Alzheimer: a Montecatini Terme il decimo congresso nazionale sui centri diurni

Un importante evento promosso dalla Fondazione CARIPT. Il Congresso nasce dall’impegno all’avanguardia del Centro Diurno di Monteoliveto gestito dalla Fondazione Sant’Atto

Nel segno della prevenzione, il Teatro Verdi di Montecatini Terme ospiterà l’1 e 2 marzo il decimo congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer, promosso come sempre dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia con la collaborazione scientifica dell’Unità di ricerca in Medicina dell’Invecchiamento dell’Università di Firenze.

È un appuntamento ormai tradizionale per gli specialisti italiani chiamati a presentare le ultime novità in tema di ricerca, terapie e assistenza, mentre continua ad aggravarsi il peso della malattia che in Italia colpisce ormai 2,5 milioni di persone, circa 70 mila in Toscana e poco meno di 7 mila nella provincia di Pistoia. Considerate le famiglie e i caregiver questi numeri vanno moltiplicati almeno per 5.

«L’Alzheimer -ricorda il presidente del congresso, l’eminente geriatra professor Giulio Masotti- è un flagello assai peggiore di Tbc e Aids. Condanna a lunghi anni di sofferenza sia il malato che i familiari, comportando spesso troppi sacrifici economici che non possono neppure permettersi. Per di più in Italia è già la terza causa di morte. Non essendoci ancora cure efficaci, ecco perché insistiamo sulla prevenzione».
Prevenzione, ossia stile di vita sano fatto di appropriata alimentazione, attività fisica e intellettuale, nonché quel tanto di rapporti sociali che mantengano vivo il mondo relazionale. In trent’anni l’incidenza della demenza è ridotta di circa il 50%. La medicina riesce comunque a frenare il decorso della malattia, ma la degenerazione delle cellule cerebrali finisce per cancellare memoria e identità.
«Rimane comunque importante la qualità dell’assistenza e in questo la rete dei Centri Diurni, per quanto insufficiente, è un sollievo essenziale per i malati e le loro famiglie. Questi Centri offrono il supporto di validi operatori, ma per sottrarre i pazienti alle loro vuote giornate ci vorrebbe anche il concorso volontario di persone che li facciano parlare, cantare, disegnare, ballare. Persone che portino una ventata di vitalità dentro le strutture assistenziali: la visita di una scolaresca, di un artista, di un musicista o anche un prete a dir messa. Tutto può essere utile per aiutare questi malati a gustare ancora la vita».

«Congresso e Centro Diurno di Monteoliveto sono due dei fiori all’occhiello della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia» dice il presidente dottor Luca Iozzelli. «Sono entrambi tra i progetti di cui siamo più orgogliosi -aggiunge-. Il congresso è una delle principali iniziative scientifiche del settore e la partecipazione dei massimi specialisti italiani e internazionali dà a Pistoia lustro particolare. Come noto la nostra Fondazione investe molto nel sociale che, in media, assorbe oltre un terzo delle nostre erogazioni. Rispondiamo così a esigenze molto sentite. Con la consulenza scientifica dell’Università di Firenze abbiamo inoltre finanziato varie attività sperimentali. Un rapporto proficuo che intendiamo continuare».
L’iscrizione al Convegno è gratuita e aperta a tutti.

(comunicato fondazione CARIPT)




Un incontro di approfondimento sul “decreto sicurezza”

La diocesi, con la Caritas diocesana, propone un tavolo di confronto dove istituzioni, chiesa e mondo della cooperazione e del volontariato si interrogheranno sui problemi e proporranno delle soluzioni operative sul futuro del sistema di accoglienza.

PISTOIA – Quali sono gli elementi innovativi del “decreto sicurezza”? Come cambia il sistema dell’accoglienza? Quali conseguenze e quali risposte potranno essere date dal mondo dell’associazionismo e del volontariato? Quali conseguenze avrà sul territorio e quale potrà essere il ruolo della Chiesa?

A queste e altre domande verrà data risposta all’incontro “Dopo il Decreto Sicurezza”, come cambia il sistema di accoglienza con la Legge 132/2018, che avrà luogo sabato 2 marzo alle ore 10 presso sala conferenza del convento San Domenico, Piazza San Domenico 1, a Pistoia.

L’incontro, promosso dalla diocesi di Pistoia, da Caritas e dall’ufficio Migrantes, è un’occasione di riflessione importante per le realtà impegnate nel complesso sistema di accoglienza, per fare luce sulle dinamiche e sugli effetti scaturiti dall’approvazione della legge 132/2018 – il cd “Decreto Sicurezza” – che modifica in maniera sostanziale le attuali procedure legate all’accoglienza dei migranti.

