Pastorale giovanile: il gusto di essere amici

Il 2 giugno si è svolta la prima Giornata diocesana dei Giovanissimi

L’equipe di Pastorale Giovanile ha lanciato nelle scorse settimane una domanda ai ragazzi del dopocresima e agli animatori della nostra diocesi: «Che gusto c’è? ».
Una domanda “appetitosa”, accattivante, simpatica e seria al tempo stesso, alla quale i ragazzi hanno potuto dar risposta partecipando alla prima Giornata dei Giovanissimi, organizzata per domenica 2 giugno a San Bartolomeo dall’Ufficio di Pastorale giovanile.

Domenica, infatti, alcuni ragazzi del dopocresima e animatori fino ai 18 anni della nostra diocesi si sono ritrovati per vivere insieme un pomeriggio di condivisione e amicizia. Dopo aver accolto e ascoltato le parole del vescovo i Giovanissimi, divisi in squadre formate da ragazzi di diverse età e provenienti da diverse realtà parrocchiali hanno preso parte a un’avventurosa caccia al tesoro, la quale aveva come obiettivo, per ciascun gruppo, la costruzione di un puzzle che a gara finita è tuttavia risultato incompleto ad ogni squadra. Grazie al bel clima di amicizia, e con il sostegno dei giovani più grandi che hanno aiutato l’Equipe nell’organizzazione della giornata, i ragazzi non ci hanno messo molto tempo a capire che per arrivare ad avere la figura completa del puzzle ogni squadra
avrebbe dovuto unire il proprio a quello delle altre squadre. Alla fine la sorpresa è stata grande, perché quando l’ultimo pezzo del puzzle è stato unito agli altri è comparsa la risposta alla domanda iniziale lanciata ai nostri ragazzi: «Che gusto c’è?»: «Il gusto di essere amici!».

Questa risposta dice tutto su questa prima esperienza vissuta insieme: tante sono le realtà che hanno partecipato, molti sono i ragazzi che si sono messi in marcia per incontrare nuovi amici e per questo ci auguriamo che l’iniziativa possa essere ripetuta nel tempo, a testimonianza del fatto che nella nostra diocesi ci sono ragazzi e giovani che sentono il desiderio di crescere insieme, di mettere in comune i propri doni e talenti.

Come abbiamo scoperto domenica, la vita ritrova il suo gusto quando si ha la voglia, il coraggio e la possibilità di essere amici.

Alessandra Corti




L’esperienza della fraternità, la sfida della missione

Due giorni insieme per sognare e costruire insieme una chiesa sinodale e missionaria

Si è svolta a villa Rospigliosi la due giorni del clero. Un appuntamento importante per la nostra diocesi, momento di incontro e confronto tra il vescovo Tardelli, i presbiteri e i diaconi della Chiesa di Pistoia.

La due giorni, all’insegna del titolo programmatico «Per una chiesa sinodale e missionaria», ha previsto un ricco programma su molti aspetti della vita diocesana e ha visto una significativa partecipazione.

Dopo un momento di preghiera guidato dal vescovo e accompagnato da una riflessione di don Patrizio Fabbri, vicario episcopale, la giornata di lunedì è iniziata con un diffuso e interessante resoconto del vescovo sulla visita pastorale iniziata al termine del 2017 e ormai prossima a concludersi.

Una prima analisi in cui emergono alcuni temi chiave e un’impressione generale sullo stato della diocesi. Impressione in primo luogo positiva in cui, nonostante alcune criticità, la chiesa pistoiese si manifesta viva e vivace. «Un viaggio – ha affermato il vescovo riferendosi alla visita pastorale – che mi sarebbe piaciuto condividere con tutti voi presbiteri», ma che «avrebbe fatto bene e farebbe bene anche ai nostri cristiani (…) per farci sentire una sola chiesa, riunita dal Signore e chiamata a dare testimonianza di Cristo morto e risorto». Se non altro, ricordava il vescovo, aiuterebbe una maggiore conoscenza reciproca e collaborazione tra parrocchie e realtà diverse, magari anche territorialmente distanti perché «ascoltare e scoprire come vengono affrontati i problemi da una parte all’altra della diocesi, come si cerca di vivere il Vangelo e di realizzare una vita di chiesa è molto istruttivo e arricchente». Molti i temi trattati: dalla consapevolezza di una realtà parrocchiale molto diversificata, alle fatiche, ma anche ai segni di bellezza di una comunità chiamata a diventare sempre più fraterna e missionaria, ai giovani, all’iniziazione cristiana, ai poveri. Alle parole del vescovo è poi seguito un breve confronto con i sacerdoti e i diaconi presenti.

Dopo l’eucaristia e il pranzo monsignor vescovo e don Cristiano d’Angelo hanno sviluppato una riflessione più programmatica legata al futuro indirizzo pastorale della diocesi. Il tema della relazione era sufficientemente chiaro per esprimere il contenuto: «sinodalità e missione, uno stile da maturare, una prassi da costruire. Prospettive per il cammino futuro». È stato soprattutto don Cristiano, vicario per la pastorale, a presentare un’ipotesi di lavoro centrata sui temi della sinodalità e della missione. Sinodalità come parola chiave e ordinaria della vita della Chiesa, in cui «ogni fatica a camminare insieme, ogni indebolimento del senso di comunità, ogni frattura nella capacità di collaborare, ci rende meno fedeli alla nostra vocazione di chiesa immagine della Trinità». «Sinodalità – ha ricordato don Cristiano citando il papa- come dimensione costitutiva della Chiesa … Cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo Millennio». Un tema, quello della missione, che si lega a quello della sinodalità, in quanto la Chiesa è l’insieme di tutti i fedeli chiamati ad essere soggetti attivi della evangelizzazione.

