Veglia Missionaria 2018: Giovani per il Vangelo

Giovani per il Vangelo: questo è il tema della 92° Giornata Missionaria Mondiale del 21 ottobre 2018, mentre la Veglia di Preghiera ad essa collegata, si svolgerà, nella nostra Diocesi, venerdì 19 ottobre, alle ore 21 presso la Parrocchia di Poggio a Caiano.

La veglia sarà presieduta da Mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia, alla quale tutti sono invitati a partecipare, soprattutto i giovani che sono i protagonisti del Sinodo ad essi dedicato ni svolgimento proprio durante questo mese di Ottobre dedicato alla Missio ad Gentes.

Riportiamo in proposito alcuni brani del messaggio che Papa Francesco ha inviato in occasione di questo evento:

«Cari giovani, insieme a voi desidero riflettere sulla missione che Gesù ci ha affidato. Rivolgendomi a voi intendo includere tutti i cristiani, che vivono nella Chiesa l’avventura della loro esistenza come figli di Dio. Ciò che mi spinge a parlare a tutti, dialogando con voi, è la certezza che la fede cristiana resta sempre giovane quando si apre alla missione che Cristo ci consegna.

«La missione rinvigorisce la fede» (Lett. enc. Redemptoris missio, 2), scriveva san Giovanni Paolo II, un Papa che tanto amava i giovani e a loro si è molto dedicato. L’occasione del Sinodo che celebreremo a Roma nel prossimo mese di ottobre, mese missionario, ci offre l’opportunità di comprendere meglio, alla luce della fede, ciò che il Signore Gesù vuole dire a voi giovani e, attraverso di voi, alle comunità cristiane».

La vita è una missione

Ogni uomo e donna è una missione, e questa è la ragione per cui si trova a vivere sulla terra. Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti che il nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età, sente come forze interiori dell’amore che promettono futuro e spingono in avanti la nostra esistenza.

Vi annunciamo Gesù Cristo

La Chiesa, annunciando ciò che ha gratuitamente ricevuto (cfr Mt 10,8; At 3,6), può condividere con voi giovani la via e la verità che conducono al senso del vivere su questa terra. Gesù Cristo, morto e risorto per noi, si offre alla nostra libertà e la provoca a cercare, scoprire e annunciare questo senso vero e pieno. Cari giovani, non abbiate paura di Cristo e della sua Chiesa! In essi si trova il tesoro che riempie di gioia la vita.

 Trasmettere la fede fino agli estremi confini della terra

Anche voi, giovani, per il Battesimo siete membra vive della Chiesa, e insieme abbiamo la missione di portare il Vangelo a tutti. Voi state sbocciando alla vita. Crescere nella grazia della fede a noi trasmessa dai Sacramenti della Chiesa ci coinvolge in un flusso di generazioni di testimoni, dove la saggezza di chi ha esperienza diventa testimonianza e incoraggiamento per chi si apre al futuro. E la novità dei giovani diventa, a sua volta, sostegno e speranza per chi è vicino alla meta del suo cammino. Nella convivenza delle diverse età della vita, la missione della Chiesa costruisce ponti inter-generazionali, nei quali la fede in Dio e l’amore per il prossimo costituiscono fattori di unione profonda.

Questa trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene dunque per il “contagio” dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore. All’amore non è possibile porre limiti: forte come la morte è l’amore (cfr Ct 8,6). E tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano ad essa indifferenti, a volte avversi e contrari. Ambienti umani, culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa rappresentano le estreme periferie, gli “estremi confini della terra”, verso cui, fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati, nella certezza di avere il loro Signore sempre con sé (cfr Mt 28,20; At 1,8).

In questo consiste ciò che chiamiamo missio ad gentes. La periferia più desolata dell’umanità bisognosa di Cristo è l’indifferenza verso la fede o addirittura l’odio contro la pienezza divina della vita. Ogni povertà materiale e spirituale, ogni discriminazione di fratelli e sorelle è sempre conseguenza del rifiuto di Dio e del suo amore.                                                                                               

Testimoniare l’amore

Ringrazio tutte le realtà ecclesiali che vi permettono di incontrare personalmente Cristo vivo nella sua Chiesa: le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le comunità religiose, le svariate espressioni di servizio missionario. Tanti giovani trovano, nel volontariato missionario, una forma per servire i “più piccoli” (cfr Mt 25,40), promuovendo la dignità umana e testimoniando la gioia di amare e di essere cristiani.

