Mons. Tardelli: «una sinfonica costellazione di spunti di riflessione»

Pubblichiamo l’intervento di Mons. Tardelli pronunciato in  occasione dell’apertura della rassegna teologica “i linguaggi del divino”, venerdì 5 ottobre presso il Battistero di San Giovanni in Corte.

Discorso in apertura della rassegna teologica (5 ottobre 2018)

Con stasera inizia la II° edizione de’ “I linguaggi del divino”. In realtà, si tratta della XXXI edizione della storica “settimana teologica” pistoiese, perla preziosa della nostra chiesa. Dopo l’edizione straordinaria 2017, che celebrava il trentennale della sua istituzione, all’interno dell’anno in cui Pistoia è stata capitale italiana della cultura, riprendiamo adesso il cammino per così dire “ordinario” ma con importanti novità. A Dio piacendo, continueremo anche negli anni prossimi, sempre nel mese di ottobre.

Con l’anno scorso sono state apportate diverse novità che in gran parte ritroviamo nell’edizione 2018. Credo che ce ne fosse bisogno, per non perdere nell’abitudine il molto di buono che era stato fatto e insieme per aggiornarci ai tempi nuovi, complessi, liquidi, difficili, contraddittori ma anche ricchi di opportunità e nuove sfide. C’è oggi necessità più che mai di darsi tempo per ascoltare e per riflettere, ma anche per spaziare su orizzonti larghi che coinvolgano non solo la mente ma anche il cuore, la persona nel suo complesso. La formula adottata l’anno scorso ha avuto successo; è piaciuta; è stata molto partecipata, a volte di più a volte di meno, ma sempre a un buon livello. Abbiamo portato la riflessione in vari luoghi della città, unendo il pensiero che nutre la mente alla contemplazione del bello che arricchisce straordinariamente la nostra città e testimonia della fecondità della fede cristiana.. Abbiamo poi corredato la rassegna teologica di qualche altro appuntamento di variegata forma espressiva. Insomma, siamo rimasti molto soddisfatti. Voglio qui ringraziare i tanti che hanno collaborato a pensare, impostare e organizzare “I linguaggi del divino” nella edizione del trentennale. L’apporto è continuato anche per l’edizione di quest’anno. Un apporto corale che ha dato i suoi buoni frutti, permettendo a mio parere di offrire davvero un bel percorso e di qualità, sia per il tema individuato che per i relatori, come per gli appuntamenti di contorno allestiti. Quest’anno, pur in un tempo più contenuto, solo il mese di ottobre cioè, abbiamo pensato di proseguire con la formula dell’anno scorso.

L’obiettivo che si prefigge questa rassegna teologica non è tanto quello di dettare una “linea” teologica e pastorale alla diocesi o di svolgere un tema “accademico” distante dalla vita. Piuttosto quello di fornire una sinfonica costellazione di spunti di riflessione teologica, a partire dal vissuto esistenziale delle persone, dalle attese, dai bisogni, dalle ansie di noi uomini e donne del nostro tempo; ripercorrendo le domande che stanno alla base del vivere e sulle quali si innesta la proposta cristiana. L’intento è quello di offrire uno “spazio” non soltanto fisico, ma intellettuale e spirituale a quel “quaerere Deum” , quel movimento di ricerca di Dio, suscitato dallo stesso Spirito Santo, che è l’anima della edificazione di una città umana a misura d’uomo e insieme aperta verso l’infinito, come ebbe a dire Papa Benedetto XVI° in una memorabile lezione sul monachesimo e l’Europa nella scuola dei Bernardins a Parigi qualche anno fa.

Vorrei spendere ora qualche breve parola sul tema de “I linguaggi del divino di quest’anno”: rinascere dall’alto. Un tema che si riallaccia a quello degli orientamenti pastorali diocesani che ci siamo dati nel triennio che sta per concludersi. Orientamenti che – come ben sapete – portano significativamente il titolo “Sulle ali dello Spirito. Il padre, i poveri, la comunità fraterna e missionaria”. Le “ali dello Spirito” sono quelle che appunto ci fanno rinascere dall’alto e ci conducono in alto verso la nostra piena dignità di figli di Dio, coeredi con Cristo del Regno dei cieli.