Cosa si prospetta dunque per la nostra diocesi? Il vescovo ha suggerito un percorso sinodale che si riallaccia all’esperienza dell’assemblea sinodale organizzata nell’anno 2015-2016, da cui sono scaturiti gli orientamenti pastorali per il triennio e che potrebbe concludersi con la celebrazione di un sinodo diocesano. Un’opzione che certamente chiede anche molto lavoro in comune, la collaborazione e la valorizzazione dei laici. Sinodalità, ma anche missione dunque, come indirizzo pastorale particolarmente innestato nel magistero di papa Francesco ed espresso con chiarezza nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, vera e propria chiave di volta del suo pontificato.

La conclusione della prima giornata ha previsto delle comunicazioni importanti per la vita della diocesi: alcune informazioni sulla nuova normativa della privacy, altre sulle nuove linee guida per la prevenzione degli abusi proposte dalla CEI, inoltre una ipotesi per la formazione permanente del clero attenta ad affrontare temi specifici, in forma seminariale o di mini corso. Infine, c’è stato spazio per un ragguaglio sulla situazione del seminario diocesano. Si sono presentati quindi i diaconi che saranno ordinati il prossimo 30 giugno, Alessio Bartolini ed Eusebiu Farcas.

Martedì 4 giugno la giornata si è avviata con la concelebrazione eucaristica. È seguito un momento di condivisione in gruppi su alcuni dei temi affrontati lunedì: cioè sulla visita pastorale e l’ipotesi di un futuro sinodo della chiesa di Pistoia dedicato al tema della missionarietà. Quanto elaborato nei gruppi è stato condiviso in assemblea e commentato dal vescovo, che ha sottolineato l’importanza di una riflessione sinodale sul tema della evangelizzazione, senza dimenticare l’organizzazione della vita parrocchiale.

Dopo il pranzo lo spazio è stato riservato ad altre comunicazioni relative a diversi aspetti della vita diocesana:

  1. L’accoglienza dei migranti a cura di Francesca Meoni, vicedirettore Caritas;
  2. la presentazione del bilancio economico della diocesi a cura di Raffaello Pratesi dell’economato;
  3. Uno sguardo alla situazione economica delle parrocchie a cura di Alessio Venturi;
  4. Una comunicazione sul pellegrinaggio diocesano che la Chiesa di Pistoia ha in programma per il prossimo anno pastorale e a cui sta già lavorando don Gianni Gasperini, direttore dell’ufficio pellegrinaggi.
  5. Don Petre Iancu ha invece illustrato a tutti i presenti il pellegrinaggio delle diocesi toscane alla città di Assisi previsto per i prossimi 3 e 4 ottobre 2019. Il pellegrinaggio è stato organizzato per accompagnare la consegna dell’olio per la lampada che indica la tomba di San Francesco. Al patrono d’Italia, infatti, fanno visita a turno le diocesi del nostro paese per l’offerta dell’olio e un omaggio di devozione popolare.

La due giorni del clero si è conclusa con la recita comunitaria dei vespri, in un clima familiare e fraterno, sigillo di un nuovo, piccolo ma importante passo, per far crescere la Chiesa pistoiese come una comunità fraterna e missionaria.

Ugo Feraci




Alla scoperta dei tesori nascosti della Chiesa di Pistoia

Iniziativa nazionale di apertura e promozione di archivi, musei, biblioteche ecclesiastici. Aperture straordinarie, visite e mostre per poter gustare l’immenso patrimonio storico archivistico della diocesi

PISTOIA  – Nell’ambito dell’iniziativa “aperti al MAB”, dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale dei musei, biblioteche e archivi ecclesiastici, anche la diocesi apre le porte dei suoi tesori nascosti. Una settimana densa di eventi, mostre e visite guidate offerte da esperti accompagneranno i visitatori allo straordinario patrimonio librario e archivistico della diocesi di Pistoia.

Dal 1 al 28 giugno sarà visitabile l’esposizione “Tesori Svelati”, un doppio percorso espositivo dedicato alla scoperta del patrimonio bibliografico, archivistico e artistico conservato presso l’Archivio Diocesano e Vescovile, la Biblioteca Leoniana e il Monastero di Santa Maria degli Angeli. La mostra, curata da Scripta Manent, propone, nella prima sezione, una selezione di manoscritti miniati, incunaboli e preziose rarità in stampa, allestita presso la sala di consultazione dell’ Archivio diocesano e Vescovile. Nella seconda sezione, allestita presso le sale del Monastero Benedettino di Santa Maria degli Angeli (accesso da via Verdi), sarà esposta una scelta di rari manoscritti, testi a stampa e oggetti espressione della vita quotidiana del monastero tra il XIV e il XX secolo.

Martedì 4 e giovedì 6 giugno si svolgeranno le  visite guidate nei suggestivi ambienti della Biblioteca Fabroniana, istituita nel 1726 dal cardinale Carlo Agostino Fabroni, alla scoperta dei tesori documentari e librari. Le visite, curate della responsabile dr.ssa Anna Agostini, avranno luogo martedì 4 e giovedì 6, alle ore 10  e ore 11,30.

Per Prenotare una visita grauita: fabroniana@tiscali.it;

Infine, venerdì 7 giugno sarà possibile visitare l’affascinante l’Archivio capitolare (Vicolo del Sozomeno, 3) ospitato nel complesso monumentale della Cattedrale di Pistoia, ammirando le pergamene, i codici medievali e preziosissimi antifonari e graduali. Le visite, a cura del prof. Stefano Zamponi, direttore dell’Archivio, avranno luogo alle ore 10 e alle ore 11.30.

Per prenotare una visita gratuita: archiviocapitolarept@virgilio.it





Social network: spazio di comunione o specchio di solitudine?

Nel messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali un invito a riscoprirsi membra gli uni degli altri a partire dalle social communities.

Se guardo nello specchio dei miei social, quale profilo distinguo?