Da cuori giovani sono nate le Pontificie Opere Missionarie, per sostenere l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, contribuendo alla crescita umana e culturale di tante popolazioni assetate di Verità. Le preghiere e gli aiuti materiali, che generosamente sono donati e distribuiti attraverso le POM, aiutano la Santa Sede a far sì che quanti ricevono per il proprio bisogno possano, a loro volta, essere capaci di dare testimonianza nel proprio ambiente.

Papa Francesco ci ricorda, dunque, che la missionarietà non è un fatto isolato, che riguarda solo alcune persone, ma una scelta vitale di tutta la Chiesa, anche di quella di Pistoia, come hanno ben compreso i sacerdoti fidei donum, i religiosi, le religiose ed i laici missionari verso i quali dovremmo sempre esprimere il nostro apprezzamento e la nostra vicinanza.

Il Centro Missionario Diocesano informa che:

  è già disponibile presso il nostro ufficio il materiale di animazione missionaria, predisposto, come sempre, dalle Pontificie Opere Missionarie in relazione al mese di ottobre dedicato alla missione: in particolare si segnalano gli opuscoli relativi a percorsi formativi per adulti,  giovani e ragazzi, che possono essere utilizzati anche come testi di catechesi.

– Suggeriamo ai parroci di animare le messe domenicali del mese di ottobre con i temi tratti dalla striscia delle 5 settimane e con due semplici gesti: l’atto penitenziale ed alcune preghiere dei fedeli di impronta missionaria, così come indicato dall’Animatore Missionario che avete ricevuto per posta da Missio PP.OO.MM.

Buona missione a tutti.

Il Centro Missionario Diocesano




A Pistoia Ermes Ronchi, fine e appassionato ‘servo’ della Parola

La sua relazione, dal titolo “le nude domande del Vangelo”, avrà luogo nel convento di San Domenico venerdì 12 alle 17.30.

Padre Ermes Ronchi è nato nel 1947 a Racchiuso di Attimis (Udine) ed è frate dell’Ordine dei Servi di Santa Maria. Ordinato presbitero nel 1973, è licenziato in teologia a Roma (Facoltà teologica Marianum) e laureato in Scienze religiose e in antropologia a Parigi (Institut catholique della Sorbona). Ha iniziato il suo ministero negli anni settanta dando avvio, insieme ad alcuni confratelli, a una comunità sperimentale di vita, preghiera, lavoro in provincia di Vicenza, un periodo che ricorda come «ricco di vitalità ed energia». Dal 1980 al 1991 ha vissuto nella famiglia conventuale dell’Annunciata di Rovato, splendido complesso quattrocentesco dove ha animato iniziative di spiritualità, cultura, impegno sociale. Ha iniziato in quegli anni un ministero di predicazione e di scrittura, che lo ha fatto conoscere e apprezzare da gruppi, parrocchie, comunità in molte parti d’Italia.

Dopo un periodo nella comunità dei Servi di Maria di Verona, dal 1994 al 2016 ha vissuto, ricoprendo diversi incarichi, nel convento di San Carlo al Corso di Milano. In quegli anni ha diretto anche lo storico Centro culturale Corsia dei Servi, fondato dal predicatore e poeta padre David Maria Turoldo (1916-1992), di cui ama ricordare nelle sue conversazioni molti versi, tra i quali: «Scegliere sempre l’umano contro il disumano»; «Non altro vi è di più caro nel mondo che saper piangere il pianto dell’uomo». Un verso di Turoldo dà anche il titolo a uno dei suoi ultimi libri (non li ricordo tutti), Mia Chiesa amata e infedele (Messaggero, 2018), in cui presenta la visione del cristianesimo di papa Francesco.

Nel 2009 è stato invitato a tenere su Raiuno la rubrica Le ragioni della speranza, da lui condotta associando al commento al Vangelo la visita a diverse realtà di vita ecclesiale e di ricerca spirituale presenti in Italia (cfr. i volumi Le ragioni della speranza, scritti con Marina Marcolini, anno A B C, Paoline, 2012 2013 2014). Una esperienza che è continuata fino al 2014, nel corso della quale ha ospitato anche la Fraternità di Romena, con cui aveva già avviato un fruttuoso rapporto di collaborazione (cfr. Una fede nuda; Il Vangelo della terra, con Marina Marcolini, Romena, 2014 e 2018, ma i titoli sono numerosi).

