occasione per approfondire, aggiornarsi, imparare a pensare e comunicare la fede oggi

Approfondire la fede cristiana, aggiornarsi intorno alle recenti acquisizione teologiche, imparare a comunicare gli elementi fondamentali del cristianesimo in forma corretta e idonea alla mentalità contemporanea, esercitare il “pensare cristiano”, agevolare  l’ascolto della Parola, sono alcuni degli obiettivi che la Scuola di formazione teologica diocesana pone, sin dalla costituzione, nel suo piano di lavoro. Si può usare, per sintetizzare, anche l’espressione “evangelizzazione verticale”, nel senso di approfondimento personale del Vangelo, per poterlo incarnare in forma sempre più adeguata nel modo di pensare, di giudicare, di agire.

Rivolto, pertanto, a tutti i cristiani, nonché a coloro che, pur non sentendosi cristiani, hanno piacere di conoscere seriamente i contenuti del cristianesimo e, al contempo, delineare in modo più marcato la propria identità religiosa, la Scuola offre i consueti tre anni di formazione, con una lezione alla settimana, in orario serale, per un totale di 21 incontri annui.

Ogni anno vengono introdotte 7 discipline fondamentali e a ciascuna sono dedicate tre incontri, per tratteggiarne, in sintesi, i concetti di riferimento fondamentali,

Le classi, solitamente composte da 15/20 iscritti, permettono un dialogo educativo aperto, creando anche relazioni interpersonali spesso gratificanti non meno della crescita culturale.

Al termine di ogni corso è possibile confrontarsi con i docenti tramite un esame non obbligatorio, inteso proprio come occasione per verificare il grado di acquisizione dei contenuti.

Martedì 8 ottobre, data della Prolusione, la segreteria è disponibile per ogni informazione.

Andrea Vaccaro

 

Il calendario del nuovo anno accademico

Scuola di Formazione Teologica

Prolusione della scuola teologica

martedì 8 ottobre, ore 21,00

Prof. don Piero Ciardella, docente di filosofia teoretica all’ISSR di Pisa

La fede… sotto inchiesta

Una lettura teologica dell’opera “Mass” di Leonard Bernstein

 

 

Calendario delle lezioni del primo anno

Teologia fondamentale
Prof. Andrea Vaccaro
15-22-29 ottobre

 

Storia della Chiesa/1
Prof. Mariangela Maravigia
5-12-19 novembre

 

Introduzione alla Liturgia
Don Luca Carlesi
26 nov.  3-10 dic

 

Cristologia
Prof.ssa Edy Natali
14-21-28 gennaio

 

L’uomo nella cultura contemporanea
Don Italo Marcantelli
4-11-18 febbraio

 

Introduzione alla Morale
Mons. Fausto Tardelli
25 febbraio 3-10 marzo

 

Introduzione alla S. Scrittura
Prof. Andrea Vaccaro
17-24-31 marzo

 

Calendario delle lezioni del secondo e  terzo anno

Sacra Scrittura:  Libro di Giona
Don Cristiano D’Angelo
15-22-29 ottobre

 

Liturgia: Preghiera liturgica
Don Luca Carlesi
5-12-19 novembre

 

Cristo rivelatore di Dio
Prof.ssa Edy Natali
26 nov.  3-10 dic.

 

Patrologia
Don Italo Marcantelli
14-21-28 gennaio

 

Morale familiare
Mons. Fausto Tardelli
4-11-18 febbraio

 

Ecclesiologia
Prof.ssa Francesca Ricci
25 febbraio 3-10 marzo

 

Storia della Chiesa/2
Prof. Mariangela Maraviglia
17-24-31 marzo 7 aprile

 

Sede: Seminario di Pistoia
Via Puccini, 36 – 51100 Pistoia
Martedì dalle ore 20,45 alle ore 22,15

 




Insieme per la salvaguardia del creato

Un cammino comune e una sosta nelle diverse chiese cristiane per pregare e riflettere sulla difesa del creato. Un impegno condiviso, sottoscritto in Battistero, per tutelare la nostra casa comune e promuovere nuovi stili di vita.