Potrebbe essere il primo e già impegnativo proposito per vivere la prossima giornata mondiale della Comunicazioni sociali che si celebra domenica 2 giugno, solennità dell’Ascensione.  Papa Francesco ha reso noto a gennaio, in occasione della memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il suo messaggio per il 2019. Il testo punta l’attenzione al mondo social, evidenziando luci ed ombre dell’ambiente digitale in cui trascorriamo buona parte delle nostre giornate, invitando a ripensare il modo in cui stiamo sulla rete. O meglio, il modo in cui ci stiamo da cristiani.

L’ambiente digitale rispecchia i guai del nostro tempo: solitudine, individualismo, frammentazione, pregiudizio, narcisismo; qui la violenza verbale arriva a ferire quanto se non di più di quella fisica, il bullismo si fa cyberbullismo, il desiderio cade nella pornografia. Così – afferma il papa – la rete assomiglia piuttosto «a una ragnatela capace di intrappolare» che ad un mare di opportunità e contatti che apre all’altro, anche in capo al mondo.

Se la metafora della rete rivela ormai anche il suo lato oscuro, finisce pure per suonare un po’ datata. Di fatto Papa Francesco propone nel messaggio di passare ad una nuova, felice metafora: «quella del corpo e delle membra che San Paolo usa per parlare della relazione di reciprocità tra le persone, fondata in un organismo che le unisce. La metafora del corpo e delle membra -continua il papa- ci porta a riflettere sulla nostra identità, che è fondata sulla comunione e sull’alterità».

Come al solito la Parola ci riporta su un piano differente, quello in cui sei costretto a guardarti dentro, per considerare, anche nello specchio dei social, la tua relazione con il Signore e gli altri. Per il cristiano, infatti, pure il “nemico” chiede di essere visto con occhi differenti. «Come cristiani ci riconosciamo tutti membra dell’unico corpo di cui Cristo è il capo. Questo ci aiuta a non vedere le persone come potenziali concorrenti, ma a considerare anche i nemici come persone.

Non c’è più bisogno dell’avversario per auto-definirsi, perché lo sguardo di inclusione che impariamo da Cristo ci fa scoprire l’alterità in modo nuovo (…) Dalla fede in un Dio che è Trinità consegue che per essere me stesso ho bisogno dell’altro.  Sono veramente umano, veramente personale, solo se mi relaziono agli altri».

Insomma, lo specchio dei social, da cui perlustro e navigo in rete, può diventare la lente con cui guardo chi sta dietro il profilo che ho davanti. Chi si svela, si cela o si rivela attraverso un social network? Forse qualcuno che mi attende o è ferito, solo, o incattivito. Per capire chi sono il miglior specchio è il volto dell’altro.

La conclusione del messaggio del papa ci ricorda un altro aspetto quasi sorprendente. Il paradigma di un mondo connesso per il cristiano non è facebook, neppure whatsapp, ma la santa messa. Non c’è realtà più capace di esprimere la connessione di questa. Qui Gesù sorpassa alla grande Steve Jobs e al confronto Zuckerberg è un pivello.

Nella santa messa la connessione è comunicazione, diventa comunione. Presente e passato (la storia della Salvezza) si tengono insieme attraverso la Parola proclamata e ascoltata – la stessa in tutte le chiese del mondo-, il Cielo e la terra si incontrano. Tutti “in rete” attraverso l’unico pane e l’unico calice – gli stessi in ogni parte del globo – entriamo in comunione con il corpo e il sangue di Cristo presente nelle sacre specie. La frammentazione e la solitudine sono superate per il dono dello Spirito Santo che ci fa «un solo corpo e un solo Spirito». La messa è lo spazio della connessione ecclesiale, nella quale preghiamo gli uni per gli altri, ricordiamo il vescovo del luogo e il nome del papa, preghiamo con i santi e per i defunti.  È anche il luogo in cui possiamo imparare a vivere relazioni nuove e rinnovate. Non c’è spazio per gli haters, non c’è violenza o isolamento, ma una scuola di tenerezza e di comunione, di misericordia, di dono di sé. La messa chiede ascolto, tempo e anche silenzio. L’eucaristia custodisce il segreto della festa e della gioia. Ci ricorda che è proprio oggi il tempo di passare dal like all’amen.

«La Chiesa stessa – scrive Francesco – è una rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sul “like”, ma sulla verità, sull’amen, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri».

Ci avevi mai pensato?

Ugo Feraci – Ufficio Comunicazioni Sociali e Cultura

 

Quant’è comunità la tua community?

Dalle parole del Papa un piccolo test per valutare la propria vita social personale e comunitaria.

Prendendo spunto da alcuni passaggi del messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali  ricaviamo un piccolo “esame di coscienza” personale e/o comunitario che potrebbe accompagnare la giornata di domenica 2 giugno e qualche riflessione comunitaria. Una sorta di test di auto valutazione sulla propria vita social che non ha altra pretesa che quella di farci pensare a come stiamo online.

VAI AL TEST ONLINE…




Andrea Franchi, il vescovo Beato

La sua memoria liturgica ricorre il 30 maggio, ma la storia e i resti del vescovo Franchi sono forse sconosciuti ai più.

Il 30 maggio ricorre e sarà celebrata in diocesi la memoria del beato Andrea Franchi. Probabilmente, però, non saranno molti i pistoiesi in grado di dire chi sia e quali meriti abbia avuto verso la città e verso la Chiesa questo Beato. Cerchiamo allora di ritrovarne qualche notizia.