Dal 2016 vive nel convento di Santa Maria del Cengio a Isola Vicentina (Vicenza) dove, con un gruppo di laici, promuove percorsi di riflessione all’insegna della ricerca di Dio e, insieme, dell’attenzione alla bellezza del paesaggio, di un’economia che dia spazio alla solidarietà e alla sostenibilità.
È docente di estetica teologica e iconografia presso la Facoltà teologica Marianum di Roma.

Negli anni della sua formazione ha ascoltato il confratello padre Giovanni Vannucci (1913-1984) – pistoiese di origine e fondatore dell’Eremo delle Stinche – ed è stato segnato dalla sua lezione. Quell’incontro, ha dichiarato, gli ha cambiato la vita: «[…] ha reincantato la vita per me. Reincantare la vita significa farti capire che sei all’interno di un mondo come vertice di una scala di esseri, come progetto incompiuto. Reincantare la vita per dirti che in ogni essere, in ogni persona, in ogni creatura, la più banale, la più povera c’è lo spirito, c’è Dio […] Io feci con padre Giovanni l’esperienza dei discepoli di Emmaus: “non ci bruciava forse il cuore per strada mentre lui ci spiegava le Scritture dicevano i due discepoli…” e in quell’occasione sentii accendersi il cuore».
Dice ancora di sé: «Mi sento servo, ministro al servizio della Parola: è la passione, è il richiamo, la fonte, la roccia, il nido della mia vita. Annunciare la Parola, scrivere della Parola, tradurla nel linguaggio di oggi sono le pietre miliari del mio cammino quotidiano».

Ad annunciare la parola è stato chiamato, nel 2016, da papa Francesco, come predicatore degli esercizi spirituali di Quaresima per il papa e la curia romana: da questo impegno è nato il volume Le nude domande del Vangelo (San Paolo, 2016) che dà il titolo anche all’incontro che padre Ermes Ronchi terrà a Pistoia.

(Fonti: Intervista a cura della Cooperativa cattolico democratica di cultura di Brescia ; Intervista E Dio divenne finalmente bello, in Il sorriso, giornalino della Fraternità di Romena, n. 2-3, 2005, pp. 20-21)

Mariangela Maraviglia




Voci dal silenzio: viaggio tra gli eremiti in Italia

Un film documentario per scoprire e farsi interrogare dalla scelta radicale di uomini e donne del nostro tempo.

Giovedì 11 ottobre alle ore 21 nella sala conferenze del convento di San Domenico avrà luogo la proiezione di «voci dal silenzio», un documentario sugli eremiti in Italia, diretto da Joshua Wahlen e Alessandro Seidita. «Un viaggio dal nord al sud dell’ Italia per raccontare l’ esperienza eremitica. Storie di uomini e donne che cercano di recuperare il senso profondo di sè e della vita attraverso un percorso intimo e solitario».

IL PROGETTO
Il progetto nasce dall’incontro con Federico Tisa, fotografo torinese che nel 2014 attraversò l’Italia a piedi con l’intento di creare una relazione intima con gli eremiti e documentare fotograficamente una storia che pochi conoscono. Da quell’esperienza prese forma un reportage marcatamente espressivo e intenso, Visita Interiora Terrae. In uno spirito di piena collaborazione, ci siamo lasciati ispirare dalla sua esperienza per avviare un progetto filmico che avevamo a cuore da parecchi anni. Era infatti il 2010 quando a bordo di un vecchio camper attraversammo una prima volta l’Italia per approfondire le nostre conoscenze sull’esperienza ascetica.

A distanza di 8 anni abbiamo così deciso di rimetterci il viaggio per avviare le riprese di Voci dal Silenzio.

IL VIAGGIO
Siamo partiti senza alcuna sceneggiatura. Volevamo che a guidare questo nuovo film non ci fossero idee pregresse ma solo l’indicazione di una direzione, di un orizzonte, di un’inclinazione, perché filmare è per noi, prima di ogni altra cosa, intessere una relazione.

Le storie che abbiamo incontrato sono tutte caratterizzate da una profonda sobrietà : il cibo viene ricavato da piccoli orti o donato da qualche visitatore; l’acqua raccolta dalle sorgenti; la legna utilizzata per riscaldare le stanze e far luce sull’armonia e la cura racchiusa in quelle poche cose che abitano il luogo. Non c’era nessun superuomo o santone dai poteri taumaturgici ma una semplicità disarmante, una nudità che si esponeva al mondo con dolcezza e fiducia. Ed è in questo particolare modo di aderire alla vita che sembra racchiusa buona parte della forza delle figure incontrate.

