Veglia di Pentecoste: l’invito del Vescovo ai sinodali

Quest’anno la Veglia si svolgerà nella chiesa di San Francesco sabato 27 maggio alle 21. Sono chiamati a partecipare soprattutto i padri e le madri sinodali e i fedeli del vicariato di città

Sabato 27 maggio alle 21 presso la Chiesa di San Francesco a Pistoia il vescovo Tardelli presiede la Veglia di Pentecoste. Un momento importante che si intreccia profondamente al cammino sinodale della Chiesa di Pistoia. Proprio in occasione della messa della Veglia dello scorso anno, ad inizio giugno 2022, venne infatti consegnata la Lettera Pastorale Convocati dallo Spirito che segnò, di fatto, l’inizio del lungo percorso di avvicinamento al Sinodo e fu il primo atto di formazione per moderatori e segretari per questo storico appuntamento della Chiesa di Pistoia.

Nell’ultimo incontro dei Circoli minori lo scorso 17 maggio il Vescovo ha ricordato il legame tra Pentecoste e Sinodo nel suo saluto in diretta streaming ai gruppi dei Circoli minori riuniti. «Guidati dallo Spirito – ha sottolineato Tardelli – entriamo dentro le esigenze del Vangelo di oggi, che la nostra comunità ci richiede e che cerchiamo di individuare insieme. Dobbiamo renderci conto delle nostre responsabilità nell’essere testimoni di quanto scritto nel Vangelo in questi tempi così complessi ».

«Continuiamo ad invocare lo Spirito Santo – ha aggiunto il Vescovo di Pistoia – continuiamo a pregarlo, continuiamo a chiedere la sua luce per guidare i nostri passi. Per questo è importante l’invito a vivere insieme, come sinodali ma più in generale come comunità, la Veglia di Pentecoste che si svolgerà nella chiesa di San Francesco il prossimo sabato per celebrare assieme l’Eucarestia, per chiamare a noi ancora una volta, tutti insieme, e con forza, la guida dello Spirito Santo per tracciare il nostro cammino».

«Invochiamo con fiducia la presenza dello Spirito – ha concluso Tardelli nel suo invito diretto ai sinodali, ma aprendo ed estendendo il suo appello a tutta la comunità pistoiese – perchè possa essere sempre on noi, facendolo trasparire anche nella stesura del documento che verrà poi presentato al termine di questa fase di confronto».

 




La Diocesi al lavoro sul testo base del Sinodo

Dopo la prima assemblea generale i sinodali, suddivisi in piccoli gruppi, si sono confrontati sulle tre proposizioni Buona la partecipazione, ottimi gli spunti.

 

Mercoledì 26 il Sinodo ha avviato gli incontri nei Circoli minori, cioè nelle assemblee divise per vicariati. I sinodali erano infatti ripartiti in cinque sedi: Capostrada per le parrocchie della montagna, la chiesa di San Francesco per la città, Casalguidi per la piana e il vicariato di Lamporecchio, Fornacelle per la zona di Montale, Montemurlo e Agliana, Poggio a Caiano per le parrocchie vicine, tra Prato e Firenze.

All’arrivo i sinodali sono stati divisi in gruppi di circa 10 persone, animate da un moderatore e chiamate a eleggere un segretario per verbalizzare i punti chiave della discussione. Il testo, consegnato al termine della serata o inviato a stretto giro alla segreteria del Sinodo, è stato riletto e approvato dai presenti.

Gli incontri si sono aperti con un momento di preghiera comune e di ascolto della Parola di Dio. Anche la discussione interna ai gruppi è stata accompagnata da un metodo di lavoro che ha favorito l’ascolto e garantito a tutti la possibilità di intervenire. Il lavoro è stato quindi dedicato all’esame dell’Instrumentum laboris, in particolare alle prime tre proposizioni: «Il tempo che stiamo vivendo. Il dopo pandemia: un’occasione per riscoprire l’essenziale della vita»; «L’attesa di relazioni umane significative »; «L’attesa di comunità fraterna e missionaria».

«La serata — racconta Valentina Brachi, presente nel gruppo di Fornacelle — ha visto una buona e attiva partecipazione da parte delle madri e dei padri sinodali. I gruppi hanno animato l’evento con numerose riflessioni e utili spunti. Mi ha colpito e mi ha fatto piacere che moltissimi avessero letto e analizzato con attenzione l’Instrumentum laboris. Come conseguenza è nata un’interessante riflessione sopra l’accessibilità linguistica e terminologica dello strumento stesso. ll testo finale — spiega Brachi — dovrebbe avere un linguaggio più chiaro e semplice in modo da poter essere rivolto a tutti, aperto anche agli ultimi e ai più lontani dalla Chiesa».