Nato nel 1335 da una ricca famiglia borghese, a quindici anni Andrea entrò nel convento di San Domenico e dopo otto anni di noviziato pronunziò i voti e fu ordinato sacerdote. Fino al 1382 la sua vita trascorse nell’ambiente conventuale, esemplarmente e felicemente divisa fra studio e predicazione, penitenza e carità, senza che tutto ciò gli precludesse il mondo della bellezza e dell’arte. Anzi, fu proprio lui a volere che fosse ampliata e abbellita la chiesa di San Domenico e in seguito fece lo stesso per il palazzo vescovile e con grande solennità inaugurò, finalmente compiuto dopo due secoli, lo splendido altare argenteo di S. Jacopo. Infatti nel 1382, trasferito a Cervia il vescovo Giovanni Vivenzi, era stato destinato a succedergli, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno, proprio lui, il domenicano Andrea Franchi.

Tuttavia anche nella tanto più complessa e difficile posizione di vescovo Andrea aveva mantenuto intatta la purezza della sua vita e della sua fede e la profonda bontà e serenità spirituale che normalmente si avvertivano in lui fino a restarne contagiati, come testimonia, fra gli altri, ser Luca Dominici nella sua Cronaca. A questo cronista si deve la più dettagliata relazione del passaggio dei Bianchi, una devota, per non dir fanatica, processione di massa che, fra miracoli e penitenze varie, dalla Francia era arrivata in Italia, suscitando lungo il cammino continue conversioni, entusiasmo e partecipazione popolare. Nell’agosto del 1399 passò anche da Pistoia e Andrea fece del suo meglio per gestirne le clamorose manifestazioni e l’epidemia di peste che ne fu, almeno in gran parte, prevedibile conseguenza. Fino a vent’anni fa sulla parete del loggiato di Ripalta si poteva vedere un affresco, ora quasi scomparso, che sullo sfondo della facciata di San Francesco lo rappresentava a capo della processione col miracoloso Crocifisso di Ripalta in mano.

L’anno seguente Andrea Franchi, ormai vecchio e malato, si dimise dalla carica di vescovo, tornando nella raccolta quiete del suo convento, dove morì nel maggio del 1401. Fu seppellito in chiesa, in un bel sepolcro di pietra serena, dal quale, per ragioni di restauro, nel 1613 il suo corpo dovette essere trasferito in sacrestia. Qui rimase (a parte una misteriosa scomparsa al tempo di Scipione de Ricci; ma durante la reazione popolare del 1790 fu ritrovato in un armadio del Seminario e subito rimesso al suo posto) incorrotto e molto venerato, fino al 1921, quando, dopo la sospirata beatificazione ufficiale, venne ricollocato in chiesa.

Attualmente il suo corpo è collocato in una teca di vetro sotto l’altare laterale sinistro del transetto della chiesa di San Domenico, purtroppo un po’ impolverato e dimenticato. È forse arrivato il momento di ricordarlo?

Maria Valbonesi




“Che gusto c’è?”: scoprilo il 2 giugno alla giornata dei giovanissimi

La Pastorale Giovanile diocesana ha organizzato per domenica 2 giugno un evento  dedicato ai giovanissimi che è una vera e propria novità.

Lo scopriamo insieme a Padre Simone Panzeri dell’equipe di di Pastorale Giovanile.

Padre Simone, cosa avete organizzato per domenica 2 giugno?

Abbiamo pensato di realizzare una giornata di incontro e festa dedicata a tutti i ragazzi del dopoCresima e agli animatori degli oratori fino ai 18 anni. La giornata prevede il ritrovo alle ore 15.00 nello spazio sul retro della chiesa di San Bartolomeo a Pistoia (la conclusione è prevista per le 18/18.30).

Papa Francesco nella sua esortazione post sinodale Christus vivit afferma l’importanza che i giovani restino “connessi con Gesù” per aprirsi agli altri..

E infatti la giornata inizierà con un incontro di preghiera animato dal vescovo sul tema della condivisione, perché prima di condividere tra noi possiamo “condividere” con il Signore Gesù. Il tema della giornata è proprio quello dello stare insieme nella fraternità, partendo dalla domanda “che gusto c’è?”. Partiremo, infatti, dal “gusto” di stare con Gesù per scoprire quello che c’è nello stare insieme tra noi. Sarà una giornata per riscoprire la bellezza e l’importanza delle relazioni, come anche suggerito dalla lettera pastorale del vescovo dedicata al tema della comunità fraterna e missionaria.

Come vivranno questa giornata i giovani? Come si svolgerà il programma?

I giovanissimi arriveranno per le 15.30 a San Bartolomeo e saranno subito divisi in squadre in modo da raggruppare giovani di diverse realtà. Quindi ascolteremo la parola del vescovo e inizieremo una caccia al tesoro a tappe che ci porterà a scoprire il valore di mettere in comune i propri doni. La conclusione, alle ore 18, sarà accompagnata da una merenda.

Le parrocchie come hanno accolto questo invito?

L’organizzazione è affidata a giovani e animatori di varie parrocchie che si sono riuniti per costruire insieme questa giornata. Al momento sono già tante le realtà che si sono attivate: l’Oratorio di San Domenico Savio di Pistoia, i gruppi giovani di san Francesco/San Benedetto, Vignole, Gello, Fornacelle, Casalguidi..; ma anche altre parrocchie si stanno organizzando.

Qual è il messaggio che vuoi rivolgere per invitare i giovani numerosi delle nostre parrocchie perché comprendano quanto sia importante partecipare all’incontro diocesano del 2 giugno?

Direi: l’unione fa la forza! La finalità di questa giornata è proprio quella di uscire dal proprio “guscio” per conoscere chi ci sta accanto, mettere insieme le nostre forze gustando la bellezza dello stare insieme. Ci auguriamo che sia anche l’occasione per imparare qualcosa di nuovo dall’esperienza degli altri gruppi per poi riportarla nella propria parrocchia e nel proprio oratorio..

…e in caso di pioggia?

…Portate l’ombrello! Speriamo che l’estate arrivi. In ogni caso l’evento si svolgerà lo stesso nei locali parrocchiali di San Bartolomeo.

E per adesioni o informazioni?

Scrivete a: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it

d.r.