L’eremita è una figura onnipresente nella storia dell’umanità. In ogni secolo ci sono stati uomini che hanno intrapreso una via solitaria all’interno dell’esperienza spirituale, che hanno messo in pratica gli insegnamenti dei gesti sacri, hanno seguito i passi dei profeti o la spinta di una voce interiore, attraversando il deserto, il è pellegrinaggio, l’isolamento e mirando alla coincidenza di teoria e pratica religiosa, di mondo terreno e ultraterreno.

Eppure la scelta del vivere in solitudine resta, agli occhi dei più, una decisione enigmatica e controversa, se non incomprensibile. Così ci siamo semplicemente chiesti: perché le storie degli eremiti interessano tanto? Quali sono le cose che suscitano la nostra reale attenzione? Il fatto che l’eremita viva senza soldi o senza elettricità? Che veda poca gente o nessuna? Che possa vivere facendo conto solo sulle proprie forze?

«Nel tentativo di trovare delle risposte abbiamo viaggiato per vie solitarie, spesso inospitali, in eremi distanti dalle voci del mondo, all’interno di luoghi caratterizzati dal silenzio e dal raccoglimento. Abbiamo ripreso il rapporto con la solitudine, il silenzio, i riti quotidiani, la preghiera, le esperienze estatiche. Ci siamo immersi all’interno delle singole storie, raccontandone il passato, la vocazione, i conflitti e le battaglie. Abbiamo così compreso quale fosse l’oggetto reale della nostra ricerca, e il trovarlo ha dato un chiaro significato a tutto il documentario».

La proiezione sarà introdotta dalla presentazione degli autori. L’ingresso è libero.




Lettera pastorale: il vescovo la racconta in un video

In onda su TVL per la trasmissione Ora Insieme,  una sintesi della lettera pastorale di Mons. Tardelli : “una comunità fraterna e missionaria“.

Nel video mons. vescovo illustra i contenuti della lettera pastorale accanto alle voci di don Cristiano d’Angelo, vicario per la pastorale, giovani e laici impegnati in parrocchia.  L’invito a riscoprire la fraternità, un rinnovato slancio missionario, l’impegno per crescere nella sinodalità, l’attenzione ai giovani: questi i temi discussi nella trasmissione che permette di avere uno sguardo di sintesi, ma anche alcuni spunti di riflessione e provocazioni sul tema dell‘anno pastorale 2018/2019.

La puntata di Ora Insieme, a cura dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi, è stata realizzata da Daniel Giusti.

Il filmato è disponibile su youtube, nel canale della Diocesi di Pistoia.

Ora Insieme può essere considerata la più antica trasmissione di Tvl, nata per dare la parola agli ultimi con un filo diretto con la vita della Fondazione MAiC. Spesso, infatti, protagonisti della trasmissione, curata di Don Diego Pancaldo e Elena Allegri, sono ragazzi diversamente abili. Da Ora Insieme sono passati e passano ogni settimana personaggi e testimoni di livello nazionale e internazionale, per parlare di fede, cultura e disabilità.

https://www.tvl.it/programmi/ora-insieme




L’uomo di fronte alla morte. Tra desiderio di rinascita e spiritualità

Domenica 7 ottobre la relazione di Guidalberto Bormolini per la rassegna teologica “i linguaggi del divino”.

La negazione della morte e una sorta di interdizione a parlarne hanno creato una situazione inedita nella civiltà occidentale, dando luogo a un’illusoria pretesa di immortalità. La morte sta diventando una specie di tabù moderno.

Un tempo il funerale fermava per pochi attimi la vita d’un paese, tutto questo sta scomparendo riducendosi all’essenziale, spesso all’insaputa di quanti più possibile. Ecco cos’è cambiato veramente tra noi e la morte: il rifiuto della sua rappresentazione.

Fino a poco tempo fa i riti e le immagini ce la rappresentavano come esito naturale e parte inscindibile della vita, ora invece la morte è relegata negli ambienti asettici degli ospedali, come se allontanandone da noi il pensiero e l’immagine se ne potesse allontanare la realtà! Eppure la nostra civiltà un tempo aveva più dimestichezza con la morte, anche se era pur sempre un evento triste e doloroso. Il rapporto con la natura e l’esperienza quotidiana del vivere e morire facilitavano un approccio diverso; la natura parlava continuamente di morte, ma anche di resurrezione: il giorno che segue alla notte, la morte della spiga di grano che genera nuova vita, la scomparsa della luna e la sua rinascita.

