Il messaggio di Natale del Vescovo Tardelli

Nelle parole di Monsignor Tardelli un invito alla riscoperta dalla gioia

Sono belle le feste di Natale. C’è chi brontola e si arrabbia, chi le critica ed è scontento. Si può dire tutto il male che si vuole delle luci, degli addobbi, degli auguri che sanno di ipocrisia. Però, nel fondo di noi stessi, le feste di Natale ci piacciono, non ci lasciano indifferenti. E il motivo è molto semplice: il buon Dio ci ha fatto per la gioia, per la felicità, per lo star bene insieme, per volerci bene, per la vitalità della vita. E le feste di Natale, almeno per un attimo, ci rivelano questa nostra vocazione profonda, radicata in tutte le fibre del nostro essere. Solo che poi, basta un attimo e il nostro io presuntuoso e superbo riprende il sopravvento; la paura di essere defraudati di qualcosa ci rende ostili, il dio denaro che ci permette di fare ciò che si vuole in realtà ci fa schiavi e odiosi. La società diventa allora una giungla ed è la guerra di tutti contro tutti.

Perché non sia questo il destino del mondo, nacque un bambino tanti secoli fa a Betlemme di Giudea che per i cristiani è Dio stesso venuto a restituirci la gioia di vivere. Anche per chi non crede, celebrare la nascita di un bambino è un inno alla vita e un invito a stringersi insieme per accogliere chi ha bisogno di tutto.

Ecco allora il mio messaggio per il Natale: viviamo intensamente e con entusiasmo la festa, tutti, condividendo la gioia; ma facciamo in modo di costruirla ogni giorno questa festa che sia il trionfo della vita nell’amore donato e ricevuto.

Fausto Tardelli, vescovo

 

(foto di Mariangela Montanari)




Dossier Caritas 2022. Uno scenario di crisi

Superata per la prima volta quota 2000 assistiti solo nel I semestre 2022. Il 60% degli accessi ai Centri è costituito da donne, età media in aumento. Per l’immediato futuro preoccupano le condizioni abitative

Accessi ai centri Caritas diocesani in ascesa dal 2019, in aumento di oltre il 20% nell’ultimo triennio confrontando i primi semestri, con il 2022 che – secondo le ultime stime – potrebbe diventare in assoluto l’anno con il maggior numero di persone assistite.
Questo uno dei principali dati che emerge dall’annuale Dossier Caritas presentato alla cittadinanza ed alla stampa dal Vescovo di Pistoia, mons. Fausto Tardelli, dal direttore della Caritas diocesana di Pistoia, Marcello Suppressa, dalla vice direttrice Caritas, Francesca Meoni, dal responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Caritas, Giovanni Cerri, con l’intervento di Mauro Banchini, referente dell’iniziativa “Pistoia nessuno si salva da solo”, che con i suoi oltre 80 aderenti ha contribuito con una somma totale di oltre 95 mila euro alle attività della Caritas diocesana, andando a supportare oltre 280 famiglie.

“La pubblicazione del dossier è un grido di dolore – evidenzia il Vescovo di Pistoia, mons. Fausto Tardelli – È chiaramente il segno che la nostra società non va bene e deve cambiare. Un mondo che produce “scarti” umani è un mondo ingiusto e violento; la cosa che più inquieta e che più di ogni altra chiede risposte è la mancanza di lavoro e di un lavoro che permetta di vivere dignitosamente. Davanti ai risultati del dossier annuale della Caritas ognuno di noi, come anche la politica e le varie Istituzioni o realtà sociali, si deve semplicemente chiedere: cosa posso fare, cosa devo fare perché le cose cambino?”.

“Il nostro Dossier – sottolinea il direttore della Caritas, Marcello Suppressa – è presentato quest’anno in un contesto generale di estrema precarietà, con un senso di forte incertezza del futuro e paura di non riuscire a farcela nel quotidiano. Questo sentimento è presente in molte, in quasi la totalità di coloro che abbiamo ascoltato. Come Caritas Diocesana abbiamo messo a disposizione tutte le risorse possibili per sostenere e stare accanto a quante più persone e ciò è stato possibile solo con l’aiuto di tanti volontari, istituzioni e cittadini. Da questa situazione ne possiamo uscire solo tutti insieme. Questo tempo che stiamo vivendo ha prodotto forti disuguaglianze che rischiano di provocare tensioni sociali molto forti. C’è bisogno di rimettere al centro le persone e i loro bisogni, non gli interessi di pochi.”

Pandemia e crisi energetica spingono l’aumento degli accessi: oltre 2.000 assistiti nel primo semestre 2022, +25,8% rispetto allo stesso periodo del 2019

La pandemia da Covid-19 è stata un evento che ha radicalmente cambiato il lavoro dei Centri della rete di Caritas Pistoia, e non solo. Oltre a lasciare tutta una serie di precauzioni e timori che mai erano stati ravvisati in passato, la pandemia lascia in carico a Caritas un numero di famiglie sempre maggiore. Nel primo semestre 2022 la rete dei Centri della Caritas diocesana di Pistoia ha assistito ben 2.012 individui/famiglie, superando per la prima volta il tetto dei 2.000 assistiti nel primo semestre, aumentando del 2% rispetto all’anno precedente (1.970).
Per contestualizzare meglio questo valore si consideri come nel primo semestre 2019 gli assistiti fossero 1.599 mentre quelli dell’intero anno fossero 2.137.