Assemblea generale CEI: nel comunicato finale una nomina “pistoiese”

Incarico nazionale per un sacerdote della nostra diocesi

Si è appena conclusa la 73a assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. L’esito dei lavori è riassunto nel comunicato finale pubblicato oggi 23 maggio.

Nel comunicato della CEI sono elencate anche le nomine ratificate all’interno dell’assemblea. Tra di esse siamo lieti di notare la presenza di un giovane sacerdote della nostra diocesi: Don Elia Matija, parroco di Carmignano, che è stato nominato “Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici albanesi in Italia“.

Don Elia Matija, è nato infatti in Albania, in un piccolo villaggio (Sheldi) vicino a Scutari, il 27 aprile 1980. Dopo un periodo di formazione nel seminario interdiocesano diretto dai Gesuiti Elia ha lasciato il suo paese, per raggiungere fortunosamente l’Italia e qui iniziare un’esperienza lavorativa. Nel 2003 tuttavia, Elia ha riconsiderato la chiamata al Signore e dopo essere entrato nella Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia ha vissuto qui gli anni di formazione al sacerdozio. Adesso Elia è un sacerdote diocesano, incardinato nella Chiesa di Pistoia. Elia ha svolto la sua attività pastorale presso l’ospedale San Jacopo di Pistoia, quindi come vicario parrocchiale di Lamporecchio. Attualmente è anche Direttore dell’Ufficio per la pastorale dei Migranti.

Ci congratuliamo con don Elia, augurandogli un buon lavoro in questo nuovo e importante incarico ecclesiale.

Il comunicato finale CEI

Il comunicato finale si apre con un riferimento al discorso di apertura di Papa Francesco, centrato sui temi della collegialità e sinodalità, dei processi matrimoniali e dei rapporti tra vescovo e sacerdoti. Poiché la sinodalità è dimensione costitutiva della Chiesa il Papa ha invitato a praticare una sinodalità “dal basso all’alto”, aperta dunque al coinvolgimento dei laici, come una sinodalità “dall’alto al basso”, cioè secondo le indicazioni tracciate dal papa stesso in occasione del convegno ecclesiale di Firenze. Circa la riforma dei processi matrimoniali Francesco raccomanda “celerità e gratuità delle procedure”, mentre invita a coltivare con attenzione il rapporto tra vescovo e sacerdoti, “vera e propria spina dorsale su cui si regge la comunità diocesana”.

Il comunicato, quindi affronta tre punti:

  1. Una triplice preoccupazione; in primo luogo per la riforma del terzo settore, che non valorizza, ma mortifica l’associazionismo e l’operoso contributo dei corpi intermedi; in secondo luogo per le prossime elezioni europee, turbate da paure, chiusure e “polarizzazioni ideologiche” cui occorre contrapporre il patrimonio che nasce dell’umanesimo cristiano, attento a promuovere tutti i valori legati alla persona e alla sua dignità; infine, in terzo luogo, per le zone del centro Italia segnate dal terremoto e ancora lontane da un ritorno alla normalità.
  2. Tempo di missione.  La Chiesa in Italia si è interrogata sulle modalità e gli strumenti per una nuova presenza missionaria. Le conclusioni dei lavori suggeriscono un “recupero di una spiritualità missionaria” per, “uscire” e “stare con”; la valorizzazione del rientro di presbiteri e laici fidei donum; la priorità della Parola, anche attraverso la costituzione di piccoli gruppi del Vangelo. Tante le piste e le indicazioni di lavoro, orientate all’intreccio tra vita e fede, alla missione coniugata con le opere nella fraternità, nell’incontro e nell’accoglienza dell’altro, nell’attenzione ai più deboli e poveri.
  3. Il minore al centro. Nel corso dei lavori sono state approvate le Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Un testo di grande rilievo per la vita pastorale della chiesa italiana che tiene come punto centrale la cura e la protezione dei più piccoli e vulnerabili come valori supremi da tutelare.

Scarica il comunicato finale

 




L’arte del lavoro: un incontro tra arte, fede e dottrina sociale della Chiesa

Il lavoro “come Dio comanda”, com’era e come la vogliamo.
Una serata tra arte, fede e dottrina sociale della Chiesa a cura dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro

Libero, creativo, partecipativo e solidale. È il lavoro che vogliamo, così come lo definisce Papa Francesco al n.192 di Evangelii Gaudium. Una sintesi efficace dalla quale si è generato e sviluppato un percorso che ha coinvolto credenti e parti sociali divenuto il tema dell’ultima Settimana Sociale dei cattolici italiani (la 48°) svoltasi a Cagliari. Un evento che, in generale, ha contribuito ad animare il dibattito nel paese. La Chiesa (e quindi la Pastorale Sociale e Lavoro) è infatti consapevole della distanza che ci separa dal lavoro che vogliamo, cioè dal “lavoro buono”, e ha dunque messo al centro della propria attenzione il tema del lavoro come opportunità imprescindibile per affermare la dignità della persona e la sua capacità di collaborare all’opera creatrice di Dio.

Per questa ragione quest’anno, in occasione del mese di maggio, tradizionalmente dedicato a riflettere sui temi connessi al lavoro e all’occupazione, l’Ufficio di Pastorale Sociale della nostra Diocesi ha deciso di affrontare questo tema in modo particolare: intendiamo cioè ripensare come è stato concepito il lavoro, che ruolo ha avuto nel corso del tempo e come ha condizionato la nostra storia.

Ci aiuteranno magistralmente in tale intento la Prof.ssa Mariella Carlotti, insegnante e storica dell’arte e don Cristiano D’Angelo, vicario diocesano per la Pastorale, nel corso di una conversazione che si terrà lunedì 27 alle ore 20.45 presso la Sala capitolare del Convento di San Francesco.