Escludere la morte reale dalla vita quotidiana impedisce di esser allievi di una scuola che “insegna a morire”. Il morire in passato era un’arte da coltivare con cura; in molte tradizioni vi era un termine tecnico con cui era definita ed era descritta in numerosi manuali.

Bisognerebbe ascoltare il consiglio di Alfonso De Liguori, che scrisse un famoso manuale di Preparazione alla morte: «Che direste […] di quel nocchiero che tralasciasse di attrezzare la nave di ancore e di gomene fino all’arrivo della tempesta? Non sarebbe un pazzo?» (A. De Liguori, Apparecchio alla morte, X, 1).

Guidalberto Bormolini

L’incontro con Guidalberto Bormolini avrà luogo nella sala capitolare del convento di San Francesco a Pistoia alle ore 17.30. Ricordiamo che per questo appuntamento, come per tutti gli incontri dei “Linguaggi del divino”, l’ingresso è libero e non si richiede alcuna prenotazione.

 

Chi è Guidalberto Bormolini?

Guidalberto Bormolini, ha compiuto gli studi teologici alla Pontificia Università Gregoriana, ha conseguito la Licenza in Antropologia Teologica a Firenze ed è dottorando in Teologia Spirituale Monastica al Pontificio Ateneo S.Anselmo.

È membro della Comunità dei Ricostruttori nella Preghiera che pratica l’esicasmo. È docente al Master “Death studies & the end of life” dell’Università di Padova in cui insegna teoria e pratica della meditazione cristiana nell’accompagnamento dei morenti. Si è dedicato in particolare allo studio delle discipline ascetiche nel monachesimo cristiano ed ai rapporti tra il corpo e la vita spirituale. Ha comunque approfondito le pratiche ascetico-contemplative delle grandi religioni antiche e contemporanee come premessa antropologica alla tradizione monastica cristiana.

È membro del Comitato di redazione della Rivista di Ascetica e Mistica.

Ha pubblicato tra l’altro:

G. Bormolini, I vegetariani nelle tradizioni spirituali, Torino, Leone verde, 2000.

G. Bormolini, La Barba di Aronne. Capelli lunghi e barba nella vita religiosa, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2010.

G. Bormolini, I santi e gli animali. L’Eden ritrovato, Prefazione di Paolo De Benedetti, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2014.

 

Per info: ilinguaggideldivino@diocesipistoia.it

 

(nell’immagine: Buffalmacco, Pisa, camposanto monumentale, Trionfo della Morte, Incontro dei tre vivi e dei tre morti, 1336-1341).




Don Alessandro Domeniconi è tornato alla casa del Padre

Don Alessandro Domeniconi è tornato alla casa del Padre.

Don Alessandro era nato il 20 agosto 1930 a Loreto. La sua vocazione arrivò quando era appena adolescente, nel 1944. Dieci anni dopo fu ordinato sacerdote il 18 dicembre 1954 dal vescovo di Loreto Mons. Malchiodi. Don Alessandro è giunto in diocesi di Pistoia con il fratello Sergio, anch’egli sacerdote, già frate cappuccino, scomparso nel 2009.

Dopo un breve periodo come cappellano presso la parrocchia di San Vitale, nel 1962 don Alessandro è stato nominato parroco di Momigno. Qui ha vissuto il suo ministero sacerdotale, anche come docente di religione presso le scuole elementari del paese per oltre 20 anni.

Accanto ai suoi fedeli ha vissuto per tanti anni in modo umile e discreto. «Solo in Gesù c’è salvezza e felicità» affermava in occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio.  Nel 2016, per una malattia che lo ha duramente provato, don Alessandro ha lasciato Momigno ritirandosi presso il Seminario Vescovile. Qui ha vissuto i suoi ultimi anni di vita e qui si è spento, accompagnato dai conforti religiosi, nella notte del 4 ottobre.

La salma è esposta presso la chiesa di Santa Chiara in Seminario (Via Puccini). Sempre in Santa Chiara avranno luogo le esequie, celebrate sabato mattina 6 ottobre alle ore 10.30 da Mons. Vescovo Fausto Tardelli.

Tutti sono invitati ad accompagnare con la preghiera, in questo passaggio dalla chiesa al Cielo, don Alessandro, umile e fedele servitore della Chiesa di Pistoia.




Aprono “i linguaggi del divino” con l’abate Bernardo Gianni

Venerdì 5 ottobre un incontro in Battistero alla scoperta del ‘cielo’ che ci educa a tornare sulla terra.

