Indicazioni del vescovo per vivere la Quaresima

I suggerimenti per camminare insieme verso la solennità di Pasqua

Con l’inizio del tempo di Quaresima il vescovo Tardelli ha segnalato alla Diocesi alcune indicazioni per vivere con intensità questo tempo forte dell’anno liturgico e prepararsi in modo adeguato alle feste pasquali. Un tempo di grazia che sarà reso ancora più speciale dall’apertura del Sinodo diocesano il prossimo 25 marzo.

Il Sinodo ci invita a ricordare che siamo “Sospinti dallo Spirito per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”: un impegno che richiede una partecipazione corale da parte di tutta quanta la Chiesa locale in tutte le sue articolazioni. Per questa ragione il vescovo Tardelli invita tutti, in primo luogo, ad «ascoltare, meditare e pregare attentamente le letture della parola di Dio che ogni domenica ci vengono proposte», ma anche a «leggere e riflettere sul messaggio di Papa Francesco per la Quaresima dal titolo “Ascesi quaresimale, itinerario sinodale”».

Uno sguardo particolare è rivolto alla guerra in Ucraina ad un anno dall’inizio dei combattimenti. Il vescovo pertanto, invita a «pregare personalmente e organizzare in parrocchia veglie comunitarie per la pace in Ucraina e nel mondo».

Il cammino Quaresimale ricorda a tutti, accanto alla priorità della preghiera, il precetto del digiuno e dell’astinenza. In tal senso il vescovo raccomanda di «adottare qualche forma di penitenza personale ogni venerdì di Quaresima, non solo alimentare. Per le persone in salute, non anziane o non troppo giovani, nel giorno di venerdì si è invitati a non mangiare carne e cibi costosi, accontentandosi di pasti di magro, frugali e semplici. Sempre le stesse persone sono invitate il venerdì santo a digiunare, cioè a consumare un solo pasto frugale nella giornata».

Preghiera e digiuno si accompagnano alla carità. Per questo il vescovo richiama tutti a «compiere gesti di carità verso il prossimo, seguendo le indicazioni classiche delle sette opere di misericordia corporali e delle sette opere di misericordia spirituali», ma anche a «contribuire economicamente alle opere missionarie, in particolare ad una borsa di studio per un sacerdote brasiliano, della Diocesi di Balsas, dove è stato vescovo il nostro concittadino Mons. Rino Carlesi e dove ha svolto il suo servizio missionario per molti anni la nostra Nadia Vettori».

Mons. Tardelli chiede inoltre di «aggiungere a tutte le preghiere dei fedeli delle Messe dei sabati sera e domeniche della Quaresima due intenzioni: una per la fine della guerra, l’altra per il Sinodo. Al termine di ogni celebrazione eucaristica, dei sabati e delle domeniche di Quaresima, dopo il postcommunio — conclude il vescovo — si reciti tutti insieme la preghiera per il Sinodo Diocesano».




Il messaggio di Natale del Vescovo Tardelli

Nelle parole di Monsignor Tardelli un invito alla riscoperta dalla gioia

Sono belle le feste di Natale. C’è chi brontola e si arrabbia, chi le critica ed è scontento. Si può dire tutto il male che si vuole delle luci, degli addobbi, degli auguri che sanno di ipocrisia. Però, nel fondo di noi stessi, le feste di Natale ci piacciono, non ci lasciano indifferenti. E il motivo è molto semplice: il buon Dio ci ha fatto per la gioia, per la felicità, per lo star bene insieme, per volerci bene, per la vitalità della vita. E le feste di Natale, almeno per un attimo, ci rivelano questa nostra vocazione profonda, radicata in tutte le fibre del nostro essere. Solo che poi, basta un attimo e il nostro io presuntuoso e superbo riprende il sopravvento; la paura di essere defraudati di qualcosa ci rende ostili, il dio denaro che ci permette di fare ciò che si vuole in realtà ci fa schiavi e odiosi. La società diventa allora una giungla ed è la guerra di tutti contro tutti.

