Giovani in cerca di annunciatori credibili

Daniele Masciotra è animatore dell’oratorio parrocchiale di Oste (Montemurlo). Da anni è impegnato in parrocchia nella Caritas e nella catechesi. A lui abbiamo rivolto alcune domande sulla realtà giovanile.

Quali sono, a tuo avviso, le problematiche più diffuse legate al mondo dei giovani?

Il mondo giovanile è una realtà molto importante sulla quale le comunità civili e religiose, a mio avviso, devono investire sempre di più cercando di collaborare insieme per garantire una crescita ed una formazione adeguate alle nuove generazioni.

Spesso, purtroppo, i giovani di oggi sono sfiduciati nei confronti del loro avvenire, oppure vivono alla giornata senza nutrire sogni e progetti per il futuro.

È proprio vero, in riferimento ad un recente libro dedicato ai giovani, che..”piccoli atei crescono”?

Dal punto di vista spirituale, la sempre più scarsa frequenza al catechismo e ai gruppi giovanili, e la scelta di non seguire più l’ora di religione a scuola, è indice di come la componente religiosa nei giovani sia sempre meno diffusa. In questo ritengo che un ruolo fondamentale lo ricopra la famiglia che dovrebbe incoraggiare i ragazzi a fare esperienza di fede nei gruppi parrocchiali; invece spesso ci troviamo davanti ragazzi che vivono disagi, fragilità, rabbia perché spesso sono le prime vittime di situazioni familiari difficili, di emarginazione fra gli amici e a scuola…

Che cosa hai imparato dopo tanti anni di attività oratoriale in parrocchia?

Nella mia ventennale esperienza con i giovani in parrocchia, sia nei gruppi giovanili, che nell’attività oratoriale durante l’estate, ho imparato quanto siano importanti la presenza di figure che stiano con loro; i giovani hanno bisogno di modelli concreti e non virtuali, hanno bisogno di scoprire che al giorno d’oggi il reale è più bello del virtuale, hanno bisogno di qualcuno che si occupi di loro anche al di fuori della famiglia e della scuola; e questo spesso nelle parrocchie è possibile grazie alla presenza di educatori, animatori, catechisti che dedicano con generosità ed amore il proprio tempo al servizio dei ragazzi, mettendosi in gioco per loro, talvolta anche arrabbiandosi o correndo il rischi di essere defusi, ma senza smettere mai di amarli. I giovani hanno bisogno di esempi sani, di punti di riferimento. È importante saperli ascoltare, senza banalizzare i loro problemi, ma aiutarli a vedere la vita da più punti di vista. I giovani hanno bisogno di incontrare Gesù, di conoscerlo, di farne esperienza, di saperlo riconoscere nella vita quotidiana.

Ci sono delle figure alle quali oggi i giovani possano far riferimento?

La società di oggi spesso presenta ai ragazzi figure di riferimento non sempre positive; io negli ultimi tempi ne ho conosciuta una, ed è il servo di Dio Carlo Acutis, un giovane morto nel 2007 a 15 anni che nella sua breve vita ha saputo essere un testimone di Gesù per tutti coloro che lo hanno conosciuto, pur vivendo la vita di un normale ragazzo del suo tempo. L’eredita spirituale che il giovane Carlo ha lasciato, ne fa tutt’oggi un modello da seguire per giovani ed adulti. Per Carlo Acutis è già iniziato il processo di beatificazione. Inoltre voglio suggerire anche la figura di don Bosco che è sicuramente una di quelle da cui gli animatori di oggi possono attingere per vivere il loro servizio nei confronti dei giovani.

Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi si trova a lavorare con i giovani?

Stare con i giovani è una scuola che non finisce mai; non si smette mai di imparare e di ricevere; richiedono tanta energia, la capacità di aggiornarti sempre per parlare con i loro linguaggi, ma sanno anche darti tanto.

Secondo me, l’importante è seminare; non è detto che saremo noi a raccogliere i frutti, ma l’importante è continuare a seminare.

Preghiamo affinchè il prossimo sinodo dei giovani sia una buona occasione guidarci come Chiesa nel dialogo con le nuove generazioni, e ci renda credibili annunciatori e testimoni della Buona Novella.