Aprirà la mattinata di lavori Francesca Biondi Dal Monte, ricercatrice della Scuola Superiore Sant’Anna, che spiegherà le principali novità e conseguenze introdotte dalla decreto. A seguire avrà luogo un tavolo di confronto operativo a cui prenderanno parte il vescovo Tardelli; Vittorio Bugli, assessore regionale con delega all’immigrazione, rappresentanti della Caritas diocesana, del mondo associativo e del volontariato che si occupa di accoglienza e di supporto ai servizi di integrazione dei migranti.

L’incontro sarà moderato da Luigi Vicinanza, direttore del quotidiano “il Tirreno” che sarà anche media partner dell’evento.

(comunicato ucs)

Locandina (pdf)

Comunicato Stampa (.doc)




La Fondazione Caript a sostegno della Caritas

Anche per quest’anno confermato il contributo per sostenere gli interventi di lotta alla marginalità

PISTOIA – Si rinnova l’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia per la lotta alla marginalità e per il sostegno alle opere di carità. Anche per l’annualità 2018/2019, come già nelle annualità 2016/17 e 2017/18, è stato confermato il contributo di 200.000 euro in favore della Caritas di Pistoia per il sostegno delle situazioni di difficoltà che emergono dai centri di ascolto del territorio.

Con il contributo 2018 sono stati possibili 1782 interventi, con un bacino d’utenza di oltre 3.000 persone, che hanno riguardato il sostegno al pagamento delle utenze e di interventi sanitari (pagamento ticket visite mediche e farmaci).

«Il generoso contributo della Fondazione Crpt alla Caritas è un segno molto importante nella lotta alla marginalità e alla povertà – dichiara mons. TardelliVoglio ringraziare di cuore la Fondazione Crpt per la costante vicinanza alle opere diocesane volte ad alleviare il disagio, oggi più che mai avvertito, di molte famiglie e di tante persone che ogni giorno si avvicinano alla rete dei centri di ascolto caritas».

Marcello Suppressa, direttore Caritas, afferma: «I dati sugli interventi effettuati ci dicono che siamo ancora all’interno di una grande crisi che attanaglia i nostri territori e che sembra non trovare vie di uscita, almeno a breve termine. Siamo consapevoli che i nostri interventi, anche grazie al prezioso contributo della Fondazione Caript, sono importanti, necessari ma spesso non risolutivi a superare le condizione di indigenza in cui versano interi nuclei familiari perchè è solo attraverso una sana ripresa del lavoro che possiamo rendere dignità e autonomia. Questo scenario sociale tende ad invalidare molte persone, condannate ad una forte precarietà che può diventare permanente ed a una vulnerabilità continua in assenza di un mercato del lavoro organizzato, funzionale e orientato anche alle politiche attive».

(comunicato ucs)




Incontro a Cristo nel sofferente

Le celebrazioni in Cattedrale e all’ospedale san Jacopo di Pistoia per giornata mondiale del malato

L’11 febbraio abbiamo celebrato la XXVII Giornata Mondiale del malato: «un momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo che, soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell’umanità» (Lettera istitutiva della Giornata Mondiale del Malato, 13 maggio 1992, n. 3).

Domenica 10 ci siamo ritrovati in Cattedrale per la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Tardelli, cui hanno partecipato in modo particolare i malati e i volontari delle diverse associazioni presenti in diocesi; è stato un momento di comunione ecclesiale, di condivisione e di sensibilizzazione al mondo della sofferenza. La consueta processione alla chiesa di S. Maria delle Grazie o del Letto ha concluso la celebrazione.

Lunedì 11 febbraio, memoria liturgica delle apparizioni della Vergine a Lourdes, si è tenuta una speciale celebrazione all’Ospedale San Jacopo, con una significativa e commovente breve Processione Eucaristica presso un reparto dell’Ospedale.

La partecipazione dei fedeli è stata considerevole: presenti in particolare i volontari della Cappellania dell’Ospedale i quali nel silenzio svolgono assiduamente il loro servizio di vicinanza accanto ai malati. Scrive a questo proposito il Papa nel suo messaggio per la giornata mondiale del malato 2019: «i volontari vivono in modo eloquente la spiritualità del Buon Samaritano (…) vi esorto a continuare ad essere segno della presenza della chiesa nel mondo secolarizzato». Il volontario ospedaliero è una presenza importante che, anche da una semplice prospettiva umana, si presenta come un amico disinteressato a cui si possono confidare pensieri ed emozioni.