Gli incontri hanno visto un’ottima partecipazione e si sono svolti con serietà e attenzione. «Mi è sembrato — commenta Cristina Bianchi, del Centro Storico di Pistoia — che ci fosse un clima di grande disponibilità e voglia di lavorare. Mi è sembrato un buon inizio e sono stata piacevolmente sorpresa. La suddivisione in piccoli gruppi e il confronto frontale facilita la comunicazione e la condivisione delle impressioni che si sono ricevute ascoltando gli altri».

Anche a San Francesco i gruppi si sono confrontati con l’Instrumentum laboris: «il testo – racconta Bianchi – è molto essenziale. Ci rendiamo conto che certi aspetti, emersi dai gruppi sinodali, andranno senz’altro espressi meglio. Tra i temi discussi nel mio gruppo mi ha colpito molto il bisogno diffuso di consolazione. Condivido infatti la presenza di un senso di paura e incertezza che mette alla prova le famiglie. Accoglienza ed ascolto, in questo senso, mi sembrano davvero importanti. Nella discussione viene sempre spontaneo pensare alle soluzioni e restare sulle attese non è immediato. Però il confronto è sempre importante. Sono aperta a ricevere tanto e credo che il Sinodo a tutti noi darà tantissimo».

I prossimi appuntamenti

Ricordiamo che in questa prima Sessione del Sinodo i sinodali non sono chiamati alla individuazione delle proposte pastorali, ma delle attese. Il discernimento delle proposte pastorali sarà l’oggetto della secondo sessione del Sinodo in programma nel 2024.

I prossimi appuntamenti del Sinodo sono i seguenti: giovedì 4 maggio 2023 ore 21 (discussione sulle proposizioni IV-VI); mercoledì 17 maggio 2023, ore 19-22.30 (discussione sulle proposizioni VII-IX).

Venerdì 12 maggio nell’Aula liturgica di Valdibrana invece, sarà presente don Luigi Maria Epicoco per una relazione che ha per tema la Sinodalità.

Ugo Feraci




Francesco scrive al Vescovo Tardelli

La preghiera e la benedizione del Papa per il Sinodo diocesano: “Andate avanti con fiducia, gioia e coraggio”

“Vi assicuro la mia preghiera per il Sinodo diocesano. Andate avanti con fiducia, gioia e coraggio, lasciandovi condurre dallo Spirito Santo”. La preghiera che arriva in una missiva al Vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli, è la preghiera di Papa Francesco, che affida ad una lettera il suo messaggio per il Sinodo della Diocesi di Pistoia, apertosi lo scorso 25 marzo e che in queste settimane vede tutto il territorio diocesano impegnato nel cammino verso le attese di Vangelo.

“Con grande gioia e sorpresa – sottolinea il Vescovo di Pistoia, Monsignor Fausto Tardelli – abbiamo ricevuto questa lettera autografa di Papa Francesco, che ci augura di agire con forza e lungimiranza nei lavori di questo importante Sinodo. Con questo conforto del Santo Padre possiamo continuare con ulteriore gioia il cammino sinodale”.

“Desidero ringraziare te e la Comunità diocesana – scrive Papa Francesco rivolgendosi al Vescovo Tardelli – per la lettera del 19 marzo scorso e per le espressioni di filiale affetto e di vicinanza spirituale che mi avete manifestato”.

Un messaggio che il Santo Padre conclude con una benedizione ed una richiesta. “Invocando la protezione della Beata Vergine Maria – termina nella sua missiva Papa Francesco – di cuore benedico l’intera Comunità diocesana di Pistoia. Per favore, continuate a pregare per me!”.




Il testo base per i lavori del Sinodo

I temi chiave emersi dal lavoro nelle parrocchie raccolti nello strumento di lavoro che guiderà i prossimi passaggi del XX Sinodo diocesano

Con l’avvio liturgico del XX Sinodo della Chiesa di Pistoia, agli oltre 400 sinodali pistoiesi è stato consegnato “l’Instrumentum Laboris”, un breve testo che è il frutto dei contributi giunti dai gruppi sinodali che si sono incontrati nelle parrocchie nei mesi scorsi.

A cosa serve l’Instrumentum Laboris? L’instrumentum laboris è un testo di lavoro organizzato in “proposizionidivise per tema. Il testo è un punto di partenza per un ulteriore ascolto offerto ai sinodali che avranno la totale libertà di discuterlo, approvarlo, modificarlo o riscriverlo.