Daniela Raspollini




Vinci, nuova vita per la pieve di Sant’Ansano

VINCI – Sabato 23 giugno riaprirà finalmente ai fedeli e al pubblico la storica pieve di San Giovanni Battista a Sant’Ansano in Greti, antica chiesa romanica situata nel Comune di Vinci, chiusa dal marzo del 2012 perché a rischio crollo. La chiesa è stata oggetto negli ultimi anni di un lungo e articolato intervento di restauro, reso possibile grazie alle risorse messe a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana dai contributi dell’8×1000, per tramite dell’allora vescovo di Pistoia Mons. Mansueto Bianchi con 145mila euro; dal Comune di Vinci, con 50mila euro, e dal Mibact che, attraverso il più importante piano antisismico finora finanziato sul patrimonio culturale statale, ha stanziato solo per la Pieve vinciana 266.737 euro. Il progetto di riqualificazione è stato messo a punto dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, in particolare dall’architetto Gabriele Nannetti, funzionario della Soprintendenza, a cui è stata affidata anche la direzione dei lavori. C’è stato anche il prezioso contributo delle famiglie della parrocchia, in particolare le famiglie Desideri, Conti, Lombardi Romana che hanno donato un nuovo organo a tre tastiere, e poi dell’associazione Sant’Ansano e delle ditte Computer Gross, Inpa e Alex&Co, che hanno dato un contributo per il restauro degli arredi. Il primo intervento portato a termine ha riguardato il consolidamento statico della chiesa, attraverso elementi di rinforzo, palificazioni e un muro di contenimento in cemento armato, che hanno consentito di arginare il dissesto del versante franoso adiacente all’abside e rendere stabile la chiesa. Successivamente, si è passati al consolidamento definitivo delle strutture fondali e dell’apparato murario. Le strutture murarie sono state riqualificate attraverso opere di legatura e ritessitura e con l’applicazione di bande in fibra di carbonio. Infine, è stato consolidata e restaurata la copertura absidale, ripristinate le superfici interne a intonaco e restaurate le pavimentazioni.

«Sabato 23 giugno – afferma il vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli – sarà un giorno particolarmente lieto per la vitale comunità di Sant’Ansano e per tutta la diocesi. Questo restauro è un caso particolarmente felice, perché mostra chiaramente che instaurando rapporti di stima e collaborazione, e unendo le forze, si possono raggiungere ottimi risultati. Ancora non tutto è perfetto: alcuni interventi sono in divenire, ma ora la chiesa può essere di nuovo officiata e tornare alla sua funzione. La pieve torna a essere punto di riferimento per la comunità di Sant’Ansano che può nuovamente viverla, così come hanno fatto i suoi predecessori che per secoli in questo edificio antichissimo hanno pregato nelle occasioni liete e in quelle tristi, riconoscendosi come comunità nella fede, in un edificio che davvero non è fatto solo di pietre. Insieme alle antiche e stupende chiese romaniche della città di Pistoia, la Pieve di S. Ansano con qualche altra sparsa nel territorio diocesano, testimonia la secolare fecondità della fede cristiana e la sua capacità di suscitare una singolare bellezza, che parla anche all’uomo di oggi. Vorrei rivolgere anche un ringraziamento prima di tutto a tutti coloro che hanno scelto di devolvere il loro 8 x mille alla Chiesa Cattolica, e poi alla Conferenza Episcopale Italiana, che ha assegnato per questo intervento una cifra davvero ingente senza la quale non si sarebbe potuto completare il restauro».

«È una grande gioia aver ritrovato l’antica pieve dopo 5 anni di lavori per il restauro – commenta Monsignor Renato Bellini, parroco di Vinci – Una chiesa affascinante, per gli occhi e per il cuore, da guardare e da respirare per quanto è bella. Ha sempre rappresentato un punto di riferimento per le parrocchie dei dintorni perché fa da collante per la comunità. Una comunità che è ancora oggi solida, accresciuta e che si sta rinnovando, grazie all’arrivo dei giovani che hanno rivitalizzato il paese. Le celebrazioni che si faranno nella nuova pieve aiuteranno a crescere in armonia e integrazione tra le tante famiglie presenti. Ringrazio il Comune di Vinci, la Soprintendenza di Firenze, la CEI, le ditte, gli operai e tutte le persone che sono affezionate alla pieve e che si sono sempre messe a disposizione per collaborare».