Ti sembra di conoscerlo da sempre Padre Bernardo. Quando lo incontri e hai occasione di parlarci un po’ ti senti subito accolto, ascoltato. Complice il fatto che per arrivare a trovarlo occorre raggiungere quel punto così bello e panoramico che è dentro e fuori la città allo stesso tempo, e poi salire i tanti gradini che portano all’abbazia di San Miniato. Arrivato lassù hai già perso ogni ritrosia o sovrastruttura. E lì trovi Padre Bernardo, l’abate che sembra da sempre lassù ad aspettarti. È un monaco benedettino che indossa la veste candida degli olivetani, un ramo della famiglia di Benedetto nato in Toscana nel Trecento.

Bernardo è un giovane abate, ha raggiunto giusto quest’anno i cinquant’anni, ma è ormai molto conosciuto e apprezzato. È un uomo di Spirito, ma anche di profonda cultura, innamorato dell’arte e della poesia. Lo si percepisce subito, anche in un semplice scambio di battute. Dopo studi letterari si è specializzato in ambito medievale e umanistico, collaborando alla Fondazione Ezio Franceschini di Firenze, con la Società internazionale per lo studio del Medioevo latino e con la rivista ‘Medioevo latino’.

La ‘proposta’ di Bernardo resta ‘alta’. Nelle sue omelie, nei suoi interventi, nelle tante iniziative che richiamano fedeli, curiosi, ‘uomini e donne della soglia’ a San Miniato, non abbassa mai l’asticella. La ‘proposta’ di Bernardo è quella di un cristianesimo ‘pensante’, inquieto, attento a cogliere e ripartire da quei frammenti di bellezza e sapienza che la tradizione e la creatività degli uomini hanno consegnato alla storia. L’abbazia di San Miniato è, in effetti, il suo habitat congeniale.

Quest’anno l’abbazia compie il suo millenario e l’abate Bernardo, con i suoi monaci, ha organizzato un calendario diffuso e ricchissimo di eventi che offrono il polso della vita dell’abbazia: «segno e sogno profetico di pace». Festeggiamenti che durano un anno intero: dall’aprile 2018 all’aprile 2019, nel desiderio di interpellare «non solo le sue fonti storiche e i principali accadimenti del passato, ma anche arti, linguaggi e intuizioni della nostra contemporaneità, nell’evangelica consapevolezza di quanto sia oggi indifferibile “ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese”, come ci raccomanda il Prologo della Regola di San Benedetto». Bernardo è un maestro di questo ascolto attento e radicato nel vangelo. A San Miniato l’ascolto si spalanca al cielo. La basilica è davvero la ‘porta del cielo’ che fa alzare lo sguardo. Eppure basta voltarsi, darle un’attimo le spalle, per misurare la meraviglia e le fatiche della città proprio lì sotto. La porta del cielo è affacciata sulla città.

«Haec est porta coeli, questa è la porta del cielo, – ha ricordato una volta Padre Bernardo – ma un cielo finalmente raggiungibile, un cielo che ci educa a tornare in città, qualificati dalla bellezza che abbiamo contemplato e possibilmente dall’esperienza di amore che in quel luogo abbiamo ricevuto».

Qual è la tua porta del cielo?

Sarà possibile rifletterci insieme, mettendo in dialogo le ‘cose della terra’ con ‘quelle del cielo’ venerdì 5 ottobre alle 17.30, presso il Battistero di San Giovanni in Corte (Piazza del Duomo), insieme a Dom Bernardo Gianni e il vescovo Fausto Tardelli, in occasione dell’apertura dei Linguaggi del divino 2018: “Rinascere dall’alto”.

Alle 21 un altro appuntamento imperdibile con “il cielo sulla terra”: la presentazione di Ubi amor ibi oculus. Immagini per i 1000 anni di San Miniato al Monte (Firenze, Polistampa, 2017), un libro fotografico di Mariangela Montanari che cattura e racconta tutto il fascino dell’abbazia, ma anche la presenza dello Spirito nelle vicende degli uomini.

Mariangela Montanari è una professionista del settore giuridico e bancario con la passione della fotografia. Nata a Roma, vive e lavora a Pistoia. Ha illustrato «La traccia», documento preparatorio del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale svoltosi a Firenze nel novembre 2015 e nello stesso anno ha curato e illustrato il volume «Trasfigurare», edito da LEF.

u.f.