Quali sono i contenuti?

L’instrumentum laboris è fatto di ventitré proposizioni organizzate in nove capitoletti

  1. Il tempo che stiamo vivendo. Il dopo pandemia: un’occasione per riscoprire l’essenziale della vita
  2.  L’attesa di relazioni umane significative
  3. L’attesa di comunità fraterna e missionaria
  4. Le attese della donna: corresponsabilità
  5. Le attese dei giovani e degli anziani: ascolto, cura e intergenerazionalità
  6. Le attese dei migranti: accoglienza e integrazione
  7. Le attese di Vangelo e di nuovi cammini educativi
  8. Le attese di una Chiesa “nuova”
  9. Il bisogno di una memoria riconoscente.

Tra i contenuti più rilevanti segnaliamo il bisogno di fraternità e di comunità, il bisogno di ascolto e di vicinanza, e solitudini di giovani e anziani, la necessità di relazioni tra le persone, l’intergenerazionalità; la crescita delle ansie per la pandemia, per la guerra, per uno spirito di competitività ossessivo.

E per venire alle questioni più interne alla Chiesa, tra le molte, il ruolo dei laici e della donna, il bisogno di un linguaggio ecclesiale che interpreti il vissuto della gente, che sia comprensibile, che riesca ad accendere con il dono del Vangelo i cuori delle persone; la necessità di una revisione dei percorsi di annuncio della fede; il modo con cui si prendono le decisioni nella Chiesa; il ruolo dei presbiteri, le loro solitudini e difficoltà.

Come funziona il Sinodo?

Il Sinodo a cui partecipano i rappresentanti di tutta la realtà diocesana, presbiteri e laici, lavora in assemblea generale e in assemblee particolari, dette anche circoli minori.

Gli incontri dell’assemblea generale, che è la riunione di tutti i sinodali, si svolgeranno presso l’aula liturgica del Santuario di Valdibrana (Pistoia). Nelle assemblee generali oltre la preghiera e la presentazione delle «proposizioni» sinodali, ci sarà spazio per lo studio, l’approfondimento e gli interventi per le proposte di modifica parziale o totale dei testi.

Le assemblee particolari, dette anche «circoli minori» sono le assemblee di un numero più ristretto di sinodali, individuate su base geografica, che si riuniranno in cinque luoghi della Diocesi:

1) Pistoia (Chiesa di San Francesco): vicariati di Città, Suburbio est e Suburbio ovest;
2) Capostrada: vicariati di Montagna; Capostrada e Gello;
3) Casalguidi: vicariati di Casalguidi, Bottegone, Lamporecchio, Vinci;
4) Poggio a Caiano (Parrocchia di S. M. del Rosario): vicariati di Poggio-Carmignano, Quarrata, Vignole, Limite sull’Arno;
5) Fornacelle: vicariati di Agliana-Montale, Montemurlo.

Nei circoli minori ci si dividerà in gruppi di 10-15 persone per discutere e confrontarsi sulle proposizioni dell’instrumentum laboris. Il lavoro di ogni gruppo sarà mandato alla segreteria del Sinodo che sulla base delle osservazioni ricevute riscriverà le nuove proposizioni da sottoporre all’assemblea generale per l’approvazione, la modifica o la riscrittura delle medesime.

Come si concluderanno i lavori?

Conclusa la revisione delle proposizioni l’assemblea generale voterà il testo finale, il cosiddetto libro sinodale, che sarà consegnato al vescovo durante la celebrazione di chiusura della prima sessione del Sinodo prevista per sabato 24 giugno 2023.




L’apertura solenne del Sinodo Diocesano

Sabato 25 marzo la Celebrazione in Cattedrale con il Vescovo Tardelli e i Sinodali.

La cronaca di una serata memorabile con alcuni passaggi dell’omelia e della relazione del Vicario Generale don Cristiano D’Angelo

 

È l’ora di alzarsi: per la Chiesa di Pistoia si apre ufficialmente un nuovo capitolo, una tappa che chiede di fare i conti con la propria identità di Chiesa locale, radicata in una storia e in un territorio, ma dentro un “cambiamento d’epoca” che invita alla missione. «Con il Sinodo diocesano – ha infatti affermato il vescovo Tardelli nell’omelia – Dio ci dice di alzarci, di risorgere a vita nuova, di intraprendere con coraggio la vita nella testimonianza del suo amore».