La Giornata mondiale del malato di quest’anno è stata vissuta alla luce della parola evangelica: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). Siamo dunque esortati da Papa Francesco a «promuovere la cultura della gratuità e del dono, indispensabile per superare la cultura del profitto e dello scarto». I volontari della Cappellania di San Jacopo sono grati alla Direzione dell’Ospedale per la stima e l’apprezzamento nei loro confronti. «La salute – afferma infatti il papa nel suo messaggio – è relazionale, dipende dall’interazione con gli altri e ha bisogno di fiducia, amicizia e solidarietà, è un bene che può essere goduto in pieno solo se condiviso». L’Ospedale di Pistoia può ritenersi fortunato per l’attenzione che la comunità diocesana ha per chi vi lavora o è accolto come paziente.
Ci auguriamo che la cura dei malati sia sempre effettuata con professionalità e tenerezza, sostenuta da gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza.

Padre Natale Re




A dieci anni dalla morte di Eluana

di Samuel Pisani

Eluana Englaro era una giovane donna di Lecco che aveva da poco compiuto ventuno anni, e che a seguito di un incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992 ha vissuto per diciassette anni in stato vegetativo.

Respirava spontaneamente e regolarmente, la funzione cardiaca, quella digestiva e le altre attività organiche erano intatte, gli occhi potevano rimanere aperti, le pupille reagivano, persistevano i riflessi del tronco e spinali, ma non vi era alcun segno di attività psichica e di partecipazione all’ambiente e le uniche risposte motorie riflesse consistevano in una ridistribuzione del tono muscolare. Eluana, contrariamente a quanto talora si è letto sui giornali, non aveva affatto l’ “elettroencefalogramma piatto”, non era attaccata a nessuna “spina” e non necessitava di macchinari. Eluana giaceva nel letto di un istituto religioso di Lecco, detto delle “Misericordine”, e poteva stare per qualche tempo seduta in poltrona. Eluana non era una malata in coma, né si trovava in fase “terminale”. Non avendo la possibilità di deglutire, era nutrita mediante un sondino naso-gastrico.

La situazione giudiziaria ha inizio quando nel 1999, il padre e tutore Beppino Englaro, decise di ricorrere alla magistratura per chiedere la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiale attuata nei confronti della figlia Eluana, accompagnando a sostegno della richiesta molteplici deposizioni di amiche della figlia volte a dimostrare l’incompatibilità dello stato in cui versava e del “trattamento di sostegno forzato” che le consentiva “artificialmente” di sopravvivere con le sue precedenti idee e principi sulla vita e sulla dignità individuale.

A partire da qui infatti, il numero delle decisioni divenne proficuo. Ne sono derivate tre diverse vicende giudiziarie, che hanno investito, in primo grado il Tribunale di Lecco, in secondo grado la Corte di Appello di Milano, in terzo grado la Corte di Cassazione, per un totale di ben nove decisioni (primo procedimento: Lecco 2 Marzo 1999, Milano 31 dicembre 1999; secondo procedimento: Lecco, 20 luglio 2002, Milano 17 ottobre 2003, Cassazione 20 aprile 2005; poi ancora un terzo processo: Lecco 2 febbraio 2006, Milano 16 dicembre 2006, Cassazione 16 ottobre 2007 e infine, in sede di rinvio: Corte d’Appello di Milano 9 luglio 2008 che autorizza il padre Beppino Englaro, in qualità di tutore, ad interrompere il “trattamento di idratazione ed alimentazione forzata” che manteneva in vita la figlia Eluana per «mancanza della benché minima possibilità di un qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno».

Così i giornali del 10 luglio: sentenza su Eluana: “stop all’alimentazione”. Il Vaticano: “è eutanasia”, è il titolo del Corriere della Sera; I giudici: “Ora Eluana può morire”. La Chiesa: “E’ eutanasia”, la Repubblica, in prima pagina; e poi, “Sia fatta la volontà di Eluana”, il titolo con la foto della ragazza lecchese, in apertura sull’ormai estinto quotidiano L’Unità.

Il 31 Luglio 2008 la Procura Generale di Milano decide di ricorrere in cassazione contro il decreto della Corte d’Appello di Milano.

Lo stesso giorno la Camera dei Deputati, seguita, l’indomani, dal Senato, decide di sollevare davanti alla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato contro la sentenza della Corte di Cassazione del 16 ottobre 2007, lamentando una sostanziale invasione del campo, uno sconfinamento, da parte della Suprema Corte e dei giudici di Milano, nel potere legislativo che spetta al Parlamento.