Richieste in aumento da parte delle donne, superato il 60%

Un’ulteriore dato, che prima della pandemia si stava assottigliando, è la forbice della richiesta tra donne ed uomini. Le prime sono sempre state la maggioranza nei Centri della rete Caritas pistoiese, tuttavia la differenza registrata nel primo semestre del 2022 porta le donne al 60,5% (39,5% gli uomini) delle persone incontrate da Caritas, in aumento del 6% rispetto a due anni fa.

L’andamento delle provenienze straniere: al 3,7% l’Ucraina

Una tendenza che invece si conferma per il primo semestre 2022 è l’aumento percentuale degli stranieri, ormai costante dal 2018. Parte dell’aumento è ascrivibile alla crescita di presenza di ucraini, a causa del conflitto bellico, ma il dato si consolida su molte altre provenienze. Sono oltre 60 i paesi di provenienza dell’utenza straniera dei centri Caritas diocesani, con – in termine assoluto – Albania e Marocco le più rappresentate (rispettivamente 24,9% e 23,9%), seguite a distanza dalla Nigeria (13,1%), Romania (5,6%) e da Ucraina e Gambia (3,7% per entrambe).

Età media in aumento, titolo di studio medio basso nel 75% dei casi e condizione abitativa come elemento di maggiore criticità nel prossimo futuro

In leggero aumento il dato dell’età media dei richiedenti, che torna su valori simili a quelli pre-pandemia. L’età media generale delle persone incontrate nel primo semestre 2022 è di 47,5 anni, con l’innalzamento dovuto a causa della presenza di cittadini italiani, mediamente sempre più anziani degli stranieri, che quest’anno superano i 55 anni. Anche gli stranieri raggiungono un’età media piuttosto alta rispetto a quanto rilevato nel recente passato, arrivando a sfiorare i 42 anni di età. Una differenza così netta è dovuta anche al fatto che la quasi totalità degli over 75 sia italiano, così come sono italiani oltre l’80% degli over 65.
Situazione critica, in ottica di reinserimento lavorativo, per quanto riguarda la rilevazione dei titoli di studio. Il 75% degli intervistati ha un titolo pari o inferiore alla licenza media, con un 25% di richiedenti con la licenza elementare e con il 5% di analfabeti (dato identico a quello dei laureati). La richiesta dell’informazione del titolo di studio diventa strategica per poter operare un reinserimento lavorativo e costruire progettualità di lungo periodo per la piena integrazione sociale.

Il disagio legato all’abitazione è tra i problemi più urgenti rilevati. Se pure è vero che buona parte delle persone assistite nel primo semestre del 2022 può usufruire di una abitazione stabile, la maggioranza, oltre la metà, vive sempre in casa in affitto sul mercato privato (52,1%). Questa condizione abitativa espone le persone ad un rischio potenzialmente alto: su una così alta percentuale di richiedenti in affitto, sono ben pochi quelli che riuscirebbero a ritrovare un’abitazione temporanea sul mercato privato oggigiorno qualora ne avessero la necessità. Il costo medio dei canoni di locazione sul nostro territorio (in particolare nelle zone urbane), le sempre maggiori garanzie economiche richieste (spesso uno stipendio non è sufficiente e ne vengono richiesti due full time a tempo indeterminato, talvolta vengono richieste fideiussioni bancarie o addirittura il pagamento in anticipo di 1 anno di affitto), e la forte diffidenza nei confronti di alcune categorie di persone, ritenute appunto non affidabili, in primo luogo gli stranieri, in particolare gli africani, ma in generale qualunque persona si presenti con aiuti di Caritas, dei servizi sociali o di altre realtà del territorio.

 




Domenica 11 è la Giornata di Fraternità

Con una lettera ai parroci il Direttore della Caritas Diocesana Marcello Suppressa presenta la Giornata di Fraternità 2022

 

Rivolgendosi ai parroci della Diocesi di Pistoia Marcello Suppressa, direttore della Caritas Diocesana evidenzia un panorama di grande incertezza e precarietà. «Quello che stiamo vivendo è davvero il periodo più duro e più incerto dal dopoguerra ad oggi in un contesto generale di caos e di estrema precarietà! Non esiste una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dagli anni della pandemia (ancora in corso), la guerra in Ucraina e la crisi economica, sociale e politica del nostro paese.

La maggior parte di noi sta vivendo davvero un senso di forte incertezza del futuro e soprattutto di estrema paura di riuscire a farcela nel quotidiano. Le storie che ascoltiamo attraverso i nostri servizi di prossimità ci raccontano di quel mare silenzioso (uomini e donne, italiani e stranieri), che vive sempre più ai margini della società, sempre più povero, che si barcamena ogni giorno tra lavoretti di fortuna, quasi sempre non in regola, nella costante ricerca di una casa, di una residenza, in una estenuante corsa ad ostacoli per la ricerca della normalità, in un paese che sembra ancora molto, molto lontano dall’aver imboccato la strada per l’abolizione della povertà. Si inaspriscono le disuguaglianza, e con esse l’ondata di ‘nuovi poveri’: tra questi anche chi il lavoro ce l’ha ma non basta per mandare avanti la famiglia.