In tanti si sono “alzati” e ritrovati insieme in occasione della Messa di Apertura di sabato 25 marzo: i quasi 400 sinodali, il Presbiterio quasi al completo, numerosi fedeli dalle parrocchie e dal mondo delle aggregazioni laicali, insieme alla presenza dei sindaci del territorio e di altre autorità civili e militari. Una celebrazione del respiro corale, con momenti di grande intensità.

La liturgia è avviata in Battistero, da dove – al canto delle litanie – si è snodato processionalmente il corteo formato dai sinodali e seguito dai presbiteri, i canonici e il Vescovo Tardelli. La Messa ha seguito la liturgia della V domenica di Quaresima con la proclamazione del Vangelo di Giovanni e l’episodio della Resurrezione di Lazzaro. A partire da quel brano e concentrandosi sul grido con cui Gesù richiama alla vita l’amico dal sepolcro, Monsignor Tardelli ha commentato: «Il grido di Gesù, carissimi amici e fratelli, questa sera è rivolto a ciascuno di noi e alla nostra Chiesa. Gesù ci vede bisognosi di salvezza. Bisognosi di uscire fuori dalle nostre paure e chiusure».

Il Sinodo – ha poi aggiunto – «è un dono d’amore innanzitutto perché ci riunisce insieme, noi così tante volte dispersi e frantumati; perchè ci fa essere un corpo solo che voi sinodali ben rappresentate, investiti stasera dal soffio dello Spirito, per vivere giorni indimenticabili di unità e di speranza»; «un dono d’amore» perché insegna ad essere una Chiesa «che cammina insieme e insieme testimonia l’amore del Signore»,  perché «invita a guardare avanti, verso gli altri, verso tutti gli uomini e le donne del nostro tempo e dei nostri territori, ai quali siamo inviati come debitori di amore e come testimoni che rispondono alle attese di Vangelo presenti nel cuore di tutti e della società».

Al centro del presbiterio un grande leggio su cui era aperto l’Evangeliario ha manifestato a tutti la centralità del Vangelo e il riferimento imprescindibile alla Parola di Dio. Al termine dell’Omelia del Vescovo i padri e le madri sinodali hanno pronunciato insieme la professione di fede che accompagna l’impegno di assumersi responsabilmente il proprio «ufficio di Sinodale» nell’adesione alle verità della Fede e al Magistero della Chiesa. Ognuno dei sinodali ha quindi firmato personalmente, toccando con una mano il libro dei Vangeli in segno di giuramento solenne, un grande foglio steso sull’altare. Uno dopo l’altro, in una lunga ma intensa processione, i sinodali hanno posto il proprio nome nella storia del XX Sinodo diocesano della Chiesa di Pistoia; per ultimo ha firmato il Vescovo Tardelli.

La Messa è quindi proseguita con la liturgia eucaristica. Al termine è intervenuto il Vicario Generale don Cristiano D’Angelo che ha rivolto al vescovo e ai presenti la sua Relazione in apertura del Sinodo.

«Perché facciamo un Sinodo?. Senza dubbio – ha affermato il Vicario Generale — perché il magistero di Papa Francesco ha rimesso al centro della Chiesa la questione della sinodalità». «Rimettere al centro della Chiesa la sinodalità – ha spiegato – è riaffermare il sacerdozio battesimale dei credenti, la realtà del popolo di Dio che, animato dallo Spirito, è tutto insieme chiamato a cercare di capire cosa ci chiede oggi Dio, a discernere quali sono “i segni dei tempi”, cioè le esperienze umane, gli eventi, fuori e dentro la Chiesa, attraverso i quali Egli ci parla e ci invita a conversione».

«Invitandoci a domandarci quali sono “le attese di Vangelo” di oggi, — ha spiegato don D’Angelo – il nostro vescovo Fausto ha voluto porci in uno stato di ascolto, invitarci all’attenzione, per riconoscere tra i bisogni e le attese del nostro tempo quelle che hanno bisogno della buona notizia dell’amore, della speranza della risurrezione, della giustizia, della pace, della fraternità, cioè di quelli che sono i valori evangelici e che noi crediamo essere un balsamo per l’animo, un lievito di bene per la società, un farmaco di giustizia per il mondo. Non è scontato questo invito. Si ricordino le parole del Signore: “Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12,56)».