Abbazia san Miniato (web)

i linguaggi del divino – rinascere dall’alto

 




Disposizione del vescovo: pregare il rosario per la Chiesa

Disposizione del vescovo di Pistoia

Rispondendo all’appello del Santo Padre Francesco chiedo alle parrocchie e comunità cristiane della diocesi come pure ai singoli fedeli, che ogni giorno, durante tutto il mese mariano di ottobre si reciti a gruppi o singolarmente il Santo Rosario con l’intenzione data dallo stesso Papa: “chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi.”

Al termine del Santo rosario, recitato in gruppo o singolarmente, sempre su suggerimento di Papa Francesco, si aggiungano le preghiere “Sub tuum praesidium” rivolta alla Vergine Santa e “Sancte Michael Archangele” rivolta a San Michele.

Sub tuum praesidium

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e Benedetta.

Sancte Michael Archangele

San Michele Arcangelo, difendici nella lotta: sii il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e Tu, Principe della Milizia Celeste, con il potere che ti viene da Dio, incatena nell’inferno satana e gli spiriti maligni, che si aggirano per il mondo per far perdere le anime. Amen.

Pistoia, 29 settembre 2018

+Fausto Tardelli




Linguaggi del divino 2018: un vocabolario ‘originario’

Rinascere dall’alto. Sono le parole che Gesù, in un colloquio notturno dettato dalla curiosità e un certo timore, rivolge a Nicodemo. Un dialogo dove l’inquietudine di quest’uomo pio e ormai un po’ invecchiato nelle proprie certezze fatica a entrare nella proposta di Cristo. Eppure, con i suoi tentennamenti, le sue paure, ma anche per la sua apertura e il suo desiderio sincero di verità, la figura di Nicodemo resta simpatica. Alla morte di Gesù lo ritroviamo pronto a recuperare e onorarne il corpo: una delicatezza dietro cui la sua figura sparisce, non sappiamo se ormai pienamente ‘convertita’, ancora incredula o in cammino. A Nicodemo, protagonista ‘della soglia’, Gesù consegna un vocabolario fondamentale. Un vocabolario fatto di parole ‘originarie’, che stanno dentro la vicenda dell’uomo, ma che – allo stesso tempo – assumono una densità sempre sorprendente.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di scoprire la densità di queste parole originarie che ridicono l’uomo all’uomo e, allo stesso tempo, aprono al ‘di più’ che invoca l’esistenza umana. Il recente Instrumentum Laboris del sinodo dei Giovani, è un’osservatorio significativo sull’atteggiamento odierno riguardo queste parole originarie. Lo rappresenta perché sintetizza le testimonianze di giovani di tutto il mondo, raccolte attraverso questionari scritti e online, ma anche discusse insieme dai giovani in un pre-sinodo svoltosi nel marzo scorso. Un’inchiesta planetaria che supera i confini della chiesa cattolica, aperta alle altre confessioni cristiane, ma anche a giovani non credenti o non inquadrabili nelle categorie tradizionali. I giovani – vi si legge – «in generale si dichiarano aperti alla spiritualità, anche se il sacro risulta spesso separato dalla vita quotidiana. Molti ritengono la religione una questione privata e si considerano spirituali ma non religiosi (nel senso di appartenenti a una confessione religiosa). La religione non è più vista come la via di accesso privilegiata al senso della vita, ed è affiancata e talvolta rimpiazzata da ideologie e altre correnti di pensiero, o dal successo personale o professionale» (n. 29).

Lo scollamento significativo – e drammatico- tra spiritualità e vita, tra religione e ricerca di senso sono passaggi emblematici su cui vale la pena riflettere. Così come l’appiattimento orizzontale delle risposte, spesso fragili e dal fiato corto, chiuse in una prospettiva privata se non individualistica. È il segno che si è perso di vista il vocabolario ‘base’ per la ricucire le attese e le aperture del cuore, come della mente, alla proposta spirituale.

«In alcune parti del mondo vi è una spontanea apertura alla trascendenza; in altre, dominate da un “umanesimo esclusivo”, la richiesta alla Chiesa è di essere mistica, capace di aprire spiragli di trascendenza nella vita di uomini e donne. Per questo alcuni vedono la liturgia come occasione di profezia. Infine, è forte la richiesta di radicalità» (n. 72). «In un tempo di confusione molti giovani si rendono conto che solo la preghiera, il silenzio e la contemplazione offrono il giusto “orizzonte di trascendenza” entro cui poter maturare scelte autentiche» (n. 183). Forse aveva proprio ragione Karl Rahner, celebre teologo gesuita, quando affermava che «il cristiano del futuro o sarà mistico o non sarà neppure cristiano» (Nuovi saggi, Roma 1968, p. 24). E il futuro, ci pare, lo ritroviamo anche nel ‘vocabolario’ che Gesù consegna a Nicodemo.