Una camminata tra le vie della città di Pistoia per testimoniare l’impegno delle chiese cristiane nella difesa del creato. L’iniziativa, promossa dall’Ufficio per la pastorale sociale della Diocesi di Pistoia in collaborazione con don Roberto Breschi, delegato per l’ecumenismo, ha preso il via da piazza san Francesco, da dove un corteo silenzioso -ma lieto di esserci- ha fatto tappa nei diversi luoghi di culto delle confessioni cristiane.

La prima sosta è stata alla chiesa di Santa Maria a Ripalta, officiata dalla comunità ortodossa russa. Qui, nella suggestione di un edificio secolare, affollato di icone e immerso nella penombra, la comunità guidata dall’igumeno Andreas Wade -alla luce delle candele- ha recitato alcuni salmi e intonato un antico inno di San Giovanni Crisostomo composto per l’inizio dell’anno liturgico e particolarmente adatto a celebrare la bellezza della creazione.

La camminata è poi proseguita verso via san Marco, presso l’aula della chiesa evangelica di Pistoia. In una «comunione nella comunione» tra chiesa battista e chiesa valdese della quale è pastora, Letizia Tommassone ha offerto una riflessione sul tema della casa comune sottolineando l’impegno delle chiese evangeliche e riformate in questo ambito, specialmente tramite ECEN (la rete delle chiese ecumeniche per l’ambiente), individuando quattro punti di riflessione e azione comune: 1. Il dialogo con la scienza, «perché è arrivato il tempo di lasciarci insegnare dagli esperti perché sta cambiando il pianeta»; 2. L’opzione per un’economia sostenibile e la giustizia climatica (alla ricerca delle cause che determinano milioni di profughi climatici); 3. Il nostro stile di vita, improntato ad un consumo consapevole ed ecosostenibile; 4. La condivisione, che è parte della comune identità cristiana.
«L’incidenza delle chiese cristiane su questi temi è forse poca cosa», eppure il Signore – ha concluso la pastora- chiede di offrire il proprio contributo e di «sostenerlo con un annuncio colmo di speranza, senza evidenziare soltanto la paura e il dramma di quanto sta succedendo al creato».

Nella Chiesa ortodossa romena, ospitata nell’oratorio di Santa Maria Liberata a due passi da san Bartolomeo, è stata invece recitata in romeno e italiano una preghiera per la nostra terra: «una realtà che non ci appartiene – come ha ricordato padre Gabriel Dumitru– ma che abbiamo ricevuto in prestito».

Infine il corteo è arrivato nel Battistero di San Giovanni in Corte, in piazza del duomo, per una chiusura nel segno del battesimo che tutti ci unisce. «Un piccolo seme – ha commentato il vescovo Tardelli – che abbiamo gettato nella fede e nell’amore perché fiorisca, diventa grande e abbondante per la città».

La serata si è conclusa con la sottoscrizione di un impegno comune delle diverse chiese cristiane, i cui rappresentanti hanno significativamente firmato sull’orlo del fonte battesimale. Un impegno per la salvaguardia del creato rivolto ai fedeli, ma anche alla città intera per un cambiamento di rotta comune.
Erano insieme, accompagnati da tanti credenti e cittadini, padre Gabriel Dumitru della chiesa ortodossa romena, Letizia Tomassone di quella valdese, Manoel Florencio Filho per la chiesa battista, l’igumeno p. Andreas Wade per la chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, monsignor Fausto Tardelli per la Chiesa cattolica di Pistoia.

u.f.

DICHIARAZIONE DELLE CHIESE CRISTIANE A PISTOIA

«Quanto sono grandi le tue opere,Signore! Le hai fatte tutte con sapienza;/ la terra è piena delle tue creature./ Tu mandi il tuo Spirito e sono creati, e tu rinnovi la faccia della terra» (Salmo 103(104), vv. 24-30).
Dio ha creato tutte le cose mediante la sua Sapienza, nella forza del suo Spirito con il quale egli costituisce la comunione tra le creature.
«Dio il Signore prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse»
(Genesi 2,15).
«Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra» (Genesi 9, 9-10).