Don Cristiano D’Angelo ha anche brevemente illustrato i prossimi passaggi del Sinodo e le principali tematiche contenute nell’Instrumentum laboris «emerse nel lavoro dei gruppi sinodali che saranno oggetto del Sinodo a partire dalla prima Assemblea generale di venerdì 14 Aprile a Valdibrana». «Nella seconda sessione del Sinodo, quella dell’anno prossimo, — ha spiegato — avremo modo di tradurre la fecondità dell’ascolto nel coraggio di nuove scelte pastorali»; «il frutto del Sinodo sarà offerto alla fine delle due sessioni sinodali al Vescovo per un ulteriore e decisivo discernimento evangelico che il Vescovo è chiamato ad operare in forza del carisma apostolico che gli è affidato, garanzia della evangelicità e cattolicità della Chiesa».

Prima della Benedizione finale tutti i sinodali hanno recitato insieme la preghiera “Adsumus”, la preghiera che i padri conciliari proclamavano ad ogni sessione del Concilio Vaticano II, che tradotta suona “siamo qui davanti”: un “eccoci” rivolto a Dio ma anche a tutta la Chiesa di Pistoia per invocare il dono dello Spirito all’aprirsi del cammino sinodale.

Ugo Feraci





«Pistoia, è tempo di alzarsi»

Un evento storico. Nella Cattedrale di San Zeno celebrata la solenne Messa di apertura.

«Con il Sinodo diocesano – afferma il vescovo Tardelli nell’omelia – Dio ci dice di alzarci, di risorgere a vita nuova, di intraprendere con coraggio la vita nella testimonianza del suo amore»

 

«“Lazzaro, vieni fuori!” Il grido a gran voce di Gesù squarcia le tenebre della morte e preannuncia la Pasqua».

Nell’omelia per l’apertura del Sinodo Diocesano il vescovo Tardelli ha richiamato a tutti il grido di Gesù all’amico Lazzaro. Un grido che idealmente, in quest’ora storica, possiamo sentire rivolto all’intera Chiesa diocesana.

«Il grido di Gesù, carissimi amici e fratelli, – ha affermato il vescovo – questa sera è rivolto a ciascuno di noi e alla nostra chiesa.

Gesù ci vede bisognosi di salvezza. Bisognosi di uscire fuori dalle nostre paure e chiusure. Con il sinodo Diocesano, ci dice di alzarci, di risorgere a vita nuova, di intraprendere con coraggio la vita nella testimonianza del suo amore».

Il Sinodo diocesano è un atto d’amore del Padre per la nostra Chiesa. Un atto d’amore di Dio Padre per mezzo del Figlio unigenito, mediante una speciale effusione dello Spirito Santo. E’ un dono d’amore innanzitutto perché ci riunisce insieme, noi così tante volte dispersi e frantumati; perchè ci fa essere un corpo solo che voi sinodali ben rappresentate, investiti stasera dal soffio dello Spirito, per vivere giorni indimenticabili di unità e di speranza; è un dono d’amore perché ci insegna ad essere una chiesa sinodale che cammina insieme e insieme testimonia l’amore del Signore. E’ un dono d’amore, inoltre, perché ci invita a guardare avanti, verso gli altri, verso tutti gli uomini e le donne del nostro tempo e dei nostri territori, ai quali siamo inviati come debitori di amore e come testimoni che rispondono alle attese di Vangelo presenti nel cuore di tutti e della società. Ma questo Sinodo è un dono d’amore di Dio anche per la nostra terra e per i suoi abitanti che possono incontrare una Chiesa rinnovata, amica e più disponibile al servizio del Vangelo e quindi risorsa importante per il bene stesso di tutti».

Monsignor Tardelli ha poi evidenziato il passaggio del Vangelo di Giovanni in cui Gesù piange sull’amico Lazzaro e sul dolore dei presenti. Un pianto di compassione, ma anche un pianto sul nostro peccato.

«Questa sera, allora, carissimi amici dobbiamo sapere che il Signore Gesù piange anche sulla nostra Chiesa, su di noi, perché ci vede spesso morti o feriti mortalmente. A lui sono noti tutti i nostri peccati; Egli conosce le nostre divisioni, le nostre faziosità, le gelosie, le invidie; conosce i nostri tradimenti, le inadempienze della nostra Chiesa; vede e conosce tutte le fragilità delle nostre parrocchie, la povertà della nostra fede, il nostro poco entusiasmo nell’annunciare il vangelo, la chiusura del cuore e della mente nei confronti dei fratelli e sorelle del mondo. Vede tutte le rughe della nostra Chiesa e piange. Il pianto sull’amico Lazzaro è stasera il pianto di Cristo anche su di noi, morti a causa delle nostre infedeltà. Ma è proprio per questo che Egli ci convoca in Sinodo: perchè riconosciamo i nostri mali, li confessiamo e per essere da Lui perdonati e riprendere il cammino in novità di vita. E celebrando il nostro sinodo, noi sentiamo le lacrime di Cristo scorrere su di noi, per farci pentire dei nostri peccati e purificarci, lavandoci dalle nostre sozzure».