Tra gli “anelli deboli” ci sono i giovani, colpiti da molte forme di povertà, dalla povertà ereditaria, che si trasmette “di padre in figlio” (per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito); alla povertà educativa (tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario).

In occasione della Giornata della Fraternità, che si celebrerà l’11 Dicembre 2022, vi invitiamo pertanto a riflettere, insieme alle vostre comunità parrocchiali sul tempo che stiamo vivendo. Come Diocesi siamo in un tempo propizio: il cammino sinodale.

In questo contesto Caritas ha il compito di contribuire a rendere possibile che il Sinodo parta realmente dal basso, che sia uno spazio aperto in cui i diversi carismi possano essere messi a frutto con responsabilità e generare percorsi di dialogo, confronto e condivisione, indispensabili per una reale esperienza ecclesiale. Un altro modo di parlare dei “segni dei tempi”, così come ci ha più volte suggerito il nostro Vescovo Fausto, ma con una particolare attenzione ai più poveri.

Nella III Domenica di Avvento nella quale celebriamo la Giornata della Fraternità leggeremo dal Vangelo questa frase: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». (Lc 3,10-18).  Ecco ciò che bisogna fare in vista della venuta del Signore: condividere l’essenziale: cibo, vestiti, casa, risorse, vicinanza.

La carità è la prima risposta: è andare verso gli altri, che diventano nostri fratelli. In tutto il Vangelo il verbo “amare” si traduce nel verbo “dare”. È la legge della vita, per stare bene l’uomo deve dare. Non si può vivere la gioia da soli, in maniera egoista. Una gioia che non è condivisa, appassisce e muore, come una pianta che è rimasta senza luce per troppo tempo. Non riusciamo ad essere veramente felici da soli: la gioia ha bisogno di espandersi, di circolare, di moltiplicarsi nei cuori.

Allegato alla lettera vi inviamo l’elenco delle attività di sostegno agli ultimi che la Caritas diocesana ha messo in atto nel tempo. A questo vanno aggiunte le tante iniziative di prossimità dei vostri territori. Questa rete è un segno tangibile di attenzione nei confronti dei poveri o di quanti stanno attraversando un momento di difficoltà.

Le necessità sono molteplici e richiedono di “investire” non solo in aiuti concreti ma anche nel creare relazioni significative di condivisione e di accompagnamento. Sappiamo di poter contare sull’aiuto e sulla sensibilità delle nostre comunità.

Il frutto della vostra condivisione ci permetterà di continuare a farci carico di chi si accosta a noi cercando ascolto e aiuto».

Fai la tua parte con…

VOLONTARIATO: chiamando al 0573.359620 o scrivi una mail a caritas@diocesipistoia.it

RISORSE: dona alimenti a lunga conservazione e prodotti per igiene personale e degli ambienti. Puoi portare il tuo contributo direttamente alla sede della mensa in via San Pietro 36, oppure all’Emporio della Solidarietà in Ferraris 7… così è una buona occasione per conoscersi!

CONTRIBUTO: puoi donare a Caritas Diocesana attraverso bonifico
◊ IBAN IT76 A 05034 13800 000000002795 BANCO BPM
◊ IBAN IT62G0760113800001062220445 POSTE ITALIANE
O presso l’ufficio della Caritas Diocesana in via Puccini 36, aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 – tel 0573 359620.

 

 




Cinque nuovi Monsignori a Pistoia

Resa nota in questi giorni la nomina di Papa Francesco

In questi giorni è giunta dalla Nunziatura apostolica in Italia la notizia che il Santo Padre Francesco, in data 21 settembre 2022, ha onorato alcuni presbiteri della Diocesi di Pistoia annoverandoli tra i “Cappellani di Sua Santità”, conferendo loro così il titolo di “Monsignore”.

Grati a Papa Francesco per questo riconoscimento, si formulano i più sinceri complimenti ai novelli Monsignori che sono, in ordine alfabetico: mons. Fiorenzo Battistini, mons. Enzo Benesperi, mons. Domenico Fini, mons. Leonardo Giacomelli, mons. Marino Marini.

Il titolo è assegnato a quei presbiteri che hanno manifestato un significativo e prolungato impegno pastorale e fedeltà alla Chiesa. Come stabilito da papa Francesco nel 2014, il titolo onorifico di Monsignore è oggi riservato ai sacerdoti “Cappellani di sua Santità” con una età superiore a 65 anni.

Monsignor Battistini (1939) è stato ordinato presbitero il 27 giugno 1965. Dopo alcuni incarichi in Montagna a Pianosinatico e Rivoreta (1967-1976) ha poi svolto servizio da parroco a Vignole poi, dal 1988 fino al 2021 è stato parroco di Poggio a Caiano. Per oltre 10 anni è stato presidente dell’Istituto del Sostentamento Clero Diocesano. Dal 2022 è canonico della Cattedrale di San Zeno e risiede nel Seminario Diocesano.

Monsignor Enzo Benesperi (1934) è stato ordinato presbitero nel 1957. Dopo l’ordinazione è stato per tre anni Cappellano a Quarrata, poi dal 1961 al 1964 parroco di Abetone e per un decennio di Seano 1965-1976. Dal 1977 al 1994 è stato presbitero fidei donum in Brasile, dove ha servizo la chiesa di Manaus nella Missao Pistoia. Al suo ritorno ha svolto ulteriori servizi pastorali: prima come parroco a Spedalino Asnelli (1995-1998), poi a Valenzatico (2010-2013), quindi a Stazione di Montale (2009-2020). Al momento è membro del Consiglio presbiterale e della Commissione per gli Ordini Sacri.