«La riapertura al culto e più in generale al pubblico dei visitatori della più che millenaria pieve di San Giovanni Battista a Sant’Ansano in Greti – ha affermato soddisfatto l’assessore alla cultura del comune di Vinci Paolo Santini – ci riempie di autentica gioia. I lavori di consolidamento strutturale e di restauro hanno avuto una lunga durata, tuttavia interventi epocali come questo – sicuramente l’intervento più significativo dopo i grandi restauri effettuati dal 1942 al 1970 – richiedono studio preliminare approfondito, progettazione accurata, supervisione competente e soprattutto tempo e maestranze qualificate. Tutti questi fattori combinati insieme possono dare grandi risultati, come è accaduto a Sant’Ansano. E la collaborazione, anche economica – ha proseguito Santini – fra enti coinvolti e proprietà, fra il Comune di Vinci, la Diocesi di Pistoia, il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo con la soprintendenza competente, la conferenza episcopale italiana, stavolta ha davvero prodotto un ottimo risultato finale, riconsegnando ai fedeli e alla comunità intera, non solo vinciana, un gioiello architettonico romanico dalle caratteristiche uniche anche in Toscana e uno scrigno di tesori d’arte assolutamente straordinario. Adesso l’auspicio – ha concluso l’assessore vinciano – è che possiamo trovare tutti insieme le modalità più adeguate per inserire la pieve di Sant’Ansano nel circuito museale dei beni culturali vinciani, assicurando, a chi lo vorrà, di poter visitare un complesso architettonico dall’enorme valore storico».




Azione Cattolica: tempo di campi estivi

Mercoledì 20 giugno un incontro in seminario aperto alle famiglie e a chi volesse saperne di più

È finalmente arrivata l’estate e per tutte le bambine, i bambini, i ragazzi e le ragazze dai 6 ai 18 anni che hanno preso parte ai cammini di Azione Cattolica, ma anche per tutti quelli che ancora non la conoscono, sta per iniziare un momento molto importante: il tempo dei campi estivi!

Non a caso l’Azione Cattolica ha deciso di chiamare il periodo delle vacanze “tempo dell’Estate Eccezionale!” perché, a contrario di quello che si può pensare, vista la pausa dalle attività di catechesi, sia parrocchiali che diocesane, per tutti gli aderenti all’associazione è proprio in estate che è possibile vivere l’esperienza di incontro, condivisione, riflessione e preghiera più profonda di tutto l’anno.

I campi estivi sono infatti delle settimane di convivenza scandite da momenti di preghiera, catechesi di gruppo, scoperta dell’altro attraverso il pensiero e il gioco; sono esperienze di conoscenza profonda del Vangelo proprio attraverso la modalità educativa evangelica per eccellenza… il vivere insieme quotidianamente.

Per permettere a tutte le famiglie una consapevolezza maggiore su quello che l’Azione Cattolica di Pistoia propone per i campi estivi 2018 è stata organizzata una serata di incontro e introduzione, nella quale sarà possibile chiedere informazioni dettagliate, conoscere tutti gli educatori e comprendere ancora meglio quali siano le attività che i partecipanti avranno modo di vivere.

Tutti coloro che sono interessati a conoscere la proposta estiva dell’Azione Cattolica di Pistoia possono venire mercoledì 20 Giugno alle 21 in Seminario (entrata Via Bindi, cancello del Giardino della casa dell’Anziano, poi procedere fino al parcheggio sul retro del giardino).

L’incontro è aperto naturalmente a tutti i genitori che vogliono iscrivere i figli ai campi, ma anche a tutte le famiglie che non hanno ancora avuto un’esperienza diretta con l’Azione Cattolica e che desiderano scoprirla. Sarà un modo per iniziare insieme questo tempo estivo e renderlo veramente eccezionale!

Calendario dei campi estivi dell’Azione cattolica di Pistoia 2018

26 Agosto – 1 Settembre Azione Cattolica Ragazzi (6-11 anni)
Località Torsoli, Greve in Chianti (FI)

30 Luglio -5 Agosto Azione Cattolica Ragazzi (12-14 anni)
Loc. Pian Degli Ontani, Cutigliano (PT)

30 Luglio -5 Agosto Azione Cattolica Giovanissimi (15-18 anni)
Loc. Pelago (FI)

Per informazioni: ac.pistoia@gmail.com




Don Siro Butelli: il prete dei giovani e degli ultimi

24 anni fa moriva don Siro Butelli. Pistoia lo ricorda con una santa messa celebrata nella sua chiesa del Tempio, da poco meno di un anno riaperta ai fedeli.