Rinascere dall’alto. Sono le parole che Gesù rivolge a Nicodemo quando quest’uomo, un fariseo, va da lui di notte. Lo muove la curiosità e forse una certa inquietudine interiore. Inizia un dialogo nel quale Nicodemo è per così dire “costretto” a entrare in una dimensione diversa da quella dalla quale è partito. È un uomo invecchiato, Nicodemo, ma non è solo una questione d’età. C’è un indurimento che vuol dire chiusura, rinuncia alla ricerca, roccaforte, sicurezze posticce. Nel colloquio con quest’uomo, Gesù, secondo la narrazione giovannea, richiama parole che hanno il sapore di un vocabolario fondamentale della vera vita, quella che rinasce sempre e non muore. Parole ‘originarie’, che fanno parte della vicenda dell’uomo, ma che – allo stesso tempo – assumono una densità sorprendente. «Rinascere», «Dall’alto», «Lo Spirito». La vita secondo lo Spirito è una nuova vita, quella dei redenti, dai battezzati innestati in Cristo. Una nuova vita che cerca, desidera altro e si avvia su cammini diversi da quelli del mondo e della “carne”. «Carne». Ecco un’altra parola chiave. L’edizione dei linguaggi del divino 2018 intende prendere sul serio questo vocabolario.

Mi piace qui richiamare le parole di Papa Francesco, nella recente Esortazione apostolica “Gaudete et Exultate”. Un documento a mio parere ben presto passato nel dimenticatoio, tant’è che non se ne sente quasi più parlare. Testimonianza evidente della selettività con lui i mezzi di comunicazione approcciano Papa Francesco, la sua persona e il suo insegnamento. Cosa che non gli rende senz’altro un buon servizio. Dice appunto Papa Francesco al n. 15 della “Gaudete et exultate”, rivolgendosi a ciascuno di noi personalmente: «Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23). Quando senti la tentazione di invischiarti nella tua debolezza, alza gli occhi al Crocifisso e digli: “Signore, io sono un poveretto, ma tu puoi compiere il miracolo di rendermi un poco migliore”. Nella Chiesa, santa e composta da peccatori, troverai tutto ciò di cui hai bisogno per crescere verso la santità. Il Signore l’ha colmata di doni con la Parola, i Sacramenti, i santuari, la vita delle comunità, la testimonianza dei santi, e una multiforme bellezza che procede dall’amore del Signore, “come una sposa si adorna di gioielli” (Is 61,10)». E ancora Papa Francesco al n. 21 della stessa Esortazione apostolica: «Il disegno del Padre è Cristo, e noi in Lui. In definitiva, è Cristo che ama in noi, perché “la santità non è altro che la carità pienamente vissuta”. Pertanto, “la misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua”. Così, ciascun santo è un messaggio che lo Spirito Santo trae dalla ricchezza di Gesù Cristo e dona al suo popolo».

Ecco, approfondire queste cose; percepirne la corrispondenza con le inquietudini e i desideri profondi del nostro cuore; imparare a sognare e a costruire un mondo dove si rinasce dall’alto ogni giorno e si è capaci di incontrarci nella novità dell’amore: questa è la proposta che si dipana con una pluralità di prospettive contenuta nel percorso de “I linguaggi del divino” di quest’anno. E abbiamo scelto di iniziare proprio qui, in questo battistero di San Giovanni in corte. Terminato nel 1361, ci son voluti quasi sessant’anni per costruirlo ed è l’ultimo degli antichi battisteri monumentali presenti in diverse città italiane. Conserva ancora questa magnifica vasca battesimale, segno palese della rinascita dall’acqua e dallo Spirito. C’era forse luogo più significativo e bello di questo battistero per parlare di “rinascita dall’alto”? Un luogo simbolo, proprio della rinascita dall’alto ad opera dello Spirito. Luogo che si erge al centro della città e va su in alto, quasi ad indicare la necessità per la città stessa di rinascere ogni giorno dall’alto, per essere città a misura e degna dell’uomo?

Ancora un’ultima parola per dire grazie all’Abate di San Minato al Monte che ha accettato di venire tra noi, l’abate Bernardo. Lo seguiamo con affetto e con attenzione mentre da quell’abbazia millenaria sopra Firenze si spande una luce di bellezza, di spiritualità, di cultura e di fede che è diventata sempre più punto di riferimento per tante persone, credenti e non, in ricerca della verità e della pace. È una gioia averlo tra noi e lo ringraziamo davvero di cuore.

+ Fausto Tardelli, vescovo

(foto di Mariangela Montanari)




“Come sigillo sul tuo cuore”: diventare coppie di sposi cristiani

Domenica 21 ottobre 2018 presso l’oratorio di San Domenico Savio inizierà un ciclo di incontri per giovani coppie di sposi che desiderano approfondire il significato ed il valore del Sacramento delle nozze.

Come sigillo sul tuo cuore” è il titolo di questa iniziativa  pensata su esortazione di Sua Eccellenza Fausto Tardelli per accompagnare gli sposi a scoprire ogni giorno la bellezza del sacramento del Matrimonio.

Gli incontri inizieranno alle 17.00 con un’accoglienza delle coppie e con la possibilità di affidare i figli ad alcuni animatori, alle ore 17.30 si affronterà il tema della giornata con l’aiuto  di esperti. Seguirà poi un tempo di riflessione condivisa, in cui si cercherà di intercalare la tematica nel vissuto quotidiano delle famiglie.