Un’ultima considerazione ha toccato il tema dell’amicizia, che rimanda alle risorse, ai doni presenti nelle comunità e nelle diverse realtà diocesane.

«Sì, spesso siamo stati ingrati e peccatori. Ma ciò non toglie che dobbiamo riconoscere anche tutte le cose buone che ci sono in mezzo a noi, nelle nostre parrocchie, nelle nostre varie realtà, dono premuroso dello Spirito Santo. E un Sinodo si fa anche per rendere grazie a Dio di quanto Egli ha fatto per noi, perché Egli ci ha condotto e continua a soffiare nelle ali della nostra vita e della nostra Chiesa perchè siamo testimoni coraggiosi e fedeli del suo amore».

«E’ proprio in questa scia di bene e di doni – ha concluso il vescovo – che si inserisce il nostro Sinodo, tenerezza dello Spirito, consolazione del suo soffio vitale. Siamone riconoscenti e viviamo questo sinodo che iniziamo oggi e che chiuderemo, a Dio piacendo l’anno prossimo, con impegno ma soprattutto con gratitudine. Ne usciremo una Chiesa più sinodale, che cammina insieme e che, insieme, si fa attenta alle attese, alle gioie e alle angosce, alle sofferenze e alle speranze delle persone in mezzo alle quali vive».

In occasione della celebrazione di apertura il vescovo ha consegnato ai padri e alle madri sinodali presenti l’instrumentum laboris, lo strumento di lavoro che servirà da testo base per i dibattimenti. Il frutto dei tanti momenti di incontro e ascolto svolti nelle parrocchie e nelle diverse realtà diocesane.

«Nell’ampia consultazione che ha preceduto questa prima sessione del Sinodo diocesano e che in parte ha trovato sintesi nello Strumento di Lavoro che oggi vi viene messo tra le mani come base del lavoro sinodale, sono emersi alcuni bisogni, alcune attese, alcune importanti aspettative dentro il cuore delle persone. Riconosciamo in tutto questo la voce dello Spirito. Attraverso i lavori sinodali questa voce si farà più chiara e capiremo ciò che lo Spirito dice alla nostra Chiesa, quelle che sono le sfide principali da affrontare per essere Chiesa fra la gente, ospedale da campo, tenda della fraternità che fa respirare già fin d’ora pezzi di cielo».

(foto di Ilaria Giusti)




Sinodo Diocesano: materiali e appuntamenti

Incontro di preparazione e sussidio di preghiera per le parrocchie

Il Sinodo diocesano è ormai alle porte. Per viverlo al meglio la Diocesi propone alcuni momenti di preparazione.

Il primo riguarda la formazione dei padri e delle madri sinodali che parteciperanno ai momenti assembleari. Per conoscere il Regolamento, le modalità di voto, avere più chiaro l’intento e il modo di procedere del Sinodo diocesano sono tutti convocati nell’Aula liturgica di Valdibrana martedì 14 marzo alle 18 per un incontro di formazione con il Vescovo Fausto Tardelli. Si raccomanda la presenza.

Il secondo momento riguarda tutte le comunità parrocchiali e ecclesiali perchè vedrà la preghiera di benedizione sui sinodali eletti dalle diverse comunità della Diocesi. Domenica 19 marzo, è infatti prevista la benedizione e il mandato ai convocati al Sinodo nella parrocchie. Il momento di preghiera è suggerito per la Messa con maggior frequenza di fedeli.

Lunedì 20 marzo il vescovo invita tutta la diocesi a organizzare veglie e momenti di preghiera per il Sinodo Diocesano.

Indicazioni e preghiere per il Sinodo (preghiere dei fedeli, preghiere per la liturgia delle ore, preghiera del Sinodo, etc..) sono raccolte nel sussidio preparato dall’Ufficio liturgico diocesano e qui scaricabile online (pdf).

Nel sussidio è segnalato anche l’inno del Sinodo diocesano “Chiesa del risorto” di Marco Frisina che tutte le comunità sono chiamate a imparare.