Fin dall’inizio ci è stata data la responsabilità di aver cura del Creato. Dio ci chiama ad amare il nostro prossimo come amiamo noi stessi e a Convertirci facendoci custodi della terra e della biodiversità che la abita.
Questa chiamata ci incoraggia ad unirci in un pellegrinaggio per una vita sobria e ci spinge a cambiare il nostro modo di vivere nel rispetto del clima e dell’ambiente e a reintegrarci nel Patto con Dio e il creato impegnandoci a:

• Promuovere interventi per preservare la biodiversità su scala globale
• Incoraggiare il ritorno ad una agricoltura ecologica
• Rivendicare per tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’ acqua
• Evitare ogni spreco energetico e ridurre il consumo di energia da fonti fossili
• Ridurre l’uso della plastica e incentivare prodotti riusabili o riciclati
• Rinunciare al superfluo riscoprendo l’importanza ed il valore della condivisione e donando ciò che non ci è necessario
• Stimolare la riparazione per quanto possibile dei danni inflitti dall’uomo a ciò che Dio ha creato

Come seguaci di Cristo per mezzo del quale tutte le cose furono create (Giovanni 1,3) abbiamo un ulteriore motivo per portare avanti questi impegni e farcene promotori verso tutti.

Pistoia, 15 settembre 2019

+ Fausto Tardelli, vescovo diocesi di Pistoia
Manoel Florengio, pastore chiesa cristiana evangelica battista di Pistoia
Letizia Tomassone, pastora chiesa evangelica valdese di Firenze
Igumeno Andrea, parrocchia ortodossa del patriarcato di Mosca a Pistoia
Padre Gabriel, parrocchia ortodossa del patriarcato rumeno a Pistoia




«Credo?» A ottobre la terza edizione dei linguaggi del divino

Il festival di teologia, che si svolgerà il prossimo ottobre in città, avrà per tema la domanda cruciale: “Credo?”

«Credo. Aiutami nella mia incredulità». Questa affermazione fragile ma colma di attesa, fiduciosa e consapevole allo stesso tempo, dà il titolo all’edizione 2019 de “i linguaggi del divino”, un evento giunto ormai alla sua terza edizione e che si configura come un vero e proprio festival di teologia.

La proposta di questa nuova edizione dei Linguaggi del divino offre l’opportunità di approfondire il tema del credere oggi con l’aiuto di figure di primo piano della riflessione teologica italiana. L’apertura del programma, prevista per il 5 ottobre alle 17, è affidata a monsignor Rino Fisichella, presidente del pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che tratterà il tema “credere oggi”. La stessa sera, alle 20.30, Andrea Gambetta, produttore cinematografico, racconterà della sua esperienza a fianco di Wim Wenders, nella produzione del docufilm «Papa Francesco. Un uomo di parola» (Pope Francis – A Man of His Word, 2018).

Ricordiamo, tra i relatori la prof.ssa Cecilia Costa (10 ottobre ore 21) sociologa, nominata recentemente da papa Francesco consultore della segreteria generale del sinodo dei vescovi; don Luigi Maria Epicoco (venerdì 11 ottobre ore 17), lo scrittore Davide Rondoni (sabato 19 ottobre ore 10.30).

«Parlare del “credere” oggi – afferma il vescovo Tardelli – a dispetto di quanto sembrava dominare il pensiero qualche decennio fa, non significa affatto affrontare un tema marginale o del tutto secondario. Nel mondo plurale di oggi le dinamiche “credenti” custodiscono una evidente vivacità, non soltanto per le tensioni –purtroppo anche drammatiche – che hanno animato l’inizio del nuovo millennio, ma anche per le diverse “credenze” diffuse oggi: da quelle legate alle fake news, a quelle di una politica manipolatoria; da quanto si lega a temi più o meno attuali (ad esempio la polemica sui vaccini) ai diversi tipi di dieta (vegetarianesimo, veganesimo), fino agli orizzonti più incredibili (terrapiattisti, teorici del sospetto). Insomma, “credere” appartiene, forse anche nella sua forma più secolarizzata, all’uomo contemporaneo. Oggi il vero nemico del credere non è più l’ateismo militante o l’ideologia, ma l’indifferenza. Papa Francesco aggiungerebbe “la tristezza individualista” dell’uomo immerso nel mondo dei consumi, la “coscienza isolata” di chi resta sulla superficie delle realtà e delle relazioni».

Anche quest’anno gli eventi saranno ospitati in alcuni – unici – ambienti ecclesiali della città di Pistoia: la chiesa romanica di San Bartolomeo in Pantano, l’ex refettorio del convento di San Domenico con la sua splendida galleria di affreschi, la sala capitolare tardogotica del convento di San Francesco.