L’8 ottobre la Corte Costituzionale, con l’ordinanza 334 del 2008, dichiara inammissibili i ricorsi presentati da Camera e Senato.

Passa poco più di un mese e, l’11 novembre 2008, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Domenico Iannelli, sostiene la non ammissibilità del ricorso della Procura Generale di Milano, perché: «non è intervenuto a tutela di un interesse pubblico, ma a proposito di “una situazione oggettiva individuale”, non di pertinenza della procura generale». Secondo Iannelli, insomma, la procura non era legittimata ad intervenire con un ricorso in Cassazione.

Beppino Englaro, come aveva già fatto nell’attesa di altre sentenze, parlando della figlia dice: «Non rispondo al Vaticano, non rispondo a nessuno, ognuno dica quello che vuole, ormai io la mia strada so qual’è e la percorro con la coscienza pulita, con la voce più limpida che posso, con il totale rispetto di quello che voleva mia figlia Eluana».

Tutto questo fino a quando il 13 novembre 2008, la Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza numero 27145, respinge il ricorso della Procura generale di Milano, con le seguenti motivazioni: «E’ inammissibile, per difetto di legittimazione, l’impugnazione presentata dal P.M. presso la Corte d’Appello avverso il decreto con il quale la stessa Corte d’Appello – applicando il principio di diritto enunciato dalla Corte di cassazione (sentenza n. 21748 del 2007) – accoglieva l’istanza congiunta del tutore (padre) e del curatore speciale di persona in stato vegetativo permanente dal 1992 e autorizzava l’interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale realizzato mediante alimentazione di sondino nasogastrico».

Intanto, Beppino Englaro è sempre più determinato a dare esecuzione a questa sentenza. Il problema che si presenta è quello di trovare una struttura sanitaria idonea ad accogliere Eluana, per poter applicare il protocollo di fine vita.

Dopo il rifiuto della Regione Lombardia a concedere una delle sue strutture, pubblica o privata, da altre regioni viene dichiarata la disponibilità ad accogliere le richieste della famiglia Englaro.

Ma la lunga vicenda giudiziaria non finisce qui. Il 26 gennaio 2009, il TAR della Lombardia accoglie il ricorso della famiglia Englaro contro la Regione, che si era rifiutata di indicare una struttura dove poter sospendere l’alimentazione e l’idratazione alla giovane lecchese.

La discussione sulle sentenze, però, si interrompe del 2 febbraio 2009, quando Eluana Englaro viene prelevata da un equipe medica nella casa di cura “Beato Luigi Talamoni” di Lecco e, a bordo di un’ambulanza, condotta in Friuli, a Udine, presso la casa di cura “La Quiete”. La mattina del 5 febbraio, si inizia a diminuire l’alimentazione ad Eluana.

Lunedì 9 febbraio 2009, è il giorno dell’epilogo. Eluana Englaro muore nella casa di cura “La Quiete” di Udine, per arresto cardio-circolatorio. Sono le 20:10. In Senato è incorso il dibattito sul Ddl che deve portare il Parlamento a legiferare in materia di alimentazione e idratazione negli stati vegetativi persistenti.

All’indomani, i giornali italiani escono con questi titoli: “Niente moratoria per Englaro”, Il Foglio; “Loro si svegliano e lei muore subito”, Libero; “L’hanno uccisa”, il Giornale; “Eluana muore, scontro in Senato”, Corriere della Sera; “In pace”, l’Unità; “Eluana, il calvario è finito”, la Repubblica; “Il tempo del raccoglimento e della preghiera”, L’Osservatore Romano. Avvenire, prima titola: “Eluana è morta, giustizia è fatta”; poi sceglie per l’edizione in edicola: “Dio ora stringe la sua mano”.

L’11 febbraio successivo, dall’esame autoptico effettuato su ordine della procura della Repubblica di Trieste, si è evinto che la causa dell’arresto cardio-circolatorio di Eluana Englaro è derivata dalla disidratazione.

I riflettori si spengono. Cala il sipario. E il paese, dinanzi al primo caso di “Eutanasia all’Italiana”.




Giovani e affettività

Venerdì 22 febbraio una nuova tappa del percorso proposto dalla Pastorale giovanile diocesana “Camminava con loro”. Un incontro dedicato ai giovani della diocesi seguendo le piste di riflessione del Sinodo dei Giovani.

“Gli itinerari catechistici mostrino l’intima connessione della fede con l’esperienza concreta di ogni giorno, con il mondo dei sentimenti e dei legami, con le gioie e le delusioni che si sperimentano nello studio e nel lavoro; sappiano integrare la dottrina sociale della Chiesa; siano aperti ai linguaggi della bellezza, della musica e delle diverse espressioni artistiche, e alle forme della comunicazione digitale.