Successivamente ad un momento di preghiera ci sarà la possibilità di condividere la cena.

La tematica del primo incontro sarà incentrata sul rapporto con le famiglie di origine.

Qui trovate il programma degli incontri.
Indirizzo degli incontri: Parrocchia di San Bartolomeo, Oratorio San Domenico Savio, Via del Bottaccio 15, Pistoia.
Alessandro: 328 619 59 54
Ufficio Pastorale con la Famiglia



Veglia Missionaria 2018: Giovani per il Vangelo

Giovani per il Vangelo: questo è il tema della 92° Giornata Missionaria Mondiale del 21 ottobre 2018, mentre la Veglia di Preghiera ad essa collegata, si svolgerà, nella nostra Diocesi, venerdì 19 ottobre, alle ore 21 presso la Parrocchia di Poggio a Caiano.

La veglia sarà presieduta da Mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia, alla quale tutti sono invitati a partecipare, soprattutto i giovani che sono i protagonisti del Sinodo ad essi dedicato ni svolgimento proprio durante questo mese di Ottobre dedicato alla Missio ad Gentes.

Riportiamo in proposito alcuni brani del messaggio che Papa Francesco ha inviato in occasione di questo evento:

«Cari giovani, insieme a voi desidero riflettere sulla missione che Gesù ci ha affidato. Rivolgendomi a voi intendo includere tutti i cristiani, che vivono nella Chiesa l’avventura della loro esistenza come figli di Dio. Ciò che mi spinge a parlare a tutti, dialogando con voi, è la certezza che la fede cristiana resta sempre giovane quando si apre alla missione che Cristo ci consegna.

«La missione rinvigorisce la fede» (Lett. enc. Redemptoris missio, 2), scriveva san Giovanni Paolo II, un Papa che tanto amava i giovani e a loro si è molto dedicato. L’occasione del Sinodo che celebreremo a Roma nel prossimo mese di ottobre, mese missionario, ci offre l’opportunità di comprendere meglio, alla luce della fede, ciò che il Signore Gesù vuole dire a voi giovani e, attraverso di voi, alle comunità cristiane».

La vita è una missione

Ogni uomo e donna è una missione, e questa è la ragione per cui si trova a vivere sulla terra. Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti che il nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età, sente come forze interiori dell’amore che promettono futuro e spingono in avanti la nostra esistenza.

Vi annunciamo Gesù Cristo

La Chiesa, annunciando ciò che ha gratuitamente ricevuto (cfr Mt 10,8; At 3,6), può condividere con voi giovani la via e la verità che conducono al senso del vivere su questa terra. Gesù Cristo, morto e risorto per noi, si offre alla nostra libertà e la provoca a cercare, scoprire e annunciare questo senso vero e pieno. Cari giovani, non abbiate paura di Cristo e della sua Chiesa! In essi si trova il tesoro che riempie di gioia la vita.

 Trasmettere la fede fino agli estremi confini della terra

Anche voi, giovani, per il Battesimo siete membra vive della Chiesa, e insieme abbiamo la missione di portare il Vangelo a tutti. Voi state sbocciando alla vita. Crescere nella grazia della fede a noi trasmessa dai Sacramenti della Chiesa ci coinvolge in un flusso di generazioni di testimoni, dove la saggezza di chi ha esperienza diventa testimonianza e incoraggiamento per chi si apre al futuro. E la novità dei giovani diventa, a sua volta, sostegno e speranza per chi è vicino alla meta del suo cammino. Nella convivenza delle diverse età della vita, la missione della Chiesa costruisce ponti inter-generazionali, nei quali la fede in Dio e l’amore per il prossimo costituiscono fattori di unione profonda.

Questa trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene dunque per il “contagio” dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore. All’amore non è possibile porre limiti: forte come la morte è l’amore (cfr Ct 8,6). E tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano ad essa indifferenti, a volte avversi e contrari. Ambienti umani, culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa rappresentano le estreme periferie, gli “estremi confini della terra”, verso cui, fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati, nella certezza di avere il loro Signore sempre con sé (cfr Mt 28,20; At 1,8).

In questo consiste ciò che chiamiamo missio ad gentes. La periferia più desolata dell’umanità bisognosa di Cristo è l’indifferenza verso la fede o addirittura l’odio contro la pienezza divina della vita. Ogni povertà materiale e spirituale, ogni discriminazione di fratelli e sorelle è sempre conseguenza del rifiuto di Dio e del suo amore.                                                                                               

Testimoniare l’amore

Ringrazio tutte le realtà ecclesiali che vi permettono di incontrare personalmente Cristo vivo nella sua Chiesa: le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le comunità religiose, le svariate espressioni di servizio missionario. Tanti giovani trovano, nel volontariato missionario, una forma per servire i “più piccoli” (cfr Mt 25,40), promuovendo la dignità umana e testimoniando la gioia di amare e di essere cristiani.