A fianco degli eventi ordinari è in programma lo spettacolo “Oltre me”, una performance completamente ideata e prodotta da un gruppo di giovani che “andrà in scena” il 19 e 20 ottobre nella suggestiva cornice del battistero di San Giovanni in Corte.

I dettagli del programma, le riflessioni, i materiali informativi dei singoli eventi saranno disponibili sul sito diocesano (ww.diocesipistoia.it) e sui nostri canali social.

(foto di Mariangela Montanari)

 

Documentazione

i linguaggi del divino 2019 booklet

volantino linguaggi 2019




Un’altra opportunità

L’augurio per il nuovo anno scolastico dell’Ufficio per la pastorale della Scuola e dell’Educazione.

Un nuovo anno scolastico è ormai all’inizio. Ci sentiamo di rivolgere agli studenti, alle loro famiglie, agli insegnanti, ai dirigenti, a tutto il personale della scuola di ogni ordine i nostri più sinceri auguri.

Ogni inizio porta con sé un carico di attese, di programmi, ma anche di questioni irrisolte. Ogni inizio è una opportunità. Cerchiamo di non perderla.

Agli studenti auguriamo di trovare nella scuola il meglio che per loro essa possa rappresentare. La vita dei nostri ragazzi è meno semplice che nel passato, sta dentro la complessità. A loro auguriamo di trovare amicizie di quelle che durano una vita intera. Di trovare un tessuto relazionale accogliente che li metta in salvo da situazioni difficili, tese, arrabbiate, violente in cui sono costretti a vivere. Auguriamo a qualcuno di incontrare il primo sguardo buono, a qualcuno di incontrare il primo sguardo esigente, senza uno dei quali restiamo miseri ed irrisolti. Auguriamo a tutti gli studenti di cogliere in questo anno scolastico l’occasione di capire che la fragilità è un diritto ma non deve diventare un alibi; che non essere perfetti è un male comune, che la felicità è fatta di momenti, che la vita ha sapore solo se ci liberiamo dalla paura di sbagliare, dall’ansia di comperare, di possedere cose, di avere un’immagine. Auguriamo di capire che capita a tutti quelli con un cuore di sentirsi soli, inadeguati, non all’altezza del compito. Che il successo è sempre temporaneo, che il fallimento non è mai definitivo.

Agli insegnati auguriamo di avere un anno pieno di “senso”, di avere almeno una occasione in cui sentirsi significativi nella vita di qualcuno. Auguriamo di non essere e di non avere colleghi ambiziosi, pettegoli, smaniosi di incarichi. Auguriamo di percepire la stima almeno di qualcuno; di costruire e operare in un clima sereno. Auguriamo di non cedere alla tentazione (a volte fondata) di pensare che non faccia nessuna differenza e che a nessuno interessi se si fa il proprio dovere bene oppure no. Auguriamo di sentire che la scuola è sostanza e non solo forma. Auguriamo il coraggio di fare autocritica, di mettersi in discussione, di non sentirsi perfetti, di non pensare di avere una risposta per tutto, di saper perdere. Auguriamo di sentire l’importanza del proprio ruolo, anche se da molti e da molte cose screditato. Auguriamo di sentire che fare l’insegnante è, nonostante tutto, nonostante tutti, il mestiere più bello del mondo e non un modo qualsiasi di guadagnare uno stipendio; che insegnare è generare, non accomodare sé; che insegnare è servire, non trovare visibilità e piccolo potere. Auguriamo di percepire che possiamo essere punti di riferimento per la vita di qualcuno, anche quando scegliamo cosa indossare, anche quando siamo sulla Sala, anche quando scriviamo su Facebook, su Instagram, ovunque. Di capire che solo chi non ama nessuno può fare come gli pare. Di trovare il coraggio di dire agli studenti che siamo tutti, tutti, tutti, degli esseri umani, e cioè fallibili, e cioè imperfetti, e che l’unica forza che abbiamo è ammettere le nostre debolezze ed essere gli uni per gli altri palmo di mano accogliente e tenero in cui riversare le nostre paure, le nostre insicurezze, le nostre fragilità. Auguriamo di non dimenticare che siamo lì per insegnare, che l’ignoranza è un danno irreversibile nella vita degli studenti; di non mollare, di non indietreggiare, di tenere alta l’asticella per il bene dei ragazzi, anche di fronte alle pressioni spesso sconsiderate dei loro genitori, anche di fronte alle battute e ai pettegolezzi da lavatoio dei colleghi, anche di fronte alle disapprovazioni sottili dei dirigenti.