Le dimensioni della corporeità, dell’affettività e della sessualità vanno tenute bene in conto, giacché c’è un intreccio profondo tra educazione alla fede e educazione all’amore.

La fede, insomma, va compresa come una pratica, ossia come una forma di abitare il mondo” (Documento finale del Sinodo sui Giovani, n. 133)

Raccogliendo questi stimoli che ci vengono dal Sinodo sui Giovani appena concluso, continuiamo il nostro cammino di riflessione con un incontro sul tema dell’affettività.

Come i giovani possono vivere la fede nel Dio-Amore nelle relazioni concrete di amore?

L’incontro si svolgerà nella sala del capitolo della chiesa di San Francesco a Pistoia, venerdì 22 febbraio alle ore 21.00. Per preparare i gruppi giovani a questa serata, l’ufficio famiglia della Diocesi ha messo a disposizione una traccia di riflessione da proporre ai singoli gruppi parrocchiali.

Spunti di riflessione tratti dal Piccolo Principe (pdf)

 




Giornata del malato: celebrazione diocesana il 10 febbraio

Il programma della giornata

Domenica 10 si celebra la XXVII giornata mondiale del malato che quest’anno ha per tema: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8).

«Tutti sappiamo che Dio è l’unico che può donare il conforto al corpo e allo spirito, pertanto – afferma don Sebastien Nawej Mpoy, direttore dell’ufficio per la pastorale sanitaria e cappellano dell’ospedale di Pistoia –  vorrei sottolineare l’importanza di partecipare a questa celebrazione così significativa, segno della Chiesa unita che crede e testimonia la presenza salvifica del nostro Signore. Il Santo Padre – prosegue don Sebastien – ci esorta ad essere operosi nella carità e nella misericordia, perché “gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo”».

L’appuntamento, come da tradizione, è a Pistoia, dove mons. Vescovo celebrerà la santa messa in Cattedrale alle ore 15.30. Al termine seguirà una processione fino alla chiesa di Santa Maria delle Grazie o del Letto.

Il messaggio di Papa Francesco per la XXVII Giornata Mondiale del Malato.

 




Inaugurati a Vignole nuovi locali parrocchiali

Domenica 3 febbraio alle ore 15.30, alla presenza del Vescovo Mons. Fausto Tardelli e del parroco don Alessandro Marini, sono stati inaugurati a Vignole i nuovi locali parrocchiali.

Complessivamente i nuovi locali hanno una superficie di oltre 470 mq e sono costituiti: al piano terra da un salone parrocchiale adibito ad attività pastorali e di socializzazione, una sala per attività di catechesi e formative, un’altra sala polivalente, tre servizi igienici utilizzabili anche dalla Chiesa Nuova, un ripostiglio e un vano per impianti. Al piano primo, accessibile dalla scala esistente della Chiesa Nuova, troviamo un’altra sala per attività pastorali e di catechesi. I lavori sono avviati nel luglio 2017 e sono terminati nel dicembre 2018.

Dopo il taglio del nastro da parte di mons. vescovo, ci sono stati i saluti e i ringraziamenti di don Alessandro Marini a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera: il vescovo e gli uffici della Curia coinvolti, la Conferenza Episcopale Italiana che ha finanziato una buona parte dell’opera, la Fondazione Caript che ha messo a disposizione un significativo ed essenziale contributo, il Comune di Quarrata che ha garantito uno specifico aiuto di natura economica, la Banca Alta Toscana che ha promesso di impegnarsi, negli anni avvenire, a sostenere lo sforzo economico della parrocchia.

Tra gli altri è intervenuto il direttore dei lavori, Stefano Fiaschi che con la sua collega Barbara Lombardi ha progettato e seguito la realizzazione dell’opera, ringraziando tutti i professionisti coinvolti. Un ringraziamento particolare è stato rivolto alla ditta che ha realizzato l’opera, la Costruzioni Generali di Bruno Carella di Pistoia.
Mons. Tardelli, che al mattino ha concluso la visita pastorale a Vignole con la Santa Messa, nel suo intervento di saluto ha ricordato l’importanza di essere comunità e di operare, tutti insieme, in uno spirito di comunione e fraternità, trovando la sintesi dell’esperienza cristiana nella partecipazione all’Eucaristia domenicale, centro dell’esperienza cristiana.

In conclusione è intervenuto anche Alessandro Grassi, artista che ha realizzato un’icona in una delle nuove sale, che ha spiegato le caratteristiche e la simbologia dell’opera.