L’iniziativa è scaturita da alcuni amici di don Siro, legati a lui per l’attività in Azione Cattolica. «È stato il mio responsabile ACR – precisa, a nome degli organizzatori, Don Pierluigi Biagioni -. Per me resta una grande figura di prete, aperta all’evangelizzazione e ai poveri. Giovedì 7 alle ore 21 abbiamo pensato di coinvolgere il vescovo Tardelli nel ricordo di don Siro, per raccogliere le diverse realtà collegate alla sua figura: l’Azione Cattolica, gli Scout, il Coro della Genzianella…». «Presto, – precisa don Pierluigi- è sorta l’idea di vivere questo momento secondo le indicazioni pastorali diocesane che invitano a ricordare, nell’anno dedicato ai poveri, figure di carità significative per il nostro territorio».

A più di vent’anni dalla sua morte vogliamo ricordarlo con la testimonianza di Carmine Fiorillo che ha vissuto molti anni al suo fianco.

La sua missione, che è rimasta poi nel cuore di tutti, è legata al suo impegno al Tempio..

Il suo ingresso al Tempio avvenne nell’ottobre 1954, quando il Vescovo mons. Mario Longo Dorni lo nominò alla Cappellania Curata il “Tempio”. Iniziò cosi la sua opera, complessa e multiforme come direttore del Ricreatorio del Tempio che divenne un luogo di formazione e di attività pastorali per i ragazzi e i giovani.

Con quale metodo educativo riusciva a interessare i ragazzi che frequentavano il Ricreatorio?

L’attività sportiva innestata nel percorso educativo è stata una delle principali attività svolte nel Ricreatorio. All’inizio don Siro aveva organizzato sei squadre di ragazzi, ma l’Unione sportiva Tempio sarebbe presto arrivata a contare 120 ragazzi all’anno. La nonna e la madre di Don Siro, l’infaticabile signora Amabile, lo aiutarono nell’accoglienza di questi giovani calciatori, lavandone a mano tute, calzettoni, pantaloncini e magliette. Il 70-80% dei ragazzi delle parrocchie cittadine frequentava il Tempio. Da questa esperienza sarebbe nata l’Unione sportiva Tempio Chiazzano di cui don Siro è stato presidente onorario; il campo sportivo di Chiazzano, non a caso, porta il suo nome.

Come ha svolto Don Siro il suo impegno per la formazione e attività pastorale tra i giovani?

Don Siro dal 1979 al 1982 ospitò nei locali del Tempio tutto il settore giovanile di Azione Cattolica ragazzi (ACR) e l’Azione Cattolica giovanile in qualità di assistente spirituale. Don Siro accolse anche il Clan Orizzonti, cioè gli scout della fascia liceale universitaria. Nei locali del Tempio trovarono sede centrale il Centro Italiano di Solidarietà (Ceis) presieduto da Suor Gertrude, nonché il gruppo alcolisti anonimi. Vorrei anche ricordare l’apertura del Cinema Roma d’Essai di cui don Siro è stato gestore. Non possiamo dimenticare, infine, il suo impegno per il Centro Turistico Giovanile.

Quando ha iniziato concretamente il suo impegno verso gli ultimi?

Dedicarsi agli ultimi è stato il suo più grande messaggio di speranza. Quando infatti, tra il 1970 e il 1980 cominciarono a sorgere i centri parrocchiali, l’afflusso dei giovani verso il Tempio diminuì progressivamente e Don Siro iniziò una profonda riflessione per ridefinire le finalità del Tempio. Nacque così nel 1986 la Casa di Reinserimento il Tempio, con la precisa finalità di fornire ospitalità a persone giovani e adulti che vivevano in particolari situazioni di disagio (alcolisti, disadattati, detenuti o ex detenuti, persone che avevano realizzato significative tappe del percorso di uscita dalla tossicodipendenza, disoccupati, ecc). A queste persone la Casa ha offerto ospitalità, una proposta di quotidiano impegno lavorativo e un progetto di reinserimento nella società. Questa proposta della “Casa” nacque dal profondo convincimento che la solidarietà, per e con gli ultimi, non può essere ‘delegata’, perché è in primo luogo responsabilità di ogni singola persona.

È questa esperienza che Don Siro ha sempre considerato la più importante della sua vita di uomo e di sacerdote: considerava infatti una ‘grazia’ averla attivata ed esserne coinvolto.