Monsignor Domenico Fini (1943), ordinato nel 1969, dopo poco meno di un anno a Montale come cappellano, nel 1970 è stato nominato parroco di Bardalone, dove attualmente continua a svolgere il suo incarico. Dal 1992 è parroco di Pontepetri e dal 2010 di Orsigna. Per alcuni anni ha guidato anche le parrocchie di Campotizzoro e Limestre.

Monsignor Leonardo Giacomelli (1926) è il decano del presbiterio pistoiese. è stato ordinato presbitero nell’Anno Santo 1950. Dal 1951 al 1953 è stato cappellano a Capraia, poi a Vignole per un biennio. Dal 1955 al 1961 parroco a Sarripoli, quindi a Candeglia, dove ha speso il suo ministero pastorale fino al 2017. Dal 1992 aveva assunto anche la pastorale di Iano.
Don Giacomelli è canonico ononario della Cattedrale di Pistoia.

Monsignor Marino Marini (1943), ordinato nel 1970, prima cappellano di Montale, poi dal 1973 cappellano al Sacro Cuore a Montemurlo fino al 1979 quando fu spostato come parroco a Tobbiana. Nel 1989 fu trasferito a Vignole dove è rimasto fino al 1997, quando è diventato parroco di Oste di Montemurlo fino al 2013. Qui per un decennio ha guidato anche la parrocchia di Tobbiana. Dal 2013 ad oggi è parroco di Tizzana e Catena.




La Chiesa di Pistoia in uscita per incontrare i lontani

Dalla Segreteria del Sinodo diocesano idee e suggerimenti per aprirsi a quanti non frequentano

Il cammino del Sinodo è aperto a tutti. La Diocesi, su indicazione del vescovo Tardelli intende promuovere occasioni di ascolto anche per quanti non frequentano abitualmente parrocchie e realtà associative. In questi giorni una nota a cura della Segreteria del Sinodo diocesano ha tracciato un piccolo “Vademecum” per l’ascolto dei “lontani. «Per un vero percorso di ascolto del “popolo di Dio”, quale deve essere quello sinodale, è significativo — si legge nel testo — l’ascolto di coloro che definiamo i “lontani”, ma che, proprio in virtù del Battesimo, sono anch’essi parte della comunità ecclesiale».

Nella sua ultima lettera pastorale (Alla ricerca della gioia del Vangelo) il vescovo Tardelli aveva invitato la Diocesi a percorrere con decisione e creatività questa pista di ascolto: «Vogliamo ascoltare i bisogni e le attese delle persone che sono fuori dal tessuto ecclesiale; le loro paure, le loro angosce, le loro speranze e delusioni. Questo è l’ascolto che dobbiamo cercare di fare. Sapendo che oggi raramente si trova chi si mette con attenzione ad ascoltare gli altri». 

«Riuscire ad “ascoltare” i lontani – precisa la nota della Segreteria del Sinodo -, dovrà essere un obiettivo da privilegiare nell’insieme del “lavoro” sinodale: per raggiungerlo si potrà partire costituendo in ogni vicariato un gruppo operativo vicariale fra i Parroci, gli animatori e i segretari dei gruppi sinodali dei gruppi sinodali». 

La nota segnala anche alcune “premesse fondamentali”, come la consapevolezza di dover mettersi «in uscita» e aprire al «contatto persona», «costituire piccoli gruppi, diffusi sul territorio». «Presupposto fondamentale dovrebbe essere quello di attivare la “dinamica del noi”, cioè usare le diversità non come limiti ma come risorse nell’obiettivo del bene comune nel quale da prospettive e posizioni diverse (scuola, politica, volontariato, cittadinanza) ci riconosciamo». 

Per partire sarà indispensabile guardarsi intorno, individuando, ad esempio, «le attività di volontariato, quelle sportive, politiche, culturali, ricreative, scolastiche presenti sul territorio parrocchiale». Forse non sarà necessario guardare neppure troppo lontano, ma partire da quanti stanno «sulla soglia della parrocchia», spesso i genitori che arrivano in parrocchia per la celebrazione di un sacramento ma non vivono, di fatto, la vita ordinaria della comunità di fede. Sarà poi necessario individuare i tempi e i luoghi più opportuni per l’incontro e l’ascolto, nel desiderio di far «capire che la storia di ognuno ci preme, ci interessa che vogliamo riaprire un confronto, che vogliamo cercare un dialogo con quanti si sentono esclusi dalla comunità credente». 

Infine l’ascolto dei lontani chiede una profonda motivazione personale: «Gli operatori parrocchiali che si attiveranno per svolgere questa che è una vera e propria missione, dovranno essere ben motivati e dovranno fare un vero e proprio “lavoro” su sé stessi, dovranno infatti riapprofondire le proprie motivazioni, muoversi con atteggiamenti appropriati e avere ben chiaro perché si va in strada». 