Da cuori giovani sono nate le Pontificie Opere Missionarie, per sostenere l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, contribuendo alla crescita umana e culturale di tante popolazioni assetate di Verità. Le preghiere e gli aiuti materiali, che generosamente sono donati e distribuiti attraverso le POM, aiutano la Santa Sede a far sì che quanti ricevono per il proprio bisogno possano, a loro volta, essere capaci di dare testimonianza nel proprio ambiente.

Papa Francesco ci ricorda, dunque, che la missionarietà non è un fatto isolato, che riguarda solo alcune persone, ma una scelta vitale di tutta la Chiesa, anche di quella di Pistoia, come hanno ben compreso i sacerdoti fidei donum, i religiosi, le religiose ed i laici missionari verso i quali dovremmo sempre esprimere il nostro apprezzamento e la nostra vicinanza.

Il Centro Missionario Diocesano informa che:

  è già disponibile presso il nostro ufficio il materiale di animazione missionaria, predisposto, come sempre, dalle Pontificie Opere Missionarie in relazione al mese di ottobre dedicato alla missione: in particolare si segnalano gli opuscoli relativi a percorsi formativi per adulti,  giovani e ragazzi, che possono essere utilizzati anche come testi di catechesi.

– Suggeriamo ai parroci di animare le messe domenicali del mese di ottobre con i temi tratti dalla striscia delle 5 settimane e con due semplici gesti: l’atto penitenziale ed alcune preghiere dei fedeli di impronta missionaria, così come indicato dall’Animatore Missionario che avete ricevuto per posta da Missio PP.OO.MM.

Buona missione a tutti.

Il Centro Missionario Diocesano




A Pistoia Ermes Ronchi, fine e appassionato ‘servo’ della Parola

La sua relazione, dal titolo “le nude domande del Vangelo”, avrà luogo nel convento di San Domenico venerdì 12 alle 17.30.

Padre Ermes Ronchi è nato nel 1947 a Racchiuso di Attimis (Udine) ed è frate dell’Ordine dei Servi di Santa Maria. Ordinato presbitero nel 1973, è licenziato in teologia a Roma (Facoltà teologica Marianum) e laureato in Scienze religiose e in antropologia a Parigi (Institut catholique della Sorbona). Ha iniziato il suo ministero negli anni settanta dando avvio, insieme ad alcuni confratelli, a una comunità sperimentale di vita, preghiera, lavoro in provincia di Vicenza, un periodo che ricorda come «ricco di vitalità ed energia». Dal 1980 al 1991 ha vissuto nella famiglia conventuale dell’Annunciata di Rovato, splendido complesso quattrocentesco dove ha animato iniziative di spiritualità, cultura, impegno sociale. Ha iniziato in quegli anni un ministero di predicazione e di scrittura, che lo ha fatto conoscere e apprezzare da gruppi, parrocchie, comunità in molte parti d’Italia.

Dopo un periodo nella comunità dei Servi di Maria di Verona, dal 1994 al 2016 ha vissuto, ricoprendo diversi incarichi, nel convento di San Carlo al Corso di Milano. In quegli anni ha diretto anche lo storico Centro culturale Corsia dei Servi, fondato dal predicatore e poeta padre David Maria Turoldo (1916-1992), di cui ama ricordare nelle sue conversazioni molti versi, tra i quali: «Scegliere sempre l’umano contro il disumano»; «Non altro vi è di più caro nel mondo che saper piangere il pianto dell’uomo». Un verso di Turoldo dà anche il titolo a uno dei suoi ultimi libri (non li ricordo tutti), Mia Chiesa amata e infedele (Messaggero, 2018), in cui presenta la visione del cristianesimo di papa Francesco.

Nel 2009 è stato invitato a tenere su Raiuno la rubrica Le ragioni della speranza, da lui condotta associando al commento al Vangelo la visita a diverse realtà di vita ecclesiale e di ricerca spirituale presenti in Italia (cfr. i volumi Le ragioni della speranza, scritti con Marina Marcolini, anno A B C, Paoline, 2012 2013 2014). Una esperienza che è continuata fino al 2014, nel corso della quale ha ospitato anche la Fraternità di Romena, con cui aveva già avviato un fruttuoso rapporto di collaborazione (cfr. Una fede nuda; Il Vangelo della terra, con Marina Marcolini, Romena, 2014 e 2018, ma i titoli sono numerosi).