 




Al via il Sinodo Diocesano. I documenti ufficiali

Giovedì 2 febbraio è stata resa nota alla Diocesi la Bolla di indizione. Pubblicato anche il Regolamento del Sinodo

Giovedì 2 febbraio, in occasione della Messa per la Festa della Presentazione al Tempio e della Celebrazione della Giornata della Vita Consacrata, Mons. Fausto Tardelli ha ufficialmente proclamato l’indizione del XX Sinodo diocesano, il primo dopo il Concilio Vaticano II.

Il Sinodo diocesano si svolgerà in due sessioni, una prima nel 2023, l’altra nel 2024. La prima sessione sarà dedicata a discernere le attese di Vangelo presenti nel cuore delle persone e nella società, quindi dedicato all’ascolto; la seconda fase avrà l’obiettivo di individuare le risposte e i cambiamenti che lo Spirito Santo ci sollecita a dare alle attese individuate.

«Vogliamo metterci in ascolto — si legge nella Bolla di indizione — di quello che lo Spirito Santo dice alla nostra chiesa in questo contesto sociale locale e del mondo. Vogliamo cogliere – come ci ha insegnato il Concilio nella Gaudium et spes – “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” che sono prima di tutto dentro di noi come uomini e donne del mondo e insieme nel cuore dei fratelli e delle sorelle – dei poveri soprattutto – che ci stanno accanto. Sospinti dallo Spirito, si tratta di assumere lo sguardo di Gesù sull’umanità, come ci viene riferito nel Vangelo, quando guardando la folla che lo seguiva, ne ebbe compassione perché erano come pecore che non hanno pastore (Mc 6,30-34).
Così facendo comprenderemo ciò che il Signore ci va dicendo; comprenderemo ancora meglio il suo amore per noi, restandone stupiti e sorpresi; vedremo che cosa dobbiamo cambiare nella nostra vita personale e nella nostra chiesa, nelle nostre comunità; troveremo il modo di rispondere alle attese di Vangelo che sono in noi, negli altri e nella società».

L’apertura del Sinodo è prevista per la Festa dell’Annunciazione della Vergine Maria sabato 25 marzo con una celebrazione liturgica, mentre la fase assembleare, che prevede la partecipazione di centinaia di padri e madri sinodali, avrà luogo nel tempo pasquale.

Di seguito pubblichiamo la Bolla di indizione del Sinodo Diocesano e il Regolamento del Sinodo.

 

Bolla di indizione del Sinodo

Regolamento del Sinodo Diocesano

Decreto con la promulgazione del Regolamento del Sinodo Diocesano

Pistoia, 03 febbraio 2023




Il 2 febbraio l’indizione del Sinodo Diocesano

Un importante passaggio di avvicinamento al Sinodo della Diocesi di Pistoia per il 2023

 

Con una comunicazione inviata a tutte le realtà diocesane, il Vescovo di Pistoia Mons. Fausto Tardelli, ha annunciato due momenti cruciali nell’avvicinamento al primo Sinodo diocesano pistoiese dopo oltre 85 anni. Un evento storico per la Chiesa locale che intende promuovere una nuova sensibilità di ascolto e coinvolgimento delle comunità e del territorio.

«Con grande gioia comunico alla Chiesa pistoiese la prossima indizione del 20° Sinodo diocesano. Dopo aver iniziato la sua preparazione, e mentre ancora la stiamo completando, è giunto il momento della sua celebrazione. Il prossimo 2 febbraio, festa della Presentazione al tempio del Signore Gesù, procederò all’indizione del Sinodo della Chiesa pistoiese, il primo dopo il Concilio Vaticano II e il primo dopo l’ultimo indetto dal mio predecessore Mons. Giuseppe Debernardi nel 1936».

Il Vescovo aveva reso noto l’avvio del cammino sinodale diocesano lo scorso anno, quando, nella Veglia di Pentecoste del 4 giugno celebrata in Piazza del Duomo, fu ufficialmente aperto dalla preghiera comune l’inizio di un tempo di ascolto e consultazione nelle parrocchie. Oggi, al termine di questa prima fase, grazie alla quale verrà preparato lo strumento di lavoro (Instrumentum laboris) per i “padri e le madri” sinodali, il Vescovo è chiamato a convocare formalmente il Sinodo con un decreto ufficiale di indizione.

L’indizione avverrà solennemente alle ore 12 nella chiesa di Santa Chiara del Seminario vescovile per tutto il clero, e nel pomeriggio alle 18 nella Cattedrale di San Zeno, per la cittadinanza tutta, in occasione della celebrazione liturgica della Presentazione al tempio del Signore e della Giornata della vita consacrata.