La prof.ssa Carlotti ci illustrerà i contenuti espressi dalle formelle trecentesche del Campanile di Giotto, sottolineando come le immagini scolpite rappresentino, con grande efficacia figurativa, una concezione autenticamente umana del lavoro, concezione che oggi è veramente necessario riscoprire. Don Cristiano d’Angelo, a partire da alcuni brani tratti dalle Sacre Scritture, ci farà riflettere sul valore del lavoro umano come collaborazione all’opera creativa di Dio.

Selma Ferrali




La Diocesi a Montenero: i pellegrini raccontano

I pellegrini raccontano una giornata indimenticabile di comunione e preghiera

A cura di Daniela Raspollini

Maria ci ha chiamati e noi abbiamo risposto: eccoci Madre nostra! In tanti, circa un migliaio eravamo mercoledì 15 a Montenero. Vedere tanti fratelli e sorelle pellegrini insieme al nostro vescovo per la consegna dell’olio che per un anno intero farà ardere la lampada accesa davanti a Maria, quale segno di una preghiera incessante» è stato davvero motivo di gioia.

Noi della Comunità pastorale del centro storico siamo arrivati a Montenero la mattina con un pullman pieno. Dopo le lodi guidate dal vescovo abbiamo ascoltato la catechesi di P.Antoine Emmanuel, priore della fraternità monastica di a Gerusalemme di Firenze. Il tema dell”incontro era: «Con Maria per formare comunità fraterne e missionarie». L’insegnamento è stato di grande profondità spirituale tanto che, sentendo i commenti, ha toccato il cuore dei presenti! Dopo un tempo di silenziosa meditazione sulla catechesi, sempre guidati dal vescovo abbiamo recitato l’ora media. Grazie alle parole di P. Antoine Emmanuel  abbiamo capito meglio quanto sia importante e necessaria la nostra unione con la Vergine Maria, specialmente in questi tempi così travagliati e pericolosi.

Abbiamo condiviso poi la bellezza della celebrazione del pomeriggio e per la grande partecipazione: tutti cantavamo e pregavamo insieme: la gioia era nei cuori! Ho sentito commosso anche il nostro vescovo. Veramente Maria ci ha chiamati, ha chiamato il popolo di Dio a stare, come l’uccellino dipinto nell’antica immagine di Montenero, sul suo braccio perché è lei che ci porta a suo Figlio Gesù!

Manola (Parrocchia di San Paolo)

 

Il Pellegrinaggio a Montenero è stata un’esperienza molto bella: tanta gente della nostra diocesi insieme per condividere lo stesso amore per la mamma celeste. Tutti in cammino insieme per il Santo Rosario dietro al nostro vescovo Fausto siamo andati a trovare Maria. È stata una cosa meravigliosa. Per la chiesa piena non ho potuto vedere più di tanto, ma le parole del vescovo sono arrivate nel mio cuore. Spero di potere dare tutto ciò che ho ricevuto alle persone che ne hanno bisogno nel mio vivere quotidiano.

Anna Mezzi (Parrocchia di Casalguidi)

Al Pellegrinaggio ho portato un gruppo di parrocchiani di Vicofaro e Ramini. Mi ha fatto piacere trovare nell’ambito della giornata vari parroci che nel tempo ho conosciuto.

Al centro di tutto c’era il nostro vescovo che ha presieduto per tutto il pellegrinaggio – molto partecipato- la preghiera. Il Santuario non ci ha accolto tutti perché eravamo tanti. Ho notato nei pellegrini una sentita presenza: non erano lì per conformismo, ma per fede.

Doriano (Parrocchia di Vicofaro)

 

Pace e serenità sono state le sensazioni che ho provato durante e al ritorno del pellegrinaggio a Montenero.

Quando ci siamo incamminati in processione verso il Santuario ho avuto l’impressione di far parte veramente della Chiesa che camminava verso Maria. Ogni momento della celebrazione è stato per me significativo: dal rinnovo delle promesse battesimali, all’omelia del vescovo, durante la quale ho avvertito proprio la presenza dello Spirito Santo che attraverso Maria aveva riunito parrocchie diverse per farci sentire tutti parte di una stessa Chiesa e figli di un medesimo Padre.

Grazia Nunziati (Parrocchia di Carmignano)

 

Da Montemurlo eravamo in totale circa quaranta pellegrini; tra loro cinque volontari della confraternita della Misericordia di Montemurlo con i propri mezzi, altre associazioni e le autorità locali.

Come volontari della Misericordia abbiamo aiutato le persone durante la processione aiutato ad entrare al Santuario, trovando loro anche i posti a sedere.

Abbiamo partecipato alla Santa Messa: è stato commovente vedere tante persone malate e non, avere la possibilità di partecipare a questo pellegrinaggio. Il vescovo Tardelli Fausto ha ringraziato i presenti, ha parlato in modo semplice, chiaro e spontaneo, in modo da farsi comprendere da tutti. A nome della Confraternita di Montemurlo ci teniamo a ringraziare il nostro Parroco Don Gianni Gasperini che si è impegnato tanto per l’organizzazione. È stata una bella esperienza e ci rendiamo disponibili per la prossima iniziativa della Diocesi.

Brunetta (Confraternita della Misericordia)

Si dice che insieme è più bello …ed è vero! Partendo da questo proposito e sentendoci parte integrante della Chiesa pistoiese abbiamo organizzato, in accordo con Don Roberto Razzoli e la Parrocchia di Valenzatico uno dei tanti pullman di pellegrini che nel pomeriggio di mercoledì 15 Maggio sono saliti in pellegrinaggio a Montenero, in occasione della Festa liturgica della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie (o di Montenero), patrona della Toscana.