Dal 2016 vive nel convento di Santa Maria del Cengio a Isola Vicentina (Vicenza) dove, con un gruppo di laici, promuove percorsi di riflessione all’insegna della ricerca di Dio e, insieme, dell’attenzione alla bellezza del paesaggio, di un’economia che dia spazio alla solidarietà e alla sostenibilità.
È docente di estetica teologica e iconografia presso la Facoltà teologica Marianum di Roma.

Negli anni della sua formazione ha ascoltato il confratello padre Giovanni Vannucci (1913-1984) – pistoiese di origine e fondatore dell’Eremo delle Stinche – ed è stato segnato dalla sua lezione. Quell’incontro, ha dichiarato, gli ha cambiato la vita: «[…] ha reincantato la vita per me. Reincantare la vita significa farti capire che sei all’interno di un mondo come vertice di una scala di esseri, come progetto incompiuto. Reincantare la vita per dirti che in ogni essere, in ogni persona, in ogni creatura, la più banale, la più povera c’è lo spirito, c’è Dio […] Io feci con padre Giovanni l’esperienza dei discepoli di Emmaus: “non ci bruciava forse il cuore per strada mentre lui ci spiegava le Scritture dicevano i due discepoli…” e in quell’occasione sentii accendersi il cuore».
Dice ancora di sé: «Mi sento servo, ministro al servizio della Parola: è la passione, è il richiamo, la fonte, la roccia, il nido della mia vita. Annunciare la Parola, scrivere della Parola, tradurla nel linguaggio di oggi sono le pietre miliari del mio cammino quotidiano».

Ad annunciare la parola è stato chiamato, nel 2016, da papa Francesco, come predicatore degli esercizi spirituali di Quaresima per il papa e la curia romana: da questo impegno è nato il volume Le nude domande del Vangelo (San Paolo, 2016) che dà il titolo anche all’incontro che padre Ermes Ronchi terrà a Pistoia.

(Fonti: Intervista a cura della Cooperativa cattolico democratica di cultura di Brescia ; Intervista E Dio divenne finalmente bello, in Il sorriso, giornalino della Fraternità di Romena, n. 2-3, 2005, pp. 20-21)

Mariangela Maraviglia




Voci dal silenzio: viaggio tra gli eremiti in Italia

Un film documentario per scoprire e farsi interrogare dalla scelta radicale di uomini e donne del nostro tempo.

Giovedì 11 ottobre alle ore 21 nella sala conferenze del convento di San Domenico avrà luogo la proiezione di «voci dal silenzio», un documentario sugli eremiti in Italia, diretto da Joshua Wahlen e Alessandro Seidita. «Un viaggio dal nord al sud dell’ Italia per raccontare l’ esperienza eremitica. Storie di uomini e donne che cercano di recuperare il senso profondo di sè e della vita attraverso un percorso intimo e solitario».

IL PROGETTO
Il progetto nasce dall’incontro con Federico Tisa, fotografo torinese che nel 2014 attraversò l’Italia a piedi con l’intento di creare una relazione intima con gli eremiti e documentare fotograficamente una storia che pochi conoscono. Da quell’esperienza prese forma un reportage marcatamente espressivo e intenso, Visita Interiora Terrae. In uno spirito di piena collaborazione, ci siamo lasciati ispirare dalla sua esperienza per avviare un progetto filmico che avevamo a cuore da parecchi anni. Era infatti il 2010 quando a bordo di un vecchio camper attraversammo una prima volta l’Italia per approfondire le nostre conoscenze sull’esperienza ascetica.

A distanza di 8 anni abbiamo così deciso di rimetterci il viaggio per avviare le riprese di Voci dal Silenzio.

IL VIAGGIO
Siamo partiti senza alcuna sceneggiatura. Volevamo che a guidare questo nuovo film non ci fossero idee pregresse ma solo l’indicazione di una direzione, di un orizzonte, di un’inclinazione, perché filmare è per noi, prima di ogni altra cosa, intessere una relazione.

Le storie che abbiamo incontrato sono tutte caratterizzate da una profonda sobrietà : il cibo viene ricavato da piccoli orti o donato da qualche visitatore; l’acqua raccolta dalle sorgenti; la legna utilizzata per riscaldare le stanze e far luce sull’armonia e la cura racchiusa in quelle poche cose che abitano il luogo. Non c’era nessun superuomo o santone dai poteri taumaturgici ma una semplicità disarmante, una nudità che si esponeva al mondo con dolcezza e fiducia. Ed è in questo particolare modo di aderire alla vita che sembra racchiusa buona parte della forza delle figure incontrate.

L’eremita è una figura onnipresente nella storia dell’umanità. In ogni secolo ci sono stati uomini che hanno intrapreso una via solitaria all’interno dell’esperienza spirituale, che hanno messo in pratica gli insegnamenti dei gesti sacri, hanno seguito i passi dei profeti o la spinta di una voce interiore, attraversando il deserto, il è pellegrinaggio, l’isolamento e mirando alla coincidenza di teoria e pratica religiosa, di mondo terreno e ultraterreno.