Cosa ti preme ricordare della sua persona, tu che lo hai conosciuto molto bene?

Mi ricordo che la stanchezza non aveva spazio nella sua vita. Quando era ricoverato all’Ospedale del Ceppo nel lontano 24 febbraio 1994 scrisse una lettera con queste parole: «la vita al Tempio non è certo una villeggiatura (…). Sono felice di una gioia profonda, che si radica nella vicinanza quotidiana con gli ultimi, nel mondo degli ultimi, coi bisognosi, nel luogo – il Tempio – in cui si tenta di dare risposte ai loro bisogni. Cosa dovrei desiderare di più? (…) Mi chiedi se sono stanco. No, non lo sono (…). La stanchezza, che fa marcia indietro, che si arrende, che spegne la speranza, non è mai stata, nè voglio che sia mai, un’esperienza per me».

Don Siro morì il 7 giugno 1994. Il giorno precedente, mentre lo accompagnavo all’Ospedale mi disse: «Carmine, coraggio: c’è bisogno di uomini che sappiano spendere la propria vita con forza d’animo e serenità di intenti».

Lo diceva con quel respiro tenue, prossimo al viaggio, mentre soffriva, oltre il velo che inteneriva il suo sorriso.

Daniela Raspollini




CREARE LAVORO: UN’OPERA DI MISERICORDIA

BONISTALLO – «Uno degli aspetti più crudi della crisi è l’aver messo le persone, i lavoratori di fronte a una scelta drammatica: penso a me e me ne frego di ciò che accade agli altri o al contrario continuo a sopportare di non venir pagato e di lavorare, anche con mezzi sempre più scadenti, scegliendo di non mettere in difficoltà i miei colleghi e amici?». Cosi Francesco – dipendente  di una piccola azienda artigianale di Prato – in una lettera letta da Don Cristiano d’Angelo, ha definito in poche parole uno dei drammi del nostro tempo: la crisi del lavoro. E lo ha fatto ieri sera (8 maggio) nel corso di una serata di preghiera e di ascolto di testimonianze organizzata dall’ufficio diocesano della pastorale sociale e del lavoro in collaborazione con la parrocchia di Bonistallo, intitolata «Il lavoro che c’è e il lavoro che non c’è».

«Come Chiesa – ha esordito Selma Ferrali, direttrice dell’ufficio pastorale – vogliamo essere vicini alle persone nei loro luoghi di lavoro, senza presunzione di risolvere i problemi, ma per stimolare chi lo deve fare e per alimentare la speranza. La Chiesa è vicina all’uomo : dove c’è l’uomo c’è la Chiesa, dove c’è la Chiesa c’è il Vangelo».

«Il lavoro oggi si presenta completamente destrutturato, frammentato, polverizzato, spezzato ha annotato  Luca Gori – costituzionalista e docente della Scuola Sant’Anna di Pisa – risulta quindi inutile vagheggiare a un ritorno a un’epoca che non c’è più. Semmai è utile chiedersi se e come si possa ripensare al “diritto al lavoro” e se necessario pensare a forme di diritto a un reddito minimo vitale».

Nel corso della serata sono emerse molte le storie di lavoro, alcune delle quali di successo: quella di Piero Mazzei, dirigente di una ditta di smaltimento rifiuti, Federico Albini della Albini e Pitigliani trasporti, Daniela Daniele, piccola imprenditrice agricola, che hanno raccontato il lavoro che c’è, che garantisce futuro e genera dignità.

Presente anche mons. Tardelli, che ha ricordato: Il lavoro è un diritto non è una concessione, un’elemosina, il lavoro spetta alla persona : dove non c’è viene un diritto ed allora si compie un’ingiustizia – ha sottolineato il vescovo –, occorre creare le condizioni perché questo diritto ci sia. In pratica – ha affermato Tardelli – creare lavoro è l’ottava opera di misericordia. Essere imprenditore è un carisma che va messo a frutto, è un dono speciale, una capacità complessa che viene da Dio. Ognuno è chiamato a fare la sua parte, anche la Chiesa dovrebbe di più».