Perché non sia questo il destino del mondo, nacque un bambino tanti secoli fa a Betlemme di Giudea che per i cristiani è Dio stesso venuto a restituirci la gioia di vivere. Anche per chi non crede, celebrare la nascita di un bambino è un inno alla vita e un invito a stringersi insieme per accogliere chi ha bisogno di tutto.

Ecco allora il mio messaggio per il Natale: viviamo intensamente e con entusiasmo la festa, tutti, condividendo la gioia; ma facciamo in modo di costruirla ogni giorno questa festa che sia il trionfo della vita nell’amore donato e ricevuto.

Fausto Tardelli, vescovo

 

(foto di Mariangela Montanari)




Un cammino di libertà con Mansueto Bianchi

Venerdì 4 novembre in Cattedrale a Pistoia alle 17 la presentazione del volume “Testimoni di libertà. Il cammino dell’Esodo”: una nuova pubblicazione per rivivere le catechesi proposte ai giovani dal vescovo Bianchi. Alle 18 la messa in suffragio presieduta dal vescovo Fausto Tardelli.

 

PISTOIA 29/10/2022. Il prossimo 4 novembre la Chiesa di Pistoia ricorda il vescovo Mansueto Bianchi nel giorno del suo compleanno. Quest’anno la ricorrenza è accompagnata dal dono di una nuova pubblicazione che raccoglie la trascrizione delle sue catechesi ai giovani sul libro dell’Esodo. Il volume, intitolato “Testimoni di libertà. Il cammino dell’Esodo”, è l’ultimo volume di una “trilogia” che ripropone le parole pronunciate dal vescovo Bianchi in occasioni dei cicli della “Scuola della Parola”, una serie di incontri organizzata dall’ufficio per la pastorale giovanile della diocesi di Pistoia in cui il vescovo Bianchi guidava i giovani a cogliere la bellezza e la profondità della Parola di Dio.

Ancora una volta questo terzo volume offre la possibilità di confrontarsi direttamente con le parole del vescovo Bianchi e di ritrovare la freschezza di quella esperienza. Il testo, che  riporta fedelmente le catechesi pronunciate per l’edizione della Scuola della Parola dell’anno pastorale 2009/2010 dedicate al libro dell’Esodo, permette di cogliere pienamente il suo talento di esegeta, capace di parlare a tutti e far sentire attualissime anche le parole dell’Antico Testamento. «Il libro dell’Esodo — spiegava il vescovo Mansueto nella prima catechesi — è tutto raccolto attorno ad una parola sola che non è soltanto una parola, diventa un grido. Questa parola-grido è: libertà (…). Questo libro dell’Esodo libererà la nostra categoria di libertà da tanti aspetti, abbagli e caricature della libertà stessa. Un libro che ci aiuterà a diventare liberi».

«Spero — scrive il vescovo Fausto Tardelli nella prefazione — che la lettura di queste pagine risuoni forte nel cuore di chi, da giovane, le ascoltò, ma infiammi anche il cuore di tutti gli altri lettori attingendo ad una genuina fonte di acqua fresca e ristoratrice».

Venerdì 4, la presentazione avrà luogo in Cattedrale alle 17 e sarà poi seguita dalla celebrazione della Messa in suffragio presieduta dal vescovo Fausto Tardelli. Per l’occasione sarà possibile acquistare “Testimoni di libertà”, poi in vendita presso la libreria San Jacopo di Pistoia (via Puccini, 34).

Il volume si aggiunge alle altre due pubblicazioni dedicate alle trascrizioni della Scuola della Parola: segue infatti quelle dedicate al Vangelo di Matteo pronunciate nell’anno pastorale 2010/2011 (Matteo la storia di uno sguardo, Ed. San Jacopo, Pistoia 2019), e quelle su Giovanni risalenti al 2008/2009 (Volti incontro a Gesù. Il Vangelo di Giovanni, Ed. San Jacopo, Pistoia 2020).