Eppure la scelta del vivere in solitudine resta, agli occhi dei più, una decisione enigmatica e controversa, se non incomprensibile. Così ci siamo semplicemente chiesti: perché le storie degli eremiti interessano tanto? Quali sono le cose che suscitano la nostra reale attenzione? Il fatto che l’eremita viva senza soldi o senza elettricità? Che veda poca gente o nessuna? Che possa vivere facendo conto solo sulle proprie forze?

«Nel tentativo di trovare delle risposte abbiamo viaggiato per vie solitarie, spesso inospitali, in eremi distanti dalle voci del mondo, all’interno di luoghi caratterizzati dal silenzio e dal raccoglimento. Abbiamo ripreso il rapporto con la solitudine, il silenzio, i riti quotidiani, la preghiera, le esperienze estatiche. Ci siamo immersi all’interno delle singole storie, raccontandone il passato, la vocazione, i conflitti e le battaglie. Abbiamo così compreso quale fosse l’oggetto reale della nostra ricerca, e il trovarlo ha dato un chiaro significato a tutto il documentario».

La proiezione sarà introdotta dalla presentazione degli autori. L’ingresso è libero.




Lettera pastorale: il vescovo la racconta in un video

In onda su TVL per la trasmissione Ora Insieme,  una sintesi della lettera pastorale di Mons. Tardelli : “una comunità fraterna e missionaria“.

Nel video mons. vescovo illustra i contenuti della lettera pastorale accanto alle voci di don Cristiano d’Angelo, vicario per la pastorale, giovani e laici impegnati in parrocchia.  L’invito a riscoprire la fraternità, un rinnovato slancio missionario, l’impegno per crescere nella sinodalità, l’attenzione ai giovani: questi i temi discussi nella trasmissione che permette di avere uno sguardo di sintesi, ma anche alcuni spunti di riflessione e provocazioni sul tema dell‘anno pastorale 2018/2019.

La puntata di Ora Insieme, a cura dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi, è stata realizzata da Daniel Giusti.

Il filmato è disponibile su youtube, nel canale della Diocesi di Pistoia.

Ora Insieme può essere considerata la più antica trasmissione di Tvl, nata per dare la parola agli ultimi con un filo diretto con la vita della Fondazione MAiC. Spesso, infatti, protagonisti della trasmissione, curata di Don Diego Pancaldo e Elena Allegri, sono ragazzi diversamente abili. Da Ora Insieme sono passati e passano ogni settimana personaggi e testimoni di livello nazionale e internazionale, per parlare di fede, cultura e disabilità.

https://www.tvl.it/programmi/ora-insieme




L’uomo di fronte alla morte. Tra desiderio di rinascita e spiritualità

Domenica 7 ottobre la relazione di Guidalberto Bormolini per la rassegna teologica “i linguaggi del divino”.

La negazione della morte e una sorta di interdizione a parlarne hanno creato una situazione inedita nella civiltà occidentale, dando luogo a un’illusoria pretesa di immortalità. La morte sta diventando una specie di tabù moderno.

Un tempo il funerale fermava per pochi attimi la vita d’un paese, tutto questo sta scomparendo riducendosi all’essenziale, spesso all’insaputa di quanti più possibile. Ecco cos’è cambiato veramente tra noi e la morte: il rifiuto della sua rappresentazione.

Fino a poco tempo fa i riti e le immagini ce la rappresentavano come esito naturale e parte inscindibile della vita, ora invece la morte è relegata negli ambienti asettici degli ospedali, come se allontanandone da noi il pensiero e l’immagine se ne potesse allontanare la realtà! Eppure la nostra civiltà un tempo aveva più dimestichezza con la morte, anche se era pur sempre un evento triste e doloroso. Il rapporto con la natura e l’esperienza quotidiana del vivere e morire facilitavano un approccio diverso; la natura parlava continuamente di morte, ma anche di resurrezione: il giorno che segue alla notte, la morte della spiga di grano che genera nuova vita, la scomparsa della luna e la sua rinascita.

Escludere la morte reale dalla vita quotidiana impedisce di esser allievi di una scuola che “insegna a morire”. Il morire in passato era un’arte da coltivare con cura; in molte tradizioni vi era un termine tecnico con cui era definita ed era descritta in numerosi manuali.

Bisognerebbe ascoltare il consiglio di Alfonso De Liguori, che scrisse un famoso manuale di Preparazione alla morte: «Che direste […] di quel nocchiero che tralasciasse di attrezzare la nave di ancore e di gomene fino all’arrivo della tempesta? Non sarebbe un pazzo?» (A. De Liguori, Apparecchio alla morte, X, 1).