Michael Cantarella




VIVERE LA FEDE IN FAMIGLIA

Domenica 13 maggio si celebra la Festa della famiglia

Seguendo le indicazioni pastorali del vescovo Fausto Tardelli anche quest’anno la diocesi di Pistoia celebrerà la Festa della famiglia domenica 13 maggio. “Una giornata speciale” dedicata alla famiglia e “l’occasione di una adeguata contemplazione della famiglia di Nazaret e dei suoi esempi, a beneficio delle nostre famiglie” (Direttorio di pastorale familiare, CEI) affinché venga celebrata “la gioia dell’amore che si vive nelle famiglie” (Papa Francesco).

Il tema scelto dalla conferenza episcopale della Toscana per questo anno è “La fede, preziosa eredità di famiglia“.

Chiediamo ad ogni parrocchia e associazione di celebrare, nelle modalità che ritiene opportune, questa festa (ad esempio con il rinnovo delle promesse matrimoniali, omelia dedicata al tema, benedizione e preghiera al termine della liturgia, incontri, giochi etc. ). L’ufficio ha anche preparato un segnalibro dedicato a questa giornata che potete ritirare alla libreria San Jacopo.

L’equipe di Pastorale con la Famiglia




IL MAGGIO A VALDIBRANA

Tante iniziative per il mese di maggio a Valdibrana. Come ogni anno tanti i fedeli che personalmente, con le comunità parrocchiali, gruppi o associazioni, si recheranno in pellegrinaggio al Santuario della Madonna delle Grazie di Valdibrana.

Per tutto il mese di maggio, il mese mariano per eccellenza, l’orario delle messe subirà le seguenti variazioni:

Nei giorni feriali la messa è alle ore: 18.00

Domenica e Festivi: ore 7.00 – 8.30 – 11.00 – 16.30 – 18.00

Tutti i giovedì sera alle ore 21.00 il rosario animato dai cori parrocchiali.

Segnaliamo anche alcuni prossimi appuntamenti:

Domenica 6 maggio ore 16.30: messa dei migranti

Domenica 6 maggio ore 18.00: messa per il pellegrinaggio dell’Azione Cattolica di Pistoia. La santa messa sarà preceduta alle 17.00, nei locali della nuova aula liturgica, da un incontro di presentazione delle attività dell’associazione.

Martedì 8 maggio alle ore 11.00 santa messa presieduta dal vescovo Fausto Tardelli nel giorno della festa della Madonna di Valdibrana.




MONS. TARDELLI PRESENTA: «GAUDETE ET EXSULTATE»

Il vescovo Tardelli rilancia e commenta l’invito alla santità di Papa Francesco

Lunedì 7 maggio alle ore 21, presso la Cattedrale di San Zeno, il vescovo di Pistoia presenterà ai fedeli la nuova esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. La serata, organizzata dall’unità pastorale del Centro Storico di Pistoia, è aperta a tutti.

Nella sua nuova esortazione, Papa Francesco invita a «non avere paura della santità». La santità, spiega, «non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere (…) Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. In fondo, come diceva León Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza, […] quella di non essere santi».

Il testo, reso noto quasi un mese fa, non si presenta come «un “trattato”», quanto come «un invito a far risuonare nel mondo contemporaneo una vocazione universale, la chiamata a diventare santi».  Un appello alla santità rivolto a tutti, per riconoscere «la santità della porta accanto» e far crescere «la classe media della santità».

Un intento che il Papa svolge in cinque capitoli ben riassunti da padre Antonio Spadaro,direttore di Civiltà Cattolica. «Il punto di partenza è “la chiamata alla santità” rivolta a tutti. qui si passa alla chiara individuazione di “due sottili nemici” che tendono a risolvere la santità in forme elitarie, intellettuali o volontaristiche. Quindi si prendono le beatitudini evangeliche come modello positivo di una santità che consiste nel seguire la via “alla luce del Maestro” e non una vaga ideologia religiosa. Si descrivono poi “alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale”: pazienza e mitezza, umorismo, audacia e fervore, vita comunitaria e preghiera costante. L’Esortazione si conclude con un capitolo dedicato alla vita spirituale come “combattimento, vigilanza e discernimento”.

L’esortazione apostolica è stata pubblicizzata dalla sala Stampa vaticana anche grazie a un video-spot. È la prima volta che un documento pontificio è accompagnato da un video di presentazione.

 




ASCOLTARE, DISCERNERE, VIVERE LA CHIAMATA DEL SIGNORE

Domenica 22 aprile la Chiesa celebra la 55a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Ogni vita è una chiamata. Per tutti il Signore sogna la santità e ad essa chiama ogni uomo e ogni donna secondo una via del tutto personale che può passare per il matrimonio cristiano, la vita religiosa o il sacerdozio, così come attraverso un’attività di servizio, un lavoro svolto secondo la volontà di Dio o perfino un’esistenza segnata dalla fragilità.