Sabato 4 pomeriggio e domenica 5 febbraio in tutte le parrocchie verrà letto il decreto di indizione del Sinodo diocesano. Il Sinodo vedrà il suo solenne ed ufficiale inizio liturgico il 25 marzo prossimo, solennità dell’Annunciazione del Signore, e si svolgerà poi con le assemblee sinodali nel tempo dopo Pasqua.




La Chiesa di Pistoia in uscita per incontrare i lontani

Dalla Segreteria del Sinodo diocesano idee e suggerimenti per aprirsi a quanti non frequentano

Il cammino del Sinodo è aperto a tutti. La Diocesi, su indicazione del vescovo Tardelli intende promuovere occasioni di ascolto anche per quanti non frequentano abitualmente parrocchie e realtà associative. In questi giorni una nota a cura della Segreteria del Sinodo diocesano ha tracciato un piccolo “Vademecum” per l’ascolto dei “lontani. «Per un vero percorso di ascolto del “popolo di Dio”, quale deve essere quello sinodale, è significativo — si legge nel testo — l’ascolto di coloro che definiamo i “lontani”, ma che, proprio in virtù del Battesimo, sono anch’essi parte della comunità ecclesiale».

Nella sua ultima lettera pastorale (Alla ricerca della gioia del Vangelo) il vescovo Tardelli aveva invitato la Diocesi a percorrere con decisione e creatività questa pista di ascolto: «Vogliamo ascoltare i bisogni e le attese delle persone che sono fuori dal tessuto ecclesiale; le loro paure, le loro angosce, le loro speranze e delusioni. Questo è l’ascolto che dobbiamo cercare di fare. Sapendo che oggi raramente si trova chi si mette con attenzione ad ascoltare gli altri». 

«Riuscire ad “ascoltare” i lontani – precisa la nota della Segreteria del Sinodo -, dovrà essere un obiettivo da privilegiare nell’insieme del “lavoro” sinodale: per raggiungerlo si potrà partire costituendo in ogni vicariato un gruppo operativo vicariale fra i Parroci, gli animatori e i segretari dei gruppi sinodali dei gruppi sinodali». 

La nota segnala anche alcune “premesse fondamentali”, come la consapevolezza di dover mettersi «in uscita» e aprire al «contatto persona», «costituire piccoli gruppi, diffusi sul territorio». «Presupposto fondamentale dovrebbe essere quello di attivare la “dinamica del noi”, cioè usare le diversità non come limiti ma come risorse nell’obiettivo del bene comune nel quale da prospettive e posizioni diverse (scuola, politica, volontariato, cittadinanza) ci riconosciamo». 

Per partire sarà indispensabile guardarsi intorno, individuando, ad esempio, «le attività di volontariato, quelle sportive, politiche, culturali, ricreative, scolastiche presenti sul territorio parrocchiale». Forse non sarà necessario guardare neppure troppo lontano, ma partire da quanti stanno «sulla soglia della parrocchia», spesso i genitori che arrivano in parrocchia per la celebrazione di un sacramento ma non vivono, di fatto, la vita ordinaria della comunità di fede. Sarà poi necessario individuare i tempi e i luoghi più opportuni per l’incontro e l’ascolto, nel desiderio di far «capire che la storia di ognuno ci preme, ci interessa che vogliamo riaprire un confronto, che vogliamo cercare un dialogo con quanti si sentono esclusi dalla comunità credente». 

Infine l’ascolto dei lontani chiede una profonda motivazione personale: «Gli operatori parrocchiali che si attiveranno per svolgere questa che è una vera e propria missione, dovranno essere ben motivati e dovranno fare un vero e proprio “lavoro” su sé stessi, dovranno infatti riapprofondire le proprie motivazioni, muoversi con atteggiamenti appropriati e avere ben chiaro perché si va in strada». 

Occorre però evitare un rischio: trasformare cioè l’oggetto degli incontri in una sorta di “sondaggio” o “indice di gradimento” sulla Chiesa. «Il tema dei primi incontri non dovrà essere “cosa ne pensi della Chiesa o che cosa la Chiesa dovrebbe fare” ma l’attenzione alla persona, al gruppo in cui è inserita, perché le differenze che ci racconteranno non saranno limiti, ma spazi di incontro da coltivare.

Tutto questo potrebbe suscitare la curiosità o l’interesse da parte delle persone a partecipare attivamente in un gruppo sinodale, oppure lasciare la traccia di una Chiesa in uscita che va ed interroga con gentilezza perché è interessata alla comunità, oppure semplicemente un tentativo che meritava di essere fatto nella speranza che non tutti i semi producono frutti nelle stessa stagione».

Ugo Feraci