Mons. Mansueto Bianchi era nato a Santa Maria in Colle (Lucca) nel 1949. Ordinato presbitero il 29 giugno 1974, ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la licenza in teologia biblica. È stato vicedirettore del Seminario di Lucca e insegnante in Sacra Scrittura, assistente diocesano unitario di Azione cattolica, delegato per l’apostolato dei laici e direttore dello studio teologico interdiocesano.

Eletto alla sede vescovile di Volterra il 18 marzo 2000, viene ordinato vescovo il 3 maggio 2000, per poi essere trasferito a Pistoia il 4 novembre 2006. Papa Francesco lo nomina Assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana il 5 Aprile 2014. È morto a Roma il 3 agosto 2016.

Mansueto Bianchi, Testimoni di libertà. Il Cammino dell’Esodo, Edizioni San Jacopo, Pistoia 2022, pp. 202, euro 7.

 




Alla ricerca della gioia del Vangelo

La lettera del vescovo per l’anno pastorale 2022/2023

Tardelli: «Ecco perché siamo in viaggio per il Sinodo diocesano. Non per fare discorsi o perdere tempo, ma per ritrovare l’Evangelii gaudium, cioè la gioia che ci renda testimoni di speranza»

 

Il Vescovo Tardelli consegna alla Diocesi la sua nuova lettera pastorale intitolata “Alla ricerca della gioia del Vangelo”. Il riferimento evidente, pur nella traduzione italiana, è al documento programmatico di papa Francesco, l’Evangelii gaudium, dove sono espressi i punti chiavi del pontificato: dall’esigenza di riscoprirsi =Chiesa missionaria evangelizzatrice, naturalmente “in uscita”, alla “gioia evangelizzatrice”, al “non lasciamoci rubare la speranza!”.

Ritrovare la gioia del Vangelo, ricorda il vescovo Tardelli, è la finalità stessa del sinodo diocesano che la Chiesa di Pistoia sta elaborando attraverso il lavoro nelle parrocchie. «Ecco perché, carissimi, — scrive il vescovo Tardelli —siamo in viaggio per il Sinodo diocesano. Non per fare discorsi o perdere tempo ma per ritrovare l’Evangelii gaudium, cioè la gioia del Vangelo, che ci coinvolga pienamente e ci renda umili testimoni e messaggeri di speranza. Vogliamo metterci in ascolto di quello che lo Spirito Santo dice alla nostra Chiesa in questo contesto sociale locale e del mondo.

Vogliamo cogliere – come ci ha insegnato il concilio nella Gaudium et spes – «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce » che sono prima di tutto dentro di noi come uomini e donne del mondo e insieme nel cuore dei fratelli e delle sorelle – dei poveri soprattutto – che ci stanno accanto, di questa nostra umanità, del mondo intero. Si tratta di assumere lo sguardo di Gesù sull’umanità, come ci viene riferito nel vangelo, quando guardando la folla che lo seguiva, ne ebbe compassione perché erano come pecore che non hanno pastore (Mc 6,30-34)».

L a lettera del vescovo Tardelli si articola in 5 punti: il primo propone una lettura del momento presente, il secondo esprime le finalità del Sinodo, sottolineando l’esigenza di recuperare la gioia del Vangelo e la natura missionaria della Chiesa. Negli altri il vescovo indica tre aspetti su cui insistere come Chiesa locale:

1. la necessità di sentirsi una “cosa sola”, una sola famiglia;

2. l’invito alla preghiera e a riscoprirne la forza;

3. l’importanza dell’ascolto attraverso la creazione di gruppi sinodali ed esperienze di ascolto dei “lontani”.

La lettera è disponibile sul sito diocesano e alla libreria San Jacopo di Pistoia (via Puccini, 34 – orario: mar-ven 9-13; 16-19.30; sab 9-13).




«Una missione urgente»: il messaggio del Vescovo per il mondo della Scuola

Il vescovo Tardelli rivolge un messaggio di saluto e augurio al mondo scolastico

«Non è il momento della mediocrità. Ora più che mai occorre credere alla funzione educativa della scuola. Direi che, proprio in questo tempo, serve l’impegno generoso di tutti».