Questi nuovi spazi parrocchiali accrescono e qualificano gli ambienti pastorali di una comunità dove, da sempre, sono presenti varie realtà, nate e cresciute negli anni, che sono diventate una testimonianza tangibile dell’opera dello Spirito Santo. Esperienze pastorali, cammini di formazione all’iniziazione cristiana, percorsi e progetti per adolescenti e giovani e di catechesi per i bambini, esperienze di solidarietà, di impegno sociale e di attenzione a chi fa più fatica, che hanno portato la parrocchia a riscoprire il piacere e l’importanza di sentirsi comunità, di avere qualcosa in comune da condividere.

All’inaugurazione – alla quale hanno preso parte oltre 200 parrocchiani – sono intervenuti ed hanno portato un saluto, tra gli altri, anche il sindaco di Quarrata Marco Mazzanti, il Presidente della Fondazione Caript Luca Iozzelli, i rappresentanti della già BCC di Vignole, oggi Banca Alta Toscana, Riccardo Andreini e Alberto Banci, il vicario Generale della Diocesi, già parroco a Vignole per quasi 20 anni, Mons. Patrizio Fabbri. Erano presenti i componenti il Consiglio Pastorale ed i rappresentanti del Comitato nato per seguire i lavori, composto da don Alessandro Marini, Stefano Marini (che ha portato un saluto), Claudio Daly, Carlo Niccolai, Stefano Lomi, Lorenzo Cesare e Franco Pacini.

Stefano Lomi




La bellezza di credere all’amore di Dio

Gli anniversari di professione religiosa in diocesi

Sabato 2 febbraio si celebra la Giornata mondiale per la vita consacrata

A cura di Daniela Raspollini

Sabato 2 febbraio si celebra la Giornata mondiale per la vita consacrata. Se nella nostra diocesi i religiosi e le religiose vivono un momento di crisi numerica il desiderio di scelte radicali e il fascino della sequela di Cristo continua ancora ad esercitare attrattiva. Sono poi numerose le testimonianze di consacrati che ha testimoniano con
limpidezza il Vangelo con la loro esistenza, spesso nel nascondimento e nel silenzio. Quest’anno vogliamo ricordare gli anniversari di professione religiosa di : Suor Este Cavenaghi della Congregazione delle Mantellate (70 anni), Suor Luisanna Alonzi delle Minime del Sacro Cuore (50 anni), padre Natale Re, dei padri Betharramiti (50 anni)  e Padre Stefano Soresina dei Padri Passionisti (40 anni).

Il Vescovo Tardelli celebrerà con loro e per loro la santa messa della presentazione al Tempio di Gesù sabato 2 febbraio alle ore 18 in Cattedrale.

Suor Este Cavenaghi (70 anni)

Suor Este Cavenaghi della Congregazione delle Mantellate Serve di Maria celebra il suo 70° di professione religiosa. Un traguardo significativo, una bella testimonianza di vita consacrata vissuta incarnando il carisma del suo ordine nell’umile servizio agli altri e nella devozione alla Vergine Maria.
Molti raccontano che grazie alla sua materna accoglienza e dolcezza verso le persone è spesso chiamata con l’appellativo di “mamma”. «La mia vocazione -afferma Suor Este- è nata nell’ambito di un oratorio delle Suore che frequentavo a Milano: mi trovavo cosi bene lì che mi sembrava di essere a casa. Il Signore mi ha chiamato allora alla vita religiosa e questo per me è stata una grazia di Dio. Ho prestato servizio presso la nostra Scuola Materna dove mi trovo e questo per me è stato motivo di grande gioia».
Nonostante la sua anzianità Suor Este si è data molto da fare portando la comunione ai malati e rendendosi disponibile nel servizio alla Parrocchia e nel suo compito di accoglienza in portineria. Un servizio di accoglienza che le ha permesso di farsi carico di tante sofferenze, promettendo a quanti ha incontrato di pregare la Madonna perchè
interceda per loro. Infine Suor Este intende consegnare un messaggio ai giovani: «vorrei dire ai giovani di seguire la testimonianza di vita di coloro che hanno vissuto nella fede e di non avere paura ad accogliere nel proprio cuore la chiamata alla vita consacrata, ma di rispondere con dolcezza e con la certezza che il Signore non fa mancare proprio
niente, perchè non fa mancare il suo amore e il suo sostegno».