Occorre però evitare un rischio: trasformare cioè l’oggetto degli incontri in una sorta di “sondaggio” o “indice di gradimento” sulla Chiesa. «Il tema dei primi incontri non dovrà essere “cosa ne pensi della Chiesa o che cosa la Chiesa dovrebbe fare” ma l’attenzione alla persona, al gruppo in cui è inserita, perché le differenze che ci racconteranno non saranno limiti, ma spazi di incontro da coltivare.

Tutto questo potrebbe suscitare la curiosità o l’interesse da parte delle persone a partecipare attivamente in un gruppo sinodale, oppure lasciare la traccia di una Chiesa in uscita che va ed interroga con gentilezza perché è interessata alla comunità, oppure semplicemente un tentativo che meritava di essere fatto nella speranza che non tutti i semi producono frutti nelle stessa stagione».

Ugo Feraci




L’ora di aprirsi all’attesa della venuta di Gesù

Le domeniche che preparano al Natale invitano a ripensare alla mèta del nostro cammino e a mettere da parte tutte le “zavorre” che appesantiscono la vita

Ogni anno il tempo di Avvento, che “da il La” al cammino dell’anno liturgico mi pone la stessa domanda: perchè il nostro annuale cammino di fede inizia con una meditazione sulla fine dei tempi?
La risposta è semplice: ogni cammino per essere autentico ha bisogno di una meta. Se vogliamo camminare insieme su quella via che il Signore ha delineato per la nostra vita, dobbiamo sapere dove stiamo andando. Scrive un autore dei nostri tempi che è la meta che decide ogni nostro passo. Questo è tanto più vero ed attuale in questi anni in cui la Chiesa Universale si è messa in stato sinodale e la nostra Chiesa locale lavora per preparare la celebrazione del sinodo diocesano. La vocazione del cristiano, la chiamata alla santità, che ognuno di noi ha ricevuto nel Battesimo e che ci chiede di essere nel mondo sacerdoti, re e profeti, testimoni dell’amore e della misericordia di Dio, decide davvero ogni nostro passo ma direi che ancor meglio ci “dà il passo”, perchè sui cammini di Dio non siamo noi a decidere l’andatura ma è lo Spirito che irrompe nella nostra vita per delineare ed illuminare il nostro cammino.

L’Avvento è allora anche chiamata alla sobrietà, a toglierci di dosso le zavorre che appesantiscono il nostro passo, quelle che il compianto vescovo Mansueto chiamava provocatoriamente «le nostre amate e coccolate schiavitù».
Possiamo dire che la nostra avventura liturgica si apre con un imperativo categorico: puntare in alto! Risvegliando i nostri sensi, vivendo in modo autentico l’incontro con il Cristo veniente nella preghiera personale e comunitaria, per essere davvero partecipi di quel dialogo di amore che lo Spirito Santo soffia nel cuore della Trinità. Accompagnati dai vari personaggi che la Parola di
Dio in queste domeniche ci presenterà: Noè, Giovanni Battista, la Vergine Maria, Giuseppe di Nazareth, camminiamo verso l’incontro con Gesù che bussa alla porta della nostra vita «perchè ogni uomo veda la salvezza di Dio».

Per aiutare la meditazione e la celebrazione dell’Avvento proponiamo il sussidio messo a disposizione dall’Ufficio Liturgico Nazionale della Cei che contiene le indicazioni liturgiche e la proposta musicale del salmo responsoriale di ciascuna celebrazione; i commenti ai brani biblici proposti dal Lezionario festivo; i commenti delle orazioni collette e i suggerimenti per una preghiera inclusiva delle persone con disabilità. All’interno della sezione introduttiva del Sussidio potrete trovare, oltre la presentazione del Tempo di Avvento, i canti consigliati con relative indicazioni, partiture e files audio. Il sussidio è scaricabile sul sito della Cei.

«Il cammino mistagogico dell’anno liturgico – si legge nell’introduzione del Sussidio Cei firmata da Mons. Giuseppe Baturi – ha inizio con l’Avvento, tempo di grazia in cui si intrecciano la
memoria delle attese per la venuta del Figlio di Dio, nato nel tempo dalla Vergine Maria, e la speranza amorosa della Chiesa per il ritorno glorioso del suo Sposo alla fine dei tempi. Accompagnata dalla Vergine Madre, modello per quanti desiderano andare incontro al Salvatore che viene, la comunità cristiana si preparerà così ad accogliere con rinnovato stupore e profonda tenerezza
il manifestarsi di Dio in un bambino che è nato per noi per donarci la pace vera e duratura».

Don Alessio Bartolini, Ufficio Liturgico Diocesano




Un cammino di libertà con Mansueto Bianchi

Venerdì 4 novembre in Cattedrale a Pistoia alle 17 la presentazione del volume “Testimoni di libertà. Il cammino dell’Esodo”: una nuova pubblicazione per rivivere le catechesi proposte ai giovani dal vescovo Bianchi. Alle 18 la messa in suffragio presieduta dal vescovo Fausto Tardelli.