 

PISTOIA 13/09/2022 – All’inizio del nuovo anno scolastico vorrei far arrivare a tutte le componenti della scuola il mio saluto e il mio augurio.

Prima di tutto a voi ragazzi, dai più piccini ai più grandi: avete tra le vostre mani un tempo prezioso e speciale che non tornerà più. Vorrei che non vi fermaste al “ci devo andare” ma che l’entrare in classe fosse carico di belle aspettative: amici, incontri, saperi, occasioni di futuro. Impegnatevi, datevi da fare, nella convinzione che state costruendo la vostra vita e che l’esperienza scolastica resterà comunque importante nella vostra vita. Non cercate scorciatoie e scuse. Non perdete le occasioni di crescita. Non schivate l’impegno. Ci si forma anche superando le difficoltà. Si gioisce nel raggiungere i risultati con le proprie forze.

Poi il mio saluto e augurio va a tutti i docenti di ogni ordine e grado e vuole avere le caratteristiche di un incoraggiamento. Non è mai abbastanza il sostegno che tutta la comunità civile dovrebbe assicurarvi sotto tutti gli aspetti e il vostro lavoro dovrebbe avere un riconoscimento speciale perché siete determinanti per la maturazione di giovani uomini. Non è solo un lavoro l’essere insegnanti: in-segnare infatti significa lasciare un segno che possa essere assieme ago di una bussola che orienta, e traccia di bene che resta nell’animo. Ogni giorno, ogni scelta sta assieme nel passato e nel futuro degli alunni. Non può mancare in questo momento un saluto affettuoso e riconoscente a voi, insegnanti di religione cattolica che portate avanti il vostro servizio con dedizione, competenza e responsabilità.

Penso poi ai voi, cari genitori, primi responsabili della educazione dei vostri figli. Nella scuola voi trovate un aiuto al vostro compito, non un ostacolo. Voi portate a scuola i vostri figli per garantirgli un futuro, perché possano ricevere una formazione integrale, solida e approfondita. Vi attendete giustamente una scuola all’altezza della sua missione ma perché questa attesa si compia occorre un’alleanza positiva e costruttiva tra genitori, insegnanti e alunni, come un’attenzione concreta da parte del parlamento e dei governi.

Voglio salutare in questo momento anche il personale della scuola che ogni mattina dà il proprio contributo ad un futuro migliore: un banco sistemato, un ambiente decoroso, una pratica snellita, un laboratorio attrezzato saranno parte del futuro degli uomini e delle donne di domani. Si fonderanno nei loro ricordi. Orienteranno scelte ed orizzonti.

Infine un augurio grande ai dirigenti scolastici: un lavoro difficile che richiede tanta competenza, tanta pazienza e disponibilità al servizio. A voi il compito certamente non facile ma importantissimo di contribuire a costruire un ambiente educativo e formativo, in un clima di gratitudine e di rispetto nei confronti degli sforzi di ciascuno, quando sono orientati al bene.

Oltre al saluto e ai miei auguri, vorrei invitare tutti quanti a guardare alla scuola come a una grande opportunità per costruire un mondo migliore di quello che, purtroppo, in questo tempo stiamo conoscendo. La situazione generale potrebbe davvero portarci allo scoramento. Ma ora più che mai occorre credere alla funzione educativa della scuola. Direi che, proprio in questo tempo, ci vuole l’impegno generoso di tutti, richiamando dal profondo dell’animo i valori più alti, le motivazioni più nobili, i sogni più arditi. Non è il momento della mediocrità! E un rischio non va trascurato: quello di una scuola che rilascia titoli ma non forma. A pagare per primi il prezzo di una scuola poco o meno capace di attrezzare alle sfide vere del futuro sarebbero coloro per i quali esso non è garantito, cioè i più deboli e i più fragili, esposti così rischi e incertezze crescenti e a volte definitivi. Sarebbe comunque un fallimento per tutti

Credo allora che un modo giusto di iniziare il nuovo anno scolastico – e così termino il mio messaggio – sia quello di farci una domanda solo apparentemente banale: perché si va a scuola? In altri termini, qual è lo scopo che porta studenti e docenti ad entrare in classe ogni mattina e i genitori ad accompagnare i propri figli? Una domanda densa la cui risposta potrebbe ridonarci quello slancio e quell’entusiasmo che è indispensabile per vivere appieno l’avventura bella della scuola.

+ Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia




Zuppi: «Il santo patrono ci aiuta ad alzare lo sguardo al Cielo»

Nell’omelia della Solennità di San Jacopo il cardinale Matteo Maria Zuppi invita a guardare il Cielo, a farsi pellegrini, per scoprire il senso dell’esistenza nella sequela di Gesù

 

«Per guardare bene sulla terra bisogna guardare il Cielo». È l’invito con cui il Cardinale Matteo Maria Zuppi ha aperto l’omelia per la solennità di San Jacopo. «In genere – ha spiegato il Cardinale – chi guarda il Cielo impara a guardare negli occhi anche la vita, chi guarda il Cielo punta gli occhi sulla terra».

Il cardinale va dritto al punto, catturando l’attenzione di tutti i presenti in Cattedrale con il suo tono affabile e diretto, nel giorno in cui la città e la chiesa di Pistoia sperimentano «la gioia dell’appartenenza, di fare parte di una comunità. Il santo patrono – commenta Zuppi – ci aiuta a ricordarci che facciamo parte di una comunità e ci aiuta ad alzare lo sguardo».

Poi si sofferma sulle difficoltà del tempo presente: «Oggi l’orizzonte è pieno di preoccupazione e di “rovine”. Ci sono tante rovine, ma nell’esperienza cristiana rappresentano un’occasione per rialzare lo sguardo, per fare un nostro piccolo Pnrr. In questi anni di pandemia abbiamo sperimentato la forza del male», una costatazione che però non può lasciarci prigionieri del pessimismo. «Per noi – ha commentato il cardinale – la speranza non è un’illusione per andare un po’ avanti, crediamo che le tenebre possano essere sconfitte, c’è una lotta. Non per dei principii, ma nell’essere cristiani»; non siamo chiamati, ha aggiunto, a sentirci «condottieri di un mondo cristiano immaginario» ma «pellegrini».

Purchè rifuggiamo, però, la tentazione di avere tutto calcolato e pianificato: «non possiamo fare come Furio» appunta il cardinale, ricordando Bianco, Rosso e Verdone: «il viaggio è anche un’avventura, così scopriamo il senso del nostro essere al mondo. E lo scopriamo insieme». Nel cammino l’uomo scopre pure se stesso: «Solo per strada i ruoli si vedono per davvero; per strada uno si vede per quello che è. Ci riscopriamo poco alla volta, non condizioniamo il dialogo, incontriamo chi incontriamo e comprendiamo chi siamo senza maschera».
Prendendo spunto dal Vangelo della memoria liturgica il cardinale domandava: «Chi è davvero grande? Grande non è chi possiede, grande non è chi può fare a meno degli altri, grande non è chi non può fare a meno degli altri. Grande è chi ama. Grande è soltanto chi serve, chi vuole bene, gratuitamente, liberamente, da ogni condizionamento. Questo è davvero essere grandi».

«Nelle difficoltà di questi tempi duri che chiedono cristiani veri e che rivelano il tono della nostra fede e la necessità di tornare a guardare le stelle nell’oscurità – conclude il cardinale -, San Giacomo e il suo cammino ci aiutano a pensarci insieme a non lasciare insieme nessuno, a cercare chi si perde, senza interrogarci perchè gli è successo, ad aspettare con pazienza e con impazienza come il padre della parabola che non vede l’ora di riabbracciare suo figlio, di aiutare a camminare chi non ce la fa più, di ricordarci che non camminiamo verso il nulla, ma verso la pienezza della vita, e che la possiamo anticipare già oggi nel nostro amarci, dietro Gesù pellegrino, via verità e vita, perchè anche noi impariamo il senso della nostra vita e la sua gioia donando tutto per amore, solo per amore».