Anche nella Diocesi di Pistoia, tuttavia, il Signore non si stanca di chiamare a una vita di speciale consacrazione come al ministero sacerdotale. Attualmente, infatti, la Chiesa di Pistoia conta sei seminaristi: Eusebiu Farcas, Alessio Bartolini, Maximilien Baldi, Alessio Biagioni, Andrea Torrigiani e Sandro Pacini. I seminaristi frequentano il Seminario arcivescovile di Firenze, si ritrovano ogni fine settimana a Quarrata con il rettore e svolgono un servizio pastorale in alcune parrocchie della Diocesi o in cattedrale per le celebrazioni con il vescovo.

Insieme hanno provato a riflettere sulle parole chiave indicate da Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della Giornata di preghiera per le vocazioni 2018: «Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore».

Ascoltare Dio

Ascolto significa mettersi in silenzio, dedicare tempo al silenzio per sentire la voce di Dio e capire la chiamata che il Signore ci fa. Indaffarati e distratti come siamo se non ci fermiamo un momento in silenzio non riusciamo ad ascoltare. Mettersi in ascolto è l’occasione per accogliere Dio.

Ascoltare i fratelli

L’Ascolto di Dio e della sua Parola è fondamentale nella vita del cristiano, ma è importantissimo anche l’ascolto dei fratelli, perché l’apertura verso gli altri va di pari passo con la nostra apertura al Signore. Un ascolto discreto, attento, rispettoso della libertà dell’Altro, disponibile e non frettoloso di dare risposte.

Discernere

Il discernimento ci permette di acquisire una più profonda conoscenza di noi stessi. È un anello di congiunzione tra l’ascolto e la vocazione. Un percorso nel quale ci mettiamo alla luce dalla Parola per comprendere il disegno di Dio su di noi.

Vivere la chiamata del Signore

La vocazione nasce dalla dimensione di ascolto e dalla domanda «chi sono io?»; «a chi appartengo?». Le risposte le troviamo solo all’interno della realtà e perciò è necessario smettere di fuggire da essa e calarci nella realtà più profonda di noi stessi.

Scoprire la propria vocazione significa iniziare a leggere i segni che sono quotidianamente presenti nella nostra vita e decidere di interpretarli con Gesù. Conoscerlo e seguirlo significa accettare che Egli ha un sogno per noi, implica fidarsi della bontà di Dio e confidare nella Sua parola che dà vita. Significa assumere i suoi stessi sentimenti per scoprire che la Sua bellezza abita in noi e ci rende capaci di cose straordinarie.

Per me la vocazione è innamorarsi giorno dopo giorno di Gesù sempre di più. È anche annunciare e testimoniare agli altri l’amore di Dio per noi con l’esempio. Ma è anche un percorso di conversione, dove scopriamo di essere amati per quello che siamo.

La preghiera per le vocazioni può rivolgersi a volti e storie concreti.
Ecco quelle dei seminaristi diocesani.

Eusebiu Farcas ha 24 anni ed è nato in Romania. La sua vocazione ha origine in parrocchia, vicino all’altare dove per tanti anni ha prestato il suo servizio come chierichetto. All’età di 14 anni è entrato nel seminario minore, dove ha iniziato la formazione e la verifica della sua vocazione. Eusebio si è poi trasferito a Pistoia presso il seminario vescovile, per continuare la formazione verso il sacerdozio ministeriale. Attualmente frequenta il quinto anno di Teologia e svolge il suo servizio pastorale presso la parrocchia dell’Immacolata a Pistoia.

Alessio Bartolini ha 38 anni ed è originario della Parrocchia del Sacro Cuore di Montemurlo. Già militare nell’esercito italiano è poi passato nella Croce Rossa italiana, dove ha lavorato fino al suo ingresso in seminario. È seminarista al quinto anno di studi teologici e all’inizio di quest’anno ha ricevuto il ministero di accolito. Presta il suo servizio pastorale presso la Parrocchia di Quarrata, come cerimoniere vescovile e membro dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

Maximilien Baldi ha 33 anni, è nato in Francia e cresciuto in Toscana. Ha lavorato per 15 anni come imbianchino finché nel settembre del 2015 è entrato a far parte della comunità del seminario di Pistoia. Nel suo primo anno di seminario ha conseguito il diploma di Liceo Scientifico e adesso è al secondo anno del quinquennio filosofico-teologico. Svolge servizio pastorale a Poggio a Caiano.