 

PISTOIA 29/10/2022. Il prossimo 4 novembre la Chiesa di Pistoia ricorda il vescovo Mansueto Bianchi nel giorno del suo compleanno. Quest’anno la ricorrenza è accompagnata dal dono di una nuova pubblicazione che raccoglie la trascrizione delle sue catechesi ai giovani sul libro dell’Esodo. Il volume, intitolato “Testimoni di libertà. Il cammino dell’Esodo”, è l’ultimo volume di una “trilogia” che ripropone le parole pronunciate dal vescovo Bianchi in occasioni dei cicli della “Scuola della Parola”, una serie di incontri organizzata dall’ufficio per la pastorale giovanile della diocesi di Pistoia in cui il vescovo Bianchi guidava i giovani a cogliere la bellezza e la profondità della Parola di Dio.

Ancora una volta questo terzo volume offre la possibilità di confrontarsi direttamente con le parole del vescovo Bianchi e di ritrovare la freschezza di quella esperienza. Il testo, che  riporta fedelmente le catechesi pronunciate per l’edizione della Scuola della Parola dell’anno pastorale 2009/2010 dedicate al libro dell’Esodo, permette di cogliere pienamente il suo talento di esegeta, capace di parlare a tutti e far sentire attualissime anche le parole dell’Antico Testamento. «Il libro dell’Esodo — spiegava il vescovo Mansueto nella prima catechesi — è tutto raccolto attorno ad una parola sola che non è soltanto una parola, diventa un grido. Questa parola-grido è: libertà (…). Questo libro dell’Esodo libererà la nostra categoria di libertà da tanti aspetti, abbagli e caricature della libertà stessa. Un libro che ci aiuterà a diventare liberi».

«Spero — scrive il vescovo Fausto Tardelli nella prefazione — che la lettura di queste pagine risuoni forte nel cuore di chi, da giovane, le ascoltò, ma infiammi anche il cuore di tutti gli altri lettori attingendo ad una genuina fonte di acqua fresca e ristoratrice».

Venerdì 4, la presentazione avrà luogo in Cattedrale alle 17 e sarà poi seguita dalla celebrazione della Messa in suffragio presieduta dal vescovo Fausto Tardelli. Per l’occasione sarà possibile acquistare “Testimoni di libertà”, poi in vendita presso la libreria San Jacopo di Pistoia (via Puccini, 34).

Il volume si aggiunge alle altre due pubblicazioni dedicate alle trascrizioni della Scuola della Parola: segue infatti quelle dedicate al Vangelo di Matteo pronunciate nell’anno pastorale 2010/2011 (Matteo la storia di uno sguardo, Ed. San Jacopo, Pistoia 2019), e quelle su Giovanni risalenti al 2008/2009 (Volti incontro a Gesù. Il Vangelo di Giovanni, Ed. San Jacopo, Pistoia 2020).

Mons. Mansueto Bianchi era nato a Santa Maria in Colle (Lucca) nel 1949. Ordinato presbitero il 29 giugno 1974, ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la licenza in teologia biblica. È stato vicedirettore del Seminario di Lucca e insegnante in Sacra Scrittura, assistente diocesano unitario di Azione cattolica, delegato per l’apostolato dei laici e direttore dello studio teologico interdiocesano.

Eletto alla sede vescovile di Volterra il 18 marzo 2000, viene ordinato vescovo il 3 maggio 2000, per poi essere trasferito a Pistoia il 4 novembre 2006. Papa Francesco lo nomina Assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana il 5 Aprile 2014. È morto a Roma il 3 agosto 2016.

Mansueto Bianchi, Testimoni di libertà. Il Cammino dell’Esodo, Edizioni San Jacopo, Pistoia 2022, pp. 202, euro 7.

 




Due nuovi preti per la Chiesa di Pistoia

Domenica 25 settembre nella Cattedrale di Pistoia, il vescovo Fausto Tardelli ha ordinato presbiteri don Maximilien Baldi e don Alessio Biagioni

Pistoia, 27 settembre 2022 – La Chiesa di Pistoia accoglie due nuovi sacerdoti. Domenica 25 settembre il vescovo Fausto Tardelli ha infatti ordinato presbiteri Maximilien Baldi e Alessio Biagioni. Il dono dei due nuovi sacerdoti è stato accompagnato dal calore di una presenza numerosa di fedeli, desiderosa di manifestare affetto e amicizia, ma anche carica di attesa per quanto potranno donare alla Chiesa locale. Parenti, amici e fedeli di diverse parrocchie e realtà ecclesiali hanno accompagnato i due preti novelli nel giorno più importante della loro vita, ultima tappa di un percorso di condivisione e preghiera, ma anche di formazione umana e spirituale che non passa soltanto dalle mura del Seminario, ma anche tra le parrocchie, le case e le piazze.

Nella sua omelia il vescovo ha invitati Maximilien Baldi e Alessio Biagioni a essere “uomini dai grandi desideri”: «Non desideri di piccolo cabotaggio, limitati, sbiaditi, bensì grandi come l’orizzonte sul mare». «Che siate dunque — ha spiegato Mons. Tardelli — uomini animati da questi desideri potenti, forti; che siate sempre in cammino, tesi a vivere il presente ma con l’ardore del cuore che vi fa guardare avanti in una tensione continua e gioiosa».