 




Veglia del 4 giugno 2021 – notifica alla Diocesi

Fausto Tardelli
Per grazia di Dio e designazione della sede apostolica
Vescovo di Pistoia

Notifica alla diocesi

che sabato 4 giugno prossimo, alle ore 21, nella piazza del Duomo di Pistoia tutta la Chiesa diocesana è convocata in Assemblea Eucaristica. Come gli apostoli e i discepoli insieme a Maria, attendevano in preghiera il dono dello Spirito che li avrebbe fortificati per la missione loro affidata da Gesù, così noi, Chiesa di Pistoia, ci riuniamo per invocare insieme lo Spirito Santo che ci illumini, ci guidi e ci sostenga per diventare sempre di più una chiesa unita, attenta alle attese di vangelo presenti negli uomini e nelle donne dei nostri territori e protesa alla testimonianza e alla missione apostolica. Nello stesso tempo, con questa convocazione diamo ufficialmente inizio al Sinodo diocesano, il primo dopo il concilio Vaticano II e dopo l’ultimo Sinodo diocesano celebrano nel 1937 dal mio predecessore Mons. Giuseppe Debernardi.

Ricordo qui che il Sinodo diocesano è «l’assemblea di sacerdoti e di altri fedeli della Chiesa particolare, scelti per prestare aiuto al Vescovo diocesano in ordine al bene di tutta la comunità diocesana» (Can 460 del CIC). Per la celebrazione di questo Sinodo diocesano che ha come tema il versetto del libro dell’Apocalisse che dice «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,7), nei mesi prossimi ci dovremo preparare nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio e con un’ampia consultazione che coinvolga al massimo l’intero Popolo di Dio ma possibilmente anche il mondo non ecclesiale.

Intanto, nel settenario che precede questa Pentecoste, ogni parrocchia e Vicariato è chiamato a vivere l’evento del 4 giugno prossimo, offrendo occasioni di preghiera e di riflessione, con la celebrazione eucaristica feriale dove possibile e chiedendo con insistenza il dono dello Spirito Santo.

Invoco su tutti noi la potente intercessione di Maria SS.ma, ricordata particolarmente da noi come Madonna dell’umiltà e Madonna delle grazie di Valdibrana; invoco inoltre l’intercessione del grande apostolo San Giacomo il maggiore, nostro speciale patrono.

Insieme con loro, chiedo il sostegno di tutti i santi della Chiesa pistoiese che sono già nella gloria del cielo, in particolare i santi vescovi miei predecessori, S. Atto e il Beato Franchi. Chiesa della terra e chiesa del cielo, siamo uniti in un grande cenacolo e insieme, con fiducia, imploriamo il dono dello Spirito Santo.

Pistoia, 15 maggio 2022, V Domenica di Pasqua




Tardelli: Nella Pasqua la novità che cambia la storia

Nell’omelia del giorno di Pasqua il vescovo ricorda che «La Resurrezione di Gesù è il fatto che cambia le previsioni e chiede di costruire un altro mondo»

«Con la crocifissione di Gesù e la sua sepoltura, tutto sembrava davvero finito. E finito miseramente». Così il vescovo Tardelli ha iniziato la sua omelia della Santa Messa di Pasqua, tutta incentrata sui venti di guerra che soffiano sul mondo intero. «La voce del Messia che aveva predicato il Regno di Dio, un mondo nuovo di amore, era stata messa definitivamente a tacere ha affermato il vescovo -. Il gruppo dei seguaci che avevano seguito il maestro, appariva diviso e disperso. Alcuni avevano tradito e rinnegato il maestro. Tutti erano fuggiti via, terrorizzati. Tutto sembrava davvero finito. Solo gente avversa a gridare “crocifiggilo, crocifiggilo!” Il sogno di quel regno di Dio di giustizia e di pace, svanito nel nulla; sepolto insieme al corpo senza vita di Gesù, un progetto fallito. Carissimi, questo sangue sconfitto viene versato molte volte nella storia degli uomini, purtroppo. Lo vediamo terribilmente anche in questo mese e mezzo, angosciante, terribile, assurdo, orribile. Insieme al sangue vediamo le distruzioni, gli stupri, la barbarie e l’aberrazione dell’intelligenza applicata a creare strumenti di morte sempre più sofisticati».