Alessio Biagioni ha 38 anni ed è nato a Pistoia. Da sempre coltiva passione per il cinema. È stato autore e regista di numerosi cortometraggi. Dal 2004 ha esercitato la professione di avvocato. Il 26 settembre 2016 è entrato nel Seminario di Pistoia e frequenta il secondo anno della Facoltà Teologica a Firenze. Svolge attività pastorale presso le parrocchie di Vignole e Casini.

Andrea Torrigiani è nato a Pistoia 26 anni fa. Dopo la maturità ha svolto diversi lavori, anche all’estero, tra cui quello di cuoco. Svolge attività pastorale presso l’unità pastorale del Centro storico. Questo è il suo secondo anno di seminario.

Sandro Pacini è nato a Pistoia e ha 34 anni. Diplomato in chimica industriale si è poi laureato, svolgendo la professione, come tecnico radiologo. Ha una grande passione per la musica lirica. Lo scorso ottobre ha fatto ingresso nel Seminario di Pistoia. Attualmente frequenta il secondo anno del quinquennio filosofico-teologico a Firenze e svolge attività pastorale presso la parrocchia di Gello.

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ANTONIO PAOLUCCI PER IL RITORNO DELLA VISITAZIONE IN SAN GIOVANNI

Venerdì 27 aprile lectio magistralis del noto storico dell’arte sul patrimonio artistico diocesano

PISTOIA – La Visitazione è tornata a casa. Dopo il grande successo dell’esposizione nella chiesa di San Leone, il capolavoro di Luca della Robbia ritrova posto nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia. Un rientro accompagnato da una novità significativa: la Visitazione sarà infatti collocata in una diversa posizione, più rispettosa della documentazione antica, in linea con quella attestata prima dello smontaggio dovuto al secondo conflitto mondiale.

Il ritorno del gruppo di Della Robbia sarà accompagnato dalla presenza e dalle parole dello storico dell’arte Antonio Paolucci. Volto notissimo, anche ai meno esperti, Paolucci ha ricoperto numerosi e prestigiosi incarichi: studioso del Rinascimento, soprintendente, ministro dei Beni Culturali, direttore dei Musei Vaticani, senza mai perdere le qualità del fine conoscitore e del grande divulgatore. I suoi contributi appaiono sulle principali riviste d’arte e su importanti quotidiani, tra cui il mensile di Avvenire “Luoghi dell’Infinito” di cui è collaboratore da tanti anni.

Venerdì 27 aprile, alle ore 17, in San Giovanni Fuorcivitas Antonio Paolucci offrirà una relazione sul patrimonio artistico della Diocesi di Pistoia. Un intervento che guiderà i presenti alla scoperta di tesori, forse ancora sconosciuti ai più, presenti nel territorio diocesano. Il suo intervento sarà preceduto da un’introduzione della Dott.ssa Maria Cristina Masdea, funzionario della Soprintendenza, già curatrice dell’esposizione in San Leone. Porterà i suoi saluti il vescovo di Pistoia Mons. Fausto Tardelli. La partecipazione è aperta all’intera cittadinanza.

LA VISITAZIONE

Il gruppo della Visitazione fu realizzato da Luca della Robbia intorno al 1445 per l’altare della Compagnia della Visitazione nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas di Pistoia ed è una delle prime opere in terracotta invetriata, tecnica di cui Luca è considerato l’inventore. L’artista per primo applicò alla scultura in terracotta una copertura in smalto stannifero che rendeva la superficie lucida e resistente, iniziando una produzione di grande successo. Il gruppo raffigura l’incontro tra Maria e Elisabetta, come è narrato nel Vangelo di Luca (Lc 1, 39-45). Maria, dopo aver ricevuto dall’angelo l’annuncio del concepimento di Gesù, va a trovare la cugina Elisabetta che, nonostante l’infertilità e l’età avanzata, è al sesto mese di gravidanza. Appena Elisabetta sente il saluto di Maria, il bambino che ha in grembo (Giovanni il Battista), sussulta di gioia. Maria risponde innalzando a Dio un canto di lode, il Magnificat.