Ai novelli presbiteri il Vescovo ha raccomandato tre “grandi desideri”: il primo; «essere una cosa solo con Cristo, di configurarsi pienamente a lui in tutto, di partecipare con ogni fibra del vostro essere, alla morte e alla resurrezione del Signore»; il secondo «è il desiderio dell’apostolo. E cioè che ogni persona possa incontrare e conoscere il Signore Gesù e trovare la pienezza della vita». «Questo desiderio, sappiatelo — ha aggiunto il vescovo — vi porterà inevitabilmente a piangere, qualche volta. Constatando la vostra opacità, il vostro essere strumenti inefficaci a causa dei vostri peccati, oppure scontrandovi – impotenti – con la durezza dei cuori e la refrattarietà alle parole di Cristo». «Le vostre lacrime non si dovranno però trasformare in rabbia o sconforto ma in preghiera … Soprattutto dovrete continuare ad amare; ad amare tutti»; il terzo, infine, «quello cioè di un mondo che diventa Regno di Dio. Quello cioè di un mondo trasformato e trasfigurato dall’amore».

Vista l’età non più giovanissima, il vescovo ha chiamato don Alessio e don Maximilien ad assumere fin da subito l’ufficio di parroco. I due preti novelli saranno attivi in montagna dove prenderanno servizio con il mese di ottobre. Mons. Tardelli ha infatti designato don Alessio Biagioni come parroco di Avaglio, Amministratore parrocchiale di Marliana e moderatore delle parrocchie di Calamecca, Crespole e Lanciole. Qui svolgerà servizio coadiuvato dal diacono Sauro Gori che continuerà la sua preziosa opera a vantaggio delle parrocchie della zona.

Don Alessio Biagioni è nato a Pistoia ed ha 43 anni. Dopo essersi laureato in legge ha esercitato per qualche anno la professione di avvocato coltivando anche la passione per la regia di cortometraggi. Entrato in Seminario nel 2016 ha frequentato inizialmente la Facoltà teologica dell’Italia Centrale; poi è stato inviato a Roma alla Pontificia Università Gregoriana per completare gli studi teologici, divenendo anche alunno dell’Almo Collegio Capranica, sempre in Roma. Rientrato in diocesi, ha fatto esperienza pastorale presso la parrocchia di Casalguidi e, divenuto diacono, ha esteso il suo servizio pastorale alle parrocchie di San Pantaleo, Collina e Vinacciano. Attualmente sta conseguendo la licenza in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Centrale.

Don Maximilien Baldi invece, stato designato come parroco di S. Marcello Pistoiese, Gavinana, Mammiano e Limestre. Egli sarà coadiuvato come coparroco in solido da p. Cyrille Atitung Kalom. Don Maximilien Baldi è nato a Verdun in Francia, nel 1984, da madre francese e padre italiano. Trasferitosi in giovane età in Italia è cresciuto a Brusciana, vicino Empoli e ha presto avviato la professione di imbianchino. Ha frequentato per diversi anni la parrocchia di San Paolo apostolo a Pistoia dove ha maturato la propria vocazione, facendo ingresso in Seminario nel 2015. Dopo aver completato gli studi teologici alla Facoltà dell’Italia Centrale di Firenze, nello scorso anno scolastico ha insegnato religione cattolica presso l’istituto professionale Pacinotti e il liceo N. Forteguerri. Da diacono ha svolto servizio presso la parrocchia di Santa Maria del Rosario di Poggio a Caiano.

Entrambi saranno preti in una stagione di cambiamenti e di crisi: «Oggi come ieri – spiega invece Alessio Biagioni – la missione è sempre quella di portare Gesù. In questi ultimi tempi vi sono sicuramente molte preoccupazioni e tensioni ed è importante perciò il rapporto personale con le persone che talvolta soffrono di solitudine o comunque hanno necessità di sentirsi accolte e ascoltate. Credo che l’immagine scelta per il santino, Cristo buon pastore, riassuma questa missione: prendere su di sé e condurre a Gesù».

Da Maximilien Baldi arriva invece un messaggio per tutti: «Lasciatevi amare dal Signore. Egli non toglie nulla, anzi, vi dona tutto ciò di cui avete bisogno e chi si sente amato è forte, perché indipendentemente dagli eventi della vita sapere che Lui mi ama dà senso a tutto e porta luce anche alla notte più oscura. Dona una gioia che non passa a differenza delle cose effimere che il mondo offre».

Alla concelebrazione in Cattedrale era anche presente don Gianluca Bitossi, rettore del Seminario di Firenze dove i seminaristi pistoiesi sono accompagnati nella loro cammino di formazione. Con lui anche il padre spirituale don Dante Carolla e i seminaristi di altre diocesi toscane residenti presso del Seminario Vescovile Fiorentino. Numerosi anche i presbiteri del Clero pistoiese e amici dei due preti novelli.




Alla ricerca della gioia del Vangelo

La lettera del vescovo per l’anno pastorale 2022/2023

Tardelli: «Ecco perché siamo in viaggio per il Sinodo diocesano. Non per fare discorsi o perdere tempo, ma per ritrovare l’Evangelii gaudium, cioè la gioia che ci renda testimoni di speranza»

 

Il Vescovo Tardelli consegna alla Diocesi la sua nuova lettera pastorale intitolata “Alla ricerca della gioia del Vangelo”. Il riferimento evidente, pur nella traduzione italiana, è al documento programmatico di papa Francesco, l’Evangelii gaudium, dove sono espressi i punti chiavi del pontificato: dall’esigenza di riscoprirsi =Chiesa missionaria evangelizzatrice, naturalmente “in uscita”, alla “gioia evangelizzatrice”, al “non lasciamoci rubare la speranza!”.