«Di fronte a tutto questo – ha annotato ancora Tardelli – verrebbe sicuramente da scoraggiarsi, come davanti al crocifisso. Verrebbe da confermarci nell’amara constatazione che è tutto inutile, che non c’è speranza, non c’è e non ci sarà mai giustizia, che sempre e comunque prevarranno l’ingiustizia del potere, la malvagità degli uomini, il diritto del più forte. E questa amara constatazione – diciamolo subito – avrebbe dalla sua mille e mille ragioni, se non ci fosse un “ma”. Se non ci fosse un “ma” nella storia che si pone come una zeppa che blocca l’ingranaggio delle cose del mondo, che butta all’aria le previsioni troppo umane, che rompe con l’inevitabile e pone, nella storia, una reale novità, un reale mutamento di direzione, una reale inversione di tendenza. Questo “ma” è la resurrezione di Gesù di Nazaret. Questa novità è la vittoria sulla morte del Signore Gesù. La zeppa posta da Dio a bloccare l’ingranaggio mortale innescato dal maligno per rovinare l’uomo è la resurrezione di colui che è stato trafitto, del crocifisso. Da quel mattino di Pasqua, per quelle donne e per quegli uomini i problemi non vennero meno, ma nacque nei loro cuori la speranza. Da quel sabato si è immessa nella storia un’energia così potente che ha permesso a una moltitudine di uomini e di donne lungo i secoli di sperimentare il coraggio nella lotta per il bene, la gioia che conquista le profondità dell’anima, l’amore incondizionato alla vita, la libertà che vince ogni catena.

Ma come per quelle donne e quegli uomini, la resurrezione di Gesù mutò le cose, così sia anche per noi, quest’oggi, per camminare ogni giorno nella vita come uomini rinati a vita nuova, affrontando con fortezza tutte le prove della vita e provando a cambiare la società. La Pasqua del Signore è la nostra forza e la nostra speranza! Di più: è la nostra certezza. Il mio augurio allora oggi è che non disperiamo ma, rinnovando la nostra fede nel Cristo morto e risorto, ci impegniamo a costruire un mondo migliore secondo il pensiero di Dio, a partire dal nostro piccolo mondo.

I miei auguri sono anche un invito a pregare perché si disarmino le menti, i cuori e le mani. E a non dimenticarci di tutti coloro che soffrono e piangono in particolare tutte le vittime innocenti di questa maledetta guerra. La luce folgorante della resurrezione del Signore ci dà forza per camminare cercando giustizia e vera libertà, testimoniando l’amore che vince su ogni cosa».




Messa Crismale: «Siamo depositari di pace per il mondo intero»

Una sintesi dell’omelia del vescovo Tardelli per la Messa crismale, celebrata in Cattedrale mercoledì 13 aprile