Guidalberto Bormolini

L’incontro con Guidalberto Bormolini avrà luogo nella sala capitolare del convento di San Francesco a Pistoia alle ore 17.30. Ricordiamo che per questo appuntamento, come per tutti gli incontri dei “Linguaggi del divino”, l’ingresso è libero e non si richiede alcuna prenotazione.

 

Chi è Guidalberto Bormolini?

Guidalberto Bormolini, ha compiuto gli studi teologici alla Pontificia Università Gregoriana, ha conseguito la Licenza in Antropologia Teologica a Firenze ed è dottorando in Teologia Spirituale Monastica al Pontificio Ateneo S.Anselmo.

È membro della Comunità dei Ricostruttori nella Preghiera che pratica l’esicasmo. È docente al Master “Death studies & the end of life” dell’Università di Padova in cui insegna teoria e pratica della meditazione cristiana nell’accompagnamento dei morenti. Si è dedicato in particolare allo studio delle discipline ascetiche nel monachesimo cristiano ed ai rapporti tra il corpo e la vita spirituale. Ha comunque approfondito le pratiche ascetico-contemplative delle grandi religioni antiche e contemporanee come premessa antropologica alla tradizione monastica cristiana.

È membro del Comitato di redazione della Rivista di Ascetica e Mistica.

Ha pubblicato tra l’altro:

G. Bormolini, I vegetariani nelle tradizioni spirituali, Torino, Leone verde, 2000.

G. Bormolini, La Barba di Aronne. Capelli lunghi e barba nella vita religiosa, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2010.

G. Bormolini, I santi e gli animali. L’Eden ritrovato, Prefazione di Paolo De Benedetti, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2014.

 

Per info: ilinguaggideldivino@diocesipistoia.it

 

(nell’immagine: Buffalmacco, Pisa, camposanto monumentale, Trionfo della Morte, Incontro dei tre vivi e dei tre morti, 1336-1341).




Don Alessandro Domeniconi è tornato alla casa del Padre

Don Alessandro Domeniconi è tornato alla casa del Padre.

Don Alessandro era nato il 20 agosto 1930 a Loreto. La sua vocazione arrivò quando era appena adolescente, nel 1944. Dieci anni dopo fu ordinato sacerdote il 18 dicembre 1954 dal vescovo di Loreto Mons. Malchiodi. Don Alessandro è giunto in diocesi di Pistoia con il fratello Sergio, anch’egli sacerdote, già frate cappuccino, scomparso nel 2009.

Dopo un breve periodo come cappellano presso la parrocchia di San Vitale, nel 1962 don Alessandro è stato nominato parroco di Momigno. Qui ha vissuto il suo ministero sacerdotale, anche come docente di religione presso le scuole elementari del paese per oltre 20 anni.

Accanto ai suoi fedeli ha vissuto per tanti anni in modo umile e discreto. «Solo in Gesù c’è salvezza e felicità» affermava in occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio.  Nel 2016, per una malattia che lo ha duramente provato, don Alessandro ha lasciato Momigno ritirandosi presso il Seminario Vescovile. Qui ha vissuto i suoi ultimi anni di vita e qui si è spento, accompagnato dai conforti religiosi, nella notte del 4 ottobre.

La salma è esposta presso la chiesa di Santa Chiara in Seminario (Via Puccini). Sempre in Santa Chiara avranno luogo le esequie, celebrate sabato mattina 6 ottobre alle ore 10.30 da Mons. Vescovo Fausto Tardelli.

Tutti sono invitati ad accompagnare con la preghiera, in questo passaggio dalla chiesa al Cielo, don Alessandro, umile e fedele servitore della Chiesa di Pistoia.




Aprono “i linguaggi del divino” con l’abate Bernardo Gianni

Venerdì 5 ottobre un incontro in Battistero alla scoperta del ‘cielo’ che ci educa a tornare sulla terra.

Ti sembra di conoscerlo da sempre Padre Bernardo. Quando lo incontri e hai occasione di parlarci un po’ ti senti subito accolto, ascoltato. Complice il fatto che per arrivare a trovarlo occorre raggiungere quel punto così bello e panoramico che è dentro e fuori la città allo stesso tempo, e poi salire i tanti gradini che portano all’abbazia di San Miniato. Arrivato lassù hai già perso ogni ritrosia o sovrastruttura. E lì trovi Padre Bernardo, l’abate che sembra da sempre lassù ad aspettarti. È un monaco benedettino che indossa la veste candida degli olivetani, un ramo della famiglia di Benedetto nato in Toscana nel Trecento.