«Rinascere». «Come può nascere un uomo quando è vecchio?» (Gv 3, 4). Quale tensione si agita dentro il desiderio di ‘rinascere’?

«Alto». «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). Cosa cerca il nostro sguardo oltre l’orizzonte di questo mondo?

«Cielo». Incatenato alla terra, l’uomo sente che il cuore cerca il cielo. «Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?» (Gv 3,12). Quale meraviglia che ‘supera’ l’uomo può ancora sorprenderci?

«Luce». «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3,19). Quale ‘luce’ rischiara la vita?

«Spirito». «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5).

«Carne». Ecco un’altra parola chiave. «Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito» (Gv 3,6). Carne che indica il limite e la materialità irriducibile dell’uomo, che ha fame, sete, sonno, sessualità, sensibilità.

«Sentire/voce». «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,8). C’è un sentire che non può essere svalutato, un ascolto che va in profondità e che pure si affaccia sul mistero.

L’edizione dei linguaggi del divino 2018 intende prendere sul serio questo vocabolario. Sarà possibile ripercorrerlo attraverso la voce di personalità significative del pensiero e della spiritualità di oggi.  Otto incontri, più tre eventi straordinari si dipaneranno in tutto il mese di ottobre (5 -22).

L’apertura, venerdì 5 ottobre alle ore 17.30 presso il Battistero di San Giovanni in Corte, sarà affidata a padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte (Firenze), testimone significativo di una spiritualità che dialoga con le “cose della terra” e conosce bene il cuore dell’uomo. Seguirà, alle 21, la presentazione del libro fotografico di Mariangela Montanari “Ubi amor, ibi oculus”: un suggestivo racconto per immagini in cui lo sguardo riesce a cogliere l’oltre dentro la realtà. La prima settimana si chiude con domenica 7 ottobre ore 17.30 presso la Sala Capitolare del Convento San Francesco con Guidalberto Bormolini che affronterà l’affascinante e drammatico sguardo dell’uomo di fronte alla morte, tra desiderio di rinascita e spiritualità. Solo l’inizio di un denso e affascinante percorso.

U. F.

PER INFORMAZIONI

Pagina fb:  @ilinguaggideldivino – @diocesipistoia

Twitter: diocesi di Pistoia

ilinguaggideldivino@diocesipistoia.it




L’apertura dell’anno pastorale a Valdibrana

Tantissimi fedeli per l’apertura dell’anno pastorale nella nuova aula liturgica di Valdibrana

Nella festa di San Matteo si è aperto, per la nostra diocesi, il nuovo anno pastorale con il pellegrinaggio alla Madonna di Valdibrana, durante il quale il Vescovo ha inaugurato la nuova aula liturgica del santuario.

La serata è iniziata con il pellegrinaggio a piedi per le strade del paese, fino alla chiesa di San Romano e poi alla nuova aula liturgica accanto al Santuario diocesano, dove è stata celebrata l’Eucarestia, con una importante presenza di fedeli di ogni età provenienti da tutta la diocesi.

Durante la Messa il Vescovo ha benedetto l’altare e i locali della nuova aula liturgica, augurandosi che diventi per tutti noi un luogo di incontro e di preghiera, dove crescere insieme nella carità, nella fede e nella speranza.
Nel corso della celebrazione il Vescovo ha affidato anche a catechisti e operatori pastorali il mandato per questo nuovo anno che, secondo le indicazioni per l’attuazione degli orientamenti pastorali, sarà dedicato alla comunità fraterna e missionaria, invitandoci a non sottovalutare le solitudini che purtroppo, nei nostri giorni, sempre più affliggono molte persone a noi vicine. Solitudini che spesso sono causa di molti mali e che possiamo vincere con gesti di accoglienza verso il prossimo e con la costruzione di relazioni autentiche.

La celebrazione si è conclusa con un atto molto semplice, ma significativo, di affidamento di tutta la diocesi, di tutte le parrocchie e di noi stessi, alla Vergine Madre e Mediatrice di Grazie con una preghiera composta da Mons. Mansueto Bianchi.

Claudia Marconi