Ritrovare la gioia del Vangelo, ricorda il vescovo Tardelli, è la finalità stessa del sinodo diocesano che la Chiesa di Pistoia sta elaborando attraverso il lavoro nelle parrocchie. «Ecco perché, carissimi, — scrive il vescovo Tardelli —siamo in viaggio per il Sinodo diocesano. Non per fare discorsi o perdere tempo ma per ritrovare l’Evangelii gaudium, cioè la gioia del Vangelo, che ci coinvolga pienamente e ci renda umili testimoni e messaggeri di speranza. Vogliamo metterci in ascolto di quello che lo Spirito Santo dice alla nostra Chiesa in questo contesto sociale locale e del mondo.

Vogliamo cogliere – come ci ha insegnato il concilio nella Gaudium et spes – «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce » che sono prima di tutto dentro di noi come uomini e donne del mondo e insieme nel cuore dei fratelli e delle sorelle – dei poveri soprattutto – che ci stanno accanto, di questa nostra umanità, del mondo intero. Si tratta di assumere lo sguardo di Gesù sull’umanità, come ci viene riferito nel vangelo, quando guardando la folla che lo seguiva, ne ebbe compassione perché erano come pecore che non hanno pastore (Mc 6,30-34)».

L a lettera del vescovo Tardelli si articola in 5 punti: il primo propone una lettura del momento presente, il secondo esprime le finalità del Sinodo, sottolineando l’esigenza di recuperare la gioia del Vangelo e la natura missionaria della Chiesa. Negli altri il vescovo indica tre aspetti su cui insistere come Chiesa locale:

1. la necessità di sentirsi una “cosa sola”, una sola famiglia;

2. l’invito alla preghiera e a riscoprirne la forza;

3. l’importanza dell’ascolto attraverso la creazione di gruppi sinodali ed esperienze di ascolto dei “lontani”.

La lettera è disponibile sul sito diocesano e alla libreria San Jacopo di Pistoia (via Puccini, 34 – orario: mar-ven 9-13; 16-19.30; sab 9-13).




Per la scuola teologica un anno ricco di novità

Nuova sede distaccata a Bonistallo: aumenta l’offerta dei corsi

Sulla scia dei risultati particolarmente positivi dello scorso anno accademico, in cui gli iscritti hanno superato quota 100, la Scuola teologica diocesana riprende i lavori con la programmazione di un’offerta che possa coinvolgere interessi disparati. Oltre al corso tradizionale in tre anni, con tanto di dialogo di valutazione e diploma accademico, la Scuola presenta quest’anno diverse novità.

La prima consiste nell’apertura di una sede distaccata a Bonistallo (Poggio a Caiano), per favorire coloro che, nella diocesi, abitano ad una certa distanza dal Seminario vescovile cittadino, sede storica delle lezioni della scuola. Si tratta di un corso propedeutico al curriculum tradizionale che intende offrire un’introduzione ad alcune discipline della teologia. Come ogni altra offerta, anche questo corso è aperto a tutti coloro che desiderano approfondire i contenuti della propria fede o confrontarsi con essi in maniera più sistematica e consapevole.

Con gli stessi obiettivi e con simili finalità si propone anche il corso online intitolato appunto “Assaggi di teologia”. Gli incontri online perdono, naturalmente, molto della loro efficacia rispetto al dialogo diretto in aula, tuttavia permettono di avvicinare anche coloro che, per vari motivi, hanno difficoltà a frequentare di persona le lezioni.

Oltre a questi, sono in preparazione anche corsi extra-curriculari, quali quelli della professoressa Edy Natali che aggiunge alla sua tradizionale “Introduzione alla Filosofia” anche un primo livello di Greco biblico per chi, partendo da zero, desidera provare a leggere direttamente parti del Vangelo originario. In arrivo anche un corso dal titolo “Bibbia e sessualità” tenuto dal prof. Giovanni Ibba, sulla scia di un suo recente libro (Con le ali si coprivano i piedi. La sessualità nella Bibbia e nella letteratura giudaica del Secondo Tempio, Firenze, Nerbini 2022). Ed infine, una menzione particolare per il Corso di approfondimento annuale “Sinodalità: vita e missione della Chiesa”, per partecipare e vivere in modo più consapevole i nostri tempi ecclesiali.

Accanto a queste novità la Scuola diocesana di Formazione teologica propone il classico percorso di formazione teologica rivolto a tutti, primariamente a quanti intendono approfondire la propria fede, soprattutto se impegnati nel diaconato, nei ministeri, nel catechismo, nell’attività pastorale. La scuola si rivolge, tuttavia, anche a coloro che desiderano semplicemente vivere la fede in maniera più consapevole, ragionata e aggiornata, per promuovere nelle comunità non solo l’agire cristiano, ma anche il pensare cristiano. I corsi sono aperti anche a coloro che sono incerti nella fede, che sono in ricerca o nel sentiero del dubbio, per un confronto aperto e sincero.

A breve, il calendario dettagliato dei programmi, con l’augurio di incontrarci numerosi per riprendere o iniziare il dialogo su argomenti che sostanziano la nostra fede e la nostra vita.

Info segreteria: giacomoponcini@alice.it; tel. 338363133, oppure scuolateologia@diocesipistoia.it.