Ai genitori auguriamo di avere fiducia nella scuola, di riuscire a comprendere gli insegnanti e le loro scelte. Auguriamo di imbattersi in insegnanti esigenti, che non fanno sconti, che non si accucciano e che tenacemente stanno dalla parte del futuro dei loro figli. Auguriamo di trovare un clima sereno, accogliente, di non incontrare insegnanti torturatori, frustrati, infelici di sè, psicologicamente a pezzi, in competizione coi colleghi. O menefreghisti, assuefatti a tutto, incapaci di autorevolezza. Auguriamo di ascoltare dai loro figli racconti di episodi, di spiegazioni, di vicende scolastiche carichi di cultura e di saggezza. Auguriamo di avere la forza di protestare per pretendere per i loro figli una preparazione più seria e più vera, ed ore di lezione che non siano ore di ricreazione. Auguriamo di sentire come ortica sulla loro pelle i voti regalati, le interrogazioni facilitate, le materie abbonate, le facilitazioni ottenute o concesse. E di fuggire da tutto questo come si fugge da un pozzo avvelenato.

Ai dirigenti auguriamo di sentirsi stimati dai loro insegnanti e dai loro studenti. Auguriamo di percepire l’utilità dei loro sforzi. Auguriamo il coraggio delle scelte buone e giuste, quale che sia il costo. Auguriamo la tenacia per resistere, senza perdersi, là, in cima, sulla guglia. Auguriamo di saper riconoscere in tempo gli adulatori, i rabdomanti di incarichi, i cercatori di visibilità, i valvassini. Auguriamo di non dover sperimentare la solitudine che spesso accompagna ogni posto di potere: ossequiati, ma nessuno che ti dice la verità. Auguriamo di avere la forza di apprezzare chi, con rispetto e franchezza, sa dissentire. Auguriamo la capacità di ascolto. Auguriamo il discernimento sulle persone e sulle cose. Auguriamo di sentire che il potere ci è dato da chi sta più in alto di noi esattamente per-fare-il-bene. Auguriamo di non barcamenarsi, di non avere l’ossessione dei tatticismi e degli equilibri felpati da mantenere, di non cedere alla tentazione di insabbiare. Auguriamo di sentire che la scuola è a servizio anzitutto degli studenti, e che loro hanno diritto ad avere insegnanti seri, preparati, accoglienti, capaci di tenere le classi. Auguriamo di non soffocare di progetti, di attività, di slogan. Auguriamo di non dimenticare che la scuola serve anche ad imparare; che la mancanza di solide basi, di cultura è una mutilazione nella vita degli studenti per la quale non c’è protesi; che in questa epoca di ignoranze dilaganti insegnare torna ad essere il primario compito della scuola, imparare il primario dovere degli studenti, determinare ciò la primaria responsabilità di insegnanti e dirigenti. Auguriamo di avere la tenacia per non morire di carte, di burocrazie. Auguriamo di incontrare meno insegnanti assurdi e meno genitori pretenziosi e arroganti che sia possibile. Auguriamo di essere accoglienti, di saper ascoltare, di restare sempre appassionati cercatori della verità, a qualsiasi costo. Perché la verità ne ha sempre uno.

Al personale della scuola auguriamo di sentirsi famiglia. Di sentire che tutto, in modo invisibile e non sempre adeguatamente conosciuto, poggia su di loro. Auguriamo di sentire che disponibilità, generosità, compostezza, serietà di comportamento sono le cose che danno valore al loro operato. Auguriamo di non arrendersi mai a credere, anche quando sembrerà così, che nessuno veda, riconosca il valore, apprezzi un lavoro ben svolto. Che la scuola non è uno stipendificio, è una vocazione.

A tutti, buon anno scolastico.

Edoardo Baroncelli

Direttore della Pastorale per l’Educazione, la Scuola e l’Università