Suor Paolina Degli Angeli (70 anni)

Festeggia i settanta anni di vita consacrata Suor Paolina delle Suore Stimmatine di Carmignano. Suor Paolina era orfana di guerra; assieme al altri bambini ha vissuto in collegio ed è vivendo in quell’ambiente che è rimasta colpita dall’esempio di vita consacrata delle Suore che li accudivano.
Una volta cresciuta, come tutte le adolescenti aveva in mente di metter su famiglia, presto però, è arrivata la chiamata del Signore. A soli diciotto anni, infatti, ha intrapreso il cammino per la vita religiosa e ha fatto la vestizione per entrare nell’ordine delle Suore Stimmatine, incarnando fino ad oggi il carisma della fondatrice dell’ordine Anna Lapini che è quello di accudire i diseredati i sofferenti i poveri, gli orfani e tutti coloro che hanno bisogno rispondendo concretamente con appassionata solidarietà e carità.

All’interno dell’ordine Suor Paolina ha svolto il ruolo di educatrice nella scuola materna e conserva di questo tempo un ricordo affettuoso per i suoi bambini. Suor Paolina, rivolgendosi ai giovani si auspica che sempre più si avvicinino al Signore e che facciano della propria vita un dono per gli altri, ricevendo in cambio pertanto un immensa gioia.

Suor Luisanna Alonzi (50 anni)

«La chiamata alla vita religiosa è un dono inestimabile che il Signore mi ha fatto – afferma Suor Luisanna-. La mia vocazione la devo in primo luogo a Dio, ma anche ai miei genitori che mi hanno trasmesso valori religiosi, umani, fin dalla tenera età. Ciò che ha incentivato la mia vocazione però, è stata la visita all’ospedale dove operavano le suore minime. Vedere questi angeli che si accostavano al malato con amore e tanta tenerezza mi ha aiutato a decidere di dedicare la mia vita ai fratelli come desiderava proprio Madre Caiani.
La diocesi mi ha messo a disposizione dell’Istituto Casa Ginetta Gori di Pistoia, dove presto quotidianamente servizio; una realtà che offre accoglienza a mamme gestanti e bambini.
«Vorrei esortare i giovani -conclude Suor Giovanna – esortandoli a credere nell’amore di Dio, ad essere autentici testimoni di fede del Regno, a credere nella Chiesa e mettersi sotto la protezione della mamma celeste».

Stefano Soresina (40 anni)

Mi chiamo Stefano Soresina e sono religioso passionista dal 1979. Un anno prima avevo conosciuto la comunità “Grano di frumento” che attualmente vive a Quarrata nella nostra diocesi e lì è nata la mia vocazione, quando ancora la comunità risiedeva al monte Argentario, culla della nostra congregazione. Mi sono innamorato della contemplazione della passione di Gesù che è il centro del nostro carisma e questo mi ha fatto capire che nonostante le mie inconsistenze la strada era quella. Questo innamoramento mi ha portato avanti nel sacerdozio, nella vita missionaria che ho svolto nella Bahia in Brasile, per 14 anni e mi ha fatto superare le difficoltà inerenti alla pratica della castità, povertà e obbedienza durante questi 40 anni. La Passione di Gesù è anche la modalità che mi è stata data per vivere gli altri doni propri della Spiritualità Passionista: la solitudine, la penitenza e l’orazione. Il dono della solitudine mi affascina molto, anche se richiede un certo sforzo. Il dono della penitenza mi riesce più difficile e in questo mi aiuta l’apostolato a saper rinunciare a me stesso. Il dono dell’orazione invece mi aiuta molto.

Gli anni Novanta, quando sono stato in diocesi la prima volta, sono stati molto importanti, perché ho ricevuto attraverso la comunità, nell’ambiente Quarratino, la solidità della mia formazione umana e spirituale. L’esperienza missionaria è quanto di più travolgente e gratificante abbia ricevuto nella vita. A Roma, in una parrocchia di periferia tenuta dai padri passionisti ho cominciato a centrare la mia operatività nella passione di Gesù. Anche se ho girato molti conventi ho capito che il modo più autentico per vivere la mia vocazione è insieme ai laici che il Signore mi aveva dato fin dall’inizio della mia vocazione, per questo sono tornato nella comunità Grano di Frumento, in questa diocesi.




«É vita, è futuro!» Il messaggio CEI per la Giornata per la vita

Riscoprire il valore e la bellezza della vita dal concepimento alla vecchiaia.