«Ci sentiamo questa sera depositari di un messaggio di pace per il mondo intero».
Nell’omelia per la messa crismale, celebrata mercoledì 13 aprile in Cattedrale, il vescovo Tardelli si concentra sul tema della pace. «È necessario — spiega — che sentiamo questa responsabilità in modo forte… Oggi più che mai dobbiamo sentirci chiamati senza poterci sottrarre, ad essere operatori di pace; oggi, quando purtroppo proprio tra cristiani ci si uccide e da parte di membri autorevoli delle chiese, si sostengono guerra e ideologie nefaste».
«Siamo ben consapevoli della complessità della storia, delle sue contraddizioni e delle dure necessità. Ma siamo chiamati ad essere dentro la storia allo stesso modo in cui c’è stato Nostro Signore, del quale siamo seguaci, discepoli ed amici: e cioè col suo amore, la sua pazienza e la sua fortezza».
Il vescovo chiama tutti all’impegno: presbiteri, diaconi, laici, tutti investiti, in virtù del battesimo, di dignità e funzione regale, profetica e sacerdotale. La messa crismale, ricorda la missione santificatrice della Chiesa; «Gli oli santi che stasera si consacrano – ha spiegato il vescovo – servono per i sacramenti che donano la pace».
«In questa ora tristissima del mondo, – ha aggiunto – lo Spirito Santo ci spinge con forza a camminare insieme, ad essere una chiesa unita nell’amore, ad essere un’oasi di pace dentro la società; ci spinge ad essere profezia di fraternità, di servizio, di amore disinteressato; spazio umano accogliente e premuroso. A partire dalle nostre parrocchie, che devono arrivare ad essere esemplari nella testimonianza della carità fraterna che si apre alle necessità degli ultimi».



Cresimandi e Cresimati in Cattedrale col vescovo

Domenica 3 aprile una giornata insieme per i ragazzi di tutta la Diocesi. Oltre 700 gli iscritti all’incontro con Mons. Tardelli

«Noi ci siamo!»

È il grido che cresimandi e cresimati hanno rivolto al vescovo Tardelli domenica 3 aprile. I giovanissimi di tutta la Diocesi si sono dati appuntamento a Pistoia in Cattedrale per un pomeriggio finalmente insieme in presenza. Sebbene smistati in due turni per evitare assembramenti, i ragazzi delle diverse parrocchie della Diocesi hanno comunque riempito la Cattedrale con la loro festosa e colorata presenza. Tanti infatti, i cartelloni, le magliette, gli stendardi delle diverse comunità: da Montemurlo a Vignole, da Poggio a Caiano a Spazzavento, tante le voci unite nel canto e nella preghiera.

I giovanissimi prossimi alla Cresima o appena cresimati, preparati e guidati dai loro catechisti e da Suor Giovanna Cheli e la sua equipe dell’Ufficio Catechistico, hanno ridetto al vescovo il loro impegno: «Siamo pronti per camminare!».

A loro Mons. Tardelli ha ricordato tre parole chiave. Tre punti che ha sintetizzato nell’immagine della mascherina anti-Covid, ormai diventata accessorio fondamentale per grandi e piccini. «La mascherina è un segno di difficoltà, ci racconta la pandemia — ha affermato il vescovo — ci potrebbe anche scoraggiare. Voglio invece trasformarla stasera in segno di speranza. Perché quando potremo farne a meno, guardandola appesa da qualche parte in camera, ci possiamo ricordare questo giorno».

«FFP2: è la nostra mascherina, ma sono anche le tre iniziali delle parole che voglio consegnarvi: Fiducia, Forza, Pesca, 2 perchè ripetute due volte».

«Fiducia: perché il Signore non ci abbandona, ci vuole bene»;

Forza: «perché – rifacendosi al brano biblico che ricorda la pesca miracolosa e la vocazione di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, gli apostoli avevano faticato tutta la notte –; ci vuole forza per pescare tutta la notte e seguire le parole del Maestro».

Pesca: per ricordarsi «di quella abbondante che ci stupisce quando ci mettiamo in gioco».

«Così anche la mascherina diventa segno di speranza», di cui oggi abbiamo particolarmente bisogno. Per questo il vescovo, puntando all’attualità, ha chiesto ai ragazzi di «portare la pace, perché la cresima, dono dello Spirito, è l’occasione buona per farlo. Vorrei chiedervi — ha affermato il vescovo — di essere testimoni e costruttori di pace!».

Infine c’è stato un dono per tutti: una conchiglia da tenere al collo. «Una piccola conchiglia che ricorda quella del pellegrino, che se ne serviva per bere alle fonti che trovava lungo la via». Una conchiglia per dissetarsi — ha concluso Tardelli — «alle sorgenti dell’amore e della vita».