Siamo partiti in 55 guidati, dal parroco di Valenzatico don Roberto Razzoli e dall’assistente dell’Unitalsi  don Cesare Tognelli. Il Santuario non riusciva a contenerci tutti, ma, nonostante alcuni disagi, il clima per tutto il pomeriggio è stato quello di raccoglimento e di preghiera in comunione con il nostro vescovo Fausto e gli altri sacerdoti della Diocesi. Una diocesi, un popolo raccolto in preghiera, in cui nessuno si sentiva fuori posto, in cui la sofferenza del vicino è stata condivisa al punto da trasformarsi in un percorso di presa di coscienza che non esistono persone più o meno privilegiate.

Eravamo li per dire il nostro particolare grazie a Maria, nonostante le nostre paure, difficoltà, le nostre preoccupazioni. Abbiamo rinnovato, per bocca del nostro vescovo Fausto, le nostre intenzioni i nostri propositi: essere testimoni dell’amore di Cristo. Consci della nostra debolezza, ma consapevoli di poterci riuscire restando in ascolto della parola di Dio e non di altre voci della nostra quotidianità. Ai piedi di Maria ci siamo proposti di seguire il suo esempio: Maria si donò al Signore sebbene non capisse fino in fondo il disegno di Dio per lei;  ebbe infatti la forza e la fede per affermare: «avvenga in me secondo la tua parola». Anche noi dobbiamo avere la forza per abbandonarci all’amore di Dio. Siamo chiamati a muoverci verso chi abbiamo vicino, verso chi vive nella sofferenza, non solo quella fisica. Lo sappiamo bene noi unitalsiani, ma lo sappiamo anche noi uomini e donne saliti fin qui dalle nostre parrocchie. Dobbiamo abbattere i muri che ci dividono da chi abbiamo accanto e camminare insieme lungo il sentiero della vita. Affidiamoci a Maria, nostra madre, che ci aiuti a fare quanto Cristo, suo figlio a in serbo per noi. Presentiamogli le nostre vite. Maria ha a cuore ognuno di noi. Lo abbiamo ascoltato anche nel Vangelo: «fate quello che vi dirà» …perchè Maria ha a cuore la nostra felicità.

Chiediamo dunque, citando il nostro Vescovo, che non manchi mai nella nostra vita «il vino vero della gioia». Con questo proposito alla fine della celebrazione ognuno è tornato nella propria parrocchia, alla propria vita quotidiana, con una serenità e una gioia data dalla consapevolezza che con la preghiera e l’affidarsi a Maria non saremo mai soli. È stato un bel pomeriggio: un pomeriggio di condivisione, in cui ognuno di noi di è messo al servizio dell’altro verso un unica meta.

Giovanni Giacomelli (Unitalsi)

«Amare non significa guardarsi negli occhi, ma guardare insieme verso la stessa meta». Questa è la frase che ha caratterizzato questa bellissima esperienza. Eravamo uniti nello stesso cammino, senza nemmeno conoscersi, ci siamo aiutati gli uni con gli altri. Ci siamo riuniti sugli stessi passi, per portare una testimonianza al santuario, la testimonianza della nostra Chiesa. Pistoia, tante persone ma un solo cuore.

Caterina Pelagalli

Una giornata meravigliosa, a cominciare dalla catechesi di Padre Emmanuel: parole che ti entravano nell’anima e ti davano pace. Poi la processione con la recita del Santo Rosario e la celebrazione eucaristica dove si percepiva a pelle la compartecipazione vera di tutti, la voglia di stare insieme raccolti a rendere grazie di quei momenti bellissimi. Se c’erano dei disagi perchè stavamo un po stretti, sono stati superati perchè tutti si sono prodigati per gli altri, prendendoti per mano per aiutarti a camminare o cedendoti il posto a sedere per riposare qualche minuto. Bella la liturgia, belli i canti, molto curati e commoventi.

Giuliana (Parrocchia di Lamporecchio)

Un’esperienza che sicuramente ha lasciato in tutti noi il segno indelebile e la voglia di ripeterla presto, perchè la nostra fede ne ha bisogno per crescere. Ho vissuto questa giornata con grande entusiasmo! È stato come se qualcuno mi avesse preso per mano! Non ho sentito neppure i piedi doloranti: ha agito in me un medicinale che non si trova nelle farmacie: “Lo Spirito Santo”!

Iolanda

 




Pellegrinaggio diocesano a Montenero: le parole del vescovo

Un migliaio di pellegrini ha raggiunto Montenero per il pellegrinaggio diocesano. Nelle parole del vescovo Tardelli il ringraziamento e l’affidamento alla Vergine, ma anche i propositi per il cammino della Chiesa di Pistoia

Larga partecipazione di fedeli per il pellegrinaggio Diocesano a Montenero: sedici i pullman partiti da Pistoia per la festa della Madonna delle Grazie di Montenero, patrona della Toscana. Quest’anno, infatti, la Diocesi era chiamata a portare in omaggio l’olio per la lampada che arde davanti alla venerata e antica immagine del Santuario, consegnato a turno ogni anno dalle singole chiese toscane.

Il vescovo Tardelli, insieme ad alcuni gruppi di pellegrini, è arrivato la mattina per un momento di preghiera e meditazione sulla Vergine Maria curato da P. Antoine Emmanuel della Fraternità Monastica di Gerusalemme di Firenze. Nel primo pomeriggio sono poi arrivati la maggior parte dei fedeli provenienti da numerose parrocchie della Diocesi, accompagnati da alcuni rappresentanti delle amministrazioni locali, da alcune sezioni della Misericordia, dall’Unitalsi ed altre associazioni di volontariato. Tutti i pellegrini si sono dati appuntamento al parcheggio degli autobus per muoversi verso il Santuario pregando il Santo Rosario.

Viste le incerte condizioni meteorologiche il programma si è svolto interamente all’interno del Santuario, dove l’aula della chiesa si è presto rivelata incapace di contenere tutti i fedeli, in parte assiepati nell’atrio e nei corridoi laterali.
Ha così preso il via la liturgia penitenziale battesimale, celebrata in un clima generalmente raccolto e sinceramente partecipe.