Bernardo è un giovane abate, ha raggiunto giusto quest’anno i cinquant’anni, ma è ormai molto conosciuto e apprezzato. È un uomo di Spirito, ma anche di profonda cultura, innamorato dell’arte e della poesia. Lo si percepisce subito, anche in un semplice scambio di battute. Dopo studi letterari si è specializzato in ambito medievale e umanistico, collaborando alla Fondazione Ezio Franceschini di Firenze, con la Società internazionale per lo studio del Medioevo latino e con la rivista ‘Medioevo latino’.

La ‘proposta’ di Bernardo resta ‘alta’. Nelle sue omelie, nei suoi interventi, nelle tante iniziative che richiamano fedeli, curiosi, ‘uomini e donne della soglia’ a San Miniato, non abbassa mai l’asticella. La ‘proposta’ di Bernardo è quella di un cristianesimo ‘pensante’, inquieto, attento a cogliere e ripartire da quei frammenti di bellezza e sapienza che la tradizione e la creatività degli uomini hanno consegnato alla storia. L’abbazia di San Miniato è, in effetti, il suo habitat congeniale.

Quest’anno l’abbazia compie il suo millenario e l’abate Bernardo, con i suoi monaci, ha organizzato un calendario diffuso e ricchissimo di eventi che offrono il polso della vita dell’abbazia: «segno e sogno profetico di pace». Festeggiamenti che durano un anno intero: dall’aprile 2018 all’aprile 2019, nel desiderio di interpellare «non solo le sue fonti storiche e i principali accadimenti del passato, ma anche arti, linguaggi e intuizioni della nostra contemporaneità, nell’evangelica consapevolezza di quanto sia oggi indifferibile “ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese”, come ci raccomanda il Prologo della Regola di San Benedetto». Bernardo è un maestro di questo ascolto attento e radicato nel vangelo. A San Miniato l’ascolto si spalanca al cielo. La basilica è davvero la ‘porta del cielo’ che fa alzare lo sguardo. Eppure basta voltarsi, darle un’attimo le spalle, per misurare la meraviglia e le fatiche della città proprio lì sotto. La porta del cielo è affacciata sulla città.

«Haec est porta coeli, questa è la porta del cielo, – ha ricordato una volta Padre Bernardo – ma un cielo finalmente raggiungibile, un cielo che ci educa a tornare in città, qualificati dalla bellezza che abbiamo contemplato e possibilmente dall’esperienza di amore che in quel luogo abbiamo ricevuto».

Qual è la tua porta del cielo?

Sarà possibile rifletterci insieme, mettendo in dialogo le ‘cose della terra’ con ‘quelle del cielo’ venerdì 5 ottobre alle 17.30, presso il Battistero di San Giovanni in Corte (Piazza del Duomo), insieme a Dom Bernardo Gianni e il vescovo Fausto Tardelli, in occasione dell’apertura dei Linguaggi del divino 2018: “Rinascere dall’alto”.

Alle 21 un altro appuntamento imperdibile con “il cielo sulla terra”: la presentazione di Ubi amor ibi oculus. Immagini per i 1000 anni di San Miniato al Monte (Firenze, Polistampa, 2017), un libro fotografico di Mariangela Montanari che cattura e racconta tutto il fascino dell’abbazia, ma anche la presenza dello Spirito nelle vicende degli uomini.

Mariangela Montanari è una professionista del settore giuridico e bancario con la passione della fotografia. Nata a Roma, vive e lavora a Pistoia. Ha illustrato «La traccia», documento preparatorio del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale svoltosi a Firenze nel novembre 2015 e nello stesso anno ha curato e illustrato il volume «Trasfigurare», edito da LEF.

u.f.

Abbazia san Miniato (web)

i linguaggi del divino – rinascere dall’alto

 




Disposizione del vescovo: pregare il rosario per la Chiesa

Disposizione del vescovo di Pistoia

Rispondendo all’appello del Santo Padre Francesco chiedo alle parrocchie e comunità cristiane della diocesi come pure ai singoli fedeli, che ogni giorno, durante tutto il mese mariano di ottobre si reciti a gruppi o singolarmente il Santo Rosario con l’intenzione data dallo stesso Papa: “chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi.”

Al termine del Santo rosario, recitato in gruppo o singolarmente, sempre su suggerimento di Papa Francesco, si aggiungano le preghiere “Sub tuum praesidium” rivolta alla Vergine Santa e “Sancte Michael Archangele” rivolta a San Michele.

Sub tuum praesidium

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e Benedetta.

Sancte Michael Archangele

San Michele Arcangelo, difendici nella lotta: sii il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e Tu, Principe della Milizia Celeste, con il potere che ti viene da Dio, incatena nell’inferno satana e gli spiriti maligni, che si aggirano per il mondo per far perdere le anime. Amen.

Pistoia, 29 settembre 2018

+Fausto Tardelli