Il messaggio dei Vescovi italiani (CEI) per la 41ᵃ Giornata Nazionale per la Vita (3 febbraio 2019) vuole essere un messaggio di speranza, un incoraggiamento a costruire un futuro positivo, sostenendo la vita in tutte le sue declinazioni.
Con lo slogan «É vita, è futuro», i vescovi italiani hanno ribadito che la vita va difesa e tutelata dal primo istante fino al suo termine naturale, e soltanto un programma a tutto campo per «accogliere, custodire e promuovere» la vita umana può garantire un avvenire migliore per tutti.
La sfida si gioca nel presente, nelle scelte e nelle azioni dell’oggi, che avranno conseguenze negli anni che verranno. Per questo i vescovi hanno individuato alcuni ambiti prioritari, in cui l’impegno dei cristiani e della società civile deve essere particolarmente incisivo. Innanzitutto nella cura della famiglia in quanto culla della vita e degli anziani, per ritrovare -come ha detto Papa Francesco- una solidale «alleanza tra le generazioni», quindi nella cura dei giovani, affinché la mentalità antinatalista e la mancanza di lavoro siano contrastati da un «patto per la natalità» condiviso dalle forze culturali e politiche, infine nella cura di ogni persona in situazione di fragilità: dai bambini nel grembo materno, ai malati, ai poveri, fino ai migranti e ai profughi, senza dimenticare il necessario rispetto della “casa comune” che il Signore ha creato per tutti.

Se guardiamo la realtà italiana vediamo che ci sono luci ed ombre. Dal recente rapporto del Ministero della Salute sulla legge 194/78 emerge il fatto positivo che dal 1983 l’aborto volontario è in progressiva diminuzione in Italia e il tasso di abortività è fra i più bassi tra quelli dei paesi occidentali e che l’obiezione di coscienza tra i ginecologi è pari al 68.4%.
Tuttavia si tratta di un apparente bilancio ottimistico, infatti, ad una analisi più attenta, dall’esponenziale aumento della cosiddetta «contraccezione d’emergenza» (Norlevo o pillola del giorno dopo ed ellaOne o pillola dei 5 giorni dopo), che non ha più l’obbligo di prescrizione medica per le maggiorenni, si deduce che gli aborti farmacologici sono sempre di più e restano esclusi dal computo dei dati reali ed ufficiali.

Resta il fatto che, in base al numero degli aborti effettivi, ogni anno un’intera città scompare: nel 2017 una città di oltre 80 mila abitanti! Senza contare gli aborti chimici. Con la conseguenza che il calo demografico è sempre più marcato e mancano intere generazioni di giovani.

Un altro fronte preoccupante è costituito dal fine vita, dalle persone con gravissime disabilità e dai malati terminali. Aspettiamo la relazione sulla legge delle cosiddette DAT (o testamento biologico) che il Ministero della Salute deve presentare entro aprile al Parlamento.
La grave crisi demografica e l’invecchiamento della popolazione, uniti alla disgregazione delle famiglie, produrrà negli anni a venire un vulnus sociale difficilmente recuperabile in tempi brevi.
Anche Papa Francesco, nell’intervista rilasciata ai giornalisti in aereo di ritorno dalla GMG di Panama, ha espresso in modo chiaro la situazione attuale, dicendo:

«qui a Panama vedevo i genitori che alzavano i loro bambini e ti dicevano: questa è la mia vittoria, questo è il mio orgoglio, questo è il mio futuro. Nell’inverno demografico che noi stiamo vivendo in Europa – e in Italia sottozero – ci deve far pensare. Qual è il mio orgoglio? Il turismo, le vacanze, la villa, il cagnolino? O il figlio?».

Occorre invertire la rotta. La Chiesa, da questo punto di vista, può dare un grande contributo alla società italiana, formando alla verità del Vangelo. Educando le coscienze può incidere sulle scelte di vita delle persone e soprattutto dei giovani, per andare controcorrente e non conformarsi alla mentalità del mondo.
Riscoprire la bellezza e la gioia della proposta di vita cristiana conduce in modo naturale, senza obblighi legalistici, ma per attrattiva, a uno stile di vita nuovo, inconcepibile allo sguardo mondano.
Testimoniare che è bello vivere come Gesù ci comanda, anche se siamo fragili e inadeguati, perché con la preghiera ed i sacramenti si può tutto.

La grazia di Dio aiuta i bambini a crescere sereni, i fidanzati ad essere casti, gli sposi ad aprirsi alla vita senza mettere a rischio il proprio matrimonio con la contraccezione, gli anziani a superare la solitudine e il senso di inutilità, i malati e i disabili ad amare la vita e a sentirsi i privilegiati del Signore.

Ripartire da Dio, dall’invito di San Benedetto di «non anteporre nulla all’amore di Cristo», è l’unico vero e vincente programma per un presente ed un futuro migliori.

Ufficio per la Pastorale con la famiglia