Il pellegrinaggio è culminato nella Santa Messa, presieduta dal vescovo e concelebrata da oltre una trentina di presbiteri della Diocesi di Pistoia. Al termine si è svolta una piccola cerimonia per la consegna dell’olio della lampada. Lo stesso vescovo Tardelli ha versato un fiasco d’olio presentato dalla diocesi nella lampada collocata ai piedi dell’altare. Per tutto l’anno sarà rifornita con l’olio offerto dalla nostra chiesa di Pistoia; segno di una devozione popolare vivace e radicata, ma soprattutto gesto di venerazione e affidamento dell’intera diocesi alla Madonna delle grazie.

Proponiamo di seguito l’omelia pronunciata dal vescovo Tardelli durante la santa messa.

 
Credo carissimi amici, fratelli e sorelle, che dobbiamo ringraziare Dio, Maria Santissima che ci ha convocati, in questa bella occasione, che ci fa tutti uniti nella sua memoria, tutti uniti come popolo santo di Dio, come Chiesa di Pistoia che si è mossa per venire qui. Quello che dice la Scrittura nel libro dell’Apocalisse (“Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo”, Ap 21,1-2) si realizza qui, nonostante l’incertezza dei nostri passi, nonostante i nostri limiti e difetti: possiamo dire che siamo una città santa, adornata come una sposa, siamo veramente un cielo nuovo e una terra nuova. Lo vediamo qui in questa assemblea, per sentirci una cosa sola: il vescovo, i presbiteri, i religiosi e le religiose, il santo popolo di Dio…; sì, siamo davvero una città santa, un cielo nuovo e una città nuova. Intanto qui oggi sentiamo la vicinanza dei santi, sentiamo Maria tra noi, ci sentiamo già popolo di Dio. Vogliamo riconoscere la grande misericordia di Dio che continua ad avere fiducia in noi.
 
Pensate che c’è stata un’avanguardia nel nostro pellegrinaggio: sono stati qua i giovani e, come è giusto che sia, i giovani hanno fatto da apripista. Devono essere così anche nella nostra Chiesa di Pistoia: gli apripista per osare nelle strade del mondo una testimonianza nuova, di amore e speranza.
 
Siamo qui, oltre che per rendere grazie, ai piedi di Maria per presentare tutte le nostre fragilità, tutte le nostre debolezze. Ognuno di noi porta tutte le sue sofferenze, il volto di un parente di un amico che soffre, qualcuno che è nel buio, nella solitudine nella disperazione. Ecco, noi siamo qui ai piedi di Maria a chiedere e supplicare il suo materno aiuto, presentando tutte le nostre ansie, tutte le nostre preoccupazioni, i nostri lutti, le nostre malattie.. Presentiamo a Maria questo mondo, triste tante volte, vogliamo supplicarla perché sia madre, vogliamo supplicarla per i nostri fratelli perseguitati. Con umiltà con semplicità, vogliamo presentare tutte le nostre domande. Ognuno presenti a Maria quello che sente. Maria ama essere interrogata, ama che ci intratteniamo con lei come una madre. Ha a cuore -lo abbiamo sentito nel Vangelo (il Vangelo delle nozze di Cana, ndr)- che non manchi il vino della gioia. Chiediamo che non manchi mai nella nostra vita il vino vero della gioia, dell’allegria.
 
Abbiamo chiesto a Maria che ci aiuti ad avere intenzioni buone e a metterle in pratica. Vogliamo deporre ai piedi di Maria i nostri propositi come Chiesa di Pistoia. Quali sono le nostre intenzioni i nostri propositi?
 
Innanzitutto vogliamo proporci che vogliamo essere una Chiesa che mette in pratica la parola di Dio.
Vogliamo essere una Chiesa che fa la volontà di Dio, che si sforza di compiere e mettere in pratica la parola di Dio. Sappiamo di essere deboli, però noi vogliamo riproporre questo proposito. Vogliamo essere una Chiesa che ascolta la Parola di Dio e non sta a sentire altre voci che non sono quelle del Signore. Fare sempre la volontà di Dio, facendo proprie le parole di Maria: “avvenga in me secondo la tua parola”.
 
Vogliamo mettere ai piedi di Maria anche un altro proposito: quello di voler prendere Gesù.
Lei Gesù l’ha potato in grembo, gli ha dato la sua carne, lo ha generato, lo ha custodito e allevato. Questo amore a Gesù, questa dedizione a Gesù sia anche quella delle nostre parrocchie e della nostra vita. Vogliamo che Gesù nasca nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nasca nelle nostre realtà di vita. Vogliamo generare Gesù. Vogliamo crescere nell’amore di Gesù. Quanto ha amato e quanto ama Maria Gesù. Quel Gesù per cui ha vissuto vogliamo che sia il Gesù della nostra vita. Discepoli amati di quel Gesù Cristo che è il nostro salvatore.
 
Infine, ai piedi di Maria, vogliamo fare il proposito di visitare. Visitare come ha fatto lei Elisabetta.
Vogliamo fare il proposito di visitare anche noi gli altri, Vogliamo muoverci, perché quelli che magari sono lontani li possiamo visitare. Vogliamo essere Chiesa che visita chi è nella sofferenza, chi è nel dolore; che si fa compagna di strada a chi è nel dolore, nella miseria, a chi viene da lontano. Siamo chiamati a visitare nell’amore chiunque. Vogliamo proporci di visitare chi ci sta accanto.
 
Ecco carissimi, davvero una bella giornata. Ringraziamo di cuore il Signore che ci fa sperimentare di essere popolo santo di Dio e ci fa già partecipi della gloria santa del Cielo. Proponiamoci sempre di fare sempre la volontà di Dio, di fare spazio a Gesù per generare Gesù, di visitare e fare spazio al nostro prossimo.